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L'introversione oggi: è un difetto?


wwspr

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Per prima cosa, mettiamo bene in chiaro la definizione, perché sistematicamente la gente confonde introversione e timidezza. Dalla Treccani:

Quote

L’atteggiamento di chi regola il pensiero e il comportamento dirigendo l’interesse prevalentemente verso la propria persona e il proprio mondo interiore, estraniandosi quindi dalla realtà esterna e dal contatto con i propri simili.

Si tratta di un metodo di gestione delle proprie risorse mentali che ha avuto senso per molto tempo, in termini evoluzionistici, perché io bambino ominide introverso, più sensibile agli stimoli esterni, mi sarei spaventato della tigre e sarei fuggito, mentre il bambino estroverso e allocco, in costante ricerca di stimoli sensoriali, si sarebbe avvicinato per toccarla, morendo prematuramente. Solo un esempio per arrivare al punto: l'introversione nello scenario iper-interconesso e urbanizzato contemporaneo, è da considerarsi un vestigio indesiderabile al pari dell'appendice e dei denti del giudizio?

Personalmente ritengo che si tratti di una caratteristica svantaggiosa, al netto di tutto, e sono anche animato da un certo rancore nei confronti di una società che a tratti mi sembra pensata per calzare su misura agli estroversi, costringendo chi non lo è a lottare contro la propria natura o a vestire i panni del disadattato. 

Nell'Anno del Signore 2019 avere agganci sociali è fondamentale per avere successo in tutti gli ambiti della propria vita, dal lavoro alla vita sentimentale, e questo è in fondamentale contrasto con la propensione a passare molto tempo per conto proprio. Ogni minuto passato da soli è tempo sottratto alla costruzione e al consolidamento di un network di conoscenze più o meno significative o strategiche.

Quello che voglio sapere da voi è: in che punto dello spettro introverso-estroverso vi collocate? Siete d'accordo con la premessa-titolo del topic?

Edited by wwspr
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Se lo chiedi nei social rispondono di essere introversi tra il 70% e l'80%.

Stando alla tua definizione di introverso - invece - gli introversi corrispondono più o meno

con gli anticonformisti con tendenze asociali: se ne fregano del giudizio altrui e stanno per i fatti loro.

Le persone introverse che conosco - o meglio che si autodefiniscono tali - le ho trovate invece molto interessate al giudizio altrui,

tanto da ritirarsi spesso dai contesti sociali per il timore di venire giudicate.

A mio avviso per essere veramente socievoli serve invece una grande dose di "interesse prevalente verso la propria persona",

perché è il giudizio degli altri che fondamentalmente ci blocca nelle nostre zone di comfort.

 

Dico questo perché non ho idea se sono un introverso o un estroverso.

Mi piace piacere agli altri, ma con giudizio; vorrei piacere a tutti, ma ho grande difficoltà ad adeguarmi alle aspettative.

Sto molto tempo da solo, molto tempo solo col mio compagno; ma faccio animazione alle feste.

Per alcuni sono proprio lo stereotipo dell'estroverso, per altri sto troppo sulle mie

e se non bevo tendo a essere espansivo come una colonna dorica.

 

In sintesi trovo la contrapposizione tra estroversione e introversione

poco più di un oroscopo per psicologi, che ci dice poco o nulla su noi e sugli altri.

 

 

 

Edited by Almadel
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No,non sono d'accordo. Non è un difetto. Nello spettro non so collocarmi; diciamo che per quanto mi riguarda dipende un po' da come mi gira(non a caso sono dei Pesci 😆)...sicuramente sono uno di quelli che impiega un po' di tempo prima di aprirsi(devo prima studiare persone o situazioni,ma una volta raggiunto un certo grado di fiducia posso aprirmi benissimo); non si può parlare di pregio o difetto in generale, però essere introverso potrebbe essere un handicap nelle situazioni da cogliere al volo;a volte ancora oggi mi capita di tentennare a lungo prima di chiedere un'informazione che mi serve,e a volte finisco per rinunciare oppure agisco comunque,quasi impulsivamente,dopo aver rimuginato per diverso tempo. Il che non ha senso, perché a cosa serve ragionare a lungo se poi prendi una decisione in modo quasi impulsivo?ahahah Vabbè, comunque credo che in una persona mentalmente equilibrata l'introversione sia un'arma buona,perché permette di vedere dettagli che ad altri sfuggono. Bisogna,allo stesso tempo,essere capaci di non cadere nell'iperrazionalità . In breve, credo sia più faticosa ma non più svantaggiosa.

P.S: ho scritto un po' a minchia di cavallo,scusami, avrei tante di quelle cose da dire su questo argomento.....Se può esserti utile e ti piace leggere, ti consiglio "Quiet " di Susan Cain . A me ha aiutato,e piano piano "mi sono accettato in quanto introverso". Ne ha scritto anche un altro e se non sbaglio c'è anche una piattaforma sul web, ma non ci sono mai entrato né ho letto il secondo libro,quindi vedi tu se ti piace ahahah

2 minutes ago, Almadel said:

 

Stando alla tua definizione di introverso - invece - gli introversi corrispondono più o meno

con gli anticonformisti con tendenze asociali: se ne fregano del giudizio altrui e stanno per i fatti loro.

