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Disordini a Londra. Perché?


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Scontri, violenze, saccheggi tutta Londra è in fiamme

 

 

 

Cameron interrompe le vacanze in Italia e rientra Anche il ministro dell’ Interno Theresa May e il sindaco Boris Johnson costretti a tagliare le ferie e a tornare in ufficio LONDRA - Prima Tottenham. Poi Brixton, Peckham, Islington, Hackney, Lewisham, Oxford Circus, King’ s Road. A Londra ululano le sirene. I mezzi dei vigili del fuoco, le ambulanze, le volanti della polizia sfrecciano verso nuovi, imprevedibili focolai. Se sabato notte la miccia dei disordini era stata la morte del 29enne Mark Duggan, presunto spacciatore di cocaina e membro di una gang criminale, ucciso apparentemente da un proiettile della polizia, ieri la capitale britannica è stata attanagliata da quella che il ministro per gli Interni ha definito «violenza opportunistica». Giovani, spesso incappucciati, mascherati, che hanno saccheggiato negozi, incendiato auto, spaccato vetri, preso d’ assalto agenti con missili di fortuna, spazzatura, bastoni, merce di camion bloccati dalle proteste. In cielo gli elicotteri delle emittenti televisive cercano le immagini dell’ ultimo scontro, il duello tra una fila di poliziotti in tenuta antisommossa e un gruppo di manifestanti a Hackney, 50 ragazzi che a Oxford Street rompono ciò che si trovano davanti, un antiquario di Chelsea preso d’ assalto, la High street di Lewisham che brucia. La Londra di oggi è sicuramente diversa da quella di quattro giorni fa. In serata le violenze si sono estese a Birmingham, dove gruppi di teppisti hanno saccheggiato negozi del centro. Tensioni anche a Chapeltown, nell’ area di Leeds, dove un centinaio di giovani si sono radunati in strada alla notizia che un uomo era stato ferito da colpi d’ arma da fuoco. La Metropolitan Police, la polizia della capitale, è sotto pressione. Ha perso i vertici per lo scandalo delle intercettazioni, deve dimostrarsi unita ed efficiente. Per le strade il dispiegamento di agenti è massiccio. La prima sera, a Tottenham, non c’ erano abbastanza unità. Il vicecommissario capo Stephen Kavanagh ha quadruplicato il totale, eppure la violenza è difficile da contenere. «Queste sono esplosioni di criminalità che non hanno nulla a che fare con la morte di Mark Duggan - ha spiegato -. A Tottenham, sabato sera, c’ era una protesta pacifica che è degenerata. Noi dobbiamo scusarci con la famiglia Duggan, alla quale forse non abbiamo dedicato il trattamento dovuto a chi ha perso un figlio o un fratello (il cadavere della vittima è stato mostrato alla famiglia solo sabato, tre giorni dopo la sparatoria, ndr ). Ma adesso non c’ è protesta. È difficile capire cosa vogliano esattamente queste persone a parte distruzione e caos». Kavanagh allargherà le indagini a Twitter e i social media per approfondire il loro ruolo nei disordini. Il ministro May, tornata frettolosamente dalle vacanze come il vicepremier Nick Clegg e il sindaco di Londra Boris Johnson, ha sottolineato che le manifestazioni non sono rappresentative delle comunità dove si verificano. «Questi criminali - ha detto - verranno portati davanti alla giustizia». Ieri sera ha annunciato il rientro dalle vacanze in Toscana anche il premier David Cameron. Diane Abbott, deputata laburista di Hackney, ha invitato alla calma e precisato che tra le cause dei disordini ci sono anche i tagli innescati dalla crisi. «Abbiamo comuni sempre più poveri, famiglie con meno sussidi, più disoccupazione. Il costo sociale è grosso». Paola De Carolis RIPRODUZIONE RISERVATA **** 215 persone sono state arrestate per le violenze e i saccheggi **** 35 agenti sono stati feriti durante gli scontri **** I precedenti: le rivolte degli anni 80 Il difficile rapporto fra polizia e comunità dei multietnici quartieri londinesi di periferia è sfociato già in passato in sanguinosi scontri. ] Scontri, violenze, saccheggi Tutta Londra è in fiamme

