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L'Italia di Renzi


Rotwang

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A descendant of Count Gentiloni Silveri, he is related to the Italian politician Vincenzo Ottorino Gentiloni, leader of the conservative Catholic Electoral Union and a key ally of the long-time Prime Minister Giovanni Giolitti. He has the title of Nobile of Filottrano, Nobile of Cingoli and Nobile of Macerata.

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A descendant of Count Gentiloni Silveri, he is related to the Italian politician Vincenzo Ottorino Gentiloni, leader of the conservative Catholic Electoral Union and a key ally of the long-time Prime Minister Giovanni Giolitti. He has the title of Nobile of Filottrano, Nobile of Cingoli and Nobile of Macerata.

 

L'ideatore del famoso Patto Gentiloni https://it.wikipedia.org/wiki/Patto_Gentiloni

 

mi sembrava strano che nessuno l'avesse tirato fuori e infatti http://www.avantionline.it/2016/12/il-patto-gentiloni/#.WE2pOud96Uk

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Post di Renzi su FB:

 

Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti. Il gesto dolce e automatico di rimboccare le coperte ai figli, un'occhiata alla posta cartacea arrivata in settimana tanto ormai con internet sono solo bollette, il silenzio della famiglia che riposa. Tutto come sempre, insomma. Solo che stavolta è diverso. Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti. Ho chiuso l'alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi. Torno a casa davvero. Sono stati mille giorni di governo fantastici. Qualche commentatore maramaldo di queste ore finge di non vedere l'elenco impressionante delle riforme che abbiamo realizzato, dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse, dall'innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia. Certo c'è l'amaro in bocca per ciò che non ha funzionato. E soprattutto tanta delusione per la riforma costituzionale. Un giorno sarà chiaro che quella riforma serviva all'Italia, non al Governo e che non c'era nessuna deriva autoritaria ma solo l'occasione per risparmiare tempo e denaro evitando conflitti istituzionali. Ma quando il popolo parla, punto. Si ascolta e si prende atto. Gli italiani hanno deciso, viva l'Italia. Io però mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l'ho fatto. Di solito si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l'ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date. Ho mantenuto l'impegno, come per gli 80 euro o per l'Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno:-) Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l'immunità. Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene. A chi verrà a Chigi dopo di me, lascio il mio più grande augurio di buon lavoro e tutto il mio tifo: noi siamo per l'Italia, non contro gli altri. Nei prossimi giorni sarò impegnato in dure trattative coi miei figli per strappare l'utilizzo non esclusivo della taverna di casa: più complicato di gestire la maggioranza. Ho sofferto a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l'esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire. E che è nei momenti in cui la strada è più dura che si vedono gli amici veri, l'affetto sincero. Grazie a chi si è fatto vivo, è stato importante per me. Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l'Italia. Noi siamo quelli che ci provano davvero. Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. E che quando la sera rimboccano le coperte ai figli pensano che sì, ne valeva la pena. Sì, ne varrà la pena. Insieme. Ci sentiamo presto, amici. Buona notte, da Pontassieve.

Edited by Rotwang
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Nuova squadra del governo di transizione:

 

Presidente del Consiglio dei Ministri

Paolo Gentiloni (uscente: Matteo Renzi)

 

Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei Ministri 
Maria Elena Boschi (uscenti: Claudio De Vincenti, Luca Lotti, Sandro Gozi, Marco Minniti, Tommaso Nannicini)

 

Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale 
Angelino Alfano (uscente: Paolo Gentiloni)

 

Ministro dell'Interno 
Marco Minniti (uscente: Angelino Alfano)

 

Ministro della Difesa 
Roberta Pinotti (uscente: Roberta Pinotti)

 

Ministro della Giustizia 
Andrea Orlando (uscente: Andrea Orlando)

 

Ministro dell'Economia e delle Finanze 
Pier Carlo Padoan (uscente: Pier Carlo Padoan)

 

