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''No alla comunione per gli omosessuali dichiarati''


Albi

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Pistoia, 5 feb. - (Adnkronos) - ''La pratica omosessuale e la ostentata e dichiarata omosessualità impediscono l'amministrazione della comunione, secondo quanto dice la Chiesa e nessuno sicuramente è in grado di contraddire questo precetto''. Lo afferma il Vescovo Emerito di Pistoia, Monsignor Simone Scatizzi, in un'intervista al sito cattolico on line 'Pontifex'. ''L'omosessualità in quanto tale è un disordine - dichiara Scatizzi - e su questo non ci sta discussione. In ogni caso con gli omosessuali e' necessario usare delicatezza e misericordia e alla fine il giudice ultimo e' Dio, pertanto sulla terra nessuno e' autorizzato ad emettere sentenze''.

 

Ma per coloro che proclamano la loro omosessualità e la praticano ''qui le cose cambiano un tantino. Da pastore sono obbligato, sempre in linea generale, a rifiutare la comunione - ricorda il vescovo emerito di Pistoia - Certo, se si presentano davanti a me non posso dire di no, non per buonismo, ma perche' non so se questi possano essersi confessati, pentiti o aver cambiato vita. Il principio generale è che la conclamata, ostentata e praticata omosessualità è un peccato che esclude dalla comunione''.

 

''Neppure i divorziati possono accedervi - aggiunge monsignor Scatizzi - ma non per una cattiveria della Chiesa e i divorziati mai devono sentirsi emarginati o esclusi dalla comunione con la Chiesa, ma esiste una oggettiva situazione incompatibile con il sacramento e la sua ammnistrazione''. Quanto alla ''convivenza tra persone cattoliche more uxorio e non sposate è peccaminosa e comunque - aggiunge il presule - è un atto impuro e come tale non permette al sacerdote di dare la comunione al convivente''.

 

fonte

 

Mi chiedo come possano ancora esistere gay cattolici.

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La cosa più ridicola è l'espressione: l' «ostentata» e dichiarata omosessualità impediscono eccetera.

Ha una logica dire «la pratica dell'omosessualità» (Sesso), ha ancora una logica dire la «dichiarata omosessualità» (perché implica

la piena coscienza di essa), ma la «dichiarata omosessualità» può fare solo ridere!

Non si può fare insieme il Grande Inquisitore e la Dama di san Vincenzo.

 

:muro:

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Dov'è lo scandalo?

Lo scandalo dovrebbe essere semmai il fatto che ci siano dei preti che danno la comunione a omosessuali che vivono la loro vita sessuale in modo del tutto normale... oppure che la danno ai divorziati, o ad altre categorie non-comunicabili.

Nella dottrina della chiesa cattolica c'è scritto chiaro e tondo cosa è peccato e cosa non lo è e le gerarchie non fanno che ripetere che non esiste il cattolicesimo fai-da-te: o segui le regole o sei fuori.

 

Io vado sempre a messa la domenica quando sono a casa... ma la comunione non la faccio mai, perchè lo so benissimo che prima dovrei confessarmi... e confessare cosa? Che sono contento di essere gay e che non ho nessuna intenzione di buttare nel cesso la mia vita sessuale e sentimentale? Secondo la dottrina cattolica dovrei farlo, secondo la mia coscienza no. Questione chiusa.

 

I due vescovi hanno semplicemente detto chiaro e tondo quali sono le regole del gioco, non so se mi faccia più ridere o piangere il fatto che la gente e i mass media sembrino cadere dal pero. "uuuhh ma come! spargono odio! scandalo!" Ma che siete scemi? La dottrina cattolica è la stessa da decenni e ve ne accorgete solo adesso che è omofoba e incoerente?

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orodeglistupidi

Fa anche ridere o piangere che tu, così consapevole del danno che la religione cattolica somministra quotidianamente a noi omosessuali, decida comunque di alimentarla con la tua presenza a messa.

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Grazie o acidella  : p

Ti informo che se non fai la comunione (alcuni lo chiamano sciopero del sacramento) a messa è come se non ci vai perchè "salti" l'unica cosa per cui dovresti essere lì.