Cameron interrompe le vacanze in Italia e rientra Anche il ministro dell' Interno Theresa May e il sindaco Boris Johnson costretti a tagliare le ferie e a tornare in ufficio

 

LONDRA - Prima Tottenham. Poi Brixton, Peckham, Islington, Hackney, Lewisham, Oxford Circus, King' s Road. A Londra ululano le sirene. I mezzi dei vigili del fuoco, le ambulanze, le volanti della polizia sfrecciano verso nuovi, imprevedibili focolai. Se sabato notte la miccia dei disordini era stata la morte del 29enne Mark Duggan, presunto spacciatore di cocaina e membro di una gang criminale, ucciso apparentemente da un proiettile della polizia, ieri la capitale britannica è stata attanagliata da quella che il ministro per gli Interni ha definito «violenza opportunistica». Giovani, spesso incappucciati, mascherati, che hanno saccheggiato negozi, incendiato auto, spaccato vetri, preso d' assalto agenti con missili di fortuna, spazzatura, bastoni, merce di camion bloccati dalle proteste. In cielo gli elicotteri delle emittenti televisive cercano le immagini dell' ultimo scontro, il duello tra una fila di poliziotti in tenuta antisommossa e un gruppo di manifestanti a Hackney, 50 ragazzi che a Oxford Street rompono ciò che si trovano davanti, un antiquario di Chelsea preso d' assalto, la High street di Lewisham che brucia. La Londra di oggi è sicuramente diversa da quella di quattro giorni fa. In serata le violenze si sono estese a Birmingham, dove gruppi di teppisti hanno saccheggiato negozi del centro. Tensioni anche a Chapeltown, nell' area di Leeds, dove un centinaio di giovani si sono radunati in strada alla notizia che un uomo era stato ferito da colpi d' arma da fuoco. La Metropolitan Police, la polizia della capitale, è sotto pressione. Ha perso i vertici per lo scandalo delle intercettazioni, deve dimostrarsi unita ed efficiente. Per le strade il dispiegamento di agenti è massiccio. La prima sera, a Tottenham, non c' erano abbastanza unità. Il vicecommissario capo Stephen Kavanagh ha quadruplicato il totale, eppure la violenza è difficile da contenere. «Queste sono esplosioni di criminalità che non hanno nulla a che fare con la morte di Mark Duggan - ha spiegato -. A Tottenham, sabato sera, c' era una protesta pacifica che è degenerata. Noi dobbiamo scusarci con la famiglia Duggan, alla quale forse non abbiamo dedicato il trattamento dovuto a chi ha perso un figlio o un fratello (il cadavere della vittima è stato mostrato alla famiglia solo sabato, tre giorni dopo la sparatoria, ndr ). Ma adesso non c' è protesta. È difficile capire cosa vogliano esattamente queste persone a parte distruzione e caos». Kavanagh allargherà le indagini a Twitter e i social media per approfondire il loro ruolo nei disordini. Il ministro May, tornata frettolosamente dalle vacanze come il vicepremier Nick Clegg e il sindaco di Londra Boris Johnson, ha sottolineato che le manifestazioni non sono rappresentative delle comunità dove si verificano. «Questi criminali - ha detto - verranno portati davanti alla giustizia». Ieri sera ha annunciato il rientro dalle vacanze in Toscana anche il premier David Cameron. Diane Abbott, deputata laburista di Hackney, ha invitato alla calma e precisato che tra le cause dei disordini ci sono anche i tagli innescati dalla crisi. «Abbiamo comuni sempre più poveri, famiglie con meno sussidi, più disoccupazione. Il costo sociale è grosso». Paola De Carolis RIPRODUZIONE RISERVATA **** 215 persone sono state arrestate per le violenze e i saccheggi **** 35 agenti sono stati feriti durante gli scontri **** I precedenti: le rivolte degli anni 80 Il difficile rapporto fra polizia e comunità dei multietnici quartieri londinesi di periferia è sfociato già in passato in sanguinosi scontri.

