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Roma sprofonda, Milano splende


Rotwang

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Internazionale

“Siamo rifugiati, non siamo terroristi”, avevano scritto i rifugiati eritrei su uno striscione appeso sulla facciata del grande palazzo in stile razionalista di piazza Indipendenza, a pochi metri dalla stazione Termini di Roma. Una risposta alla minaccia di sgombero che incombeva da tempo sulle loro vite.

Era almeno dall’epoca del piano sicurezza per il giubileo straordinario del commissario Francesco Paolo Tronca che le 250 famiglie che abitavano nell’ex sede dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) temevano di essere cacciate dall’immobile di proprietà del fondo immobiliare Omega.

Lo sgombero alla fine è arrivato nella settimana di ferragosto, con le strade vuote e la città silenziosa. Uno degli sgomberi più grandi degli ultimi anni nella capitale, il terzo nel giro di poche settimane dopo quello di un edificio occupato in via di Vannina e un altro a via Quintavalle, a Cinecittà. Alle prime luci dell’alba del 19 agosto cinquecento agenti della polizia hanno bloccato tutte le vie di accesso all’edificio e hanno fatto irruzione nel palazzo.

Arrivo all’alba
“Non ci avevano avvisati: i poliziotti sono arrivati alle sei di mattina, sono entrati e hanno detto al portiere che erano venuti per controllare i documenti dei residenti com’era già successo in passato”, racconta Simon, un uomo eritreo di quarant’anni, che viveva nel palazzo occupato dal 2013 e ha passato le ultime due notti sulle aiuole di piazza Indipendenza insieme a un paio di valigie e a un centinaio di suoi connazionali, tra cui una cinquantina di donne.

“I poliziotti sono saliti all’ultimo piano e hanno fatto uscire tutti fuori, e poi lentamente sono scesi ai piani inferiori. Hanno detto a ognuno di prendere le proprie cose, ci hanno caricato su degli autobus e ci hanno portato in questura per il controllo dei documenti e dei permessi di soggiorno”, continua Simon.

Lo sgombero è andato avanti per ore, ma dopo il passaggio in questura gli occupanti sono stati tutti rilasciati perché avevano i documenti in regola: la maggior parte di loro è titolare dello status di rifugiato o di qualche forma di protezione internazionale. “Ci hanno lasciato andare e ci hanno detto solo che non potevamo più entrare nel palazzo, dove però si trovano ancora tutte le nostre cose. Solo alle famiglie con i bambini è stato permesso di dormire nell’edificio, al primo piano”, continua Simon, che è arrivato in Italia nel 2008, su un’imbarcazione, attraverso la rotta del Mediterraneo centrale fino a Lampedusa.

“Quando sono arrivato in Italia ho provato ad andare nel Regno Unito dove si trova una parte della mia famiglia, ma mi hanno rimandato indietro, a causa del regolamento di Dublino e dall’Italia non mi sono più potuto muovere”, spiega. Simon lavora saltuariamente e non riesce a pagarsi una casa in affitto, per questo nel 2013 insieme ad altri connazionali aveva occupato il palazzo abbandonato di piazza Indipendenza. Ora ha perso tutto.

Dall’amministrazione comunale e dal prefetto non è stata offerta nessuna alternativa alle famiglie di rifugiati eritrei di piazza Indipendenza che per il momento sono costrette a dormire per strada: tra loro ci sono anziani, persone con disabilità e molte donne incinte. “Ci sono persone malate e alcuni anziani che stanno per strada, con il caldo di questi giorni, senza acqua e servizi igienici. Non sappiamo cosa fare e nessuno del comune si sta facendo vivo”, conclude Simon.

Un sistema fallimentare
Questa situazione è frutto del fallimento del sistema di accoglienza italiano, spiega don Mussie Zerai, sacerdote eritreo punto di riferimento della comunità eritrea italiana: “Il sistema nazionale di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati (Sprar) che in teoria dovrebbe aiutare queste persone a diventare autonome non è sufficiente per garantire a tutti una reale integrazione. Per questo molti finiscono in sacche di marginalità e sono costretti a occupare palazzi fatiscenti o in disuso”.

Prima del palazzo di piazza Indipendenza a Roma sono state occupate delle palazzine in via Collatina nel 2004 e a ponte Mammolo. Proprio lo sgombero del borghetto di ponte Mammolo nel 2015 portò a una situazione di emergenza senza precedenti nella capitale, con centinaia di persone che dormivano per strada nei pressi del centro Baobab a via Cupa e della stazione ferroviaria Tiburtina.

