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MoVimento 5 Stelle: un partito fallito?


Rotwang

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Per chi mette in dubbio che attualmente il M5S è a sinistra rispetto al PD ascoltate l'intervista a Di Battista:

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/12/m5s-di-battista-gentiloni-avatar-ho-sempre-votato-a-sinistra-ma-ai-lavoratori-hanno-fatto-piu-danni-di-berlusconi/3252628/

 

“Ho votato sempre a sinistra ma chi ha fatto veri attentati da macelleria sociale dei diritti dei lavoratori è stata la falsa sinistra più che Berlusconi”

 

Menomale che qualcuno si era anche inventato una militanza nel MSI di Di Battista da giovane (cosa oltretutto impossibile in quanto quando si è sciolto suddetto partito Di Battista aveva sedici anni...).

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Per chi mette in dubbio che attualmente il M5S è a sinistra rispetto al PD ascoltate l'intervista a Di Battista:

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/12/m5s-di-battista-gentiloni-avatar-ho-sempre-votato-a-sinistra-ma-ai-lavoratori-hanno-fatto-piu-danni-di-berlusconi/3252628/

 

“Ho votato sempre a sinistra ma chi ha fatto veri attentati da macelleria sociale dei diritti dei lavoratori è stata la falsa sinistra più che Berlusconi”

 

Menomale che qualcuno si era anche inventato una militanza nel MSI di Di Battista da giovane (cosa oltretutto impossibile in quanto quando si è sciolto suddetto partito Di Battista aveva sedici anni...).

Solo chiacchiere. Poi le leggi di sinistra non le votano.

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La Stampa


 


Una nuova, pericolosa, bufera si abbatte sulla sindaca Virginia Raggi. Il suo braccio destro Raffaele Marra, capo del personale, è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Roma su ordine della procura guidata da Giuseppe Pignatone. Secondo le indagini, Marra è accusato di aver intascato una tangente quando lavorava all’Enasarco. Un’inchiesta de L’Espresso aveva scoperto come Marra e sua moglie fossero riusciti a comprare a prezzi bassissimi case a privati e enti come la Fondazione Enasarco.  


 


I carabinieri hanno effettuato delle perquisizioni in Campidoglio. Secondo quando si apprende i militari hanno perquisito la stanza di Marra. Sul posto anche il pm della Procura di Roma Barbara Zuin. 


 


In manette anche il noto costruttore Sergio Scarpellini. Per entrambi gli uomini l’accusa è quella di corruzione. Marra, ex fedelissimo anche dell’ex primo cittadino Gianni Alemanno, avrebbe pagato una casa con i soldi di Scarpellini al quale avrebbe chiesto molti favori. Sono due gli assegni firmati da Sergio Scarpellini in favore di Raffaele Marra per un totale di 350 mila euro nel giugno del 2013. Gli assegni sarebbero stati versati dal costruttore romano per l’acquisto di una casa nel quartiere Prati Fiscali. Una tangente scucita per ingraziarsi Marra, allora al vertice del comune con la giunta guidata da Alemanno.  


 


Marra peraltro è anche al centro della polemica per l’incarico che ha ricevuto dalla sindaca Raggi. La procura di Roma ha inviato la guardia di finanza per effettuare perquisizioni al Campidoglio. 


 


Sono stati recuperati documenti relativi alla nomina di Salvatore Romeo, capo della segreteria politica della sindaca, e di Raffaele Marra. Il dubbio dei magistrati è che non siano state rispettate tutte le norme di legge e che le nomine nascondano delle «corsie preferenziali». 


 


Ma ora un vero e proprio terremoto scuote la giunta Raggi per l’arresto per corruzione di Raffaele Marra da parte dei carabinieri agli ordini del generale Antonio De Vita. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo ha disposto l’arresto anche per uno dei re dei palazzinari di Roma: Sergio Scarpellini, famoso perché affitta, con contratti assai onerosi, alcuni palazzi alla Camera, al Tar, al Consiglio di Stato e a diverse authority.  


 


Le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma, guidati dal colonnello Lorenzo D’Aloia, sono partite a giugno del 2016. Intercettazioni che inchioderebbero Marra e Scarpellini, tanto da giustificare la misura cautelare degli arresti in carcere. L’accusa è quella di corruzione per l’esercizio della funzione 


 


E ora si apre una partita tutta politica. «Se va via Marra, mi dimetto anche io». Aveva detto la sindaca Raggi nei mesi scorsi quando l’accusavano di tenere marra accanto a se. Che cosa farà dunque ora la sindaca? 