Da La Repubblica

 

 

Per quanto lo svolgimento oggettivo dei fatti sia riportato in maniera abbastanza accurata, nessuno si è soffermato ad analizzare quali siano le Cause del fenomeno. Capisco perfettamente la reazione violenta a Londra per la morte di Duggan, ma se il fenomeno si propaga anche nelle altre città, è evidente che si tratta dello sfogo di un forte disagio sociale, etnico e giovanile in tutta l'Inghilterra. E quindi vi chiedo: di che tipo di disagio si tratta? Quali sono le cause scatenanti?

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Le cause scatenanti sono la creazione dei ghetti e la non-integrazione.

E purtroppo chi agisce (i rivoltosi intendo dire) in questo modo non capisce che si tira sui piedi la zappa da solo perché da ora in avanti le autorità avranno una scusa più che valida per accusarli di essere criminali che vanno trattati come tali e se prima ci andavano giù pesanti ora avranno pure la giustificazione per farlo.

Questa gente è esasperata per come viene trattata e per come non viene integrata.

 

Poi forse vado OT, ma ci sono persone che giornalmente derubano milioni di persone con i loro giochetti sporchi finanziari, ma nessuno li accusa di niente. E' sempre più facile prendersela con i più deboli, indignarsi e chiamarli criminali, mentre i veri criminali sono quelli che non pensano che accumulare ricchezze (in modi ai limiti della legalità) e se ne strasbattono se a questo mondo non c'è una redistribuzione del reddito un minimo più equa proprio grazie a loro.

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Le cause scatenanti sono la creazione dei ghetti e la non-integrazione.

E purtroppo chi agisce (i rivoltosi intendo dire) in questo modo non capisce che si tira sui piedi la zappa da solo perché da ora in avanti le autorità avranno una scusa più che valida per accusarli di essere criminali che vanno trattati come tali e se prima ci andavano giù pesanti ora avranno pure la giustificazione per farlo.

Questa gente è esasperata per come viene trattata e per come non viene integrata.

 

 

Sono d'accordo a Londra le minoranze sono un pò ghettizzate l'ho visto con i miei occhi, anche se apparentemente godrebbero degli stessi diritti. C'è un problema d'integrazione e questo non è il modo giusto per risolverlo. Mi viene di fare il paragone con Genova 2001. Anche se li si protestava per la globalizzazione, a causa deella violenza come a Londra "si sono tirati la zappa sul piede"

Secondo me con la violenza non si risolve nulla.

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A Genova sono stati picchiati i manifestanti pacifici;

qui non ci sono "manifestanti pacifici" c'è vera guerriglia.

 

Il modello del ghetto anglosassone (o francese) porta a questi risultati;

il miglior esempio nostrano sono le rivolte in Calabria

dei raccoglitori di pomodori.

 

La polizia spara a un nero, dicendo che era legittima difesa.

I giudici danno ragione ai manifestanti:

è stato un episodio di razzismo violento da parte dello Stato.

E scatta - come nella banlieu parigina - la sommossa popolare,

alimentata dalla crisi economica.

 

E invece di rispondere nel modo naturale:

"Assicureremo alla giustizia i colpevoli della morte di Duggan"

Si dice proprio la cosa sbagliata: "Reprimeremo la rivolta nel sangue"

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In realtà la vicenda "razziale" è stato il casus belli delle rivolte che da tempo premevano per emergere. Sono stato in Inghilterra nel 2007, prima della crisi, e già all'epoca avevo visto un degrado pazzesco, sopratutto fra i giovani e molto più che in Italia. Ci sono dei quartieri che sono dei veri e propri ghetti in quasi tutte le città e sono abitati tanto da bianchi quanto da altre etnie. Sebbene come nazione il regno unito avesse avuto un'economia relativamente stabile la forbice è sempre stata molto ampia con molti benestanti ma anche moltissimi poveri oltre ad una forte devianza giovanile.