Ministro dello Sviluppo Economico 
Carlo Calenda (uscente: Carlo Calenda)

 

Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali 
Maurizio Martina (uscente: Maurizio Martina)

 

Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 
Gian Luca Galletti (uscente: Gian Luca Galletti)

 

Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti 
Graziano Delrio (uscente: Graziano Delrio)

 

Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali 
Giuliano Poletti (uscente: Giuliano Poletti)

 

Ministro dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca 
Valeria Fedeli (uscente: Stefania Giannini)

 

Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo 
Dario Franceschini (uscente: Dario Franceschini)

 

Ministro della Salute 
Beatrice Lorenzin (uscente: Beatrice Lorenzin)

 

Ministro rapporti con il Parlamento (ex Ministero per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento) 
Anna Finocchiaro (uscente: Maria Elena Boschi)

 

Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione 
Maria Anna Madia (uscente: Maria Anna Madia)

 

Ministro per gli Affari regionali e Autonomie 
Enrico Costa (uscente: Enrico Costa)

 

Ministro per Coesione territoriale e Mezzogiorno 
Claudio De Vincenti

 

Ministro per lo Sport 
Luca Lotti

Edited by Rotwang
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Non è che ci siano molte novità

 

C'è un Ministero per la coesione territoriale e mezzogiorno

che non mi piace, mi suona tipo ministero per la preparazione

della campagna elettorale nel Sud

 

Un ministero dello sport che mi pare inventato per far partecipare

Lotti al CdM, girando la Boschi da un'altra parte

 

Un cambio all'Istruzione perchè la "buona scuola" non è stata

compresa e bisogna recuperare voti fra gli insegnanti ( ammesso

che vi siano insegnanti che seguono ciò che dice CGIL Scuola...)

 

La nota positiva Minniti-Alfano, che dovrebbe giovarci e nessuno

scranno a Denis Verdini

 

Direi che il topic su L'Italia di Renzi debba rimanere aperto

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Nessuna grande novità, erano tutte figure già presenti nel governo precedente, solo la Finocchiaro che comunque ha in ministero senza portafoglio. Tra questi elencati preferisco Orlando alla giustizia, Padoan all' economia e anche Martina ha fatto bene. Comunque Gentiloni ha già detto che si proseguirà sulla strada del governo Renzi.

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Nessuna grande novità, erano tutte figure già presenti nel governo precedente, (...) Comunque Gentiloni ha già detto che si proseguirà sulla strada del governo Renzi

detta così è una scena abbastanza identica a quello che successe una quindicina d'anni fa,

quando Amato sostituì D'Alema, pure lui stritolato da un'elezione strapersa

(se non sbaglio, quella volta erano regionali & comunali, e perse a Bologna per la prima volta nella storia)

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detta così è una scena abbastanza identica a quello che successe una quindicina d'anni fa,

quando Amato sostituì D'Alema, pure lui stritolato da un'elezione strapersa

(se non sbaglio, quella volta erano regionali & comunali, e perse a Bologna per la prima volta nella storia)

Testuali parole: "Come si può vedere dalla sua composizione, il governo proseguirà nell'azione di innovazione" dell'Esecutivo Renzi.

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Temo sia stata una mossa molto rischiosa mettere questo ministro in un momento in cui la chiesa e le forze più conservatrici di essa sono al massimo della loro forza politico-sociale dal 1946 ad oggi... 

 

Ritornando al governo penso che alla fine durerà fino al 2018.

 

Il paragone con il governo D'Alema-Amato non ci sta molto, D'Alema non straperse le elezioni amministrative e regionali di quel periodo, anzi, andarono abbastanza bene (vinse in 7 regioni su 15). Idem le amministrative (vero perse a Bologna ma complessivamente vinse 19 capoluoghi su 30). Renzi invece ha letteralmente straperso tutte le elezioni intermedie, vedi le regionali 2015 e le amministrative di quest'anno, facendo sprofondare il PD al punto più basso di consenso della sua storia, con centinaia di migliaia di voti in fuga verso il M5S. Il fatto paradossale è che la destra, che avrebbe dovuto vincere a mani basse, non ne ha approfittato, rimanendo alle stesse percentuali del 2013...

