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Episodi di omofobia nel mondo: omicidi e violenze


Sweet

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Questo è il link alla notizia data dal Corriere:http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/04_Aprile/05/scuola_suicida_gay.shtmlProvo sgomento e rabbia per ciò che ho letto. Le parole della dirigente scolastica sono agghiaccianti nello sforzo di "minimizzare" l'accaduto: "Non c’era alcun bullismo né l’intenzione di far male".Che sarà mai? Spero che Grillini e altri non si limitino a scrivere il solito comunicato stampa e che promuovano iniziative concrete atte a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo argomento.

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io avrei iniziato con l'iscrizione nel registro degli indagati dei compagni di scuola: ipotesi di reato istigazione al suicidio

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Non parliamo poi del ministro Fioroni che, circa il bullismo, dice "il fenomeno e sopravvalutato" . :eh:Anche un certo tipo di psicologia pop che blatera che "anche i bulli sono vittime di se stessi" e quasi colpevolizza le vittime deve salire sul banco degli imputati.E' ora di finirla., le uniche, vere vittime sono quelli che subiscono le angherie di questi talebani scolastici, e gli insegnanti e i genitori dei piccoli delinquenti che minimizzano! :P

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Scusatemi, ma in giro per il web non riesco a trovare le dichiarazioni della preside, qualcuno potrebbe fornirmi un link?Riguardo alla notizia in se, certo fa "clamore", ancora una volta viene evidenziata una forma di bullisimo; non me la sento di dare la colpa ai compagni di scuola di questo ragazzo, credo che il problema (a monte) sia esclusivamente di una non volontà politica di creare situazioni preposte a far sparire con il passare delle generazioni queste forme di razzismo.Quante volte a scuola si è stati presi in giro? a me davano della femminuccia perchè a liceo non giocavo a calcio (d'altronde non mi spiace come sport), tutti i giorni a sentirsi chiamare femminuccia, sentirsi prendere in giro, cosa fare in questi casi? vai a dirlo ai genitori? ai tuoi insegnanti? a quindici anni? troppo orgoglio generalmente, credo (ma non per questo giustifico) di più a queste dichiarazioni:[..] Forse i suoi compagni non capivano fino in fondo quanto lo ferivano con quelle frasi, ma per Marco, 16 anni, seconda superiore in un grande istituto tecnico, quel tormentone durato un anno e mezzo è stato troppo [..]Non li voglio in alcun modo giustificare, ma la scemenza a quell'età regna sovrana, non si ha coscienza del valore delle parole pronunciate (frocio, rottoinculo, gay, certo sanno cosa significano quelle parole, ma ad una certa età è difficile rendersi conto dell'effetto che possono avere le stesse).Non siamo tutti uguali, c'è chi riesce a farsi rispettare, chi sopporta e chi purtroppo... non ce la fa, ed arriva a gesti estremi; il suicidio/tentato suicidio sono l'esternazione di un disagio, la madre e gli insegnanti lo avevano colto, e hanno cercato di risolvere mediando all'interno della scuola; la colpa è dell'ignoranza (in senso di non conoscenza) delle persone, e finchè (a mio parere) non ci sarà la volontà politica di eliminarla passo passo (anche con leggi dure) non si andrà da nessuna parte, e fatti come questi continueranno a succedere.Non so voi, ma leggere l'ultima parte dell'articolo mi ha messo un'angoscia...Lunedì mattina, Marco è uscito alle 8 come al solito, ma poi ci ha ripensato ed è rientrato a casa: «Non voglio andare a scuola, mamma, sono stanco, lasciami riposare». Era così bravo, i suoi voti era così alti che la signora Luisa non si è preoccupata. Martedì mattina Marco ha rassicurato la madre: «E' tutto a posto, ripasso la lezione e vado a scuola, vai a lavorare tranquilla ». L’ha lasciata uscire, poi si è ucciso. In quella lettera che ora è in mano ai carabinieri il suo ultimo, disperato, atto di accusa.

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io venivo picchiato direttamente.in seconda superiore.non e' facile per nessunoper altri men che menomha io da questa vicenda oltre che indignarmiproporrei anche piu' incontri tra le associazioni gheis e gli istituti superioricosi come si invitano sessuologicriminologi zoologiinvitare anche persone che portano esperienze dirette e concrete del mondo omossesualeper dare ancheai giovini dei punti d'appoggio(molti non ne conoscono l'esistenza.dell'esistenza di tali associazioni dicone dei servizi che possono offrire.qui a bologna offrono assistenza ed incontri con esperti.)

