Jump to content

Si volta pagina, si torna indietro...


nonsochisonoio

Recommended Posts

nonsochisonoio

Arrivano certi momenti che non sai cosa dire e fare. Sono mesi (anni?) che non frequento attivamente il forum pur comunque leggendolo e partecipando a raduni, non dimenticando comunque la mia partecipazione attiva in Chat.

Il forum mi ha aiutato tanto, molto... Ma ora sono in crisi, di nuovo... No, la sessualità, L'OMOSESSUALITà, non c'entra, o no? Comunque, vi spiego e vi chiedo un parere.

 

Partiamo dal principio.

 

Finite le superiori mi sono trasferito a Firenze per intraprendere la carriera universitaria. Decisi per Firenze (ma andava bene qualsiasi altra città) affinchè potessi porre un limite fisico (gli Appennini) alla mia terra natìa con annesso parentame e legami vari più o meno amicali...

Dei 5 anni passati all'università, scegliendo una facoltà che seguisse il percorso di studi fatto fino ad allora, 3 li ho passati spensierati, seguendo le lezioni dando esami e quant'altro, con il canonico periodo fuori corso (laurea triennale + 2 anni fuori corso). La vita universitaria del fuori sede, come molti di voi sapranno o stanno vivendo, è una grande conquista seppur faticosa: hai i tuoi spazi, i tuoi tempi, i tuoi modi... Una sorta di conquista della TUA vita.

Appunto... la MIA vita.

Questo aspetto che fino a 24 anni era molto celato, celato da altre passioni per le auto e per altri aspetti, mi ha dato occasione in diversi momenti, di rivalutare, potare e rivedere alcune sfaccettature interne, non da ultimo e non da meno la mia sessualità, risvegliata in una notte di luglio e con molta fatica digerita da "non so chi sono io". Questa evoluzione mi ha portato a forti periodi di crisi con molte difficoltà, superate pian piano sia grazie al forum, sia grazie a determinate persone (queste sanno a chi mi riferisco), sia grazie a, come appena detto, delle opere di rivalutazione e introspezione personale.

Varie "storie" e "storielle" sono avvenute e tutte, per un verso o per l'altro, sono andate male... Ma... Fa parte del gioco, non c'è nulla di cui rimproverarsi (o quasi).

Questa sorta di "creazione" del personaggio di nonsochisonoio ha fatto in me che mi liberassi di tante cose omesse, celate o REPRESSE che avevo dentro di me.

Tornando ad un filone cronologico, appena laureato, non ho trovato lavoro, come molte persone oggi in questi tempi. Poche cose, stagionali (peggio ancora intercluse a determinati periodi di lavorazione che caratterizzano il mio mestiere) o lavori che poco c'entrano con la mia professione ma che comunque ho avuto piacere di svolgere.

Contemporaneamente, e sempre guardacaso con quella sorta di latenza svegliata, in me, dopo anni di studio sugli stessi argomenti ed un'università che poco mi ha formato per i classici discorsi qualitativi universitari e perchè comunque le superiori mi avevano insegnato molto (e molto più dell'università stessa), si è sviluppato una sorta di sdegno totale per quanto studiato e per quanto dedicato durante la mia vita studentesca, tanto da dedicarmi e accettare anche (se non con addirittura una certa predilezione) altri lavori.

Sembra una cosa da film ma comunque, verso la fine del 2010, preso da forte sconforto, mentre andavo a dormire, mi sono fatto la promessa di dare un'ulteriore svolta alla mia vita, ponendomi un po' diversamente sia nei confronti di me stesso, sia nei confronti degli altri. Non ci crederete (e non ci avrei creduto neanche io), ma con poche accortezze la mia vita è cambiata. Cambiata talmente tanto che sembrava davvero che qualcosa si stesse muovendo; non mi riferisco di certo solo ed esclusivamente ad un barlume di relazione, ma la cosa è riferita anche ad altri aspetti (amicizie, gestione del tempo, affrontare certe situazioni, etc..). Insomma mi stavo "risolvendo".

Durante le vacanze di Natale (torno nella mia terra natìa, nelle marche, ogni festa comandata), ho avuto modo di rincontrare un amico di famiglia che ha un'azienda nel mio settore, dicendomi che cercava una persona ma che avrebbe valutato. Mi sono detto "l'ennesimo che piange, che ti vorrebbe, e non ti piglia"; non mi sono scomposto più di tanto.

Son ritornato a Firenze incominciando a tappeto ad iscrivermi a concorsi per posto pubblico. Le cose stavano andando per il meglio, davvero. Tutto andava bene.

Ieri, poco meno di 24 ore fa, ricevo una telefonata da casa, dai miei, dicendomi che P. mi cerca e che l'avessi dovuto chiamare SUBITO. Lo chiamo e mi dice che mi prenderebbe definitivamete al suo fianco per intraprendere discorsi di "estero" (non sa lingue oltre all'italiano), di gestione aziendale interna altre aree della sua azienda in fase di forte crescita.

Professionalmente è un grande evento! Finalmente ho trovato lavoro, un bel lavoro, il mio lavoro, pieno di soddisfazioni e non il solito lavoro da manovale sottopagato (lo spero). La questione economica, sembra assurdo, non mi interessa più di tanto poichè economicamente non ho grossissime ambizioni. Se gli ingredienti sono quelli promessi, potrei, anzi SAREI soddisfatto pienamente.

