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"Together Alone", The Epidemic of Gay Loneliness


Alexandro

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Esiste la solitudine in senso oggettivo ( essere soli ) e la solitudine in senso soggettivo ( mi sento solo )

Pur essendo soli significa semplicemente che sono oggettivamente soli, non ha una accezione negativa è una constatazione oggettiva

Ovviamente nei limiti di quel che io posso conoscere che non è detto sia il 100% di tutti, in alcuni casi ci sono delle caselle vuote di non conoscenza

Molti non hanno la famiglia di origine vicina perchè essendo gay non vivono nella città/paese di nascita, altri non hanno rapporti con loro per il fatto di essere gay, altri ancora non ce li hanno più perchè è morta la persona con cui si sentivano; Un problema che su questo forum viene trascurato perchè "giovane" è il tempo libero che ti lascia il lavoro, si tende a lavorare sempre di più e la differenza fra le persone più che il reddito è quello ( camerieri, infermieri, cuochi...straordinari obbligati etc rispetto ad impiegati insegnanti liberi professionisti )

Questi sono o possono essere fattori negativi, nel senso che sono fattori sociali e non sempre il frutto di una scelta, ovvio che se uno sceglie di lavorare molto perchè il suo lavoro lo appassiona è un altro discorso.

Poi certamente c'è chi degli amici li ha e chi invece tende più ad avere delle conoscenze da locale ed è più "solitario"

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Saramandasama
1 hour ago, Ghost77 said:

Quello che ti chiedo è: avverti in loro un disagio? 

Poiché quell'espressione ha sicuramente un'accezione negativa altrimenti non avresti detto "pur". 

La mia idea è che la solitudine sia un senso di disagio che va al di là dall'aver un compagno. Si può essere accoppiati e soli. Si può essere single e prendere tutto dalle amicizie e dagli affetti e stare bene. Si può essere addirittura solitari e vivere la propria condizione apprezzandola. 

Non è possibile che i tuoi amici stiano semplicemente bene da non accoppiati e il sesso non sia un surrogato bensì proprio una fonte di divertimento? 

Concordo~

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6 minutes ago, Hinzelmann said:

oggettivamente soli,

È questo che vorrei capire meglio. Si dice che la famiglia non la si sceglie ma le amicizie sì. 

Si parla anche spesso di famiglia allargata ozpetekiana. 

Che cosa fa di una persona un uomo "oggettivamente solo"?

L'assenza della famiglia? Di un compagno?  Il vivere da soli?  O semplicemente la mancanza di un appoggio umano? 

Non so, quello che per gli occhi di una persona è solo, per un altro non lo è. E quindi diventa soggettivo, non oggettivo. 

C'è gente qui sul forum che è realmente e pesantemente sola, pur avendo rapporti con mamma e papà,magari vivendoci in casa e avendo degli amici. 

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È concettualmente possibile non sentirsi soli da single laddove le due esigenze essenziali collegate alla coppia, ovvero l'esigenza del branco (della famiglia) e quella del sesso, siano altrimenti soddisfatte.

Accade molto, molto raramente e di norma non dura molto perché anche avendo una famiglia "di scelta" essa tende a disfarsi quando uno dei membri trova qualcosa di meglio. Sono anche questi problemi strutturali: gli amici di norma non sono famiglia. Ruoli diversi ed entrambi necessari, ma non è un'idea geniale scambiarne le funzioni.

È 100% vero, d'altro canto, che ci si può sentir soli anche se si ha gente intorno.  È un senso di non-appartenenza. Io per esempio lo avverto molto forte, e non è una battuta, dopo ogni voto politico. Mi succede perché riscontro, in numeri, come la maggioranza schiacciante della popolazione abbia processi cerebrali così diversi dai miei da sembrarmi niente di meno che una specie aliena; lì senti che non appartieni, che dovresti essere altrove, che sei in ultima analisi solo. Una sensazione delle più terribili.

