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Brexit: risultati e conseguenze


Rotwang

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Europa per sempre !!!!!! Voi che criticate l europa siete completanente fuori strada . La moneta euro per l italia e' stato come oro caduto dal cieli la manna di dio . O siete troppo giovani per ricordare che merda era la lira o non sapete fare i conti . 5 euri corrispondono a circa 10000 lire se non avete capito cosa significa ve lo spiego , ci sono un 10 con tre zeri di differenza . Non e' 5 euri uguale a 10 lire 5 = 10000 diecimila . Vuole dire che la merda di lira non poteva piu essere svalutata piu di cosi non valeva piu un cazzo . Le ragioni del nostro debito e della svalutazione della lira sono a carico di quella merda di governanti che gli italiani mongoli hanno votato per 50 anni. Politici votati dagli italiani craxi forlani de micheli ecc ecc . L euro e' entrato nel.2002 chi era al governo e ha chiuso gli occhi e le orecchie facendo rubare a man bassa a tutti quelli che potevano farlo ? Berlusconi !!!!! Votato da chi ??? I nomi e cognomi di chi ci ha rovinato sono scritti sui libri di storia quello che manca e' che il popolo ha detto che andava bene cosi , per quaranta anni gli italiani hanno sempre pensato che era meglio un politico ladro alla maniera dei socialisti anni 80 che un politico onesto che gli faceva pagate le tasse !!!!!! Ruba lui rubo anchio . Ora e' la stessa storia con l' europa adesso dobbiamo guardarci dentro e fare i conti con i nostri disastri e tutti vogliono scappare per non pagare i debiti che abbiamo fatto . Solo che ora viene fuori un altro dato non siamo soli !!!! Basta guardare i greci e i disastri economici che hanno combinato e cosa ancora piu grave e' che il popolo europeo non e' cresciuto siamo rimasti ottusi come 50 anni fa . Si poteva pensare che noi italiani fossimo il peggio per l europa in realta i popoli europei sono scifosi come noi . E allora e' delineata e limpida la lotta fra il bene e il progressismo che si chiama europa e il male schifoso che si chiama antieuropa incarnato dai vari salvini le pen e il resto del marciume . E se il popolo europeo non cresce si evolve tutto e' perduto , il solo populismo rimarra trionfante .

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La Stampa

 

La regina Elisabetta II era di pessimo umore quando ha ricevuto la telefonata del premier David Cameron. Aveva sentito il notiziario della Bbc dalla vecchia radio Roberts che tiene sul comodino, e il colloquio con il primo ministro è stato più gelido del solito. Dimettendosi, avrà pensato, quell’uomo non fa che raccogliere quello che ha seminato. Che bisogno c’era di far votare gli scozzesi sull’indipendenza? Per poco non l’hanno approvata. E che cosa gli è venuto in mente di indire un referendum anche sull’adesione all’Unione europea? Non era obbligato a farlo: ha giocato con il fuoco come un bambino, e ha incendiato il mondo. Bisogna sempre rispettare quello che i cittadini decidono, ed è per questo che un leader saggio non dovrebbe farli votare troppo spesso. 

 

A 90 anni appena compiuti, Elisabetta pensava di potersi finalmente godere un po’ di riposo e invece si trova a dover affrontare uno dei passaggi più difficili del suo regno. La Scozia, che ha votato per l’Europa, potrebbe indire un nuovo referendum per uscire dal Regno Unito; lo stesso vuole fare l’Irlanda del Nord, e dopo di loro se ne andrà di sicuro anche il Galles. Lei avrebbe voluto essere ricordata come una grande regina e ce l’aveva fatta, ma il rischio di passare alla storia anche come il sovrano che ha perso dopo due secoli il Regno Unito è ora molto forte. Nel week end ne parlerà con Filippo, e si diranno che dopo tanta fatica questo destino proprio non se lo meritavano.  

