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La pornografia è male


Rotwang

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Patrick Trueman è un avvocato, ex direttore della “Child Exploitation and Obscenity Section”, una sezione del dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti che si occupa di far rispettare le leggi penali federali relative allo sfruttamento dei bambini e alle “oscenità”. Trueman è anche presidente della “Morality in Media“, un’organizzazione fondata nel 1962 che si oppone alla pornografia e al traffico sessuale: il suo impegno è in bilico tra una concreta dedizione a combattere le violenze sessuali e un’attenzione che può suonare persino bacchettona a come viene comunicato il sesso e il ruolo della donna nella cultura popolare. 

 

Trueman è intervenuto con una relazione intitolata: “Il porno crea la domanda per il commercio a sfondo sessuale degli esseri umani”.

 

La discussione di Trueman è interessante perché si riferisce a una questione molto attuale e ricca di contraddizioni e fragilità: se buona parte della pornografia – ma prima ancora la sessualità stessa rappresentata dalla pornografia – contenga o no un elemento di “violenza” e prevaricazione; e se questo elemento produca eventualmente qualche forma di “violenza” anche nella vita reale e nei rapporti sociali in generale, conservandola nella cultura popolare. Il dibattito è quindi molto complesso: ha a che fare con la censura; con la convivenza tra una società e una cultura basate sul rispetto delle persone e della loro libertà e una società e una cultura che hanno sdoganato, in nome di quella stessa libertà, un elemento che invece potrebbe contraddirle; ha a che fare con un aspetto degli esseri umani, quello sessuale e sessuato, che precede la cultura del rispetto, e con il rapporto, infine, tra rappresentazione e vita reale: come cioè un certo tipo di rappresentazione possa produrre, rafforzare, normare e normalizzare la vita reale.

 

Patrick Trueman dice che mentre il traffico e lo sfruttamento di esseri umani a fini sessuali sono quasi universalmente riconosciuti come qualche cosa di negativo e perseguibile, non ugualmente condiviso è il concetto che la produzione e la distribuzione di materiale pornografico siano direttamente collegati a questo sfruttamento: e invece secondo lui dovrebbe. «La pornografia è un potente stimolante che può effettivamente alterare i modelli cerebrali, creando dipendenza. Viene prodotta principalmente per gli uomini e comincia a plasmare le loro aspettative e i loro desideri sessuali già dalla pre-adolescenza».

 

Trueman sostiene che la rappresentazione stereotipata delle donne nella pornografia – ma non solo – abbia conseguenze non soltanto sugli uomini ma anche sulle donne. «Campagne pubblicitarie di massa rivolte a giovani ragazze sembrano imporre loro che devono vestirsi e comportarsi come prostitute per essere tenute in considerazione». E cita una ricerca dell’American Psychological Association (l’associazione di categoria che rappresenta gli psicologi americani) che ha rilevato come si stia sempre più diffondendo tra le ragazze un processo di “auto-oggettivazione sessuale”, che consisterebbe nell’auto-percezione di sé come oggetti sessuali.

 

Trueman cita anche un recente studio sui video porno più venduti in America, da cui risulta che l’88 per cento delle scene contengono una qualche forma di violenza fisica o violenza verbale: i maschi sono rappresentati come predatori e le donne come prede da attaccare. «Queste immagini condizionano gli uomini nel vedere le donne come oggetti per il loro piacere, e desensibilizzano al dolore reale causato dallo sfruttamento sessuale». Il consumo di pornografia, secondo Trueman, ha come diretta conseguenza l’aumento della domanda di traffico di esseri umani legato al sesso, in quanto crea una disposizione e un’abitudine ad acquistare e “oggettivare” le donne, soprattutto tra i giovani che creano oggi attraverso la pornografia una parte della loro educazione al sesso rilevante come non è stata mai (il rischio è meno credibile per gli adulti soddisfatti e consapevoli). Il modello di sesso e sessualità presentati nei porno etero è stato poi trasferito nei porno gay, dove ci sono evidenti pratiche sessuali analoghe, riadattate tra due o più maschi (rimming = sesso orale vaginale), viceversa in molti porno etero il contatto tra membri maschili è diventato molto più frequente, e potrebbe essere una presa in prestito dal porno omo. Sebbene il porno gay sia meno influenzato dalle disparità di genere per ovvie ragioni, spesso è dominato da figure pornografiche bisessuali che si spacciano per gay-for-pay o straight-for-pay, generando una convinzione generalizzata della fluidità sessuale negli LGBT e di uno sfrenato libertinaggio che cerca di superare i concetti di identità e orientamento sessuale, che perdono valore, perché tutto è sessualizzato. Anche su questo punto, secondo me, un travisamento dei concetti di orientamento sessuale nei porno potrebbe generare omofobia, almeno interiorizzata, in quegli omo-bisessuali non completamente accettati che non vedono l'ora di sperimentare sesso con donne, magari solo per togliersi una curiosità che la società e la pornografia bisessualistica gli impongono, quasi come rito di passaggio

