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Brexit: risultati e conseguenze


Rotwang

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È uno dei primi effetti della Brexit e del conseguente scivolone della sterlina. A dicembre, l’inflazione in Gran Bretagna è aumentata di più rispetto al previsto e si trova ormai ai massimi livelli dal giugno del 2014.


Secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica, i prezzi al consumo sono cresciuti dell’1,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. La previsione si attestava sul più 1,4%, dopo il più 1,2 constatato in novembre.

L’analista James Bevan della CCLA:

Abbiamo avuto una conseguenza immediata dall’indebolimento della valuta. Constatiamo l’aumento dei prezzi di alimentari ed energia. Che il fenomeno sia preoccupante o meno, in effetti dipende dalla sua incidenza sui salari, che ridurrebbe la competitività e quindi, in ultima analisi, il livello dei profitti.

La Banca d’Inghilterra osserva con attenzione l’andamento dei prezzi. Il governatore Mark Carney ha ribadito la necessità di vigilare sul costo della vita, perché i redditi reali delle famiglie non vadano troppo in sofferenza:

Attualmente le famiglie si preoccupano delle incertezze correlate alla Brexit, i tassi di risparmio stanno cominciando a scendere e il ricorso al credito al consumo accelera notevolmente.

Dopo il referendum di giugno, la sterlina ha perso circa il 20% sul dollaro e il 13% nei confronti dell’euro. Rispetto alla valuta americana si trova ai minimi storici degli ultimi trent’anni.

In più la Banca d’Inghilterra prevede una crescita debole e comunque inferiore ai livelli precedenti nei primi anni dopo l’uscita del paese dall’Unione europea.

Edited by Rotwang
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The Post Internazionale

L'uscita del Regno Unito - e con esso dell'Irlanda del nord - dall'Unione europea potrebbe far saltare gli accordi di pace che hanno posto fine a 30 anni di conflitto tra cattolici e protestanti nel nord dell'Irlanda. A dichiararlo è il leader locale del Sinn Fein - partito cattolico e repubblicano - Gerry Adams. 


Gli accordi in questione sarebbero gli accordi del Venerdì Santo, firmati il 10 aprile 1998, con cui si pose fine a una guerra che vide in campo l'esercito britannico, i paramilitari cattolici e quelli protestanti e portò alla morte di 3.500 persone circa.

Adams, intervenendo a Dublino in un evento dedicato alla riunificazione dell'Irlanda, non è entrato nel merito su come la Brexit metterebbe in discussione gli accordi del Venerdì Santo. Tuttavia, ha messo in evidenza come l'Irlanda del Nord - che rappresenta una nazione in seno al Regno Unito - abbia votato per rimanere nell'Ue, e far sì che esca dall'unione rappresenterebbe un'azione ostile.

Adams ha infatti aggiunto che Belfast dovrebbe fare un accordo con l'Unione europea, anche se le parole pronunciate dal premier britannico Theresa May, secondo cui il Regno Unito lascerà l'Ue senza mezzi termini, non vanno assolutamente in questo senso.

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La Repubblica

 

Comincia la Brexit e sono subito guai. Per tutti. I cittadini dell'Unione Europea potrebbero perdere la libertà di emigrare nel Regno Unito. E la Scozia potrebbe chiedere un referendum per la secessione dal Regno Unito. Se la prima notizia può essere rivendicata da Londra come una vittoria, la tanto attesa chiusura delle porte, resa possibile dal referendum sulla Ue del giugno scorso, la seconda rischia di diventare un altissimo prezzo pagato da Londra per voltare le spalle all'Europa: la disunione britannica.

In realtà, la Brexit non è ancora nemmeno cominciata, ma sono bastate le indiscrezioni sulla data in cui comincerà, trapelate ieri su alcuni media inglesi, a scatenare il panico. Fonti di governo indicano che Theresa May avrebbe scelto la data, la metà di marzo, per invocare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, cioè il via ai negoziati sul "divorzio" di Londra da Bruxelles, destinati a durare due anni. Le stesse fonti precisano che quella data sarà la scadenza della "libertà di movimento", uno dei principi fondamentali della Ue: da quel momento nessun europeo potrà più venire a cercare lavoro in questo paese.