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La sindaca Virginia Raggi ha convocato in Campidoglio i consiglieri. Inizia la conta: chi è con me, chi contro. Il post sul blog è già pronto: il Movimento toglie il simbolo alla giunta romana. Raggi è sospesa. La misura è colma. In Campidoglio, i numeri sarebbero contro di lei. E quindi, potrebbero decretare la fine dell'amministrazione dei 5 stelle a Roma. Portando dritto a nuove elezioni. Dopo l'arresto di Raffaele Marra per corruzione, tre giorni dopo le dimissioni dell'indagata Paola Muraro, in dieci sarebbero pronti a mollare la sindaca. Il Movimento, a livello nazionale, lo ha praticamente già fatto.

Chiusi in una stanza d'albergo (l'hotel Forum) di Beppe Grillo - Roberto Fico, Luigi Di Maio, Roberta Lombardi, Nicola Morra, Paola Taverna e poi Carla Ruocco e di nuovo Morra, oltre a qualche consigliere romano capitanato dal capogruppo Paolo Ferrara, hanno ragionato sul da farsi. E questa volta, il fondatore ha dovuto dare retta agli ortodossi. A chi - come Fico, Ruocco, Lombardi, Taverna - dice dai tempi della notizia di Paola Muraro indagata che qualcosa a Roma non sta funzionando. Che nel cerchio ristretto della sindaca ci sono troppe opacità. L'unico a tacere è Luigi Di Maio. Mentre Alessandro Di Battista si inabissa: scompare dai radar. Non scrive, non posta, non twitta, non va in tv né raggiunge Grillo. Scomparso.

Il capo politico dei 5 stelle sembra convinto: c'è il rischio di nuovi avvisi di garanzia, forse per la stessa sindaca a causa della promozione a rischio di illegittimità del capo della segreteria politica Salvatore Romeo. O per Romeo stesso. Non si può rischiare di essere travolti da un nuovo scandalo giudiziario senza reagire. Così, i 5 stelle sono pronti a togliere il simbolo alla giunta Raggi, a sospendere lei dal Movimento e a chiedere ai consiglieri di farla cadere. A resistere - oltre al silenzio di Luigi Di Maio - è Davide Casaleggio, che da Milano ha invitato alla prudenza. Ma l'abisso tra Virginia Raggi e i 5 stelle appare ormai incolmabile.

"Chiedere scusa non basta", hanno detto Paola Taverna e Carla Ruocco. E Roberto Fico contestava senza farsi problemi la versione della sindaca: "No, non credo che Marra fosse uno dei tanti tecnici del Campidoglio". Non lo era. Raffaele Marra è l'uomo che Virginia Raggi voleva come vicecapo di gabinetto, ma che - denunciò a suo tempo l'allora capo Carla Raineri - agiva come il dominus assoluto del Campidoglio. Quello attraverso cui passavano ogni delibera e ogni decisione. Spinta dagli oppositori interni e da Grillo, Raggi lo aveva spostato a capo del personale: 27mila dipendenti. Un ruolo delicatissimo. E lui, senza farsi intimorire dalle critiche, non si fa scrupolo a promuovere il fratello Renato a capo della direzione del Turismo. Un parente, contro ogni norma vigente di buona amministrazione.

Più volte Grillo ha chiesto a Virginia Raggi di levare di mezzo un collaboratore ingombrante, ex braccio destro di Alemanno e di Franco Panzironi. Più volte si era sentito rispondere: "Ha la mia totale fiducia". Aveva perfino chiamato uno a uno i consiglieri, per chiedere: "Com'è? Come lavora?". E loro, in quel frangente, per paura che tutto potesse crollare, avevano risposto: "Ma sì, ci aiuta, non c'è da preoccuparsi". In estate, Luigi Di Maio aveva indicato una via al Movimento: lasciare alla sindaca onori e oneri. Non interferire con le sue scelte, per non essere schiacciati. Lasciarla libera, quindi. Beppe Grillo gli ha dato ascolto. Adesso qualcuno ne chiede conto al vicepresidente della Camera: il deputato Giuseppe Brescia ha scritto durissimo contro chi ha giocato al "piccolo stratega" senza esserne capace.

A tutti i livelli dei 5 stelle, ormai, in molti dicono: "Luigi ha la responsabilità politica di questa situazione". E preparano la resa dei conti.

Edited by Rotwang
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Mi dispiace Movimento 5 Stelle, per te la marcia su Roma finisce qui!

 

La situazione attuale comincia a fare paura : Pd ormai ridotto a partito marginale dopo il referendum, M5S travolto dalla questione romana. Il rischio palese è di un sistema a partito-dominante delle forze di centrodestra/destra che governino più di vent'anni senza una reale opposizione, come sta succedendo in Russia con Putin e in Turchia con Erdogan per intenderci.

 

A meno che nasca qualche alternativa politica in questi mesi (cosa di cui dubito).

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Io sono molto preoccupato che cada la giunta, non voglio che il Paese debba spendere miliardi nelle Olimpiadi.