 

L’uscita dall’Europa non toglie nessun potere a Elisabetta e alla sua famiglia. Lei resta il leader dello United Kingdom, del Commonwealth, di Canada, Australia, Nuova Zelanda di altre 12 nazioni. Ma quanto durerà? La Gran Bretagna ha di nuovo scelto il proprio “splendido isolamento” e adesso dovrà guardare più al resto del mondo che all’Europa, come durante il regno di Vittoria. Bisognerebbe rinsaldare i legami con i paesi d’oltremare, andare negli Stati Uniti a rassicurare il nuovo presidente, impegnarsi negli estenuanti viaggi di settimane che Elisabetta ha instancabilmente compiuto per tutta la vita. Sarebbe necessario recarsi anche nel Galles, visitare di nuovo la Scozia e l’Irlanda del Nord, stringere mani, raccogliere l’affetto della gente. Ma come si fa a 90 anni, con un marito che ne ha 95 e che, pur continuando a compiere il proprio dovere, non nasconde di non poterne più? Mandarci Carlo e Camilla non sarebbe la stessa cosa, e William e Kate sono molto carini con George e Charlotte in braccio, ma questo non basta per orientare le scelte di un Paese.  

 

Di abdicare non se ne parla, ma Elisabetta, pensando che una situazione così grave richieda energie più fresche, potrebbe cedere la reggenza a Carlo, 67 anni, e si prepara a regnare da più di mezzo secolo. Ma la Regina sa che quando questo avverrà molti paesi del Commonwealth dichiareranno l’indipendenza, perché se accettano ancora lei come capo di stato, non è detto che riconoscano tale diritto a qualcun altro. Forse oggi rimpiange di non avere fatto qualcosa, come prima del referendum scozzese, quando invitò i sudditi a pensarci bene. Nel giorno del suo compleanno aveva detto di sperare che «tutti fossero consapevoli degli enormi benefici che si realizzano quando la gente si unisce per un obiettivo comune», ma non è bastato.  

 

Ora c’è tanto lavoro da fare, non c’è più tempo e mancano le forze per farlo. In autunno bisognerà nominare un nuovo premier, forse proprio Boris Johnson, il primo che verrà a Buckingham Palace in bicicletta. E, subito dopo, anche per l’ultima grande regina arriverà forse il tempo di prendere una decisione importante.  

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Credo sia abbastanza improbabile che un primo ministro

dimissionario, che peraltro si è dimesso per aver perso un

referendum da lui indetto, possa accogliere una petizione

per ripeterlo

 

Nel merito poi il fatto che il referendum sarebbe invalido perchè

ha votato solo il 60% degli aventi diritto, invece del 75% mi pare

poco fondato ( avrebbe un senso se avesse votato meno del 50%

degli aventi diritto...e comunque se viene previsto un quorum va

deciso prima di tenere un referendum e non certo a posteriori )

 

Allo stesso modo spetterà al nuovo primo ministro conservatore

inglese, ragionevolmente Boris Johnson ( alcuni dicono lo scozzese

Michael Gove, che però è un tipo un po' strano...) decidere anche su

un ipotetico nuovo referendum scozzese

 

Anche il primo referendum sulla Scozia, fu infatti voluto e deciso da Cameron

cioè dal governo inglese

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Siamo a quasi tre milioni e duecentomila firme


chissà cosa succederà, in fondo il sistema politico inglese è molto morbido e deistituzionalizzato

 

alla fine parliamo di un sistema a Common Law purissima il cui funzionamento è ben diverso dai nostri

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Sì ma funziona essenzialmente sulla fiducia e l'etica

se venisse ripetuto il referendum, ora, o fosse sabotato,

sarebbe veramente la fine della Gran Bretagna

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vedremo vedremo, voglio vedere quanto dura un governo boris johnson se la Scozia se ne va e quanta fretta avrebbe di applicare il referendum

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Ma anche Johnson ha dichiarato che ''c'è tutto il tempo per attivare l'art. 50'' del Trattato di Lisbona.

Qui nessuno vuole prendersi veramente la responsabilità della rottura nel Regno Unito e con l'UE (e la perdita dei suoi benefici, i quali vogliono continuare affluiscano, sia i politici pro-Brexit sia chi ha votato Leave, per ''protesta'', pur campando in pratica grazie ai finanziamenti comunitari) e stanno lì a ritrattare sia promesse che posizioni.

 

Si son cacciati in un gran casino con le loro mani, e rischiano di trascinare con loro l'intera UE.

 

Se Cameron ha fatto una cosa furba nella sua carriera politica, ormai distrutta, è stata quella di lasciare la patata bollente al suo successore, che è probabile distruggerà la sua carriera a sua volta, indipendentemente da come vadano le cose...

