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Elezioni presidenziali negli USA del 2016


Rotwang

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In South Carolina la Clinton ha ringraziato i suoi sostenitori, ha fatto i complimenti al rivale democratico Sanders e ha puntato l'obiettivo verso colui che probabilmente potrebbe essere il suo rivale alle presidenziali: Trump, dicendo che "non c'è bisogno di rendere l'America nuovamente grande (riferendosi allo slogan di Trump 'Make America Great Again'), perché l'America è sempre stata grande. Ciò di cui c'è bisogno è unificarla nuovamente".

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«[...]A rovinare la festa ad Hillary pesa però un dato: quello della affluenza alle urne. I titoli che ieri hanno sparato che “Hillary ha fatto meglio di Obama” sono infatti bugiardi, se letti alla luce del fatto che alle primarie Dem del 2008 avevano votato 532mila persone, mentre sabato hanno votato solo in 369mila. Il 55% di Obama nel 2008 consisteva in 295.214 voti; il 76% ottenuto sabato dalla Clinton consiste in realtà in appena 271.514 voti.

 

Se si considera che lo stesso crollo nella affluenza si era già registrato ai caucus Dem in Nevada, e che nel campo repubblicano si sta invece confermando la tendenza inversa, ossia un altrettanto significativo incremento del numero dei votanti rispetto a quattro anni fa, si potrebbe dire che la candidatura di Hillary, seppur vincente alle primarie, ha comunque un bel problema in vista di novembre. Se non fosse che, ora come ora, l’unico problema sul quale l’intera campagna elettorale pare condannata a focalizzarsi si chiama Donald Trump.»

 

http://stradeonline.it/istituzioni-ed-economia/1798-primarie-usa-hillary-stravince-in-south-carolina-ma-ha-un-problema

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Il Fatto Quotidiano

 

E’ l’appuntamento elettorale più importante delle primarie Usa. Quello in cui si definiscono i candidati e si precisano i temi dello scontro politico. Sono 12 gli Stati che vanno al voto nel Super Tuesday 2016. 595 i delegati repubblicani assegnati; 1004 quelli democratici. Considerato che un candidato repubblicano ha bisogno di 1237 delegati per ottenere la nomination, e un democratico ne necessita 2383, si capisce quanto è importante il Super Martedì per le presidenziali USA. Ecco alcune delle domande politiche, e dei temi, cui il Super Tuesday darà probabilmente risposta.

 

Quanto è forte Donald J. Trump? I sondaggi danno Trump in vantaggio nel Sud, nel Nord-est, nel Midwest, ovunque. Il numero di Stati conquistati oggi, e le dimensioni della vittoria, diranno se il magnate newyorkese è davvero il candidato “inevitabile”; o se esistono ancora dei margini di manovra della dirigenza repubblicana per bloccare la sua ascesa.

 

Ted Cruz può vincere al Sud? Dopo la vittoria in Iowa, il candidato degli evangelici USA non ha più avuto occasione di emergere. Il Super Tuesday dirà la parola definitiva. Se riesce a conquistare alcuni bastioni del Sud conservatore, soprattutto il suo Texas, Cruz va avanti. Altrimenti, il suo ritiro è certo.

 

Marco Rubio è un candidato possibile? La dirigenza del G.O.P. ha puntato sul 44enne senatore della Florida come alternativa a Trump. Sinora, la scommessa è fallita. Rubio appare forte ma non fortissimo, capace di convincere alcuni settori dei repubblicani ma non di entusiasmare davvero, con un profilo più da vice-presidente che da presidente. Se Rubio oggi vince almeno un paio di sfide, soprattutto la Virginia e uno Stato del Midwest o del Nord-est, il sogno di farlo diventare l’alternativa a Trump può proseguire. Altrimenti anche lui è destinato a tornare a fare il senatore a Washington.

 

E’ finalmente la volta buona per Hillary Clinton? L’ex segretario di stato ha ottenuto un ottimo risultato in South Carolina e appare ormai come la candidata che i democratici presenteranno a novembre. Il Super Tuesday dovrebbe contribuire a dissipare gli ultimi dubbi. Sono soprattutto tre le cose da seguire. Che fetta del voto afro-americano la Clinton riuscirà ad aggiudicarsi: più è ampia, più la sua candidatura è certa. Quale sarà il suo risultato in Texas. Il Texas offre un numero consistente dei delegati del Super Tuesday: 222. Più voti raccoglie la Clinton in Texas, più la sua candidatura acquista rilievo nazionale. Infine, c’è il voto del Nord-est, bastione di Bernie Sanders. Se la Clinton ottiene un buon risultato, soprattutto in Massachusetts, la partita delle primarie democratiche è chiusa a suo favore.

 

Dove può arrivare Bernie Sanders? Considerato che il Sud è “terra Clinton”, il senatore del Vermont guarda soprattutto al Nord e al Midwest. Sanders oggi deve ottenere un buon risultato in Massachusetts, Minnesota, Oklahoma, Colorado. E questo, non tanto per rafforzare le sue chance di vittoria contro la Clinton – che sono esilissime – quanto per proseguire nella campagna fino a primavera inoltrata, raccogliere delegati e sperare così di contare nella stesura della piattaforma elettorale dei democratici alla Convention di Philadelphia, a luglio.

 

Ecco invece la mappa elettorale Stato per Stato, con sfide e pronostici.