 

Purtroppo i detrattori del m5s che si incontrano su facebook o su questo forum pensano che la politica coincida con i loro litigi online e non sono in grado di capire che ci sono anche questioni serie che vanno oltre il loro odio da social

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La situazione attuale comincia a fare paura : Pd ormai ridotto a partito marginale dopo il referendum, M5S travolto dalla questione romana. Il rischio palese è di un sistema a partito-dominante delle forze di centrodestra/destra che governino più di vent'anni senza una reale opposizione, come sta succedendo in Russia con Putin e in Turchia con Erdogan per intenderci.

 

A meno che nasca qualche alternativa politica in questi mesi (cosa di cui dubito).

Il Movimento 5 Stelle è destra, neppure centro destra.

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Si fa sempre il solito errore di considerare di sinistra i movimenti populisti come il M5S.

 

Anche con la Lega Nord si è fatto inizialmente lo stesso errore, D'Alema li definì "una costola della sinistra", anche loro affermavano di essere vicini al popolo alla gente e anche loro inizialmente erano dei forcaioli manettari, poi abbiamo invece visto tutti com'è finita.

 

Il fatto che considerino maggiormente un nemico il Pd piuttosto che Berlusconi o La Lega Nord (come emerge dalle parole di Di Battista) è semmai una ulteriore dimostrazione del fatto che non siano certamente un movimento di sinistra.

 

Per altro in quel movimento non conta un cazzo nessuno, l'unico che conta è Grillo, il movimento e il simbolo sono di proprietà di Grillo con apposito atto notarile, Grillo decide a chi concedere e a chi ritirare l'utilizzo del simbolo, Grillo è il capo politico in cui tutti nel movimento sono obbligati a riconoscersi se vogliono essere candidati dal movimento, Grillo gestisce i fondi di camera e senato e a lui rispondono i gruppi di comunicazione con uomini a lui fedeli, Grillo decide il programma elettorale del M5S.

In sostanza ha creato un partito leaderistico anche peggiore di Forza Italia o delle Lega.

Edited by Sbuffo
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Si fa sempre il solito errore di considerare di sinistra i movimenti populisti come il M5S.

 

Anche con la Lega Nord si è fatto inizialmente lo stesso errore, D'Alema li definì "una costola della sinistra", anche loro affermavano di essere vicini al popolo alla gente e anche loro inizialmente erano dei forcaioli manettari, poi abbiamo invece visto tutti com'è finita.

 

Il fatto che considerino maggiormente un nemico il Pd piuttosto che Berlusconi o La Lega Nord (come emerge dalle parole di Di Battista) è semmai una ulteriore dimostrazione del fatto che non siano certamente un movimento di sinistra.

 

 

Ci sono due differenze abissali tra il M5S e Lega, anche quella dei primordi. La Lega alle elezioni del 1992 fece il boom di voti attingendo in gran parte dall'elettorato del MSI (che scese dal 8-10 solito al 4) e il resto dall'area di destra della DC (che scese anch'essa). A Milano che era il tradizionale serbatoio missino la Lega Lombarda sfiorò il 20%, prova a immaginare da dove arrivavano quei voti.

 

Il voto del M5S è arrivato in buona parte da elettori ex PD e soprattutto ex dei partiti di sinistra-sinistra (Sel, Rifondazione), basta parlare con qualche attivista del M5S per capire la loro provenienza politica. Ci sono stati anche voti ex PDL, questo è indubbio, ma non sono certo la maggioranza. Per dire la Appendino era vicina a Sel mentre Di Battista era addirittura nel mondo no-global.

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Come volevasi dimostrare partiti di destra e centro-destra ai massimi storici di sempre:

 

http://www.termometropolitico.it/1239241_sondaggi-movimento-5-stelle-emg-leffetto-roma-si-sentire-balzo-forza-italia.html

 

in solo una settimana sia il Pd che il M5S hanno perso una marea di voti tutti andati verso la destra, questo sondaggio ancora più evidente

 

http://www.termometropolitico.it/1239072_sondaggi-elettorali-winpoll.html

 

Se si votasse nel 2017 avremmo il parlamento più spostato a destra dalle legislature del 1948 e 1953, con FI-FDI-LN che avrebbero circa i due terzi del parlamento e potrebbero riscriversi una costituzione senza neanche passare tramite referendum...

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Internazionale

Al culmine degli ultimi scandali che hanno minato la giunta 5 Stelle della capitale, la pubblicazione del post di Beppe Grillo sul suo blog, il 17 dicembre, ha tracciato uno spartiacque. Quando il leader del movimento, preso atto che Virginia Raggi “si è fidata delle persone più sbagliate del mondo”, ha annunciato che “a breve definiremo un codice etico che regola il comportamento degli eletti del Movimento 5 Stelle in caso di procedimenti giudiziari”, ha deciso di fatto l’ingresso del suo movimento in una nuova fase.