Edited by Fabius81
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Temo sia stata una mossa molto rischiosa mettere questo ministro in un momento in cui la chiesa e le forze più conservatrici di essa sono al massimo della loro forza politico-sociale dal 1946 ad oggi...

Io non credo le sia richiesto di fare la femminista, penso debba

dimostrare grazie alla sua militanza sindacale di riuscire a quadrare

la riforma della scuola, recuperando consensi fra il personale docente

 

Certo, competente di scuola non è....essendosi occupata di sindacato

tessile, chiederà ai colleghi di CGIL Scuola

 

Inoltre fu molto criticata la sua candidatura in Toscana, perchè paracadutata

da Bersani in quanto "moglie di" un qualche candidato trombato alle primarie

che non ricordo

 

Non credo sarà facile però far digerire al personale docente la Buona Scuola

tantopiù se ascolterà la CGIL, che da sempre è il sindacato dei precari non

vincitori di concorso

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ANSA

 

Opposizioni all'attacco del governo Gentiloni in Aula alla Camera. Da FdI e Lega anche cartelloni in Aula per protesta.

 

Meloni, subito al voto - "Saremo in piazza ogni giorno fino ad una grande manifestazione il 22 gennaio, per dire che questa è ancora una nazione sovrana: vogliamo votare ora". Lo ha detto Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia), nella sua replica in Aula al premier Paolo Gentiloni. "Voteremo - ha annunciato Meloni - così come gli italiani hanno votato il 4 dicembre, con un chiaro, deciso e fragoroso 'no'. Venti milioni hanno votato e bocciato a grande maggioranza la riforma del Governo Renzi: non volevano quel governo, quella maggioranza, le sue riforme e le sue politiche. Hanno detto 'no' ad un Governo fatto nel Palazzo che non rappresenta i cittadini, ma i poteri forti, che ha portato in Italia 500mila clandestini, che ha trascinato il ceto medio nella povertà e l'economia alla crescita peggiore in Europa".

 

Lega fuori Camera, sovranità appartiene al popolo - "Siamo fuori dall'Aula e non prenderemo parte al voto". Lo annuncia il capogruppo della Lega Nord alla Camera Massimiliano Fedriga che insieme ai parlamentari del Carroccio tiene in mano uno striscione con su scritto "la sovranità appartiene al popolo", lo stesso esposto poco prima nell'Aula di Montecitorio dagli esponenti del Carroccio. I parlamentari della Lega si sono radunati davanti Montecitorio per protestare contro "il quarto governo non eletto. L'esecutivo - accusa Fedriga - non lo decide la segreteria del PD". La mobilitazione dei leghisti proseguirà nel fine settimana con una serie di appuntamenti nelle piazze.

 

Brunetta, governo Gentiloni nato morto, suo discorso imbarazzante - "Quello di Paolo Gentiloni è stato un discorso imbarazzante, è un governo che nasce già morto". Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, parlando con i giornalisti in sala stampa a Montecitorio. "Un governo incapace - prosegue - dalle parole di Gentiloni, di fare la benché minima autocritica. Sono stati sommersi dai No rispetto alla riforma costituzionale, di fatto rispetto alla legge elettorale, e non c'è stata una parola di autocritica.