 

Trueman dice poi che andrebbero usati tutti i mezzi che si hanno a disposizione per fermare questa domanda, frenando la distribuzione di materiale pornografico e facendo rispettare le leggi in materia (il riferimento americano è al Trafficking Victims Protection Act del 2000 contro il traffico di esseri umani presente anche nel settore del porno mainstream).

 

Un dibattito intorno alla pornografia si sviluppò soprattutto a partire dal 1972 (anno di uscita del film Gola profonda), si svolse soprattutto in ambito statunitense e inizialmente coinvolse personalità accademiche e intellettuali del movimento femminista. Le critiche principali – recepite anche nella discussione più generale che ha superato i confini del femminismo – erano legate al fatto che il porno mainstream rappresentasse non tanto il sesso, ma un certo tipo di sessualità e di modelli (sia maschili che femminili) stereotipati: assenza di storie e di volti, corpi spalancati ridotti a orifizi, rappresentazione delle donne come oggetti sessuali (e non sessuati) creati per il piacere e il controllo maschile, e rappresentazione di dinamiche sessuali costruite dagli uomini per uno sguardo esclusivamente maschile.

 

Tutti questi argomenti erano legati a una critica precedente, più ampia e generale, della sessualità così come era stata “costruita” e si era consolidata nell’immaginario collettivo (e che si può definire come “fallocentrica”): mito della penetrazione e dell’orgasmo maschile, assegnazione di un ruolo attivo e passivo a seconda del sesso e categorie sessuali molto più sfumate nella realtà (ad esempio nei porno etero [milf] e gay [twink]), modello di sessualità legata esclusivamente alla procreazione e non al piacere per le donne, modello di sessualità legata alla conquista e al piacere per gli uomini.

 

A sostenere questa posizione furono ad esempio Catharine McKinnon e Andrea Dworkin che scrissero come la pornografia e varie pratiche sessuali fossero basate sulla dominazione sia dello spettatore che dell’attore e come fossero quindi di per sé ostili alle donne perché legate a una mercificazione dei loro corpi. Di opinione diversa, invece, Nadine Strossen che difese la legittimità del porno dicendo che preservare in ogni sua forma la libertà di parola o di espressione fosse un compito che andava di pari passo con la battaglia per la libertà d’azione e d’espressione delle donne.

 

Che fosse o no per la libertà delle donne, si può affermare che la nostra cultura e la nostra società sono andate in quest’ultima direzione e hanno via via accettato sempre di più la pornografia come parte di un processo di liberazione e accettazione di relazioni, desideri e sentimenti. Trueman sostiene però che la pornografia abbia fatto l’esatto contrario: abbia cioè alimentato le prevaricazioni. Citando Catharine Mackinon, una delle protagoniste del dibattitto sul porno, dice che il consumo di pornografia di per sé è «un’esperienza di sesso a pagamento e quindi crea il desiderio di continuare ad acquistare e oggettivare. La pornografia è la pubblicità per il traffico a sfondo sessuale e non solo in generale, ma anche nel senso che i trafficanti e gli sfruttatori utilizzano le immagini pornografiche delle loro vittime come specifica pubblicità per i loro “prodotti”». Io credo che la pornografia abbia liberato solo in alcuni casi sparuti e in buona parte abbia schiavizzato in modo intangibile. 

 

Contro chi chiedeva e chiede ancora oggi un’azione di censura contro la pornografia e a partire, invece, dalle posizioni di chi, fin dall’inizio, ne difendeva la legittimità, si è sviluppato il movimento del post-porno o della cosiddetta “pornografia femminista”, che però è rimasto in sordina o comunque una briciola in confronto alla produzione generale pornografica. Si tratta di un genere che si rivolge sia alle donne che agli uomini e che ha come principale obiettivo quello di criticare dall’interno il sistema della pornografia tradizionale, rappresentando le donne, la sessualità e le relazioni sessuali in modo differente e libero da qualsiasi sistema di violenza e dominazione. La regista Tristan Taormino scrive per esempio in The Feminist Porn book: «Voglio sfidare la nostra concezione di cosa sia il sesso, quello che si ritiene il sesso tra virgolette ‘normale’».