Il punto, per riprendere ancora le parole di Grillo, è che “governare Roma è più difficile di governare il paese”. Non solo perché il pantano romano mette a dura prova, da sempre e nell’ultimo decennio in particolare, qualsiasi forza politica voglia confrontarsi con l’enigma del suo governo. Ma perché, e questo Grillo in fondo l’ha sempre saputo, almeno fin dalla sera in cui Raggi ha vinto le elezioni, è proprio quella prova di governo, nel bene e nel male, a costituire la cartina al tornasole di un possibile approdo al governo del paese.

Tuttavia, proprio nel momento in cui Matteo Renzi ha perso il referendum costituzionale e si è dimesso da presidente del consiglio, aprendo una fase convulsa e limacciosa all’interno del suo stesso partito, il Movimento 5 Stelle sembra arrancare dietro agli scandali romani. Di più, colpito da quegli scandali, e dalla mole di rivelazioni e sospetti che possono allargarsi a macchia d’olio, rischia di venire giù come un castello di carte. Nell’ultimo ventennio anche altre forze politiche avevano fatto della legalità – e spesso di un legalismo esasperato – la propria bandiera e si erano per giunta confrontate con esperienze di governo. Eppure sono sparite dall’orizzonte politico in breve tempo. Dalla Rete all’Italia dei valori di Di Pietro, per fare solo due esempi, anche se quei movimenti non hanno mai ottenuto lo stesso successo elettorale dei 5 Stelle.


Siamo dunque entrati in una nuova stagione: quella che potrebbe essere definita la terza fase del Movimento 5 Stelle.

La prima coincide grosso modo con l’exploit alle politiche del 2013. Allora il movimento in cui sembravano confluire senza soluzione di continuità pulsioni di destra (su immigrazione, lotta alla criminalità, finanza globale) e tematiche di sinistra (dall’acqua pubblica all’ecologia), si mostrava come una piramide verticistica raccolta intorno al duo Grillo-Casaleggio. Fu il gran comizio di San Giovanni, a Roma, il 22 febbraio, quello in cui Grillo chiudendo la campagna elettorale annunciò che avrebbe aperto il parlamento come una scatola di tonno, a rafforzare l’immagine di una composita falange stretta intorno a un unico capo e pronta a dare il proprio assalto alla casta.

Negli anni successivi, dopo la scomparsa di Casaleggio e il progressivo passo indietro di Grillo, è emersa una nuova generazione di quadri intermedi, e da essa una nuova leva di dirigenti nazionali, da Luigi Di Maio ad Alessandro Di Battista a Roberto Fico, per citare solo alcuni nomi. Ma accanto a questo processo, tutto interno alla macchina parlamentare, se ne è determinato un altro in molte amministrazioni cittadine, dal nord al sud del paese. Ed è stato questo processo, ancora più del primo, a costituire la seconda fase del movimento.


Benché a livello parlamentare il Movimento non abbia mai dismesso un frasario antisistema, a valle – in decine di amministrazioni comunali – è già diventato forza di governo. E, a giudicare dalle difficoltà che ha incontrato, tra scandali, avvisi di garanzie, nomine ambigue, da Gela a Livorno, si può dire che non sia solo più difficile governare Roma rispetto all’intero paese. È la politica amministrativa di ogni ordine e grado, quella che si confronta quotidianamente con la sanità, i rifiuti, l’ambiente, l’assegnazione delle case popolari eccetera, a essere oggi in Italia il banco di prova più difficile di tutti. Se non si è attrezzati ad affrontarlo, se non si è in grado di creare una nuova classe dirigente avvezza a reggere a ogni smottamento, il rischio di soccombere è immenso. Il percorso accidentato di Virginia Raggi, culminato nelle dimissioni di Paola Muraro e nell’arresto di Raffaele Marra, rivela appieno tutto ciò.

Come salvare il movimento
Pertanto, al di là della riscoperta del garantismo a fasi alterne (sempre evocato quando gli avvisi di garanzia riguardano i propri; sempre aborrito quando si tratta degli altri), le parole di Beppe Grillo segnano l’inizio di una terza fase dagli esiti incerti.

Le dimissioni di Virginia Raggi segnerebbero in questo momento (con il ricorso di fatto a un nuovo commissariamento della capitale) un colpo durissimo per i 5 Stelle, specie se considerato che il governo della capitale poggia su una maggioranza monocolore. Per questo è improbabile che si materializzino nei prossimi mesi. D’altra parte, però, la nomina dell’assessore Luca Bergamo (che proviene dalla giunta Rutelli e da una militanza a sinistra) a vicesindaco in sostituzione del fedelissimo Daniele Frongia, rivela appieno la fragilità della classe dirigente dei 5 Stelle. Davanti alla contrapposizione tra la nuova leadership interna all’amministrazione comunale e i vertici nazionali, è stato inevitabile ricorrere a un nome di fatto esterno alla storia recente del movimento-partito per un ruolo che si preannuncia chiave nei prossimi mesi.