 

La crisi poi ha peggiorato tutto, ricordate le rivolte per i tagli all'istruzione? Il governo di Cameron poi è stata la ciliegina sulla torta, questi conservatori neo-liberali hanno distrutto quel poco di welfare che rimaneva. Un pò quello che vuole fare il caro Tremonti... <_<

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Silverselfer

Certo che questi fatti sembrano la fotocopia di quanto già accaduto nelle banileu parigine, tutte e due queste rivolte somigliano molto di più a quanto accade nelle rivolte nei quartieri poveri di Los Angeles, piuttosto che alle manifestazioni greche contro i tagli imposti dall'UE per salvare il paese dal tracollo finanziario.

 

Qui secondo me non si tratta nemmeno di un problema d'integrazione etnica. Si parla tanto del fallimento della società multietnica, lo ha detto lo stesso Cameron, ma secondo me, lo scollamento sociale sta avvenendo a livello di censo.

 

Nei primi anni novanta, a ridosso della caduta del muro di Berlino, si disse che il capitalismo aveva vinto e il mercato era il solo vincitore della guerra fredda.

Si promosse il neoliberismo come nuova politica globale: banca mondiale, mercato comune, G8 e che so io, hanno lavorato per tutto questo tempo per costruire la globalizzazione finanziaria.

Eppure, già all'epoca si poteva constatare chiaramente gli effetti che questo tipo di economia aveva sul tessuto sociale. Il Brasile in particolar modo, aveva in sé tutti gli effetti che ora stiamo sperimentando anche in Europa: scomparsa della classe media, impoverimento delle fasce più deboli, formazione di strati sociali sotto il livello dei più elementari diritti civili e nel frattempo un'economia che marcia a gonfie vele, i ricchi che diventano smaccatamente sempre più ricchi, con concentrazioni di denaro tali da destabilizzare il normale equilibrio democratico di uno stato.

 

Volendo tenere il Brasile come modello virtuale e vedere cos'è successo nel frattempo e a che punto è oggi, dobbiamo per forza considerare la presidenza Lula, un uomo di sinistra come lo era Blair, Clinton e quanti altri hanno proseguito la rivoluzione neoliberista. di fatto facendola digerire alla classe operaia (distruggendola).

 

Lula si proponeva come quello che si sarebbe battuto per un riequilibrio sociale, primo punto che ha disatteso. I senza terra e la questione amazzonica erano dei punti centrali del suo programma politico, di fatto, il disboscamento dell'Amazzonia è stato accelerato dall'obiettivo raggiunto dell'autosufficienza energetica (coltivazioni di canna da zucchero per produrre etanolo), e mai si era nemmeno pensato di realizzare una roba tipo la diga di Belo Monte, paragonabile solo a quella cinese di cui ora non mi ricordo il nome.

 

Sono solo problemi ambientali? Naturalmente no, ma in questo caso ancora di più. Sono tirati in ballo due fattori, i proprietari terrieri, i noti facenderios, veri e propri feudatari con relativi servitori della gleba, quelli che in Brasile si chiamano appunto "i senza terra". Questi disgraziati non hanno nulla oltre le braccia per lavorare, che ora non servono più perché la politica finanziaria mira a ridurre la produzione per tenere alti i prezzi.

Ecco un altro fattore che si è verificato anche da noi, la comunità europea paga i contadini per non produrre, perché lo stoccaggio delle materie prime al fine di equilibrare i mercati, costerebbe di più. Questo che sembrerebbe un dettaglio anche logico dal punto di vista dei conti, provoca un effetto domino che per dire, arriva fino alla TAV della val di Susa; ma siccome sarebbe lungo da spiegare andiamo oltre.

 

Torniamo in Brasile, Questi senza terra traditi da Lula continuano la loro rapida urbanizzazione, perché è in città che cadono le briciole dai banchetti luculliani dei ricchi. Le favelas di Rio diventano così i quartieri alti degli alluvionados. Vivono sulle palafitte e ironia della sorte, sono sfruttati e formano la manovalanza della criminalità che dimora nelle favelas. In un certo senso si crea una forma di economia arcaica fondata sulla forza bruta e non bada per il sottile a far quattrini con i vizi dei ricchi.