 

La cosa che mi sta mandando in palla totalmente, rendendomi quasi uno zombie da quella telefonata è che, inevitabilmente dopo sette anni, mi vedo ripiombare in casa con i miei. In questi anni, mia madre (cattolica, invadente e ultra conservatrice perbenista) è andata in pensione, passando da un lavoro intenso e stressante al far nulla (sfogandosi con altre iniziative che stravolgono la famiglia e la casa), mio padre di una pazienza infinita che mi confessa al telefono (e dal vivo) che la situazione è insostenibile, e mio fratello, neomaggiorenne, che ha gìà un piede fuori di casa per l'aria pesante che si sta respirando. Ad aggiungere a questo quadretto, c'è la mia "scoperta" di vita che ora non è più compatibile con la vita in casa, in aggiunta al fatto che in 7 anni mi sono conquistato i miei spazi e i miei modi che andrei bruscamente a ri-perdere. Considero fuori discussione un'uscita allo scoperto della mia omosessualità in famiglia poichè, per alcuni pregressi visti in altre situazioni, potrebbero indurre ad un crollo psicologico totale della mia famiglia oltre che a rendere un inferno la mia vita.

Oltre all'aspetto gaio della questione, c'è da aggiungere che in 7 anni sono riuscito a crearmi delle amicizie e delle situazioni che a casa mia non posso ricrearmi per questioni di città (Firenze offre più opportunità del paesello), per questioni di famiglia (tutti conoscono tutti) e per questioni di "arretratezza" generale dell'ambiente. Non che io mi senta inserito in un ambiente futuristico, ma è riferito al fatto che si viaggia proprio su lunghezze d'onda differenti. Tornare indietro significherebbe una forte sconfitta interna.

 

Professionalmente, concludendo, è un evento spettacolare da non lasciarsi sfuggire, ma psicologicamente mi crea molti problemi. Che fareste? Come affrontereste la situazione? Vi prego datemi un consiglio...

 

Grazie a tutti!

Link to comment
Share on other sites

Che possibilità avresti di

1) raggiungere Bologna in auto nei week end?

2) prenderti casa non distante dal luogo di lavoro

ma tassativamente non con tua madre?

Link to comment
Share on other sites

Assolutamente non tornare a vivere coi tuoi.

 

Questo sarebbe un errore madornale e lo sai.

Quindi qualunque sacrificio economico vale il

beneficio della libertà.

 

Mi pare tu ami molto guidare.

 

Quindi usa la macchina per muoverti, come dice Almadel,

verso Bologna e altre realtà e vai a vivere in affitto per conto tuo.

 

L'importante è partire col piede giusto, sapendo che non

devi farti fagocitare da "casa", certo per quel che ti conosco

non ti sarà facile ricrearti un giro come quello di Firenze, ma

se i mezzi economici te lo consentono puoi farcela.

Link to comment
Share on other sites

se il lavoro va bene sarai indipendente economicamente, perciò è ora di vivere per conto proprio anche se torni in zona familiare. tua madre, come hai sottolineato in modo corretto, vive un periodo colmo di distress perché passata da una vita impegnata al non saper che fare e si sfoga con iniziative, immagino, pesanti da comprendere per chi le è intorno, e non è certo immolandosi come pallina antistress che la farai star meglio. gli amici che hai conosciuto a firenze saranno lì quando vorrai andare a trovarli - ma soprattutto - loro rinuncerebbero al lavoro "dei loro sogni" per te? scusami, ma lo dubito. la vita sociale è ovunque, in special modo se l'azienda è in "forte crescita" e non si tratta di una fattoria rurale.

Link to comment
Share on other sites

No esatto,tornare con i tuoi sarebbe un suicidio fisico e psicologico.

Non perchè i tuoi siano "il male" ma perche' dopo 7 anni dove finalmente hai imparato a vivere,tornare al nido è impensabile per il proprio equilibrio.

Non hai divorziato,non ti è morta la moglie e non sei vittima di un lutto o un disastro economico,quindi tornare con i tuoi non serve a nulla.

Non so come tu ti stia pagando l'affitto in quel di Firenze,se sei in affitto,ma potrai fare la medesima cosa la dove stai andando.

Il lavoro è importante,non fondamentale,ma importante, soprauttto quando hai la possibilità di fare cio' che vorresti fare.

Il tutto a prescindere dalla tua omosessualità,la quale pero' potrebbe essere l'arma vincente per toglierti la famiglia dalle palle  :pausa:

Link to comment
Share on other sites

nonsochisonoio

Che possibilità avresti di

1) raggiungere Bologna in auto nei week end?

2) prenderti casa non distante dal luogo di lavoro

ma tassativamente non con tua madre?

1) il raggiungimento di Bologna nei weekend è... galattico: mi spiego. Quando arrivai qui a Firenze, una tra le prime cose che capii fu che distanze che qui sono normali od urbane, dalle mie parti sono considerate VIAGGI. Il trasferimento dalla costa al capoluogo di provincia sono da considerare viaggi di protata sovraumana. Raggiungere Bologna creerebbe molto, molto movimento interno nei miei (come chiunque nelle mie zone). La distanza da Bologna, s'attesta sui 300km.

2) (analizzo con i successivi quote)

Assolutamente non tornare a vivere coi tuoi.

 

Questo sarebbe un errore madornale e lo sai.

Quindi qualunque sacrificio economico vale il

beneficio della libertà.

 

Mi pare tu ami molto guidare.

 

Quindi usa la macchina per muoverti, come dice Almadel,

verso Bologna e altre realtà e vai a vivere in affitto per conto tuo.

 

L'importante è partire col piede giusto, sapendo che non

devi farti fagocitare da "casa", certo per quel che ti conosco

non ti sarà facile ricrearti un giro come quello di Firenze, ma

se i mezzi economici te lo consentono puoi farcela.