“Gli sgomberi senza soluzioni alternative creano delle situazioni di insicurezza e di emergenza ancora peggiori”, continua Zerai. “Queste persone hanno bisogno di protezione da parte dello Stato. Sulla carta lo Stato e la Costituzione italiana gli garantiscono una protezione, ma poi di fatto le lasciano nell’insicurezza e nella precarietà. Questo non succede in altri paesi europei, perché avviene solo in Italia? Perché non c’è un progetto reale di integrazione per i rifugiati?”.

In Italia molte persone che hanno ottenuto la protezione internazionale vivono in una situazione di emergenza abitativa perché possono chiedere di entrare in un centro di accoglienza Sprar solo per sei mesi, ma per loro non è prevista nessuna misura di welfare a lungo termine.

Il presidente della commissione diritti umani del senato Luigi Manconi ha chiesto alle autorità di risolvere rapidamente la situazione: “Sarebbe importante e urgente che le autorità comunicassero dove pensano di alloggiare persone che non hanno commesso alcun crimine e verso le quali l’Italia ha un dovere di tutela sancito dalla costituzione”.

Anche l’Unhcr e la Comunità di sant’Egidio hanno espresso preoccupazione. “Questa situazione si aggiunge a un quadro già problematico”, ha scritto l’Unhcr in un comunicato, lamentando la mancanza di un piano di accoglienza dei profughi, dei richiedenti asilo e dei rifugiati nella capitale. “Sono centinaia le persone in transito nella città di Roma attualmente costrette a dormire per strada in assenza di strutture di accoglienza adeguate”.

La Comunità di sant’Egidio in una nota ha ricordato che le persone sgomberate non sono irregolari e molti hanno un lavoro che sarà difficile mantenere se perdono l’alloggio: “Si trovino quindi soluzioni appropriate nel rispetto delle persone e per il bene della capitale, che non ha bisogno di situazioni conflittuali”.

Mussie Zerai, intanto, ha chiesto d’incontrare le autorità capitoline e ha ricevuto un appuntamento per il 21 agosto dall’assessora ai servizi sociali del comune di Roma Laura Baldassarre, ma non ha ottenuto risposta dal prefetto Paola Basilone.

La storia dell’occupazione del palazzo di piazza Indipendenza è legata al naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, in cui persero la vita 366 persone, quasi tutte di origine eritrea. “Ormai il dramma del 3 ottobre 2013 a Lampedusa non lo ricorda più nessuno”, spiega Cristiano Armati, attivista dei movimenti per il diritto alla casa di Roma e autore del libro La scintilla. Una storia antagonista della lotta per la casa (Fandango 2015).

“È uno dei tanti naufragi che sono avvenuti da allora e che hanno attirato l’attenzione dei mezzi d’informazione, ma provocò un trauma forte nell’opinione pubblica italiana”, ricorda. Dopo la strage di Lampedusa, l’Italia si accorse che in quel momento gli eritrei formavano uno dei gruppi più numerosi tra i migranti che ogni anno attraversavano il Mediterraneo per arrivare in Europa. Un vero e proprio esodo dall’ex colonia, governata dal 1993 dal dittatore e leader dell’indipendenza Isaias Afewerki, accusato di gravi e diffuse violazioni dei diritti umani.

“All’indomani del naufragio del 3 ottobre, nacque l’occupazione di piazza Indipendenza nell’ambito del cosiddetto tsunami tour, una campagna dei movimenti romani per il diritto alla casa”, spiega Armati che ripercorre le tappe dell’arrivo degli eritrei nel palazzo. L’allora sindaco di Roma Ignazio Marino offrì ospitalità ai 155 superstiti che avrebbero dovuto trovare un alloggio nel centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto. Ma il centro all’epoca era allagato, così in molti si stabilirono nell’edificio abbandonato di nove piani, in un quartiere che dagli anni Settanta ospita esercizi commerciali, ristoranti e attività della comunità etiope, eritrea e somala di Roma.

“Quella zona di Roma è legata al passato coloniale italiano, un passato che tendiamo troppo spesso a dimenticare e rimuovere”, ricorda la scrittrice italosomala Igiaba Scego, autrice, insieme al fotografo Rino Bianchi, del libro Roma negata (Ediesse 2014).

La memoria rimossa
Roma è una città che fin dagli anni settanta ha ospitato la diaspora eritrea e se è vero – come ha scritto lo storico Angelo del Boca – che “l’Africa è stata una parte importante della vita degli italiani”, è tanto più grave l’ignoranza che circonda ogni questione che riguarda cittadini stranieri che provengono dalle ex colonie italiane. “Mi ha sempre molto colpito che le strade intorno a piazza dei Cinquecento a Roma fossero un luogo di ritrovo per i migranti del corno d’Africa”, continua Scego. “Infatti pochi sanno o ricordano che piazza dei Cinquecento è dedicata ai caduti della battaglia di Dogali, in Eritrea, una delle battaglie della guerra coloniale alla fine dell’Ottocento”.