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A Lux: mi spiace, ma io sono convinto che certi bulli lo facciano apposta: non solo sanno benissimo cosa vogliono dire certe parole, ma possono anche constatare ictu oculi l'effetto che hanno sulle vittime. E quei piccoli sadici ci sguazzano. Franti non è un'invenzione di De Amicis: ci sono persone che godono a far soffrire la gente.Per questi piccoli aguzzini ci vuole la tolleranza ZERO. E bisogna dire ai bambini che, in questi casi, avvertire gli insegnanti e genitori non è far la spia: è legittima difesa. E non mi interessa sapere se questi piccoli kapò vengono da famiglie disagiate, hanno dei complessi, eccetera: devono essere puniti severamente e gli deve esser fatto capire che il loro comportamento non è ammissibile. Se i bulletti venissero puniti più severamente, senza insegnanti che minimizzano, anche quelli con inclinazioni simili si darebbero una regolata.

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Però scusate, lui dalla madre c'è andato...( una domestica filippina con tre figli a carico )gli ha detto tutto ( 16 anni...)la madre ha capito ed è andata a scuola...ha parlato e protestato con la Preside...Cosa si poteva chiedere di più a quel ragazzo e a quella madre?Di fatto sono la scuola e la preside che non hanno voluto o saputo fare niente.

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Guest cranfan

Quando succedeva a me alle medie, se lo dicevo ai professori dicevano praticamente "Arrangiati", e dopo che per scappare dai soliti sputi dopo-scuola ero finito sotto una macchina, il preside disse ai miei genitori che era colpa mia che ero debole e dovevo reagire -.-'Non è cambiato proprio niente... :P