Fortunatamente (ringrazio i miei e i miei avi) la casa che posseggo è molto grande e molto ben fatta. Già per me, ma soprattutto per i miei creare una situazione di distacco ravvicinato ("torno a casa ma non con voi"), oltre a portare un oltraggio familiare, creerebbe una sorta di dipendenza morbosa certa (ti vengo a trovare, ti serve qualcosa, vuoi qui, faccio lì)... Per dirvene una, le poche volte che mia madre è venuta a trovarmi ho dovuto strapparle dalle mani tutti gli arnesi di pulizia e lavaggio. Figurarsi a distanza di pochi km (distanza lavoro casa si attesterebbe sui 7-10km). Sarebbe illogico per loro, affrontare un affitto ulteriore in presenza di una casa come la nostra e una "famiglia come la nostra" (considerando che si reputano (e per alcuni versi, pochi, lo sono) una famiglia modello). Muovermi in auto non è mai stato un problema ma il "rientro in area" comporterebbe un rientro in casa. Per la serie, vaglielo a spiegare che non torno IN casa.

se il lavoro va bene sarai indipendente economicamente, perciò è ora di vivere per conto proprio anche se torni in zona familiare. tua madre, come hai sottolineato in modo corretto, vive un periodo colmo di distress perché passata da una vita impegnata al non saper che fare e si sfoga con iniziative, immagino, pesanti da comprendere per chi le è intorno, e non è certo immolandosi come pallina antistress che la farai star meglio. gli amici che hai conosciuto a firenze saranno lì quando vorrai andare a trovarli - ma soprattutto - loro rinuncerebbero al lavoro "dei loro sogni" per te? scusami, ma lo dubito. la vita sociale è ovunque, in special modo se l'azienda è in "forte crescita" e non si tratta di una fattoria rurale.

Si, hai ragione. I miei amici se ne "fregherebbero" di me (inteso in senso buono del termine). L'indipendenza economica sarebbe relativa perchè, ho omesso nel dire (e la cosa ho ancora fatica a digerirla), mio padre mi ha detto "vedi quello che devi fare perchè abbiamo dei grossi lavori in casa e andremmo sotto col conto, quindi..." lasciando tutto il discorso in sospeso. Non so (non mi stupirebbe, ma non lo penso) se intendesse che volesse contribuissi alle spese o che comunque avrebbe avuto fatica a mantenermi ancora qui.

No esatto,tornare con i tuoi sarebbe un suicidio fisico e psicologico.

Non perché i tuoi siano "il male" ma perche' dopo 7 anni dove finalmente hai imparato a vivere,tornare al nido è impensabile per il proprio equilibrio.

Non hai divorziato,non ti è morta la moglie e non sei vittima di un lutto o un disastro economico,quindi tornare con i tuoi non serve a nulla.

Non so come tu ti stia pagando l'affitto in quel di Firenze,se sei in affitto,ma potrai fare la medesima cosa la dove stai andando.

Il lavoro è importante,non fondamentale,ma importante, soprauttto quando hai la possibilità di fare cio' che vorresti fare.

Il tutto a prescindere dalla tua omosessualità,la quale pero' potrebbe essere l'arma vincente per toglierti la famiglia dalle palle  :pausa:

Il suicidio fisico e psicologico è proprio quello che mi preoccupa, hai ragione. La casa qui di Firenze è in affitto, o meglio ho una stanza in una casa condivisa con altri (tipo casa studenti-lavoratori). L'affitto è sempre stato pagato da me con i soldi dei miei. Mio padre (a mia richiesta) mi ricaricava la carta bancaria e io disponevo le spese via via, sempre in forma totalmente trasparente, responsabile e oculata. Tutto mi si può dire fuorchè spendessi soldi per cose voluttuarie. I rari vizi che mi sono concesso sono stati o concordati e/o limitati, soprattutto nell'ultimo periodo mosso a soggezione per la mancanza di lavoro (ho chiesto di sospendere ogni tipo di extra, anche sottoforma di regali, in segno di "costrizione" economica).

Il paesello ha di bello che puoi affittare casa a prezzi irrisori: accetta quel lavoro ma prenditi un buco per conto tuo.

(rispondendo anche agli altri) Trasferire l'affitto (inteso come economico) da un posto all'altro non cambierebbe la situazione economica, inficiando invece (ahimè) su quella familiare (già mi immagino le scene a piazzata napoletana)....

------

Mentre rispondevo ai vostri graditissimi commenti, sono stato chiamato da mia madre che, ansiogena e opprimente quanto è, viene spesso tenuta allo scuro di molte questioni, come l'attuale mia operazione al dente del giudizio. Appena informata di quest'ultima notizia nonostante il mio espresso divieto di telefonarmi poichè faticavo a parlare, ha insistito a chiamarmi una volta a giorno sincerandomi mangassi, mangiassi bene e che stessi attento a quella piùttosto che a quell'altra cosa. Una sorta di tele-somministrazione di ansia... Come potrebbe essere dal vivo?

Tenterò (non i primi giorni) di instradare il discorso di vivere altrove ma vedo la cosa molto difficile...

Link to comment
Share on other sites

Quoto i consigli che ti sono arrivati anche dagli altri... e in molti tuoi dubbi mi ci rivedo.  :pausa:

 

Io e mio fratello abitiamo entrambi per conto nostro a pochi km dai nostri genitori pur essendo "single" (io solo ufficialmente  :asd: ) e, se è pur vero che economicamente a molti può apparire uno spreco immane di soldi (tre case da riscaldare e da pulire, tre giardini da manutenere, ecc ecc ecc), non sarei disposto per nessuna ragione al mondo a tornare indietro.

A volte mi spiace pensarli soli a casa, dopo aver cresciuto due figli, ma è così che vanno le cose... ad una certa età è GIUSTO che i figli si prendano indipendenza e responsabilità.  :roll:

Link to comment
Share on other sites

Cucciolo, ne abbiamo parlato al telefono e quindi... giassai :pausa:

 

Il cambiamento è nella natura della vita stessa, e spesso, nel breve termine, ci sembra di tornare indietro mentre stiamo andando avanti. Lo sai, la mia esperienza è per te molto indicativa, per tante similitudini.