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Dico che se il rapporto con la famiglia di origine di questa ipotetica persona non è "risolto" e non lo è neanche per colpa sua, se non ha potuto scegliere il lavoro che avrebbe desiderato fare ( il modello sociale della Milano da bere in cui il gay si riscattava con soldi e successo lavorativo non è accessibile a molti in questo momento ) e per di più ne fa uno in cui per guadagnarsi da vivere deve lavorare sempre più ore ( conoscerete dei gay camerieri, infermieri cuochi che da 10 anni sono costretti a straordinari continui...non penso di essere l'unico ) lasciando meno tempo libero agli amici, se quindi la sua rete di relazioni che  ha costruito "traballa" o "crolla" MA almeno ha un relativo successo sessuale e fa molto sesso, tende ad avvertire meno la solitudine

Sarà - probabilmente - come dice @FreakyFred, che questo accade perchè 1 delle due esigenze fondamentali la realizza

D'altronde non è che io voglio che anche lui si disperi e sia infelice, mi limito a dire che mi sembra che avverta meno la solitudine, pur essendo solo

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È una pratica che effettuano i prolassati, vero?
Questa è una delle immagini più vomitevoli che siano mai state prodotte nella storia del genero umano XD
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  • 2 weeks later...
davydenkovic90
On 9/28/2018 at 4:26 AM, Almadel said:

Non lo so.

Ho la sensazione che io e te dall'esistenza ci aspettassimo di meno o - talmente poco - da trovare fantastica la vita che abbiamo.

Forse ci ha salvati semplicemente non avere un ego smisurato, forse da piccoli abbiamo sofferto di più;

forse è solo un caso - anche a parità di condizioni - lo stare bene quando gli altri sono tristi.

Leggo solo ora questo intervento, mi era sfuggito.

Be', in parte può essere, io non mi aspetto mai niente. E certamente l'essere gay ha contribuito perché quando ne ho preso coscienza pensavo che non l'avrei mai dichiarato e non avrei mai avuto amicizie o relazioni sincere come hanno tutti. Per cui sì, anche un solo amico o un paio di amici, che per tanta gente è poco o addirittura una vergogna, per me è tanto. E anche zero amici  e sex and the city in tv è tanto.  E poi dagli amici non mi aspetto niente. Per esempio non ho mai capito quella gente che si offende perché, magari, viene "tradita" (ma magari per cazzate, tipo fanno una festa e non ti invitano). Per me è pacifico, se uno non mi vuole alla sua festa, ok, va benissimo, avrà i suoi motivi.  Concepisco i rapporti sempre più come un "dare" che come un "avere", io do a chi voglio la mia amicizia, tempo, favori e quant'altro, e poi se mi ritorna indietro qualcosa bene, altrimenti è lo stesso. 

Poi sul discorso del soffrire la solitudine, delle droghe, del sesso con diecimila partner, della depressione e conseguente cura dallo psicologo semplicemente non ci sono mai cascato perché... c'avevo altro da fa'.  Ho avuto una marea di hobby e li ho mantenuti tutti, tra l'altro cose diversissime e che richiedono molto impegno e che sinceramente mi piacevano. Non avrei avuto spazio e voglia per i sex parties e non ce l'ho nemmeno adesso, perché prima di quelli vorrei andare a correre, giocare a tennis, esercitarmi al pianoforte e cose varie. Non faccio vita mondana anche per questo, e poi sono cresciuto in mezzo a un sacco di persone diverse, casa mia è sempre stata un viavai, per cui le emozioni della socialità non mi sono mancate e apprezzo la solitudine.

