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Che palle d'Annunzio..


Olimpo

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Sono al primo anno di lettere classiche. Tema monografico del corso di letteratura italiana : D'annunzio (alcyone, il fuoco, la figlia di Iorio).

 

Ecco cosa penso di lui : egocentrico, narcisista patologico, megalomane, privo di qualsiasi morale.

I romanzi sono illeggibili, pieni di digressioni mitologiche/erudite che lo rendono pesantissimo e anche incomprensibile (le note aiutano un po'). In poche parole d'Annunzio dovrebbe essere usato in tutti i manuali di scrittura creativa come un perfetto esempio di ''anti-scrittura''!

 

Cosa ne pensate di lui?

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D'accordissimo. Pieno di sé, le sue poesie sono condite con un classicismo stucchevole ed autocelebrativo che rende ancora più insopportabile il personaggio patetico e grottesco che era. Se poi ci aggiungi la filosofia nietzschiana totalmente travisata, completi il quadretto. Chiusa parentesi acida ahah

(Anch'io sono al primo anno di lettere classiche, ma letteratura italiana ce l'ho al secondo anno)

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davydenkovic90

Riflettevo proprio sul fatte che spesso gli studenti universitari o del conservatorio debbano subirsi quelle opere letterarie o brani orrendi che nessuno vorrebbe mai leggere o suonare ma che, purtroppo, sono lì e hanno avuto un'importanza storica e culturale e bisogna farci i conti.

Di D'Annunzio lessi solo il Piacere alla fine del liceo, lo trovai piacevole... ma dovrei riprenderlo in mano e valutarlo oggi, all'epoca subivo tutto, sopportavo stoicamente e mi facevo piacere tutto :D

Visto che sono a casa convalescente, mi.hai dato un'idea su cosa fare oggi.

La pioggia nel pineto, invece, la cito sempre come una delle mie poesie preferite in assoluto.

Edited by davydenkovic90
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davydenkovic90

Dovrebbero tutti studiare solo quello che dice davy.

Ma no, dico solo che l'università, dando una preparazione specialistica, spesso ti mette di fronte anche cose che non sono sempre così entusiasmanti e, a pelle, non piacciono. Credo che un pianista farebbe volentieri a meno di tanti preludi e fughe, seppur utili e importantissime, come il nostro olimpo farebbe a meno dell'alcyone perché, a suo dire, ha pagine un po'deboli da un punto di vista del piacere del lettore... Basta solo superarle e saper cogliere il meglio da ciò che si ha di fronte.

Certo se uno studia lettere classiche difficilmente si troverà di fronte Calvino o Walt Disney.. ma mai dire mai.

Edited by davydenkovic90
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"Udimmo in sogno sul deserto Gombo
sonar la vasta búccina tritonia
e da Luni diffondersi il rimbombo
a Populonia.

Dalle schiume canute ai gorghi intorti
fremere udimmo tutto il Mare nostro
come quando lo vèrberan le forti
ale dell'Ostro.

E trasalendo "Odi, sorella" io dissi
"odi l'annuncio dell'enfiata conca?
Forse per noi risale dagli abissi
la testa tronca,

la testa esangue del treicio Orfeo
che, rapita dal freddo Ebro alla furia
bassàrica, sen venne dell'Egeo
al mar d'Etruria".

Quasi fucina il vespro ardea di cupi
fuochi; gridavan l'aquile nell'alto
cielo, brillando il crine delle rupi
qual roggio smalto."

(anniversario orfico, alcyone)

 

giusto per farvi capire che nemmeno le poesie sono un granché...

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Saramandasama

Vedendolo illustrato in qualche video asmr può essere anche piacevole..

 

Questo non è asmr, pero..

Qualcosa visto da una prospettiva non italiana

 

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Bloodstar

Non conosco nulla, ma proprio nulla, di d'Annunzio a parte le vicende relative al suo fervido e fervente interventismo (conosco benissimo tutto quello che gravita intorno al discorso di Quarto e simili).

