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Quando Luigi scoprì che la mafia a Reggio Calabria non esiste


redcold

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Oggi ho letto un articolo che non mi ha sconvolto molto, purtroppo perché di queste storie ne ho sentite sempre molte e ogni tanto anche dai diretti interessati... Ecco l'articolo:

 

 

- Luigi (nome di fantasia) appena terminati gli studi decise, per integrare la misera pensione della madre vedova, di iniziare subito a lavorare. La volontà e la forza non gli mancavano, e neanche la speranza per il futuro. Sapeva di non avere grande attitudine allo studio, ma sapeva anche che con la determinazione, il buon senso e la serietà si possono ottenere grandi risultati, come sua madre gli aveva sempre detto.

Così si mise alla ricerca di un “posto” , rispondendo ad annunci, partecipando a selezioni e concorsi, passando in pratica tutta l’Estate ed anche l’Autunno successivi agli esami di stato (si era diplomato geometra) in questa specie di caccia al tesoro che è la ricerca di un lavoro al sud.

Finalmente un generoso imprenditore gli diede la sua prima opportunità: operaio in una piccola azienda manifatturiera in città, con lo stipendio di apprendista. Orario di lavoro esteso, attività fisica pesante, poco riposo e tanta fatica. Ma andava bene comunque per lui. Almeno si poteva mantenere sigarette e qualche sabato sera con gli amici.

In poco tempo s’impadronì del mestiere , il proprietario ne notò l’impegno e la dedizione e gli promise che in breve tempo l’avrebbe “registrato”. Busta paga regolare, contributi e tutto. Luigi ne fu felice.

Passarono pochi mesi, di grande speranza e fiducia, durante i quali il giovane operaio si fidanzò con una biondina carina come lui, e successivi ai baci apparvero i sogni di matrimonio e figli. Il lavoro procedeva bene, certo ci sarebbe voluto uno stipendio più adeguato, ma con determinazione, buon senso e serietà si può ottenere tutto, pensava il ragazzo.

Un giorno però l’imprenditore convocò il personale (cinque dipendenti) e, con le lacrime agli occhi, comunicò la sua intenzione di chiudere bottega. Banche e creditori non gli davano più tregua e l’azienda, nonostante la bontà del prodotto, era prossima al fallimento. Per Luigi fu un brutto colpo. Un mese dopo era a spasso, con i quattro soldi di liquidazione che generosamente gli erano stati concessi.

Fu un suo collega anziano a spiegargli che in realtà l’attività era fallita per la volontà del padrone di sottrarsi alla cravatta soffocante di usurai e cosche. Infatti il capannone venne acquistato, tramite un prestanome, proprio da una di queste. Pazienza, siamo a Reggio, pensò il giovane.

Luigi allora si rimise a cercare e, dopo qualche mese trovò occupazione presso un’azienda che si occupava di tutt’altro. Avrebbe dovuto fare almeno sei mesi in nero, poi, se si fosse dimostrato capace, sarebbe stato registrato, e messo in regola con ferie, tredicesima e tutto. Felicità. Lui e la ragazza ricominciarono a volare. Cinque mesi dopo però, in seguito ad un controllo degli Ispettori che costò una multa alla ditta, il padrone lo chiamò e gli disse che non poteva più tenerlo. Pazienza.

Luigi per un anno si diede da fare in tutti i modi: fu rappresentante di un’agenzia pubblicitaria. Gli diedero un biglietto da visita col suo nome (che gioia !), una valigetta con i fascicoli descrittivi dei servizi, e lo inviarono a cercare clienti con un salario minino da terzo mondo e con le percentuali sul venduto. Peccato che quelli dell’azienda erano degli imbroglioni, e per fortuna che lui se ne rese conto in tempo. Così cambiò. Trovò altri mestieri, ma nessuno sembrava disposto a prenderlo sul serio. Eppure il suo impegno non mancava. Sempre puntuale, mai un giorno di malattia, preciso e attento. Ma non serviva a niente.