Sul fatto di essere low profile, credo sia un fatto sempre di gusto, è chiaro che se ti abitui (magari in modo malsano) ad avere sempre di più, facilmente arrivi a un punto in cui stai male. Bisogna riconoscersi e riconoscere un limite. Quelli, ad esempio, che comprano oggetti griffati, arrivano a credere che 400 euro per una maglietta della Ferragni sia "poco", perché tutte le magliette di quei dati 10 marchi che loro guardano online o nelle riviste costano cifre maggiori o uguali a 400. Ecco, io non so che lavoro faccia questa gente o come si mantenga, ma non credo che tutti siano figli di Donald Trump e, a una certa, dovranno frenarsi. Io spendo 120 euro per le scarpe da running, perché mi piace correre e le scarpe sono importanti. Ne ho spesi 300 per fare un regalo a una persona a cui tengo, e per un regalo che so che avrebbe fatto piacere a quella persona, ma non li spenderei mai per una notte in hotel o per una cena, neanche se guadagnassi cifre pazzesche, semplicemente perché non ho il gusto per quelle cose. Mi vergognerei a entrare da un tabaccaio e comprare 2 euro e 50 di sigarette, perché sono soldi buttati via totalmente, e che anzi, fanno male alla salute e corroborano una dipendenza. Non c'è rinuncia né autolesionismo, semplicemente ci sono delle priorità e c'è un'etica che ognuno ha nello spendere il denaro, a prescindere da quanto ne ha. 

Per esempio, parliamo della cocaina. La gente prende la cocaina per fare le serate in discoteca e poi la mattina avere le energie per andare al lavoro, giusto? Ecco, io non sono così. Io se faccio una serata in discoteca, la metto in conto prima, il giorno dopo lo passo stravolto, ma contento di essere stravolto, mi riprendo e riparto. Se vado a giocare una partita di tennis e dopo sono stanco morto, accetto la stanchezza, vado a casa e mi riposo. Prendere la cocaina per essere di nuovo pimpante e fare un'altra maratona per me è senza senso. 

Non eccedere non significa per forza accontentarsi, e penso che l'articolo faccia riferimento a una cultura, gay e non, che ha nell'eccesso una delle sue caratteristiche fondanti. La cultura italiana si basa più su un giusto mezzo, su un equilibrio. Siamo filosoficamente e culturalmente fatti così e questo ci salva in tante situazioni, come ci limita in altre.

Ripeto che io non vedo tutto questo scenario apocalittico descritto nell'articolo che riguardi solo i gay. C'è uno scenario apocalittico generale su altre cose, e riguarda sia gay che etero, purtroppo.

Edited by davydenkovic90
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Ragazzi, vi svelo il segreto perché l'ho capito ieri: 

Il segreto è vestirsi di azzurro.

Se ci si veste di azzurro non si sperimentano mai solitudine, orrore esistenziale, disagio sociale eccetera.

A questo punto in effetti credo che quelli che continuano a non vestirsi d'azzurro siano dei grandissimi deficienti. #Golightblue.

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  • 3 months later...
davydenkovic90

Riuppo il topic perché ho fatto una riflessione...

da qualche parte (credo Alma) ho letto che i gay soffrono di depressione anche nei paesi più all'avanguardia sui temi lgbt

Ho pensato però che questo non dimostra che la depressione è correlata all'omosessualità, a prescindere. La depressione penso che nasca dall' alienazione e dall'isolamento sociale di un ragazzo gay, per un motivo banalmente statistico (cioè che siamo, in percentuale, troppo pochi) e l'isolamento, con eventuale bullismo annesso, è dovuto, specialmente durante l'adolescenza, a cose molto banali come gusti non conformi alla massa.

Mi spiego meglio e mi collego a un esempio pratico che può riguardare molti che frequentano app (o battuage): più o meno tutti, in  questi luoghi, abbiamo avuto a che fare con il classico :

"Etero sposato, riservato per pari, cerca pompamico da incontrare dalle 18 alle 19 perché prima lavoro e dopo rientro a casa".

Ecco, questi personaggi che Alma definiva (parafrasando): "quelli che si fanno spompinare perché la ragazza non li caga" io invece li definirei dei "gay mimetizzati", vale a dire dei ragazzi o uomini che probabilmente hanno e hanno sempre avuto una forte componente omosessuale (sono bisex o gay) e che però hanno affrontato il problema di avercela "alla vecchia maniera" e cioè costruendosi una vita etero di copertura, tanto insoddisfacente nell'intimità quanto comoda e semplice su altri fronti: economico, sociale, ecc.