 

Alabama
50 delegati repubblicani; 53 delegati democratici.
Repubblicani. L’Alabama è uno degli Stati con la popolazione più religiosa e conservatrice del Paese. Un sondaggio della Monmouth University dà Donald Trump in netto vantaggio.
Democratici. La percentuale dei neri in Alabama è doppia rispetto alla media nazionale. Un sondaggio Public Policy Polling (PPP) dà il 67 per cento del voto nero alla Clinton, contro il 22 per Sanders. Prevedibile una vittoria molto ampia per l’ex segretario di stato.

 

Alaska
Solo repubblicani: 28 delegati.
Trump non ha fatto campagna nello Stato. Ma l’appoggio che gli ha offerto l’ex governatrice Sarah Palin dovrebbe essere sufficiente per assicurargli la vittoria,

 

American Samoa
Solo democratici: 10 delegati.
I 55 mila residenti di questo gruppo di isole vicino all’Australia sono parte della “nazione” statunitense, ma non godono di diritti di cittadinanza. Quindi, votano alle primarie ma non alle elezioni generali.

 

Arkansas
40 delegati repubblicani; 32 delegati democratici.
Repubblicani. Il tipo di elettorato – bianco, non particolarmente scolarizzato – dovrebbe risultare la base perfetta per Trump. Ma l’Arkansas confina con il Texas, feudo elettorale di Ted Cruz. Qui nel 2012 vinse il moderato Mitt Romney; nel 2008 il conservatore Mike Huckabee. La lotta è aperta e incerta, sicuramente limitata a Trump e Cruz.
Democratici. Non dovrebbe esserci storia. Bill Clinton è stato governatore dello Stato.

 

Colorado
37 delegati repubblicani; 66 delegati democratici.
Repubblicani. Una norma introdotta dai repubblicani dello Stato prevede che i risultati di questi caucuses non vengano resi pubblici, e che i 37 delegati prescelti si mantengano indipendenti sino alla Convention di luglio. Non ci sono stati particolari sondaggi. A novembre una rilevazione Quinnipiac University dava Ben Carson avanti di sei punti su Marco Rubio. In tre mesi, il panorama politico è completamene cambiato.
Democratici. L’elettorato del Colorado è più giovane e istruito rispetto alla media nazionale. La cosa potrebbe favorire Sanders, che ha fatto campagna elettorale massiccia nello Stato.

 

Georgia
76 delegati repubblicani; 102 delegati democratici.
Repubblicani. Non sembra esserci storia. Trump appare saldamente in  testa in questo Stato che nel 2012 diede la vittoria a Newt Gingrich.
Democratici. Un elettore democratico su tre è nero. Anche qui non dovrebbe esserci storia. La Clinton è facile vincitrice.

 

Massachusetts
42 delegati repubblicani; 116 delegati democratici.
Repubblicani. Ancora una volta, Trump appare favorito, in uno Stato in cui il voto repubblicano è particolarmente “bianco” e working-class. Un suo comizio a Lowell ha attratto migliaia di persone.
Democratici. Il Massachusetts confina con il New Hampshire, dove Sanders ha vinto facile tre settimane fa. E’ uno Stato centrale per la strategia di Sanders che, in Massachusetts, non può perdere.

 

Minnesota
38 delegati repubblicani; 93 delegati democratici.
Repubblicani. E’ l’unico Stato dove Marco Rubio è vincente nei sondaggi.
Democratici. L’86 per cento dei residenti in Minnesota è bianco. La storia politica dello Stato è particolarmente liberal. Nonostante questo, Sanders è in difficoltà, dietro la Clinton.

 

Oklahoma
43 delegati repubblicani; 42 delegati democratici.
Repubblicani. Il vantaggio di Trump appare qui più esile che su base nazionale.
Democratici. E’ lo Stato del Midwest dove, per una forte presenza di elettorato bianco, Sanders ha più probabilità di vittoria.

 

Tennessee
58 delegati repubblicani; 75 delegati democratici.
Repubblicani. Prevedibile un testa a testa tra Trump e Rubio. Il governatore dello Stato ha appoggiato Rubio, mentre il suo vice ha parlato con entusiasmo di Trump, che avrebbe “elettrizzato la base repubblicana e gli indipendenti”.
Democratici. Non c’è molto da dire. Un altro Stato con una forte presenza elettorale degli afro-americani; un altro Stato dove la Clinton è favorita.

 

Texas
155 delegati repubblicani; 222 delegati democratici.
Repubblicani. Ted Cruz deve vincere in questo che è il suo Stato, la sua base elettorale e politica. Se non ce la fa, esce dalla corsa.
Democratici. Tutti i pronostici sono per Hillary Clinton. Sanders ha visitato il Texas questa settimana, ma per sette mesi non si era fatto vedere.

 

Vermont
16 delegati repubblicani; 26 delegati democratici.
Repubblicani. Nonostante si tratti di uno Stato del Nord-est, con una base moderata, anche qui Trump sembra essere riuscito a conquistare la maggioranza.
Democratici. E’ lo Stato del senatore Sanders, che appare destinato a vincere con facilità.

 

Virginia
49 delegati repubblicani; 109 delegati democratici.
Repubblicani. Potrebbe essere la vittoria importante di Rubio al Super Tuesday.
Democratici. Sanders, rispetto ai primi sondaggi dello scorso anno, appare in ripresa. Ma la Clinton gode dell’appoggio del governatore dello Stato e, ovviamente, della comunità nera.

