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La Turchia di Erdogan a rischio dittatura?


Rotwang

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Termometro Politico

 

Il 16 aprile la Turchia torna alle urne per decidere - tramite referendum - sulla riforma costituzionale voluta da Recep Tayyip Erdoğan.

 

La riforma prevede una svolta presidenzialista del paese, abolendo il ruolo del primo ministro, sostituito dalla figura del vicepresidente. Inoltre il rinnovo del Parlamento avverrebbe ogni quinquennio e non più dopo un quadriennio.

 

In caso di entrata in vigore della riforma, il Presidente turco avrebbe il potere di nominare e rimuovere i ministri, influenzare il sistema giudiziario e continuare ad essere leader del proprio partito politico. Ma uno degli aspetti più chiacchierati è senza dubbio il limite di due mandati consecutivi, ma non sembra ancora esserci chiarezza su questo punto. Più infuocato è il dibattito sulla messa in stato d'accusa del Presidente, che diventerebbe complicata o quasi impossibile.

 

I sostenitori della svolta presidenziale evidenziano la necessità di un governo forte, dopo il fallito golpe militare e i recenti attacchi terroristici di varie matrici.

 

Tra i principali oppositori alla riforma ci sono il partito filo-curdo HDP e i repubblicani laici del CHP, che entrambi si oppongono - oltre che al presidenzialismo - ad una svolta islamista.

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Nei Paesi Bassi Denk, un partito islamico, filo-turco e negazionista del genocidio armeno alle ultime elezioni è entrato in parlamento con tre deputati e il 2,1% (7% ad Amsterdam e 19% in alcuni suoi quartieri a maggioranza di immigrati).

 

Denk è accusato da più parti di essere un franchising di Erdogan e del governo turco. Una sorta di affiliazione olandese delle strategie di penetrazione che la Turchia sta adottando in molti paesi europei, forte del grande numero di immigrati che vivono soprattutto nel nord-Europa. Mi riferisco in particolare ad attività di spionaggio da parte di immigrati per conto del governo turco. In Germania e Svizzera ad esempio sono state aperte indagini a riguardo.

https://www.tpi.it/mondo/germania/germania-seconda-indagine-spionaggio-turco

 

Denk sembra essere supportato da reti di organizzazioni religiose finanziate direttamente da Diyanet, la Direzione Affari Religiosi di Ankara, con l’obiettivo di diffondere il verbo turco-salafita in Europa, una visione oscurantista anti-secolare e anti-occidentale.

 

Non è un caso infatti che nel programma del partito vi sia la parificazione delle scuole islamiche con quelle pubbliche olandesi, mantenendo alcune prerogative come la separazione dei sessi e l’insegnamento del Corano in arabo. Denk vuole che il governo olandese non interferisca coi programmi di queste scuole. Non è poi neanche un caso che nel programma di partito via sia totale assenza dei temi legati all’emancipazione femminile e ai diritti civili, inclusi quelli LGBT.

 

Uno dei due fondatori del partito, Selçuk Özturk, è membro di Millî Görüs, un'organizzazione islamica turca presente soprattutto in Germania, ma anche in Francia, Paesi Bassi, Austria, Italia ed in altri paesi europei per un totale di 500.000 membri. Secondo la visione religiosa di tale organizzazione il declino del mondo musulmano è dovuto all'imitazione dei valori occidentali (come il secolarismo) e l'uso inappropriato della tecnologia occidentale.

Edited by Uncanny
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Io credo che in questo momento la domanda fondamentale sia una:

 

Trump darà ad Erdogan la testa di Gulen?

 

Che la Turchia si avvii ad un regime presidenziale autoritario certamente

non ci può fare piacere, tuttavia la Fratellanza Musulmana ha perso ovunque

in M.O. ( il ché non ha certo costituito un progresso per la democrazia salvo dei

casi marginali )

 

Rimane il fatto che è il più numeroso esercito NATO e che tiene la Merkel per

la gonna con il ricatto degli immigrati

 

Serve un gesto distensivo...un capro espiatorio

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  • 2 weeks later...

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Gli ultimi sondaggi riportano il Sì in vantaggio con il 53,3% a fronte del No con il 46,7%. 
 
Si osserva dunque un ribaltamento in merito alle opinioni degli intervistati che hanno visto finora, per la maggior parte, il No prevalere.
 
Sembrano dunque aver riscosso successo le dichiarazioni aggressive e la propaganda di Erdogan dell’ultimo periodo, volta a convincere il popolo turco della necessità di garantire stabilità al paese mediante un regime presidenzialista.
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Se andasse a finire veramente così, partendo dal presupposto

che avrebbero potuto esserci percentuali bulgare a favore di Erdogan

e dovrebbe esserci già - a causa del fallito golpe - un certo predominio

del governo sulle varie opposizioni, non sarebbe neanche un trionfo.