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ancora una volta viene evidenziata una forma di bullismo; non me la sento di dare la colpa ai compagni di scuola di questo ragazzoQuante volte a scuola si è stati presi in giro? a me davano della femminuccia perchè a liceo non giocavo a calcio (d'altronde non mi spiace come sport), tutti i giorni a sentirsi chiamare femminuccia, sentirsi prendere in giro, cosa fare in questi casi? vai a dirlo ai genitori? ai tuoi insegnanti? a quindici anni? troppo orgoglio generalmente Non li voglio in alcun modo giustificare, ma la scemenza a quell'età regna sovrana, non si ha coscienza del valore delle parole pronunciate (frocio, rottoinculo, gay, certo sanno cosa significano quelle parole, ma ad una certa età è difficile rendersi conto dell'effetto che possono avere le stesse).Non siamo tutti uguali, c'è chi riesce a farsi rispettare, chi sopporta e chi purtroppo... non ce la fa, ed arriva a gesti estremi; il suicidio/tentato suicidio sono l'esternazione di un disagio
Dissento completamente da te. La tua reazione è fiacca ed esprimi molti luoghi comuni. Parli come sta parlando quella preside, anzi peggio.Intanto ti faccio notare che il ragazzo (figlio di madre extracomunitaria filippina) si è perfettamente confidato con la madre la quale ha chiesto l'intervento dell'autorità scolastica. La preside si è limitata a sgridarli. Ti rendi conto di che cosa sia questo provvedimento, nella Scuola di oggi? Fa ridere. Il suicida ha poi lasciato una lettera. Che non è stata pubblicata dal Corriere. Gravissimo. Vorremmo invece sapere cosa si dice in questa lettera. E la Procura si appresta ad archiviare il caso. Senza fare indagini, senza vagliare le responsabilità dei dileggiatori e dei violenti. Assolti in partenza, cioè, impuniti e impunibili.Tu dici poi dici che a quell'età la scemenza regna sovrana, e liquidi tutto con questa frase. Di fatto, la cosa è un po' più complessa, Lux: a quell'età avviene la separazione tra eterosessuale e omosessuale; la separazione avviene da parte dell'etero con rigetto, dileggio, inferiorizzazione dell'omosessualità e del gay, che sfiora sempre la violenza, e in taluni casi la abbraccia.Tu sottolinei che tu ce l'hai fatta a reggere le "scemenze" mentre quel ragazzo non ce l'ha fatta: quasi fosse questo il problema: subire e salvarsi, o subire e morire. Quasi fosse una sua speciale debolezza, se si è suicidato, e non colpa delle violenza subita e dell'assenteismo di autorità scolastiche e compagni. Ma ti ricordo che i deboli hanno diritto ad essere «deboli» (se poi davvero lo sono così tanto o non sono stati piuttosto condotti all'esasperazione in un periodo in cui la formazione completa dell'individuo non è ancora avvenuta) e non devono necessariamente morire, e devono essere protetti dalle Istituzioni, dalla società e dalla giustizia tanto quanto i «forti». Aggiungi che non te la senti di dare la colpa ai compagni di scuola, cioè ai diretti responsabili e attori di quel continuo dileggio!In sostanza, tu accetti la società omofoba; non ti senti di dare la colpa agli omofobi; tendi a presentare chi è vittima di omofobia e giunge a suicidarsi come forse troppo debole per affrontare la dura realtà (o una realtà che poi forse non è troppo dura: vedi le "scemenze"), e per finire dichiari che il suicidio è l'espressione di un disagio. Su questo sono d'accordo: un anno e mezzo di dileggi provocano disagio. Ma tu forse vuoi suggerire che lui forse quel disagio se lo portava con sé e allora non è colpa dei compagni di scuola...Mah...
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La preside si è limitata a sgridarli. Ti rendi conto di che cosa sia questo provvedimento, nella Scuola di oggi? Fa ridere.
Non mi pare di aver scritto che è stato fatto tutto quanto in potere della preside, non farmi dire cose che non scritto.
Il suicida ha poi lasciato una lettera. Che non è stata pubblicata dal Corriere. Gravissimo. Vorremmo invece sapere cosa si dice in questa lettera. E la Procura si appresta ad archiviare il caso. Senza fare indagini, senza vagliare le responsabilità dei dileggiatori e dei violenti. Assolti in partenza, cioè, impuniti e impunibili.
non mi esprimo su fatti che non sono ancora avvenuti anche se probabilmente andrà come tu hai detto
Lux: a quell'età avviene la separazione tra eterosessuale e omosessuale; la separazione avviene da parte dell'etero con rigetto, dileggio, inferiorizzazione dell'omosessualità e del gay, che sfiora sempre la violenza, e in taluni casi la abbraccia.
si, ho vaghi ricordi di psicologia
Tu sottolinei che tu ce l'hai fatta a reggere le "scemenze" mentre quel ragazzo non ce l'ha fatta: quasi fosse questo il problema: subire e salvarsi, o subire e morire.
Assolutamente mai detta una cosa di questo genere e ne tantomeno ho dato ad intenderla, semplicemente di fronte ad un'azione si può agire in due modi, passivamente od attivamente; c'è chi riesce a trovare il coraggio e reagisce, chi per un motivo o per l'altro subisce (come ad esempio io alle medie)
Quasi fosse una sua speciale debolezza, se si è suicidato, e non colpa delle violenza subita e dell'assenteismo di autorità scolastiche e compagni. Ma ti ricordo che i deboli hanno diritto ad essere «deboli» (se poi davvero lo sono così tanto o non sono stati piuttosto condotti all'esasperazione in un periodo in cui la formazione completa dell'individuo non è ancora avvenuta) e non devono necessariamente morire, e devono essere protetti dalle Istituzioni, dalla società e dalla giustizia tanto quanto i «forti».
Su questo mi trovi totalmente daccordo, il problema è trovare un mezzo per "portare" democrazia negli ambienti scolastici, io sinceramente non ho idee
In sostanza, tu accetti la società omofoba; non ti senti di dare la colpa agli omofobi; tendi a presentare chi è vittima di omofobia e giunge a suicidarsi come forse troppo debole per affrontare la dura realtà (o una realtà che poi forse non è troppo dura: vedi le "scemenze"), e per finire dichiari che il suicidio è l'espressione di un disagio. Su questo sono d'accordo: un anno e mezzo di dileggi provocano disagio. Ma tu forse vuoi suggerire che lui forse quel disagio se lo portava con sé e allora non è colpa dei compagni di scuola...
Mi sembra che tu abbia esagerato nei miei confronti, hai tirato fuori una filosofia (presunta) della mia vita da dieci parole, non ho mai detto ne pensato cose di questo genere; non facciamo di ogni gay morto un martire per favore, perchè non è morto un gay, è morto un ragazzo di 16 anni, e la causa non era la sua omosessualità ma la società idiota che lo circonda, gay inclusi, e questo non è un luogo comune ma la pura realtà che ci circonda a mio parere.
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Non è stata "la società" :P: sono stati dei ragazzetti sadici che le autorità scolastiche non hanno fermato in tempo. Bisogna recuperare il senso della resppnsabilità personale, la cui perdita è una delle cause del degrado della società. No, che il ragazzo fosse gay o meno, che esistano pregiudizi idioti (tra cui quello che "chi è debole e non sa reagire ai bulli va colpevolizzato" Così si becca doppia razione, dai bulli e dagli idioti che dicono "E' colpa tua che non sai reagire!") di un tipo o di un altro, ci sono degli individui responsabili (nella misura in cui persone di quell'età possono esser considerati responsabili) di aver tormentato un ragazzo fino a spingerlo al suicidio. Quegli individui vanno puniti. Severamente.Insomma, a scuola si deve insegnare il rispetto per le altre persone, massimo per chi, per un qualsiasi motivo, è diverso dagli altri, nonchè il principio che le azioni hanno delle conseguenze, e di quelle conseguenze è responsabile chi le compie, tanto per cominciare, non "la società". Troppo comodo.