Edited by Rotwang
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Grazie ai risultati del Super Tuesday Donald Trump e Hillary Clinton diventano i favoriti per la nomination alle primarie di Usa 2016. I due frontrunner hanno conquistato la maggioranza dei delegati assegnati dalla dozzina di Stati che hanno svolto primarie e caucus, distanziando piuttosto nettamente i loro avversari.

 

Primarie Usa Super Tuesday risultati

 

Il momento più importante delle primarie di Usa 2016, il Super Tuesday, è stato vinto da Donald Trump tra i Repubblicani e Hillary Clinton tra i Democratici. I risultati del Super Tuesday indicano il miliardario e l’ex senatrice di New York come i chiari favoriti per la nomination.

 

PRIMARIE USA 2016 SUPER TUESDAY RISULTATI DONALD TRUMP

 

Donald Trump ha conquistato una chiara maggioranza di delegati negli Stati del Super Tuesday, consolidando il suo status di frontrunner acquisito con le tre vittorie consecutive in New Hampshire, South Carolina e Nevada. Il miliardario di NYC ha conquistato Alabama, Arkansas, Georgia, Massachusetts, Tennessee, Vermont e Virginia, in alcuni casi con ampi distacchi rispetto ai suoi principali avversari. Il miliardario di NYC ha perso in Texas e Oklahoma, due Stati vinti da quello che appare come il suo rivale più debole, il senatore Ted Cruz. La coalizione sociale di Donald Trump, formata da bianchi di età anziana, appartenente ai ceti medio-bassi, politicamente più moderati rispetto al Gop sopratutto su temi economici, e desiderosi di leader schietti e anti establishment è stata ancora una volta maggioritaria alle primarie repubblicane. Anche nel Super Tuesday la partecipazione al voto nelle sfide del Gop è stata più alta rispetto alle primarie democratiche e alle passate elezioni repubblicane, grazie ai nuovi voti mobilitati da Donald Trump. L’unico aspetto negativo della serata per The Donald è rappresentato dalla probabile mancata conquista della maggioranza assoluta dei 595 delegati messi in palio dal Super Tuesday. La corsa verso la nomination non è conclusa visto che deve essere ancora assegnata più della metà dei delegati , ma Donald Trump appare difficilmente raggiungibile per gli altri repubblicani nelle corsa ai 1237 necessari alla Convention di Cleveland.

 

PRIMARIE USA 2016 SUPER TUESDAY RISULTATI HILLARY CLINTON

 

Hillary Clinton ha ottenuto un chiaro successo al Super Tuesday, conquistando un vantaggio così ampio nel calcolo dei delegati elettivi che appare già ora praticamente impossibile da rimontare. Un successo ottenuto grazie a una buona tenuta nel voto bianco, meno progressista rispetto ai primi Stati di Iowa e New Hampshire, e alla sua forza soverchiante nelle minoranze etniche. Nel Sud degli Stati Uniti, dove si sono svolte la maggioranza delle primarie del Super Tuesday 2016, il pilastro della base democratica sono gli afro-americani, che hanno rinnovato il loro plebiscito per l’ex segretario di Stato dell’amministrazione Obama già osservato in South Carolina. Secondo gli exit poll Hillary Clinton ha vinto il voto nero con margini oscillanti tra il 75% dei voti in Oklahoma, l’80% del Texas in Texas, percentuali superiori all’80% in Georgia e Virginia e oltre il 90% in Alabama e Arkansas. Grazie ai grandi vantaggi accumulati negli Stati sudisti la candidata democratica ha ottenuto molti delegati nonostante la ripartizione proporzionale del voto. Hillary Clinton ha circa il doppio dei delegati elettivi di Bernie Sanders, un margine di vantaggio che già ora appare difficilmente colmabile.

 

PRIMARIE USA 2016 SUPER TUESDAY RISULTATI TED CRUZ SUPERA MARCO RUBIO

 

Il voto popolare nelle primarie repubblicane del Super Tuesday è stato conquistato da Donald Trump con poco meno del 37% dei voti, contro il 27% di Ted Cruz e il 22% di Marco Rubio. Il senatore del Texas ha superato il senatore della Florida, favorito dall’elettorato conservatore degli Stati sudisti andati al voto. Ted Cruz ha vinto in Texas e in Oklahoma, conquistando un numero di delegati probabilmente doppio rispetto a quello ottenuto da Marco Rubio. Donald Trump è ancora molto lontano, ma il senatore del Texas può ancora aspirare a essere il candidato che lo può sfidare nelle prossime primarie. Ted Cruz ha dimostrato la sua solidità nel voto dell’America rurale ed evangelica, ma ancora una volta ha dimostrato di non esser in grado di allargare la sua base sociale, Texas a parte. Marco Rubio invece appare il grande sconfitto del Super Tuesday: ha vinto solo i caucus del Minnesota, ed è arrivato quasi sempre terzo. Il mancato superamento del 20% in diversi Stati come Texas o Alabama ha ulteriormente ridotto il già basso numero di delegati conquistati.