Edited by Layer
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se venisse ripetuto il referendum, ora, o fosse sabotato, sarebbe veramente la fine della Gran Bretagna
sarebbe certamente gravissimo e socialmente e giuridicamente intollerabile calpestare la vittoria del leave

 

Ma credo che con la morbidezza del loro sistema giuridico potranno tirar fuori qualche improbabilissima soluzione di compromesso, come hanno sempre fatto

 

La Gran Bretagna al contrario di tutte le altre nazioni europee è PRIVA dell'ironia dello sconfitto, avendo dominato il pianeta per un secolo

 

La gestione del proprio declino sulla scena internazionale potrebbe acquistare un senso proprio con un nuovo periodo di isolamento, stile Islanda post crisi bancaria 2008 o Giappone pre 1850. E' una soluzione cui in fondo possono ricorrere le grandi società insulari (mai quelle continentali).

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be' ovvio, che abbiano la coda di paglia, lo abbiamo capito tutti, lo hanno capito in primo luogo i rappresentanti delle istituzioni UE che mantengono la linea dura

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Domani si vedrà, l unica soluzione è puntate ad una linea durissima con Londra in primo luogo forzandoli ufficialmente a prendere una decisione. Il referendum non è vincolante e loro possono unilateralmente decidere di aprire le trattative con l UE. Insomma vogliono prendere tempo, in tutta franchezza io sarei contrario ad un nuovo referendum, se vogliono possono prendersi la responsabilità politica di non portare avanti la decisione presa dal popolo......insomma scegliere il male minore.

Noi dobbiamo metterli all angolo e fargli fare le valige con le buone o le cattive a costo di buttate i vestiti dalla finestra ( parafrasando Sampei su Facebook ). L Europa.dovrà essere durissima a.costo di rimetterci economicamente per una volta non pensiamo al portafoglio....Ne saremo capaci?

 

Inviato dal mio SM-G903F utilizzando Tapatalk

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La soluzione di compromesso, o comunque un modello di soluzione

di compromesso già esiste

 

1) L'EFTA Associazione Europea di libero Scambio, a cui la Gran Bretagna

    aderiva fino al 1973 ed in cui potrebbe voler tornare ed in cui stanno Norvegia

    Svizzera Lietchtenstein e Islanda

 

2) Il CD Spazio Economico Europeo che consente ai paesi dell'efta che lo vogliono

    di partecipare al Mercato Unico Europeo, non attraverso un trattato bilaterale ma

    una associazione, ne fanno parte Islanda e Norvegia, mentre la Svizzera ha preferito

    un trattato bilaterale

 

La Gran Bretagna potrebbe optare per la via Svizzera, o quella Norvegese ma il problema

è che sono modelli blandi per -timidamente- integrare, mentre la partecipazione della Gran

Bretagna li trasformerebbe in modelli blandi per dis-integrare

 

In poche parole costituirebbe un precedente per Olanda Danimarca e Svezia, che attualmente

stanno in Europa prevalentemente per l'effetto della leadership tedesca ( traballante però con

la crisi sulla immigrazione e la questione profughi....vedi la sconcertante decisione del governo

danese di sequestrare ai profughi i beni personali di valore eccedente i 1000 euro etc )

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Eh ma Hinzel tu parli troppo presto di compromessi esterni.

 

C'è una cosa che è specifica della (e solo della) storia giuridica della Gran Bretagna: le grandi "risistemazioni" politiche hanno sempre trovato il loro sbocco dopo la risistemazione compromissoria degli interessi delle classi socioeconomiche interne al paese. Evidentemente questi interessi si sono troppo divaricati nel tempo soprattutto fra il polo delle classi operaie/provinciali medio-basse e il polo dell'accademia, degli intellettuali, delle nuove leve. I Tories non hanno ritenuto seriamente fattibile farsi univocamente rappresentanti del conservatorismo delle prime, cosicché lo ha fatto il partito di protesta UKIP provocando la frattura attuale. D'altra parte i Labour non sono riusciti più a porsi come ferrei difensori (progressisti) del popolo inglese contro l'inferiorità di tutto ciò che non è inglese, perché questa logica non la puoi proprio più adottare in una unione paritaria con altre quattro società delle tue stesse dimensioni socio-economiche.

 

Un inglese è per sua mentalità storica non portato al compromesso verso l'esterno. Verso l'esterno IO detto le regole del gioco.

Il compromesso devo farlo all'interno, con gli altri inglesi.

 

E infatti di questa debolezza le autonomie avevano anche approfittato per guadagnare ancora un po' di decentramento con le riforme di tre anni fa.