Probabilmente Grillo ha già intuito che il movimento può essere salvato da uno scompaginamento progressivo solo grazie a un riordino dall’alto. Ma un tale riordino – a oltre tre anni dalle elezioni del 2013 – è molto più difficile da operare che nelle fasi precedenti. Perché nel frattempo quel livello di rappresentanza intermedia del movimento è già emerso e spesso può vantare anche un radicamento territoriale, che va ben al di là della mobilitazione sul web. Per questo tenere insieme elementi politici giustapposti diventa molto più difficile di quanto non fosse all’inizio della legislatura. A maggior ragione quando, in precisi contesti, finiscono impantanati nelle sabbie mobili che ogni amministrazione locale è chiamata a fronteggiare.

Edited by Rotwang
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Blog di Beppe Grillo

 

Due agenti della polizia, Cristian Movio e Luca Scatà, stanotte hanno rischiato la loro vita durante un banale controllo di documenti. L'uomo che avevano fermato era l'assassino di Berlino che ha subito estratto la pistola ferendo Cristian. Luca, poliziotto in prova e con appena 9 mesi di servizio, ha reagito a sangue freddo, ha sparato e ha ucciso il terrorista. Due eroi, che hanno rischiato di diventare due nuovi santi laici. Tutta l'Italia, tutta l'Europa sono grate a questi due ragazzi. Io personalmente mi sento in dovere di ringraziarli e abbracciarli, specialmente Cristian che ora si trova in ospedale con una spalla forata.
Ma è folle che due agenti ordinari debbano essere messi a repentaglio e ritrovarsi ad avere a che fare con un terrorista ricercato da mezza Europa. Questo accade perchè la situazione migratoria è ormai fuori controllo. Nel 2015 con gli sbarchi sono arrivati in 153.842, i richiedenti asilo sono stati 83.970, 71.000 sono stati esaminati e il 55% di questi hanno ricevuto diniego: dove sono finiti loro e quelli non esaminati e che non hanno fatto richiesta? L'Italia e l'Europa sono un colabrodo. Anis Amri, il cui documento è stato ritrovato sul Tir di Berlino, è arrivato in Italia nel febbraio 2011 ed è stato sanato con altri 26.000 da un decreto dello stesso anno (Governo Berlusconi). Poi è finito in carcere sempre qui in Italia e c'è rimasto per 4 anni, periodo durante il quale si sarebbe "radicalizzato", per reati non collegati al terrorismo. Al termine della detenzione (giugno 2015) è stato espulso verso la Tunisia che però non ne ha riconosciuto la nazionalità, quindi è rimasto in Italia un po' di tempo e poi è partito verso la Germania. Qui, tollerato come profugo cui era stata respinta la domanda di asilo, era stato fermato per due giorni l'estate scorsa e sorvegliato per mesi perché sospettato di preparare un attentato. Dopo di che lo ha preparato e realizzato. Poi è tornato tranquillamente in Italia senza che nessuno lo controllasse durante i passaggi alle frontiere e chissà cosa avrebbe fatto se ieri notte non avesse incontrato Cristian e Luca.
L'Italia sta diventando un viavai di terroristi, che non siamo in grado di riconoscere e segnalare, che grazie a Schengen possono sconfinare indisturbati in tutta Europa. Bisogna agire ora.
1) Chi ha diritto di asilo resta in Italia, tutti gli irregolari devono essere rimpatriati subito a partire da oggi
2) Schengen deve essere rivisto: qualora si verifichi un attentato in Europa le istituzioni devono provvedere a sospenderlo immediatamente e ripristinare i controlli alle frontiere almeno finchè il livello di allerta non sia calato e tutti i sospetti catturati
3) Creazione di una banca dati europea sui sospetti terroristi condivisa con tutti gli stati membri, utilizzando anche quelle attuali
4) Revisione del Regolamento di Dublino
Fino a oggi è stato il tempo del dolore, della commozione, della solidarietà. Adesso è il momento di agire e proteggerci.

Edited by Rotwang
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Chiedere controlli temporanei alle frontiere in caso di attentato mi sembra tutto tranne che fascista, meglio poi che avvenga con il permesso dell'unione che in uno spontaneo afflato democratico dei Verdi austriaci.

 

Tutto ció premesso, é ora di iniziare a ridere degli odiatori dell'm5s, la vostra prospettiva politica si ferma a facebook e il vostro approccio é irrazionale

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Patria Indipendente

Alessandro Di Battista, questo conosciuto. Il parlamentare 5 Stelle, da tempo in ascesa nel firmamento della politica italiana, è stato recentemente intervistato da Gianni Minoli su La7. A dire il vero, più che un’intervista, è stato un interrogatorio, durante il quale il giornalista ha bombardato il giovane dirigente politico di domande, dando sovente lui stesso le risposte, con un plus di aggressività e di faziosità. Il punto non è condividere o meno le opinioni di Di Battista o di chiunque altro e tanto meno di addomesticare l’intervista, ma di esigere per tutti la stessa misura e lo stesso equilibrio da parte dell’intervistatore.