 

PRIMARIE USA 2016 SUPER TUESDAY RISULTATI BERNIE SANDERS

 

Bernie Sanders ha vinto in quattro degli 11 Stati dove si sono svolte le primarie i caucus democratici del Super Tuesday. Oltre al suo Vermont, il senatore che ama definirsi socialista democratico ha vinto nei caucus del Colorado e del Minnesota e in Oklahoma. Il 4 a 7 nel numero degli Stati conquistati però inganna visto che ciò che conta sono i delegati conquistati. Le nettissime sconfitte negli Stati più popolosi rendono già ora quasi incolmabile il recupero nei confronti di Hillary Clinton, a meno di un collasso imprevisto e imprevedibile della sua campagna. Bernie Sanders ha confermato la sua forza nel voto dei giovani, degli indipendenti e delle aree rurali, ma lo spostamento delle primarie in aree meno progressiste rispetto agli iniziali Iowa e New Hampshire ha evidenziato i limiti della sua coalizione sociale. Il senatore del Vermont è riuscito a esser competitivo con Hillary Clinton solo nel voto bianco, mentre ha perso nettamente tra gli ispanici ed è stato letteralmente travolto tra i neri. La sconfitta, per quanto assai risicata, nel liberal Massachusetts sembra indicare la quasi impossibilità di conquistare la nomination. Nel voto popolare Bernie Sanders si trova ora sotto al 40%, con più di venti punti di distacco da Hillary Clinton.

 

http://www.giornalettismo.com/archives/2041973/primarie-usa-2016-super-tuesday-risultati-news/

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Copioincollo da Repubblica

 

Per conquistare la nomination democratica servono 2.382 delegati sui 4.763 complessivi

 

Per conquistare la nomination repubblicana servono 1.237 delegati sui 2.472 complessivi

 

Alla Clinton ne mancano 1377

A Trump 952

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Sembra che i repubblicani siano alla canna del gas con trump che avanza e non sanno che pesci pigliare.

 

Non sanno come far vincere la nomination a un altro candidato e anche i loro paesi alleati tipici europei stanno in panico per trump. Non si sa se e' paranoico, un dittatore o un misto tra i due.

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Il Post

 

Con il Super Tuesday ormai alle spalle, Washington non ha ancora colto davvero la potenza del messaggio di Donald Trump. Le élite deplorano Trump ai cocktail party, e si consolano etichettando come ignoranti i suoi sostenitori. Ma mentre il Partito Repubblicano sprofonda in una specie di guerra civile, Trump continua ad allargare la base del suo sostegno.

 

Molti americani sarebbero stupiti di conoscere i nomi di alcune delle persone che sostengono in segreto Trump ma non lo ammettono pubblicamente. Tra i suoi sostenitori non ci sono soltanto conservatori irriducibili ed evangelici timorati di Dio, ma anche professionisti che si sono formati nelle più esclusive università americane. Alcuni di loro sanno che Trump non è un vero conservatore, ma fingono di non vedere. Altre persone, a cui piace definirsi moderate, ammirano la duttilità del Trump imprenditore. Ne è un esempio Tom Leppert, l’ex sindaco di Dallas in Texas (sconfitto nel 2012 da Ted Cruz alle primarie Repubblicane per il Senato), che ha annunciato il suo endorsement a Trump. Altri ancora, poi, saltano semplicemente sul carro dei vincitori. Più le élite del partito Repubblicano sono in allarme, più alcuni di loro si convincono che Trump possa essere il cambiamento necessario per sconquassare Washington. Non bisogna dimenticare che la maggior parte degli attivisti del Partito Repubblicano considera i politici e gli opinionisti di Washington parte dei problemi degli Stati Uniti.

 

«È come nel film Il dottor Stranamore», ha detto un importante esponente Repubblicano allineato con la classe dirigente del partito, che sosteneva Chris Christie prima del suo ritiro. «Non vogliono dire ai loro amici e familiari che votano per Trump, ma poi si schierano con lui. Io potrei fare come Slim Pickens alla fine del film: cavalcare la bomba nucleare e vedere che succede».

 

Chip Saltsman, che ha lavorato come consulente durante la campagna elettorale dell’ex candidato Repubblicano alle presidenziali Mike Huckabee, ha spiegato che la forza di Trump in stati come il Tennessee è dovuta al fatto che i suoi sostenitori sono sparsi in modo omogeneo in tutto lo stato, e non solo in aree rurali o nelle periferie urbane. «Trump non ha una base naturale e quindi non c’è nessun’area in cui non può vincere: è davvero incredibile», ha detto Saltsman, ex presidente del Partito Repubblicano in Tennessee, che non sostiene nessun candidato. «Il Tennessee non è poi molto diverso dal resto degli stati. Rubio era in un buon momento. E il Tennessee è un habitat naturale per Cruz. Ma Trump è andato bene anche lì».

 

Trump non è un candidato regionale. Martedì si è votato in sette stati del sud, tra cui Alaska, Minnesota, Massachusetts e Vermont. Cruz era il favorito in Texas e ha vinto, ma Trump ha vinto nella maggior parte degli altri stati. Ha già vinto in New Hampshire a nordest, a Nevada a ovest e in South Carolina a sud. Dal Massachusetts, per esempio, il giornalista del Washington Post Ben Harris sosteneva che Trump fosse favorito perché era riuscito perfettamente a incanalare la voce e lo spirito degli appassionati di sport dello stato. «Qui le persone seguono la politica come fanno con il baseball, sostengono i politici che si dimostrano dei combattenti», ha raccontato Geoff Diehl, un deputato Repubblicano del Massachusetts. «Nessuno è stato in grado di scalfire Trump», ha detto un uomo del Massachusetts a una radio locale. Secondo Harris «a questi elettori non interessa il fatto che il Boston Globe abbia di recente pubblicato un editoriale dal titolo: “Il Massachusetts deve fermare Trump”, e nonostante persino loro dubitino che Trump possa mantenere le sue promesse, non sono preoccupati. L’unica cosa che conta è che per la prima volta nella storia un candidato parla la loro lingua».