 

Devono "lavarsi i panni sporchi in casa" prima di essere capaci di trovare una soluzione esterna.

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Attualmente la sistemazione interna al paese consta per l'appunto

nel dare alle classi basse o popolari la Brexit, compito del nuovo leader

conservatore sarà pragmaticamente riuscire a farlo, senza danneggiare

troppo gli interessi economici delle classi agiate, della City etc individuando

una via, il cui modello-base è quello da me segnalato.

 

Inutile dire che chiunque vinca a Novembre negli USA, appoggerà la Gran Bretagna

e cercherà di spingere l'UE a miti consigli

 

Quindi se l'UE vuol far precipitare le cose lo deve fare prima delle elezioni presidenziali

americane, cosa che Cameron ha cercato di scongiurare con le proprie dimissioni ed una

tattica dilatoria, o attendista

 

Io la vedrei così...

 

Il partito laburista forse avrebbe dovuto dire che l'UE era un "falso problema", ma da un lato

l'ala Blairiana impediva una diversa agenda sociale, dall'altra Corbyn non aveva più i laburisti

scozzesi, cioè l'ala sociale del partito

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Ammettendo candidamente che i nostri sono discorsi da bar, mi preoccupa il fatto che il cancelliere tedesco e i quotidiani tedeschi sembrino propensi a temporeggiare, visto che temporeggiare significa sopportare mesi di speculazioni e mettere a rischio l'UE.

Capisco che Spagna, Francia e Italia abbiano invece molta fretta, visto che si trovano tutte e tre a rischio populismo euroscettico

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La Spagna oramai c'è già dentro fino al collo, mentre nel 2017

si voterà credo in Germania e Francia

 

Non è detto che ciò che serve all'una, serva anche all'altra in

termini politici

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Ammettendo candidamente che i nostri sono discorsi da bar, mi preoccupa il fatto che il cancelliere tedesco e i quotidiani tedeschi sembrino propensi a temporeggiare, visto che temporeggiare significa sopportare mesi di speculazioni e mettere a rischio l'UE.

Capisco che Spagna, Francia e Italia abbiano invece molta fretta, visto che si trovano tutte e tre a rischio populismo euroscettico

Sì sa che i tedeschi si sono messi di impegno per distruggere l Europa vuoi che in un'occasione simile reagiscano diversamente?
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Guardiamo il lato positivo. Se le cose si mettono di merda per l'uk, finalmente avremo una prova tangibile e concreta di cosa significhi uscire dalla ue. E potremo riempire di sberle salvini e co.

esatto... a me non frega nulla della brexit... eccetto il fatto che sono curioso di vedere se si mette meglio o peggio per gli inglesi...

voglio sapere in concreto cosa accade... non parole ma fatti...

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L'Unità

 

I “profughi” di Canary Warf valgono il 10% del Pil della Città Metropolitana. È questa la ricchezza che potrebbe essere trasferita da Londra a Milano nei prossimi 5 anni a seguito della Brexit.

 

Una stima che potrebbe rivelarsi addirittura prudenziale rispetto ai valori in gioco ma la cui cifra reale dipende dalla volontà politica del Governo italiano e dall’audacia e velocità dell’amministrazione comunale di Milano.

 

A giudicare dalla reazione di Beppe Sala dopo il referendum del 23 giugno le condizioni sembrano essere molto favorevoli. Il neo sindaco di Milano ha infatti dichiarato che “la posta in gioco riguarda la possibilità di attrarre a Milano istituzioni finanziarie che potrebbero migrare dalla City per servire meglio i loro clienti europei. Dobbiamo candidarci subito a ospitare l’Autorità bancaria europea (Eba)”.

 

Ma quale potrebbe essere l’impatto di uno spostamento della City di Londra a Milano? In base agli studi elaborati dalla società di consulenza PWC per conto del Comune di Londra nella primavera di quest’anno, la Brexit potrebbe costare una perdita complessiva di PIL, entro il 2020, tra 55 e 100 miliardi di sterline rispetto ai valori del 2015. Limitandosi al sole settore finanziario, la perdita di PIL sarebbe tra 7 e 12 miliardi di sterline. A questo si aggiunga che ammonta a 300 miliardi di euro, pari al 12% del Pil britannico, la ricchezza generata ogni anno dalla City mentre sono 360mila i dipendenti di società della filiera dell’industria finanziaria impiegati a Canary Warf, il distretto finanziario della città.