E questi, che vanno definiti gay, anche se loro si auto-definiscono "etero", non mi sembra affatto che abbiano particolari problemi di depressione, ansia, o che frequentemente tentino il suicidio. Tutt'altro: a me sono sempre sembrati i più determinati e sereni nella propria schizofrenia e nell'ipocrisia delle doppie e triple vite che conducono (e, per questa ragione, ho sempre scelto di tenermene bene alla larga).

In definitiva penso che la depressione nasca dall'omosessualità solo quando omosessualità implica solitudine, e purtroppo molto spesso questo avviene, anche nelle città più grandi e con la mentalità più aperta, per un motivo puramente statistico. L'unica arma che abbiamo è aggregarci in qualche modo il prima possibile, e tentare di resistere nei momenti in cui ci ritroviamo soli.

Da dove nasce questa riflessione?

Ho riaperto un mio armadio dove ho messo vestiti che non metto più, certe scarpe e certa roba che a vederla mi sembra di un altro. A 14 anni volli un marsupio di Gucci perché l'avevo visto in Sex and the city. Me lo feci regalare per un compleanno, credo, e non costò poco. Non lo misi mai neanche una volta, perché non sapevo con cosa abbinarlo ed era scomodo, mi piaceva solo averlo. I miei compagni ascoltavano Ligabue,  andavano nelle discoteche tamarre le prime volte per trovare le ragazze, preoccupandosi del fatto di dover superare il buttafuori e poter entrare pur non avendo ancora compiuto 15 anni e indossando un giubbotto di jeans. Io leggevo i classici greci, che compravo in libreria con amiche reiette, e guardavo Sex and the city. Quel marsupio di gucci è il simbolo della mia omosessualità repressa nel periodo liceale, una sorta di amuleto magico per affrontare in solitaria l'ennesimo anno scolastico. Esagero, forse?  Boh, non so, nel dubbio ho deciso di rispolverarlo e indossarlo, anche se mi fa schifo.

E nei riguardi di quei "gay mimetizzati", bah, sinceramente da un lato li trovo vetusti e mi fanno tristezza, e anche un po' di rabbia, perché immagino che la facciata che si creano in famiglia preveda alte dosi di omofobia. Dall'altro lato non me la sento di condannarli fino in fondo, perché forse a un certo punto, da ragazzi e poi da giovani e da adulti, hanno semplicemente scelto la strada più naturale per evitare un isolamento e conseguente malessere.

Edited by davydenkovic90
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Io penso che la depressione nei gay derivi principalmente dall'essere diversi e nel doverlo dire perche' altrimenti gli altri non si accorgono di cio', come pure dagli eventuali problemi famigliari e lavorativi o scolastici per omofobia altrui e dalla difficolta' maggiore nel trovare partner e altri gay simili a noi nelle situazioni quotidiane della vita.

non e' detto che ci siano pero' altri fattori forse genetici che spieghino pure la depressione nei gay.

ad esempio la depressione colpisce piu' le donne che gli uomini e allo stesso modo potrebbe colpire piu' i gay degli etero.

Edited by marco7
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Io ho idea che i gay italiani depressi sarebbero ugualmente depressi anche se fossero nati a Castro. Non so quanto realmente la società agisca se il substrato non ha già una predisposizione, anche perché nei gay certi segni depressivi li ho sempre visti associati a determinati tipi di temperamento, oggettivamente più indifeso alle avversità in partenza. 

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8 hours ago, davydenkovic90 said:

La depressione penso che nasca dall' alienazione e dall'isolamento sociale di un ragazzo gay, per un motivo banalmente statistico (cioè che siamo, in percentuale, troppo pochi) e l'isolamento, con eventuale bullismo annesso, è dovuto, specialmente durante l'adolescenza, a cose molto banali come gusti non conformi alla massa.