 

Alle elezioni, una candidatura di Trump potrebbe rivoluzionare la geografia politica americana in modo sorprendente. Nonostante i media si siano concentrati su come una candidatura di Trump potrebbe danneggiare i deputati Repubblicani che cercano la rielezione in collegi con elettori moderati (come Bob Dold del distretto dell’Illinois che comprende l’area nord di Chicago), Trump potrebbe permettere ai Repubblicani del Congresso di ottenere risultati migliori in posti come la Pennsylvania occidentale o nell’Iron Range, la zona montuosa nel nord del Minnesota famosa per la produzione di ferro. Questo spiegherebbe come mai un deputato Repubblicano come Tom Marino, della Pennsylvania, abbia annunciato di sostenere Trump. Marino ha parlato al sito Politico dell’«incredibile sostegno a Trump» nel suo distretto elettorale: «Trump è l’uomo degli indifesi: lui non rappresenta chi è tutelato, le persone di Wall Street, o gli insider di Washington. Trump è l’uomo dei contribuenti che lavorano sodo». Secondo un sondaggio di CNN di lunedì primo marzo Trump ha il sostegno del 49 per cento dei Repubblicani a livello nazionale, e i suoi sostenitori sono più motivati rispetto ai suoi detrattori: 8 elettori Repubblicani su 10 che sostengono Trump dicono di essere più entusiasti per l’elezione di quest’anno rispetto alle precedenti.

 

Dopo aver pensato per mesi che bloccare Trump non fosse un loro problema, la classe dirigente Repubblicana ora è nel panico. Stuart Stevens, stratega della campagna elettorale di Mitt Romney nel 2012, ha scritto sul Daily Beast che «un voto a Trump è un voto a favore del fanatismo». I risultati degli undici stati in cui si è votato al Super Tuesday hanno dimostrato però quanto sia difficile ora arrestare la sua corsa verso la nomination Repubblicana. A dir la verità molte delle persone che simpatizzano per Trump non hanno riflettuto pienamente sulle conseguenze che avrebbe la sua elezione a candidato Repubblicano o addirittura alla presidenza degli Stati Uniti. Guardando la nuova infornata di annunci pubblicitari contro Trump, o i suoi scivoloni alle domande sul Ku Klux Klan, alcuni dei suoi sostenitori potrebbero rinsavire e cambiare idea. Ma in nove mesi non è ancora accaduto. Non si può nemmeno negare il fatto che Trump terrorizzi metà dei sedicenti Repubblicani, che si dicono preoccupati per come Trump ridicolizzi lo spirito conservatore, e sottolineano le sfumature fasciste o razziste della sua campagna. Non accettano la possibilità che Trump possa diventare il loro candidato alla presidenziali.

 

Il 15 marzo è il giorno da segnarsi sul calendario. Se Trump dovesse vincere in Florida e Ohio i giochi sarebbero chiusi: alla convention di Cleveland il partito Repubblicano non potrà più ignorare la volontà della sua base.

Edited by Rotwang
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Una curiosità su Trump.

 

Il 16 dicembre 2009, dal suo popolare blog personale, Donald Trump commentò l'avvenuta condanna in primo grado della cittadina americana Amanda Knox a 26 anni di reclusione per il diretto coinvolgimento nel brutale omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher a Perugia. Egli si proclamò convinto dell'innocenza della ragazza e definì il processo italiano e il suo esito un'inquietante ingiustizia. Per tale motivo si fece promotore di un'iniziativa presso i suoi connazionali americani affinché boicottassero l'Italia fintantoché questa non avesse fatto la cosa giusta, liberando Amanda, sostenendo inoltre che avrebbe dovuto essere il pubblico ministero del processo a dover essere imprigionato al posto suo.

Edited by Rotwang
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Hillary si diverte con le gif (questa su Facebook e sempre questa e altre due - fra cui una sul matrimonio egualitario - su Twitter).

 

giphy.gif

 

Chiaramente è un modo per cercare di guadagnare appeal fra i giovani (la cui grande maggioranza supporta Sanders) tramite i social.

Edited by Uncanny
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Primarie Usa 2016 Louisiana Kentucky Kansas risultati

 

Hillary Clinton e Donald Trump hanno vinto le primarie in Louisiana, l’elezione più importante del Super Saturday. Ted Cruz ha vinto i caucus del Kansas e del Maine confermandosi come l’avversario più credibile di Donald Trump alle primarie di Usa 2016. Bernie Sanders ha conquistato i caucus democratici di Kansas e Nebraska. Dal punto di vista dei delegati i rapporti di forza usciti dal Super Tuesday non sono cambiati in modo significativo, anche se Ted Cruz ha consolidato il suo ruolo di anti Trump, incappato nella sua serata peggiore delle primarie, sconfitta in Iowa a parte.

