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California: Apple contro la proposition 8


Roby

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Non c’è solo Google nella lista delle imprese americane “gay-friendly” o meglio attente ai diritti civili. Anche Apple, la celebre azienda che produce il Mac e l’Ipod, ha dato il proprio contributo alla campagna per il No alla Proposition 8, il referendum che, se approvato, vieterebbe i matrimoni gay in California, pochi mesi dopo la loro introduzione. Con un comunicato stampa sul proprio sito, la casa della mela morsicata ha annunciato di aver versato 100mila dollari per sostenere il No alla Prop 8.

 

Apple ricorda di essere stata fra le prime imprese californiane a riconoscere diritti ai partner dello stesso sesso dei propri dipendenti e aggiunge:

 

"Crediamo fermamente che i diritti fondamentali di una persona - compreso il diritto di sposarsi - non dovrebbero essere condizionati dal proprio orientamento sessuale. Apple la ritiene una questione di diritti civili piuttosto che solo una questione politica e si schiera pubblicamente contro la Proposition 8."

 

Nel frattempo anche Levi Strauss & Co - quelli dei jeans - hanno versato 25mila dollari per la causa e il sindacato degli insegnanti della California ha donato un milione di dollari. Non è detto che basteranno questi sforzi, perché nei sondaggi il sì e il no sono quasi alla pari e tutto è ancora in bilico.

 

fonte: www.queerblog.it

 

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Sono contento che alcune società abbiano il coraggio di prendere posizione in quanto tali.

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Quando ho letto che Google, Apple e Levi's avevano fatto importanti donazioni alla campagna contro la proposition 8 ho avuto un moto di soddisfazione. Ho detto: wow, che alleati che abbiamo. Anche perchè non so se avete visto gli spot a favore, ma a me sembrano convincentissimi: evidenziano un senso comune fittizio che vede il matrimonio gay come un'aberrazione, e lo fanno passare per il comune buon senso di tutti. E allora essere difesi da simili colossi fa piacere, ci si sente meno piccoli. Ma, mi chiedo, è prudente accettare questo tipo di protezioni? Non so se sia una buona idea permettere a delle società private di scendere in un campo politico. Penso che ci si debba riflettere. In fondo rimangono pur sempre società create per far soldi, e allora chi ci garantisce che agiscano per senso civico e non per strategie di marketing, che cambiano quando cambia il vento?

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