Sì questo è un dato di fatto che viene assunto per vero in quasi ogni discussione sul tema, non solo il gay si scopre diverso ed isolato allo stesso momento  ma non ha dei modelli familiari in cui riconoscersi perchè è nato da genitori eterosessuali ( cosa che non succede ad altre minoranze, siano ebrei o malesi etc )

Ovviamente più la società è omofoba e più sentirà ANCHE sbagliato e già si riuscisse a superare questo grosso scoglio sarebbe un bel passo avanti

Io non direi che sia solo un discorso puramente statistico io sono nato a Firenze ed in una famiglia in cui gli omosessuali occasionalmente comparivano durante la mia infanzia a cene e ricevimenti, quindi in un ambiente mediamente tollerante per l'epoca, eppure da queste occasionali contatti ricavai due informazioni fondamentali, la prima era che erano soli ( gli altri venivano accompagnati da mogli o compagne loro no...ovviamente parliamo di omosessuali che se vivi sarebbero over 75 ) la seconda informazione era che a loro non piacevano le donne ( cioè ad un bambino non si diceva cosa gli piaceva, ma cosa non gli piaceva )

Oggi penso si possa immaginare un bambino che vede una coppia gay e che vede due persone che si piacciono, si guardano come le coppie etero...certo bisogna nascere in una famiglia che i gay li invita ( e non li vede solo dal parrucchiere ) ed in una città in cui sia statisticamente più facile si creino frequentazioni con dei gay

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Per me la depressione deriva dal teatrino che ogni giorno ci si costruisce per non sembrare troppo diversi dagli altri, non parlo della paura del rigetto che, per alcuni, può essere spaventosa visto che ci sarebbe il rischio di distruggere un'amicizia magari molto sudata. Quello a cui mi riferisco è il senso di appartenenza, quando trovi un gruppo con cui ti trovi bene e hai il timore di comportarti per quello che sei davvero perché andresti a modificare il modo in cui gli altri interagiscono con te, se il legame è forte è poco probabile che ti rifiutino, però, anche con l'accettazione, sai bene che in cuor tuo qualcosa negli altri è cambiato ed è proprio la paura di questo cambiamento, unita alla finzione della vita quotidiana, che peggiorano il proprio benessere mentale.

Leggendo l'articolo non sapevo che gli omosessuali soffrissero di malattie cardiovascolari in percentuale maggiore rispetto agli eterosessuali. Io, per esempio, soffro di pressione bassa e ho una leggera bradicardia ma pensavo non fosse dovuta alla mia sessualità. Secondo me sono solo coincidenze.

Parlando invece dell'ambiente di sviluppo, anche quello può essere un fattore incisivo sulla depressione di un uomo. Io sono cresciuto e vivo ancora in un piccolo paesino dove l'omosessualità non è ancora vista di buon occhio. Certo, non fanno la caccia alle streghe, però ti vedono come se fossi uno strano essere, come un magico folletto dei boschi.

Frequentando anche le scuole del posto ho imparato in fretta a cucirmi  addosso una maschera e impedire che le persone possano vedere cosa si nascondesse sotto, ho imparato che è bene non fidarsi troppo della gente perché non sai come può reagire se venissero a sapere dei tuoi segreti. In 5 anni (da quando ho capito che c'era qualcosa di strano fino ad oggi) ho imparato ad essere chi non sono, non ricordo di aver vissuto un momento in cui mi sono sentito veramente me. Tutte le volte che ci ho provato mi allontanavo sempre più dagli altri, ma adesso bisogna darci un taglio.

È necessario imparare a contare più su se stessi e sull'amore interno anziché esterno, se si ha la forza di scucirsi questa maschera e le palle per affrontare gli altri, i problemi spariranno. Da quando ho cominciato a dire quel che penso mi sono fatto dei nemici ma anche molti amici ma quel che importa davvero è che dentro di me, finalmente, mi sentivo libero e questa è stata per me la sensazione più bella che avessi mai provato. Mi ha fatto tornare a sorridere, mi ha permesso di entrare di più in confidenza con gli altri, mi ha fatto amare me stesso.

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