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I Gay-Pride


Cosgrove

Siete mai stati a un Pride?  

141 members have voted

  1. 1. Siete mai stati a un Pride?

    • Sì, una sola volta
      35
    • Sì, diverse volte
      63
    • No, mai
      80
    • No, e penso che non andrò mai
      36
    • No, ma quest'anno andrò
      36


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E vabbè, la pensiamo diversamente, che te devo fà? Può darsi che crescendo cambi idea, ma ora, nella mia puerile ignoranza, penso questo =P

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Io andrei ad un gay pride solo come partecipante vestito con vestiti normali, a sfilare dietro i carri per quelli che ritengo essere i miei diritti (cioè essere riconosciuto come persona e non come gay, perchè del matrimonio e dell'adozione non me ne frega una minchia)...Tutta quella oscena esibizione della propria omosessualità sui carri, vestiti in modo deprimente e triste, serve solo a far aumentare l'omofobia nei confronti della comunità glbt, è controproducente e poi, parlando chiaro....si rivendicano davvero i propri diritti a sfilare su un carro con un perizoma arcobaleno glitterato addosso e basta? non penso proprio.....lory........

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la pensiamo diversamentePuò darsi che crescendo cambi idea, ma ora, nella mia puerile ignoranza, penso questo =P
Bada che io non penso affatto che la tua sia puerile ignoranza. Come hai detto qui, la pensiamo diversamente. Tutto qui.
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In effetti, caro Gi@como, hai tutto il tempo per cambiare idea su tante cose, io a 16 anni neanche avevo il coraggio di parlare col mio migliore amico del fatto che fossi innamorato di un ragazzo, un amico in comune. Figurati se avevo da pensare al Pride! Manco sapevo cosa fosse! Certo, sono passati 18 anni da allora, ed ero fortunatissimo rispetto a quando Isher aveva 16 anni.Ad esempio, proprio alla tua eta' trovai una trasmissione radiofonica, si chiamamava "L'altro martedi'" sulla mia amata Radio Popolare. La prima volta mi sintonizzai quasi per caso, era il periodo della caduta del muro di Berlino, e per me, con quella trasmissione, cominciava a cadere il muro di silenzio che avevo costruito col mondo sulla vera natura dei miei sentimenti, del mio modo di essere.Oggi sicuramente le cose sono ulteriormente cambiate e migliorate, basta vedere in questo forum.Io vi invito ugualmente a partecipare al Pride, magari sarebbe bello che il forum organizzasse (se gia' non lo fa) un Raduno Pride, in modo da parmettere, a chi di voi magari e' almeno un po' curioso, di non andarci da solo.

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Io sono stato solo una volta, una decina d'anni (1997) fa a Venezia. Non ne ho un cattivo ricordo, ma non mi ha più interessato ritornarci. Non saprei sinceramente che valore simbolico oggi possa avere il gay pride. A me appare più che altro un giorno di festa. Non penso che complessivamente sia una carnevalata, anche se questo aspetto, sul quale si soffermano i media nei loro resoconti giornalistici, è comunque presente. Penso che partecipare o meno dipenda dall'accordo che si sente con le persone che vi partecipano.

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Io vi invito ugualmente a partecipare al Pride, magari sarebbe bello che il forum organizzasse (se gia' non lo fa) un Raduno Pride, in modo da parmettere, a chi di voi magari e' almeno un po' curioso, di non andarci da solo.
E' anche questo il fatto, non ho molte amicizie omosessuali con le quali poter andare nel caso volessi =P
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caro Isher, ovviamente la tua risposta al mio intervento la condivido in pienoanche se avrei sperato in una risposta e in un confronto anche con chi non vuole andare o non è ancora andato... :sisi:ci dobbiamo interessare non tanto degli etero, quanto dei gay che pensanoche il GP sia una carnevalata, o almeno il mio intervento avrebbe voluto esserequesto: un parlar a suocera perchè nuora intenda.Ragazzi, se usate gli stessi argomenti usati dagli etero omofobi, questo non viinterroga? Non sarà anche per voi un modo di evitare il confronto( con la vostra omosessualità ) liquidandolo? C'è una piccola differenza però:voi siete gay...Trovo la proposta di dago, sotto questo profilo, utile.Ai più giovani dico che il gay pride ( soprattutto il primo ) ha un significato ancheesistenziale, non solo di militanza. A coloro che dicono che non ha più senso simbolicorisponderei che quei giovani ci sono...e già basterebbero a dargli un senso.A tutti ricordo che possiamo dare un senso a ciò che è pubblico se lo pensiamo al noi

