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turismo lgbt in Italia


freedog

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Ma in realtà dire 'Spagna' è un parolone. La movida gay esiste solo nelle principali città e già la zona gay di Barcelona non regge il paragone con Chueca. Nel resto della Spagna, tralasciando luoghi speciali, troverete solo realtà alquanto provinciali. In realtà il turismo gay si basa solo su locali, feste, ecc. È un po' segregato alla vita notturna, ma si potrebbero fare molte più cose.

In ogni caso, parlando di turismo in senso stretto. L'unico problema potrebbero essere hotel e ristoranti, ma a parte che non tutti hanno il cartellino 'gay', credo che solo in paesi stile russia possa essere un problema. Per un resto, un gay turista farà le solite cose da turista.

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Ovvio Romantico ma ti dirò alla fine i gay fanno tutto quello che fanno gli etero l unica differenza è nell offerte di punti di ritrovo e locali notturni. Però se penso alle Baleari, alle Canarie a Sitges ecc. C è un sistema che in generale li accoglie i gay qui al massimo si parla di tolleranza.

Forse non è tanto il cosa ma il come, una località anonima ed anche un pò bruttina come Sitges mi ha colpito per la sua estrema normalità dove la sera le famiglie con i bambini passeggiavano tranquillamente davanti al locale gay e nessuno gridava allo scandalo se una Drag andava in giro a fare volantini insieme a un tizio in perizoma.

Insomma se qualcuno si fosse lamentato tutto sommato avrebbe anche avuto ragione ma quel lasciar fare generalizzato è qualcosa che crea quel clima più che quei 4 o 5 locali.

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MicFrequentFlyer
13 hours ago, Hinzelmann said:

Evidentemente sì, se non li conosci

14 hours ago, freedog said:

Ma che ti ho fatto? Era un modo per chiedere dove li avessi trovati... Perchè l'articolo confronta italiani e stranieri (quindi può essere semplicemente un dato medio se si assume una distribuzione casuale dell'orientamento sessuale nella distribuzione del reddito). E chiedevo perchè normalmente i gay sono considerati più ricchi degli etero. Madò.

Da articolo La Stampa (https://tinyurl.com/y8bmb7bh):

MILANO - Tutti i marchi li vorrebbero, nessuno li sposa. Eppure rappresentano un target «di fatto»: sono i consumatori gay. Con un reddito medio-alto e una buona propensione all'acquisto, fungono spesso da modello per le scelte dei clienti eterosessuali e non hanno remore a provare nuovi tipi di prodotti. Peccato che le aziende continuino a non investire su un segmento di mercato dalle forti potenzialità. In Italia non ci sono infatti offerte ad hoc per gay, in televisione o sui giornali non compaiono campagne pubblicitarie mirate.

Per tornare in topic, bisogna dire che l'Italia è in generale più tradizionalista verso il turismo. Cioè noi tendiamo più che altro a fornire servizi e organizzare eventi legati al territorio (arte, natura, spiaggia); mentre all'estero si da più conto al lifestyle, il viaggio di esperienza eccetera. Vien da sé che il turismo gay ne risente. Questo non per giustificare l'Italia, ma per dire che (una volta tanto) il problema potrebbe non derivare da omofobia più o meno latente/nascosta. Ma forse sono troppo ottimista, eh.

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I gay sono buoni consumatori perche' se in coppia hanno spesso due stipendi e non hanno bambini su cui spendere lo stipendio e se single vale lo stesso discorso (oltre a non avere la moglie che spende soldi in vestiti, cosi' possono spenderseli tutti loro).

l'italia e' un paese che alla fine fa poco per attrarre turisti, tanto arrivano da soli o per mangiare bene o per vedersi venezia, firenze o il vaticano. Non e' che promuove un altro turismo ma non quello gayo. Non promuove direttamente alcun turismo secondo me.

Edited by marco7
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Ma che ti ho fatto? Era un modo per chiedere dove li avessi trovati... Perchè l'articolo confronta italiani e stranieri (quindi può essere semplicemente un dato medio se si assume una distribuzione casuale dell'orientamento sessuale nella distribuzione del reddito). E chiedevo perchè normalmente i gay sono considerati più ricchi degli etero. Madò.
Da articolo La Stampa (https://tinyurl.com/y8bmb7bh):
MILANO - Tutti i marchi li vorrebbero, nessuno li sposa. Eppure rappresentano un target «di fatto»: sono i consumatori gay. Con un reddito medio-alto e una buona propensione all'acquisto, fungono spesso da modello per le scelte dei clienti eterosessuali e non hanno remore a provare nuovi tipi di prodotti. Peccato che le aziende continuino a non investire su un segmento di mercato dalle forti potenzialità. In Italia non ci sono infatti offerte ad hoc per gay, in televisione o sui giornali non compaiono campagne pubblicitarie mirate.
Per tornare in topic, bisogna dire che l'Italia è in generale più tradizionalista verso il turismo. Cioè noi tendiamo più che altro a fornire servizi e organizzare eventi legati al territorio (arte, natura, spiaggia); mentre all'estero si da più conto al lifestyle, il viaggio di esperienza eccetera. Vien da sé che il turismo gay ne risente. Questo non per giustificare l'Italia, ma per dire che (una volta tanto) il problema potrebbe non derivare da omofobia più o meno latente/nascosta. Ma forse sono troppo ottimista, eh.
Ottima osservazione.