 

 

 

Ecco, a proposito della definizione ,la Cain classifica la paura del giudizio degli altri come timidezza, che non è per forza legata all' introversione,che non mi ricordo come viene definita(meglio così, almeno non spoilero troppo) ,però mi ricordo che parlava di introversi( timidi o meno)  ed estroversi( timidi o meno) ...ma è una di quelle cose che fa parte della complessità umana,perché come diceva Almadel dipende dalle situazioni...Se incontro uno sconosciuto ad un meeting in cui si parla solo di un argomento specifico,che quindi interessa tutti e due,magari ci parlo per ore fin da subito, cosa.che non accade con uno che incontro a caso a via del Corso.

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21 minutes ago, IlFinnico said:

la Cain classifica la paura del giudizio degli altri come timidezza,

io invece (da profano) l'ho sempre considerata parente stretta dell'insicurezza

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Mercante di Luce

Io non sono sicuro che introversione e socialità siano in conflitto.

Puoi mostrare poco di te e, nonostante tutto, essere una compagnia piacevole o passare strepitose serate a far bagordi.

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A me non riesce tanto difficile immaginare qualcuno che passi molto tempo per conto proprio con sommo diletto, senza tirare in ballo timidezza e altre considerazioni non attinenti. Se non fossi costantemente spronato dall'ansia e dall'occasionale voglia di fare una conversazione, io non avrei problemi a vivere in isolamento per il 90% del tempo. Si tratta di ragionamenti al condizionale, quindi lasciano il tempo che trovano. E d'altra parte non voglio convogliare l'attenzione su di me perché non c'è nulla di nuovo da dire al riguardo.

Però mi demolite sempre le mie teorie sociologiche. Mai una gioia :bua:

 

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1 hour ago, Mercante di Luce said:

Io non sono sicuro che introversione e socialità siano in conflitto.

Puoi mostrare poco di te e, nonostante tutto, essere una compagnia piacevole o passare strepitose serate a far bagordi.

Infatti non sono in conflitto, poichè introversione e timidezza - come ricorda @IlFinnico, al  quale farei la corte se non fosse romano:P: - non per forza coincidono, contrariamente a quanto sedimentato nell'immaginario dei più. Io mi reputo moderatamente timido e moderatamente estroverso.

2 hours ago, IlFinnico said:

ho scritto un po' a minchia di cavallo

Dall'Accademia della Crusca avvertono che l'uso corretto è a minchia (o a cazzo) di cane e non di cavallo. C'è qualche cosa di freudiano in questo scambio di animale. :asd:

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2 hours ago, wwspr said:

Nell'Anno del Signore 2019 avere agganci sociali è fondamentale per avere successo in tutti gli ambiti della propria vita

Basta una società, capitalistica dinamica e mercantile, all’interno della quale lo scambio è il metro di misura del valore, a privilegiare, sotto il profilo psicologico, l’intraprendenza, la spigliatezza, la capacità di contatto comunicativa, il pragmatismo, il successo, il saper vendere bene se stessi.

Però ha senso porre il quesito di cosa accada quando questa società diventa ANCHE una società della comunicazione, o social, cioè il fenomeno tale per cui si deve condividere la foto davanti al colosseo per poterne fruire emotivamente

Poi certo bisogna vedere come vanno le cose concretamente, fra "adattamento" e "costrizione", nel senso che un bambino introverso che riesce bene nello studio corrisponde alle aspettative degli adulti e trova in genere dei genitori che ne giustificano l'isolamento ( quindi è lasciato più libero di esprimersi ) e magari riesce a stabilire dei rapporti con due-tre migliori amici, pur non partecipando al gruppo dei coetanei.

In questo caso abbiamo un bambino introverso "adattato", che è riuscito a trovare la sua strada non è  che l'introversione non possa essere compensata ( come anche altri aspetti )

E quindi il ragazzo introverso riesce a sviluppare poi una sua socialità, come dice @Mercante di Luce

18 minutes ago, wwspr said:

Se non fossi costantemente spronato dall'ansia

L'ansia è un qualcosa che devi scaricare, non ci piove

ma non è detto tu lo debba fare con un'attività sociale, anzi forse potresti provare a scaricare l'ansia con un'attività individuale e ad usare un'altra motivazione per le tue attività sociali

 

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Generalmente il carattere diagnostico dell'introversione è: l'introverso stando con gli altri si stanca, l'estroverso si stanca a stare da solo.

Non ha niente a che vedere con la piacevolezza delle interazioni, beninteso. Io posso trovare una persona piacevolissima, e comunque ho bisogno lo stesso di stare qualche ora al giorno da solo, per "riposarmi". Ha anche poco a che vedere con la spigliatezza e la capacità di interagire; quando sono del mood giusto dicono che sia estremamente socievole, ai limiti della primadonna. Ma non posso mantenere quel regime per tempi prolungati.

