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Il mito della biga alata


Isher

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Chiunque ha fatto un po' di Filosofia al Liceo si ricorderà il mito della biga alata creato da Platone.

C'è un auriga che tiene un giogo di cavalli facendo una specie di scorribanda nell'Universo. L'auriga rappresenta la Ragione.

 

I destrieri che conducono la biga sono due: un meraviglioso cavallo bianco, nobile, lucente, docile, che asseconda i comando dell'auriga e lo aiuta a condurre la biga in modo tale che questi possa vedere il cielo, avere cioè la visione della Verità. Rappresenta l'Animo: un'aspirazione naturalmente volta verso il bene e il positivo.

 

Il cavallo nero ha un occhio intinto di sangue, ha violenza marcata, è ribelle, e trascina la biga verso il basso, impedendo all'auriga di avere la contemplazione della verità. Rappresenta l'Appetito carnale, il mondo delle passioni disordinate.

 

In una università americana dove ci sono Bianchi e Neri un professore che tratta di questo mito a lezione avverte una forte disapprovazione del suo uditorio e un forte invito a non trattarne, da parte dei neri. La seconda volta che torna in visita a quell'Università, per un ciclo di lezioni, espunge dal programma il mito platonico, non se la sente di parlarne, tanto è forte la muta protesta.

 

Per me è giusto che abbia fatto così. La reazione dei Neri è comprensibile. Per voi?

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Per me non è comprensibile e dimostra ignoranza. Allora non studiamo nemmeno Sant'Agostino e il male come "assenza di bene" e quindi "buco nero"?

I neri non possono sentirsi chiamati in causa per questo, nero e bianco sono colori che hanno simbologie da secoli e secoli, nulla a che vedere col colore della pelle o questioni razziali e dovrebbero rendersene conto se hanno un minimo di basi.

In conclusione, per me strappare pagine dalla cultura è sempre un'azione bassa, qualsiasi sia il motivo.

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Allora siccome pratico stregoneria dovrei rifiutarmi di studiare l'Inquisizione?

Per me la cultura è al di sopra, poi ci si fa le proprie idee e i propri princìpi morali. Sarò sempre il primo a combattere i razzismi, ma eliminando la cultura si elimina proprio l'arma più potente in questo senso.

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provengo da una brutta nottata quindi spiegatemi se ho capito male.

 

quindi i neri (gente di colore) devono sentirsi presi in causa perché il colore nero è sinonimo di malvagità? non mi sembra proprio il motivo... è sempre stato così, per la letteratura e superstizioni. penso, e spero, chi abbia inventato questi schemi non lo abbia certo fatto per offendere questa o quella etnia, e in ogni caso a me non sarebbe mai venuta in mente

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Perché tu sei bianco e sei sempre vissuto in un Paese tutto di bianchi, Roj.

 

Ma quando ti si presentano due immagini archetipiche (due: non sette, bada bene), una Bianca e una Nera, e a quest'ultima sono associate

solo valori negativi, mentre alla Bianca sono associati solo valori positivi, tu nero avverti una enorme violenza.

 

Non è vero che bianco e nero sono dissociabili da questi due archetipi platonici (Dario: «non hanno a che vedere col colore della pelle»),

è vero esattamente il contrario.

 

Capisco che la cultura deve essere rispettata, ma la cultura deve essere rispettante altrimenti la si può rifiutare.

Nell'immensa opera di Platone, quel mito non è più utilizzabile di fronte a un uditorio razziale bianco/nero.

Oppure può essere utilizzato solo a patto di diventare a sua volta oggetto di critica, quindi di una altra cultura che lo critica.

Ma tal quale, è improponibile, in quel contesto.

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Il colore nero è taboo dai primordi della storia del pensiero.

Divinità oscure, gli abissi marini in cui vive Tiamat, le tentazioni di Lilith, Hecate ai trivi, il Chaos primordiale da cui si è originato il Cosmo: tutto nero.

Nulla a che vedere con le varie etnie dal colore scuro di pelle. Sono associazioni forzate e false.

E in ogni caso la vita e il pensiero di Hitler (e anche di Fichte, i Discorsi alla nazione tedesca non sono da meno in quanto a senso di superiorità) si studiano in tutte le scuole: gli ebrei devono sentirsi offesi?