 

Quindi, in bocca al lupo e un problema allla volta :roll:

 

Zio Korio

Link to comment
Share on other sites

Io ho l'impressione, ma a questo punto dovrei conoscere

meglio i dettagli...che tu abbia bisogno di affrontare questa

"piazzata napoletana".

 

Quindi ipotizzato il lavoro a Prato, se i tuoi fossero di Pisa

io andrei a stare a Firenze ( insomma dalla parte opposta )

e affronterei la sceneggiata familiare che questo comporterebbe.

 

Non solo, ma deve essere chiaro che quella è casa tua e loro

sono benvenuti solo se invitati.

 

Questo secondo me è il primo passo che dovresti fare.

Link to comment
Share on other sites

Ci ho pensato e anche se ne abbiamo già parlato, ribadisco quello che ho detto.. magari qualcuno potrebbe trovare pecche nel mio ragionamento o essere d'accordo, quindi espongo la mia versione:

 

Il lavoro nel tuo campo è, come dici tu, un'occasione unica. Peccato non sfruttarla.

Se ho capito bene il problema è dettato dal fatto che se accettassi, la tua vita privata si ridurrebbe a 0 se tu vivessi con i tuoi...

 

Io se fossi in te accetterei il lavoro con previa chiacchierata con i tuoi dove imponi i tuoi obiettivi e le tue scelte.

1. dovrai dire loro che torni si, ma non a vivere con loro

2. i soldi sono tuoi e decidi tu come spenderli

3. la vita è la tua e decidi tu come e dove viverla

 

Vivendo in un paese ovviamente ti direi di andare a vivere nella città più vicina. Se questa è cmq troppo lontana andrei a vivere a metà strada tra il lavoro e città a te più vicina.

Se i tuoi ti impediscono di andare a vivere per conto tuo allora in quel caso rifiuterei il lavoro.

Considera anche il fatto che puoi accettare si il lavoro, ma se questo non ti piace o se la tua vita diventa un inferno, puoi sempre tornare indietro e mollarlo per cercare altro. Rifiutando a priori il lavoro, invece, non saprai mai cosa hai perso.

 

Prendi il coraggio a due mani e affrontali con un discorso sicuro e con parole pesate.

Devi far capire che tutti i figli ad un certo momento devono lasciare casa. Avranno la loro sindrome da nido vuoto all'inizio, ma non sono i primi a vedere i figli andar via.

Se tutto va a buon fine avrai il lavoro che hai sempre cercato e una vita cmq autonoma e con più ampie vedute per relazioni sentimentali e d'amicizia.

Link to comment
Share on other sites

Allora, il discorso è troppo drastico messa così.

Non c'è nessuna esigenza nel fare certi passi così repentini e così brutali.

 

Si può per un periodo benissimo abbozzare e tentare di trovare un equilibrio, in modo da intanto re-innestarsi nel territorio marchigiano, consolidare il lavoro, comprendere ritmi e proprie potenzialità. E diciamolo, fa comodo avere all'inizio della propria carriera lavorativa chi ti prepara da mangiare quando torni e chi ti lava e stira le camicie, a costo zero.

 

Tra qualche mese, passata l'estate, passata la saudade per l'abbandono di Firenze, creati nuovi legami e nuove amicizie, fatto posto anche quaggiù per la propria omosessualità, con la vendemmia e il vino nuovo si deciderà cosa fare.

 

Appunto perchè c'è un lavoro, c'è una potenziale indipendenza economica (ancora da consolidare), c'è una differente maturità, non c'è affatto bisogno di costruire immediatamente muraglie e tirare su le picche. Si può sempre discutere, anche animatamente, creare un compromesso con la famiglia che è sempre la propria famiglia, e che la questione sarà da adattare anche per loro, perchè Nonso è partito da casa ragazzino e adesso è un uomo con un lavoro e con delle esigenze di indipendenza e di "silenzio" che i suoi genitori probabilmente comprenderanno.

 

Se poi il compromesso non reggerà, ci vuol poco a trovare un appartamentino a pochi soldi se non sulla costa, in prossimità del luogo di lavoro.

Link to comment
Share on other sites

Direi che mi trovo abbastanza d'accordo con la risposta di Ziguli... se la prospettiva di tornare a vivere in famiglia è così drammatica, dovresti cercare di trovare un compromesso non troppo faticoso che ti permetta di continuare ad essere sereno. Io comunque un'opportunità di lavoro del genere non me la farei scappare per nessun motivo... ora la parte difficile è stabilire un nuovo equilibrio e reimpostare la propria vita nel modo migliore per te.

Ti auguro che le cose procedano sui binari giusti... e intanto in bocca al lupo per il nuovo lavoro!  :pausa:

Link to comment
Share on other sites

nonsochisonoio

Io ho l'impressione, ma a questo punto dovrei conoscere

meglio i dettagli...che tu abbia bisogno di affrontare questa

"piazzata napoletana".

 

Quindi ipotizzato il lavoro a Prato, se i tuoi fossero di Pisa

io andrei a stare a Firenze ( insomma dalla parte opposta )

e affronterei la sceneggiata familiare che questo comporterebbe.

 

Non solo, ma deve essere chiaro che quella è casa tua e loro

sono benvenuti solo se invitati.

 

Questo secondo me è il primo passo che dovresti fare.

Cosa intendi che ho bisogno di affrontare la "piazzata napoletana"? Se hai bisogno di dettagli chiedili anche pubblicamente. Per quello che potrò esporrò; serve anche per chiarirmi io o per avere magari uno spunto diretto o indiretto sulla situazione.

 

Ci ho pensato e anche se ne abbiamo già parlato, ribadisco quello che ho detto.. magari qualcuno potrebbe trovare pecche nel mio ragionamento o essere d'accordo, quindi espongo la mia versione:

 

Il lavoro nel tuo campo è, come dici tu, un'occasione unica. Peccato non sfruttarla.