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Guest equalmarriage

Cosgrove...Chi è che infarcisce le menti di quei ragazzini col razzismo anti-gay?Chi è che spinge quei ragazzini a comportarsi in modo ostile alle diversità?Non crederai certo che gli episodi di razzismo e violenza razzista, a maggior ragione se avvengono fra ragazzini, capitino così... per caso??!!Troppo comodo prendersela con quei ragazzini... Questo atteggiamento svia dal vero problema, che è la società razzista.

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Infatti, occorre educare l'individuo alla tolleranza della diversità e al rispetto per le persone.la "società" può avere le colpe che vuoi, ma quei ragazzini, inflòuenzati che siano da tutto quel che vuoi tu, sono degli individui che vedono che una persona soffre in conseguenza dei loro atti: se insistono, vuol dire che accettano in qualche misura quelle conseguenze."Naturale" che tutto va commisurato all'età, e non mi sognerei mai di pensare che un ragazzino vada trattato alla stessa stregua di un adulto: evidentemente non sanno ancora distinguere completamernte il bene dal male. Ma un intervento più incisivo da parte della scuola ci doveva essere, anche a livello punitivo. Il tutto commisurato all'età, ovviamente.

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Infatti, occorre educare l'individuo alla tolleranza della diversità e al rispetto per le persone.
Esattamente il contrario di quello che sta accadendo oggi in Italia. Vessazioni di questo tipo ce ne sono sempre state a scuola, anche quando ci andavo io, ma non ricordo un clima così omofobo e ostile come quelle che si è creato in Italia negli ultimi anni grazie a chi sappiamo e che contribuisce sicuramente a "legittimare" gli atti vessatori di questi ragazzi che tanto piccoli poi non sono.
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non facciamo di ogni gay morto un martire per favore, perchè non è morto un gay, è morto un ragazzo di 16 anni, e la causa non era la sua omosessualità ma la società idiota che lo circonda, gay inclusi, e questo non è un luogo comune ma la pura realtà che ci circonda a mio parere.
«Non facciamone un martire?» Perché usi questo termine che non ho mai usato? E' del tutto fuori luogo, e francamente sgradevole. Qui c'è un suicidio di un gay determinato da un anno e mezzo di dileggi da parte di compagni di scuola. E' morto quindi un gay, per ragioni strettamenti inerenti la sua omosessualità, e la «società idiota» - concetto un po' vago e troppo conciliatorio - non c'entra niente: c'entrano l'omofobia, la persecuzione verbale, gli insulti subiti. Non vedo poi perché tu tiri in ballo i gay stessi, che faranno anche parte della società idiota, e magari saranno idioti essi stessi - è sempre possibile - ma non c'entrano nulla in questo caso.
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Riporto il comunicato stampa di Arcigay.“DANNOSI PER I GIOVANI GLI INSULTI DI POLITICI E PRELATI CONTRO I GAY” “Inquietanti le parole della preside della scuola: cos’è secondo lei il bullismo? Solo percosse o minacce a mano armata?”. Anche la scritta “Sensibilizziamo i culi diversi – SS”, nel video del ragazzo disabile picchiato in classe a Torino mesi fa, si riferiva ai gay. Secondo un’indagine europea su centinaia di studenti italiani, oltre il 53% sente spesso a scuola insultare i gay come “finocchi” e gli insegnanti non se ne accorgono.A scuola lo tormentavano da un anno e mezzo dicendogli che era gay, insultandolo e prendendolo in giro, e lui, uno studente di 16 anni di un istituto tecnico di Torino, racconta oggi il Corriere della Sera, non ce l’ha fatta più e si è ammazzato piantandosi un coltello nel petto e buttandosi dal quarto piano di casa. “La protesta della madre di Marco ha permesso di sollevare il velo su un fenomeno diffuso ma invisibile. Il suicidio di adolescenti gay e lesbiche vessati dai compagni di classe, e più in generale il bullismo anti-gay tra i banchi di scuola sono realtà spesso ignorate. Il caso di Torino è solo la punta di un iceberg”. Così il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, sul caso del ragazzo di Torino che si è tolto la vita.Da un’indagine finanziata dall’Unione europea e condotta nei mesi scorsi da Arcigay su quasi 500 studenti e insegnanti