 

Significherebbe al contrario che una opposizione ed una opinione pubblica

critica, nonostante le repressioni governative, ancora esiste nel paese

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Al di là del fatto che recentemente Erdogan ha dichiarato

che l'Europa è "marcia" e "nazista" ( espressioni che nessun

leader europeo ha mai rivolto contro la turchia )

 

Di tutte le colpe che l'Europa ha e potrebbe avere, questa mi

pare sia proprio l'ultima.

 

Siamo sopravvissuti alle primavere arabe innescate da Obama

che potevano regalarci un medio oriente in mano a regimi accomunati

dalla matrice "Fratellanza musulmana" ( prevalentemente per l'opposizione

dell'Arabia Saudita ad Erdogan...che è come scegliere fra Borghezio e Salvini )

 

Siamo andati oltre ad un fallito golpe, forse ordito dagli USA certo non da noi

perchè dovevamo risolvere la grana profughi in Germania, senza coinvolgere

la Grecia

 

C'è stato un giro di valzer con la Russia, mentre noi siamo legati mani e piedi al

conflitto Ucraino alla faccia della solidarietà NATO, con una conversione ad U verso

Trump per richiedere una no-fly zone sulla Siria del Nord che certificherebbe la fine per i

Curdi e la perdita di basi navali russe, per Putin irrinunciabili

 

In tutto ciò l'Europa ha contato e conta meno di zero

 

Tuttavia mi pare che Erdogan stia manifestando una disinvoltura diplomatica

pari alla disinvoltura costituzionale di Renzi : appena ti giri ti devi chiedere dove

è andato a finire e cosa sta facendo...

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Ormai il Sì ha vinto anche se di poco.

Al 97,3% dello scrutinio il Sì è al 51,4% mentre il No al 48,6%.

 

Faccio notare che in Germania il 61% ha votato Sì, in Austria e Paesi Bassi il Sì ha vinto con il 75% e in Belgio il Sì è arrivato addirittura all'80%.

Alla faccia dell'integrazione, eh. Gli immigrati turchi sì che hanno fatto propri i valori democratici europei. Poi avete da ridire se qualcuno osa criticare l'attuale sistema multiculturale.

Edited by Uncanny
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Ormai il Sì ha vinto anche se di poco.

Al 97,3% dello scrutinio il Sì è al 51,4% mentre il No al 48,6%.

Faccio notare che in Germania il 61% ha votato Sì, in Austria e Paesi Bassi il Sì ha vinto con il 75% e in Belgio il Sì è arrivato addirittura all'80%.

Alla faccia dell'integrazione, eh. Gli immigrati turchi sì che hanno fatto propri i valori democratici europei. Poi avete da ridire se qualcuno osa criticare l'attuale sistema multiculturale.

Non ne parliamo.

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Ormai il Sì ha vinto anche se di poco.

Al 97,3% dello scrutinio il Sì è al 51,4% mentre il No al 48,6%.

 

Faccio notare che in Germania il 61% ha votato Sì, in Austria e Paesi Bassi il Sì ha vinto con il 75% e in Belgio il Sì è arrivato addirittura all'80%.

Alla faccia dell'integrazione, eh. Gli immigrati turchi sì che hanno fatto propri i valori democratici europei. Poi avete da ridire se qualcuno osa criticare l'attuale sistema multiculturale.

 

Premesso che quello che dici è meritevole di discussione penso che però tu abbia fatto l'esempio sbagliato.

 

La Turchia non è mai stata un paese democratico come lo conosciamo, è sempre stata una dittatura militare o similare.

Proprio perchè la cultura musulmana non conosce il concetto di laicità questo gli è stato imposto con la forza, venuta meno la quale è tornato tutto a galla come se decenni di storia non fossero avvenuti.

Erdogan ha puntato sul: 1) senso di insicurezza 2) Rinnovamento dei valori religiosi repressi 3) Ridare il potere in mano al popolo

 

In fin dei conti, in modo sbagliato, è una rivoluzione democratica

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Non mi pare sia stato un trionfo

 

Quanto alla distribuzione del voto mi pare una classica

contrapposizione fra voto urbano o borghese e voto periferico

o profondo, che non può che riflettersi anche nell'emigrazione, la

cui composizione sociale suppongo sia sotto il segno della "periferia

economico-sociale" ( consonante con il revanscismo suscitato dal

governo )

 

Gli USA possono disinteressarsi comunque dell'immigrazione turca in

Europa, non potrà che prevalere l'interesse nazionale americano ad

appoggiare la Turchia in funzione anti russa, nel Caucaso, nei Balcani

ed in Asia Centrale ( pan-turchismo o turanesimo che dir si voglia )

 

Resta da risolvere la grana Siriana, perchè quel pasticcione di Obama

ha mostrato una certa ( inedita ) simpatia per i Curdi, che è però poco

compatibile con l'ostilità per il regime di Assad.

 

L'Europa dovrebbe preoccuparsi dei Balcani, se non fosse che la Merkel

ha scaricato addirittura la Grecia, la qual cosa non fa ben sperare quanto

ad attenzioni da riservarsi nei confronti di Albania-Kossovo-Macedonia-Bosnia

Bulgaria e Romania

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Hai ragione in quello che dici e infatti è quello che ho sempre sostenuto anch'io, ma non è questo il punto.

