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Destinati ad essere soli (Lost Cit.)


Steve174

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L'altro giorno guardando una delle tante puntate di Lost (finalmente sono arrivato all'ultima stagione... :look:)..Sawyer (vabè un tizio, diciamo in maniera riduttiva "il cattivo ragazzo") dice a Kate (nà figa ma anche lei "cattiva ragazza"): "Certe persone sono destinate ad essere sole"

(Il senso era quello poi non ricordo esattamente le parole, vabè dettagli...)

 

Da qui sorge la domanda, posto che per la psicologia, l'uomo in sè è un animale sociale a priori, esistono persone che (allargando il discorso...) "funzionano meglio da sole che in un ambiente sociale  o in una relazione a due?"

 

Uhm via forum faccio difficoltà ad esprimermi a volte, ma la sostanza è: vuoi per il destino, per il DNA, per la crescita della persona, secondo voi ci sono persone che sono destinate ad essere sole?

 

Attenzione io dico in generale, dalla classica solitudine cronica dei 18-20enni gay passando per l'etero 50 enne che vuole solo sveltine e non riesce a costruire nulla con una persona...

 

Oddio spero di essermi spiegato non vorrei fraintendeste il mio topic  :gh::asd:

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No, la solitudine non direi sia un destino. E' un qualcosa che si sceglie

o di cui si predeterminano le condizioni.

 

Molti anni fa poteva sembrare un destino per tutti i gay, ma i fatti si

sono incaricati di smentire l'assunto. L'alternativa omosessuale del

grande amore intorno ai 20 anni, a cui seguivano una serie di storielle

di durata max. 6 mesi, oppure ad una certa età il matrimonio e quindi

la normalizzazione eterosessuale, era il risultato storico di un contesto.

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posto che nessuno aspiri realmente alla solitudine (esclusi gli eremiti, forse)

sentirsi soli (che è diverso da essere soli) vuol dire respingere inconsapevolmente le occasioni di incontro

dall'inconsapevolezza di questo respingere nasce il meccanismo che proietta la propria solitudine nel "destino"

che insomma incolpa il mondo o gli altri come i fautori di questa solitudine

è un meccanismo inconsapevole ma la sofferenza che provoca è reale

io credo che spesso è solo uno specchio di un altro problema, che è quello del respingere se stessi, del non accettarsi,

del non conoscersi veramente, quindi del non amarsi

in realtà si respinge se stessi, e questo è proiettato all'esterno dicendo che è il mondo che ci respinge e ci isola

in questo senso la solitudine che si prova è la malattia ma è anche la medicina

vuol dire essere costretti a stare molto tempo con noi stessi e quindi avere occasione di conoscersi

nel momento in cui si acquista consapevolezza di se, e quindi ci si accetta,

automaticamente il mondo tornerà ad accorgersi di noi

una persona che si è realmente accettata e che si "ama" sprizza fascino da tutti i pori, è irresistibile

difficile che resti davvero sola

umh

non so se mi sono capito    :look:

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odio le domande psicologico-sociali perché è tutto talmente falso e relativo.

Ma chi é che può dire se siamo "animali sociali" o "animali solitari"?

Sono scelte che si fanno nella vita, o rinunce... è una questione personale, non generalizzabile e specialmente, non amplificabile ad alcuna categoria (ad es. omosex)

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"Esistono persone che funzionano meglio da sole o in una relazione a due"?

 

Cosa vuol dire "funzionare"?

Essere più produttivi? Più felici?

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"Esistono persone che funzionano meglio da sole o in una relazione a due"?

 

Cosa vuol dire "funzionare"?

Essere più produttivi? Più felici?

Come ho scritto è un concetto che avevo mi è spuntato in testa e ho dovuto buttar giù a parole  :look:

 

Ci vuole interpretazione sicuramente per quello che ho scritto e forse lascia anche spazio alla soggettività, ovviamente intendo capacità di stare con un'altra persona, sicuramente la felicità è una faccia di questa medaglia... :asd:

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odio terribilmente le frasi buoniste sulla solitudine del tipo "se uno è solo è perchè se lo va a cercare" perchè sono estremamente superficiali, la maggior parte delle persone non sa cosa vuol dire essere realmente soli perchè ha sempre un fondo di affettività, è come parlare di colori ai daltonici. in realtà la solitudine è una situazione estremamente condizionante, perchè ti toglie il senso del vivere con gli altri, ti fa sentire un antropologo in una civiltà estranea. è una cosa che ha il suo feedback, cioè più sei solo più questo ti porterà ad essere ancora più solo perchè questo verrà visto come un "fallimento sociale".

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Credo si debba tenere il distinto il piano delle emozioni ( sentirsi soli )

dal piano della esperienza ( lavorare soli e non fare squadra, vivere soli

e non convivere etc. etc. )

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...l'alternativa omosessuale del grande amore intorno ai 20 anni, a cui seguivano una serie di storielle

di durata max. 6 mesi...