Detto questo per chiarezza e correttezza, il Di Battista, al termine dell’interrogatorio, ha affermato ripetutamente che “nel 2016 parlare di fascismo e antifascismo è come parlare di guelfi e ghibellini”. L’affermazione è solo in apparenza stravagante, perché si coniuga pienamente con la teoria, diffusa (ma non generalizzabile) nella sua formazione politica, del superamento della destra e della sinistra come categorie della politica. Il problema è che tale teoria, oltre a essere spesso patrimonio di una certa estrema destra (sic!), è clamorosamente sbagliata e in desolante contraddizione con le opinioni di altri dello stesso movimento e con alcune affermazioni proprio di Di Battista. Quando questi afferma ripetutamente nel corso dell’intervista di sostenere a spada tratta la Carta, al punto di dire che si sente garantito solo dalla Costituzione della Repubblica, dovrebbe interrogarsi sulla sua origine e sulle sue radici. Scoprirà, come disse Calamandrei il 26 gennaio 1955, che essa nacque “nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”.

Parlare dell’antifascismo, come categorie della politica, delle idee, dei valori e perciò della vita, solo al passato, vuol dire capire poco del presente e delle stesse speranze di cambiamento per il futuro; libertà, uguaglianza, cittadinanza, solidarietà, lavoro, pace, svuotate dalle loro ragioni storiche, rischiano di diventare pura declamazione, retorica politica o, nella migliore delle ipotesi, un auspicio generico, un “volersi bene” senza alcun fondamento reale. D’altra parte affermare che l’antifascismo è “superato” rinvia esattamente alle stesse corde di chi sostiene che la Costituzione del 1948 è “superata”.

L’esperienza storica dei guelfi e dei ghibellini, peraltro lunghissima ed importante, si esaurì nel corso di più di due secoli, dal XII al XIV, con effetti perduranti nel tempo successivo. La Costituzione, invece, come ha confermato l’esito referendario, è quanto mai attiva e vivente, e con lei le sue radici e le sue ragioni. È lo strumento e la bussola per affrontare la modernità nel nostro Paese.

Ed infine il cancro neofascista, nel tempo di gravissima crisi che attraversa l’Italia e l’intero continente, è tutt’altro che scomparso, e si presenta in modo proteiforme, più o meno mescolato alle suggestioni razziste, alle paure xenofobe, al mito nazionalista. Non vedere la drammatica attualità di questo fenomeno vuol dire escludere l’assunzione di contromisure democratiche e perciò negare l’urgenza di un antifascismo che, a partire dalla memoria della Resistenza, diventi linguaggio contemporaneo, ascolti le giovani generazioni, sia alla base di una solida struttura di valori civili e sociali che ispiri ed informi i “cittadini”, parola così cara proprio al Movimento 5 Stelle.

Di Battista, dunque, sbaglia di grosso. Certo, si dirà, è un errore, non un crimine. Ma ci pensi su il Di Battista, perché potrebbe riferirsi anche a lui la famosa frase attribuita a Talleyrand dopo il rapimento e l’esecuzione del duca d’Enghien nel marzo del 1804: «È stato peggio di un crimine, è stato un errore».

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La Repubblica

 

"È stato un anno un po' particolare, di perdite gravi". Beppe Grillo cita Dario Fo e Gianroberto Casaleggio, è uno dei primi passaggi del suo saluto di fine anno, un "contro-discorso" andato in streaming sul blog e sul profilo Facebook del leader M5s in contemporanea con il messaggio di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. "Devo farvi gli auguri di un anno che sta passando, il 2016 e non so come farli. Non volevo proprio farlo. Avevo pensato di fare un intervento in silenzio per sentire questi rumori…", dice, riferendosi ai "rumori della stampa, della televisione e dei telegiornali" che per Grillo "non hanno spostato nulla", "il No, il Referendum, tutta l’informazione per cambiare la testa degli italiani non è riuscita. Gli italiani hanno guardato finalmente la realtà come dicevo qualche anno fa: con la testa in giù e i piedi in su. Alla rovescia. E guardando alla rovescia hanno capito quale è la vera realtà".

 

Una "perdita gigantesca" quella del "coautore di tutto", Casaleggio, e ricorda che "quando progettavamo che cosa fare, lui era un manager, io ero un comico: due personalità che si scontravano. Era uno scontro apparente". Ed è questo uno degli elementi, dice Grillo, che i partiti politici "non ci perdoneranno mai: che un comico è stato un cofondatore di un Movimento. Che non ci prendiamo tanto sul serio, che abbiamo l’ironia". Nessuno, continua, "credeva che potesse nascere un Movimento dalla Rete, con un Vaffa! Questa rabbia concentrata… e adesso è diventato quello che avete visto: il primo Movimento politico". L'eredità di Casaleggio è "una cosa straordinaria", "un sistema operativo dove chiunque entra, guarda e può votare le leggi; può votare il presidente della Regione, può votare il sindaco, andare a vedere chi sono prima delle elezioni. Può fare una legge. Per un cittadino comune poter lasciare un segno della sua vita, della sua professione nella realtà, è straordinario. E questo è un mezzo di democrazia veramente diretta e dal basso".