 

Hillary Clinton e Donald Trump vincono in Louisiana

 

Hillary Clinton prosegue la sua marcia trionfale sudista nelle primarie di Usa 2016. Dopo aver trionfato in South Carolina e negli Stati meridionali del Super Tuesday la candidata democratica ha dominato anche le primarie in Louisiana, grazie al plebiscito che le stanno tributando gli afro-americani. Hillary Clinton ha distanziato Bernie Sanders di poco meno di 50 punti percentuali, conseguendo così una quota di delegati che le permette di annullare le sconfitte subite in Kansas e Nebraska. Anche tra i Repubblicani si nota come il candidato in testa sia favorito nelle primarie, mentre soffra maggiormente l’ostilità della base del proprio partito nei meno partecipati caucus. Donald Trump ha infatti vinto le primarie in Louisiana, confermando la sua forza nel Sud conservatore, nella giornata in cui ha subito alcune delle sue più nette sconfitte alle primarie di Usa 2016.

 

Donald Trump vince in Kentucky

 

Per Donald Trump il Super Saturday non è stato trionfale come il Super Tuesday di pochi giorni fa, ma grazie ai risicati successi nelle primarie in Louisiana e ai caucus del Kentucky il miliardario di New York City ha potuto sostanzialmente mantenere il vantaggio nel calcolo dei delegati nei confronti del suo avversario più pericoloso, Ted Cruz. Il senatore del Texas è riuscito ad avvicinare Donald Trump nelle primarie in Louisiana come nei caucus del Kentucky, perdendo di pochi punti percentuali. I buoni risultati di Ted Cruz, probabilmente favoriti dalla sospensione della campagna di Ben Carson, sono stati ulteriormente rafforzati dalle pessime percentuali raccolte da Marco Rubio, incapace di superare il 20% in tutti i 4 Stati del Super Saturday repubblicano.

 

Ted Cruz vince in Kansas

 

Il Super Saturday delle primarie di Usa 2016 si è aperto con il chiaro successo di Ted Cruz in Kansas. Il senatore del Texas ha confermato ancora una volta di essere il candidato più forte per quanto riguarda i caucus, le assemblee di partito che i partiti preferiscono organizzare al posto delle ben più partecipate primarie, come già osservato in Iowa e Alaska. Ted Cruz ha doppiato Donald Trump nei caucus del Kansas, conquistando il 50% dei voti contro il 25% circa del miliardario di NYC, ma il suo trionfo è stato mitigato dalla ripartizione proporzionale dei delegati. In Kansas il senatore del Texas ha conquistato 24 delegati , 13 in più rispetto a Donald Trump. Marco Rubio ne ha ottenuti 6, John Kasich solo 1.

 

Bernie Sanders vince in Kansas e in Nebraska

 

Bernie Sanders ha vinto i caucus democratici in Kansas e Nebraska. Un importante successo per il senatore del Vermont, dopo la netta sconfitta subita nei risultati del Super Tuesday. Bernie Sanders può così proseguire la sua campagna, che sta suscitando una significativa mobilitazione, per quanto minoritaria, nell’anima più progressista della base democratica. Lo dimostrano i risultati dei caucus, le assemblee di partito dove votano prevalentemente gli attivisti e gli elettori più motivati, finora vinti in maggioranza da Bernie Sanders. I successi in Kansas e Nebraska non consentono però un rilevante recupero nel conteggio dei delegati. I 10 punti di vantaggio ottenuti dal senatore socialista in Nebraska fanno guadagnare solo qualche delegato in più. In Kansas sono invece stati 13, 23 a 10, i delegati conquistati in più da Bernie Sanders rispetto a Hillary Clinton.

 

Ted Cruz vince in Maine

 

In Maine Ted Cruz ha colto un altro successo nei caucus repubblicani del Super Saturday delle primarie di Usa 2016. Una vittoria ancora più importante per valenza simbolica rispetto al trionfo in , visto che il Maine si trova nel Nordest finora dominato da Donald Trump alle primarie di Usa 2016. Il miliardario di NYC era stato inoltre recentemente appoggiato ufficialmente dal governatore repubblicano del Maine, ma i militanti repubblicani di questo Stato gli hanno preferito il senatore del Texas, che ha vinto con un margine di vantaggio in doppia cifra. Ted Cruz ha ottenuto il 46% dei voti dei partecipanti ai caucus, conquistando 12 delegati, contro i 9 di Donald Trump, scelto dal 33% degli elettori. John Kasich ha preso il 12% e 2 delegati, mentre Marco Rubio non ne ha ottenuto nessuno visto che è non riuscito a superare la soglia del 10%. Ted Cruz ha chiesto agli altri due altri candidati di ritirarsi per non ostacolare la lotta a Donald Trump.

 

http://www.giornalettismo.com/archives/2045784/primarie-usa-2016-louisiana-kentucky-kansas-risultati/

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Ted Cruz potrebbe ancora farcela, se gli altri

si ritirassero...ma non trovo ragioni per preferirlo

a Trump

 

La candidatura Clinton, sta manifestando debolezze

per ora al Nord ha vinto di pochissimo solo in Massachusets

(50,1% ) e Iowa ( 49,9% )

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Ted Cruz attacca Trump su basi "morali" che me lo rendono inevitabilmente

meno antipatico...è un po' come se Formigoni rimproverasse a Berlusconi di essere

un avido affarista, che non crede veramente a ciò che dice

 

Da un lato questo non può rendermi simpatico Formigoni ( cioè Ted Cruz che continuo

a ritenere una opzione peggiore ) dall'altro l'idea che Trump sia in fondo un gran bugiardo

ma con senso manageriale, è l'unico aspetto positivo che io possa trovarci.

