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Paraplegico non può sposarsi in Chiesa: impossibilitato a procreare


Roby

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Matrimonio civile per paraplegico

dopo il no della curia Viterbo

Il vescovo ha negato in consenso seguendo una norma del diritto canonico. Alla cerimonia presente il parroco

 

VITERBO - Si sono sposati con rito civile in un'ospedale romano un giovane paraplegico e la fidanzata cui il vescovo di Viterbo, Lorenzo Chiarinelli, come sostengono i familiari, ha negato il matrimonio religioso per «impotenza copulativa»: un'incapacità a procreare causata da gravi lesioni riportate in un incidente stradale avvenuto circa due mesi fa. Il matrimonio è stato celebrato questa mattina dal deputato e consigliere comunale Ds di Viterbo Ugo Sposetti, delegato dal sindaco della città Giulio Marini. Accanto agli sposi c'era anche il parroco della chiesa in cui i due si sarebbero dovuti sposare con il rito religioso. Il caso è stato segnalato dal quotidiano «Il Messaggero». Dopo le nozze celebrate all'interno del «Cto» di Roma è stata organizzata una festa nuziale cui sono stati invitati anche degenti, medici e infermieri che assistono lo sposo.

 

LA CURIA: «È STATA DECISIONE CONDIVISA» - «I termini della questione non sono quelli raccontati: a chi di dovere sono state offerte tutte le motivazioni di una realtà che non dipende nè da discrezionalità nè dall'intenzionalità dei soggetti»: lo si afferma in una nota diffusa oggi dalla curia di Viterbo in merito alla vicenda della giovane coppia alla quale il vescovo ha negato il matrimonio con rito religioso in quanto lo sposo di 26 anni non potrebbe avere rapporti sessuali per i postumi di un incidente stradale che lo ha reso paraplegico. «Tutto è stato fatto nella condivisione sincera della situazione e con ogni attenzione umana e cristiana - si afferma ancora nella nota della curia - Il precetto d'amore di Cristo è per noi, sempre, norma di vita, nell'ordinario e nello straordinario». In pratica la curia non smentisce il diniego ma lo definisce «condiviso» e, soprattutto, imposto dal diritto canonico, quindi «non soggetto a discrezionalità» o «intenzionalità». Il vescovo di Viterbo, Lorenzo Chiarinelli, afferma che non avrebbe potuto comportarsi in modo diverso da quanto ha fatto. «L'amarezza per il modo inadeguato e pretestuoso in cui è stata presentata la vicenda - conclude la nota della Curia - non fa che aumentare la solidarietà affettuosa per chi è in sofferenza e ricordare che "la verità vi farà liberi"».

 

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Non pensavo che quei criminali arrivassero a questi livelli. Non pensavo proprio.

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davvero, se fossimo al medioevo saremmo forse più civili..

che pezzenti, non vado avanti per non superare il limite della decenza  :P

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orodeglistupidi

:P <mumble, mumble

 

"Molto meglio così.

Meno gente si sposa in chiesa più la Chiesa perderà il controllo del matrimonio"

 

"Che questo fatto sia di lezione a tutti coloro che, per comodità, vorrebbero conformarsi alle "buone ragioni" della Chiesa, nuovi coniugi compresi."

 

"La prossima volta che mi viene in mente il consmerdato emigro."

 

"Ormai sono talmente scemi che fanno scappare le pecorelle dal recinto e se ne vantano pure. "

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quindi d'ora in poi per sposarsi bisognerà presentare un certificato di sterilità?

ma guarda peggio per loro, si allontanassero sempre di più dalla gente, impareranno tardi che hanno fatto l'ennesima cazzata

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Ragazzi nulla di nuovo eh... perchè credete che non vi potete sposare in chiesa? Il matrimonio Cattolico è volto alla procreazione. La sterilità di un partner antecedente al matrimonio, pur se non conosciuta, può anche essere causa di annullamento del matrimonio.

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Ragazzi nulla di nuovo eh... perchè credete che non vi potete sposare in chiesa? Il matrimonio Cattolico è volto alla procreazione. La sterilità di un partner antecedente al matrimonio, pur se non conosciuta, può anche essere causa di annullamento del matrimonio.

 

Vero! Direi che è una decisione coerente ed allo stesso tempo estremista. Mi auguro che la gente capisca da che parte stare ora se con noi che definiamo la famiglia come luogo degli affetti oppure se con la Chiesa che considera la famiglia solo una fabbrica di bambini

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ma LOL, queste cose mi fanno proprio ridere. spero che questa coppia adesso stia avendo ripensamenti se sia veramente opportuno seguire la religione cattolica vista la discriminazione che hanno dovuto subire. e io che pensavo che sposarsi in chiesa significasse solo affermare il proprio amore davanti a dio! (per chi ci crede)

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E dopo questo posso sparare un sentito, immaturo, maleducato ma quanto mai efficace VAFFANCULO.

 

E che i moderatori mi perdonino.

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Non ho parole... come sempre in questi casi mi sale la pressione (letteralmente) e auguro una morte lenta e dolorosa a questa gentaglia. No, non possono farlo loro, che predicano amore. Se c'è una giustizia divina, spero tanto che la loro posizione sia considerata un'aggravante e finiscano nelle peggiori delle bolgie...

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che schifo che schifo CHE SCHIFOOO!!!!!!!!!!

il disprezzo che nutro per la mafia-setta dei (alla fine) finti seguagi di cristo cresce ogni giorno,ogni giorno non riescono a trattenersi dal dimostrare come la loro cultura sia quanto di più lontano può esistere dai cuori e dalle menti di tutti quelli che hanno ancora qualcosa di umano dentro..sia maledetto quel giorno di settembre di 19anni fa in cui mi marchiarono la fronte con quella lurida acqua per farmi parte di loro.

brava la coppia di Viterbo che ha scelto di unirsi comunque alla faccia di papa Penetetto e della sua banda!