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Secondo commetti l'errore di credere che se uno è gay allora deve necessariamente amare e partecipare al gay pride. Ma non è così. I movimenti gay non sono rappresentativi di tutto l'universo gay perché l'omosessualità da sola non basta per fare "gruppo". C'è quindi anche chi non si sente rappresentato e che preferisce non andare. Questo non implica necessariamente avere problemi con la propria omosessualità. Io personalmente andrei volentieri ad una manifestazione più connotata politicamente e organizzata non solo dai movimenti gay.

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Secondo...rispetto a quale primo? :)Si fa rappresentare da altri chi non partecipa, ti pare?Chi partecipa si rappresenta da sè, si autorappresentaCerto, visto come ci trattano i partiti pare un po' strano preferirli ai movimenti gay :rollAllora il problema sono i movimenti gay politici ( non rappresentativi di tutto l'universo gay )e non i carri dei locali certamente poco militanti? L'universo gay non è rappresentato perchè ci sono persone per cui l'omosessualità non è sufficiente adefinirsi come collettività? ( Come individui è sicuramente vero...come gruppo avrei dei dubbi ) Non è che magari queste persone pensano che l'omosessualità sia un fatto privato e non pubblico?

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Si fa rappresentare da altri chi non partecipa, ti pare?
Infatti, non ci si può lamentare dell'apparenza "colorita" del gay pride se poi le persone meno "colorite" sono quelle che trovano motivazioni per non andare.E' proprio vero che ognuno rappresenta se stesso: le persone in drag o vestite in maniera vistosa, sono probabilmente quelle stesse che nella vita di tutti i giorni vivono la loro omosessualità apertamente e senza peli sulla lingua e quindi non hanno problemi a farsi vedere in pubblico. Rappresentano la parte "out" e serena dell'omosessualità. E' proprio perché tante persone "non colorite" non si sentono rappresentate che finiscono per non andare e quindi per non dare mai a se stessi e ad altrettante persone "non colorite" l'opportunità di sentirsi rappresentate. Quindi in sostanza, la causa del loro sentimento di non essere rappresentati sono loro stessi.
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Guest Irish Dragon

Scusa Manu, ma trovo limitativo pensare che la vistosità sia legata a chi vive in maniera serena la propria sessualità :asd:Semmai, troverei più giusto voler tirare fuori un pride il più possibile "eterogeneo" e non legato\basato su quelli che poi diventeranno steriotipi.Da sempre, trovo che l'unico aspetto "negativo" che si possa trovare nei pride, sia legato al come vengono recepite le note di "colore". Dato che non viviamo in una nazione basata sull'elasticità mentale, non so quanto convenga (almeno adesso come adesso) porre l'accento sulla parte più colorata del mondo GLBT. Tendenzialmente, le manifestazioni di questo tipo vengono ricordate per i carri e i tanga, non per la presenza dei carri, dei tizi in tanga E di gente che si veste come in un giorno qualsiasi, con cartelli\striscioni in mano.Non si può sperare di ottenere credibilità, quando poi basta un niente per far gridare allo scandalo. Qual è allora il vero scopo del Pride? Dare scandalo o sensibilizzare mostrando un panorama vasto e non legato ai soliti cliché? Sarebbe molto più "d'impatto" far vedere che fra gay\lesbiche\trans\bisex c'è gente che si vede tutti i giorni e non il solito tizio\a da relegare ad un: "vabbé, tanto quello è gay, si vede lontano un miglio".Io l'ho visto con i miei amici\parenti etero... è molto più facile ottenere risultati ponendosi nella stessa maniera (tenendo quindi conto dell'aspetto più superficiale, ossia il modo di vestirsi), che non mostrando come prima parte di sé lo steriotipo. Un conto è se si è così spontaneamente, ma l'enfatizzare o mostrare solo questo volontariamente, rischia di diventare un'arma a doppio taglio.Le note di colore ci stanno bene, l'importante è che non finiscano col risaltare sulla "normalità", che già i media ogni volta ci banchettano allegramente su.Ad ogni modo... mai stata ad un Pride, anche se ci terrei ad andare.