 

Divenire oggetto di critica, hai detto benissimo: il mito della biga alata può continuare ad esistere, se spiegato nel giusto modo, dando ai simboli i giusti significati e soprattutto contestualizzando gli argomenti oggetto di studio. Mi sembra un lavoro che qualsiasi professore debba affrontare, per qualsiasi cosa. Certo, eliminare è molto più facile e indolore, ma così non si fa cultura e quell'università non è degna di questo nome.

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Sì, Dario, ma tu devi ammettere che non partecipi simpateticamente alla violenza che subisce un Nero di fronte a quel mito.

 

E continuo a non capire perché dici che il Nero non va associato al colore della pelle. E' vero il contrario.

 

Il nero è un simbolo negativo, io sono nero, io mi trovo rappresentato da una simbologia negativa.

 

Questo è quello che pensa un nero, e dirgli: guardi che il nero NON rappresenta il colore della sua pelle

è controfattuale, perché rappresenta proprio il colore della pelle del cavallo, che a sua volta rappresenta

una serie di cose negative.

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Ma su questo sono assolutamente d'accordo! Quello che voglio dire è che eliminare pagine di conoscenza non è il modo migliore per far sentire meglio le persone storicamente oppresse.

 

Ogni anno c'è la giornata di memoria dell'Olocausto, Schindler's List e Il pianista passano su tutti i canali anche se ormai li conosciamo a memoria, Hitler e i campi di sterminio fanno parte dei programmi ministeriali in ogni scuola e per ogni età, la persecuzione delle streghe idem, la storia dell'Apartheid idem con patate. Non capisco perchè un mito di Platone risulti così offensivo a questo punto.

 

Contestualizzare: "Platone la pensava così, ma i tempi erano quelli, c'era quella cultura, ora nessuno ci crede più che il cavallo nero sia quello cattivo etc etc etc." Ci vuole molto?

 

Non è ammissibile che un domani nessuno sappia più cos'è il mito della biga alata pur avendo una laurea in Filosofia in mano, semplicemente perchè vi era un simbolo considerato offensivo.

 

Anche perchè se vogliamo eliminare ogni riferimento al nero come negatività nella cultura occidentale, ci rimane solo Saffo alla fine. :asd:

 

Conoscere e studiare tutto a 360°, poi scegliere da che parte stare e combattere di conseguenza. Non vedo alternative, se vogliamo svegliarci dall'ignoranza dilagante.

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Contestualizzare: "Platone la pensava così, ma i tempi erano quelli, c'era quella cultura, ora nessuno ci crede più che il cavallo nero sia quello cattivo etc etc etc." Ci vuole molto?

 

 

Ma il ragazzo nero potrebbe ribattere che non è affatto vero che oggi nessuno ci crede più all'equazione nero=cattivo.

E potrebbe portare sonori e dolorosi esempi del contrario.

Attenzione che il contestualizzare non diventi una edificazione, leggermente ipocrita.

 

Io se dovessi «contestualizzare» precederei all'opposto: per prima cosa riconoscerei tutta la simbologia negativa che c'è nel cavallo nero

e nel nero, e giustificherei lo studio di quel mito proprio come documento della conoscenza di questa storia simbolica.

Poi ammetterei che il simbolo ha un'influenza sulla percezione della realtà e sull'immaginario delle persone.

Solo dopo spiegherei la filosofia di Platone, nella quale si può fare a meno di quell'immagine divenuta oggi infelice, e

parlerei della filosofia in senso astratto: quest'ultima è ciò che bisogna salvare, non il mito della biga alata.

 

La verità è che la cultura non è nata per essere rispettosa del colore della pelle o di qualsiasi altra determinazione strettamente antropologica

degli esseri umani. Pensa a un testo potentemente, violentemente antisemita come il Mercante di Venezia.

Dobbiamo accettare che la cultura è merda e cioccolato misti insieme. Non è pura; e ha responsabilità.

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Come la Biga Alata offende i Neri virtuosi,

non sarebbe meglio parlare di politica

evitando i riferimenti alla "sinistra"

per non offendere i mancini conservatori?

 

Quando mi spiegarono Platone

sentii la muta disapprovazione della classe

di fronte a una dottrina che squalificava l'amore eterosessuale.

Fortunatamente gli etero erano la maggioranza

e nessuno si chiese se fosse politicamente corretto

cassare dalla dottrina platonica la distinzione tra "Uranio" e "Pandemio"

per evitare di urtare la loro sensibilità.

 

Per "criticare" è fondamentale il "non tacere".