Il Movimento, osserva Grillo, "non vuole scalare la società, è la società che scala attraverso il Movimento. Noi siamo quelle passerelle che mettevano per conquistare i castelli nel Medioevo. Appoggiavano le scale, entravano e conquistavano il castello". Il Movimento, continua, "ha disintegrato tutta questa roba circolare, finta. I cittadini iniziano a capire una cosa meravigliosa", ovvero che "non sei più rappresentato da nessuno ma ti autorappresenti, con strumenti come Rousseau". 

"Abbiamo fatto uno studio", continua il leader del M5s: "Il lavoro nel 2025 quale sarà? Come andrà il mondo fra 10 anni. Non è tanto. Il futuro è fra un momento. Noi stiamo ragionando fino al 2025. Stiamo votando sul blog il programma energetico, grazie a questo meraviglioso sistema operativo che abbiamo. Votiamo su tutto: come le energie che in 30-40 anni passeranno dalle fossili alle rinnovabili, come? Attraverso quali step? Come sarà il lavoro? Un ragazzo di 20 anni nel 2015 avrà 580 mila ore di vita. Dedicherà 60 mila ore della sua vita al lavoro. E ne avrà 240 mila dedicate al tempo liberato dal lavoro". E se è difficile "gestire flussi di persone, di tempo libero delle persone", l'unico modo secondo Grillo, che cita "Marchetti, un grande studioso della geopolitica del lavoro", è "l'istruzione, la scuola, la curiosità della cultura, l'intelletto. Abbiamo delle scuole ancora come la Linea Maginot, in bunker trincerati sottoterra. Abbiamo ancora una scuola che prepara al lavoro. Lavoro: è una parola che non ha quasi più senso". Paventa il rischio di "scenari apocalittici", se non si troveranno "sistemi per far interagire l’economia con le persone", si interroga sui "che tipi di lavori ci saranno, ci saranno i coworking e la sparizione degli uffici", "hai il mondo dentro questo iPhone, nel taschino, e il mondo nel taschino può essere una cosa meravigliosa l’apocalisse della tua intelligenza".

Il 2017, secondo Grillo, sarà di "riscatto e orgoglio", dopo aver "passato un anno a prenderci insulti, tonnellate di roba immonda": "Dobbiamo essere orgogliosi di essere i migliori, perché l’italiano è il migliore, perché il made in Italy fa presa in tutto il mondo, perché la nostra piccola media impresa è straordinaria". Oggi, prosegue, "siamo indietro, un popolo di vecchi, nel 2025 ci saranno più 60enni che 18enni. Che cosa faremo?". "Non abbiamo natalità, nel contempo blocchiamo l’immigrazione o non inseriamo l’immigrazione in un modo logico: senza essere né di destra, né di sinistra, ma in un modo razionale, creando corridoi umanitari, controllando chi arriva in Italia. Sono tutti problemi pazzeschi e questi di che cosa parlano? Del populismo". "Ma io voglio lasciarvi con questo messaggio: con l’orgoglio di quello che siamo. Siamo italiani e lo voglio gridare per la prima volta" anche se, aggiunge, "non sono un patriota nel senso letterale della parola". "Siamo i migliori, cari signori, e lo dimostreremo. E noi siamo la sintesi, come Movimento 5 Stelle, dei migliori in Italia. Arrivederci a tutti e auguri".

Edited by Rotwang
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Il M5S continua a cambiare idea su quelli che dovevano essere i suoi capisaldi.

 

All'inizio era assolutamente vietato a tutti gli esponenti del M5S partecipare agli show televisivi, ci furono persino espulsioni dal M5S per chi aveva trasgredito partecipando a trasmissioni televisive, oggi invece gli esponenti del M5S sono come il prezzemolo e li trovi in ogni programma politico televisivo.

 

All'inizio ogni incontro del M5S doveva essere proiettato in streaming, ora degli streaming neanche più l'ombra.

 

Adesso è venuto il momento del cambio di rotta anche sugli avvisi di garanzia, fino a quando loro non erano al governo di nulla veniva facile strillare a tutti gli altri che dovevano dimettersi ad ogni avviso di garanzia, ora che stanno iniziando anche loro ad amministrare qualche comune e fioccano anche per loro gli avvisi di garanzia allora adesso non valgono più le dimissioni immediate.

http://www.repubblica.it/politica/2017/01/02/news/m5s_grillo_blog_codice_eletti_coinvolti_in_vicende_giudiziarie-155268765/?ref=HREA-1

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Alla fine il Movimento a 5 stelle deve prepararsi a quello che è successo a tutti i partiti ideologici: la scissione.