Se ho capito bene il problema è dettato dal fatto che se accettassi, la tua vita privata si ridurrebbe a 0 se tu vivessi con i tuoi...

 

Io se fossi in te accetterei il lavoro con previa chiacchierata con i tuoi dove imponi i tuoi obiettivi e le tue scelte.

1. dovrai dire loro che torni si, ma non a vivere con loro

2. i soldi sono tuoi e decidi tu come spenderli

3. la vita è la tua e decidi tu come e dove viverla

 

Vivendo in un paese ovviamente ti direi di andare a vivere nella città più vicina. Se questa è comunque troppo lontana andrei a vivere a metà strada tra il lavoro e città a te più vicina.

Se i tuoi ti impediscono di andare a vivere per conto tuo allora in quel caso rifiuterei il lavoro.

Considera anche il fatto che puoi accettare si il lavoro, ma se questo non ti piace o se la tua vita diventa un inferno, puoi sempre tornare indietro e mollarlo per cercare altro. Rifiutando a priori il lavoro, invece, non saprai mai cosa hai perso.

 

Prendi il coraggio a due mani e affrontali con un discorso sicuro e con parole pesate.

Devi far capire che tutti i figli ad un certo momento devono lasciare casa. Avranno la loro sindrome da nido vuoto all'inizio, ma non sono i primi a vedere i figli andar via.

Se tutto va a buon fine avrai il lavoro che hai sempre cercato e una vita comunque autonoma e con più ampie vedute per relazioni sentimentali e d'amicizia.

Rifutare il lavoro sarebbe un'occasione persa o comunque buttata. Le premesse son buone, la persona è in gamba ed il lavoro è inerente. Continuo a dire che, qualsiasi sia l'esito lavorativo, io mi reputo molto felice: professionalmente per me è un grande successo.

Il rapporto familiare sicuramente deve essere ridiscusso. Secondo i presupposti che io immagino non si andrebbe molto lontano ne' per la mia, ne' per la "sanità mentale" altrui.

Questioni economiche non avrebbero senso per me poichè, pare paradossale, ma non sono alla ricerca di grandi realizzazioni economiche o di carriera, da non confondere con un desiderio avido di crearmi un indipendenza e/o cercare di far digerire una mia "crescita" all'interno della mia famiglia, non configurando come un semplice "figlio" ma come una persona indipendente.

 

Allora, il discorso è troppo drastico messa così.

Non c'è nessuna esigenza nel fare certi passi così repentini e così brutali.

 

Si può per un periodo benissimo abbozzare e tentare di trovare un equilibrio, in modo da intanto re-innestarsi nel territorio marchigiano, consolidare il lavoro, comprendere ritmi e proprie potenzialità. E diciamolo, fa comodo avere all'inizio della propria carriera lavorativa chi ti prepara da mangiare quando torni e chi ti lava e stira le camicie, a costo zero.

 

Tra qualche mese, passata l'estate, passata la saudade per l'abbandono di Firenze, creati nuovi legami e nuove amicizie, fatto posto anche quaggiù per la propria omosessualità, con la vendemmia e il vino nuovo si deciderà cosa fare.

 

Appunto perché c'è un lavoro, c'è una potenziale indipendenza economica (ancora da consolidare), c'è una differente maturità, non c'è affatto bisogno di costruire immediatamente muraglie e tirare su le picche. Si può sempre discutere, anche animatamente, creare un compromesso con la famiglia che è sempre la propria famiglia, e che la questione sarà da adattare anche per loro, perché Nonso è partito da casa ragazzino e adesso è un uomo con un lavoro e con delle esigenze di indipendenza e di "silenzio" che i suoi genitori probabilmente comprenderanno.

 

Se poi il compromesso non reggerà, ci vuol poco a trovare un appartamentino a pochi soldi se non sulla costa, in prossimità del luogo di lavoro.

Se riuscissi a creare questa situazione sarebbe l'optimum, ma dovrei affrontare mari e montagne cercando di vendere dei concetti che potrebbero essere alieni, circa i cambiamenti più o meno "svelabili" che possono essere buttati sul piatto.  Non nego che l'indipendenza o comunque quello creato in sette anni, passando ad argomenti pratici, stride con la comodità di avere la pappa pronta quando torno, il letto fresco e i vestiti pronti, cosa piacevole soprattutto quando si lavora e non si ha tempo. Sarebbe da valutare, visto dalla mia parte, se "il gioco vale la candela". Farebbe gola a chiunque, ma... Può la comodità ledere la "libertà"?

Direi che mi trovo abbastanza d'accordo con la risposta di Ziguli... se la prospettiva di tornare a vivere in famiglia è così drammatica, dovresti cercare di trovare un compromesso non troppo faticoso che ti permetta di continuare ad essere sereno. Io comunque un'opportunità di lavoro del genere non me la farei scappare per nessun motivo... ora la parte difficile è stabilire un nuovo equilibrio e reimpostare la propria vita nel modo migliore per te.

Ti auguro che le cose procedano sui binari giusti... e intanto in bocca al lupo per il nuovo lavoro!  :pausa:

Ti ringrazio dell'in bocca al lupo e speriamo crepi... :roll:

L'opportunità di lavoro, come ho detto, è golosa a dir poco! Professionalmente sono contentissimo. Molto probabilmente, anzi è pressochè sicuro, non me la farò sfuggire poichè centra in pieno il mio campo e le mie "fantasie" di lavoro, avendo come ingredienti l'estero, l'organizzazione, la gestione e l'interfaccia interna/esterna aziendale.