E' giusto che gli Atei sappiano che Locke non li avrebbe tollerati,

e' giusto che i Gay sappiano che Dante li avrebbe messi all'Inferno

ed è giusto che i divorziati (o i loro figli) conoscano la condanna del Vangelo

o che gli Ebrei non ignorino "Il Mercante di Venezia".

E queste sono condanne vere non simboliche come il colore dei cavalli!

 

Se censuriamo il simbolismo, cosa ne faremo dei contenuti?

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Direi che partire dal riconoscimento della simbologia negativa legata

al nero sia un buon approccio, perchè si affronta la realtà senza comode

autocensure e si dà al contempo una lettura che fornisce allo studente

nero gli strumenti, necessari in primo luogo a lui, per controbattere le

simbologie negative.

 

D'altronde sull'antisemitismo già si procede così. Nessuno si limiterebbe

a contestualizzare l'antisemitismo medievale dopo l'olocausto, se ne dà

una precisa lettura.

 

Il tacere è la reazione di un professore che di fronte ad un problema

diverso o più sottile, si sente impreparato e spiazzato perchè non lo

ha capito e/o non lo sa affrontare. 

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Mi sembra una protesta inutile, probabilmente non avevano voglia di fare filosofia!

Nella mia scuola in America si era trattato l'argomento ma non c'erano state proteste che inneggiavano al razzismo! Così come in letteratura inglese avevamo fatto Otello (e la classe, English 4, era composta da me, un tedesco, una giapponese e una ventina di neri ghetto, proprio quelli stereotipati from da hood che non sapevano leggere -giuro!-) ma nessuno si era sentito un killer solo perché Otello è moro ed uccide Desdemona!

Ma poi, a parte che la pelle nera non è nera ma è marrone e il cavallo della biga era totalmente nero, se mi sentissi offeso dal Fedro, che è del 400 a.C., potrei farci ben poco dato che Platone è putrefatto e non può correggere l'eventuale "politically uncorrect" riferimento al nero del cavallo nero. E studiando filosofia, dovrei comunque, offeso o no, studiare un dialogo platonico tanto importante! Non posso mettermi a fare i capricci perché il cavallo nero è portatore di negatività! E se il cavallo avesse gli occhi rossi e i denti gialli? Allora i nativi americani ne approfitterebbero per gridare la loro protesta seguiti dagli asiatici, lamentandosi di avere il colore della loro pelle associato a simboli negativi? UFF!

Il silenzio del professore lo interpreto come un'incapacità di reagire perché se hai davanti tante nere minacciose e urlanti (raggiungono tonalità acute ed inimmaginabili) te la fai addosso e fuggi.

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Si pretende di applicare del relativismo culturale in un mondo che non aveva idea di cosa fosse. La decontestualizzazione è sempre un'operazione pericolosa che porta a interpretazioni molto soggettive e altamente opinabili.

Pur Platone conoscendo popolazioni con la pelle scura non si è mai sognato di creare un dualismo bianco-nero che avesse riferimenti all'etnie della gente. Allo stesso modo Tacito non intendeva nella Germania elogiare la razza ariana ma estrapolando pochi passi sembra proprio così.

 

Il mito va quindi interpretato in un contesto definito e accettarlo per la mentalità dell'epoca.

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Davvero bella la domanda! Interessante!

 

A me sembra che sia una rivendicazione infondata e fuori luogo! Ragazzi, scherziamo?! Il nero e il bianco in Platone non hanno niente a che vedere con il colore della pelle o con l'individuazione o classificazione di una particolare etnia.

Anche se Platone fosse stato razzista, di certo non avrebbe esemplato la sua idea di razza superiore o inferiore, facendo questo tipo di riferimenti. Poi, scusatemi, ma io il cavallo nero non lo immagino proprio del colore della pelle di un ragazzo africano! Così il bianco non lo penso proprio in riferimento alla razza europea, nè per colore, nè per ciò che simboleggia.

 

La simbologia del nero non è nata per strizzare l'occhio ai bianchi e discriminare i neri, ma è legata al mondo sottorraneo, all'oscurità, alle tenebre, alla notte, all'oblio. Alla morte. E' il nero delle donne in lutto. Anche la morte è nera! Allora, bisognerebbe offendersi perchè le donne si vestono completamente di nero quando muore un loro parente caro o il proprio marito (così come fanno gli uomini, d'altra parte)? Muore uno e lei si veste di nero. E quel nero è lo stesso della mia pelle. Non è una cosa tanto carina! No. Il nero in quel caso, non ha niente a che fare con la pelle: ha tutto un altro valore.