 

Devi affrontarlo con un atteggiamento distaccato (e forse rassegnato), solo così puoi coglierne qualcosa di buono.

Lascia da parte i giudizi, seppure legittimi, e le animosità che il personaggio suscita. Guarda l'esame dal punto di vista tecnico, di come si possa trattare criticamente, approfondire e maneggiare una parte magari infinitesimale del sapere umano.

Io sono rimasto molto colpito quando ho fatto questa considerazione.

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Non conosco nulla, ma proprio nulla, di d'Annunzio a parte le vicende relative al suo fervido e fervente interventismo (conosco benissimo tutto quello che gravita intorno al discorso di Quarto e simili).

 

Devi affrontarlo con un atteggiamento distaccato (e forse rassegnato), solo così puoi coglierne qualcosa di buono.

Lascia da parte i giudizi, seppure legittimi, e le animosità che il personaggio suscita. Guarda l'esame dal punto di vista tecnico, di come si possa trattare criticamente, approfondire e maneggiare una parte magari infinitesimale del sapere umano.

Io sono rimasto molto colpito quando ho fatto questa considerazione.

 

che studi hai fatto (per curiosità) ?

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Beh d'Annunzio per mia fortuna sono riuscito a evitarlo all'università, scegliendo fra quelli a scelta un corso dove c'era Manzoni.

 

Però i ricordi delle superiori sono ancora recenti. Diciamo che bisogna armarsi di tanta pazienza e cercare di comprendere il suo pensiero in modo che le opere siano un po' più comprensibili.

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Bloodstar

 

 

che studi hai fatto (per curiosità) ?
 

 

sto studiando storia moderna e contemporanea.

Giusto questo semestre mi tocca un corso monografico, obbligatorio, sulla letteratura italiana del primo rinascimento: Ariosto e Machiavelli ma anche Bembo e Castiglione. 

Il mio interesse per simili argomenti è assai basso: perchè sono più portato alla storia contemporanea, perchè è un corso di italianistica in fondo molto tecnico, perchè non ci tenevo molto a leggere tutto il Furioso.

Eppure sono rimasto estremamente colpito dalla profondità con cui si può trattare un'opera letteraria, gli abissi interpretativi in cui, un rinascimentista, può avventurarsi, il grado di cognizioni che si possono accumulare anche in un campo ristretto della cultura.

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come non t'invidio, cì..

tra il Vate® e Carducci non so chi sia stato il trombone più insopportabile!!

-oddio, pure il Nido di Pascoli non è che poi fosse molto meglio, eh..-

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sto studiando storia moderna e contemporanea.

Giusto questo semestre mi tocca un corso monografico, obbligatorio, sulla letteratura italiana del primo rinascimento: Ariosto e Machiavelli ma anche Bembo e Castiglione. 

Il mio interesse per simili argomenti è assai basso: perchè sono più portato alla storia contemporanea, perchè è un corso di italianistica in fondo molto tecnico, perchè non ci tenevo molto a leggere tutto il Furioso.

Eppure sono rimasto estremamente colpito dalla profondità con cui si può trattare un'opera letteraria, gli abissi interpretativi in cui, un rinascimentista, può avventurarsi, il grado di cognizioni che si possono accumulare anche in un campo ristretto della cultura.

 

 

Beh Machiavelli, se studi storia , credo sia importante. E' stato lui a scrivere le ''istorie fiorentine''. Aveva sempre l'occhio puntato sulla storia politica di Firenze , ma anche dell'Italia. Certo non è una piacevole lettura : meglio leggersi un saggio storico di un autore contemporaneo.

Ariosto, invece, mi è sempre piaciuto, ma so che può essere altresì pesante.

Io invece al primo anno avevo obbligatorio due esami di storia e ho scelto storia romana e storia medievale.

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davydenkovic90

"Udimmo in sogno sul deserto Gombo

sonar la vasta búccina tritonia

e da Luni diffondersi il rimbombo

a Populonia.