 

Il punto è che i turchi che vivono in Europa sono più erdoganiani dei turchi che vivono in Turchia. Il dato finale mostra che fra i turchi emigrati il Sì ha vinto con il 60% con il No al 40%. Sarebbe dovuto essere come minimo il contrario.

 

Tutte le volte che in diversi thread in passato ho espresso perplessità sulla possibilità di integrazione dei musulmani in Europa sono stato tacciato di islamofobia, neofascismo e razzismo.

Il voto referendario dimostra che forse è lecito avere qualche perplessità in proposito e che i valori democratici europei stanno evidentemente stretti ai musulmani.

 

E non è neanche un giudizio di merito sull'islam, è semplicemente la constatazione che quella europea e quella islamica sono culture troppo diverse e per questo non integrabili e quindi è meglio per tutti che rimangano separate. Noi abbiamo avuto l'Illuminismo e la rivoluzione francese da cui derivano i valori della democrazia, della laicità e della libertà, loro no. Tutto qua.

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Saramandasama

Le cose sono anche messe peggio. Ai musulmani europei non dispiacciono gli ideali di democrazia, libertà etc quando li devono usare strumentalmente per fare vivere il loro medioevo in Europa..

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Il punto è che i turchi che vivono in Europa sono più erdoganiani dei turchi che vivono in Turchia. Il dato finale mostra che fra i turchi emigrati il Sì ha vinto con il 60% con il No al 40%. Sarebbe dovuto essere come minimo il contrario.

 

Per i fautori di un multiculturalismo che nega l'esistenza dei problemi

perchè accecato dall'ideologia può essere che sia così.

 

Per un laico no, d'altronde non è una novità, moltissimi italoamericani

furono a favore di Mussolini ed in questo caso Erdogan ha mandato

addirittura dei ministri a fare una campagna referendaria chiaramente

in chiave anti europea ( poi Mussolini risolse la cosa da sé dichiarando

e perdendo una guerra )

 

Il punto è che i governi europei dovrebbero proteggere gli oppositori di

Erdogan, le scuole guleniste i kemalisti etc. ma non lo fanno, perchè il

diktat è di tenersi buono Erdogan per la grana immigrazione ( con il ché

però abbiamo garantito al governo turco visti di entrata in Europa per i

Turchi che vuole lui e non quelli che potremmo o dovremmo volere noi )

 

Eventualmente si flettono i muscoli se c'è un interesse elettorale interno

immediato ( estrema destra in Olanda e Germania sotto elezioni ) ma poi

non si fa niente

 

Né è di grande utilità l'idea che vi sia una incompatibilità culturale di fondo

perchè anche in questo caso, essendo gli islamici tutti uguali si finisce per non

fare niente

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Che i governi europei siano ormai i lacchè di Erdogan è un dato di fatto e lo dimostra anche il fatto che diventa quasi un'impresa il riconoscimento da parte dei governi europei di un fatto storico evidente come il genocidio armeno. Magari alla fine lo si fa anche, ma poi le dichiarazioni successive hanno più il tono di giustificazioni che di prese di posizione contro Erdogan.

 

Rimane comunque il fatto che evidentemente non ci sia effettiva integrazione da parte degli immigrati turchi (e per estensione degli immigrati musulmani) in Europa che anzi abbracciano in pieno la retorica anti-europea di Erdogan che ci ha pure dato dei nazisti. Questo lo trovo preoccupante così come trovo preoccupante che si vengano a formare partiti filo-islamici e filo-erdoganiani in Europa, come ad esempio Denk nei Paesi Bassi, di cui ho parlato qualche post fa.

Edited by Uncanny
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Il motivo per cui la maggioranza dei Turchi in Germania ha votato a favore di Erdogan per il referendum

è che la maggioranza dei Turchi ha rinunciato alla sua cittadinanza in favore di quella tedesca

ed è nell'ordine delle cose che quelli che sono rimasti siano più nazionalisti.

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Beh ma voglio dire, i Turchi nati in Germania da genitori

stranieri hanno diritto alla nazionalità tedesca a partire dal

2000 e fino al 2007 se volevi naturalizzarti tedesco dovevi

addirittura rinunciare alla cittadinanza italiana ( pur essendo

una doppia nazionalità europea )

 

Di fatto ci sono circa 700.000 Turchi naturalizzati tedeschi

che a questo referendum non hanno votato perchè hanno

rinunciato alla cittadinanza turca e poi c'è un 1,2 circa di Turchi

che hanno votato al referendum ma non sono tedeschi

 

EDIT avendo postato in contemporanea ad @Almadel io credo

che in realtà siano la maggioranza i Turchi che non hanno la cittadinanza

tedesca...ma non ho controllato vado a memoria

 

I Turchi naturalizzati votano in prevalenza Verde o Socialdemocratico

( non Like perchè un partito troppo filo curdo ) e ragionevolmente non

avrebbero votato per Erdogan, anche se magari possono influenzare

l'atteggiamento dei partiti tedeschi che cercano il loro voto, nelle relazioni

internazionali della Germania

 

Se si opta per un modello multiculturale in cui la nazionalità è

opzionale ( o sei Tedesco o sei Turco ; o sei Olandese o sei Turco )

bisogna poi tenere anche conto del diverso atteggiamento di entrambe

le componenti che costituiscono il gruppo etnico di riferimento

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In Belgio la doppia cittadinanza è permessa e lì il Sì ha vinto con l'80% dei voti.