 

Un esempio di film post-porno è Sluts and Goddesses: How to Be a Sex Goddess, del 1998, in cui la regista Annie Sprinkle spiega alle donne una serie di esercizi per diventare consapevoli del loro corpo; in Anatomie de l’Enfer del 2004, Catherine Breillat critica invece gli stereotipi maschili facendo interpretare al celebre attore porno Rocco Siffredi il ruolo di un gigolò gay pagato da una donna per farsi guardare nuda; in The Elegant Spanking del 1995 Maria Beatty mostra pratiche sadomaso tra donne; il movimento Puzzy Power propone film in cui gli attori usano il preservativo o in cui sono assenti alcune pratiche sessuali ritenute offensive per le donne.

 

Nonostante oggi dichiararsi nemici della pornografia in ambienti progressisti potrebbe essere fuori dalla norma e ritenuta una blasfemia, voglio farlo lo stesso. Credo sia doveroso almeno interrogarsi sulla realtà del mondo del porno, che non è tutto una scopata con boni e ricchezza infinita, ma nella maggioranza dei casi un mondo inquietante di compromessi, di approfittatori, di droga, di maniaci, di perversioni e di sfruttamento sessuale, che diventa poi una 'lettera scarlatta' pure per quei sedicenti porno attori che non riescono ad emergere nel settore e ne rimangono "segnati" per sempre in rete.

 

Sembra poi che la pedopornografia sia direttamente proporzionale alla diffusione di quella accettata tra adulti, suppongo a causa dello sdoganamento di donnine o omini con fattezze bambinesche o adolescenziali, come categoria sessuale, che invogliano alla pederastia omo ed eterosessuale. 

 

La pornografia può rendere dipendenti in modo patologico e apatici nel sesso reale, togliendo indiscutibilmente fantasia e capacità di consumare le potenzialità sessuali dal vivo.  Un gruppo di ricercatori tedeschi ha scoperto una correlazione positiva tra la quantità di porno e la conservazione di informazioni rilevanti nella nostra memoria. Lo studio pubblicato su Journal of Sex Research, rivelò che la dipendenza dalla pornografia comporta insonnia, dimenticanze, trascuratezza delle relazioni umane, de-responsabilizzazione sul lavoro e pure aggressività.

 

Dolf Zillmann, nel lontano 1982, teorizzò che l'esposizione prolungata alla pornografia desensibilizza nei confronti delle vittime di violenza sessuale, ed è vero. Siamo tutti d'accordo nell'affermare che la maggioranza (non tutti/e) degli attori porno siano consenzienti nelle pratiche che adoperano davanti alla telecamera, ma la pornografia stimola le fantasie malate di certi su stupri, violenze e parafilie d'ogni sorta. Ad esempio: una giovane ragazza bruttata e sottoposta a gangbang (o peggio, vedi snuff), anche se tutto simulato, genera desideri di questo tipo in molti maschi etero e bisessuali, soprattutto in una società "collegata" ed edonista come la nostra, dove diventano sempre più facilmente fattibili e quasi un diritto sessuale legittimo del consumatore (gli stupri nel passato avvenivano con frequenza maggiore forse ma in dinamiche diverse e spesso puniti in culture e società sessuofobiche), e tutto ciò rinsalda la "cultura dello stupro". Zillmann, dopo aver mostrato film pornografici ai suoi soggetti in prova, chiese a questi quali fossero le punizioni più adatte per uno stupratore: i soggetti che guardavano abitualmente porno si dimostrarono molto più permissivi di quelli che non lo guardavano affatto o poco.

 

Uomini, donne e trans che sono nel porno, per me, spesso non sono passionari del settore, ma hanno puntato e spettacolarizzato solo le proprie capacità sessuali e la propria bellezza estetica molto probabilmente perché non sapevano fare nient'altro. La pornografia presenta un'immagine inesatta della sessualità umana, diventa guida di molte persone (spesso disinformate ma che hanno accesso ai porno) per il proprio comportamento stimolando la distruzione dei rapporti monogamici, sentimentalismi e degli orientamenti sessuali stessi, proprio come i monoteismi abramitici esigono l'annientamento del sesso in un verso con la repressione, il porno esige l'esatto opposto, ma la direzione è uguale.