 

Dalle schiume canute ai gorghi intorti

fremere udimmo tutto il Mare nostro

come quando lo vèrberan le forti

ale dell'Ostro.

 

E trasalendo "Odi, sorella" io dissi

"odi l'annuncio dell'enfiata conca?

Forse per noi risale dagli abissi

la testa tronca,

 

la testa esangue del treicio Orfeo

che, rapita dal freddo Ebro alla furia

bassàrica, sen venne dell'Egeo

al mar d'Etruria".

 

Quasi fucina il vespro ardea di cupi

fuochi; gridavan l'aquile nell'alto

cielo, brillando il crine delle rupi

qual roggio smalto."

(anniversario orfico, alcyone)

 

giusto per farvi capire che nemmeno le poesie sono un granché...

A me questa è piaciuta. XD
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A me questa è piaciuta. XD

 

ahah de gustibus :)

 

Comunque è molto apprezzabile il fatto che sei un matematico e un appassionato di letteratura al tempo stesso :)

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Non tutto deve essere bello nella produzione di un "artista".

 

D'Annunzio faceva tanto teatrino per signore impellicciate mogli di industriali ma gli va riconosciuto che sapeva scrivere

 

A Carducci va senz'altro la palma della nullità cosmica

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D'Annunzio faceva tanto teatrino per signore impellicciate mogli di industriali ma gli va riconosciuto che sapeva scrivere A Carducci va senz'altro la palma della nullità cosmica

ripeto: di mio, tra i due non saprei quale sia stato il peggior trombone! 

certamente è una bella battaglia!!

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LocoEmotivo

Bah.

L'Ottocento italiano (di cui d'Annunzio rappresenta una estroflessione) è, a mio avviso di lettore, il periodo più buio della nostra storia letteraria: è il momento in cui si rimane sempre più distanti da una realtà che vortica e sembra non toccare affatto forme o temi o lingua artistica. Altrimenti detto: trovo assurdo che le Odi barbare siano coeve ai Fratelli Karamazov.

Il primo tentativo di ammodernamento lo compie la Scapigliatura, ma è il tentativo dei bambini ricchi di giocare agli straccioni: le grandi voci della fine del Secolo (Carducci, Pascoli e perlappuntamente D'annunzio) sono totalmente stonate che succhiano e al tempo stesso vivificano la linfa della retorica sabauda prima e fascista poi. L'unica eccezione è forse rappresentata da una sorta di opera minore: la storia di un burattino di legno travalica i patrii confini e diventa popolarissima in tutto il mondo mentre i nostri grandi poeti rimangono artisti "di fama mondiale in Polonia" (cit.). Persino il mio amato Campana paga un tributo altissimo ad una lingua insopportabile, pesante e fin troppo vecchia ma, almeno, lui coglie le influenze francesi e scrive belle cose di una certa portata.

L'Ottocento finirà con la Grande Guerra, quando alcuni soldati al fronte cominciano a scrivere un nuovo tipo di poesia; per la prosa, invece, o ci accontentiamo di un Pirandello (che aggiusta il tiro senza cambiare poi troppo) e di un irredento (che, probabilmente, deve molto alla sua cultura mitteleuropea), oppure dobbiamo aspettare la caduta del fascismo: se forse è proprio con Uno, nessuno e centomila (1926) e con La coscienza di Zeno (1923) che il romanzo italiano ritorna a respirare un'aria europea (degni coetanei di un Doppio sogno comunque in grado di sbaragliare qualunque concorrenza), forse i primi romanzi moderni italiani Conversazione in SiciliaUomini e no di Vittorini, rispettivamente del '41 e del '45.

E scusate se mi sono lasciato un po' prendere la mano :(

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Bah.