Edited by Rotwang
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La Repubblica

 

Incassata la fiducia alla Camera con 368 sì, il governo Gentiloni ottiene il via libera anche al Senato: 169 i voti a favore, 99 i contrari, nessun astenutoLe previsioni accreditavano il nuovo esecutivo di un sostegno tra i 166 e i 172 favorevoli, contando sulla presenza in Aula di ministri, senatori a vita e di tutte le forze della maggioranza. I lavori si sono svolti, come alla Camera, in un Senato svuotato delle opposizioni, ma anche con gli scranni dei ministri quasi vuoti. Assenti in particolare Lega Nord, M5S e Verdini con gli altri senatori di Ala. I 35 senatori M5s hanno polemicamente lasciato sui loro banchi deserti una copia della Costituzione. Se i 18 senatori di Ala di Verdini, esclusi da incarichi ministeriali, hanno voltato le spalle al nuovo premier, il governo Gentiloni guadagna invece i due sì non previsti dei senatori ex Sel Dario Stefano e Luciano Uras. Per il nuovo governo si è espresso anche l'ex premier e senatore a vita Mario Monti.

Alla sua prima fiducia al Senato, Paolo Gentiloni ha pareggiato il numero di voti a favore registrati dall'esecutivo Renzi alla sua prima volta a Palazzo Madama. Anche l'ex premier infatti, il 24 febbraio del 2014, ottenne 169 sì contro 139 no, su 308 votanti (268 per la fiducia a Gentiloni) e senza alcun astenuto. Rispetto ad allora si sono comunque verificati passaggi dalla maggioranza alla minoranza e viceversa, soprattutto è nato il gruppo di Ala, a sostegno di Renzi durante il suo mandato e che, come detto, non ha partecipato al voto.

 

Intanto, secondo la valutazione del ministro  del Lavoro, Giuliano Poletti, "si andrà alle elezioni prima del referendum Jobs Act", sulla cui ammissibilità la Consulta si esprimerà a inizio gennaio. E se il verdetto fosse positivo, si svolgerebbe presumibilmente nella tarda primavera.

Il discorso di Gentiloni: prima delle dichiarazioni di voto, come di rito ha preso la parola il presidente del Consiglio: "Non siamo innamorati della continuità, avevamo chiesto una maggiore convergenza, ma dalle forze politiche c'è stata indisponibilità. La presa d'atto di questa situazione ha spinto le forze che compongono la maggioranza a formare questo governo. Per responsabilità. Sarebbe stato più utile sottrarsi a questa responsabilità, ma il segno di questo governo è farsi carico di questa situazione", ha detto il premier all'Aula.

"Chiedo fiducia al Senato e ho fiducia nel Senato" ha aggiunto Gentiloni, perché "abbiamo impegni immediati sui quali il governo è al lavoro: penso al sostegno al sistema bancario, all'emergenza terremoto e ricostruzione, su cui oggi pomeriggio ho la prima riunione. E l'impegno europeo di domani. E il tema del lavoro, lavoro, lavoro, già sottolineato alla Camera". Durata del governo? "E' stabilita dalla Costituzione (ovvero, finché è sorretto da una maggioranza in Parlamento), ma certo solleciteremo la nuova legge elettorale, a prescindere da quanto durerà l'esecutivo, è urgente avere regole chiare che consentano di votare per Camera e Senato in modo armonico". Anche ieri, alla Camera, il presidente del Consiglio aveva parlato di "esecutivo di responsabilità, che andrà avanti finché avrà la fiducia del Parlamento", ricevendo poche ore dopo gli auguri del Cremlino e le congratulazioni del presidente Usa Obama.

 

Tre momenti di applausi in circa venti minuti di discorso. Il primo, quando il presidente del Consiglio ricorda il dramma di Aleppo, "che offende la nostra coscienza, uno dei maggiori insuccessi della diplomazia internazionale", il secondo quando sottolinea la continuità con le "eccezionali innovazioni e riforme già messe in campo che noi dobbiamo completare", il terzo quando il premier rinnova l'appello "a chi in questi mesi si è battuto alzandone la bandiera contro ipotetici e a mio avviso inesistenti tentativi autoritari, a rispettare il Parlamento e a partecipare alle sue riunioni in modo civile".