Link to comment
Share on other sites

Mi sembra che, in ogni caso, tu abbia le idee già molto chiare a proposito della tua vita e di ciò che ritieni importante per te stesso. Hai scritto che la comodità non può ledere la libertà, quindi mi pare che le tue priorità e i tuoi valori siano ben definiti. Poi probabilmente un giorno avrai comunque voglia o necessità di reimpostare il rapporto con la tua famiglia e con la tua terra d'origine, e mi rendo conto che questo possa essere molto difficile, ma la cosa più importante è che tu nel frattempo riesca a essere sereno e soddisfatto di te... e da quello che scrivi, mi pare che tu abbia tutte le carte in regola per riuscirci alla grande.  :pausa:

Link to comment
Share on other sites

Mettiamola così, la soluzione korio apparentemente

è l'optimum, si fanno le cose con calma, una per volta

si evitano conflitti, tu sei sufficientemente maturo per

poter parlare da pari  a pari coi tuoi, senza bisogno di

prendere le distanze e riuscendo a trovare un compromesso

valido per tutti, che salvaguarda te e la famiglia.

 

Ma se tu credessi veramente a questa prospettiva, secondo

me non ci porresti neanche la domanda...ed il rischio, seguendo

questo copione è che in realtà tu venga lentamente risucchiato in un

contesto in cui la via più facile, diventa solo quella più comoda.

 

Di fatto tu hai interposto distanza tra te ed i tuoi, ora che ti

riavvicini devi dimostrare a te stesso di riuscire a tenergli testa.

 

Da questo punto di vista ti chiedo: come ti sei sentito in questi

anni, tutte le volte che sei tornato a casa, per le feste e per le vacanze?

Ti sei sentito forte e maturo, capace di interagire coi tuoi su basi diverse

da quelle che ti avevano consigliato di allontanarti?

 

Questo è un elemento decisivo per valutare la situazione, oggi.

Link to comment
Share on other sites

simply_dreamer

non si può avere tutto, purtroppo. è un lusso per pochi... io se fossi in te accetterei e inizialmente tornerei a vivere con i miei, stringendo i denti, ma, ovviamente mettendo le cose in chiaro, ovvero che sarei tornato dopo anni "al nido", solamente per una proposta lavorativa, sottolineando, in maniera chiara ma matura, l'importanza dei miei spazi personali. fatto ciò, vedrei il tipo di contratto, la retribuzione economica e i prezzi di una sistemazione, anche in condivisione con qualcuno, magari nella città più vicina. condizioni permettendo, avresti tutto ciò che credo, tu possa desiderare. almeno sul piano pratico.

 

in bocca al lupo per tutto!

Link to comment
Share on other sites

nonsochisonoio

Mettiamola così, la soluzione korio apparentemente

è l'optimum, si fanno le cose con calma, una per volta

si evitano conflitti, tu sei sufficientemente maturo per

poter parlare da pari  a pari coi tuoi, senza bisogno di

prendere le distanze e riuscendo a trovare un compromesso

valido per tutti, che salvaguarda te e la famiglia.

Ci riuscirò? La domanda è rivolta a me, in segno di sfida e di ricerca di una soluzione: non pretende, non ha nessuna risposta che possa venire da fuori, questo lo so...

 

Ma se tu credessi veramente a questa prospettiva, secondo

me non ci porresti neanche la domanda...ed il rischio, seguendo

questo copione è che in realtà tu venga lentamente risucchiato in un

contesto in cui la via più facile, diventa solo quella più comoda.

 

Di fatto tu hai interposto distanza tra te ed i tuoi, ora che ti

riavvicini devi dimostrare a te stesso di riuscire a tenergli testa.

Ho sempre nutrito, nonostante gli attriti, un notevole rispetto per i miei sotto ogni aspetto possibile, come minimo glielo devo... Loro, devo riconoscerlo indefessamente, non hanno mai avuto molto a che dire sulle mie scelte, partendo dalle più stupide (ad esempio la scelta ostinata di intraprendere passioni (e relative amicizie) troppo più grandi di me in passato), fino all'all'allontanamento per motivi (ufficiali) di studio e (ufficiosi) di ricrearmi una nuova vita, lontano da loro (non che sia stato questo il motivo) e lontano da tutto quell'ambiente (casa mia inteso come tutto l'ambiente che esce anche fuori dalle mura domestiche (amicizie e quant'altro) che mi circondava all'epoca. Sbaglierò ne sono certo, ma affrontare tematiche di "affronto" dell'orgoglio familiare "statti con noi che noi ti vogliamo bene, cosa ti manca fuori", è un po' delicato. Lo dico, ammetto, senza saperlo e senza averlo ancora provato, come si dice di solito "fasciandomi la testa prima di spaccarmela", ma posso dire che i miei li conosco abbastanza bene e non sarebbe di fuori comportamenti "napoletani" (intesi con il massimo rispetto per gli amici partenopei, ma allo stesso tempo intesi come tragici-tragicomici di abbandono della madre come nei film dei figli che partono in guerra). Tenergli testa significherebbe questo, quindi (o correggimi se sbaglio), tornare a casa, accettare un iniziale breve ed inevitabile periodo di convivenza, puntando QUASI contemporaneamente i piedi per porre dei limiti o delle "nuove regole"...

Da questo punto di vista ti chiedo: come ti sei sentito in questi

anni, tutte le volte che sei tornato a casa, per le feste e per le vacanze?

Ti sei sentito forte e maturo, capace di interagire coi tuoi su basi diverse

da quelle che ti avevano consigliato di allontanarti?

 

Questo è un elemento decisivo per valutare la situazione, oggi.