 

La pornografia non genera da sola di solito le violenze a sfondo sessuale, ma è un fattore di rischio aggiuntivo e la sua esposizione attiva le caratteristiche che una persona spesso ha già o le elabora più profondamente e che culminano con l'aggressione sessuale.

 

Un gay progressista può essere contro la pornografia omofoba, maschilista, pedofila, oggettivante e bisessualizzante? Approvate la pornografia?

Edited by Rotwang
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il porno, come la televisione, è intrattenimento e non educazione, e come tale può essere scorretto come gli pare, una persona stabile cresce con altri valori, e una persona instabile lo sarebbe diventata comunque. 

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JellyfiShy

Allora, innanzitutto grazie per aver introdotto l'articolo perché devo ammettere che l'argomento mi appassiona. Però avrei un paio di commenti da fare:

 

Innanzitutto sulle pornostar, ovvero i soggetti e gli oggetti principali della questione. L'industria del porno (gay) è tristemente famosa per come stereotipa i propri lavoratori: c'è il daddy, l'hunk, il bear, il twink... e soprattutto questi ultimi non se la passano benissimo. E' un fenomeno comune quello di giovani ragazzi (anche eterossuali) che per fare soldi facili si piazzano davanti alle telecamere di vari studi pornografici, che spesso gli offrono di più in base a quanto essi vogliono fare e, soprattutto, rischiare. Dall'altro lato, ci sono pornostar la cui fama è oramai emergente anche oltre quell'area lavorativa (vedi Colby Keller, che ha spaziato da promotore d'arte e artisti locali LGBTQ negli U.S.A. a modello per Vivienne Westwood) che sono consapevoli dell'evoluzione negativa dell'industria e cercano di sensibilizzare sul tema.

 

Bisogna purtroppo realizzare che chi consuma materiale pornografico non noti queste enormi piccolezze, per non dire che le evita proprio. E' infatti cresciuta la domanda di sesso bareback, di scene dad-son con margini di età e caratterizzazioni fisiche sempre più marcate, di attori afroamericani stereotipati come violenti stalloni e giovani orientali come ragazzini sottomessi. La produzione sempre maggiore di pornografia amatoriale porta anch'essa a risultati controversi: sebbene la maggiore disponibilità di materiale "non industriale" porta alla rappresentazione di modelli più vari, nulla vieta di replicare i comportamenti più pericolosi.

Per non parlare di chi, pur senza filmare, si adegua a fantasie sempre più violente.

 

Il fatto che il sesso e, di conseguenza, pure il porno. siano sempre stati in luce di un rapporto odio-amore-odio con le masse ha portato ad una mentalità che condanna volentieri attori, scene e spettatori, ma che allo stesso tempo ne vuole sempre di più.

 

Io voglio essere fiducioso e credere che il movimento della pornografia femminista, così come l'aumento di consapevolezza da parte di attori e spettatori, possa portare ad un'industria più sana. Come per tutto, rimarranno comunque delle "zone d'ombra" dove stereotipi e violenze si perpetreranno e perpetueranno, ma il progresso che si potrebbe ottenere se si riuscisse a rimuovere quel sentore di "volgarità innominabile" da ciò che di sano c'è nel sesso permetterebbe un enorme salto di qualità.

 

 

....avrò scritto tutto giusto?

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E' certamente un problema delicato affrontare simili questioni. Va detto, tuttavia, che è necessario fare un distinguo tra la mera fruizione di pornografia e la dipendenza di materiale pornografico (e in ambito medico-psichiatrico si preferisce parlare di ''abuso'', visto che essa non è riconosciuta come avente i tratti di altri tipi di dipendenza psico-somatica).

 

E' certo che questo materiale, che imho deve rimanere legale (per vari motivi), debba essere affiancato da altri elementi: un'educazione sessuale e alle differenze di genere, oltre che alla lotta contro il bullismo-sessismo. Esse devono passare attraverso la scuola, coinvolgendo tuttavia anche i genitori, quali educatori primari, troppo spesso impantanati nell'argomento-tabù del sesso e della sessualità.