Gentiloni chiude citando Ciampi: "Resto in carica per il tempo che sarà necessario in questa delicata transizione e servirò con umiltà gli interessi del Paese". Lungo applauso dai senatori Pd, qualche brusio dai banchi M5s, alcuni di loro rientrati solo per ascoltare il discorso del premier. Poi, prima del voto di fiducia, Gentiloni lascia Palazzo Madama per il suo primo Consiglio di ministri a Palazzo Chigi.

Cartelli M5s in aula, interviene Grasso Una serie di cartelli gialli, con la scritta: "20 milioni di no". E' stata anche questa la breve protesta di M5s in aula del Senato prima di dichiarare il "no" al governo Gentiloni, con la nuova capogruppo Michela Montevecchi, perché "avete silenziato il Paese con un governo che è un insulto a tutti gli italiani che hanno votato No il 4 dicembre". Il presidente Pietro Grasso ha disposto il ritiro dei cartelloni e ha quindi dato la parola alla senatrice.

Intanto si è riaperta anche la Camera che ha varato senza intoppi il decreto sugli 'Interventi per le popolazioni colpite dal terremoto del 24 agosto, 26 e 30 ottobre scorsi nel centro Italia". 441 i voti favorevoli, nessuno contrario e 5 astenuti. Il provvedimento era stato già approvato dal Senato, e diventa così legge. In aula anche i deputati del Movimento 5 Stelle mentre, per la fiducia al Senato, i parlamentari resteranno fuori dall'aula, stando all'annuncio di ieri sera dal leader Grillo. E lo stesso Grillo, con Davide Casaleggio, arriva nel pomeriggio a Roma, per un incontro con i parlamentari di M5s. 

 

Il Wall Street Journal scrive: "Il cielo non è caduto" e "gli italiani hanno un nuovo primo ministro e una nuova opportunità di riformare la loro economia disfunzionale", evidenziando la "politica moderata" di Paolo Gentiloni e la non "ostilità istintiva verso i mercati o gli Stati Uniti che sono comuni ad alcuni dei suoi colleghi del centro-sinistra Pd". Una "nonhostility" che, si aggiunge, "non può essere sufficiente per salvare l'Italia, ma è un inizio. Il problema in Italia dopo il referendum è lo stesso problema di prima: nessuno, né nel Pd o in Forza Italia, sta offrendo un vero e proprio programma di riforme per la crescita".Giovedì Gentiloni avrà il battesimo all’estero come premier, partecipando al Consiglio europeo.

Edited by Rotwang
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subito dopo la sconfitta referendaria, Scalfari nel solito editoriale fiume consigliava a Renzi di "imitare" Cavour e Garibaldi

la cosa, presa alla lettera, sembrava poco credibile: Renzi non è sicuramente Cavour, non è neanche Garibaldi, e Cavour e Garibaldi non avevano moltissimo in comune...

cosa intendesse il fondatore di Repubblica si capisce meglio nell'editoriale di oggi, insolitamente breve per i suoi standard

 

http://www.repubblica.it/politica/2016/12/18/news/gentiloni_non_seguira_il_percorso_segnato_da_renzi-154348075/?ref=HRER2-2

 

editoriale che termina con la frase

 

Caro Matteo, se avessi tenuto a mente Cavour e Garibaldi forse non saresti a questo punto. Mi rammarico per te e per l’Italia.

 

beh adesso mi pare molto più chiara quale fosse l'intenzione di Scalfari :rolleyes:

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Se renzi ha fatto cadere letta puo' anche far cadere gentiloni.

 

Oggi all'assemblea pd un oratore ha detto che una volta chi entrava in dc col tempo si faceva una balla cariera e che oggi purtroppo con il pd non accade piu'. La platea ha fatto un bell'applauso, forse il piu' forte tra gli oratori che ho sentito io. Insomma i pd sono nel partito per la loro carriera personale e ora si rammaricano che e' difficile farla.