 

Per raggiungere questo obiettivo Milano dovrà tuttavia affrontare un’agguerrita concorrenza. A cominciare da Dublino, Paese anglofono a due passi da Londra che ha un’aggressiva agenzia nazionale per gli investimenti e un hub finanziario che esiste dagli anni ’80 soprattutto nel campo del risparmio gestito (hedge fund), del trading e dei servizi per la clientela retail (back office). Poi c’è Parigi dove è già presente un importante distretto finanziario.

 

Il Presidente dell’Ile-de- France, Valérie Pécresse, subito dopo la Brexit ha dichiarato di essere “pronta ad accogliere tutti coloro che vogliono tornare in Europa”. “Benvenuti nella Regione di Parigi – ha poi aggiunto – la nuova Londra”. Infine Francoforte la cui Borsa si è da poco apparentata con quella di Londra, e di cui fa parte anche Milano, il principale hub finanziario d’Europa fuori dal Regno Unito.

 

Ma quali sono i principali vantaggi che può mettere in campo Milano? Per prima cosa un’anima storicamente “mercantile” della città forte tanto quanto quella Londinese. Aggiungiamo una qualità della vita decisamente migliore e affitti molto più bassi. Pensiamo ad esempio che nei grattacieli di Canary Warf si paga sino a 1.200 euro al mq all’anno contro i 350-500 di Milano.

 

Per l’accoglienza delle società e dei manager provenienti dalla City c’è la disponibilità di importanti aree a due passi dal centro da trasformare (lo scalo di Porta Romana per esempio) o più periferiche, ma di grande qualità e accessibilità, come Area Expo e Cascina Merlata. Non trascuriamo infine la presenza di Università economiche, tra le prime in Europa, che possono alimentare di giovani talenti i desk delle società finanziarie.

 

Se Milano dovesse riuscire quindi a intercettare, entro il 2020, anche solo il 10% del PIL perso dal Londra si tratterebbe di una cifra tra 6 e 12 miliardi di euro, pari al 10% del Pil attuale della Città Metropolitana.

 

Probabilmente il più grande catalizzatore di crescita dai tempi del dopoguerra.

Edited by Rotwang
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Certo che se ogni volta che si perde a un referendum il giorno dopo si iniziano a raccogliere firme di chi ha perso...

Ha vinto la Brexit con un distacco di un milione e mezzo di voti? Amen... si va avanti con quella scelta lì, poi magari un giorno se ne riparlerà.

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Certo che se ogni volta che si perde a un referendum il giorno dopo si iniziano a raccogliere firme di chi ha perso...

 

Nella fattispecie sarebbe ancora più ridicolo, nel senso che la richiesta

era stata avviata prima e da militanti del leave, che prefiguravano una

vittoria del remain...

 

La notizia insomma non è tanto questa bufala, ma lo spazio che i mass media

gli hanno assegnato sui giornali

 

http://www.repubblica.it/tecnologia/sicurezza/2016/06/27/news/bufala_raccolta_firma_brexit-142914730/?ref=HREC1-1

 

Come previsto Cameron ha detto oggi che la sfida è far rimanere la Gran Bretagna nel mercato unico

cioè l'EFTA e che non ha nessuna intenzione di avviare subito la richiesta di uscita dall'UE

 

Nel frattempo pare che il Governo Italiano si appresti a chiedere a Francia e Germania di poter

intervenire a sostegno delle nostre banche, con un intervento di stato e nonostante le nuove normative

sul bail-in che lo vieterebbero, a causa delle forti perdite di Milano ( -28% da inizio anno )

 

Se ciò avvenisse sarebbe concesso all'Italia di evitare il ricorso al fondo salva-stati e si riconoscerebbe

all'Italia uno status superiore rispetto a Spagna e Grecia

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e ciò avvenisse sarebbe concesso all'Italia di evitare il ricorso al fondo salva-stati e si riconoscerebbe all'Italia uno status superiore rispetto a Spagna e Grecia

 

Pare che non sia così facile che avvenga...

 

Il dialogo con la Commissione Europea va avanti, ma sembra già arrivato ad un punto di stallo. Il governo è determinato a proteggere il risparmio e le banche, che restano esposte al rischio di nuove turbolenze sui mercati, e sta definendo con Bruxelles i possibili margini di azione in caso di necessità. Nello stesso tempo accelera il piano per avviare lo smaltimento delle sofferenze bancarie, principale debolezza del sistema e vero cuore del problema. Ieri in Borsa le banche hanno proseguito il recupero, ma i rischi, segnalati anche da Bankitalia, restano alti.