In Francia idem e il Sì ha vinto con il 62% dei voti.

Le vostre mi sembrano dunque supposizioni campate per aria.

 

I Turchi naturalizzati votano in prevalenza Verde o Socialdemocratico

( non Like perchè un partito troppo filo curdo ) e ragionevolmente non

avrebbero votato per Erdogan, anche se magari possono influenzare

l'atteggiamento dei partiti tedeschi che cercano il loro voto, nelle relazioni

internazionali della Germania

L'anno scorso il ministro degli esteri e capogruppo del SPD al Bundestag Frank-Walter Steinmeier si era opposto al riconoscimento del genocidio armeno da parte del governo tedesco, che poi è comunque passato con voto quasi unanime. Il motivo era che non voleva compromettere le relazioni con la Turchia ed evidentemente anche non indispettire l'elettorato turco.
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Se la metti in questi termini preferisco credere che il voto all'estero sia più facile da manipolare,

piuttosto che credere che i pastori ignoranti delle montagne siano più democratici della borghesia berlinese :)

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Beh se però prendiamo il dato italiano il 60% ha votato No e il 40% Sì e risultati simili si sono avuti in altri paesi. Escluderei dunque una manipolazione dei dati.

Il dato in controtendenza secondo me si spiega col fatto che in Italia e negli altri paesi sono presenti più che altro giovani con un'educazione medio-alta emigrati dalla Turchia per ragioni di studio o per lavoro ma qualificato. Non ci sono mai stati forti flussi migratori dalla Turchia all'Italia, quindi i turchi che vengono qui sono persone "selezionate" se così si può dire.

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Io non dispongo di dati completi chi ha le fonti le pubblichi

so soltanto che Erdogan avrebbe perso in Svizzera e Gran

Bretagna, avevo letto su qualche agenzia anche Canada, ora

tu dici Italia...ma senza dati completi non si possono azzardare

analisi.

 

A quel che so io però sia in Austria che in Germania, che in Olanda

ed in Belgio non è possibile la doppia cittadinanza con paesi extraeuropei

mentre dovrebbe essere possibile in Francia perchè è nel programma della

Le Pen la proposta di toglierla ( anche se risulterebbe una misura che all'atto

pratico colpirebbe più gli ebrei francesi degli islamici....non che il FN abbia

buonissimi rapporti cogli ebrei francesi, come noto )

 

Questo non elimina il problema perchè 1,2 milioni di turchi residenti in Germania

che votano per Erdogan rappresentano sempre un problema, rende più ragionevole

il risultato

 

Anche perchè - di fatto - Erdogan in Turchia ha perso "moralmente" se non

politicamente, al netto di arresti, limitazioni ai partiti di opposizione, intimidazioni

alla libera stampa e brogli.

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Se la metti in questi termini preferisco credere che il voto all'estero sia più facile da manipolare,

piuttosto che credere che i pastori ignoranti delle montagne siano più democratici della borghesia berlinese :)

 

Giustamente gli osservatori internazionali considerano l'esito del referendum non pulito. Quasi sicuramente ci sono stati palesi brogli nel voto estero, il più facile da alterare in quanto voto postale. "Casualmente" il si ha vinto per quel 70-80% di favorevoli tra i turchi all'estero...

 

http://www.quotidiano.net/esteri/referendum-turchia-1.3044932

 

Dubito che l'Unione Europea imponga però sanzioni economiche alla Turchia, visto che a differenza della Russia, è un partner della NATO...

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I dati sul voto estero si trovano anche solo sulla pagina wiki inglese sotto la voce "Results" e "Overseas results": https://en.m.wikipedia.org/wiki/Turkish_constitutional_referendum,_2017

 

Riguardo la cittadinanza in Belgio leggo che è possibile mantenere la doppia cittadinanza con qualsiasi paese a meno che lo stesso paese d'origine non preveda la perdita della cittadinanza originaria nel caso di acquisizione di una nuova cittadinanza.

http://www.expatica.com/be

 

 

La proposta della Le Pen di togliere la doppia cittadinanza oltre che a colpire gli ebrei francesi va anche a colpire i franco-algerini, che non sono pochi.

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Qui è necessario seriamente che l'Unione Europea studi il modello di integrazione italiano.

Sarà merito delle accurate analisi politiche del PD? Del carisma ecumenico di Bergoglio?

Della competenza della Boldrini e della Sinistra?

O forse di Berlusconi e della Destra italiana: sospesa tra Gheddafi e Putin?

O è eredità di Craxi e di Andreotti?