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snip
D'accordo, il fattore numerico è importante, ma insisto col dire che non è l'unico che conta. Ci vuole a mio avviso anche una qualche forma di empatia - con i partecipanti stessi prima che con gli osservatori esterni - , empatia che vedo minata da quello che altro non è ai miei occhi se non esibizionismo gratuito.Quanto al resto, se me ne sto a casa non rappresento un bel niente, nessuno mi vede in casa mia. O forse per traslato rappresento sì solo me stesso, ma meglio che unirmi ipocritamente ad una manifestazione dalla quale non solo non mi sento rappresentato, ma anche danneggiato. E sì, si potrebbe dire che sono schifiltoso, ma non lo percepisco come un difetto.Infine, dici che le omosessualità sono diverse; io direi piuttosto più propriamente che l'omosessualità è diversa dalla transessualità, ma è forse un voler andare a cercare il pelo nell'uovo. E se sono diverse s'imporrebbe forse un più attento setting, come mi pare d'aver capito suggerisci tu stesso.
Sono perfettamente d'accordo. Ma questo porta acqua al mio mulino, non al tuo!
A me francamente pare invece non giovi a nessuno.
I giovani italiani non solo non sono troppo informati sulle radici della manifestazione, ma sono troppo egoisti per partecipare a qualcosa che unisce i gay come comunità (non del tutto visto che ci sono sempre quelli che, senza neanche provare, decidono che non ci andranno...), spesso e volentieri gli importa solo di divertirsi e non di partecipare a un qualcosa di più grande, chiedendo dei diritti che gli spettano. Forse proprio perché nemmeno dei diritti gli importa, basti pensare a quanti giovani gay, siccome non intendono sposarsi e/o avere figli, allora non si curano di quelli che invece vorrebbero farlo e non combattono per loro.
Forse alcuni ci tengono, ma non partecipano ai Pride perchè semplicemente ritengono l'impostazione di questi ultimi deleteria. È un tantino comodo bollare di menefreghismo così in massa: si chiama generalizzazione, e non c'è bisogno che citi Blake...
Ragazzi, se usate gli stessi argomenti usati dagli etero omofobi, questo non viinterroga? Non sarà anche per voi un modo di evitare il confronto( con la vostra omosessualità ) liquidandolo? C'è una piccola differenza però:voi siete gay...
Francamente non vedo alcun nesso tra l'utilizzare argomenti usati dagli omofobi ( :salut: ? ) o meglio tra ritenere deleteri alcuni aspetti della manifestazione ed una presunta egodistonia. Egodistonia che non si configura neanche lontanamente, almeno nel mio caso.
Si fa rappresentare da altri chi non partecipa, ti pare?
Non è rappresentato e basta. Altrimenti, seguendo questa linea andiamo col prendere in rappresentanza dei cristiani tutti che so, i fanatici di holywar.org, per fare un esempio tristemente celebre.
L'universo gay non è rappresentato perchè ci sono persone per cui l'omosessualità non è sufficiente adefinirsi come collettività? ( Come individui è sicuramente vero...come gruppo avrei dei dubbi ) Non è che magari queste persone pensano che l'omosessualità sia un fatto privato e non pubblico?
Non è questione di considerare l'omosessualità "un fatto privato". Ovvero di nascondersi. Almeno, io non mi nascondo. Mai mi sono fatto scrupolo di slinguazzare un ragazzo sul sagrato del Duomo. Ma tra il vivere apertamente e senza timori la propria omosessualità e lo scadere in grevi manifestazioni di puro esibizionismo c'è un abisso.
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Caro Sonnenritter,io ho scritto in forma di domanda proprio per evitare generalizzazionie lasciare aperto lo spazio per un confronto, culturalmente ti rispondoche "la comunità è ciò che espone, esponendosi" In piazza del duomoquella sera eravate, tu e il tuo ragazzo, la ( una delle ) comunità degliamanti.L'uso del termine "setting" devo ammettere mi provoca un certo fastidioognuno è schifiltoso a suo modo... :salut:

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Comunità degli amanti? Mi pare un po' artificioso... elaboreresti, per favore?Tenterò di astenermi da futuri barbarismi, comunque. :salut:[modbreak=Lux]Nel momenti in cui si fanno reply, non bisogna mai quotare l'intero post precedente. Lux[/modbreak]

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Condividere con altri un aspetto della propria sessualità non basta a creare una "comunità" di persone con obiettivi e idee comuni perché non tutti vivono la propria omosessualità allo stesso modo e non tutti sono disponibili a fare della propria vita una bandiera. Se gli arcigay o i gay pride fossero davvero rappresentativi del mondo gay avrebbero molti più iscritti e partecipanti di quanti non ne abbiano. Per me è molto discutibile l'utilità di questo tipo di manifestazioni se l'intento è sensibilizzare l'opinione pubblica su certi temi.

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Una comunità per esistere non ha bisogno di un progetto comune.Il progetto è una idea ed al più una idea di comunità ( se pensate al comunismo,cosa altro è, se non una idea comunitaria? Di una comunità però che non è data, che èpensata perchè di fatto non c'è...) Tornando al discorso del bacio...quel bacio è un fattonon una idea ed è un fatto esposto in pubblico: se vi fosse un progetto comune di vitadiverrebbe altro, cioè famiglia ( società ). Voi chiedete al GP di essere una idea di comunità,ma il GP è la comunità ( certo elettiva, scelta da chi ci va ) che si espone, esponendosi.

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Un'esposizione davvero poco spontanea e genuina, o almeno è quel che traspare, non credi?