delle scuole superiori è emerso che più della metà dei ragazzi e delle ragazze (53,5%) sente pronunciare spesso o continuamente, a scuola, parole offensive come “finocchio” per indicare maschi omosessuali o percepiti come tali. Un altro 28% le sente usare qualche volta, il 14,6% raramente, e il 3,8% mai.Ma succede anche che dalle parole si passi ai fatti. A più del 10% degli studenti capita di vedere spesso o continuamente un ragazzo deriso, offeso o aggredito, a scuola, perché è o sembra omosessuale, e raramente qualcuno interviene a difesa della vittima. Non lo fa mai nessuno secondo il 19,2%, raramente per il 29,3%, non sa il 22,7%. I prof inoltre non se ne accorgono. Alla stessa domanda sul frequente verificarsi di episodi di derisione o aggressione risponde infatti positivamente lo 0% degli adulti intervistati, mentre l’83,6% dice di non aver mai assistito a niente di simile (www.arcigay.it/schoolmates).“I docenti tendono a sottovalutare il fenomeno del bullismo anti-gay – spiega Lo Giudice – anche perché molte volte gli episodi si verificano lontano dai loro occhi e dalle loro orecchie, ad esempio durante la ricreazione, nei corridoi, in giardino. Da altre ricerche risulta inoltre che i tentativi di suicidio tra i giovani omosessuali sono il doppio di quelli dei coetanei etero”.“Le parole della preside dell’istituto frequentato da Marco sono il segno di una inconsapevolezza inquietante della scuola italiana – denuncia Lo Giudice, che è anche insegnante in un liceo di Bologna -. Cosa significa che non c’era bullismo ma solo ‘sciocchi scherzi involontariamente crudeli’? Cos’è il bullismo per la scuola italiana? Solo percosse o minacce a mano armata? Non ci si rende conto di come possa essere devastante per la serena crescita di un adolescente gay o lesbica vivere in un ambiente, com’è la scuola italiana, in cui ‘frocio’ o ‘lesbica’ sono gli insulti più ricorrenti e offensivi?”“Di solito il fenomeno del bullismo anti-gay è aggravato dall’incomprensione della famiglia, che si aggiunge alla percezione di un diffuso rifiuto sociale. Per questo è ancor più intollerabile che, di fronte alla protesta di una madre attiva e coraggiosa, la scuola abbia minimizzato il problema”.“Solidarietà alla mamma di Marco per la sua perdita e per il coraggio di aver denunciato le violenze che suo figlio ha subito” viene espressa da Fabio Sacca, responsabile giovani di Arcigay. “Noi giovani omosessuali non ne possiamo più di essere considerati ‘figli di serie B’, ‘studenti di serie B’, ‘cittadini di serie B’. Oggi siamo soli di fronte alla violenza e ci sono tante troppe volte ragazzi come Marco che gettano la spugna. Se gli adulti hanno a cuore la crescita di tutti e tutte i giovani, si attivino per eliminare le cause di isolamento e di esclusione nei confronti degli omosessuali”.“Solo poche scuole italiane – continua ancora Lo Giudice - fra queste proprio una scuola torinese, l’Istituto Bodoni, hanno attivato interventi contro l’omofobia, cioè l’ostilità e il disprezzo verso le persone omosessuali. Manca del tutto una pianificazione da parte del ministero dell’Istruzione, in colpevole ritardo per motivi ideologici. Tutto questo, in un contesto in cui da parte di esponenti politici o religiosi di primo piano si susseguono ogni giorno argomentazioni razziste e pesantemente offensive nei confronti delle persone omosessuali, con grave danno della percezione di sé e dell’autostima di chi sta vivendo un processo di maturazione della propria identità”Sensibilizziamo i culi diversi – SS” era la frase che si vedeva campeggiare sulla lavagna di un’altra classe scolastica di Torino mentre veniva picchiato il ragazzo disabile nel noto video, finito su internet, da cui è poi scaturito il dibattito degli ultimi mesi sul bullismo. Alcuni studenti nei giorni successivi si “giustificarono”, come riportato dalla stampa, spiegando che quella frase corredata di simboli nazisti non si riferiva allo studente picchiato ma “ad una scenetta in cui degli studenti di quella classe si fingevano gay e facevano gli idioti”.Ufficio stampa Arcigay***AggiornamentoAnche Repubblica riporta la notizia in prima pagina, con qualche informazione in più:http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/cronaca/sedicenne-suicida/sedicenne-suicida/sedicenne-suicida.html