“Mentre vedevo le immagini dello sgombero del palazzo di piazza Indipendenza pensavo a quanto poco sappiamo degli eritrei che insieme alle loro valigie portavano per strada i quadri di san Michele Arcangelo, uno dei santi più venerati dalla chiesa copta eritrea. Non sappiamo niente di queste persone, della storia del loro paese e di quanto siano parte della storia dell’Italia fin dall’Ottocento”, continua Scego. “Preferiamo trattarli come se fossero degli estranei appena arrivati”.

“Secondo alcune inchieste i rifugiati in emergenza abitativa a Roma sono 2.500, settemila i richiedenti asilo che vivono nelle stesse condizioni. Nel totale disprezzo della convenzione di Ginevra”, spiega Cristiano Armati, che sottolinea come i rifugiati avrebbero il diritto a partecipare ai bandi per l’assegnazione di una casa popolare.

Con una delibera regionale del gennaio del 2014 si provò a regolarizzare la condizione abitativa dei rifugiati di piazza Indipendenza, insieme a quella degli altri occupanti di case a Roma, racconta sempre Armati. La delibera prevedeva il recupero del patrimonio immobiliare pubblico per l’assegnazione di case popolari, l’acquisto calmierato d’immobili privati inutilizzati, sempre con lo stesso scopo, e lo stanziamento di fondi per la costruzione di nuove abitazioni destinate all’edilizia popolare pubblica. Ma la norma è rimasta inapplicata e dal 2015 è cominciata una nuova stagione di sgomberi nella capitale che ha portato a un aumento consistente delle persone che vivono per strada.

Edited by Rotwang
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On 18/8/2017 at 5:03 AM, Arrhenius said:

Io voterò M5S, l'unico modo per sbarazzarsi di loro è votarli e dargli potere.

peccato che poi manco sanno che farsene, del potere...

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..e la farsa continua;

siccome siamo al QUARTO assessore al bilancio in 15 mesi scarsi,

piccolo recap di come sbattono la porta una volta che vengono cacciati

giusto per capì il livello & l'autorevolezza dei grullini..

https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/20992825_1385151168270124_2979055853566387358_n.jpg?oh=95afaecdfe58b1e1ba93fffc8bc9f49f&oe=5A1C16B7

Edited by freedog
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On 22/8/2017 at 1:10 PM, Rotwang said:

“Mentre vedevo le immagini dello sgombero del palazzo di piazza Indipendenza pensavo a quanto poco sappiamo degli eritrei che insieme alle loro valigie portavano per strada i quadri di san Michele Arcangelo, uno dei santi più venerati dalla chiesa copta eritrea. Non sappiamo niente di queste persone, della storia del loro paese e di quanto siano parte della storia dell’Italia fin dall’Ottocento”, continua Scego. “Preferiamo trattarli come se fossero degli estranei appena arrivati”.

una pagina tra le più buie: la legalità va tutelata, ma presumo che prima di arrivare allo sgombero (e non addosso alcuna colpa agli agenti di Polizia, che hanno gestito secondo me al meglio gli ordini che hanno ricevuto) ci fossero infinite possibilità di intavolare un dialogo con persone buone, oneste e inermi con le quali l'Italia ha un legame secolare, al fine di trovare loro una sistemazione accettabile

 

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Leggo da il Post - che è una testata su posizioni tutt'altro che di destra - che il comune aveva offerto a questi occupanti delle strutture SPRAR, mentre i proprietari del palazzo di via Curtatone avevano offerto posti in dei villini che gestiscono a Rieti. Queste offerte sono state rifiutate.

La prefetta Basilone sostiene che la colpa sia della «infiltrazione dai Movimenti di Lotta per la Casa», cioè di membri della sinistra radicale e dei centri sociali, che hanno «indotto gli occupanti accampatisi in piazza Indipendenza a rifiutare sistemazioni alloggiative alternative».

Leggo inoltre che gli occupanti erano in possesso di bombole di gas e bottiglie incendiarie e per questo è stato necessario l'uso di idranti. 

Alla luce di quanto emerso, lo sgombero è stato necessario e sacrosanto. La legalità così come la proprietà privata vanno tutelate. 