:)

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Può essere anche che il governo turco abbia investito in associazioni

culturali e politiche dove le comunità erano più forti, trascurando invece

quelle elettoralmente meno rilevanti.

 

Bisognerebbe conoscere da vicino la realtà dell'emigrazione turca nei vari

paesi, come esistevano a New York i fasci degli italiani all'estero ma anche

il fuoriuscitismo ( anarchici, repubblicani con associazioni mazziniane etc )

così potrebbe funzionare anche con le comunità turche.

 

Il punto è che se noi partiamo dal presupposto che i Turchi non siano integrabili

per definizione o lo siano per definizione, abbiamo già rinunciato ad avere una

visione politica realistica del problema

 

 

 

Dubito che l'Unione Europea imponga però sanzioni economiche alla Turchia, visto che a differenza della Russia, è un partner della NATO..

 

Non credo proprio, dei problemi possono esserci con l'OSCE

forse con il Consiglio d'Europa, ma direi una roba del genere

 

Chiaro che Erdogan non ha nessuna intenzione di avvicinarsi

all'Europa e l'Europa ad Erdogan...ma già si sapeva, da anni.

 

Inoltre gli USA faranno da mediatori sia per la NATO, sia per la

Siria etc

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I turchi aventi diritto al voto all'estero sono circa tre milioni in toto

ed avrebbero votato circa 1.420.000 milioni con un incremento

relativo di partecipazione in quasi tutti i paesi ( dal 44% al 48%

direi, più o meno di media )

 

Nel paese europeo con una presenza significativa, in cui si è

registrato l'incremento maggiore - la Svizzera - il NO ha prevalso

mentre in altri in cui la partecipazione è aumentata ugualmente

anche se un po' meno ha vinto il SI ( la Germania rappresenta da

sola il 50% del totale dei voti esteri direi sempre a naso )

 

D'altronde non mi risulta però che i paesi europei abbiano

fatto molto per sostenere Curdi Kemalisti, Gulenisti etc che

in teoria avrebbero potuto essere più liberi di fare campagna

in Europa di quanto non lo fossero in Turchia

 

Con ciò ovviamente i Turchi sono i primi responsabili del loro

voto, soprattutto dove erano al sicuro da rappresaglie e ritorsioni

cioè da noi, ma non direi sia del tutto corrispondente a verità che

siano addirittura più Erdoganiani dei loro connazionali

 

Inoltre se ciò che ci interessa non è la Democrazia in Turchia, ma

l'integrazione dei Turchi in Europa dobbiamo contabilizzare anche

i Turchi che hanno rinunciato alla loro nazionalità, altrimenti è chiaro

che ne risulta un quadro falsato e catastrofista

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Il punto è che se noi partiamo dal presupposto che i Turchi non siano integrabili per definizione o lo siano per definizione, abbiamo già rinunciato ad avere una visione politica realistica del problema

Io non sostengo che i turchi non siano integrabili per definizione, ma che evidentemente la maggioranza di essi non lo è, visto anche l'esito del voto referendario all'estero. Il problema sta nell'islam, che allo stato attuale è in gran maggioranza quello illiberale e anti-europeo e dunque pericoloso per le nostre democrazie. Poi possiamo pure dire che esista una minoranza "illuminata", ma a quanto pare è molto minoritaria e praticamente ininfluente. Ho anche più volte riportato punti di vista di diversi musulmani di questa minoranza "illuminata" e sono loro stessi i primi ad affermare che l'islam necessiti di una riforma (che poi sia effettivamente realizzabile ne dubito molto).

 

Fra questi c'è ad esempio Bassam Tibi, uno fra i più eminenti islamologi contemporanei e teorizzatore dell'euroislam nel 1992, di cui riporto quest'intervista che avevo anche già riportato in un altro thread (non cominciate ad attaccarvi al nome della testata che tanto non si tratta di un articolo di opinione). In ballo c'è anche la Turchia con i suoi centri culturali e le sue moschee in Europa.

Tibi non mi sembra esattamente il primo scemo trovato per strada o il Luca di Tolve della situazione, da Wikipedia leggo anzi che "He is also the founder of Islamology as a social-scientific study of Islam and conflict in post-bipolar politics" e che ha lavorato per un ventennio ad Harvard.

 

 

In pochi anni siamo passati passati dall’islam europeo all’Europa islamizzata

 

La denuncia dell’islamologo Bassam Tibi

 

Bassam Tibi, docente emerito di Relazioni internazionali all’Università di Gottinga e per un ventennio attivo a Harvard, è tra i più eminenti islamologi contemporanei. Fu lui, anni fa, a sviluppare la teoria dell’euroislam, cioè dell’assoluta praticabilità dell’idea di creare un islam dal volto europeo come freno all’islamizzazione dell’Europa. Bastava, sosteneva Tibi, separare religione e politica e ammantare di valori presi dall’Illuminismo le dottrine e le pratiche musulmane proprie delle comunità che sceglievano di stabilirsi nel Vecchio continente. Più che altro, aggiungeva, serviva copiare l’idea di tolleranza propria degli europei, ben diversa da “quello che i musulmani considerano per tolleranza, e cioè ritenere gli ebrei e i cristiani subordinati (in quanto dhimmi)”. Qualche mese fa, con un articolo pubblicato sull’autorevole rivista tedesca Cicero, l’islamologo aveva ammesso la propria sconfitta, “la fine della mia speranza di una europeizzazione dell’islam”. Oggi, in una riflessione che trova spazio sul quotidiano Basler Zeitung, Bassam Tibi (che è musulmano) demolisce le fondamenta stesse della sua teoria, parlando di ormai assodata “islamizzazione dell’Europa” e perfino di “una guerra di religione” finalizzata alla “conquista” dell’occidente, seppur con le armi del denaro e dell’influenza politica straniera.