Rispondo e argomento:

Devo dire che, ripensandoci e facendo una accurata analisi (che mi ero fatto qualche tempo fa), ho alternato a momenti di "voglio tornare a casa" (n.d.s.: in questo stretto frangente intendo "casa" come casa nelle marche), a momenti "che palle che devo tornare a casa". Questo solitamente è dato dal fatto che in base all'"evento" mi sono ritrovato ad avere più o meno il piacere di lasciare determinate situazioni a Firenze. Ho accusato (e la cosa mi preoccupa) un costante calo di voglia di affrontare il viaggio, forse anche a causa dell'auto (?), ma comunque posso dirti che l'insofferenza vissuta a casa è sempre stata forte, via via che trascorrevo il tempo a Firenze. Tanto che, infatti, d'estate lavoravo dal giorno dopo che tornavo dal viaggio da Firenze, fino al giorno prima, tornando a casa per il rancio e per dormire. Le vacanze natalizie erano uno strazio anche se volavano in fretta (15-20 gg e passa la paura) anche grazie al fatto che comunque, tra un ritrovarsi e un invito il tempo lo "ammazzavo". Quest'estate non ho avuto il rinnovo del "contratto" di lavoro e mi sono ritrovato a saltellare tra divano, letto, televisione, pc, tavolo da pranzo e letto come un'anima in pena, tanto da indurre mio padre a invitarmi caldamente a ritornare a Firenze poichè non mi poteva vedere in quello stato.

Link to comment
Share on other sites

Dunque, cerco di buttare là delle osservazioni molto stringate.

 

Per te sono importanti le "passioni" e le "preclusioni" :

questa cosa non la faccio ; questa cosa mi appassiona.

 

Un grosso rilievo lo avrà quindi il fatto di appassionarsi

a questo lavoro, per compensare l'allontanamento dalle

passioni fiorentine ( questa cosa delle macchine...etc. )

anche perchè poi sul piano pratico tornare a Firenze sarebbe

difficile e ti sentiresti in trappola. Se ti appassioni al lavoro,

ragionevolmente ne trarrai energia, forza.

 

Non entro nel merito della questione: ho bisogno di appassionarmi

a cose da fare esterne, altrimenti emerge una insofferenza-insoddisfazione

( interiore, attinente all'essere e non al fare ) non è questo un tentativo

di analisi...

 

Dico che fissare dei limiti immediati, operativi...delle preclusioni, ti

corrisponde abbastanza e magari ti predispone anche ad approcciare il

lavoro in modo da potertene appassionare. Al contempo deve essere

chiaro l'obiettivo, rispetto al quale non possono esistere compromessi.

 

Questo perchè sul piano pratico l'indipendenza ti è necessaria.

 

Respingere anche un eccesso di comodità, stare in un nuovo modo

a casa anche sotto il profilo-vantaggi, può anche essere d'aiuto ai tuoi

che realizzeranno ( soprattutto tua madre ) che sei una persona cambiata.

Link to comment
Share on other sites

nonsochisonoio

Proverò a seguire i vostri consigli e gli esempi e vi terrò aggiornati per ogni sviluppo.

Per ora sono partito con i saluti con tutte le persone che sono state qui a Firenze parte della mia vita in questi sette anni. Via via sto cercando di mantenere la calma e andare un passo alla volta.

Non sarà difficile il distacco...

Sabato ritrovo con gli amici e domenica, max lunedì si parte...

Link to comment
Share on other sites

Propendo anch'io per l'opzione Korio.

Se il lavoro che ti hanno proposto effettivamente ti alletta molto, credo che allora non dovresti fartelo scappare. Tornare a casa dei genitori per qualche mese si può fare, nel mentre si riflette su come agire successivamente.

 

PS

Per curiosità, gli amici "fiorentini" rimarranno a Firenze anche dopo gli studi o poi ognuno tornerà nelle rispettive terre natie?

 

 

In bocca al lupo per tutto.

Link to comment
Share on other sites

nonsochisonoio

Propendo anch'io per l'opzione Korio.

Se il lavoro che ti hanno proposto effettivamente ti alletta molto, credo che allora non dovresti fartelo scappare. Tornare a casa dei genitori per qualche mese si può fare, nel mentre si riflette su come agire successivamente.

 

PS

Per curiosità, gli amici "fiorentini" rimarranno a Firenze anche dopo gli studi o poi ognuno tornerà nelle rispettive terre natie?

 

 

In bocca al lupo per tutto.

Una cosa alla volta spero di fare tutto... Sto incominciando ora a predisporre tutto (saluti, chiusura contratti utenze, amicizie.. etc)... Poi una volta tornato a casa la prenderò come una lunga vacanza dove ricominciare a guardarmi intorno... E vedere come evolve la situazione. Non ho considerato, nonostante sia abbastanza demoralizzato dalla situazione, che magari in famiglia si possano creare le migliori condizioni e magari... Mah...

 

Comunque, sciolgo la tua curiosità. Gli amici fiorentini "di studio" sono una microba parte, e comunque, chi per un verso chi per un altro sono andato a perderli via via... Le amicizie si sono sviluppate su altri fronti... Costoro rimarranno quassù perchè comunque sono originarie di quì.

Link to comment
Share on other sites

  • 2 weeks later...
nonsochisonoio

Aggiornamento a distanza di una settimana esatta dal mio rientro a casa.

Lunedì ho impacchettato l'impacchettabile e le cose urgenti da riscendere (abbigliamento e qualcos'altro) e, in preda alla febbre forse data da una sindrome parainfluenzale, forse data da complicazioni post-estrazione del dente 38 (giudizio inferiore sinistro, intercluso per giunta), ho fatto il duro viaggio di ritorno. Duro nel senso fisico (non ho mai guidato per così tanto tempo con la febbre alta) e duro nel senso morale poichè mi sembrava di partire per la guerra.

 

Nonostante la febbre, mi sono imbottito di farmaci e già dal giorno dopo ho incominciato a lavorare pur di non stare a casa. Mi son ritrovato le valigie tutte disfatte, gli armadi ordinati e lavato/stirato/rassettato ogni ben di Dio non conforme ai dettami di sora madre.

Perfettamente felice, per carità... Però un po' mi sfastidia.

 

Per quanto riguarda il lavoro, diciamo che prima non ne ero convintissimo... Ora ho dei dubbi atroci che non so come risolvere e che via via si materializzano davanti a me (favoritismi familiari, contratti non chiari (o non esistenti), paga non dichiarata (non so quanto prenderò)...)etc... Devo approfondire, ma approfondendo non credo di poter risolvere la questione "Firenze" tentando un rientro improbabile.