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Oggi mi è un abbastanza montata la rabbia guardando i telegiornali a ora di pranzo. In realtà me l'aspettavo che non si mettesse il dito nella piaga... ma neppure girarci attorno a chilometri di distanza come è stato fatto!Sia TG2 che TG1 han proposto quasi lo stesso servizio: la madre che farfuglia ai microfoni un paio di frasi contenenti se non ho udito male le parole "gay" e "Jonathan del grande fratello" eppoi una breve intervista alla preside che dice che era uno studente modello e gli altri lo prendevano in giro per quello.Ora, a parte l'inutilità di intervistare la preside, che come tutti sanno di norma è la figura scolastica più lontana in assoluto dagli allievi (se intervistavano una bidella probabilmente era meglio), non è stato neppure accennato dal giornalista che il poverino veniva umiliato perchè omosessuale o presunto tale (visto come è andata finire noi assumiamo lo fosse ma in realtà non ne abbiamo la certezza).Addirittura il TG2 ci ha attaccato un altro mini-servizio sul disagio giovanile ecc ecc. Ma oooh!! Qua siamo di fronte ad una discriminazione ben precisa e voi vi divertite a buttar del fumo negli occhi alla gente? Chiamiamo le cose col loro nome per favore. Mica lo prendevano in giro perchè aveva gli occhiali spessi o il naso lungo, lo vessavano perchè era gay. Se la stessa cosa fosse successa per motivi di colore della pelle o di appartenenza religiosa mi immagino già che casino assurdo ne sarebbe uscito fuori.Darei non so cosa per conscere il contenuto della lettera che ha scritto prima di togliersi la vita... chissà se la madre giudicherà utile renderne noto il contenuto...

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Nel servizio che ho visto io al tg1 non era cosi certa l'identità sessuale del ragazzo. Sembrava più un'offesa generica quella di "gay".Comunque sia, è una tristezza che non abbiano fatto riferimento all' ipotesi di una discriminazione sessuale

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E' evidente che i mezzi di informazione, specie quella televisiva, stanno facendo ogni sforzo per nascondere o quanto meno minimizzare la vera motivazione del suicidio del ragazzo per evitare qualunque tipo di collegamento con la violenta campagna omofobica lanciata dalle autorità ecclesiastiche con il supporto di una certa area politica, anche della sinistra.Sta a noi dare voce a quel povero ragazzo usando la rete come cassa di risonanza per quanto è veramente accaduto. E' l'unica giustizia che possiamo fargli.

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L'offesa non mi pare generica, il ragazzo ha lasciato due bigliettiin uno si scusa coi genitori, nell'altro dice chiaramente che la causadel gesto è da ravvisarsi nella persecuzione scolastica e nell'emarginazionesubita"A scuola - è il senso del messaggio - non mi accettano perché mi vedono come uno diverso da loro. Non mi sento integrato". cito da laRepubblica, vedi linx di THX, che almeno qualcosa la dice.Credo basti per sollevare il caso ed eventualmente fargli avere la giustarisonanza anche con manifestazioni pubbliche

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Nell'articolo del Corriere della sera la madre precisa: «I compagni l'hanno preso di mira, ce l'avevano con Jonathan del Grande Fratello. Era un modo per dirgli che era gay, poi aggiungevano altre cose...»Il titolo dell'articolo in 17a pagina è: I compagni di scuola: «Sei gay». E lui si uccide.Stamattina la notizia è passata, adesso la melina televisiva agirà perché sia il più possibile occultato che la persecuzione era omofobica, la parola gay si cercherà di non pronunciarla. Trovo anche grave che almeno nell'articolo del CdS i nomi del ragazzo e della madre siano inventati, non si diano i nomi reali.

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Da repubblica.it (in prima pagina), l'intervento del ministro Fioroni:"Provo un dolore profondo come uomo e come padre, prima che come ministro. La morte di Marco ci interroga tutti, giovani, adulti, educatori, politici, società civile". Per il ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni, il suicidio di Marco, il sedicenne di Torino che si è buttato dalla finestra peché i suoi compagni gli davano del gay, segna la coscienza. E pone una questione dolorosa: come salvare la scuola. "La scuola - dice il ministro - dovrebbe essere un luogo dove è possibile la trasmissione di valori. Primo fra tutti il rispetto di sè e degli altri". E la strada da percorrere perché non si ripetano episodi del genere, deve passare per l'educazione. "Regole, misure disciplinari e ispezioni contro il bullismo non potranno mai sostituirsi al percorso educativo. Devono partecipare tutti: scuola, famiglia, mass media, società".http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/cronaca/sedicenne-suicida/reazioni-sedicenne/reazioni-sedicenne.html

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A me la questione dolorosa pareva altra...non che quella della scuola non sia una situazione grave.Certamente Fioroni farà del suo meglio per suicidare anchela scuola, che è altra questione...