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le cose sono un poco più complicate: gli occupanti erano lì da 4 anni, per cui erano presumibilmente inseriti in un contesto relazionale ormai radicato (con i ragazzini che andavano a scuola in zona), e non stupisce che abbiano rifiutato di andare a Rieti

la verità è che gli sgomberi andrebbero gestiti con grande tempestività, per evitare che si creino situazioni simili (e sempre offrendo alternative praticabili, soprattutto se stiamo parlando di persone con lo status di rifugiati)

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Questi occupanti non erano nelle condizioni di poter dettare condizioni e fare capricci, perché questo sono. Già occupi illegalmente un immobile - e per la cronaca ciò ha comportato la perdita di quattro milioni di euro per le casse dei fondi pensione* - , se ti viene offerta un'alternativa legale la accetti senza battere ciglio, non puoi pretendere di avere la casa nello stesso quartiere perché li ci vanno i tuoi figli a scuola, anche perché qualsiasi altra soluzione in un quartiere romano diverso da quello dell'immobile occupato avrebbe comportato un trasferimento di scuola. Tanti bambini per le ragioni più disparate si trovano a dover cambiare scuola per via di trasferimenti dei genitori, non mi sembra chissà che catastrofe, non tale da giustificare il rifiuto di mettersi in una condizione di legalità (e di sicurezza). Le relazioni si possono tranquillamente ricostruire altrove. 

Ho il presentimento che poi dietro a queste situazioni di abusivismo ci siano estesi racket. Non è un caso che questi Movimenti di Lotta per la Casa abbiano incitato gli occupanti a rifiutare sistemazioni alternative. 

Comunque che si sarebbe dovuto procedere con gli sgomberi fin da subito è ovvio, ma stiamo parlando pur sempre di Roma. 

*Articolo a proposito: http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2017-08-24/immobile-sgomberato-roma-quattro-milioni-euro-perdite-le-casse-pensionati--124536.shtml?uuid=AEBRK3GC&utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook

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Vabbe' uncanny. In teoria hai ragione ma questi immigrati si trovano in italia e si adattano alle abitudini italiane.

chi si costruisce la casa abusiva in nero e' pure illegale eppure viene sanata alla prima occasione e pure questi immigrati sono illegali ma si fanno sanare e hanno le stesse pretese fuori dalla legge di chi ha la casa o il lavoro in nero o i soldi all'estero in nero ma si fa sanare tutto.

Edited by marco7
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ovviamente devono andar via, non sto prospettando la possibilità che restino gratis nell'immobile al centro di Roma XD

però, guardando la cosa nel suo insieme, la sensazione è che ci sia un'incapacità di fondo a gestire le situazioni e si oscilli tra il lassismo e improvvisi rigurgiti di "legge ed ordine"

nel momento in cui lasci una comunità a vivere nello stesso posto per anni, pur nella palese situazione di illegalità implicitamente gli riconosci un diritto

 

 

 

Edited by conrad65
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Business Insider

L’allarme arriva dalla presidente dei revisori di Roma, Federica Tiezzi ma, come dice lei stessa, è una sirena che ha fatto suonare mesi fa ma, continua, “la giunta negava o minimizzava”. Federica Tiezzi non si nasconde dietro a un dito e denuncia il dissesto pubblicamente. L’ex assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo conferma entrambe le affermazioni: Roma è al collasso e lo si sa da tempo.

Il bilancio consolidato non può essere approvato perché, spiega la presidente dei revisori “nel consolidato non possono esserci contenziosi tra il Comune e le sue partecipate. Oggi il Campidoglio ha ancora oltre 250 milioni di euro di crediti non riconosciuti verso le società che controlla al 100%”. Tra queste l’azienda per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti (Ama Roma S.p.A.) e l’Atac, l’azienda di trasporto che si guadagna negativamente l’onore delle cronache con ridondante ciclicità.

La partita più spinosa è proprio quella che riguarda Atac e, a giocarla, ci sono anche i Radicali, che hanno raccolto le firme per liberalizzare il servizio di trasporto pubblico, che da anni naviga in pessime acque ed è sostenuto dai prestiti ponte fatti sia dal Campidoglio sia dal governo italiano. Denaro che però serve solo a saldare i debiti sul breve periodo, tra cui gli stipendi dei 12mila dipendenti.

La situazione intrappola Roma perché, anche se si decidesse di fare fallire Atac per farne una fenice, i bilanci capitolini si appesantirebbero di 429 milioni di crediti inesigibili, una zavorra che farebbe sprofondare le già provate finanze del Comune. Un concordato preventivo, ossia la possibilità data al debitore di risanare la propria situazione continuando la propria attività, appare assai poco promettente: Atac non chiude un bilancio in attivo, tant’è che il consolidato 2015 che ha riportato una perdita di 79 milioni di euro è stato salutato con giubilo, sottolineando la forte diminuzione delle cifre rosse rispetto al 2014, quando Atac aveva bruciato 141 milioni di euro.


Nel 2013 la perdita è stata di 219 milioni e il record negativo è stato segnato nel 2010, con un disavanzo di 319 milioni.