Ad ogni modo io ci vado perchè sono da una decina d'anni nel coro della parrocchia: diciamo più che altro che vado in chiesa per cantare, non per sentire brani del vangelo che conosco a memoria o riflessioni che ho già sentito fare un miliardo di volte. E non per prendere la comunione.

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''con gli omosessuali e' necessario usare delicatezza e misericordia''

 

fantastico, come con i bambini deficienti  :muro:

 

Posto che personalmente la vedo come Mic, comunque mi viene un dubbio: nel senso che non capisco se Mosignor Scalizzi distingua tra omosessualità "dichiarata" ed omosessualità "praticata", o parli di "omosessualità dichiarata e praticata"..io ho sempre saputo (magari erroneamente, ma è una "versione" che ho sentito in più occasioni, anche da parte di ministri del culto), che il peccato non è "essere" omosessuali, quanto "praticare" l'omosessualità.

 

Una persona (sto parlando in via puramente ipotetica) può essere un omosessuale dichiarato, ma per ragioni sue aver scelto "di non praticare": in questo caso rientrerebbe "nei canoni" della comunione, giusto?

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orodeglistupidi

per ragioni sue aver scelto "di non praticare"

 

Wolf, mi hai fatto rizzare i peli come ai gatti. Ci sono due cose che mi terrorizzano: le operazioni chirurgiche e il voto di castità.

 

Mic, ti fai comunque vedere nell'ovile.

 

22.gif

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per ragioni sue aver scelto "di non praticare"

 

Wolf, mi hai fatto rizzare i peli come ai gatti. Ci sono due cose che mi terrorizzano: le operazioni chirurgiche e il voto di castità.

 

eheheh

non mi ricordo chi era che disse

"di tutte le perversioni, certamente la più aberrante è la castità"  :muro:

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''con gli omosessuali e' necessario usare delicatezza e misericordia''

 

fantastico, come con i bambini deficienti  :muro:

 

Posto che personalmente la vedo come Mic, comunque mi viene un dubbio: nel senso che non capisco se Mosignor Scalizzi distingua tra omosessualità "dichiarata" ed omosessualità "praticata", o parli di "omosessualità dichiarata e praticata"..io ho sempre saputo (magari erroneamente, ma è una "versione" che ho sentito in più occasioni, anche da parte di ministri del culto), che il peccato non è "essere" omosessuali, quanto "praticare" l'omosessualità.

 

Una persona (sto parlando in via puramente ipotetica) può essere un omosessuale dichiarato, ma per ragioni sue aver scelto "di non praticare": in questo caso rientrerebbe "nei canoni" della comunione, giusto?

 

giustissimo..non è tanto l'essere omosessuale ma il fatto di praticare con qualcuno dello stesso sesso... :muro:

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Benissimo, spero che tutti i preti inizino a fare come l'emerito vescovo. Così forse un po' di gente inizia ad aprire gli occhi sulla dottrina della Chiesa. Compresi i sostenitori del "cattolicesimo e omosessualità non si ecludono a vicenda".

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lupo-mannaro ha detto esattamente ciò che penso, ci aggiungo un commento personale che è l'anagramma del cognome del monsignor scatizzi (cit. diginex)

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Vi sbagliate, però.

 

La Chiesa non solo non accetta l'atto,

ma nemmeno la pubblica dichiarazione.

 

Tant'è vero che un gay dichiarato

non può entrare in Seminario,

neppure col voto di castità.

 

Per loro sarebbe come dire: "Sono un ladro che non ruba".

Se non rubi, ovviamente non sei un ladro.

Se non hai rapporti coi maschi, non sei omosessuale;

l'idea che esista una "identità sessuale"

scompagina la loro dottrina.

 

Una persona che non rubi, ma abbia la tendenza a rubare

COMUNQUE si vergogna di quella tentazione, no?

Allo stesso modo l'omosessuale cattolico casto

si vergognerebbe di definirsi omosessuale.

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orodeglistupidi

Verissimo, difatti questo signore

 

4305090564_704e7b7001.jpg

 

che ha tutta l'aria di uno che trae estrema soddisfazione dalla propria vita, ha detto:

 

dico che la pratica conclamata della omosessualità è un peccato gravissimo, costituisce uno scandalo e bisogna negare la comunione a tutti coloro che la professino,

 

e

 

colui il quale addirittura ne fa vanto, si mette fuori della comunione della Chiesa e non merita questo sacramento. Fanno in tempo a pentirsi da questo orribile difetto. Lo ribadisco: all’omosessuale praticante e conclamato non va amministrata mai la comunione, quando si presenta davanti, il ministro abbia il coraggio di tirare avanti.