E' inevitabile che questo atteggiamento da puro e duro è destinato ad infrangersi sul concetto di compromesso che caratterizza il mondo della politica.

Chi ha un minimo di conoscenza storica, anche da terza media, sa che è stato così per tutte le ideologie anche per quelle religiose.

Il punto è che una scissione del M5s porterebbe all'interno del movimento quelle dinamiche tanto ostracizzate dallo stesso, insomma dovrebbe risolvere i suoi problemi attraverso le tecniche che tanto ha vituperato, insomma un cane che si morde la coda.

A mio modo di vedere l'unica soluzione possibile è quella della federazione, lasciando ad ogni singolo movimento regionale o provinciale decidere autonomamente cosa è meglio farsi e come amministrarsi ma è ovvio che ciò non avverrà mai.

Penso che il passaggio è delicato e la crisi inevitabile, quindi o ne esce a pezzi o ne esce forte, al momento pur disprezzando qualsiasi forma di talebanismo ideologico sia di destra che di sinistra, sia religioso che grillino, devo dire che la guerra che la stampa sta facendo alla Raggi ha assunto caratteri quasi grotteschi.
Il punto è che se fai la guerra ai poteri forti non puoi meravigliarti se tutti i poteri forti ti sono contro e ti paralizzano, quindi cosa fare?

Mi sembra che quando gli si presenta un problema tipo "Come risolvi il problema del trasporto pubblico a Roma?" "E' una vergogna che i consiglieri regionali guadagnino tanto"

"Cosa fai per risolvere il problema del decoro urbano e della pulizia della città?" "Abbassando del 50% gli stipendi dei consiglieri" applausi

 

Insomma bisogna andare oltre.

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Ma di scissioni nel M5S ce ne sono già state parecchie, basti pensare che ad inizio legislatura il M5S aveva 108 deputati e 54 senatori, ora invece ha 91 deputati e 35 senatori, cioè circa 36 onorevoli tra deputati e senatori hanno abbandonato il M5S da quando è nato.

 

Il fatto è che nel M5S nessuno conta assolutamente nulla, potremmo anche dire che come Movimento di persone in realtà non esiste, l'unico che conta è Grillo, il M5S è la proiezione di Beppe Grillo, lui è il proprietario del movimento, è il capo politico, sua è la titolarità del simbolo del movimento, lui decide il programma del movimento e lui decide chi espellere e chi promuovere nel movimento.

 

Per cui possono anche andarsene e fare scissioni ma tanto sono tutti dei signor nessuno.

 

Anche il tanto declamato Di Maio quando nel 2010 si candidò come consigliere comunale del M5S a Pomigliano prese solo 59 preferenze e non risultò eletto, fu solo grazie alla forza mediatica di Grillo e alle liste bloccate che risultò eletto poi nel 2013 in parlamento, perchè sono tutti dei signor nessun verso i quali la gente non ha alcuna fiducia ma la gente vota il movimento per Grillo non per loro.

 

Alla fine sono un movimento personalistico e privo di democrazia interna alla stregua di Forza Italia con Berlusconi.

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del PD? 

 

Veramente il Pd è il partito più democratico, lascia eleggere il suo segretario dai cittadini tramite primarie aperte a tutti.

Lo statuto del Pd prevede anche un limite di massimo 2 mandati da segretario.

Infatti il Pd ha già cambiato diversi segretari, da Veltroni, a Bersani, a Renzi.

Senza contare che ha tutta una serie di organi interni in cui le correnti sono rappresentate in funzione dei voti presi alle primarie, c'è un'assemblea nazionale composta da più di mille membri e una direzione nazionale composta da più di cento membri in cui tutte le componenti sono rappresentate.

Il partito democratico credo che in Italia sia il partito più democratico dal punto di vista delle regole interne.

 

Grillo è presidente, garante e capo politico del suo movimento senza che nessuna legittimazione popolare (ma non solo popolare nemmeno degli iscritti) per quei ruoli all'interno del suo partito e nemmeno c'è un meccanismo per poterlo rimuovere da quel ruolo o un limite massimo di tempo o mandati per quei ruoli.

Grillo per altro fa e disfa l'organizzazione interna del suo partito a suo piacimento, si era inventato il direttorio mettendo persone scelte da lui, organo che ha poi sciolto quando ha deciso lui.

La stessa cosa per Berlusconi in Forza Italia.

Edited by Sbuffo
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Vabbè la giuria popolare, è andato fuori di testa.  :bah:

 

Enrico Mentana

In attesa della giuria popolare chiedo a Grillo di trovarsi intanto un avvocato. Fabbricatori di notizie false è un'offesa non sanabile a tutti i lavoratori del tg che dirigo, e a me che ne ho la responsabilità di legge. Ne risponderà in sede penale e civile

 

Daje Mentana. :asd:

Edited by Sbuffo
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