Quando si dice "Attento, chè arriva l'uomo nero!" a cosa si allude? A un povero immigrato in cerca di lavoro o disperato? No. Ci si riferisce a un'ombra, a un essere indefinito, che, proprio perchè non si conosce e non si descrive razionalmente, fa paura.

Così deve essere recepito il cavallo nero; stiamo attenti a dare una lettura sbagliata delle cose.

 

Il cavallo nero è simbolo dell'irrazionalità (il Romanticismo, poi, ci ha insegnato che non è per forza negativa e ha fatto del nero la sua "atmosfera" d'elezione! Così il Decadentismo in Italia eccecc; "Vorrei essere tutto tranne quell'animale che è così orgoglioso di essere razionale" -jhon Wilmot, scrittore e libertino di fine '600) ed è la stessa cosa della paura del buio. Il cavallo nero è il buio. Il buio. Non la pelle scura.

E' solo un caso che i neri si ritrovino ad avere, per motivi biologici che tutti sappiamo, la pelle del colore simile a quello della notte che, anche nei loro stessi riti di stregoneria e religiosi simboleggia il brivido, il male. Non per questo bisogna demonizzare Platone o gli stregoni dell'Africa profonda.

 

Il bianco e il nero, soprattutto in letteratura e nella religione, in poesia, non hanno riferimenti contingenti e/o politici; sono segni di due elementi opposti. Potremmo benissimo chiamare nero il bianco e bianco il nero, se solo l'essere umano non avesse mai concepito come vitali il sole e la luce, al contrario della luna e dell'oscurità.

Era impossibile per Platone concepire il nero come razionale e il bianco come irrazionale e quindi (secondo la SUA filosofia) negativo; negativo non per motivi di superiorità razziale, ma perchè è la luce che delinea gli oggetti che ci circondano, che ci fa vedere la realtà, il mondo, la verità; il buio offusca la vista, è colore della notte, del pericolo, delle passioni proibite durante il giorno, dello sfogo irrazionale, della follia. Il cosmos e il caos. L'apeiron.

 

 

Al di là di questo caso particolare, io credo che in generale non si possa cercare di moralizzare la filosofia e la letteratura e tutta l'arte. Si snaturerebbero. Bisogna rispettare il pensiero di ciascuno. Spesso mi è capitato di interpretare, in alcune commedie teatrali, la parte del tipico ragazzotto spavaldo e omofobo. Ma non per questo mi sento di aver tradito me stesso e ciò che sono e ciò per cui mi batto giorno per giorno. Si sa che la commedia ha i suoi meccanismi; che fa leva sui tipi fissi, sugli stereotipi, sulle allusioni sessuali: così come fa dell'ironia sull'omosessuale, la fa sulla donna "casa e chiesa" e sul contadino e sul cafone che si arricchisce e sulla ragazza disinibita, provocando in tutti questi casi le risate delle persone. Così credo che, anche quando l'arte dice qualcosa che va contro i nostri personali interessi o contro il nostro senso della giustizia, noi dobbiamo rispettarla, senza dare di lei una visione moralistica, senza porre freni o censure. E' normale che, poi, per spiegare tante differenze tra la nostra sensibilità e quella del passato, ricorriamo allo strumento della contestualizzazione.

 

La spinta moralizzatrice dei ragazzi che hanno dato vita alla "protesta contro il cavallo nero di Platone", è la stessa che ha portato per anni a negare l'omosessualità di tanti scrittori e filosofi e a dare scarso rilievo ai componimenti omoerotici (tanti tanti veramente tanti) di grandi poeti greci, come Stesicoro, di cui nessuno, o davvero pochi, sanno qualcosa.

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E se il cavallo avesse gli occhi rossi e i denti gialli? Allora i nativi americani ne approfitterebbero per gridare la loro protesta seguiti dagli asiatici, lamentandosi di avere il colore della loro pelle associato a simboli negativi? UFF!

 

in realtà se la prenderebbero con te per aver insinuato che i nativi americani sono "pellerossa" perchè probabilmente lo riterrebbero offensivo...

 

in queste situazioni avrei dato una spegazione a prova di stupido del tipo "il cavallo nero è una figura puramente simbolica che non intende minimamente denigrare le persone di colore"

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Guest JackSkellington

Mmmmh dubito che Platone quando ha scritto il mito volesse discriminare le persone di colore,o ci fosse alla base del razzismo!!la protesta,seppure muta,è stata inutile..probabilmente ha usato il nero perchè rappresenta il colore dell'oscurità della notte!!