E' proprio vero che ognuno rappresenta se stesso: le persone in drag o vestite in maniera vistosa, sono probabilmente quelle stesse che nella vita di tutti i giorni vivono la loro omosessualità apertamente e senza peli sulla lingua e quindi non hanno problemi a farsi vedere in pubblico. Rappresentano la parte "out" e serena dell'omosessualità.
Mi ero perso questo. Io credo invece che sia l'esatto contrario. Chi vive in modo sereno e aperto la propria omosessualità non credo abbia bisogno di salire su un carro con un paio di alucce e le chiappe all'aria o robe del genere.Io almeno non ne sento affatto il bisogno.E anzi sai secondo me da chi per maggior parte è composta la popolazione di angioletti & fatine? Da egodistonici. Che trovano per un giorno la possibilità di ventilare il proprio disagio alla luce del sole, anzichè in locali dedicati. Peccato non si rendano conto che il disagio che ventilano in quel modo vada poi ad ammorbare la manifestazione tutta.
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Ci vuole a mio avviso anche una qualche forma di empatia - con i partecipanti stessi prima che con gli osservatori esterni - una manifestazione dalla quale non solo non mi sento rappresentato, ma anche danneggiato. dici che le omosessualità sono diverse; io direi piuttosto più propriamente che l'omosessualità è diversa dalla transessualità, E sì, si potrebbe dire che sono schifiltoso, ma non lo percepisco come un difetto.
1. Ma tu non sei disposto a concedere un minimo di empatia a chi è diverso da te! o perché abbia un'omosessualità diversa dalla tua o perché sia trans. Tu l'empatia non la porti con te: perché l'empatia nasce da un sentimento di cui tu, ognuno di noi, è capace a priori, che offre, come un sorriso, o un abbraccio. 2. Prego, in che cosa saresti «danneggiato»? O... sei davvero così fragile?3. Essere schifiltoso è un tuo diritto a casa tua, nella tua cerchia privata, nelle relazioni che instauri singolarmente. Essere schifiltoso (non critico: ma schifiltoso) in una manifestazione politica è un limite molto forte, oppure nasconde un delirio di onnipotenza (che però non ti attribuisco, perché mi sembri un ragazzo del tutto normale).Ultima cosa: il tuo uso dell'aggettivo «egodistonico», più oltre, nel tuo post, anzi  dell'aggettivo sostantivato, «gli egodistonici», non mi piace. Potrei aggiungere che mi rattrista. Posso chiederti di ripensarci, a usarlo a quel modo? Ti pregherei di sprecarci un pensiero. Fino a 20 anni fa ci saresti stato anche tu, e non nella categoria degli omosessuali egodistonici, ma in quella degli omosessuali=malati=perversi sessualmente. Usare una categoria nosologico/psichiatrica da parte di un omosessuale contro un altro, che neppure conosci, che non ti ha fatto niente, ci fa capire come gli eterosessuali omofobi siano, tutto sommato, meno aggressivi e più sorvegliati di quanto possa esserlo, a volta, un omosessuale. ]
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Voi chiedete al GP di essere una idea di comunità,ma il GP è la comunità ( certo elettiva, scelta da chi ci va ) che si espone, esponendosi.
Non ho capito molto il paragone col comunismo che è stato, questo sì, un vero progetto di società (basata sulla cooperazione e non sulla competizione) capace di aggregare milioni di persone in tutto il mondo (e non solo qualche migliaio) che ha dato vita a delle esperienze storiche poi fallite. Questo aspetto "aggregante" il gay pride non ce l'ha. Per lo meno l'eterosessualità non è molto coinvolta, rimane sullo sfondo, anche se le unioni civili interesserebbero anche loro (anzi prevalentemente loro). Come mai? Come ti spieghi che molti gay non partecipano? Solo un fatto di repressione? Io non lo credo. Quanto all'esporsi, ci si può esporre anche nel privato dichiarandosi ad amici o parenti, che senza dubbio è più utile di andare in piazza a sventolare qualche bandiera conciati come alberi di natale.
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L'omofobia e' talmente radicata che la troviamo in molti omosessuali. Scusate se abbasso il livello della conversazione, ma a volte a me sembra che certi termini, usati piu' per impressionare che per esprimere realmente un pensiero, nascondano un semplice rifiuto o la paura di sentirsi "accostare" a quella feccia di baraccone trans e cule varie che sfilano al Pride.Ovviamente io non penso affatto che le baraccone trans siano feccia, era solo per esprimere un concetto di molti, che hanno un pregiudizio profondo, perche' consolidato in anni e anni in cui abbiamo sentito, direttamente e non, certe affermazioni. "E' gia' faticoso doversi affermare come gay... perche' dovrei ora venir associato a quella gente li'???" penseranno molti.....Cerchiamo di scardinare certi pregiudizi, come possiamo pretendere che gli altri ci capiscano e ci comprendano quando noi, davanti alla diversita' altrui, ci comportiamo allo stesso identico modo dei nostri detrattori???Comunque grazie per avermi insegnato una parola nuova, "egodistonico" !!! :salut:

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Scusate ma nn ho il tempo per leggere sei pagine di Post :cry:, quindi mi scuso se riporto solo ciò che penso anche se quello di cui parlerò potrebbe essere già stato trattato......A mio parere il Gay Pride è una manifestazione che andrebbe fatta anno per anno, in memoria della presa di Stonewall e anche come modo per farci sentire, per far vedere a tutti che esistiamo e che siamo una realtà forte, non una semplice minoranza.....Il fatto che non tutti gli omosessuali accettino l'importanza del GayPride per me è una questione totalmente relativa, nn perchè alcuni nn accettino l'idea stessa del Pride, ma per quello che relamente rappresenta.... d'altronde ho avuto modo di parlare con alcuni ragazzi sul tema DiCo e mi hanno detto "Nn è una qualcosa che mi riguarda, sono fidanzato e i nostri genitori sanno di noi....." va bene, ma per gli altri ? Per me quello che manca in Italia è il senso di sentirsi Gay, la forza di fare gruppo per ottenere diritti, la forza di farsi sentire o solo l'amore per il prossimo. Da qui il detto (a cui inizio a credere) "Il peggior nemico di un gay è un altro gay".....Il gayPride in questo senso è utile, perchè raccoglie e unisce gli omosessuali di tutta Italia, anche se per un giorno......Il fatto poi che ci siano trans a me personalmente non da fastidio, anche loro si sono battuti sempre durante la presa di Stonewall e quindi anche loro hanno il diritto di manifestare al Pride. Il fatto che queste siano comprese nella comunità glbt poi non mi sembra un fatto negativo...... Nn capisco chi si vergogna di quelle persone che pur sempre persone rimangono....

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L'omofobia non c'entra nulla. E' una questione di affinità. Io mi accosto alle persone con le quali so di poter condividere qualcosa indipendentemente dal fatto che siano gay o etero. E guarda un po' trovo molte più affinità con persone eterosessuali che con persone gay.

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caro bside,anche io mi accosto alle persone indipendentemente dal fatto che siano gay o etero, però resta il fatto che sono gay. Converrete quantomeno sul fatto che condividiamo, fra noi, l'appartenenza ad una minoranza basata sull'orientamento sessuale e questo non è irrilevante. Non è irrilevante quando parliamo di sentimenti, di sesso, delle nostre vite...FRA noi, non è irrilevante financo nell' uso delle parole. Se Dago mi dà della "frocia" ha un significato ben diverso dal frocio detto da un etero, a volte invece si ha l'impressione che per voi con la discriminazione dovrebbe essere cancellata pure la parola non discriminante...Ecco il bisogno, soprattutto per i più giovani del GP, al di là di ogni battaglia politica e di militanza, di ogni idea o di ogni ideale comunità che esista solo per negare la comunità che esiste, che c'è.

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Non ancora perchè nella mia città non si è mai fatto, e poi non ho un ragazzo, purtroppo. In un'altra città?Sono un po' piccoletto, e non mi ci vedo a marciare da solo con un cartello in mano in mezzo a sconosciuti...