Detto questo, si può immaginare facilmente quali sono i problemi di un introverso, che è costretto generalmente ad avere molteplici quotidiane interazioni che trova stancanti.

Ma si può immaginare anche lo svantaggio dell'estroverso, che faticherà ad affrontare momenti di solitudine. La persona più estroversa che conosco è, sorprendentemente, una mia parente, donna anziana; contrariamente ad ogni stereotipo sulle anziane non riesce a stare da sola chiusa in casa, neanche per un'ora di fila. Inizia ad andare in fibrillazione e a telefonare a tutti i parenti e tutte le amiche che ha cercando qualcuno con cui uscire. I problemi di questo modo di sentire sono tanti, perché l'età non permette più di stare continuamente fuori casa a vedere gente, e neanche puoi avere sempre qualcuno che ti stia intorno a fare il giocoliere per te 24/7. Particolarmente agonizzanti sono quei momenti in cui io sono stanco da una giornata di interazioni e voglio stare a casa per i cazzi miei, e lei invece non riesce a stare due minuti senza conversare, allora io parto coi monosillabi: "sì", "mh mh", "certo", "ok". Immaginate the clash of titans. 

Direi che se stiamo alle cose strettamente implicate dall'essere intro- o estroverso sarebbero abbastanza bilanciati. Nella vita, ogni giorno, ci sono momenti in cui bisogna sopportare chiacchiericcio e difetti e delle altre persone, e momenti in cui bisogna sopportare di essere soli nel silenzio.

Possono esserci però cose non strettamente legate all'essere intro o estro, ma che spesso correlano. Gli introversi nella mia esperienza tendono ad essere più brillanti nell'astrazione intellettuale e hanno un modo di vivere il sentimento che è, di base, più profondo. Attenzione, non sto parlando del range del sentimento, che ovviamente è lo stesso, ma della baseline: l'introverso passa molto tempo dentro di sé e quindi parte già con un'esperienza interiore più ricca, ma con un'esperienza esteriore più povera; cosa che ovviamente può essere compensata ma richiede una certa fatica. Si inverta il discorso per l'estroversione. 

Personalmente credo che nella società di oggi l'esperienza interiore ricca sia diventata quasi univocamente un difetto, a maggior ragione se accoppiata ad un'esperienza esteriore povera. Parliamo di una società in cui se dici che non hai instagram o, *addirittura*, non hai facebook, sei una persona sospetta, che chissà cosa vuol nascondere. Inutile negare il ruolo sempre più preponderante dell'apparire esteriore, dell'essere pubblico, di questi tempi. A fronte di questo avere interiorità ricche non serve più a molto. 

Edited by FreakyFred
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36 minutes ago, FreakyFred said:

Parliamo di una società in cui se dici che non hai instagram o, *addirittura*, non hai facebook, sei una persona sospetta, che chissà cosa vuol nascondere. Inutile negare il ruolo sempre più preponderante dell'apparire esteriore, dell'essere pubblico, di questi tempi. A fronte di questo avere interiorità ricche non serve più a molto. 

...e qui hai colpito nel segno.

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4 hours ago, marce84 said:

al  quale farei la corte se non fosse romano:P: 

Ma perché non ti piacciono i romani o solo per distanza geografica? Nel secondo caso possiamo sempre vederci in un fantastico,indimenticabile,fatiscente motel di Frosinone,così siamo a metà strada.

 

4 hours ago, marce84 said:

 

Dall'Accademia della Crusca avvertono che l'uso corretto è a minchia (o a cazzo) di cane e non di cavallo. C'è qualche cosa di freudiano in questo scambio di animale. :asd:

Diciamo che anche nel parlato,talvolta,mi diverto a scambiare i detti,  per allenarmi a non dare niente per scontato....peccato che,sì, con questo mi esce quasi sempre il cavallo😏.

Comunque, ragazzi,alla luce dei vostri commenti torno sommessamente a consigliarvi,per l'ultima volta se no divento insistente, "Quiet" di Susan Cain; non lo ricorderete come il libro che ha segnato la vostra vita,ma potreste ricavarne spunti interessanti. Lì troverete una breve disamina storica che porta alla società descritta da Hinzelmann, vista sempre in rapporto a introversione ed estroversione,  il discorso della "piacevolezza",se così si dice, della compagnia con gente dei due "tipi" etc.

Caro @Hinzelmann, devo solo precisare una cosa(la realtà è che smentire te,le poche volte che capisco quello che scrivi,mi diverte da morire....scherzo eh😝)...Il bambino che si rifugia nello studio, spesso resta un disadattato,anche agli occhi degli adulti,a meno che non sappia difendersi in qualche modo...Non voglio assolutizzare la mia esperienza personale,però basta vedere come chi studia venga subito etichettato come "secchione", a cui oggi spesso si accompagna pure "sfigato",e se il bimbo già ha difficoltà a stringere relazioni....

