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Banda ultralarga, il piano del governo


Rotwang

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Il governo presenta martedì un piano di 6 miliardi di € di fondi pubblici sulla banda larga, che contiene la più grande strategia mai pensata in Italia per una rete di ultima generazione. Prevede il passaggio forzato o sovvenzionato degli utenti da rame a fibra. Una mossa pensata come reazione alla rottura dei piani di Telecom Italia di investire sulla fibra, giudicati troppo prudenti. Il sottosegretario delle Comunicazioni, Antonio Giacomelli, conferma tale piano e ha specificato che nessun decreto obbligherà arbitrariamente lo spegnimento della rete in rame, tuttavia ne si prevede un progressivo spegnimento.

A coordinare i lavori sarà Raffaele Tiscar, vicesegretario della Presidenza del Consiglio, con l'ok di Del Rio, che presenterà il piano a Renzi. A lavorare al piano sono stati il ministero dello Sviluppo economico, Infratel Italia e l'Agenzia per l'Italia Digitale. Entro il 2020 almeno un italiano su due sarà raggiunto dalla fibra ottica nelle case a 100 megabit e tutti avranno almeno 30 megabit a banda larga. Il piano prevede anche semplificazioni burocratiche, agevolazioni in chi investe, e in alcune aree importanti del paese solo agevolazioni e nessun contributo economico. 

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Il problema è sempre il solito, la popolazione non è concentrata nelle grandi città quindi la vedo dura portare la fibra ottica nelle abitazioni di periferie e campagne dove oggi le linee in rame sono tutte aeree.

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  • 2 months later...

http://www.wired.it/attualita/tech/2015/05/11/progetto-enel-governo-banda-ultra-larga/

 

Enel, società controllata dal Tesoro, avrà un ruolo centrale nello sviluppo di una rete a banda larga, posando fibra ottica che svolgerà un doppio scopo: portare internet 100 Megabit (e oltre) e abilitare la nascita di smart grid, cioè reti elettriche intelligenti che nei Paesi più evoluti stanno nascendo per ottimizzare consumi e distribuzione dell'energia.

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Beh almeno per la rete fissa sarebbe un enorme passo avanti la proposta di avere una infrastruttura a controllo pubblico, utilizzata da gestori privati per offrire i servizi di telefonia. Se la stessa idea fosse stata applicata alla telefonia mobile, adesso avremmo molte più zone coperte dal 3G e dall'LTE.

Rassicurante anche il fatto di sviluppare nuove linee in fibra partendo dalle zone periferiche, lasciando nelle zone centrali - spesso già coperte dalle linee fibra di telecom, fastweb e vodafone - le reti attuali.

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sarà utilissima la banda larga in un paese dove già mancano i ripetitori per la ben più basica telefonia mobile. 

 

Se avessi letto l'articolo sopra sapresti che si passerà dal rame alla fibra, altro che ripetitori.

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Mi sembra una buona idea quella di utilizzare Enel per la diffusione della fibra.

 

Perchè Enel ha già una rete capillare che arriva in tutte le città italiane e nelle case di tutti gli Italiani, sarebbe comodo utilizzare quella stessa rete per potere anche la fibra ottica, ci sarebbero anche risparmi perchè si potrebbero utilizzare i tralicci Enel e quindi evitare gli scavi sotto terra (visto che uno dei costi maggiori della fibra è proprio lo scavo per posizionare i cavi sotto terra).

Edited by Sbuffo
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Se avessi letto l'articolo sopra sapresti che si passerà dal rame alla fibra, altro che ripetitori.