 

Il dito dell’intellettuale è puntato sulle associazioni islamiche che controllano le moschee e i centri culturali, organismi che “mantengono una visione antisecolare e antieuropea”. Il pericolo maggiore, nota, è che “l’Arabia Saudita wahabita e la Turchia islamista stanno lavorando a stretto contatto in Europa, nonostante l’islamismo e il wahabismo siano due direttrici ben diverse all’interno della realtà islamica”. I responsabili della deriva fondamentalista sono “i funzionari” che controllano questi centri, “che di solito non sono teologi e che accusano gli europei di islamofobia. Indubbiamente – osserva – vi è una islamofobia in Europa, che è necessario combattere, ma questi funzionari utilizzano il concetto di islamofobia in chiave politica, chiedendo maggiori diritti per l’islam organizzato. Per fare ciò, mobilitano istituti europei di ricerca, pagandoli molto bene. Questi istituti hanno il compito di dimostrare che vi è islamofobia in Europa”. Da qui, sostiene, “parte una guerra ideologica contro l’Europa”. Il metodo di lavoro è sempre il medesimo: “Mentre a parole questi funzionari parlano di islam moderato, praticano l’inganno per coprire il loro intento islamista. Il fine è di impedire l’integrazione degli immigrati musulmani, di farli diventare cittadini, insistendo che essi sono membri di una umma islamica collettiva”. La conseguenza è che si creano ovunque delle enclave e ogni critica diventa subito islamofobia. “E’ un dato di fatto, così come è un dato di fatto che la maggior parte delle moschee in Svizzera e Germania sono finanziate e controllate dall’Arabia Saudita e dalla Turchia”. Il grande obiettivo di tali associazioni islamiche “è la graduale islamizzazione dell’Europa, stavolta praticata in modo pacifico, cioè senza un jihad”.

 

Che cosa intenda per “islamizzazione”, Tibi lo spiega poco dopo: “Vogliono che il Dar al islam, la casa dell’islam, si diffonda su tutta la terra e anche gli esponenti della teologia islamica più moderata sottolineano che la superiorità dell’islam è una caratteristica essenziale della loro religione. Una convinzione, però, che non è compatibile né con la cultura né con il pluralismo religioso della società occidentale”. Si sta realizzando, insomma, quel che la Lega musulmana mondiale aveva scritto in un documento datato 28 luglio 1993, in cui aveva promosso “una nuova strategia per la chiamata all’islam che include l’apertura di centri islamici in Europa per preparare l’applicazione della sharia come guida nella vita dei musulmani”. A giudizio del docente siriano, vi sono due modi con cui l’islamizzazione dell’Europa avanzerà, che nulla hanno a che vedere con i gesti eclatanti. Il primo sarà “una guerra di propaganda”, vale a dire “la rappresentazione dei musulmani come vittime dell’occidente e insinuando in modo sistematico che essi sono vittime di islamofobia”. Il secondo è “lo strumento del dialogo islamo-cristiano”, che per come è imbastito è fondato “sull’inganno”. E questo perché “un dialogo onesto richiede un modo di pensare moderno che ha a che fare con il pluralismo religioso in cui tutte le religioni sono considerate equivalenti. Ma gli imam delle moschee controllate dai turchi e dai sauditi predicano il versetto 19 del Corano, secondo cui ‘la religione presso Dio è l’islam’. Il che significa educare i musulmani europei in uno spirito di esclusione, verso un’islamizzazione della realtà”.

 

http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/10/22/news/in-pochi-anni-siamo-passati-dallislam-europeo-alleuropa-islamizzata-105690/

 

 

vittimismo da quattro lire ( turche )

L'unico vittimismo che vedo è quello di chi rappresenta costantemente gli immigrati musulmani come povere vittime dell'Occidente brutto e cattivo, di chi usa ogni due per tre parole come "islamofobia", "razzismo", "fascismo" e così via troncando qualsiasi forma di dibattito perché non è in grado di andare oltre il mondo ovattato della propria filter bubble, e di chi fa del terzomondismo ideologico il proprio filtro del mondo. Terzomondismo ideologico per cui non importa dove, non importa come e non importa quando, ma sarà sempre in un modo o nell'altro colpa dell'Occidente bianco e neocolonialista.

Edited by Uncanny
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Parallelo a quell'articolo c'è anche questo che in parte dice le stesse cose, ma parla anche della situazione in Germania.