1 hour ago, FreakyFred said:

 A fronte di questo avere interiorità ricche non serve più a molto. 

Invece sappiamo tutti quanto sia importante,nevvero 

@FreakyFred? Poi noi parliamo soprattutto degli occidentali perché è la realtà che viviamo quotidianamente,  ma in Oriente non è così (mi sa che pure questo diceva la Cain)...basta pensare che i vecchi saggi non erano esattamente persone con la parlantina ihih...diciamo che ognuno può trovare la propria strada a modo suo, e agli introversi secondo me risulta più naturale seguendo proprio quella ricca interiorità, senza farsi troppo condizionare dal mondo esterno,altrimenti si perde la bussola.

5 hours ago, wwspr said:

A me non riesce tanto difficile immaginare qualcuno che passi molto tempo per conto proprio con sommo diletto, senza tirare in ballo timidezza e altre considerazioni non attinenti. 

 

A questo proposito basta pensare che i finlandesi, se non sbaglio in questi ultimi due anni hanno "vinto il titolo" di popolo più felice del mondo (anche se io non condivido i parametri che hanno considerato pe di' sta cosa), e sono anche il più introverso secondo alcuni, o almeno stanno sul podio.

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2 hours ago, FreakyFred said:

Personalmente credo che nella società di oggi l'esperienza interiore ricca sia diventata quasi univocamente un difetto, a maggior ragione se accoppiata ad un'esperienza esteriore povera. Parliamo di una società in cui se dici che non hai instagram o, *addirittura*, non hai facebook, sei una persona sospetta, che chissà cosa vuol nascondere. Inutile negare il ruolo sempre più preponderante dell'apparire esteriore, dell'essere pubblico, di questi tempi. A fronte di questo avere interiorità ricche non serve più a molto. 

Ma anche no. Innanzitutto hai detto due cose diverse. Una cosa è avere una interiorità ricca ma avere anche una capacità di comunicazione povera, e una cosa è avere una interiorità ricca e basta. Nel primo caso ciò che pesa sul piatto della bilancia è il deficit di capacità di interagire, di esprimersi, di empatizzare, di parlare con gli altri. L'interiorità ricca è sempre da preferirsi, anche se...si può pagare.

Non avete infatti affrontato il problema più scottante, cioè il rapporto tra interiorità e sofferenza. Chi ha un'interiorità povera non soffre o soffre poco – del male, in tutte le sue forme ed espressioni; della drammaticità della vita e della storia. Ma non si può non preferire di avere un'interiorità ricca, perché questa permette di capire, di provare vario tipo di emozioni, di vivere pienamente, assai di più.

E nella vita non si può scegliere, non si può prendere solo il bene e il piacevole ed evitare l'errore e il doloroso. La vita è come una grande scavatrice: se la tua morsa prende e assume una grande quantità di terra, dentro ci sarà di tutto, anche cose non facili da sopportare, e vedere. Ma non si può preferire di prendere piccole dosi, nella vana speranza di evitare lo spiacevole, rimanendo alla superficie della vita. L'uomo interiore deve però cercare di portare fuori di sé almeno una parte di questa interiorità – basta una parte.

Edited by Isher
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6 minutes ago, IlFinnico said:

Ma perché non ti piacciono i romani o solo per distanza geografica? Nel secondo caso possiamo sempre vederci in un fantastico,indimenticabile,fatiscente motel di Frosinone,così siamo a metà strada.

La distanza. In realtà, ma non voglio far dispiacere te e gli altri utenti di Roma, non amo i romani. Li trovo spesso sguaiati e in questo mi ricordano i napoletani e già per questo non possono piacermi. Li ho visti carichi di rabbia mentre guidano, vedo che al pari dei napoletani non sanno mantenere in ordine la propria città. Però, ripeto, parlo per massimi sistemi e ci saranno tantissimi romani perbene e meravigliosi. Però boh... se mi relaziono con un milanese è diverso, è come se ci fosse più sintonia. Ma ripeto: sono generalizzazioni e come tali vanno prese. Prova ne è il fatto che sono romani alcuni dei membri del forum che trovo più simpatici.

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28 minutes ago, Isher said:

Ma anche no. Innanzitutto hai detto due cose diverse. Una cosa è avere una interiorità ricca ma avere anche una capacità di comunicazione povera, e una cosa è avere una interiorità ricca e basta. Nel primo caso ciò che pesa sul piatto della bilancia è il deficit di capacità di interagire, di esprimersi, di empatizzare, di parlare con gli altri. L'interiorità ricca è sempre da preferirsi, anche se...si può pagare.

Secondo me vanno abbastanza insieme. Più è radicale e profondo ciò che provi, più è difficile comunicarlo agli altri, portarlo fuori. 