L'Ottocento italiano (di cui d'Annunzio rappresenta una estroflessione) è, a mio avviso di lettore, il periodo più buio della nostra storia letteraria: è il momento in cui si rimane sempre più distanti da una realtà che vortica e sembra non toccare affatto forme o temi o lingua artistica. Altrimenti detto: trovo assurdo che le Odi barbare siano coeve ai Fratelli Karamazov.

Il primo tentativo di ammodernamento lo compie la Scapigliatura, ma è il tentativo dei bambini ricchi di giocare agli straccioni: le grandi voci della fine del Secolo (Carducci, Pascoli e perlappuntamente D'annunzio) sono totalmente stonate che succhiano e al tempo stesso vivificano la linfa della retorica sabauda prima e fascista poi. L'unica eccezione è forse rappresentata da una sorta di opera minore: la storia di un burattino di legno travalica i patrii confini e diventa popolarissima in tutto il mondo mentre i nostri grandi poeti rimangono artisti "di fama mondiale in Polonia" (cit.). Persino il mio amato Campana paga un tributo altissimo ad una lingua insopportabile, pesante e fin troppo vecchia ma, almeno, lui coglie le influenze francesi e scrive belle cose di una certa portata.

L'Ottocento finirà con la Grande Guerra, quando alcuni soldati al fronte cominciano a scrivere un nuovo tipo di poesia; per la prosa, invece, o ci accontentiamo di un Pirandello (che aggiusta il tiro senza cambiare poi troppo) e di un irredento (che, probabilmente, deve molto alla sua cultura mitteleuropea), oppure dobbiamo aspettare la caduta del fascismo: se forse è proprio con Uno, nessuno e centomila (1926) e con La coscienza di Zeno (1923) che il romanzo italiano ritorna a respirare un'aria europea (degni coetanei di un Doppio sogno comunque in grado di sbaragliare qualunque concorrenza), forse i primi romanzi moderni italiani Conversazione in SiciliaUomini e no di Vittorini, rispettivamente del '41 e del '45.

E scusate se mi sono lasciato un po' prendere la mano :(

 

Mi sembra un commento impeccabile, anche se hai mancato il verismo di Verga, Capuana, Di Giacomo, Serao..

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Hinzelmann

 

 

come non t'invidio, cì.. tra il Vate® e Carducci non so chi sia stato il trombone più insopportabile!! -oddio, pure il Nido di Pascoli non è che poi fosse molto meglio, eh..-

 

Secondo me sono molto più comparabili D'Annunzio e Pascoli

essendo entrambi inseriti in un contesto culturale europeo loro

coevo ( a livello bignami : il decadentismo )

 

Carducci è francamente avulso dalla contemporaneità

 

Il problema è che Pascoli pur ascrivibile al decadentismo "alto"

( il simbolismo ) paga sul piano dei contenuti e dell'autobiografia

la sua lontananza oceanica dal maledettismo francese

 

E' - a seconda delle ipotesi - un incestuoso, un traumatizzato parricida,

un nevrotico bloccato allo stadio infantile ( il ché lo avvicina agli occhi di

Pasolini all'omosessuale represso: sia verità o proiezione mai lo sapremo

o comunque sarà dibattuto dopo la nostra morte...Lol)

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anche se hai mancato il verismo di Verga, Capuana, Di Giacomo, Serao.

io ci aggiungerei pure Federigo Tozzi (che lo so, piace solo a me; ma Il podere continuo a considerarlo un ottimo affresco verista della società post-grande guerra) e la grande ironia di Gozzano (cui, per esempio, Ennio Flaiano deve moltissimo): certe sue pagine sul superomismo dannunziano sono grandiose!

 

 

Il problema è che Pascoli pur ascrivibile al decadentismo "alto" ( il simbolismo ) paga sul piano dei contenuti e dell'autobiografia la sua lontananza oceanica dal maledettismo francese   E' - a seconda delle ipotesi - un incestuoso, un traumatizzato parricida, un nevrotico bloccato allo stadio infantile ( il ché lo avvicina agli occhi di Pasolini all'omosessuale represso: sia verità o proiezione mai lo sapremo o comunque sarà dibattuto dopo la nostra morte...Lol)

Allora, se parliamo di erudizione, Pascoli resta certamente un enorme latinista, anche capace di usare l'antico idioma con stile impeccabile.