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Scusa Manu, ma trovo limitativo pensare che la vistosità sia legata a chi vive in maniera serena la propria sessualità :asd:Semmai, troverei più giusto voler tirare fuori un pride il più possibile "eterogeneo" e non legato\basato su quelli che poi diventeranno steriotipi.Da sempre, trovo che l'unico aspetto "negativo" che si possa trovare nei pride, sia legato al come vengono recepite le note di "colore". Dato che non viviamo in una nazione basata sull'elasticità mentale, non so quanto convenga (almeno adesso come adesso) porre l'accento sulla parte più colorata del mondo GLBT. Tendenzialmente, le manifestazioni di questo tipo vengono ricordate per i carri e i tanga, non per la presenza dei carri, dei tizi in tanga E di gente che si veste come in un giorno qualsiasi, con cartelli\striscioni in mano.[...]Le note di colore ci stanno bene, l'importante è che non finiscano col risaltare sulla "normalità", che già i media ogni volta ci banchettano allegramente su.Ad ogni modo... mai stata ad un Pride, anche se ci terrei ad andare.
Quoto in pieno, con un'aggiunta.E' vero che i fusti palestrati in costume e le drag queen finiscono per ricevere più attenzione di quella che chiamiamo "normalità", ed è anche vero che i media in fin dei conti danno risalto soltanto a una minima parte dei manifestanti... e se queste cose accadono è anche perchè, forse, non c'è da parte degli organizzatori la completa consapevolezza della ricaduta politica che potrebbero avere manifestazioni del genere, se solo fossero meno "carnevalesche".Mi spiego velocemente: quello che ha detto Dago qualche post fa mi trova completamente d'accordo, e io VOGLIO essere accomunato a quelle che lui chiama "trans e cule varie che sfilano al Pride". Anche loro, come me e come tutti gli altri, sono innanzitutto persone, studenti, lavoratori (magari precari), pagano le tasse e vivono onestamente.Ma c'è differenza tra chiedere diritti mentre si balla "Hung Up" seminudi su un carro e chiedere diritti (anche seminudi) sfilando in modo meno scomposto.Sono del parere che i Pride dovrebbero essere meno "divertimento e carnevale" e più "seria rivendicazione".Perchè il carnevale dura un giorno, ma un diritto dura tutta la vita.
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caro bside,anche io mi accosto alle persone indipendentemente dal fatto che siano gay o etero, però resta il fatto che sono gay. Converrete quantomeno sul fatto che condividiamo, fra noi, l'appartenenza ad una minoranza basata sull'orientamento sessuale e questo non è irrilevante. Non è irrilevante quando parliamo di sentimenti, di sesso, delle nostre vite...FRA noi, non è irrilevante financo nell' uso delle parole.
Ma certo che convengo, ma la condivisione finisce qui. Ci sono molti aspetti che non condivido e che mi allontanano dal modo di vivere l'omosessualità di molti. Oggi la società è molto più aperta del passato e più avanti delle istituzione che rimangono ancora impermeabili alle istanze delle minoranze come la nostra.Oggi non è infrequente trovare gay dichiarati ad amici e/o parenti che vivono lontano dagli ambienti gay e che hanno pochissimi amici fra gli omosessuali perché magari preferiscono stare con i loro amici etero.Il gay pride per come è concepito risponde ad un modo di pensare secondo me "vecchio", che poteva avere senso forse nel passato.Si organizzi piuttosto una manifestazione per le unioni civili e per la laicità dello stato aperta a tutti, senza concedere nulla allo spettacolo. Ma sono convinto che ad una manifestazione di questo tipo molti gay, quelli per intenderci che vanno al gay pride per esibirsi (e sono molti!) non ci verrebbero. :cry:
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1a] Oggi non è infrequente trovare gay dichiarati ad amici e/o parenti che vivono lontano dagli ambienti gay e che b] hanno pochissimi amici fra gli omosessuali 2. Il gay pride per come è concepito risponde ad un modo di pensare secondo me "vecchio"3. Si organizzi piuttosto una manifestazione per le unioni civili e per la laicità dello stato aperta a tutti, senza concedere nulla allo spettacolo. Ma sono convinto che ad una manifestazione di questo tipo molti gay, quelli per intenderci che vanno al gay pride per esibirsi (e sono molti!) non ci verrebbero.
1 a] Non sequitur. Una cosa è vivere lontano dagli «ambienti gay», una cosa è non partecipare - una volta all'anno! - a una «manifestazione politica gay». Tu la definisci, un po' superficialmente, vecchia [2], ma si fa in tutte le parti del mondo, ed è nel mondo politicamente e civilmente più avanzato che essa è maggiormente sentita e registra maggiore partecipazione - una partecipazione incomparabile rispetto al disimpegno italiano. La conseguenza logica di questi dati di fatto è che- sono i gay italiani ad essere disimpegnati- e sono i gay italiani di oggi ad essere, forse non vecchi, ma certamente...arretrati 1 b] questo è un altro problema ancora, sul quale bisognerebbe aprire un apposito topic. Non avere amici omosessuali è un problema serio, e non può essere liquidato con poche parole. Ma non vado OT.3. Arieccoci con i pregiudizi. Se sono «egodistonici», come vuole qualcuno, ci andranno comunque: non si guarisce! Se invece sono persone normali, allora, a pensare così, si rischia di essere prevenuti, transfobici e/o omofobi verso chi non veste i panni della propria omosessualità.
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Ma tu pensi che il riconoscimento dei diritti dei gay da parte delle istituzioni dipenda dal numero di partecipanti al gay pride o dai militanti degli arcigay? Sarebbe peccare di presunzione pensarlo, attribuirsi un'importanza che francamente non vedo.E' il mutato atteggiamento della scienza nei confronti dell'omosessualità, è l'outing fatto ad amici e parenti, è il minore peso della religione cattolica nella società soprattutto in quelle a maggioranza protestante o con un numero molto elevato di non credenti che ha portato a dei sensibili miglioramenti nell'opinione pubblica. Le manifestazioni contro le teocrazie fondamentaliste e intolleranti come il Vaticano non servono a nulla, perché i credenti rifiutano la logica scientifica e utilizzano ragioni di carattere morale e divino contro le quali la ragione non può nulla. La nostra più grande sfiga è essere nati in Italia, paese a sovranità limitata con un numero elevatissimo (al limite della tossicità) di cattolici.