 

 

La resa di Bassam Tibi, che teorizzò l'euroislam: "Ha vinto il velo"

 

L'islamologo tedesco anni fa parlò della necessità di sviluppare un islam di tipo europeo. Oggi si ricrede: "Ammetto la mia sconfitta"

 

“Il 2015 segna la fine della mia speranza di una europeizzazione dell’islam”, scrive nell’ultimo numero della rivista politico-culturale tedesca Cicero Bassam Tibi, tra i più noti islamologi contemporanei, una carriera tra Harvard, Berkeley e infine Gottinga. Anni fa, Tibi coniò il neologismo “euroislam”, argomentando la necessità di sviluppare un islam di tipo europeo tra gli immigrati musulmani inseriti nel vecchio continente per scongiurare il rischio di vedere entro pochi anni la nascita di una “Europa islamizzata”. Un modello i cui requisiti fondamentali erano la separazione tra religione e politica e la capacità dell’islam di fare propria un’idea di tolleranza ispirata ai princìpi dell’Illuminismo europeo, e non “a quello che i musulmani considerano per tolleranza, cioè ritenere gli ebrei e i cristiani subordinati, dhimmi. Concetto, quest’ultimo, che rappresenta la negazione stessa dell’idea d’Europa”, che può ammettere solo “la determinazione dei musulmani che vivono qui come individui singoli, e non come umma, cioè come collettivo”.

 

Il rischio di un’Europa islamizzata era comunque basso, scriveva Tibi, convinto della possibilità di far coesistere la religione islamica con i più genuini valori europei. Oggi, l’ammissione della resa: “Non ci sarà alcun islam europeo”, perché ha vinto “l’islam del velo, che è rappresentato dagli islamisti e dai salafiti ortodossi”. Una resa i cui contorni hanno iniziato a manifestarsi molto tempo fa, scrive l’intellettuale nato a Damasco: “Dopo l’undici settembre, e dopo aver visto molte persone nelle società parallele islamiche in Europa plaudire a tanta umiliazione dell’occidente, cominciai a nutrire dubbi sulla mia visione di un islam europeo. Io – prosegue Tibi – sono europeo ‘per scelta’, nel senso che ho deciso di trasferirmi in Europa per godere del diritto fondamentale alla libertà di pensiero. Ma oggi in Germania mi sento ostacolato dai divieti ogni qual volta vorrei esprimere qualche osservazione sull’islam, l’islamismo e la stessa Europa”. Dopotutto, aggiunge, “già Theodor Adorno criticò l’abitudine mentale tedesca di evitare di dire la propria su non poche questioni per mera paura delle conseguenze. Il risultato è l’emergere di un ‘censore interiore’ che impedisce non solo di esprimere pensieri scomodi, ma anche di elaborarli”. E oggi la Germania – dove lui ha scelto di risiedere – è l’emblema del fallimento dell’idea di un euroislam: “Lo stato tedesco vuole essere ideologicamente neutrale, ma finora ha solo incoraggiato le reti islamiche organizzate, finendo per emarginare i musulmani europei. Questo modello è il principale responsabile per il fallimento dell’euroislam”.

 

Il futuro è già qui, sotto gli occhi, osserva Bassam Tibi, e per capirlo bisogna tornare al 1992 quando all’Istituto del mondo arabo di Parigi partecipò a un progetto per rendere pienamente cittadini i musulmani in Francia. L’obiettivo, scrive l’islamologo, consisteva nel sostituire l’integrazione al concetto obsoleto di assimilazione. Un quarto di secolo dopo, “le società parallele hanno trionfato sull’integrazione”, benché “i tedeschi buonisti non vogliano sapere nulla di tutto questo”, perché “questi argomenti sono un tabù”. Nei prossimi anni, è la previsione, “avremo tante società parallele, la siriana e l’afghana, l’irachena e la somala, il cui segno distintivo è il velo islamico”. “Il mio impegno per l’euroislam – è la chiosa – si è tradotto nel tentativo di costruire ponti. Devo ammettere la mia sconfitta”.

 

http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/06/03/news/la-resa-di-bassam-tibi-che-teorizzo-l-euroislam-ha-vinto-il-velo-96844/

 

 

Quindi o dice cose giuste ma di cui i giornali intellettual non si interessano o le cose che dice sono facilmente strumentalizzabili da giornalettini o da chi vorrebbe affondare ogni gommone.

Se vuoi ti riporto un articolo de il manifesto abbastanza recente - con cui sono assolutamente d'accordo - che condanna l'uso del velo islamico che viene considerato strumento di controllo sulle donne e - cito - "la manifestazione dell’appartenenza a un islam radicale, una versione fondamentalista della religione". E il manifesto è una testata comunista eh. A me non interessa la fonte, interessa il contenuto dell'articolo. E non vedo cosa ci sia di strumentalizzabile nelle parole di Tibi che sono chiarissime. Edited by Uncanny
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  • 2 months later...