Cosa accadrebbe a quel punto non è chiaro. Italiani, francesi, tedeschi, polacchi, verrebbero fermati alla frontiera, appena sbarcati dall'aereo, per sapere se hanno un contratto di lavoro? Gli studenti europei potranno continuare a venire a studiare nelle università del regno? E se un italiano da lungo tempo residente in Inghilterra andrà a passare un week-end sul continente, come potrà dimostrare il suo status al ritorno, per evitare di essere fermato? Una ricetta per il caos. Comprensibilmente, in giornata un portavoce di Downing Street ha smentito le voci riportate in proposito dal Daily Telegraph e da altri giornali.

Ma l'ufficio del primo ministro non ha smentito l'esistenza di piani d'emergenza per un'altra crisi: la secessione della Scozia. Da Edimburgo circolano infatti indiscrezioni che il governo autonomo scozzese guidato dalla premier Nicola Sturgeon, davanti alla minaccia di una "hard Brexit", una Brexit dura, che porterà il Regno Unito fuori non solo dalla Ue, ma pure dal mercato comune e dall'unione doganale, convocherà un secondo referendum per l'indipendenza dalla Gran Bretagna, con lo scopo di ottenere la sospirata sovranità (come provò a fare senza successo nel referendum del 2014) e di restare nella Ue.

L'illazione ha fatto immediatamente precipitare la sterlina sui mercati valutari. Un Regno Unito che perde una delle sue quattro regioni, se non due, perché le elezioni anticipate di questo giovedì in Irlanda del Nord potrebbero riaccendere istanze secessioniste anche lì, è lo scenario temuto da sempre come conseguenza della Brexit, ma finora giudicato del tutto improbabile. Di colpo appare, se non probabile, perlomeno possibile. Non meraviglia che faccia tremare i mercati. E anche l'ex-premier conservatore John Major lancia l'allarme: "Una hard Brexit sarebbe un disastro per sanità e welfare ".

Prima che May invochi l'articolo 50 bisogna attendere il voto della camera dei Lord, che a differenza di quello dei Comuni potrebbe mettere condizioni alla Brexit, come il diritto dei 3 milioni di residenti europei di rimanere qui e un voto del parlamento sull'accordo finale con la Ue. Ma intanto la realtà delle conseguenze di questo storico divorzio, con tutti i suoi problemi, inizia a profilarsi, suscitando generali apprensioni. Non per caso oggi finisce il carnevale. La quaresima, su entrambe le sponde della Manica, si annuncia lunga e maledettamente complicata.

Edited by Rotwang
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Euronews

 

Espulsa perché irregolare, malgrado un marito britannico da 27 anni e perfino dei nipoti. Tutti nati in Inghilterra.

 

Irene Clennell aveva ottenuto un permesso di residenza permanente dopo essersi sposata nel 1990. È stata espulsa verso Singapore con poco più di quindici euro in tasca.

 

Il motivo quello di essere rimasta troppo tempo fuori dal Paese per assistere, in patria, i suoi genitori malati: “Sono stata trattata come una terrorista. Sono piccolina e due energumeni sono venuti e mi hanno preso da entrambe le braccia e mi hanno portata via. È stato degradante e non capisco perché lo abbiano fatto, perché non è che volevo scappare”.

 

Oltre al tempo trascorso ininterrottamente fuori dal Paese, per far sì che il suo partner conservi il permesso di soggiorno nel Regno Unito, un coniuge britannico deve guadagnare almeno 18 mila e 600 sterline come deciso dalla Corte suprema.

 

La donna ha trascorso diverse settimane in un centro di detenzione in attesa di espulsione.

 

La sua unica speranza è adesso il ricorso in tribunale. Il tempo per lei stringe.