Il commento di R.post era riferito - credo - al fatto che sia inutile o poco logico investire sulla rete fissa quando quella mobile (a mio avviso più importante di quella fissa, nel 2015) ha ancora molte lacune.
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la popolazione non è concentrata nelle grandi città quindi la vedo dura portare la fibra ottica nelle abitazioni di periferie e campagne dove oggi le linee in rame sono tutte aeree

 

il cosiddetto "digital divide" ovviamente non viene risolto da questo piano, che resta secondo me un doppione di quanto fatto da Fastweb a suo tempo

 

 

 

Enel, società controllata dal Tesoro, avrà un ruolo centrale nello sviluppo di una rete a banda larga

 

la scelta di Enel (vado controcorrente) sfiora il ridicolo, per un motivo molto semplice: Enel aveva il suo gestore di fibra ottica e telefonia radiomobile, Wind, che è stato venduto a suo tempo a un pirata egiziano, che ha saccheggiato una società già indebitata e l'ha poi rivenduta ai russi di Vimpelcom scappando con il malloppo (non ho idea oggi chi sia il prorietario di Wind)

dunque a suo tempo vendettero Wind perché non faceva core business con l'energia di Enel, e ne vogliono creare un'altra da zero?

ma questi so' matti, sono del tutto fuori di testa :asd:

Edited by conrad65
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ma questi so' matti, sono del tutto fuori di testa :asd:

 

Classico commento grillino casuale su qualsiasi cosa non proposta o non pensate dal sacro blog di Peppe.

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Non è che se sono state fatte scelte sbagliate in passato allora adesso non possiamo più tornare indietro.

 

Al governo serve una rete nazionale in fibra ottica per modernizzare il paese, non solo per i cittadini ma tutte le riforme che sta facendo il governo necessitano di una robusta rete nazionale.

 

Perchè il governo ha intenzione di digitalizzare tutta la pubblica amministrazione, da quest'anno è partita la fatturazione elettronica che pian piano verrà estesa, dai prossimi anni partiranno gli scontrini telematici, sempre da quest'anno c'è il nuovo 730 precompilato inviato online ai contribuenti, buona parte della lotta all'evasione verrà fatta con controlli telematici delle transazioni che pian piano passeranno sempre di più online, ecc...

 

Tutto questo piano di digitalizzazione dev'essere parallelamente sostenuto ed accompagnato dallo sviluppo di una rete nazionale che possa sostenere la sempre maggiore mole di dati da dover scambiare in sempre minor tempo, per rendere il paese competitivo ed al passo con i tempi.

 

Se le aziende private non lo fanno o lo fanno troppo lentamente deve intervenire lo stato.

 

Lo stato tramite Enel potrà costruire una moderna rete in fibra ottica e poi ne affitterà l'utilizzo ai vari operatori telefonici che venderanno poi le offerte ai cittadini.

 

Anche perchè non sarebbe cambiato poi molto se in passato Wind non l'avessimo venduta, primo perchè Wind non mi pare nemmeno avesse una propria rete internet (solo Telecom mi pare fosse proprietaria di una rete nazionale per la diffusione di internet) e poi perchè all'epoca cmq non c'erano reti in fibra ottica quindi qualsiasi struttura dell'epoca oggi sarebbe obsoleta e quindi andrebbe cmq ricostruita da zero una rete in fibra.

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Classico commento grillino casuale su qualsiasi cosa non proposta o non pensate dal sacro blog di Peppe.

 

scusa non posso ancora risponderti: sto aspettando la mail di Beppe, appena arriva ti farò sapere la mia risposta :sisi:

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Max Dorian

Il progetto, sulla carta, mi sembra davvero ottimo, e lo dico da critico di Renzi. vedremo gli sviluppi, ma devo dire di essere (abbastanza) fiducioso.

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Idea carina, ma non mi fido.

Avremo i 100 mentre negli altri paesi saranno superati.

E poi, i prezzi, ve l'immaginate?

Rimaniamo in attesa per vedere se questo progetto non è un'altra expo.

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  • 2 weeks later...

Intanto sembra concretizzarsi sempre di più un altro piano per estendere la fibra ottica e cioè quello che vede al centro la società Metroweb e la Cassa Depositi e Prestiti tramite la controllata Fsi (Fondo Strategico Italiano).