Edited by marco7
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ANSA

 

Prima riunione dell'assemblea del Pd dopo l'esito del voto referenadario, le dimissioni di Renzi e la nascita del governo Gentiloni. Matteo Renzi torna sul palco e, dopo essere stato accolto da una standing ovation, pur ammettendo la sconfitta, rivendica quanto fatto dal governo. Renzi rimanda lo scontro congressuale e sulla legge elettorale rilancia il Mattarellum. Dure le critiche al Movimento cinque stelle.

 

LA SCONFITTA - "Non abbiamo perso, abbiamo straperso" il referendum costituzionale. "E chi fa giri pindarici per dire che abbiamo preso un sacco di voti dice la verità, ma non dice che il 41% è una sconfitta netta. Sognavo di prendere 13 milioni di voti, ne abbiamo presi 13 e mezzo ma la straordinaria partecipazione ha portato a non far bastare quei 13 milioni e mezzo di voti". "Abbiamo perso il referendum ma era giusto provarci, è stato giusto prenderne atto, ora è giusto rimettersi in cammino non come singoli ma come comunità. E io per primo devo assumermi la responsabilità di dire che c'è più bisogno di noi che di io". "Saldamente aggrappati all'Italia, ripartiamo da qui. Ho avuto voglia di mollare e non sarei umano se non lo dicessi. Ma il patto tra noi è che nessuno qui ha il diritto di abbandonare il proprio posto di guardia come sentinella e riprendere il Paese". Ma aggiunge Renzi: "Abbiamo fatto riforme molto profonde; se due ragazzi si amano e, indipendentemente dall'orientamento sessuale, ora possono vivere insieme è grazie a una riforma del Pd". "Queste riforme non puzzano, segnano la grandezza del Pd". Ora, però, ha osservato: "Eravamo a un passo dalla Terza Repubblica e invece rischiamo di tornare alla Prima, senza la qualità della classe dirigente della Prima Repubblica". "L'errore principale non è nemmeno la personalizzazione. Se il 59% è un voto politico, il 41 non è il voto dei giovani costituzionalisti. Il mio errore è stato non aver capito che il valore del referendum era nella politicizzazione, non nella la personalizzazione. Ma allora il 41% è il partito piu' forte che c'è in Italia e l'unica speranza".

 

IL PARTITO E IL CONGRESSO - "Il congresso sarebbe stata la scelta migliore per ripartire all'interno del Pd, dal giorno dopo ho pensato al congresso. Ma la prima regola del nuovo corso deve essere ascoltare di più, io per primo. Ho accettato i suggerimenti di chi ha chiesto di non fare del congresso il luogo dello scontro del partito sulla pelle del Paese e non piegare alle esigenze che sentivo le regole, non piegarle a nostro vantaggio". "Faremo il congresso nei tempi, non come resa dei conti", aggiunge.  "La segreteria del partito è stata una mia mancanza. Tornerò a convocarla". "C'è più bisogno di 'noi' - ha anche detto - che di 'io' e di una gestione che coinvolga la nostra comunità". 

 

IL VOTO E LA LEGGE ELETTORALE - "Alle altre forze politiche chiediamo di non fare melina sulla legge elettorale. Abbiamo messo la fiducia sull'Italicum per chiuderla, perché sono venti anni che non si chiude. Vogliamo l'ultima occasione di maggioritario o scivoliamo verso il proporzionale? Vi propongo di andare a guardare le carte sull'unica proposta che ha la possibilità in tempo breve, che ha visto vincere centrosinistra e centrodestra, ha visto vincere l'Ulivo di Prodi e porta il nome di Mattarella. Andiamo a vedere, il Pd c'è". "Stiamo andando al voto, non sappiamo quando e non è importante nemmeno sapere la questione. In questo momento chi ha paura di votare sono gli altri. Perché per loro va benissimo agitare la bandierina del 59% ma se li metti in una competizione elettorale come partito non possono più lamentarsi, devono iniziare a dire cosa pensano. Dicono che si deve andare a votare ma ne hanno una paura matta".