Alla fine fu uno zio a salvarlo. Tramite un amico, uno di quelli “amici degli amici” che a Reggio abbondano, finalmente venne assunto sul serio presso un grande magazzino: busta paga, ferie, tredicesima e tutto. Certo, lo straordinario non veniva pagato, anche se tutti i dipendenti lavoravano ben più di quanto previsto. Certo, neanche le ferie si godevano per intero. Ma questi erano dettagli. Grazie alla busta paga finalmente Luigi comprò una macchina a rate, e con la fidanzatina iniziò a progettare il matrimonio.

Per sei anni le cose filarono lisce. Il lavoro era duro ma lui non si lamentava. Però ad un certo punto il grande supermercato andò in crisi e iniziarono a non pagarli. Dobbiamo fare sacrifici, sosteneva il trippone-capo. Per quasi un semestre andarono avanti ad acconti. Venne proclamato lo sciopero, Luigi aderì (il primo sciopero della sua vita !), l’azienda reagì dichiarando il dissesto e finirono tutti in mezzo alla strada.

Per le competenze spettanti si misero nelle mani di un avvocato. A conti fatti, gli spettavano un sacco di soldi. Gli occhi di Luigi brillarono quando videro il totale del conteggio. Gli facciamo l’ingiunzione, lo portiamo in tribunale, ruggivano sindacalisti e legali. Peccato che poi lo zio lo chiamò, gli ricordò il senso dell’onore, gli sottolineò chi c’era davvero dietro al padrone, e lo convinse ad accettare un quarto delle competenze con un bonario accordo sottoscritto all’Ufficio del lavoro che terminava con la sua dichiarazione di non avere più nulla a pretendere.

Allora Luigi, che nel frattempo era prossimo ai trent’anni, decise di tentare il colpo. Con l’aiuto della famiglia della fidanzata e con i quattro spiccioli che aveva risparmiato decise di aprire un negozio nel suo quartiere. Una piccola attività commerciale. Prese accordi per l’affitto, per il materiale, per i prodotti.

Si diede a rinnovare il piccolo locale in prima persona: il lavoro non gli aveva mai fatto paura. Una mattina, mentre imbiancava il soffitto, il solito “zio” passò a cercarlo. Hai chiesto il permesso ?- chiese. Luigi comprese al volo e qualche giorno dopo si recò col parente a far visita al galantuomo mammasantissima.

Purtroppo in zona ci sono attività nostre dello stesso tipo, gli disse quest’ultimo. Non è bello avere concorrenza, capisci, gli spiegò bonariamente. Però, siccome sei un bravo ragazzo e tuo zio è una persona degna di rispetto, se vuoi puoi venire a lavorare in uno dei nostri negozi.

Voleva dire no. Voleva dire che se avesse avviato l’attività, gli avrebbero messo una bomba, in parole povere.

Luigi rispose che ci avrebbe pensato. Questa era la situazione. Un paio di mesi dopo partì. Oggi lavora in fabbrica nel Nord Italia. Si è lasciato con la fidanzata, lavora come un mulo, ma guadagna quanto gli basta per non chiedere favori a zii, capibastone e imprenditori lestofanti.

La Mafia non esiste a Reggio. Esiste solo una diversa situazione del mercato del lavoro. E tanti fessi come Luigi convinti che con determinazione, buon senso e volontà si possa vivere una vita serena.

PS: i nomi di persone e imprese sono censurati. Lo so che la Mafia non esiste, ma qualche scemo vendicativo si rischia sempre di trovarlo.

 

 

Come detto i nomi sono di fantasia, tuttavia l'articolo lo trovate al link che inserirò a fine post. Questa è una delle realtà di Reggio Calabria, bella città ma governata da questo tipo di gente. Cosa fare? Questo tipo di mentalità e questo tipo di persone sono così integrate e diffuse nel territorio non ci si può ribellare, come racconta la storia se decidi di avviare un'attività e hai la sfortuna di scegliere la zona sbagliata devi "chiedere il permesso" e se non lo chiedi rischi il locale, la macchina e in fine anche la vita, tua o di chi ti sta vicino. Ma il problema della mafia non si limita solo alle piccole imprese, va ben oltre. L'attuale sindaco è (o era fino a poco tempo fa) l'unico amministratore dell'ATAM (azienda di trasporti pubblici), azienda che ho tanto criticato in un altro post, e il suo nome è Demetrio Arena. Candidato con il PDL, come i suoi predecessori Giuseppe Raffa e ancora prima Giuseppe Scopelliti (presidente della regione Calabria) che è stato indagato per abuso d'atti in ufficio e per alcuni incarichi affidati alla dirigente comunale del settore Bilancio Orsola Fallara, che si è tolta misteriosamente la vita qualche mese prima dell'inizio delle indagini. Sempre lo stesso Scopelliti è stato indagato successivamente per falso in atto pubblico insieme ai tre componenti del collegio dei revisori dei conti del Comune di Reggio Calabria. Concludo dicendo che Scopelliti ha fatto moltissimi altri danni alla città di Reggio Calabria e che risulta coinvolto in vicende che riguardano numerosi esponenti della 'ndrangheta (e si, i nomi li sanno tutti, ma nessuno fa nulla).