31 minutes ago, Isher said:

Ma non si può non preferire di avere un'interiorità ricca, perché questa permette di capire, di provare vario tipo di emozioni, di vivere pienamente, assai di più.

Non saprei. Mi ricorda le tesi di Hillmann, che crescere significhi "discendere", che il genio maturi attraverso la capacità di non essere trascinato dal proprio stesso daimon. Ma come si può discendere senza rinunciare ad ascendere? 

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2 hours ago, FreakyFred said:

introverso stando con gli altri si stanca, l'estroverso si stanca a stare da solo

Negli anni Novanta era terribile stare da soli, ma oggi non c'è modo di annoiarsi.

Da ragazzino passavo il mio tempo sui libri finché non ho scoperto che - là fuori - c'era un mondo pieno di gay.

Anni più tardi internet mi ha insegnato che - stando a casa - c'erano ancora più gay da conoscere

e sempre più cose da leggere e da scrivere e giochi migliori rispetto alle partite a D&D con gli amici.

A questa definizione direi che siamo nell'epoca migliore per essere introversi.

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Internet non ti permette di stare da solo. In effetti ti garantisce di non essere mai da solo manco sulla tazza del cesso. Tutti gli aspetti più deleteri delle interazioni sociali, i.e. la costante presenza del giudizio altrui, gli occhi puntati su di te (o sulla tua persona virtuale), la costante pressione performativa, la superficialità dei rapporti, sono tutte cose che internet non ha affatto rimosso, ma anzi ha esasperato. E in effetti dirmi che "stando a casa ci sono ancora più gay da conoscere", ti dirò, mi pare quasi una minaccia xD

Se intendi che internet ci ha dato netflix... well, sì, ci ha dato netflix. È indubbiamente meglio rispetto alla vecchia programmazione rai e mediaset. Parliamo di sorgenti di intrattenimento, di beni consumabili. Se parliamo di beni consumabili, ammetto che grazie ad internet coltivo i miei hobby solitari più agevolmente... compro su amazon le attrezzature migliori, non c'è rischio che non riesca a reperire il tal prodotto che una volta dovevo cercarmi per tutta la città senza trovarlo, l'offerta di intrattenimento audiovisivo è sconfinata, puoi scaricarti i libri da libgen...

Ma questi sono i soliti beni consumabili. Ogni volta che uno vuol sollevare una qualsivoglia critica alla società contemporanea si solleva il solito punto: ma vuoi mettere il benessere materiale?

Sì, ok, nessuno nega che il benessere materiale conti; se non hai il pane in bocca procurartelo oscurerà ogni altra problematica. Ma non di solo pane vive l'uomo, non si può iniziare e concludere il discorso su di un'epoca con il numero di servizi porta a porta che ti mette a disposizione. 

 

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14 minutes ago, FreakyFred said:

Più è radicale e profondo ciò che provi, più è difficile comunicarlo agli altri, portarlo fuori. 

Questa mi sembra la tesi di fondo non solo tua ma di tanti altri, nel forum, che si collocano tra gli introversi (e ci si potrebbe domandare se sono solo introversi). Ma è una tesi sbagliata. Certo, può essere difficile, ma si possono avere le capacità per farlo; e a volte può essere addirittura facile, se soccorre la buona ispirazione, e, soprattutto, se si ha la disposizione interiore giusta. Il vero problema infatti è che bisogna aver trovato un equilibrio, un equilibrio reale, non posticcio, per fare bene qualunque cosa: essere introversi o estroversi, agire nella realtà o preferire attività più solitarie. Indubbiamente esiste il problema degli altri, e dei contesti. È vero che in determinati contesti è o difficile o impossibile comunicare. Là bisogna astenersi dal cercare di farlo, o farlo a livelli bassini. In linea generale l'obiettivo di ciascuno di noi dovrebbe essere quello di cercare di formare una comunità di simili. 

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20 minutes ago, Isher said:

Questa mi sembra la tesi di fondo non solo tua ma di tanti altri, nel forum, che si collocano tra gli introversi (e ci si potrebbe domandare se sono solo introversi). Ma è una tesi sbagliata.

Ok, ti dirò: io ho l'impressione che un po' a tutti piaccia sentirsi complessi e stratificati, e pensano che ciò si traduca nel risultare assurdi e incomprensibili al prossimo.

Avessi un centesimo per ogni volta che qualcuno mi ha detto che è una persona complessa e di difficile comprensione, con una malcelata nota di orgoglio, sarei milionario. Avessi un euro per tutte le volte che ciò non era affatto vero e invece nascondeva dei semplicissimi, come hai detto tu, "squilibri", sarei multimiliardario. 