 

Se volete diventare suoi fans, si chiama Monsignor Giacomo Babini.

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Alla buon'ora, così forse tutti i gay cattolici si cominceranno a rendere conto che NON SONO I BENVENUTI.

 

(non che finora non ci fossero segni eh... ma si ostinano a non vederli!...)

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freak, hai sbagliato monsignore! babini è quello della precedente affermazione contro i gay apparsa nello stesso sito. questa volta si tratta del monsignor scatizzi

 

simone_scatizzi.jpg

che faccia...  :muro:

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Intervengo in qualità di Toscano...intanto Scatizzi non è nuovo a polemiche contro i gay,

già in passato ritenuti responsabili di veicolare la crisi della virilità maschile ( 2005 )

Cioè disse proprio una cosa del genere...e più recentemente il Vescovo di Grosseto aveva

invece deprecato in Vendola il cattivo modello di un uomo pubblico-politico "dichiarato".

 

E qui mi aggancio al discorso di Isher e lo dico chiaramente e senza intenti polemici a fedeli e

non fedeli, ma perchè si capisca il salto di qualità.

 

Non c'è nessun fondamento logico o teologico che possa consentire di distinguere l'omosessuale

dichiarato e/o l'omosessuale involontariamente dichiarato ( e quindi direi sicuramente irresponsabile )

in quanto "ostentato" dall'omosessuale velato e riterrei invisibile in quanto virile ( suppongo ostentazione=

effeminato nella loro testa )

 

Questi sono criteri strettamente politici e palesemente discriminatori, oserei dire pure poco eleganti,

che alludono all'idea del "contagio" alla "corruzione" dei modelli educativi e degli ambienti ecclesiatici

di base. Se non capite questo chiaro segnale che i vertici diocesani toscani stanno comunicando, non

capite il senso della presa di posizione.

 

In passato lo sbarramento era posto fra il gay della parrocchietta, tollerato in ruoli di contorno e invece

chi per poter entrare in contatto con Monsignore, sapeva benissimo che il presupposto minimo era essere

sposato. Non posso dire di più per ragioni di riservatezza...ma il senso è chiaro.

 

Al gay della parrocchietta invece si proponeva di contenere l'affermazione della propria omosessualità

nel segreto del confessionale, niente si diceva sull'ostentazione. Inoltre la regola del segreto era poco

applicata, c'era una certa tolleranza ( bisognava non fare scandalo, essere discreti...non fare casino )

Il segreto del confessionale è da sempre il sistema di controllo inclusivo usato dalla chiesa dai tempi

della Riforma, ed è gestito, demandato, al ruolo personale fra fedele e confessore, che è l'unica

cosa che sfugge al Principio Gerarchico.

 

Quello che è chiaro è che la chiesa sta alzando il livello dello scontro politico

lo fa anche a livello europeo e internazionale noi Italiani paghiamo per tutti

insieme ai polacchi e pochi altri. All'alzarsi del livello dello scontro, cala sulla

base una saracinesca discriminatoria o una richiesta di chiusura netta.

 

Personalmente io non mi sento di esprimermi sul senso di frequentare la messa senza poter

partecipare ai sacramenti, perchè sono ateo. Però non dite che non cambia nulla...perchè il

segnale al confessore è chiaro e c'è.

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orodeglistupidi

freak, hai sbagliato monsignore!

Nono. Lo so che questa discussione è su Scatizzi, ma a sostegno delle argomentazioni di Almadel ho portato le vecchie sparate del Babini.

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In sostanza, dice Hinzelmann, questa è una comunicazione di servizio non ai gay ma ai parroci e ai

preti che devono confessare affinché la vita ai gay credenti sia resa sempre più difficile ed essi si decidano a

diventare non-gay credenti. Ed è anche una comunicazione di servizio ai fedeli eterosessuali i quali

devono manifestare misericordia per persone la cui sola assunzione di sé implica che siano disordinate

moralmente: devono cioè, detto in soldoni, abituarsi a considerare gli omosessuali come persone che

hanno, in ultima analisi, torto.  