Niente da dire su ciò.

 

Se parliamo di "poetica".. CHE DUE PALLE lui e sto nido del cazzo!!!

[al netto di tutte le analisi di critica letteraria: parlo solo da lettore che se lo dovette sorbire per un esame di letteratura contemporanea]

Edited by freedog
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Hinzelmann

Non ponevo un confronto sul piano dell'erudizione, si tratta di tre eruditi

 

Semplicemente:

 

Pascoli= Decadentismo+Simbolismo VS D'Annunzio=Decadentismo+Estetismo

 

Carducci= Classicismo ( cioè non eruditismo ma riferimento ad una corrente sul

piano formale avulsa dalla sua contemporaneità )

 

Inoltre nella direzione del Novecento, che inevitabilmente segnerà le nuove fortune

critiche degli Autori ( intendo il loro peso e influenza nel XX secolo la cui storia letteraria

e poetica è ancora compiutamente da scrivere ) è chiaro che quello dei tre che -pur essendo

un Classico- risulterà penalizzato, sembra Carducci

 

Chiaramente dobbiamo immaginare un Pascoli ed un D'Annunzio nuovi, non quelli che

abbiamo già studiato a partire dalle scuole elementari

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Ok, esco allo scoperto.

 

Adoro D'Annunzio :asd:

 

 

Trovo divina "la pioggia nel pineto" ed ho adorato "il Piacere".

 

Sarà che so lesbica, che devo dirvi :asd:

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Mi sembra un commento impeccabile, anche se hai mancato il verismo di Verga, Capuana, Di Giacomo, Serao..

 

Eh difatti, il verismo dove lo mettiamo?

 

Il prof. di lettere (sinistrorso) al liceo c'ha regalato da subito un'immagine molto farsesca di D'Annunzio, perciò ho un parere poco oggettivo.

 

Trovo divina "la pioggia nel pineto"

 

Conosco solo quella, e finalmente all'Orto Botanico della mia città ho visto LE TAMERICI.

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Mario1944

Quand'ero poco più che fanciullo, sui dodici anni se ricordo bene, mia nonna, che andava in vacanza sul Garda, mi portò a visitare il Vittoriale, la villa di D'Annunzio:

rimasi inorridito del cattivo gusto che imperversava dappertutto e, causando una certa indignazione alla nonna, mi rifiutai di fare fotografie (allora mi dilettavo dell'arte fotografica).

 

Fortunamente il D'Annunzio prosatore e poeta non arrivò agli estremi del D'Annunzio architetto ed arredatore, anche se forse si fermò per i limiti oggettivi del linguaggio piuttosto che per scelta deliberata:

peraltro, volendo, anche i limiti avrebbe potuti trascendere, come fece un decennio fa su un forum gayo un famoso forumista, che talvolta scrive anche qui, con un virtuosismo dell'orrido, peraltro scientemente ricercato, che mi lasciò disgustato come quando visitai il Vittoriale.

 

Comunque le sue poesie non sono male:

bella pittura di luoghi e sentimenti, anche se spesso troppo farcite di parole e riferimenti astrusamente eruditi, come quella qui riportata da Olimpo, ma peraltro ne è esente quella citata da Nowhere.

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Bloodstar

Gozzano è un grandissimo minore, ho l'edizione Utet con (credo) l'omnia poetica e ogni tanto la pilucco.

Triste, ironico e consapevolmente provinciale e per questo non provinciale, al contrario di Pascoli.

Quel poco che conosco di linguaggio dannunziano lo devo alle citazioni di Gozzano, effettivamente.

 

se vuoi veramente farti del male devi ascoltarlo tutto:

 

Edited by Bloodstar
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