 

Ecco, questo potrebbe essere un punto di analisi sociale su quanto sta accadendo ora nelle periferie delle nostre capitali. Qui da noi la penuria di energia non porta direttamente allo spopolamento di intere aree per coltivare bio combustibili, però gli effetti li sentiamo lo stesso con l'aumento del prezzo del pane; in fondo la rivoluzione tunisina e egiziana nascono proprio da questo problema. Pensate all'Egitto che si stima abbia 80 milioni di abitanti, per lo più sotto i venti anni! Ragazzi con la voglia di vivere addosso, che arriva proprio nelle nostre periferie urbane con il loro bagaglio di sogni.

Penso ad esempio alla Calabria e a Caserta, dove gli africani tra non molto non avranno più i pomodori da raccogliere perché, datevi un'occhiata attorno, le campagne si ricoprono di pannelli solari.

 

Londra poi ha un passato coloniale ed è più sensibile a questi nuovi flussi immigratori, idem Parigi. Come a Rio i nuovi poveri sono finiti sotto il tacco dei quegli altri, quelli che nel frattempo hanno avuto modo di "integrarsi" in un sistema neoliberista, cioè lavorando direttamente al servizio dei ricchi, bypassando le strutture sociali, una sorta di vassallaggio diretto fuori da ogni regola, quindi anche impossibile da tenere monitorato attraverso le indagini di governo.

 

Un'economia nell'economia, uno stato nello stato che non digerisce interferenze del governo centrale. A Rio ormai ci vuole l'esercito per sedare le rivolte nelle favelas. La polizia è diventata un'appendice dell'esercito e i commercianti assoldano i poliziotti per ammazzare i ragazzini di strada.

Ecco, un altro punto. E' da molto tempo che tengo d'occhio quello che accade a Londra con le bande giovanili, i minorenni che si ammazzano accoltellate sono diventati così tanti da diventare un problema d'ordine pubblico. Ma anche altre notizie di cronaca, tipo un aggeggio che è stato giustamente bandito, che creava un ultrasuono fastidioso percettibile solo dagli orecchi degli adolescenti, questo per tenerli alla larga dal proprio esercizio commerciale o quartiere di riguardo. Certo non siamo ai livelli di Rio, ma la strada imboccata è la stessa.

 

In conclusione, quello che accade a Londra è una questione di ordine pubblico, ma quest'ultimo, secondo me, è dovuto a un intero strato sociale che viene progressivamente abbandonato a se stesso. Una società formata per lo più da poveri che sopravvivono col malaffare, e da quelli che potremmo definire fantasmi, cioè clandestini, quelli che da noi fuggono dai Cie per intenderci. Oppressi e schiavizzati, senza alcun diritto civile, persone arrabbiate e pericolose soprattutto perché non hanno nulla da perdere ormai. La piega che vedo formarsi è la stessa della tigre sud americana, il ricco Brasile che tra non molto ci surclasserà economicamente, insieme all'India e come di fatto è già, dalla Cina. Siamo noi che stiamo diventando come loro e non viceversa.

 

Soluzioni non ne vedo, al contrario, gli indignati che scendono in piazza, ultimi quelli di Tel aviv, mi sembrano un effetto dell'ulteriore aggravamento del nostro sistema democratico. Gli studenti di Londra che mettono a ferro e fuoco la sede del partito conservatore, somigliano troppo a questi "teppisti". Quello che temo è che in seguito alla crisi che stiamo attraversando, ormai paragonata a quella del 29, ingrosserà questi quartieri, con il conseguente aggravamento degli attriti sociali. Sarà sempre più difficile dividerci per etnie, secondo me sarà sempre di più il censo a metterci uno contro l'altro.

 

La mia unica speranza la ripongo in Obama, che non ha abdicato alla logica dell'economia della finanza, dicendo nel suo ultimo discorso, di scegliere il mercato buono, quello del lavoro e delle necessità primarie degli americani. Speriamo solo che non lo ammazzino.