L’ultima situazione nota, in attesa che il bilancio 2016 venga approvato, è riassumibile così: oltre alla perdita di 79 milioni assumono rilievo i 182 milioni di indebitamento verso le banche e i debiti verso fornitori pari a 325 milioni. Vero che si tratta di cifre in diminuzione, vero anche che Atac è una macchina che fagocita quattrini, 8 miliardi di euro in 15 anni. E al Campidoglio c’è chi descrive l’azienda come il fiore all’occhiello della Capitale. (Lo ha detto Virginia Raggi ad aprile del 2016, quindi prima di venire eletta).

Se Atac è un pozzo senza fondo, Roma non è da meno. C’è da chiedersi, e questo al di là di considerazioni politiche e partitiche, perché la giunta non risponda agli appelli lanciati dall’organo di revisione economico-finanziario sapendo che tutti i nodi devono essere risolti, per legge, entro il 30 settembre.

Federica Tiezzi parla apertamente di rischio commissariamento per la Capitale e i pesi non provengono solo dalle partecipate ma anche dall’incapacità sistemica di fare cassa con quelli che definisce una “mole di contenziosi che grava sull’amministrazione, la riscossione di tributi e sanzioni ampiamente deficitaria”.

Questi però non sono problemi nuovi, al contrario si sono incancreniti con il passare degli anni. Ora tocca alla sindaca Raggi trovare soluzioni praticabili in tempi brevi.

Edited by Rotwang
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No, non si è fatto di niente 'sto Alesi:  semplicemente ha preso per sbaglio il volo x Zurigo...   E il bello è che non se ne è accorto neanche quando è atterrato!  :takeexample:

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è la tattica propagandistica grullina, che fa impallidire i vecchi filmati dell'istituto Luce dell'epoca fascista:

minimizzare & negare ogni problema, anche spudoratamente.

un altro campione de sto sport (ma a livelli di quintupli salti mortali, con millantamila avvitamenti & carpiati volanti) è Paolo Ferrara, il capogruppo in consiglio comunale, che posta in continuazione video imbarazzanti. per la sua intelligenza

ovviamente chi vive qua sa benissimo che sò tutte cazzate molto spudorate;

ma sò poracciate che servono a motivà le truppe delle altre zone e a convincerle che da quando qui ci sono loro la città è diventata un paradiso in terra,

nonostante la stampa brutta & cattiva intigna a dì che sta a andà tutto a scatafascio

Edited by freedog
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Tanto si è già capito che Roma languirà, fintantochè dopo le politiche non sarà assegnata

alla Meloni

A quel punto arriveranno finanziamenti speciali per ridare ossigeno e -forse- vista la situazione insostenibile

si ruberà e dissiperà meno di Alemanno

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Corriere della Sera

Sabino Cassese

C’è una nuova «questione romana», non quella dei rapporti tra Stato e Chiesa, ma quella del rapido declino della capitale d’Italia. Potremmo oggi ripetere le parole con le quali l’ambasciatore francese a Roma Gramont, nel 1860, sintetizzava il suo giudizio: «C’est ici que l’Orient commence» (è qui che comincia l’Oriente). Con l’Unità d’Italia, Roma si era sollevata al rango delle capitali europee. Ora è una città in stato di abbandono. Le strade sono intransitabili a causa delle buche. Nei casi più gravi, vengono tenute chiuse per evitare incidenti, ma così impedendo alla gente di raggiungere le proprie abitazioni. Vi sono lavori pubblici che attendono da quarant’anni d’esser fatti. Per la pulizia di strade e giardini, in alcuni casi diventati pattumiere, si ricorre ormai al «fai da te»: si paga qualche extracomunitario di buona volontà, che provvede. Se un albero crolla, lo si circonda con qualche segnale di pericolo e lo si lascia per terra. Alcuni luoghi pubblici, anche i portici di una delle principali basiliche, sono intransitabili perché vi sono persone accampate, che hanno fatto della strada la propria casa. Tolleranza e incuria regnano sovrane. I trasporti pubblici non funzionano, per cui tutti ricorrono ai mezzi privati, con conseguenze gravi per traffico e ambiente. I vigili urbani sono diventati una entità astratta. Gli amministratori locali vivono sulla luna, invece di girare per le strade e constatare in che condizioni sono.

Questo degrado – di cui ho tratteggiato solo i lati più evidenti - non è cominciato da oggi, ma si è ora improvvisamente accelerato. Mentre Roma ritorna a grandi passi verso il livello di una città medio-orientale, Milano corre, e ai romani che visitano la “capitale morale” pare di esser in un altro Paese.

Poiché una nazione e uno Stato non possono tollerare questa situazione, occorre un piano straordinario per Roma, che impegni tutto il Paese, che renda concreta quella “promessa” che si legge nella Costituzione: “Roma è la Capitale della Repubblica”. Questo piano straordinario dovrebbe partire da tre punti.