 

Certo non voterei con entusiasmo un "contaballe" ma d'altronde suppongo che non

parteciperei alle Primarie dei Repubblicani

 

La Clinton, d'altronde, in apparenza stravince...solo che il calendario elettorale sembra

fatto apposta, nel senso che si è quasi solo votato in stati del Sud, mentre Sanders vedo

che prende più voti di quanto non mi sarei aspettato nelle altre zone del paese

 

Io pensavo che Sanders potesse vincere solo in 3-4 piccoli stati liberal del New England

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La vera domanda è: i Repubblicani vogliono abolire il matrimonio gay? Perché vedendo i loro candidati delle primarie nessuno di questi sembra essere favorevole ad un suo mantenimento.

Edited by Rotwang
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Se la corte suprema si e' pronunciata una volta a favore del matrimonio gay non puo' pronunciarsi una seconda volta sullo stesso tema credo e con questo la faccenda e' chiusa. Anche se un presidente repubblicano volesse abolirlo non potrebbe credo.

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ANSA

 

Ansia e panico per i più, sogni di una fuga in Italia per alcuni, stress per quasi tutti: l'ascesa di Donald Trump sembra aver spinto l'America sull'orlo di una crisi di nervi. A raccontare un Paese in cui gli americani corrono dall'analista e, stesi sui lettini, non parlano più del loro cuore spezzato o di un'infanzia rovinata, ma chiedono che trauma abbia mai sofferto il miliardario per essere 'cosi' cattivo', e' un reportage del 'Washington Post'. Reportage in cui gli psicologi denunciano uno stress tale da ore di lavoro concentrato sulle 'sparate' del tycoon, a partire da quelle sulla tortura, da non poterlo più nominare. Massaggiatori e massaggiatrici spiegano di non riuscire più a rilassare i muscoli dei clienti, ferocemente contratti all'idea di un Trump alla Casa Bianca. Una psicosi che appare colpire sia democratici che repubblicani, e salire in misura direttamente proporzionale ad ogni nuova vittoria del frontrunner del GOP.

 

Una fobia-Trump che sta spezzando famiglie, e viene dettagliata dalla gente comune sui twitter, i social media e le loro stesse ricerche online. L'insegnante d'arte di Brooklyn, Nancy Lauro, 52 anni,si e' messa a cercare su Internet come poter acquisire la cittadinanza italiana e fuggire nella Terra dei suoi avi in caso della vittoria di Trump: "Non e' una risposta patologica ad una situazione normale, e' una reazione normale ad una situazione pericolosa - ha detto ai media Usa - non faccio che pensare a chi fuggi' dalla Germania nei mesi precedenti all'ascesa nazista". Per Amanda Long, fisioterapista dei messaggi di Arlington alle porte di Washington, il problema ha a che vedere con le chiacchiere incessanti dei clienti sulla psicosi-Trump: "Arrivo a dovergli dire di tacere, per non agguantare i muscoli tesissimi delle loro spalle come fossero la faccia color arancio di Trump".

 

Preoccupante - denunciano psicoterapisti newyorchesi e della capitale Usa e' l'emergere di paure ed orrori sinora sopiti nei pazienti: c'e'chi viene da famiglie di sopravvissuti all'olocausto e ricomincia a sognare dittatori - spiegano gli analisti - ci sono persone di colore che temono il ritorno del Ku Klux Klan, altri di religione musulmana nel panico. "L'ascesa di Trump sta mettendo in discussione valori profondi e accendendo paure antiche - ha spiegato Alison Howard, psicologa, al 'Washington Post'- la gente si chiede come sia possibile che vada avanti un individuo che distrugge i principi anti-razzisti e di rispetto comune a cui siamo tutti stati educati". Emma Taylor, 27 anni di Los Angeles ha riassunto in un tweet: "Sono a letto, non riesco a dormire. Ho un attacco di panico pensando a Trump presidente. E' come un uragano che sta per abbattersi e io sono immobilizzata, e non posso farci nulla".

Edited by Rotwang
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In italia siete abituati alla merda.

 

Penso che ci sia del vero in quanto esposto sopra. L'america scopre di essere vulnerabile non per i nemici esterni ma per un fatto interno.

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Trump al momento alle primarie ha preso 3 milioni di voti circa rispetto ad un totale di 320 milioni di abitanti degli USA.

Se nelle primarie è più facile veder emergere posizioni estremiste, poi nella corsa finale alla presidenza si moderano, perché l'interlocutrice diventa un'intera nazione di centinaia di milioni di abitanti e non solo più gli iscritti ai partiti.

 

Comunque oggi Sanders ha vinto a sorpresa in Michigan e questo gli ha ridato forza per continuare nella corsa. Una sconfitta avrebbe segnato la sua fine.