Edited by Rotwang
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Irlanda del Nord, storico risultato degli indipendentisti dello Sinn Fein guidati da Michelle O'Neill

 

Il partito cattolico repubblicano è quasi alla pari con gli avversari del Dup fedele a Londra. Tra le ragioni del successo c'è la Brexit. Nella regione autonoma britannica il 56% ha detto sì alla Ue. Ora molti temono che l'uscita possa far risorgere il confine tra le due Irlande e riaccendere il conflitto

 

Una donna guida gli indipendentisti nord-irlandesi al miglior risultato elettorale della loro storia. Michelle O'Neill, 40 anni, madre di due figli, ex-sindaco ed ex-ministra del governo della regione autonoma britannica, ha portato lo Sinn Féin, il partito cattolico repubblicano, alla quasi parità con gli avversari del Democratic Unionist Party (Dup), il partito protestante fedele a Londra. I risultati ufficiali delle elezioni anticipate in Irlanda del Nord assegnano infatti 28 seggi al Dup e 27 allo Sinn Fein, con una perdita di nove seggi per il partito dei protestanti unionisti rispetto alle votazioni precedenti. Con l'aggiunta dei partiti minori, il fronte unionista pro-britannico ha in tutto 40 seggi, quello indipendentista ne ha 39 e 11 seggi vanno a un blocco non allineato.

 

"Proveremo a ricostituire il governo congiunto con il Dup", dice O'Neill, ma non è detto che ciò accada. In base alle norme fissate da Londra, la regione ha tre settimane di tempo per formare una nuova coalizione di governo. Dopodiché il governo centrale britannico avrà due opzioni: rimandare l'Irlanda del Nord alle urne o imporre "direct rule", cioè tornare a governarla da Londra. La seconda ipotesi sarebbe una ricetta per riaccendere i Troubles, com'era chiamato il trentennale conflitto che ha provocato 3 mila morti fra le due parti fino agli accordi del Venerdì Santo del 1998 che hanno avviato due decenni di pace e benessere. Una pace relativa, perché a Belfast cattolici e protestanti sono ancora divisi da un muro e fazioni di irriducibili aspettano solo l'occasione per rilanciare la violenza, peraltro sempre presente in sottofondo: solo nell'ultimo mese ci sono stati due azzoppamenti a colpi d'arma da fuoco a Londonderry e una bomba disinnescata dalla polizia a Belfast.

 

La vincitrice morale delle elezioni è Michelle O'Neill, prima leader dello Sinn Féin a non avere conosciuto sulla propria pelle il conflitto: non è mai stata in prigione, a differenza del padre, a lungo incarcerato, né è mai stata coinvolta in violenze, a differenza di un cugino, ucciso in uno scontro a fuoco all'epoca dei Troubles. Appena tre mesi fa O'Neill ha preso il posto di Martin McGuinness, ex-comandante dell'Ira, l'Irish Republican Army (Ira) che ha rinunciato alle armi dopo 30 anni di guerra, il quale ha dato le dimissioni da vice-premier per contrasti con il Dup ma si è subito dopo ritirato dall'attività politica per una grave malattia. Esce invece di fatto sconfitta dal voto Arlene Foster, leader del Dup e premier del governo autonomo: nel suo partito si levano già voci che ne chiedono le dimissioni.

 

Tra le ragioni del risultato storicamente positivo per lo Sinn Féin c'è la Brexit. Nel referendum britannico del giugno scorso, in Irlanda ha prevalso con il 56 per cento il fronte per restare nell'Unione Europea. Ora molti temono che l'uscita dalla Ue farà risorgere il confine tra le due Irlande e riaccenderà il conflitto. A Dublino come a Belfast, molti chiedono uno status speciale per tutta l'isola che ne preservi l'unità di fatto raggiunta nei vent'anni di processo di pace. Se questo non sarà possibile, lo Sinn Fein intende chiedere un referendum in tutta l'Irlanda, del nord e del sud, britannica e già indipendente, per la riunificazione dell'isola.