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Concordo con la tua raffinata analisi geopolitica (Studi/hai studiato scienze politiche per caso? :)).

 

Comunque hai perfettamente ragione su Obama, gli USA probabilmente in questo periodo storico sono paradossalmente l'unica vera potenza di sinistra. Anche se mettere in ordine i pasticci fatti dai repubblicani li pone ancora indietro rispetto ad altre esperienze europee. Il vantaggio Brasiliano/Indiano/Cinese sta proprio nel loro modello di capitalismo estremo che noi abbiamo da tempo abbandonato ma che li pone incredibilmente indietro dal punto di vista dei diritti umani.

 

Io credo che comunque questa situazione sia temporanea, i cinesi in particolare non possono continuare a tenere la popolazione dentro una campana di vetro, prima o poi si accorgeranno di essere una nazione ricca e potente come i loro corrispettivi occidentali ma senza diritti e senza politiche welfare, non mi stupirei di vedere una sorta di primavera araba spostata più a oriente.

 

La globalizzazione credo abbia aspetti senz'altro positivi, il problema sta nelle istituzioni che lasciano il mercato "libero" ma che libero di fatto non lo è mai, così si alimentano le speculazioni e situazioni completamente asimmetriche fra i vari stati. La cooperazione finanziaria va bene ma deve essere tenuta a freno da regole ferree condivise da tutti. Ed il neoliberismo di oggi si è rivelato nuovamente fallimentare come quello di fine 800. Un modello da imitare secondo me sono i paesi del nord europa che hanno mantenuto sistemi welfare efficienti e senza sprechi, ma d'altronde quella è un'altra cultura...

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Il problema è che la finanza sta dando ordini alla politica, quando dovrebbe essere il contrario.

 

P.S. Silver stavo aspettando con impazienza una delle tue analisi e come al solito non deludi :)

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Silverselfer

Uh, così mi fate arrossire! blush.gif Sono solo affetto da ragionite cronica wacko.gif è assai pericoloso darmi spagoexcl.gif

 

Madoka hai colpito nel segno. E' il sistema finanziario che è entrato in crisi e non certo da oggi, ma fin nel lontano lunedì nero del 19 ottobre del 1987. Sembra un esagerazione parlare di 27 anni fa (sono 27 vero?), però alla fine è così: la crisi del nostro sistema nasce in quell'improvvisa anomalia che inspiegabilmente fece precipitare i mercati di tutto il mondo occidentale.

 

Ma in cosa consiste questa economia della finanza? Beh, immaginate una mela che il contadino vende al suo cliente, prima degli anni ottanta, questa trattativa comportava due o tre transazioni, cioè il contadino che raccoglie la mela, il fruttivendolo che la vende e il cliente che la compra. Durante gli anni ottanta si è deciso di far crescere il numero di queste transazioni, credendo che più ce ne fossero e maggiore ricchezza si sarebbe creata. Oggi siamo arrivati al punto che la finanza è arrivata a fare a meno della mela.

 

Avrete sentito parlare di "bolle edilizie". La casa è una mela che non deperisce, ma si apprezza nel tempo. Per mettere al riparo dal mercato i soldi ,si comprano mele di cemento. Oramai gli immobili esistenti non bastano più e se ne costruiscono altri, ma la casa ha un prezzo comunque legato al mercato.

Guardatevi attorno, le agenzie immobiliari si sprecano, le gru fioriscono sulle periferie cementificate, ma quanti di voi si potrebbe permettere di comprare un appartamento o una villa di prestigio? Allora si truccano i numeri, le stime, si creano artifici finanziari per darci mutui, che però si pagano con il lavoro, quello precario e malpagato. Eccovi servita una bolla speculativa edilizia.