 

Oggi infatti Vodafone, Wind e i due soci di Metroweb cioè Fsi (Fondo Strategico Italiano, una società controllata all'80% dalla Cassa Depositi e Prestiti e dal 20% dalla Banca d'Italia) e F2i (Fondi Italiani per le Infrastrutture, una società partecipata da banche dondazioni bancarie e dalla stessa Cassa Depositi e Prestiti) hanno firmato una lettera di intenti comune per realizzare gli investimenti in banda ultra larga a livello nazionale nell'ambito del piano del governo.

http://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/05/29/news/banda_larga_alleanza_tra_vodafone_wind_f2i_e_cdp-115588256/?ref=HRER1-1

http://www.corriere.it/economia/15_maggio_29/metroweb-campo-fondo-strategico-cdp-la-banda-larga-798c6dbc-0624-11e5-93f3-3d6700b9b6d8.shtml

 

In sostanza Vodafone, Wind, Fsi e F2i potrebbero unire le forze tramite la società Metroweb per la costruzione di una rete in fibra ottica nazionale.

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  • 10 months later...
Fanpage

 

Il 30 aprile 1986 l'Italia si allacciò per la prima volta alla rete di Arpanet, entrando ufficialmente nell'era di Internet e mettendo in collegamento il Centro di calcolo elettronico del CNR di Pisa con la rete realizzata dalle università americane. Era, di fatto, l'inizio della storia sul web del nostro paese. “Il giorno in cui l’Italia scoprì Internet” lo definisce il premier Matteo Renzi in un post pubblicato su Facebook. "È la storia di una impresa, realizzata da pochi pionieri all’insaputa di tutti per qualche anno; ed è l’inizio di una nuova possibilità per il nostro Paese. Quella del digitale. E delle connessioni. E della condivisione".

 


Così Renzi annuncia due giorni di celebrazione: l'Internet Day, il prossimo 29 aprile, seguito dal 30 aprile, ricorrenza della storica connessione all'Arpanet da parte dell'Italia. A 30 anni esatti dal primo collegamento, quindi, Matteo Renzi, Riccardo Luna e il MIUR – il ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca – si faranno promotori delle attività che avranno come obiettivo quello di raccontare la Rete, "le opportunità che ha creato e le competenze necessarie a difendersi dai pericoli". Anche per sopperire, spiega Renzi nel suo post, ad un "buco" nella stampa del tempo: nonostante il nostro sia stato il quarto paese europeo ad essere collegato, dopo Norvegia, Regno Unito e Germania Ovest, nel 1986 la notizia non è stata data dai giornali.

 


"Il 30 aprile 1986 vive ancora nella testa e nei cuori dei pionieri di Internet" scrive Renzi. "Quelli che il collegamento alla rete di computer lo hanno immaginato, voluto e realizzato: su tutti, Stefano Trumpy, Luciano Lenzini e Blasco Bonito, che erano a Pisa il giorno del primo Internet-Day. Tutti uomini del CNR". Le celebrazioni saranno organizzate in tutte le regioni, continua il Premier, con manifestazioni dedicate ai cittadini, alle imprese ed ai servizi della pubblica amministrazione, per "creare con il livello centrale una forte sinergia con l’ampia rete di associazioni, enti e privati diffusa sull’intero territorio regionale". Per aprile, infine, Renzi annuncia il bando per la banda ultralarga, "il primo di una serie di bandi con i quali portare a tutti i cittadini entro il 2020 la connessione Internet ad alta velocità".

 


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  • 8 months later...

La Repubblica

Una rete unica wifi con 28 mila punti e un'unica password per accedervi. Per navigare gratis in piazze, alberghi, treni, ristoranti, musei. E con una identità digitale unica che sa tutto ciò che noi utenti abbiamo fatto: i treni che abbiamo preso, le mostre visitate, gli alberghi dove abbiamo dormito. È questa l'iniziativa pubblica "Italia wifi" che partirà i primi mesi del 2017, grazie (a quanto può anticipare Repubblica) a due milioni di euro di fondi già stanziati per la sua prima fase di sviluppo, frutto di una collaborazione tra ministero dello Sviluppo economico, ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e Agenzia per l'Italia Digitale.