 

La stagione dei referendum, insomma, da queste parti potrebbe non essere finita: ne vuole fare uno anche la Scozia, che come l'Irlanda del Nord ha votato a netta maggioranza contro la Brexit nel referendum britannico, e ora ne vuole indire un altro per ottenere l'indipendenza da Londra e restare nella Ue. Per uscire dall'Unione Europea, il Regno Unito rischia di diventare un regno disunito, anzi dimezzato, perdendo due regioni su quattro, ridotto a una Little England più il piccolo Galles.

 

http://www.repubblica.it/esteri/2017/03/04/news/irlanda_del_nord_storico_risultato_degli_indipendentisti_dello_sinn_fein_guidati_da_michelle_o_neill-159741621/amp/

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  • 2 weeks later...

Speriamo che qualcosa di positivo avvenga per noi

perchè secondo l'ambasciatore americano come Italia

non ci riprenderemmo fino al 2025

 

Ed è dura arrivarci...al 2025

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  • 2 weeks later...

Senza P.I.G.S. (Portogallo-Italia-Grecia-Spagna) e senza blocco orientale il Regno Unito sarebbe stato secondo me uno dei paesi più europeisti. Non avevano voglia di dare tanto e ricevere poco e a differenza della Germania non sono riusciti a creare una posizione dominante.

 

Vanno create due federazioni, come nelle Americhe dove c'è la NAFTA (Stati Uniti-Canada-Messico) e il Mercosur (America Latina).

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@Fabius81 ciò che Cameron aveva ottenuto dall'UE per

evitare la Brexit era la possibilità di non pagare neanche i

benefit sociali ai lavoratori europei emigrati in Gran Bretagna

per 7 anni raddoppiabili etc

 

La Gran Bretagna in pratica aveva ottenuto di poter discriminare

i lavoratori Polacchi, Italiani etc rispetto agli Inglesi

 

Altro che sostenere i PIGS....non si voleva sostenere il costo sociale

dell'emigrazione interna provocata dalle politiche tedesche di austerity

che convogliavano gran parte dell'emigrazione verso il paese anglofono

 

Ma si sarebbe trattato di benefit concessi a persone che lavoravano e

producevano in Gran Bretagna, non certo di benefit ai paesi di provenienza

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Dici? Anche se fosse, ci sono cose che non hanno prezzo.

 

Studia, caprone, senza le istituzioni comunitarie saremmo già affondati e affonderemmo, anche per caproni come te. VIVA LA UE

Edited by Rotwang
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Studia, caprone, senza le istituzioni comunitarie saremmo già affondati e affonderemmo, anche per caproni come te. VIVA LA UE

 

Grazie per il caprone, sei un seguace di quel mona di Sgarbi?

Comunque vai a farti fottere tu e la UE.

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Se la Gran Bretagna trattiene l'industria finanziaria

potrà avere dei contraccolpi settoriali e commerciali

ma tiene

 

In caso contrario potrebbero avere dei gravi problemi

 

Io credo che gli USA non consentiranno all'industria

finanziaria di lasciare Londra, staremo a vedere...

 

Comunque sono gli stessi USA che hanno impedito la

Grexit, cioè ciò che guida le decisioni geopolitiche è

l'interesse nazionale americano, non certo alati principi

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Io credo che gli USA non consentiranno all'industria finanziaria di lasciare Londra, staremo a vedere...