Il primo è affidare le funzioni di rappresentanza a una persona diversa dal sindaco. Occorre riconoscere che oggi i sindaci di Roma, di una città dove risiedono due capitali (quella dello Stato e quella di una potenza mondiale, la Chiesa cattolica), sono caricati di una funzione da ciambellani, debbono ricevere capi di Stato, visitare pontefici, accompagnare personalità straniere in visita. Questo assorbe energie e “vizia”, abituando chi dovrebbe gestire e amministrare a stare sotto la luce dei riflettori, accanto ai grandi nomi della vita internazionale.

Il secondo è dare alla capitale un ordinamento speciale, come molte delle capitali del mondo (la Costituzione dispone espressamente che “la legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”). Un ordinamento speciale che riconosca una realtà ineludibile: la duplicità di funzioni del potere locale romano, che è chiamato anche ad agire come capitale, quindi nell’interesse della intera nazione. Ciò significa, che accanto al rappresentante scelto dal popolo, vi sia un gestore che goda dei poteri necessari a intervenire sullo svolgimento delle attività di interesse generale: ad esempio, un organismo politico, un ministro senza portafoglio che faccia sentire nella città gli interessi del Paese e un organismo tecnico che dia attuazione alla cura di questi interessi Questo era inizialmente chiaro ai “padri fondatori”: Quintino Sella, tra gli altri, pensò che la “città amministrativa” non dovesse essere lontana dalla stazione ferroviaria, perché non doveva servire i romani soltanto, ma anche tutti i cittadini italiani.

Il terzo punto è abbandonare il ragionamento cinico: lasciamo che i Cinque Stelle dimostrino quel che (non) sanno fare, in modo da far capire che una dirigenza politica e amministrativa non si improvvisa. Occorre invece riconoscere che l’evidente incapacità amministrativa di quel movimento politico danneggia romani e italiani, e che, quindi, vanno aiutati. Aiutarli vuol dire prestare alla città una ventina di sperimentati amministratori pubblici, capaci di costituire, con l’esempio, focolai di buona gestione, riconoscendo che per fare il buon amministratore non basta essere un politico onesto.

Edited by Rotwang
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@freedog      Si, i 5stelle hanno un atteggiamento veramente fuori de mondo con la stampa e anche se, secondo me, il 90% dei giornalisti italiani è feccia. Si nega tutto, si fanno praticamente liste di proscrizione....  Boh più che l'epoca fascista, nella quale i giornali erano ovviamente allineati, casomai mi ricorda i primi tempi della lega...  Il problema è che un romano, ad esempio, vorrebbe magari avere lumi e aggiornamenti non solo dal sito di Peppe Grillo, sarebbe gradita anche una sindaca che facesse meno la statuina muta o ripetesse a pappagallo le stesse frasi, tipo Ambra di una volta.... A me ormai da fastidio pure vederla in tv, e l'ho anche votata... e tra l'altro 'sta democrazia partecipata, tramite internet! o che..., io davvero non l'ho vista: la decisione dello stadio non andava presa consultando i romani??  :((

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 @@@     @Hinzelmann     la Meloni non piace neanche ai romani.  Ha preso voti alle ultime amministrative, arrivando cmq terza, solo per la miseria del panorama politico della destra a Roma; francamente basta sentirla parlare pochi minuti e ti fa cadere le braccia!  Qui a Roma abbiamo forti dubbi che la Raggi arrivi a fine mandato, tra l'indifferenza l'astio e il fastidio della maggioranza dei romani a cui appare sempre più una bambolina imbranata (questa almeno è lìopinione che raccolgo tra i miei amici e non solo, e lo dice uno che l'ha votata!); il prossimo sindaco sarà dei democratici. Si dei democratici, tranq freedog!  XD

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Certamente la Meloni non ricorrerà a "mental coach" ma d'altronde la Raggi lo ha dovuto fare

per accaparrarsi i fondi europei per l'integrazione non perchè ci creda veramente

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Non voglio essere pedante o noioso, soprattutto con i forumisti non romani...  Io sono di Roma:  qui si vive male!  Giò sentire esaltare spesso le bellezze di Roma...  ma se queste bellezze sono spesso non praticabili o cmq estraniate dalla vita normale di una persona?  e lasciamo perdere il lato  "bonaccione" dei romani, la gente mi sembra, non solo a Roma, sempre più diffidente e cattiva... sarà la crisi, questa cappa pesante che si sente da anni sul futuro e dalla quale sembra non uscire più...