 

La dichiarazione di guerra è partita credo ormai 4 o 5 anni fa, era fine agosto/settembre, quando Ratzinger

promulgò un editto relativo alla formazione del futuro prete il quale, se manifesta la minima tendenza

omosessuale, e anche solo interesse per la cultura o pubblicazioni gay - è scritto proprio così -, non può

essere ordinato sacerdote. Anche qui siamo totalmente al di fuori dei fondamenti biblici, dottrinali, ma

nell'ambito di vera e propria politica, e la politica è quella di formare un operatore religioso, attivo nella

società, non tollerante, anche nel senso della passata tolleranza cattolica "all'italiana", ma proprio

intollerante, e ferocemente omofobo.

 

La cosa, direi, ha un certo rilievo per tutti. Lo scrissi in una mailing list gay piuttosto importante dove fui

violentemente zittito perché allora nello Stato maggiore glbt italiano di sinistra si coltivava l'assurda

speranza che con Prodi passassero i Pacs e allora bisognava stare zitti e non provocare la chiesa. Ecco

come va a finire a "non provocare" la chiesa. L'altra obiezione che mi fu rivolta è che i gay non si

devono ingerire nelle cose della chiesa, e nemmeno dei gay credenti, che, questo il sottinteso, sono

colpevoli del loro male e dunque piangano se stessi - obiezioni entrambe molto miopi se non altro

perché questa è una guerra e un fatto politico che riguarda tutti e tutta la società.

 

Cosa debba fare un gay credente non spetta a me dirlo anche perché tutto ciò investe non solo il

rapporto tra omosessualità e appartenenza a una chiesa (cosa molto facile a risolversi) ma il rapporto tra

essere gay e avere fede. Però consiglio a chi si trova in questa condizione una lettura molto attenta

e molto meditata dell'Epistola sulla tolleranza di Locke dove secondo me ci sono tutte le

risposte o almeno moltissimi strumenti per elaborarle.

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Locke? Intendi la sua argomentazione

sul perché i Cattolici NON possano essere tollerati?

 

A me pare che il gay credente abbia la classica religione fai-da-te

e che sia poco interessato alla dottrina cattolica sulla sessualità.

 

Visto che la "religione fai-da-te" è il principale nemico di Ratzinger

(quel relativismo riguardo a un Dio Buonista

che ama tutti coloro che si sentono a posto con la coscienza)

l'unica formula per farsi valere è la scomunica.

 

Dall'altra parte il "gay ateo"

o si elegge a balia dei gay credenti

o tace per convenienza politica

o trae spunto per la blasfemìa

o dice "è il vostro brodo".

 

A questo punto vorrei sapere dai gay cattolici

quale di questi atteggiamenti preferiscono.

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Tutti i cattolici sono mediamente cattolici della domenica,

e hanno problemi con la dottrina sulla sessualità. Se vogliamo

mi potrei trovare meglio io, sposando una cattolica devota e

"fredda", con cui fare un paio di figli, di un eterosessuale...la

differenza a parte la possibilità di entrare nelle "grazie" di qualcuno

entro i 20 anni ed ottenere magari un lavoro, è quando vado a

confessare dopo le mie scappatelle omosex.

 

Non ci vado? Non esisto.

 

Non dico di essere gay e non lo rivendico, non sembro gay, non

partecipo ai sacramenti...perchè un Vescovo dovrebbe scomodarsi

a rilasciare dichiarazioni su di me? Giustamente mi ignora.

 

Se il problema è politico e lo è, è così. Se poi tacciono pure i

gay non credenti è la situazione ideale per Mons. Scatizzi

 

Non capisco perchè i gay italiani nutrano l'illusione che la chiesa quando

parla di omosessualità si rivolga sempre a loro, noi siamo le vittime non

gli interlocutori. Quindi dobbiamo valutare l'effetto che certe dichiarazioni

hanno sulla comunità ecclesiastica eterosessuale e sulla pubblica opinione

eterosessuale.

 

Il capitolo gay credenti, per me è in secondo piano rispetto a questa

situazione.

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