 

L'unica via che vedo è la fuga da questa terra, perché anche se chi come me è fortunato e non ha legami con questi ambienti si torva limitato in campo lavorativo, si trova governato da queste persone e potrebbe incontrarle (io ho avuto diversi compagni di classe e ho conosciuto molti ragazzi che erano di determinate famiglie e sentendosi "protetti" facevano i prepotenti con tutto e tutti) queste persone sul loro cammino.

 

Lo scopo di questo post? E' diffondere la voce, notizie che in televisione raramente arrivano ma che sono notizie di tutti i giorni e vorrei sapere se queste realtà sono comuni anche in altri posti (e sicuramente sarà così). Voi cosa fareste?

 

Ps: ecco il link dell'articolo http://www.zoomsud.it/primopiano/39709-il-racconto-quando-luigi-scopri-che-la-mafia-a-reggio-non-esiste.html

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Scusate ma non ho capito il senso dell'articolo... nel senso... si sa che purtroppo funziona così, e non è vero che sono notizie che raramente arrivano.. anzi, sono le uniche che arrivano.

Ho letto tutto di un fiato sperando in un "colpo di scena", qualcosa che meritasse nota... ma come dice @@ben81 non è nulla di nuovo.

Sarebbe stato bello se fosse stata una storia positiva, per dare un messaggio di speranza.....

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Tempo fa ho avuto l'occasione di aprire questo tipo di argomenti con un ragazzo del nord che non conosceva minimamente queste cose, lo scopo della storia di Luigi è questo: far conoscere la realtà che spesso viene nascosta. Per quanto riguarda la parte finale dell'articolo, quella relativa a Scopelliti e via dicendo, lo scopo è quello di discutere e mettere in chairo che i legami tra mafia e politica sono presenti in tutta italia. Qui a Reggio Calabria scopelliti è stato riconfermato come sindaco (quindi tutti sapevano che tipo di persona era) con il 70% dei voti... il 70%!! Le dichiarazioni di Scilipoti e della sua classe politica fanno sempre scandalo, ed è giusto discuterne, però raramente ho sentito discussioni sugli scandali riguardanti gli intrecci politici di Scopelliti e dei suoi amici. Forse perché nessuno ne parla? Si certo, Scilipoti è una persona più di rilievo rispetto a Scopelliti però con il secondo sono morte persone...

 

Bell'articolo, anche se in effetti è un po' una scoperta dell'acqua calda

E' questa la cosa più triste, sarà la scoperta dell'acqua calda però lo stato non fa nulla... Si certo, ci sono associazioni che si oppongono alla mafia però molte persone trovano lavoro solo grazie alla mafia, quindi possono fare? Non accettano l'unico lavoro che riescono a trovare? Accettano il lavoro dalla mafia e poi fanno le manifestazioni proprio contro queste persone? Da qualche anno ci sono pattuglie di militari in varie zone della città, per cosa vengono pagati? Per stare li. Non si muovono, non vanno da nessuna parte e di certo gli attentati e i fatti di cronaca nera non sono diminuiti ma lo stato paga questi militari per stare li a non fare nulla però, allo stesso tempo può dire di aver fatto qualcosa per aiutare Reggio Calabria, si qualcosa di totalmente inutile... Qui a Reggio Calabria la situazione è questa, gli aiuti non sono veri e propri aiuti ma in altre città è così? C'è questo livello di omertà e aiuti inesistenti o inutili?

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