 

Per quanto riguarda, infine, la conoscenza di nuove persone, grazie a Korio mio conterraneo, sono riuscito (SPERO) ad essere entrato in un piccolo universo che quando ero qui in "vacanza" lasciavo a Firenze. Sarà un'altra prova messa sul mio percorso gestire la questione con i miei (dove vai? che fai? con chi?)...

 

Contrariamente a quanto succedeva anni fa, mi continuano a dire "non fare tardi/dove vai/con chi vai/guida piano/stai attento" però mi son trovato sabato sera (domenica mattina) mia madre in piedi alle 4 di notte perchè SICURAMENTE non mi ha visto al letto. Lei si è trincerata dietro una scusa qualsiasi, ma è stata la cosa che mi ha dato più fastidio. Certo entra in gioco il discorso "quando sarai genitore anche te" (magari!!!!!), però diciamo che tra cellulari (dove ho spesso invitato a rompermi i coglioni per sapere dove fossi, cosa che non hanno mai fatto), e fiducia in me siamo molto carenti. Sanno che sono (e lo sono davvero) una persona responsabile e comunque mi farei vivo per ogni problema e loro possono aver conferma per ogni "sesto senso" però... si eccede...

Questo, infine, mi creerà degli eventuali problemi se un giorno [mode fantasia ON] dovessi rimanere fuori casa per un qualcosa di speciale estemporaneo e non rientrassi ad orari ortodossi... [mode fantasia OFF] o di programmato se volessi dormire fuori per altre questioni (perchè? con chi? che fai? etc...)...

 

Appena ci sono sviluppi vi terrò aggiornato...

 

Grazie dei post precedenti! :rotfl:

Link to comment
Share on other sites

Be' dai, per adesso non sembra che vada troppo male!  :rotfl:

Per la questione "genitori apprensivi" direi che i tuoi rientrano nella norma... magari fra un po' di tempo cominceranno a preoccuparsi di meno.

Link to comment
Share on other sites

mmm che bel viaggetto... :-S

 

Per quanto riguarda il lavoro, diciamo che prima non ne ero convintissimo... Ora ho dei dubbi atroci che non so come risolvere e che via via si materializzano davanti a me (favoritismi familiari, contratti non chiari (o non esistenti), paga non dichiarata (non so quanto prenderò)...)etc... Devo approfondire, ma approfondendo non credo di poter risolvere la questione "Firenze" tentando un rientro improbabile.

Adesso sei arrivato e già vuoi tornare a Firenze?

Aspetta di vedere come vanno le cose, mi sembra affrettato dire certe cose

 

Per quanto riguarda, infine, la conoscenza di nuove persone, grazie a Korio mio conterraneo, sono riuscito (SPERO) ad essere entrato in un piccolo universo che quando ero qui in "vacanza" lasciavo a Firenze. Sarà un'altra prova messa sul mio percorso gestire la questione con i miei (dove vai? che fai? con chi?)...

Questa mi sembra una buona cosa. Spero che queste persone che stai conoscendo siano brave.

 

Purtroppo e per fortuna aggiungerei.. i genitori sono apprensivi.

"per fortuna" perché fanno capire che si preoccupano per te e non è una mancanza di fiducia perché anche a me è capitato di dover aspettare una persona di notte che tardava a rientrare ed effettivamente arrivi anche ad andare fuori dalla realtà pensando chissà quali cose.

"purtroppo" perché cmq quello scritto sopra provoca uno svantaggio per la privacy.

ovviamente se dovessero continuare.. rinfaccia che a Firenze avevi le tue libertà senza che nessuno ti controllasse

 

 

tienici informati :rotfl:

Link to comment
Share on other sites

quoto completamente monty e ziguli, nn é che vada così male e poi devi aspettare un attimo per valutare seriamente. Per quanto riguarda l'apprensività dei genitori, non lo fanno con cattiveria o per inquisizione, si preoccupano. É difficile da capire per noi giovani di oggi, ma é così, non si addormentano sereni se sanno che c'é ancora fuori qualcuno. Lo fanno i miei anche con mio fratello più grande. Piano piano si abitueranno e diventerà più semplice la convivenza! Ne sono sicuro

 

Per le classiche domande: dove vai con chi, quando torni, cerca di rispondere sinceramente, dì che esci con amici in tal locale/bar/pizzeria/casa di amico. E per far stare tranquilli i tuoi se non torni, o torni tardi mandagli un messaggio sul cell: faccio tardi /dormo da un amico. É semplice semplice e anche se ti sembra assurdo dover fare certe cose a 25 anni, li fai felici e li fai stare più tranquilli. Spesso con un minimo di collaborazione e immedesimazione ne giova molto il quieto vivere.

Non ti abbattere ,anche per il lavoro, magari é diverso dalle tue aspettative però cerca di frequentarlo positivamente.

 

Spero di non aver detto cose banali, sono quelle che mi sono venute in mente ora, ciao

Link to comment
Share on other sites

 

Questa mi sembra una buona cosa. Spero che queste persone che stai conoscendo siano brave.

 

 

Come " speri che siano brave"??????

 

Ma che gente pensi io frequenti??? e comunque ha 27 anni, nonso, non ne ha 15. Credo che sia ben in grado di valutare da solo

Link to comment
Share on other sites

Come " speri che siano brave"??????

 

Ma che gente pensi io frequenti??? e comunque ha 27 anni, nonso, non ne ha 15. Credo che sia ben in grado di valutare da solo

 

 

Probabilmente voleva soltanto sottolineare il fatto che ci vuole tempo per scoprire se diventeranno validi amici, o se rimarranno solo semplici conoscenze.

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

×
×
  • Create New...