 

Per tornare al discorso sociale e politico, dopo la caduta nel muro di Berlino, si è rotto un equilibrio artificiale che era basato su due blocchi. Uno dei quali non faceva concorrenza economica all'altro. Cadendo quel muro è come se una diga di quattrini occidentali travasasse dall'altra parte del mondo comunista. Prima di allora un terzo del mondo, quello nostro occidentale, si pappava l'80% della ricchezza globale, bruciandone quasi per intero l'energia prodotta. Con la finanza si è creduto di poter compensare questo travaso di ricchezza col niente, coi numeri, con soldi del monopoli.

 

La delocalizzazione ci hanno detto che era fisiologica. Oggi ci dicono che prima o poi i cinesi diventeranno anche loro dei consumatori. Ma non ci spiegano perché dovrebbero venire da noi a fabbricare quello di cui avranno bisogno. La Fiat andrà in Cina? Buon per gli Agnelli, ma da noi intanto le ultime stime del mercato dell'auto fanno tremare i polsi ai vari governi.

 

Per tutti gli anni novanta ci hanno raccontato che il terziario era la punta della nuova economia occidentale ... cioè una roba che non produce che numeri, transazioni, ricchezza che non produce lavoro.

l lavoro è il sistema di ridistribuzione della ricchezza che dalla rivoluzione industriale a oggi, ci ha permesso di costruire un modello sociale democratico che garantiva una vita dignitosa a tutti.

 

L'assurdo è che dopo aver speculato su ogni cosa, sono arrivati persino a fare i soldi sui debiti che è di per sé una contraddizione in termini: non ho soldi allora mi vendo il debito, cioè la mia insolvenza. Come è possibile questo? In un solo modo, spostando in avanti nel tempo gli interessi da pagare su quella vendita che di fatto è un prestito a usura ( e chiamiamo le cose con il loro nome).

Ecco che l'economia diventa astrologia, le previsioni di mercato ci dicono se potremo pagare il debito o no. Le agenzie di rating scrivono il nuovo vangelo, ma si avvalgono di sistemi complicati, astrusi, ma soprattutto imperfetti e facilmente manipolabili. Dunque ecco verificarsi casi eclatanti di faccendieri che ne combinano di ogni, fino ad arrivare alla bolla edilizia che porta al fallimento della Lehman Brothers e conseguente crisi dell'intero sistema.

 

Oggi, un po' come il gatto e la volpe con Pinocchio, questi "finanzieri" stanno rastrellando la ricchezza accumulata negli anni d'oro della guerra fredda, svuotando le tasche dei nostri genitori e nonni, raccontandoci che piantandoli nel campo incantato delle banche, questi cresceranno producendo altri soldi.

 

La soluzione sarebbe proprio quella del modello scandinavo, una social democrazia con regole chiare per garantire una ridistribuzione della ricchezza equa. I ricchi saranno più poveri e ai poveri sarà garantita una vita dignitosa. Vi pare possibile? A me no.

L'interesse privato è ormai fuori controllo. La finanza internazionale governa il mondo, gli speculatori sono come pescecani eccitati dall'odore dei debiti altrui, pronti a fagocitare tutto per cagare capitale obbligazionario.

 

La violenza, le rivoluzioni, per quanto spiacevoli e deprecabili, già in altri momenti storici hanno fatto svoltare il mondo. Certo non sono

io ad auspicarne una, tuttavia sembra la sola molla capace di smuovere una critica al sistema.

 

La tristezza è che a guardare piazza tahirir, non ci si trova quella scintilla di novità capace d'incendiare il mondo. Anche gli indignati spagnoli che a Barcellona si fanno sgomberare perché il giorno dopo la squadra di calcio cittadina deve festeggiare la coppa europea ... secondo me siamo proprio una civiltà in declino. Questi violenti delle periferie presto ci governeranno e i loro figli daranno sangue nuovo a un'altra civiltà europea, che un giorno studierà sui libri di storia come erano gli europei antichi.