 

GLI AVVERSARI M5S - "Qui a Roma voglio dire che la politica non è l'indicazione delle cose che non vanno, l'urlo di chi dice No e non propone un'alternativa. Se si fa così politica, il Paese non va da nessuna parte, si blocca il Paese. Se per bloccare la corruzione si bloccano le Olimpiadi, si blocca la propria città. E forse per bloccare la corruzione bisognerebbe scegliere meglio i collaboratori". "Agli amici di M5s potremmo proporre questo patto: smettete di dire bufale sul Web e noi non diremo la verità su di voi, e cioè che siete una azienda privata che firma contratti con gli amministratori. Lo diremo alle prossime elezioni". 

 

LE REAZIONI - Sì al Mattarellum e una legge che cambi le norme sui voucher. Lo ha detto Guglielmo Epifani, intervenendo all'Assemblea nazionale del Pd a nome della minoranza. "Sul Mattarellum - ha detto - tutto il Pd si può ritrovare. Facciamo commissione, un luogo in cui tutto il partito partecipi. Sulle regole se è giusto cercare la convergenza con altri figuriamoci come è giusto trovare quella al nostro interno". Ma la proposta del Mattarellum vede anche i dubbi di qualcuno. "Non ero contro l'Italicum perché apriva una deriva autoritaria ma perché ritenevo che in un sistema tripolare" sarebbe nato un tema di rappresentanza della maggioranza. "Nessuno vuole tornare al proporzionale puro ma mi chiedo se basta rispolverare il modello di maggioritario muscolare". Lo dice Andrea Orlando al Pd commentando la proposta di Mattarellum. Il dubbio è la divisione tra "chi si porta sulle spalle la difesa del sistema e chi vive di contestazione del sistema: tutti si assumano un pezzo di responsabilità". E, sul tema congresso, c'è chi va all'attacco. "Esprimo solidarietà umana a Matteo Renzi ma, con la stessa sincerità, dico che serve una guida diversa al Pd", dice Gianni Cuperlo.

Edited by Rotwang
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Corriere della Sera

«Non ho visto Napolitano, non l’ho salutato: è stato il regista di troppe cose che non mi sono piaciute». Lo ha detto il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, al termine del ricevimento al Quirinale con Sergio Mattarella. I cronisti gli hanno quindi ricordato: sa, quando l’ha vista se n’è andato. «E ci credo», ha risposto lui. L’ex presidente del Consiglio, invece, ha inaspettatamente espresso parole positive per Romano Prodi: «Prodi ha governato bene, ha fatto tante cose buone, tranne che sulle tasse. Lo devo dire perché ho portato un milione di persone in piazza contro il regime fiscale». Poi è passato a Matteo Renzi: «Renzi chi è? È uscito dalla porta ed è già rientrato dalla finestra». E a Grillo: «Ho letto su Il Foglio un articolo che sosteneva che il Movimento Cinque Stelle è incostituzionale. L’ho trovato convincente, non hanno tutti i torti».


«L’italianità dev’essere difesa»
Successivamente Berlusconi ha affrontato i temi economici. «Il Monte dei Paschi va salvato assolutamente, checché ne dica l’Europa: altrimenti ci sarebbe un disastro per la nostra storia e il nostro Paese». Quanto alle sue aziende: «Preoccupato per Vivendi? Alla mia età quale preoccupazioni vuole che abbia? Pensiamo che molti soci vogliano difendere il principio di italianità del primo gruppo di comunicazioni italiano, per questo siamo abbastanza sereni». Al tradizionale brindisi natalizio al Quirinale hanno preso parte, oltre a Mattarella, le alte cariche dello Stato e della società civile: tra gli altri la presidente della Camera Laura Boldrini, il presidente del Senato Pietro Grasso, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e numerosi ministri del nuovo esecutivo. Tra i rappresentanti della politica erano invece presenti, tra gli altri, oltre a Berlusconi, il leader di Ala Denis Verdini, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano del Pd e numerosi deputati e senatori. A rappresentare Roma Capitale il sindaco Virginia Raggi.

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