 

Di pornografia ne ho vista e ne vedo ancora. Mi son chiesto se e quanto essa (anni e anni di esperienza :sisi:) abbia influito sul mio modo di idealizzare il sesso, ma anche sui miei gusti (non intendo l'orientamento sessuale in sé, ma le pratiche sessuali con cui giungere all'orgasmo).

 

Da tempo leggo qua e là saggi e articoli in merito a ricerche sugli effetti psicologici e comportamentali, oltre che sociologici, della pornografia. Una cosa mi è parsa abbastanza esplicita: l'approccio a priori che emerge da alcuni studi finanziati o interpretati da associazioni come questa citata nell'articolo (Morality in Media, un nome, un programma). Non voglio dilungarmi, ma le associazione di ispirazione cristiana (facenti parte della galassia dei movimenti anti-pornografia) sono quantomeno parziali sulla tematica (e non lo dico io, ma altri studiosi della materia).

Edited by Layer
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Internet XXX credo sia cento volte più grande dell'Internet quotidiano di tutti, quindi c'è qualunque cosa e dubito abbiano peso l'educazione sessuale o l'uguaglianza dei generi...

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Internet XXX credo sia cento volte più grande dell'Internet quotidiano di tutti, quindi c'è qualunque cosa e dubito abbiano peso l'educazione sessuale o l'uguaglianza dei generi...

 

E' sull'individuo che ha peso. Si agisce sulla domanda, non sull'offerta (quello lo si fa già, visto che è proibita la produzione e diffusioni di immagini pedopornografiche, di pornografia minorile e quella con le pratiche più violente, quali mutilazioni).

 

Un'educazione sessuale, poi, che parli anche di come usufruire della pornografia sarebbe il massimo, imho.

Edited by Layer
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Nel passato il piu' grande pubblicitario per pornografia e prostituzione fu la chiesa con i suoi divieti sessuali che rendevano attraente il proibito.

 

Oggi pornografia e sessualita' sono accessibili a tutti e il problema numero uno dei pazienti dei sessuologi e' il calo del desiderio.

 

E' un caso ? Credo di no.

Edited by marco7
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cuddlemaniac

Rotwang sei ancora il migliore :wub: , scrivi sempre cose intelligenti e sei anche bellissimo, una presenza indispensabile in questo forum :wub:

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Un'educazione sessuale, poi, che parli anche di come usufruire della pornografia sarebbe il massimo

x l'appunto, SAREBBE..

qui il falso moralismo bakkettone non vuole nemmeno che si parli di educazione sessuale a scuola, nemmeno in termini *neutri* & scientifici,

FIGURARSI la cagnara che metterebbero su se poco poco qualcuno osasse solo proporre l'idea di affrontare il capitolo zozzografia!!!!

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NorwegianWood

Quoto e straquoto JellyFiShy e Layer. 

 

Tu sei Truemann

Buongiorno! E nel caso non dovessimo rivederci, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!

 

Hmm, dopo cena... Colby Keller o Logan McCree? Questo è il problema.

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Hinzelmann

 

 

“Il porno crea la domanda per il commercio a sfondo sessuale degli esseri umani”.

 

Capisco che questo individuo si occupi di "media" e quindi non si preoccupi

della validità generale del suo discorso...

 

Tuttavia una affermazione del genere è radicalmente smentita dalla realtà

né occorre una laurea in antropologia-storia-filosofia etc per conoscere il fatto

che "la prostituzione è il mestiere più antico del mondo"

 

Quindi il commercio a sfondo sessuale esiste da prima della esistenza della

pornografia ed è esistito in società che vietavano la pornografia etc

 

Non solo, l'idea che sia l'offerta di prostituzione a creare la domanda ha già

determinato approcci legislativi di stampo proibizionista o abolizionista, eppure

non mi risulta che la domanda di prestazioni sessuali a pagamento sia cessata

o diminuita

 

Cioè si è già pensato - in passato - che il problema della commercializzazione

dei corpi a sfondo sessuale, fosse il risultato dell'approccio "regolamentarista"

delle società liberali alla prostituzione, che determinava una offerta ( bordelli, case

chiuse ) che a sua volta creava la domanda.

 

A distanza di 50 anni possiamo dire che era una idea sbagliata, esiste in questo

ambito semmai una domanda che trova sempre il modo di crare una offerta

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A distanza di 50 anni possiamo dire che era una idea sbagliata, esiste in questo

ambito semmai una domanda che trova sempre il modo di crare una offerta

 

Si potrebbe dire che la domanda esiste perché esiste una società che regola e regolamenta, in generale, i rapporti umani.