 

[...]

 

Nel frattempo, approfittando della pausa concessa dai mercati, il primo obiettivo è diventato quello di ricapitalizzare Atlante, il fondo creato dalle banche sane poche settimane fa, ma che ha già speso 2,5 dei 4,2 miliardi della sua dotazione iniziale per acquisire Popolare Vicenza e Veneto Banca, sull’orlo del fallimento. Oggi ad Atlante restano 2,75 miliardi di euro, e il piano che il governo sta discutendo con i promotori del fondo prevede una nuova iniezione di capitale per almeno altri 5 miliardi di euro, da usare stavolta per acquistare le sofferenze che pesano sui bilanci bancari

 

Speriamo che la ricapitalizzazione del fondo Atlante sia sufficiente a scavallare la crisi finanziaria

per l'Italia, mi sembra che però la reazione della Merkel sia la solita

 

E l'UE al netto di risoluzioni del parlamento europeo, assolutamente inutili ( sarà la Gran Bretagna a dettare i tempi

della Brexit mi pare...) e retoriche ridicole tipo giovani contro vecchi che depoliticizzano il risultato elettorale

batta ( finalmente ) un colpo

 

http://www.corriere.it/politica/16_giugno_30/banche-negoziato-ue-non-decolla-governo-all-assalto-sofferenze-ae53d768-3e2e-11e6-8cc3-6dcc57c07069.shtml

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difficile che la Gran Bretagna richieda formalmente di uscire dalla UE se prima non si risolvono i gravi problemi politici che il voto referendario ha aperto, a cominciare dalla leadership dei due principali partiti

l'uiltima notizia è che Boris Johnson si è tirato indietro e non entrerà in lizza come possibile nuovo leader dei Conservatori e primo ministro

 

http://www.corriere.it/esteri/16_giugno_30/brexit-boris-johnson-non-si-candida-leadership-ora-siamo-ambiziosi-cd4712d8-3eb1-11e6-8ec2-e2fce013ce00.shtml

 

dal canto suo l'UE non ha gli strumenti, ma forse neanche la voglia, di pressare davvero la Gran Bretagna ad uscire: il risultato è una situazione di stallo che dal punto di vista economico è devastante, ma lo sarà soprattutto per la Gran Bretagna, visto che le grandi firme finanziarie, su cui si regge l'economica del Regno Unito, con relativo enorme indotto immobiliare pompato dalle quotazioni di uffici e abitazioni a Londra, presumibilmente sospenderanno qualsiasi investimento in attesa che si chiarisca l'esito della Brexit, ovvero il futuro status della Gran Bretagna in Europa

i politici inglesi sono spaventati dal fatto che, se l'uscita sarà condotta nel modo migliore possibile (cosa che nessuno di loro in questo momento è in grado di garantire), potranno forse salvare il 90-80% dello status attuale, e che dunque da questa situazione si potrà uscire al più limitando i danni, ma presumibilmente perdendo qualche importante pezzo per strada

è abbastanza sicuro ad esempio che la Brexit scatenerà una violenta contrazione dei valori immobiliari a Londra, e sappiamo già dall'esperienza degli Stati Uniti nel 2008 cosa questo può significare in termini di crisi finanziaria sistemica

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un calo dei prezzi degli immobili a Londra che provocasse anche una modesta percentuale di smobilizzi degli ingenti capitali di arabi, indiani e russi investiti in quel settore, potrebbe creare uno smottamento nel sistema finanziario britannico... che poi è lo stesso schema capitato negli USA nel 2008 con l'esplosione della bolla immobiliare

la differenza rispetto agli USA è che il Regno Unito non ha più nessuna industria: dietro la scintillante facciata finanziaria c'è un paese rurale in cui vige ancora il latifondo delle grandi famiglie nobiliari... ed è il paese rurale, colpevolmente dimenticato dalla Londra cosmopolita, rampante e sottilmente classista, che ha affondato il Britannia, che si riteneva saldamente ancorato al porto europeo e pensava di non dover pagare dazio al paese reale e agli scempi compiuti da Margaret Thatcher in poi

Edited by conrad65
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