Il Post

Il funzionario del ministero dell’Istruzione turco che si occupa di programmi scolastici, Alpaslan Durmuş, ha annunciato che dal 2019 la teoria dell’evoluzione di Darwin sarà esclusa dai programmi delle scuole superiori. La novità, che in Turchia è oggetto di grande dibattito da mesi, non è ancora stata approvata in via definitiva, anche se Durmuş ha detto che il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha dato parere positivo. La sua approvazione sarà annunciata probabilmente dopo il Eid al Fitr, una delle feste più importanti della religione islamica, quella che segna la fine del Ramadan e che quest’anno cade la sera del 25 giugno. La Teoria dell’Evoluzione è quella che descrive le cause e i meccanismi che portano al cambiamento delle caratteristiche ereditarie col passare delle generazioni.

Durmuş ha annunciato le novità sulla teoria dell’evoluzione di Darwin tramite un video pubblicato sul sito internet del ministero dell’Istruzione turco. Nel video, tra le altre cose, Durmuş ha detto che questi temi «vanno al di là della comprensione degli studenti» e ha aggiunto che il loro studio sarà possibile a partire dagli anni universitari. Sembra che la riforma toglierà anche spazio alle tradizioni secolari ispirate al fondatore dello stato turco, Mustafa Kemal Atatürk, a cui si rifanno ancora oggi quelli che si oppongono all’islamizzazione del paese promossa da Erdoğan e dal suo partito, l’AKP (la sigla in turco del Partito per la giustizia e lo sviluppo). Più attenzione verrà data invece al contributo di scienziati musulmani e turchi, e i programmi di storia si allontaneranno da quello che Durmuş ha definito essere un approccio “eurocentrico”.

In Turchia il tema dell’istruzione è molto dibattuto, in particolare tra islamisti (come Erdoğan) e laici. Nel 2009, per esempio, l’agenzia governativa che in Turchia si occupa di ricerca scientifica sospese l’editore del suo magazine mensile perché aveva messo in copertina Darwin, e poi interruppe la pubblicazione di tutti i libri sull’evoluzione. All’inizio di giugno un altro esponente del governo turco, il vice-primo ministro Numan Kurtulmuş, ha criticato la teoria dell’evoluzione, dicendo che è arcaica e che non è sostenuta da prove sufficienti. In passato le novità introdotte dalla riforma erano anche state criticate da diversi docenti universitari turchi, che avevano sottolineato come l’unico altro paese nel quale la teoria dell’evoluzione è stata esclusa dal percorso scolastico obbligatorio è l’Arabia Saudita.

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Il funzionario del ministero dell’Istruzione turco che si occupa di programmi scolastici, Alpaslan Durmuş, ha annunciato che dal 2019 la teoria dell’evoluzione di Darwin sarà esclusa dai programmi delle scuole superiori. La novità, che in Turchia è oggetto di grande dibattito da mesi, non è ancora stata approvata in via definitiva, anche se Durmuş ha detto che il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha dato parere positivo. La sua approvazione sarà annunciata probabilmente dopo il Eid al Fitr, una delle feste più importanti della religione islamica, quella che segna la fine del Ramadan e che quest’anno cade la sera del 25 giugno. La Teoria dell’Evoluzione è quella che descrive le cause e i meccanismi che portano al cambiamento delle caratteristiche ereditarie col passare delle generazioni.

 

Durmuş ha annunciato le novità sulla teoria dell’evoluzione di Darwin tramite un video pubblicato sul sito internet del ministero dell’Istruzione turco. Nel video, tra le altre cose, Durmuş ha detto che questi temi «vanno al di là della comprensione degli studenti» e ha aggiunto che il loro studio sarà possibile a partire dagli anni universitari. Sembra che la riforma toglierà anche spazio alle tradizioni secolari ispirate al fondatore dello stato turco, Mustafa Kemal Atatürk, a cui si rifanno ancora oggi quelli che si oppongono all’islamizzazione del paese promossa da Erdoğan e dal suo partito, l’AKP (la sigla in turco del Partito per la giustizia e lo sviluppo). Più attenzione verrà data invece al contributo di scienziati musulmani e turchi, e i programmi di storia si allontaneranno da quello che Durmuş ha definito essere un approccio “eurocentrico”.

 

In Turchia il tema dell’istruzione è molto dibattuto, in particolare tra islamisti (come Erdoğan) e laici. Nel 2009, per esempio, l’agenzia governativa che in Turchia si occupa di ricerca scientifica sospese l’editore del suo magazine mensile perché aveva messo in copertina Darwin, e poi interruppe la pubblicazione di tutti i libri sull’evoluzione. All’inizio di giugno un altro esponente del governo turco, il vice-primo ministro Numan Kurtulmuş, ha criticato la teoria dell’evoluzione, dicendo che è arcaica e che non è sostenuta da prove sufficienti. In passato le novità introdotte dalla riforma erano anche state criticate da diversi docenti universitari turchi, che avevano sottolineato come l’unico altro paese nel quale la teoria dell’evoluzione è stata esclusa dal percorso scolastico obbligatorio è l’Arabia Saudita.

 

Islam, religione di pace.

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