Diciamo che noi abbiamo sempre puntato alle attrazioni storico o naturali senza corredarle di altre attività, abbiamo sempre pensato a chi viaggia e raramente a chi va in vacanza.
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Qui a Padova abbiamo fatto tutto il possibile per il turismo gay.

Il Pride Village rimane aperto per tutta l'estate, con discoteche, concerti di icone gay e convenzioni con alberghi.

L'effetto complessivo però non è quello del quartiere gay di una metropoli o di una Sitges,

che sono il risultato non tanto di un investimento politico, ma di un'intera comunità o di un gruppo di imprenditori.

L'Italia non è un'entita astratta.

Se non ci sono quartieri gay in Italia è perché i gay italiani hanno il terrore di "ghettizzarsi" e si dichiarano poco

e la politica dimostra ostilità agli imprenditori gay (e in generale a tutti quelli che lavorano nella vita notturna, essendo dipendenti dal voto dei pensionati).

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20 minutes ago, Almadel said:

L'Italia non è un'entita astratta.

Se non ci sono quartieri gay in Italia è perché i gay italiani hanno il terrore di "ghettizzarsi" e si dichiarano poco e la politica dimostra ostilità agli imprenditori gay

Ecco. 

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Sicuramente non sono cose che "vengono da sé" o sono "nella natura  delle cose" è il risultato preciso di una situazione sociale

Cioè francamente io non credo che ad un ministro dei beni culturali con delega al turismo di un paese occidentale, interpellato sull'argomento verrebbe neanche in mente di citare in una intervista sul turismo gay....il turismo religioso

E stiamo parlando del ministro di un governo di CSX che ci ha dato le Unioni Civili : L’Italia è talmente ricca di opportunità da poter riservare la soluzione di vacanza ideale per ogni desiderio. Dal mare alla montagna, dal piccolo borgo alla grande città d’arte, dal turismo balneare al turismo business, dal turismo termale al turismo religioso. Un vasto ventaglio di offerte che ci rende unici al mondo.

Franceschini parla di ogni desiderio, tranne che di ciò che potrebbero desiderare dei gay ( che era l'oggetto della domanda )

E' vero che Franceschini, assomando le competenze su cultura e turismo, sembra inventato apposta per un effetto "camera con vista" cioè è l'esatto opposto di una persona che dovrebbe parlare nei termini di vacanza-esperienza e di organizzazione di eventi cioè il core business della tendenza del turismo contemporaneo

Leggi turismo termale e religioso e pensi alla nonna di Franceschini, che era più moderna di lui

D'altronde dobbiamo anche riconoscere che in Italia mancano veri quartieri gay ( saranno oramai attrazioni turistiche altrove, ma noi non li abbiamo ) manca una comunità LGBT, manca il reddito ed il mercato che queste situazioni creano di base e l'attitudine alla spesa in attività simili da parte dei gay stessi

Che poi esistano gay ricchi come Versace, che comprano la villa fronte mare a MIAMI...non credo possa consolarci più di tanto

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36 minutes ago, Almadel said:

Qui a Padova abbiamo fatto tutto il possibile per il turismo gay.

Il Pride Village rimane aperto per tutta l'estate, con discoteche, concerti di icone gay e convenzioni con alberghi.

L'effetto complessivo però non è quello del quartiere gay di una metropoli o di una Sitges,

che sono il risultato non tanto di un investimento politico, ma di un'intera comunità o di un gruppo di imprenditori.

a Roma abbiamo invece l'esempio del gayVilage (meglio noto come eteroVillage nella comunità lgbt, ma vabbè):

location isolatissima in culo alla luna, così nessuno rompe x discoteca & rumore, percorso per arrivarci molto poco illuminato, parcheggi con taccheggio incorporato, nessuna possibilità di fare selezione all'ingresso (perchè è compreso nel cartellone dell'estate romana)..

alla fine è diventato il raduno del coattume e i gay se ne stanno molto alla larga

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davydenkovic90

E' un discorso un po' difficile.