 

Sono pessimista? Naaaaaaaaaaaa ... tanto i cataclismi naturali come quello giapponese e i cambiamenti climatici ci ammazzeranno tutti prima aiut.gif

 

Hasta la rivolution, siempredito.gif

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Sono pessimista? Naaaaaaaaaaaa ... tanto i cataclismi naturali come quello giapponese e i cambiamenti climatici ci ammazzeranno tutti prima

 

O altrimenti si fa come l'Islanda facile facile: rivoluzione (rigorosamente pacifica) -----> crollo della vecchia classe dirigente/cricche bancarie ----> debito azzerato come per magia ;)

 

Anche se ho la netta impressione che da noi non accadrà mai... quelli so strani, avevano perfino un premier lesbica, dico io... pensa te che assurdità! ^_^

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Sono argomenti spinosi e delicati ed io non ne so nulla di economia e schifezzuole finanziarie. Ringrazio quindi Silverserver2 per l'analisi del problema.

Poi continuo a pensare che chi si mette a devastare gli sforzi dei suoi simili per imitazione o senso di onnipotenza dettata dal branco non sia dalla parte giusta, sempre che ne esista una.

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Silverselfer

Avete ascoltato il discorso che ha tenuto Cameron al parlamento?

 

La sua analisi si è conclusa dicendo che la morte di Deggan non ha alcun rapporto su quanto sta accadendo nelle periferie delle maggiori città del regno unito. E' inutile chiedersi il perché di certi gesti, quando questi rientrano nel codice penale di uno stato. Chi commette un crimine deve essere punito e non capito. E' importante che in un momento come questo (cioè?) non passi questo tipo di messaggio.

 

A me Cameron sta sulle palle, e mi rammarico solo che queste emergenze rafforzino proprio i politici opportunisti come lui. Noi ne sappiamo qualcosa con il nostro primo ministro che sta dove sta, solo grazie a dei terremoti e cumuli di mondezza. Cameron, fino a un paio di settimane fa, era praticamente dimissionario, dopo lo scandalo delle intercettazioni eccetera. Ora è diventato il poliziotto numero uno, alfiere dell'ordine e della disciplina sociale. V dove sei?!

 

Quello che mi fa molto riflettere è la decisione di usare il pugno duro, e che questo comporti il blocco dei social network. La stessa cosa era stata fatta in Tunisia e Egitto e ora in Siria. Certo che la situazione è diversa, ma a ben vedere, prima che questi regimi cadessero (Siria a parte) i governi con i loro presidenti erano considerati "democratici" e legittimi. Eppure si disse che bloccare i social network era un crimine contro la libertà individuale, prima che di espressione. Obama sta mettendo su un sistema che permetta di accedere a questi servizi anche quando i regimi politici ne impediscono l'accesso, questo per garantire la libertà, ma anche la capacità di far uscire notizie e immagini senza censura.

 

Cameron sostiene che i delinquenti usano i social network per organizzarsi, ma basta anche una desueta mailing list per farlo, allora blocchiamo anche le caselle e mail? Gli sms? Cos'altro? Il telefonino stesso?

Non è, invece, che si vuole bloccare la capacità che i social network hanno di diffondere le notizie? Oramai sono più efficienti di qualsiasi agenzia stampa.

Per esperienza personale, quando si sta in un corteo, brandire un telefonino è meglio che impugnare una P38.

Senza social network il pugno duro diventa assai più discreto.

 

Se Cameron oscurerà i social network si creerà un precedente pericoloso. Immagino già Maroni che proporrà di farlo ad ogni manifestazione studentesca, oppure in concomitanza con eventi particolarmente sensibili, tipo G8 per esempio. Ovunque si debba avere mano libera per manganellare.

 

------------------ @ Altair

 

La "rivoluzione" islandese non è stata poi così indolore. Certo non si sono viste scene di violenza cruente, ma la gente era incazzata di brutto. Del resto, i correntisti da quelle parti ci hanno rimesso quasi tutti, se non tutti, i loro risparmi. Altro che patrimoniale del 10% sui redditi superiori ai 90mila euro.

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Bella analisi Silver Selfer, complimenti.Sei riuscito a rendere comprensibile certi meccanismi di una materia che a me è sempre risultata ostica e oscura, ovvero l'economia.

Anche il problema dei social network è preoccupante...speriamo che non si segua l'esempio di Cameron...

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