In realtà la mia tesi sarebbe che la complessità è una prosecuzione della semplicità per accrescimento, e attraverso la complessità si deve intravedere l'eleganza della semplicità. Come la musica, che per quanto infinitamente complessa possa essere, è fatta sempre di sette note. Se ci infili dentro suoni a caso senza capo né coda perché "sei troppo complesso per descriverti in sette note", non sei complesso e profondo, sei solo contorto e scalcagnato. Sette note bastano e avanzano per esprimere tutta la complessità che vuoi, se te ne servono di più è un limite tuo, non del pentagramma. L'incomprensibilità non è una nota di merito e non testimonia profondità, checché ne pensino i fan della scrittura di Hegel 😛 

Per me, che mi metto fra gli introversi che non riescono a farsi capire, il fatto di non riuscire a comunicare efficacemente quello che ho dentro è una nota di demerito. Ma non me la so spiegare troppo, nel senso, non saprei dirti perché non riesco a farmi capire. A me piacerebbe farmi vanto di essere semplice, ma non pare che sia questo il caso, purtroppo. Comunque sto provando nuove forme di espressione, forse con il linguaggio dell'arte riuscirò meglio. Molti introversi diventano poeti o artisti. 

Edited by FreakyFred
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Boh,non sono così sicuro di aver afferrato quello che ho letto perché s'è fatta na certa...Comunque, per fare l'esempio del forum, ti posso dire che io,che mi "definisco" introverso, a volte ho quasi,non il rimorso,perché forse non è la parola giusta,ma comunque una sensazione simile quando condivido un pensiero o qualcos'altro,come il libro,con voi; ma non perché siete brutti e cattivi,anzi, finora mi trovo bene,ma mi capita probabilmente perché è una cosa che non sono abituato a fare neanche nella.vita reale( vabbè, poi non mi piace il fatto proprio di scrivere su internet e sapere di essere controllato etc.).Tuttavia,cerco di seguire la"legge del dare e dell'avere" e metto in comune con altri una parte di me,come forse dicevi prima. @Isher

13 minutes ago, Isher said:

 In linea generale l'obiettivo di ciascuno di noi dovrebbe essere quello di cercare di formare una comunità di simili. 

Su questo punto specifico sono parz ialmente d'accordo. Cioè, sì, ma fino ad un certo punto,perché altrimenti si rischia di autoghettizzarsi; certo,si prova più piacere a stare con certe persone rispetto ad altre,ma bisogna riconoscere che ciò che non ci piace degli altri spesso sono aspetti che non ci piacciono di noi stessi e che in noi sono più o meno visibili. Infatti,siamo tutti quanti,nonostante tutto,parte del Tutto.

 

18 minutes ago, FreakyFred said:

Ogni volta che uno vuol sollevare una qualsivoglia critica alla società contemporanea si solleva il solito punto: ma vuoi mettere il benessere materiale?

Sì, ok, nessuno nega che il benessere materiale conti; se non hai il pane in bocca procurartelo oscurerà ogni altra problematica. Ma non di solo pane vive l'uomo, non si può iniziare e concludere il discorso su di un'epoca con il numero di servizi porta a porta che ti mette a disposizione. 

 

E su questo vi indico un altro uomo da cui sicuramente prendo ispirazione,che è Francesco Grandis (ma poi basta però eh,non ve ce abituate ahahah)...ora non parliamo di lui perché sarebbe OT, però mi ricordo che ha condiviso un video del presidente dell'Uruguay  alle Nazioni Unite di qualche anno fa che trovate pure su Youtube....dura una decina di minuti ma ne vale la pena....si chiamava tipo Mujica il presidente? Boh non mi ricordo,ma lo trovate .

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Altro topic con relativi interventi molto interessanti e stimolanti!

4 hours ago, FreakyFred said:

Generalmente il carattere diagnostico dell'introversione è: l'introverso stando con gli altri si stanca, l'estroverso si stanca a stare da solo.

Credo che questa sia la definizione più calzante di tutte. Ma ovviamente, in quanto definizione polare, ammetterà una serie infinita di gradazioni intermedie. Una definizione molto trendy è quella dell'extroverted introvert: socializza sì, ma con persone selezionate; si stanca a stare con le persone, ma alcune persone lo ricaricano; usa i social, magari anche regolarmente, ma filtra scrupolosamente quello che condivide; parla con tutti, ma non si mette a nudo che con pochi. Insomma, una definizione in realtà molto comoda ed elastica che può andar bene praticamente per chiunque.. e che fa anche figo, insomma, il gioco di parole, l'ossimoro, è una definizione retoricamente appetitosa. In ogni caso, non mi pare di aver incontrato persone 100% introverse o 100% estroverse; la parente anziana di @FreakyFred può essere un caso studio 😆(studio di cui non mi faccio carico, poiché data la descrizione credo che arriverei all'omicidio in breve tempo 🙊)

Detto ciò, io credo che il coltivare molto la propria interiorità è insieme una fortuna e una condanna. Una fortuna perché nella propria interiorità possono accadere le cose più belle, l'immaginazione, la creatività, le riflessioni, le emozioni, la profondità ecc; se poi si riesce a incanalarle in un qualche mezzo artistico (sempre come dice @FreakyFred) possono avvenire cose uniche. E questa è la fortuna. La condanna è che, appunto, in quanto interiore, è una cosa profondamente solipsistica, che vedi e senti solo tu, quindi generalmente incompresa e spesso incomunicabile. (non per farmi pubblicità :lol: ma gran parte delle canzoni che ho scritto parlano proprio di questo: conflitto tra bellezza dell'interiorità e profonda solitudine. è un tema che mi ispira molto)