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Il comunicato del MieliIl suicidio a Torino di un ragazzo sedicenne, isolato, perseguitato e deriso dai compagni di classe perché gay, è l’ennesimo segnale del clima di discriminazione e violenza nei confronti di gay lesbiche e transessuali nel nostro Paese. Una notizia sconvolgente che ci colpisce e ci deve spingere a riflettere sulle gravi responsabilità della politica e delle gerarchie ecclesiastiche che continuano a esprimere concetti assurdi e ingiuriosi e a propugnare un apartheid legislativa di cui adesso raccogliamo i frutti. In Italia il bullismo, le violenze e le espressioni d’odio motivate da omofobia non sono ancora un reato, mancano le più elementari tutele e il linguaggio denigratorio di certi esponenti politici e religiosi è tollerato in un quasi totale e assordante silenzio e mancanza di sdegno.Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli esprime la più grande vicinanza umana e solidarietà ai genitori della giovane vittima. Consapevoli del duro e lungo lavoro che ci aspetta nella società per debellare razzismo e omofobia, invitiamo tutti a riflettere sulle conseguenze di certe espressioni e a farsi attori di un cambiamento, necessario se vogliamo davvero vivere in una società migliore. Invitiamo le scuole, troppo spesso al centro di cronache di violenza, a farsi strumenti di una cultura del rispetto per tutti e per tutte le diversità e ad aprirsi alle associazioni glbt che si offrono di combattere l’omofobia attraverso incontri con gli studenti e la formazione degli insegnanti.Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

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Faccio presente che nella nostra scuola da mesi emerge un clima di violenza pesantissimo con episodi incredibili, dibattutti anche qui, come la violenza sui disabili, aggressioni, genitori che minacciano e picchiano insegnanti. evidentemente qualcosa non va.L'omofobia a scuola è sempre stata presente, ma anche a me sembra che ultimamente gli episodi si siano moltiplicati e aggravati. O forse il fatto che finalmente emergano agli "onori" della cronaca è un primo indizio del cambiamento, il segnale che non si vuole lasciare più correre tutto nell'indiffernza.Mesi fa sulle pareti di una scuola di Roma era apparsa la scritta "via le lesbiche della scuola". Anche in quel caso la vice-preside aveva minimizzato, ma poi anche sull'onda di un energico counicato del Mieli, si erano presi dei provvedimenti, Il Presidente del IV Municipio, Cardente, aveva convocato i dirigenti delle scuole del territorio assieme alle associazioni Glbt: Noi del Circolo avevamo proposto interventi di sensibilizzazione contro l'omofobia in orario diurno, di lezione, ma le scuole hanno preferito puntare su cicli di cineforum su vari temi sensibili (tra cui anche l'omosessualità e l'omofobia) in orario pomeridiano e a frequenza libera. = Impatto 0, essendo chiaro che va chi è già sensibile a quelle tematiche. Comunque anche di quello non si è più fatto nulla... Anzio io ho reincontrato Cardente chiedendogli una nuova convocazione e lo studio di misure più incisive. Ad oggi non ho più avuto notizie..." anni fa invece è venuto al Circolo un ragazzo che frequentava il liceo scientifico qui a Roma e che aveva tentato il suicidio in modo simile al ragazzo di Torino lanciandosi dal terrazzo condominiale del suo palazzo di 4 piani. Le forti pioggie dei giorni precedenti avevano amorbidito il terreno incolto dove lui è atterrato, salvandolo, anche se con gravi problemi alla colonna vertebrale.  Per fortuna ha recuperato e ha anche conquistato una forza di volontà e rivalsa e il desiderio di aiutare gli altri. La sua scuola si è dimostrata molto aperta, tramite di lui da due anni organizziamo degli incontri con gli studenti che sembrano avere un ottimo risconro tra gli studenti. Nonostante questo non è mancata una insegnate assurda, che quest'anno a creato problemi.   :P!!!In un altra scuola dell'EUR (L.B.Alberti), abbiamo invece organizzato un corso per gli insegnati su tre incontri con docenti universitari, per tentare di sensibilizzarli al problema e anche fornire loro alcuni strumenti base per affrontare i disagi individuali o l'emergere di violenze E' solo un primo passo, ma bisogna seminare e creare nuove esperienze.PS. Alecto, credo che da qundo ci sono è la prima volta che qulcuno posta un comunicato del Circolo Mario Mieli, prima di me. Grazie. A quelle parole voglio aggiungere che sono ancora scosso per questa notizia e davvero spero che serva per lo meno in futuro a prendere coscienza di un peoblema.

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Io sono di Torino, e vedo la cosa da un punto di vista "più caldo". Sono iscritto all'arcigay di Torino. Eppure il mio cellulare non ha suonato. Eppure nella mia mail non è arrivato nulla.Un comunicato stampa nazionale, che dice tutto quel che deve dire, e ovviamente si esaurisce lì. Lo dice certamente molto bene, così bene che dopo, scendendo la pagina, noti con piacere il 5 per 1000 da devolvere all'organizzazione. Dove sono coloro che dovrebbero tutelarci? Dov'è la tanto famosa svolta sindacalista di Arcigay? Dove maledizione stanno coloro che ci rappresentano? Trincerati dietro le loro scrivanie, a dettar parole e mandare mazzi di fiori?Domani cercherò un contatto con l'arci di torino (ah, già, non lo sapete. Non esiste un sito, non esiste un numero, non saprei chi chiamare o dove). Chiederò loro se hanno intenzione di fare qualche tipo di protesta, come scendere in piazza, assediare la scuola, fare un sit in davanti all'istituto. In caso contrario, inizierò a riflettere se tenere o stracciare la tessera dell'associazione.