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E se il cavallo avesse gli occhi rossi e i denti gialli? Allora i nativi americani ne approfitterebbero per gridare la loro protesta seguiti dagli asiatici, lamentandosi di avere il colore della loro pelle associato a simboli negativi? UFF!

 

in realtà se la prenderebbero con te per aver insinuato che i nativi americani sono "pellerossa" perchè probabilmente lo riterrebbero offensivo...

 

Effettivamente le persone che ho conosciuto discendenti dai nativi americani erano più olivastri... quindi correggo la precedente affermazione ipotizzando che il cavallo nero abbia i denti gialli e gli occhi verdi! :ok:

 

io quando ho studiato il mito non sapevo ci fossero cavalli bianchi e neri:

pensavo ce ne fosse uno educato e l'altro imbizzarrito.

 

 

Effettivamente anche io non ricordo che i cavalli avessero un colore...

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Non parlare tout court del mito mi sembra una soluzione idiota. C'erano altri modi per affrontare il problema, per esempio:

 

1) Metodo più tranquillo. Raccontare il mito, omettendo il colore dei cavalli. Non mi sembra che il messaggio di Platone ne risenta. Se dico che uno dei cavalli ha gli occhi iniettati di sangue, trascina la biga verso il basso e rappresenta l'appetito carnale, credo che il messaggio sia chiaro lo stesso.

 

2) Metodo migliore. Illustrare il mito così com'è, ma affrontare la discussione della simbologia cromatica. Tanto per fare un esempio a noi più vicino, un professore che si trovi a spiegare il canto XV dell'Inferno della Divina Commedia non può non dire che tale girone è dedicato ai sodomiti. Potrebbe però approfittare di questa occasione per mostrare come si sia evoluta la concezione dell'omosessualità nel tempo.

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"Attenzione, il seguente intervento è satirico"

 

Loup-Garou,

io ometterei anche il fatto

che trascini la Biga verso il "basso".

Non basta dire verso la "direzione sbagliata"?

 

Il senso di inferiorità dovuto alla statura,

il bullismo verso i ragazzi bassi,

non è anche causato da un codice simbolico

che voglia la "bassezza" sinonimo di negatività morale?

 

Perché lo "Animo Nero" è politicamente scorretto

e la "Bassa Morale" non lo è? Te lo spiego io.

E' sempre colpa della Sinistra, pronta a schierarsi coi Neri

ma altrettanto odiosa quando chiama "nano pelato" il nostro Premier!

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Non puoi però fare l'esempio di un nano che è anche

moralmente basso, il fattore discriminante ci sarebbe

solo nel caso di estensione a tutti i nani della medesima

caratteristica.

 

E poi non trascurerei "la virtù meno apparente, fra tutte le virtù

la più indecente"...ed in ogni caso, satira per satira, non trascurerei

la Vendetta del nano... :ok: ( che all'epoca era un Giudice )

 

http://www.youtube.com/watch?v=SbDTObCsvw0&feature=related

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Almadel, forse dovresti rileggere il mio intervento, per accorgerti che, ahimé, la tua satira è sprecata.

 

La domanda era come risolvere un problema specifico, causato dal fatto che un professore sentiva che un pubblico di neri si sarebbe sentito offeso dalla questione cromatica del mito. Di fronte a un pubblico di bassi avrebbe potuto avere la sensazione che proponi tu. E avrebbe potuto adottare la relativa soluzione. Il pubblico influenza sempre il discorso che si fa.

 

Poi, come ti renderai conto da solo, anch'io mi rendo conto che questa è solo una soluzione di comodo, semplice da attuare per il professore, ma meno dannosa rispetto a saltare direttamente una parte del programma. Infatti ne indico un'altra come soluzione migliore.

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Ma secondo voi i gay si sentono un po' le "pecore nere" del branco?

Perchè c'è anche un problema di scelta dell'animale...

 

Laddove si parli di estetica un gay sa guardare con commiserazione

il patetico tentativo di trapiantare peli dalla coda sulla criniera... :ok:

Quello è un errore che il nano pelato, se fosse gay, non avrebbe

fatto.

 

Laddove si parli di statura morale il nano di De Andrè alla fine

diventa proprio la carogna della maldicenza:

" prima di genuflettermi nell'ora dell'addio, non conoscendo

affatto la statura di Dio..."

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