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Ora, spiego l'eccessiva sinteticità di quanto segue col fatto che sto installando tutto su un PC nuovo e continua a riavviarsi prima che mi ricordi di salvare.Quindi mi limito a due precisazioni, giusto per evitare d'esser preso per più stronzo di quanto non sia effettivamente.La mia avversione si limita, contrariamente a quello che evidentemente le mie parole davano a vedere (l'ammissione di essermi probabilmente espresso male, rarissima da parte mia, è dettata dal semplice fatto che pare aver capito così anche Isher, che dai pochi scambi che abbiamo avuto m'è sembrato una persona intelligente... non per altro), alla componente esibizionista nonchè gratuitamente volgare e via dicendo. E le persone del genere mi danno fastidio a prescidere, poi possono essere etero, omo, bi, trans, a o pansessuali per quel che mi cale. Nè tantomeno considero gli egodistonici delle merde, mi sono limitato ad osservare che ritengo estremamente probabile il configurarsi di un'egodistonia importante, in concomitanza con certi atteggiamenti che vedo come eccessivi. Però rileggendo il tutto devo ammettere di aver espresso il tutto con una certa quale mancanza di empatia per non dire violenza verbale, e me ne scuso (piccolo excursus rivolto a Dago: faccio uso di determinati termini appunto per esprimere efficacemente un pensiero, non per renderlo nebuloso. Fossero quelle le mie intenzioni avrei usato che so, "obnubilarlo" piuttosto che "renderlo nebuloso". Se poi per così poco risulto eccessivamente forbito, il problema è da parte dell'audience e non del sottoscritto, concedetemelo).Non mi capacito però delle altre conseguenze che avete tratto.Non sono solito giudicare le persone sulla base di fattori che non dipendono da loro, id est tratti somatici, nazionalità, orientamento sessuale e via dicendo. Per me un "omosessuale come me" (come me come poi mi chiedo... ariano? Puro? Mr. Macho? Ma che idee vi siete fatti? :cry: ) ha lo stesso valore potenziale di una "cula persa" - parole vostre - piuttosto che di un etero, di un trans o anche di un pedofilo, fintanto che non va a ledere nessuno. Quel che costituisce la discriminante per me sono le scelte del singolo. E uno non si sceglie la sessualità, qualunque essa sia, spero sarete tutti d'accordo.Sarò stato confusionario e avrò tralasciato dei punti, nel caso fatemelo notare, ma intanto invio il messaggio prima che il bastardo decida di riavviarsi di nuovo.P.s.

3. Arieccoci con i pregiudizi. Se sono «egodistonici», come vuole qualcuno, ci andranno comunque: non si guarisce!
Scusa? Non mi risulta sia una condizione irreversibile...
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Scusa? Non mi risulta sia una condizione irreversibile...
Credo che tu abbia equivocato, Sonnenritter. Io mi riferivo al fatto che «non si guarisce» dall'essere presenzialisti ed esibizionisti. Trovo fascista trattare degli omosessuali da «egodistonici», e quindi figurati se utilizzo questa categoria per riferirmi alla loro omosessualità, anzi alla loro «condizione» omosessuale, qua talis.
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