Personalmente mi sono stufato anche di sentire parlare sempre dei problemi economici di Roma; sentire giustificare lo sfacelo con il debito abnorme di Roma: a parte che tale debito è proporzionato con la popolazione di Roma (quasi tre milioni!) ma poi all'inizio dell'amministrazione AleDanno, il Berlusca lo separò dalla amministrazione cittadina. Il debito miliardario è stato spalmato su molti anni e viene saldato gradualmente con il concorso dello stato italiano, il comune vi partecipa attingendo tra l'altro a tasse aggiuntive come quella di soggiorno, un prelievo sui biglietti aerei, un gettito irpef comunale aggiuntivo, cioè in sostanza tributi estranei alla normale amministrazione di un comune... per cui , secondo me, pesa ormai ben poco sulla gestione amministrativa della città, tranne come insegnamento che non si può tornare a fare debito fuori controllo!  E detto per inciso, di questo, a malincuore,  ci tocca ringraziare il governo Berlusconi! XD

Da romano, vi dico che il problema di Roma è l'amministrazione ordinaria della città:  la città è sporca perché non viene gestita bene la AMA ( l'azienda comunale );  il trasporto pubblico in una città come Roma è difficilissimo, ma la gestione è disastrosa.... Fai file negli uffici pubblici, e devi ora prendere pure un appuntamento per rifare una carta d'identità che una volta si rilasciava a vista!, e poi se ti fanno passare aldilà del bancone vedi gli impiegati che stanno a chiacchierare tra loro... Lo stato di noncuranza ed abbandono lo vedi in ogni cosa, purtroppo...  Una volta, fino ai tempi di Veltroni, l'estate era piena di iniziative culturali, negli ultimi anni hanno fatto il deserto; e non si venga a dire che è un problema di soldi: molte iniziative erano a costo zero o potevano diventare se ben gestite a costo zero, semplicemente avevano necessità di essere preparate e con largo anticipo...  Roma non solo è sporca, ma si fa poca raccolta differenziata, i camion dell'Ama passano alle ore diurne bloccando il traffico come se bulla fosse,  basta una pioggia prolungata e si allaga una strada perché le caditoie stradali non vengono tenute pulite...  che c'entra questo col debito del comune?  L'Ama ha migliaia di dipendenti!  :((((  Siamo invasi dalle zanzare da alcuni anni:  non  ci sarà forse anche un legame con il fatto che da anni non vedo più per le strade i mezzi dell'Ama ) o meglio credo che fossero di un'altra società comunale, Alzema mi pare) che facevano disinsestazione apposita per le strade???   

  Vabbè non vi volevo annoiare... io sono romano e vivo male in questa cittò!  e negli ultimi anni la situazione sta peggiorando, non precipitando ma peggiorando si!

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55 minutes ago, Hinzelmann said:

La Meloni è già il prossimo Sindaco di Roma è inutile che vi raccontate storie

non credo, come ti ho già detto: quella ormai è una poltrona al napalm:

chiunque vi ci siede, finisce incenerito.

ormai lei ragiona a livello nazionale,

ammesso che dovesse vince facile (ed è da dimostrare), chi glielo farebbe fare di bruciarsi per un posto chiaramente ingestibile?

1 hour ago, castello said:

il prossimo sindaco sarà dei democratici. Si dei democratici, tranq freedog!

ah, esiste ancora il pd a roma?

famo così: se lo trovi, famme un fischio!

35 minutes ago, castello said:

lasciamo perdere il lato  "bonaccione" dei romani, la gente mi sembra, non solo a Roma, sempre più diffidente e cattiva

sad, but true

35 minutes ago, castello said:

all'inizio dell'amministrazione AleDanno, il Berlusca lo separò dalla amministrazione cittadina. Il debito miliardario è stato spalmato su molti anni e viene saldato gradualmente con il concorso dello stato italiano, il comune vi partecipa attingendo tra l'altro a tasse aggiuntive come quella di soggiorno, un prelievo sui biglietti aerei, un gettito irpef comunale aggiuntivo, cioè in sostanza tributi estranei alla normale amministrazione di un comune... per cui , secondo me, pesa ormai ben poco sulla gestione amministrativa della città, tranne come insegnamento che non si può tornare a fare debito fuori controllo! 

nì: 

considera che il comune di roma è tecnicamente fallito, tanto che adesso lo si è dovuto ribattezzare Roma Capitale.

e purtroppo ci vorranno parecchi decenni prima che quel debito si estingua

35 minutes ago, castello said:

Una volta, fino ai tempi di Veltroni, l'estate era piena di iniziative culturali, negli ultimi anni hanno fatto il deserto; e non si venga a dire che è un problema di soldi: molte iniziative erano a costo zero o potevano diventare se ben gestite a costo zero, semplicemente avevano necessità di essere preparate e con largo anticipo.

se vuoi, ti racconto per filo & per segno come è andata col bando per l'estate romana.