 

Posto che la società - per come almeno la intendiamo oggi e qui - esiste per regolare una convivenza equa e razionalmente ordinata e pacifica, per giungere a ciò, si devono delimitare alcune componenti naturali della specie animali, di cui l'essere umano fa parte. La prostituzione e la pornografia sono l'offerta per placare in modo ordinato - non sempre legale - questi istinti.

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Il modello di sesso e sessualità presentati nei porno etero è stato poi trasferito nei porno gay, dove ci sono evidenti pratiche sessuali analoghe, riadattate tra due o più maschi (rimming = sesso orale vaginale), 

 

La credibilità dell'autore è, a mia detta, venuta a mancare nell'esatto momento in cui ha reso palese quanto le sue idee in merito siano vetuste e trainate da un innato ed inarginabile moralismo bacchettone.

La pornografia potrebbe indubbiamente costituire un veicolo di perdizione, ma solo e soltanto nel momento in cui il fruitore sia portatore sano di una fragilità, di una labilità, di una lacuna tali per cui non sia in grado di scindere l'erotismo pornografico dalla realtà, sovrapponendone le visioni e sostituendole qualora l'idealizzazione pornografica abbia la meglio.

Fermo restando che, ovviamente, mi troverei anch'io d'accordo circa l'educazione sessuale e l'introduzione dell'argomento pornografico nella realtà ad essa correlata, dato che l'incedere della fruibilità da parte di chiunque potrà, in futuro, aumentare esponenzialmente il numero di fragili vittime folgorate e indirizzate verso il comportamento errato.

Edited by Laen
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E' male solo se si finisce per vivere sui siti porno perdendo il contatto con la realtà, per il resto non credo, una tranquilla fruizione della pornografia non porta a niente di ché.

Basta sapere che nella vita reale non tutti hanno 30 cm di gloria e 6 ore di resistenza XD

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E' male solo se si finisce per vivere sui siti porno perdendo il contatto con la realtà, per il resto non credo, una tranquilla fruizione della pornografia non porta a niente di ché.

Basta sapere che nella vita reale non tutti hanno 30 cm di gloria e 6 ore di resistenza XD

E tutti i casi alienanti di sfruttamento nell'industria pornografica?

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Ci sono casi terribili anche di sfruttamento nella raccolta dei pomodori,

questo però non ha modificato la mia opinione sulla conserva.

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Hinzelmann

Esiste una distinzione, etica, fra fantasia-rappresentazione

e azione.

 

Certamente esistono fenomeni di sfruttamento nel modo in cui

si raccolgono pomodori, o si ingaggiano performer sessuali, ma

tutto ciò riguarda comportamenti e azioni

 

Altro discorso - completamente distinto - se parliamo di "rappresentazione

di fantasie" ( capisco che viviamo nella società dello spettacolo, ma insomma

dovremmo essere consapevoli di queste distinzioni )

 

Come si può pretendere che la visione di un porno mi imponga un certo desiderio

o un modo di desiderare, se non presupponendo che ne debba esistere un altro che

è quello "corretto" e naturale" che dovrebbe essermi imposto?

 

Nel caso poi delle donne, partendosi dal presupposto che sarebbero meri oggetti sessuali

non si è mai capito cosa mai dovrebbe desiderare una donna, ma la sensazione è che alla

fine dei giochi si ritenga che una donna non possa avere desideri solo sessuali e quindi sia

-per definizione- sempre oggetto o vittima

 

Il gergo "economico" è una trappola retorica...a dire il vero se esiste un problema di abuso

nella fruizione del porno, questo deriva dal fatto che semmai è fruibile in modo gratuito

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Ma non è nemmeno da parlarne chi non si fa le seghe sui porno è frigido

 

Inviato dal mio SM-G903F utilizzando Tapatalk

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Ci sono casi terribili anche di sfruttamento nella raccolta dei pomodori,

questo però non ha modificato la mia opinione sulla conserva.

E se scopri che la conserva e' piena di pesticidi ti viene voglia di mangiarla ?

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Eh sì, la "pornografia è male" se diventa alienante e non puoi più farne a meno, ma solo in questo caso estremo.

Da un certo punto di vista la pornografia la facciamo pure noi quando stiamo coi rispettivi partners, e lì non è male (se non è violento ecc, insomma il male sta nell'esagerazione)

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