A conti fatti, mi definirei un introverso (tendenza all'immaginazione e alla solitudine) che ha imparato (seee bella) con l'esperienza a relazionarsi con l'ambiente circostante e col mondo lavorativo. Ma che ancora oggi, se va in vacanza con gli amici, poi deve chiudersi dentro casa un mese per ricaricarsi :lol: (complice anche la precoce vecchiaia... dopo i 24 è iniziato il declino fisico)

Edited by iamtheibis
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4 hours ago, FreakyFred said:

Parliamo di una società in cui se dici che non hai instagram o, *addirittura*, non hai facebook, sei una persona sospetta, che chissà cosa vuol nascondere.

esagerato io non ho facebook e nemmeno istagram, e nessuno mi ha mai detto che sono sospetto... è anche vero che non incontro nessuno da anni :D

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8 hours ago, IlFinnico said:

...Il bambino che si rifugia nello studio, spesso resta un disadattato,anche agli occhi degli adulti,a meno che non sappia difendersi in qualche modo...Non voglio assolutizzare la mia esperienza personale,però basta vedere come chi studia venga subito etichettato come "secchione", a cui oggi spesso si accompagna pure "sfigato",e se il bimbo già ha difficoltà a stringere relazioni....

La tua più che una smentita o una precisazione è una ipotesi alternativa, io ho fatto un esempio di introversione adattata, ma ho premesso che esiste anche la possibilità dell'introverso sottoposto a socializzazione forzata. Il fatto che l'introverso che diventa uno studente modello sia definito dal gruppo dei coetanei "secchione" a dire il vero non è neanche una ipotesi alternativa, il punto semmai starebbe nel capire come si possa slittare da secchione a "sfigato che non sa difendersi"

In genere questo accade perchè le maestre vedendo il bambino isolato lo costringono a partecipare a giochi di gruppo ( socializzazione forzata ) poi riferiscono ai genitori i risultati deludenti, se ci sono, ed i genitori - legittimamente preoccupati, perchè sollecitati nel loro ruolo genitoriale ( il figlio diverso è sempre colpa di genitori manchevoli ) - a loro volta cercano di creare situazioni in cui farlo socializzare ( cuginetti, altre famiglie con figli, festicciole varie, l'oratorio i giardinetti etc ).

Non è l'introversione in sé a determinare questo esito, bensì l'implicita riprovazione della diversità ( eppure fino all'asilo era un bambino così simpatico... ) coniugata alla incapacità di proporre attività diverse rispette allo standard ( il bambino deve socializzare esattamente come gli altri,  in alcuni contesti sociali queste attività diverse sono inconcepibili ed il conformismo è assoluto ) questo innesca un circuito vizioso di fallimenti ( se poi ci aggiungiamo una madre ansiosa...o altri fattori, il gioco è fatto )

In pratica quel che sto dicendo è che l'esito sarà in questo caso una introversione "disadattata", ma il risultato dell'esito infelice va attribuito alla costrizione-correzione.

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I agree, Hinzelmann. Il problema è che nel modello di società che tu stesso descrivevi i tempi dell'altro non vengono rispettati se non corrisponde allo standard; nel mio caso sono state le maestre a "segnalarmi", ma era un problema loro,io stavo benissimo così.

5 hours ago, Hinzelmann said:

 il punto semmai starebbe nel capire come si possa slittare da secchione a "sfigato che non sa difendersi"

 

Beh,diciamo che oggi, non nel 100% dei casi, ma credo nella maggioranza, essere secchione è una sorta di stigma (anche se ce ne sono di peggiori), e il tempo passato sui libri viene visto come tempo sottratto al paccaggio (paccare a Roma significa baciare,flirtare,so che a Milano è tipo dare buca o simili) ...ti dico solo che in prima elementare,quando passavo il tempo da solo e non ero secchione (andavo malino,ho iniziato a studiare seriamente in terza elementare,ma 6 anni era anche l'età in cui mi strusciavo sul letto pensando ai maschietti,come detto nell'altro topic ), lo "spaccafighe" della classe diceva:" X(cioè io) quando invita le donne a casa invece de scopassele je regala 'e rose", che è un modo infantile di sottolineare il mio essere sfigato( cioè senza.figa,che se vogliamo è pure sessista come termine,per il solo fatto di essere introverso, poi vabbè, per me il problema semmai è essere scazzato,ma questo non lo sapevano ahahah).I bambini sanno tutto,sono piccoli adulti. Al liceo, l'altro spaccafighe della.classe un giorno disse:"Non ti sai divertire" , ma solo perché il suo divertimento si riduce a figa,alcool e canne,  quindi se i parametri sono questi direi che non voglio divertirmi, o voglio divertirmi poco; ho interessi e divertimenti più "da introverso", quindi chisseloncula.