in sintesi:

l'assessorato ha fatto così tante cappellate (e sì che Bergamo dovrebbe esse uno pratico del settore!) che il bando, invece che sotto pasqua [per avere i tempi tecnici di organizzare i vari eventi/spettacoli] è stato fatto A LUGLIO, quando era stratardissimo per chiunque organizzare qsi cosa.

le poche cose che tra millantamila salti mortali sono riusciti a mettere su (tipo all'ombra del colosseo) infatti stanno a partì adesso;

e pure noi ci siamo così rotti i k che dall'anno prox non organizzeremo più la cineArena a piazza vittorio, chè è impossibile lavorà co sti cretini (burocrati E politici)

 

infine, per non esagerà co sta cappa plumbea, buttamola a ride

https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/21232074_10212245034513338_2885291922801482283_n.jpg?oh=f54beb48113830b9e04b91b0de89df93&oe=5A22FBDB

Edited by freedog
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PS. tornando alla propaganda da istituto Luce dei grullini,

pure st'altro esempio di leccaculismo non è male

http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/09/01/news/roma_virginia_n_anno_dopo_il_sonetto_per_la_raggi_sul_blog_di_grillo-174373201//?ref=fbplrm

-che l'aedo vergatore di simili versi punti all'assessorato alla cultura? 

vista la precarietà de sti incarichi, facile che l'anno prox invece che ste sviolinate sputi veleno contro la Virgy, come una Muraro qsi-

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@freedog   Si, mi sembra che solo chi è di fuori o ha troppi interessi possa vedere una realtà socio-culturale  diversa.  E la vicenda dell'Estate romana, che è proprio come l'hai descritta tu, mostra l'abbandono, l'incuria in cui viene lasciata Roma...  Secondo me anche ai tempi di AleDanno, ma soprattutto perché la giunta di allora doveva fare dispetto a organizzatori di eventi che erano magari di sinistra /anche se col PD ci ha governato alla grande, AleDanno!).  Il comune no è fallito: il suo debito storico è ormai per legge separato e segue un suo percorso autonomo, il problema è che se no si sa gestire il presente, si finisce a gambe per aria

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Secondo me il fatto che non abbiano fatto l'Estate romana è una greppia in meno

Fatta queste premessa ora si va ad un fallimento pilotato di ATAC

Per convincere la Meloni serve ovviamente un provvedimento Cassese di supporto, come

nel citato articolo del Corriere, ma prima bisogna che si facciano le politiche perchè Renzi

certo non farà regali alla Raggi ed al M5S

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No, l'Estate romana era una cosa intelligente e funzionale, finché effettivamente esisteva.  Era un bel periodo, di un paio di mesi, nel quale avevi solo l'incertezza a quale evento musicale, culturale e sociale prendere parte, in genere a basso costo (almeno fino a prima di AleDanno). Io trovavo splendida, Eh freedog ??!!!,  perfino la festa dell'Unità, alla quale andavano anche amici di destra!  Oddio, non mi ci far pensare: c'era una pasticceria napoletana tra gli stand....  :OOOO    Poi qualche intrallazzo c'era di sicuro, ma non è che girassero certo i soldi che sono girati con la metro C!  o altri affari capitolini...   bastava gestire meglio, con più oculatezza, onestà, interesse x la città;  quello che molti si aspettavano dai 5 stelle

ps:  magari fallisse ATAC (ACOTRAL)  e AMA!    Questo doveva fare la Raggi: salti tutto e si ricomincia da capo!  Tanto in tal caso sia i trasporti che la gestione dei rifiuti sarebbero proseguiti in modo "provvisorio"  e commissariale (come è adesso!) , rompendo magari corruttele e rapporti/relazioni che sembrano non scalfibili...

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15 hours ago, Hinzelmann said:

Secondo me il fatto che non abbiano fatto l'Estate romana è una greppia in meno

beh, no dai: da quando Nicolini se l'inventò 40 anni fa è stata una signora vetrina per la città.

in quanto ai soldi, il comune non hai mai sborsato chissà quanto:

concede(va) l'occupazione suolo pubblico, e l'organizzazione rientra(va) delle spese colla bigliettazione e/o coi munifici sponsor.

per cui, è sempre stato tutto interesse di chi organizzava mette su spettacoli che funzionassero, sennò zompavano per aria

14 hours ago, castello said:

bastava gestire meglio, con più oculatezza, onestà, interesse x la città;

bello de zia, ti rendi conto che hai fatto una tautologia da premio GAC del mese?

stai a parlà di cialtroni che nonostante riescano nell'ardua impresa di fà ste figure micidiali (chiunque altro l'avrebbero seppellito di pernacchie, e giustamente)

https://roma.gaiaitalia.com/2017/09/01/piove-cinque-minuti-e-roma-si-allaga-geniali-5stelle/

ancora c'hanno la faccia tosta de aprì bocca!

Edited by freedog
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