 

sicuramente Obama si era mosso in tal senso, tanto che, come evidenziato mi pare in questo stesso topic, alcune grandi banche americane dopo la Brexit hanno incrementato gli investimenti immobiliari e la presenza di propri dipendenti sulla piazza di Londra

l'economia inglese si basa da sempre sulla sterlina forte, che garantisce bassi costi alle importazioni e insieme lascia dormire sonni tranquilli ai miliardari arabi e russi che hanno investito cifre enormi nel mercato immobiliare londinese

ma la sterlina è già caduta di valore, inevitabilmente, e dunque gli investitori hanno già subito delle perdite, non ancora sufficienti a indurli a smobilizzare i propri capitali

ci sono poi altre questioni da tenere sott'occchio: sicuramente l'Agenzia Europea del Farmaco andrà via da Londra, e dunque potrebbe crearsi una fuga dell'industria farmaceutica

in UK ci sono poi molte linee di assemblaggio di automobili (Ford, Nissan, Mini-BMW), ma queste potrebbero essere rese meno convenienti dai dazi post-brexit sull'export in Europa e dall'incremento del costo dei componenti (importati) dovuto alla caduta di valore della sterlina, e non mi stupirei se Nissan (che è di Renault) andasse via, così come BMW

c'è poi il petrolio del mare del nord, che, con le quotazioni ai livelli più bassi da tantissimi anni, non è in grado di stabilizzare la bilancia dei pagamenti inglese

tutte queste cose insieme potrebbero dar luogo solo a qualche aggiustamento, gestibile; ma potrebbero anche innescare una slavina micidiale (caduta del valore della sterlina, fuga dei capitali, crollo dei prezzi degli immobili, crollo della borsa di Londra, incremento vertiginoso del costo dell'import, inflazione, disordini sociali)

ad oggi è difficile capire cosa accadrà nel medio termine e se il supporto degli Stati Uniti riuscirà ad evitare la slavina

Edited by conrad65
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L'Euro dal suo massimo storico sul dollaro, 1,60 nel 2008

è calato ad 1,03/1,09 nel 2017

 

Abbiamo quindi svalutato di oltre il 30% nei confronti del dollaro

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vai a farti fottere tu e la UE.

 

Tu sei stupido come tutti gli euroscettici italioti.

Io ragiono da inglese

 

Non ragioni da inglese, ragioni da radical chic di sinistra italiano che ha la puzza sotto il naso, ed è esterofilo anglomane, che per me è pure peggio di qualsiasi euroscetticismo. 

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Non ragioni da inglese, ragioni da radical chic di sinistra italiano che ha la puzza sotto il naso, ed è esterofilo anglomane, che per me è pure peggio di qualsiasi euroscetticismo

 

Beh insomma, pensala come vuoi ma se l'Inghilterra

deve crollare non mi pare sia esterofilo sperare che

almeno ne possa trarre dei vantaggi il mio paese ( che

ne ha pure bisogno )

 

Non vedo il senso di sperare ne traggano vantaggio altri

cioè la Francia e la Germania

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Tu sei stupido come tutti gli euroscettici italioti.

 

È tutta una questione di punti di vista, per me sei tu lo stupido come tutti gli europeisti.

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Dici? Anche se fosse, ci sono cose che non hanno prezzo.

Tipo il diritto di non vedere queste facce brutte di stranieri per strada, o di smantellare qualsiasi simulacro di welfare state che l'UE fosse riuscita a spingere l'UK a mettere su. Sì, in effetti ne vale la pena di fare un po' la fame per questo. Specie se poi a farci la fame sono solo quelli che stavano già male prima e staranno solo peggio. 

Edited by FreakyFred
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Ti farò a pezzi e ti mangerò.

 

Potresti riempire un congelatore e viverci per anni.

Tipo il diritto di non vedere queste facce brutte di stranieri per strada, o di smantellare qualsiasi simulacro di welfare state che l'UE fosse riuscita a spingere l'UK a mettere su. Sì, in effetti ne vale la pena di fare un po' la fame per questo. Specie se poi a farci la fame sono solo quelli che stavano già male prima e staranno solo peggio. 

 

Ci sono cose più importanti del benessere economico.

Io per esempio pur di non vedere allogeni in Europa sarei disposto ad abbassare il mio stile di vita.

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Il sindaco Sala è andato a Londra col ministro Padoan ad incontrare la comunità finanziario-industriale e ci sarebbero possibilità per Milano di guadagnare dalla Brexit.

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