Tornando ai discorsi di ieri notte,ora che sono più lucido,ma.solo poco di più,  direi che forse quando consiglio cose è come se delegassi ad altri il racconto di una parte di me perché trovo che loro sappiano metterla in parole meglio di me,quindi forse è un modo per ovviare alla mia incapacità di raccontarmi. Perché, secondo me, è vero che alla fine ci sono pattern che possono assomigliarsi molto nella vita degli esseri umani,ma è vero anche che alla.fine non sappiamo cosa prova davvero l'altro nel profondo,anche se le esperienze sembrano simili. Può essere che siamo semplici(e i giovani oggi faticano a raccontarsi a parole proprio perché sono abituati,coi social,a raccontare robe che magari neanche sentono proprie ,la butto là,eh),ma non si può, secondo me,negare la complessità di ognuno. Siamo semplici e complessi e bisogna vivere questo paradosso, che ne dici @FreakyFred? Detto questo,prima o poi voglio passare una serata con te ed @Isher ,in una casa di legno vicino ad un campo di grano,birre alla mano,a guardare le stelle e discorrere della vita,sappiatelo.

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9 minutes ago, IlFinnico said:

ti dico solo che in prima elementare,quando passavo il tempo da solo e non ero secchione (andavo malino,ho iniziato a studiare seriamente in terza elementare,ma 6 anni era anche l'età in cui mi strusciavo sul letto pensando ai maschietti,come detto nell'altro topic ), lo "spaccafighe" della classe diceva:" X(cioè io) quando invita le donne a casa invece de scopassele je regala 'e rose", che è un modo infantile di sottolineare il mio essere sfigato( cioè senza.figa,che se vogliamo è pure sessista come termine,per il solo fatto di essere introverso, poi vabbè, per me il problema semmai è essere scazzato,ma questo non lo sapevano ahahah).I bambini sanno tutto,sono piccoli adulti. 

Io alle elementari non riesco a ricordarmele cose come queste, chissà se queste dinamiche erano già presenti.

 

10 minutes ago, IlFinnico said:

Detto questo,prima o poi voglio passare una serata con te ed @Isher ,in una casa di legno vicino ad un campo di grano,birre alla mano,a guardare le stelle e discorrere della vita,sappiatelo.

Ah, con loro in un romantico chalet di montagna e con me in uno squallido motel del frosinate? :angry:

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22 minutes ago, IlFinnico said:

nel mio caso sono state le maestre a "segnalarmi"

Quindi mi confermi che per te ha funzionato proprio come te l'ho descritta io

22 minutes ago, IlFinnico said:

andavo malino,ho iniziato a studiare seriamente in terza elementare,ma 6 anni era anche l'età in cui mi strusciavo sul letto pensando ai maschietti,come detto nell'altro topic ), lo "spaccafighe" della classe diceva:" X(cioè io) quando invita le donne a casa invece de scopassele je regala 'e rose",

Salvo l'aggravante della tua precoce omosessualità...che però complica il quadro, perchè introduce il tema di come l'introversione sia anche vissuta come non conformità ai ruoli di genere.

22 minutes ago, IlFinnico said:

 Al liceo, l'altro spaccafighe della.classe un giorno disse:"Non ti sai divertire" , ma solo perché il suo divertimento si riduce a figa,alcool e canne

Qui siamo già ad un'età in cui le stesse cose avresti potuto farle con dei gay, ma se sei un introverso la difficoltà rimane perchè serve il doppio del coraggio e dell'estroversione per inserirsi in un gruppo gay da adolescente

Tu capisci però che da un problema ( introversione ) siamo passati a 3 ( introversione+identità maschile+omosessualità )

 

Edited by Hinzelmann
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... E diamo il benvenuto ad un nuovo personaggio.

3 hours ago, IlFinnico said:

Detto questo,prima o poi voglio passare una serata con te ed @Isher ,in una casa di legno vicino ad un campo di grano,birre alla mano,a guardare le stelle e discorrere della vita,sappiatelo.

I'm sure that can be arranged

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3 hours ago, IlFinnico said:

Detto questo,prima o poi voglio passare una serata con te ed @Isher ,in una casa di legno vicino ad un campo di grano,birre alla mano,a guardare le stelle e discorrere della vita,sappiatelo.

Mi sento lusingato da quanto dici, carissimo: speriamo di realizzare!

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3 hours ago, IlFinnico said:

Al liceo, l'altro spaccafighe della.classe un giorno disse:"Non ti sai divertire" , ma solo perché il suo divertimento si riduce a figa,alcool e canne,  quindi se i parametri sono questi direi che non voglio divertirmi, o voglio divertirmi poco; ho interessi e divertimenti più "da introverso", quindi chisseloncula.

Oh, al liceo credo che mi avresti trovato simpaticissimo...

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