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ho sentito oggi....e sono rimasto agghiacciato...siamo in una (presunta)democrazia,i tempi sono cambiati e la cultura e l informazione sono centuplicate...le mentalità si sono aperte e tanto...eppure nel 2007 ancora veniamo a conoscenza di fatti come questi...omosessuale o no,un ragazzo è stato portato al suicidio addirittura semplicemente perchè "se stesso"...ed è una vergogna....orientamento sessuale o altro a prescindere...

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Rei_Kashino

Io ho letto la notizia su corriere.it e sono rimasto pietrificato.Ho immaginato il dolore di quel ragazzo, lo stesso che potrebbe provare uno di voi, o lo stesso che ho provato io e i miei coetanei anni fa.Quello che più mi fa incazzare è che non ci sarà nessun tipo di giustizia per "Marco", e Bagnasco e i suoi amici omofobi continueranno a dormire sonni tranquilli. Spero che gli aguzzini abbiano un rigurgito di rimorso di coscienza...

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Dove sono coloro che dovrebbero tutelarci? Dov'è la tanto famosa svolta sindacalista di Arcigay? Dove maledizione stanno coloro che ci rappresentano? Domani cercherò un contatto con l'arci di torino [...] Chiederò loro se hanno intenzione di fare qualche tipo di protesta, come scendere in piazza, assediare la scuola, fare un sit in davanti all'istituto.
Fallo, Alexarcus, e solleva anche il fatto che si debbono sapere i nomidel ragazzo morto e di quella poveretta della madre. Anche il fatto che il ministro Fioroni in quella noterella da quattro soldi lo chiami "Marco", nome inventato, è surreale. E' evidente che si vogliono scoraggiare le associazioni gay a fare qualcosa (ma tanco quelli manco ci pensano...). Ma ciò che più brucia è la discriminazione in sé, l'autoritarismo di una simile decisione.
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Rei_Kashino

Seee... Alexarcus, ma quale svolta sindacalista dell'Arcigay.Ti dico solo che oggi Marrazzo di arcigay Roma ha fatto un comunicato stampa utilizzandone uno vecchio che aveva fatto per le scritte omofobe al liceo Aristofane di Roma. Peccato che abbia scritto due righe due su Marco, e tutto il resto è rimasto uguale. Il tutto per sponsorizzare la gay help line che riceverebbe centinaia di migliaia di telefonate al giorno. Oggi ne avrebbe ricevute a migliaia di persone scandalizzate per i fatti di Torino.Peccato che la gay help line al giovedì sia chiusa.Sindacalista? Mah. Le parole stanno a zero, i fatti parlano chiaro.

TORINO: ARCIGAY ROMA, IN TANTI VIVONO STESSO TORMENTO DEL RAGAZZO SUICIDA = CENTINAIA DI SEGNALAZIONI AL NOSTRO NUMERO VERDE Roma, 5 apr. - (Adnkronos) - "Purtroppo oggi abbiamo letto di un ragazzo che si è suicidato a Torino. Dobbiamo domandarci quanti vivono nello stesso tormento in Italia, circa il 35% delle telefonate di Gay Help Line è di studenti che lamentano atti di bulismo, che nella quasi totalità dei casi hanno paura di segnalare la propria scuola o i propri docenti per paura di ritorsioni scolastiche". Lo dichiara Fabrizio Marrazzo, presidente Arcigay Roma e responsabile Gay Help Line. "Stamattina gli studenti del liceo Aristofane, nel IV municipio di Roma, hanno iniziato la loro settimana scolastica costretti a leggere sui muri della loro scuola la scritta 'via le lesbiche dalla scuola' - denuncia Marrazzo - e subito sono iniziate le segnalazioni al nostro servizio Gay Help Line, www.gayhelpline.it 800713713, scritte che purtruppo da tempo stanno infestando molte scuole in Italia, così il 13 novembre 2006 abbiamo annunciato la denuncia dei ragazzi del liceo romano". "Purtroppo al nostro numero verde non vengono solo segnalate scritte - prosegue - ma giungono anche centinaia di telefonate (solo in questo nuovo anno scolastico) che denunciano tutte le offese, verbali e fisiche, che gli studenti gay e lesbiche subiscono spesso in silenzio nella loro scuola questo dimostra che le scuole italiane e romane, sono spesso impreparate ad affrontare tali temi, e a formare gli studenti, causando così la sofferenza di molti studenti gay e lesbiche, stimati in oltre 30.000 tra Roma e Provincia".
Neanche la vergogna di speculare sui morti ancora caldi.
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