Sarà la prima rete wifi di livello nazionale, in grado di seguire l'utente in ogni suo spostamento (preferibilmente il turista, ma chiunque potrà usarla in Italia). Lo scopo ultimo è far crescere il turismo italiano grazie una piattaforma digitale intelligente, superando i ritardi tecnologici che abbiamo con il resto d'Europa in questo ambito. Immaginiamo infatti questo scenario: l'utente (italiano o straniero) si collegherà con un app dedicata a qualsiasi punto wifi che trova, aderente a questa rete: potrà farlo gratis e con un'identità unica, valida su tutto il territorio nazionale; gli italiani potranno usare anche il proprio Spid (il Sistema pubblico dell'identità digitale, www.spid.gov.it, per accedere ai servizi della pubblica amministrazione); gli stranieri invece nell'immediato dovranno dare al sistema un proprio numero di cellulare per ricevere una password usabile per sempre. In futuro anche gli altri cittadini europei potranno usare una identità digitale pubblica già attiva (per effetto del Regolamento Ue Eidas).

Chi viene a visitare l'Italia quindi è contento perché ha un accesso semplice (con una sola password) a internet in tutta Italia. Ma questo è solo il primo modo con cui l'iniziativa vuole dare una mano al turismo italiano. Rete unica vuol dire infatti anche che ci sarà una sola piattaforma intelligente centralizzata, gestita dallo Stato, in grado di gestire tutti gli accessi internet dei turisti. La piattaforma allora saprà dove sono andati gli utenti, quali posti hanno visitato, i mezzi pubblici, gli alberghi e i ristoranti che hanno scelto (ovunque ci sia un accesso wifi). L'effetto pratico sarà duplice, a questo punto. Primo, il sistema turistico italiano avrà una conoscenza approfondita, senza uguali nella storia, delle abitudini dei turisti: potrà quindi meglio calibrare le proprie strategie; secondo, l'utente potrà ricevere offerte personalizzate (da soggetti pubblici o privati) attinenti ai suoi gusti e all'itinerario scelto: consigli di viaggio, di mezzi da prendere, mostre, eventi e così via. Il tutto, sull'app (in arrivo) di Italia wifi.

I due milioni di euro della prima fase serviranno appunto all'app e creare la piattaforma, che collegherà in una rete unica 28 mila punti di accesso wifi già presenti (ma ora appartenenti a reti frammentate). La seconda fase, dopo il 2017, servirà a creare altri punti wifi e a sviluppare l'ecosistema di servizi pubblici e privati.

È non è finita qui perché "grazie all'identità unica collegata alla rete sarà possibile semplificare e persino automatizzare l'accesso a servizi, mezzi, luoghi turistici", spiega Edoardo Colombo, uno dei massimi esperti di turismo digitale (è stato consulente sotto precedenti Governi). Il turista connesso al wifi potrà fare check in automatico negli alberghi o entrare in mostre o, musei, mezzi pubblici senza mostrare un biglietto: l'identità di accesso conterrà infatti già tutte le informazioni necessarie (i biglietti, per esempio).

"Apprendo con favore dell'iniziativa Italia wifi: ci potrà permettere di colmare il grave divario che c'è nel settore digitale del turismo e della cultura tra il nostro Paese e il resto di Europa", dice Maurizio Dècina, professore emerito del Politecnico di Milano e uno dei padri di internet in Italia. "Il contributo del turismo online al mercato turistico italiano è basso, infatti: il 33% rispetto al 57% del Regno Unito e il 46% della Francia", aggiunge Dècina, che già nei primi anni duemila aveva ideato, per primo, un progetto di rete unica wifi pubblica per il turismo. Quindici anni dopo, i tempi sono maturi per rivoluzionare il turismo italiano con le armi del digitale.

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