 

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Alle primarie di Michigan e Mississippi chiaro successo di Donald Trump, mentre tra i Democratici Hillary Clinton trionfa al Sud ma pareggia nel più importante Stato del Midwest

 

Primarie Usa 2016 primarie Michigan Mississippi risultati

 

Alle primarie di Usa 2016 nuove vittorie di Donald Trump alle primarie di Michigan e Mississippi e ai caucus in Hawaii. Il candidato repubblicano ha ottenuto chiari successi in termini di percentuali e delegati, che consolidano il suo primato su Ted Cruz, vincitore in Idaho. Tra i Democratici trionfo di Hillary Clinton in Mississippi, mentre Bernie Sanders ha ottenuto una vittoria sorprendente alle primarie in Michigan, il risultato più importante della serata insieme alla conferma della forza di Donald Trump.

 

Successo di Bernie Sanders in Michigan

 

Bernie Sanders ha vinto le primarie in Michigan. Un risultato sorprendente, considerato che la maggior parte dei sondaggi lo rilevavano con un distacco molto ampio, superiore in alcuni casi anche ai 20 punti. Il senatore del Vermont, grazie al suo consueto predominio nel voto bianco, in particolare tra i maschi, e alla sua forza tra i giovani è riuscito a strappare una vittoria che rilancia la sua campagna. La chiave del successo è stata probabilmente la riduzione del suo margine di distacco nel voto afro-americano. A livello di delegati Bernie Sanders non colmerà le perdite subite in Mississippi, ma la sua campagna, destinata chiaramente verso il secondo posto, si è rilanciata.

 

Vittoria di Donald Trump in Michigan

 

Donald Trump ha vinto le primarie in Michigan, l’elezione più importante in termini di rilevanza e delegati di martedì 8 marzo. Il miliardario di NYC ha ottenuto il 37% dei voti, mentre i suoi avversari più vicini, John Kasich arrivato brillantemente secondo e Ted Cruz, hanno conquistato il 14%. Donald Trump acquisirà alcuni delegati del previsto grazie alla negativa prestazione di Marco Rubio, incapace di raggiungere la soglia minima del 15%. Il senatore della Florida sembra arrivato alla fine della corsa, anche se probabilmente non sospenderà la sua campagna fino a settimana prossima, quando si voterà nel suo Stato. Il successo di The Donald è stato costruito in modo simile a quelli ottenuti nelle altre primarie: grande forza tra gli elettori maschi di età avanzata, con reddito medio-basso e relativamente poco istruiti. Donald Trump vince come di consueto tra gli elettori che si definiscono moderati e abbastanza conservatori, dove ha come principale avversario John Kasich. Tra i molto conservatori invece consueto successo di Ted Cruz, incapace però di andare oltre la sua base della destra evangelica.

 

Hillary Clinton e Donald Trump in Mississippi

 

In Michigan, almeno per quanto riguarda i Democratici, è stata la notte delle sorprese, mentre in Mississippi le primarie sono andate come previsto. Donald Trump ha ottenuto il 48% in uno degli Stati più conservatori del Sud, una delle sue migliori percentuali nelle primarie di Usa 2016. Secondo l’exit poll il miliardario di NYC ha ottenuto maggioranze tra gli elettori over 65, tra i votanti a redditi bassi e tra i moderati e gli abbastanza conservatori, confermando così la forza della coalizione sociale che lo sta spingendo verso la nomination repubblicana. Ted Cruz si è imposto ancora una volta come il campione della destra evangelica, e grazie al voto degli elettori molto conservatori ha superato il 30%, arrivando a poco più di 10 punti da Trump. Malissimo invece Marco Rubio, superato perfino da John Kasich nel profondo Sud. Tra i Democratici invece consueto trionfo di Hillary Clinton nella parte più meridionale degli Stati Uniti grazie al voto degli afro-americani, che l’hanno portata oltre l’80% delle preferenze.

 

Successo di Ted Cruz in Idaho

 

In Idaho le primarie repubblicane sono state vinte da Ted Cruz. Lo Stato del West assegna 32 delegati in modo proporzionale, e il senatore del Texas potrebbe ridurre il suo distacco da Donald Trump grazie ai risultati deludenti di Marco Rubio e John Kasich. Nessuno dei due sembra in grado di superare la soglia del 20% per accedere ai delegati. Le primarie repubblicane si stanno configurando come una lotta tra Donald Trump e Ted Cruz, e solo una enorme sorpresa al “Super Tuesday 2″ di settimana prossima potrebbe cambiare questa dinamica, certo molto sgradita ai vertici del Gop. John Kasich ha dimostrato una discreta forza nell’elettorato moderato e urbano, che potrebbe favorirlo nelle primarie del suo Stato, in Ohio. Marco Rubio invece sembra ormai destinato a un rapido ritiro.

 

Successo di Donald Trump alle Hawaii

 

Donald Trump ha chiuso la sua ottima serata con un un altro successo ai caucus delle Hawaii. I pochi delegati in palio, solo 19, e la ripartizione proporzionale rendono meno rilevante questa vittoria, che ha comunque confermato il predominio del miliardario di NYC. Donald Trump, dopo il Nevada, è riuscito a vincere un’altra volta nei caucus, le assemblee di partito finora vinte in prevalenza da Ted Cruz, arrivato secondo alle Hawaii. Marco Rubio ha chiuso terzo, e forse riuscirà a strappare l’unico delegato della serata.

 

http://www.giornalettismo.com/archives/2048692/primarie-usa-2016-primarie-michigan-mississippi-risultati-news/

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le buone cose sono:

 

- in america si è presidente al massimo 8 anni se non si cambia costituzione e/o legge.

 

- tramp ha 70 anni e mal che vada riesce solo a fare 20 anni di dittatura.

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