 

OT: c'è una letteratura riguardo questo tipo di comportamento? Perchè descrive abbastanza la situazione di una persona che conosco, mi interesserebbe :look:

 

Poi, penso che la frase del telefilm fosse carica di pseudo-significato esistenziale...

Io non sono solo -cerco di star da solo quando devo far qualcosa di impegnativo, ma generalmente se mi trovo da solo è perchè non riesco a simpatizzare con la gente che ho attorno- eppure mi son sempre sentito "solo".

Forse anche perchè non ho ancora avuto una relazione amorosa abbastanza lunga tanto da sentirmi stabilmente "in coppia"...

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In che senso: esiste letteratura?

 

Tutta la saggistica LGBT sull'omosessualità affronta il tema,

vuoi in un'ottica storico politica, vuoi in un'ottica sociologica.

 

Forse tu sottintendi un approccio psicologico?

 

Ma per quello è molto più produttivo conoscere le persone

che vivono in quel determinato modo :afraid: Potrei fare almeno

una decina di esempi diversi di persone che ho conosciuto

meglio, di età diverse e con diversi caratteri, fra il centinaio

che probabilmente nel corso degli anni avrò incontrato.

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In che senso: esiste letteratura?

 

Tutta la saggistica LGBT sull'omosessualità affronta il tema,

vuoi in un'ottica storico politica, vuoi in un'ottica sociologica.

 

Forse tu sottintendi un approccio psicologico?

 

Eminentemente sì :afraid:

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Non ti interessano i modelli culturali di riferimento gay.

 

Però qui mi si pone un caso di coscienza non ti posso

fornire uno strumento interpretativo o di analisi, sostitutivo

del confronto con altri gay o amici gay. :afraid:

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Destinati o no ad essere soli, dipende innanzitutto dal fatto di crederci oppure no nel destino... Io penso che, a prescindere dall'orientamento sessuale, certe persone sia propense a rimanere sole, cioè a non instaurare rapporti più stretti di quelli che si possono coltivare durante le ore di scuola, di universitò, di lavoro e quant'altro; in breve intendo quel genere di rapporto che è necessario per sopravvivere quando ci si trova immersi in un lembo di società. Sì, penso pure che una della ragioni sia il fatto che si riesce "meglio" o che non si sia in grado di riuscire insieme e non c'è bisogno di andare troppo lontanto per spiergarlo: abbiamo tutti certe abitudini che vogliamo condurre immancabilmente da soli. Basta estendere e rendere più estremo questo pensiero per arrivare alla spiegazione.  Certo, la condizione omosessuale, aumenta di vari ordini di grandezza la probabilità di ridursi "soli" in senso lato, inutile negarlo. Certe volte la solitudine può anche essere un modo per difendersi o difendere qualcun altro da noi stessi, ma non è detto che sia il modo migliore. Inutile puntualizzare che il mio è un punto di vista nettamente imparziale, certe sensazioni si possono spiegare solo se si provano: è sempre la stessa storia.

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esperienza personale : al liceo muore un amico di cui ero innamorato e non riesco più ad innamorarmi...poi muore mia mamma...la famiglia si sgretola e a 18 anni vado a vivere da solo in un'altra città, studio , lavoro, mi diverto , ho degli amici validi ..ora ho 30 anni, vivo sempre da solo, sempre con amici validi. Non ho mai avuto una storia d'amore, forse perchè sono gay e non sono capace di dichiararmi, anche se sono "l'amico divertente",anche se  faccio ridere tutti e  mi piace divertirmi...sono comunque solo. Ma odio la mia solitudine, mi sveglio e non c'è nessuno nel letto con me. Se vedo o faccio qualcosa di bello, non riesco a  condividerlo con nessuno. Ora sono innamorato di un ragazzo molto più giovane che non posso avere perchè etero. E mi sento ancora più solo, ma nessuno lo sa. Quindi io posso sembrare un pò come Sawyer, che sono destinato a stare da solo...ma se ci penso mi terrorizzo.

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credo che alcune persone siano meno fortunate di altre... ma questo a prescindere dall'identità sessuale, dal sesso, dal lavoro ecc... credo che come ci sono eterosessuali che rimangono soli per un breve o lungo periodo di tempo, ci siano anche gli omosessuali, i transessuali e i bisessuali. tutti insomma..! ma questo dipende da come si è (fisicamente e caratterialmente) e da come ci si pone, ma anche dal contesto sociale nel quale si vive... e poi dipende anche da chi abbiamo di fronte a noi... insomma le variabili sono molte e non credo sia possibile dare una risposta chiara ed unica a tale quesito, di sicuro c'è solo che la vita è fatta di scelte, nostre o degli altri... punto  :afraid:

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non ci sono persone nate per restare sole...esperienze di vita , amicizie sbagliate, insicurezze nostre possono portarci a rimanere soli, situazioni dalle quali è difficile uscire, credo ci voglia una grande forza per riuscire a cambiare le cose , molte volte può sembrare difficile...ma non esiste un destino già scritto bisogna provare a cambiare ciò che non ci va bene!!!!!!

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