Confermo anche io che le zone gay italiane che ho avuto la ventura di frequentare in sporadiche occasioni (solo Torre del Lago... della serata gay street romana ricordo poco o nulla) siano in realtà un ritrovo molto variegato e le presenze gay che più spiccano sono le lesbiche che cercano di radunarsi in qualche modo e gli amanti delle canzoni di Britney Spears che fanno serata con l'amica frociarola. Tutto questo ha ben poco a che vedere con l'aria che si respira alla Chueca di Madrid (dove ho alloggiato) o al Circuit di Barcellona (ebbene sì, mi son ritrovato pure lì, inconsapevole, nell'estate del 2015).

Lasciando perdere il termine "ghettizzazione", che nel 2018 mi sembra un po' fuori moda, ricercare un contesto affine a sé ed esprimersi al suo interno è una prassi figlia di una mentalità completamente opposta a quella da cui proveniamo noi italiani, ovvero quella di una società che si adatta al singolo, e in particolar modo alle minoranze, per venire incontro ai suoi bisogni creando contesti nei quali possa esprimersi. In italia la mentalità prevalente vuole che sia il singolo a fare lo sforzo per adeguarsi alla società e per sentirsi "uguale" (ma non reprimendo la propria diversità). Credo che ognuna di queste due mentalità abbia un suo valore, non ce n'è una migliore. Entrambe hanno pregi e difetti.

Io non sono indirizzato verso un turismo gay e non ne capisco l'attrattiva. Non lo odio e neanche lo evito, se qualcuno di simpatico me lo proponesse ci andrei a Sitges o altrove... (per la cronaca, la volta che ho preso casa alla Chueca era semplicemente per il prezzo basso, e a Barcellona sono capitato per caso durante il festival gay con delle amiche che avevano organizzato la vacanza... però so che a Madrid c'è anche un "ostello gay", riservato a maggiorenni e con prezzi anche piuttosto alti...lì non ci andrei). Se avessi carta bianca nell'organizzare una vacanza avrei altre miliardi di cose da vedere e da fare prima di una discoteca o una spiaggia gay, dove non saprei neanche cosa farci, esattamente (rimorchiare? altro?)

Non è affatto vero, comunque, caro marco7, che tutto se ne sta lì immobile esattamente come dieci o venti anni fa e che il turismo in Italia campa solo sul Colosseo e i musei vaticani: parallelamente alla Cirinnà, le mete gay e i ritrovi gay saltano fuori e proliferano anche da noi, seppur in forma ridotta e con tempi geologici rispetto a città estere. Difficilmente ci si può immaginare una Napoli o una Palermo diventare in tempi brevi come Barcellona, tuttavia ci sono zone di vacanza come appuntoTorre del Lago, Gallipoli e che pian piano si attrezzano sempre di più e grandi città come Roma e Milano (essenzialmente penso siano solo queste due) che hanno piccole zone gay.

Edited by davydenkovic90
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I musei vaticani si trovano in Città del Vaticano, che è un altro stato, e non in Italia, quindi se un turista va ai musei vaticani sta alimentando il turismo di Città del Vaticano, anche se poi alloggerebbe a Roma in Italia. 

Edited by Sorgesana
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1 hour ago, davydenkovic90 said:

al Circuit di Barcellona (ebbene sì, mi son ritrovato pure lì, inconsapevole

tesò, NESSUNO capita lì inconsapevole....

1 hour ago, davydenkovic90 said:

le mete gay e i ritrovi gay saltano fuori e proliferano anche da noi, seppur in forma ridotta e con tempi geologici rispetto a città estere

vabbè, rispetto al nulla cosmico che c'era fino a ieri, pure due cazzatine in croce sembrano chissà che.

e però  sono tutte iniziative TOTALMENTE slegate tra loro, e nessuno cerca non dico di coordinarle, ma nemmeno c'è chi prova a metterle in rete (anche nel senso del web) tra loro.

motivi? tanti, e pochissimi (nel senso che stringi stringi son sempre gli stessi)

  1. chi s'è fatto il mazzo per mettere su la fiera della porchetta rosa poi c'ha paura che gli scippino l'idea o la fiera stessa (siamo strapieni di diveh/primedonneh che si sentono sempre & cmq tutteh indispensabilih..),
  2. qsi cosa finisca sotto il cappello di arcigay alla fine sembra strapoliticizzata, e parecchi imprenditori gay o friendly non vogliono etichette
Edited by freedog
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7 hours ago, freedog said:

a Roma abbiamo invece l'esempio del gayVilage

[...] 

alla fine è diventato il raduno del coattume e i gay se ne stanno molto alla larga

Proprio come il Muccassassina, direi.

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On 15/2/2018 at 10:23 AM, freedog said:

tesò, non mi sto a inventà niente.

Amore, non ho scritto che ti sei inventato il caso, ma che la pretesa è palesemente illecita.

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