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...tutto ciò non ha senso!!!Allora cerchiamo di capirci qualcosa in questa melma...la chiesa, il clero, la santa istituzione come vogliamo chiamarla ha dei problemi nei confronti di tutti quelli che in qualche modo non POSSONO procreare perchè omosessuali o paraplegici come in questo caso..ma ciò non toglie che non possono concepire, mettere alla luce la loro progene!!Bene.....ma tu prete che condanni..e non fai altro dalla mattina alla sera  :) ..proprio perchè sei vestito da prete non partecipi al processo creativo perchè non VUOI!!

Ora io mi chiedo...se bisogna cercare un colpa (sempre se di colpa si deve parlare)...chi ha più colpa???chi non PUO' o chi non VUOLE???

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Rei_Kashino

Brava la Chiesa Cattolica!

 

In questo modo la gente comune sente come antiquato questo atteggiamento e avrà modo di essere critica.

E quelli che già erano critici, se ne allontaneranno proprio!

 

E poi voglio dire: chi è nella chiesa cattolica sa come funziona tutto. Cosa si pretende? Che si facciano eccezioni?

Queste si fanno solo se hai tanti soldi: per cui Welby cattolico che per il solo fatto di aver chiesto l'eutanasia, non ha il funerale cattolico.

L'imprenditore milanese che si spara un colpo alla tempia, è morto per incidente! Per cui, sì al fuenrale cattolico.

 

Raga', sbattezzatevi! Io l'ho già fatto.

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Guest liverpool

Mi permetto di fare una precisazione: Welby non ha avuto il funerale religioso perchè ha PUBBLICAMENTE dichiarato di volere l'eutanasia, il che per il cristianesimo (non solo cattolico) equivale a dire "la vita è mia e ne faccio ciò che voglio",

in evidente contrasto con la fede in un Dio autore della vita.

Nei casi dei suicidi  -che fino a non moltissimo tempo fa venivano addirittura sepolti in un luogo a loro riservato ("terra sconsacrata")-  viene concesso il beneficio del dubbio circa il deliberato consenso e la piena avvertenza del loro gesto.

 

Comunque agli occhi dell'infinita misericordia di Dio un funerale penso conti ben poco...! Ci vuol ben altro che una bella cerimonia per  ripagare una vita di sofferenze.

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liverpool: vero. Quella è la differenza comunemente citata dalla santa sede. Certo che è pulciosa e ipocrita. Degna più una analisi politica che non morale. Ma si sa, la morale è ben lontana dai palazzi vaticani.

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Guest liverpool

sì, Roby ma se ci pensi non è una differenza da poco...lo sbaglio di Ruini è stato però quello di dire ai quattro venti "noi qui quello non ce lo vogliamo". era meglio se faceva finta di niente; in fondo davanti alla morte siamo tutti uguali (la conosci 'A livella di Totò?

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beh spiegatemi perchè allora la chiesa fa sposare coppie di novantenni (e non sto scherzando!) forse ignorano il concetto di menopausa?

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Pero' ragazzi e' strano. Come dice Coeranos fanno sposare gli anziani che evidentemente non possono procreare e perche' lui no? Qualcuno sa qualcosa in piu'? Che il fatto sia successo mi pare chiaro, ma forse i motivi (o le scuse, dipende) sono altre.

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FILIPPO DI GIACOMO

Ha scritto McLuhan: «Quando si parla di religione, i paradossi sono normali». Il sociologo canadese nato battista ed entrato «in silenzio e in ginocchio nella Chiesa Cattolica», intendeva mettere in guardia coloro che indulgevano nella tentazione di pensare che la fede autorizzi l’intelligenza a sorvolare sulle contraddizioni e appiattirsi su verità approssimative. Sul settimanale Chi appaiono le foto d’una signora musulmana, molto nota in Italia, mentre fa da madrina a un battesimo cattolico. Il Codice di diritto canonico, al canone 874, §1, 3° prevede che tale compito possa essere svolto solo da un battezzato cattolico che abbia «ricevuto la confermazione e il santissimo sacramento dell’Eucaristia e conduca una vita conforme alla fede ed all’incarico che assume». Che una non cristiana partecipi alla gioia di un rito battesimale cattolico fa piacere e può aiutare a ben sperare nel futuro di questo Paese. Inoltre, non essendo cattolica, la signora non era certamente tenuta a conoscere le leggi della Chiesa. La stessa giustificazione però può essere addotta dall’arcivescovo che ha celebrato il rito? Il paradosso del battesimo «cristianislamico» è tutto qui, interamente compreso nella reiterata facilità con la quale anche gli uomini di Chiesa amano inchinarsi davanti alla fama e alla ricchezza, idoli di questo mondo.

 

In una città laziale, negli stessi giorni, il vescovo non ha concesso la celebrazione delle nozze religiose a un battezzato diventato tetraplegico dopo un incidente. Dai media è emerso il messaggio seguente: quelle nozze, se celebrate, sarebbero state nulle perché lo sposo, data la condizione fisica, appariva inabile alla consumazione del matrimonio. Come dire, sempre mediaticamente parlando, che la paradossale guerra che in nome dell’amore umano il cattolicesimo si diletta a condurre proprio contro l’amore umano ha vissuto un’altra antipatica scaramuccia. Guerra paradossale, almeno nel caso laziale, perché il diritto della Chiesa, dal XII secolo in poi, è tassativo nel precisare che la causa genetica del matrimonio risiede nel consenso e non nel «concubitus». Neanche un seminarista si permetterebbe di dubitare che un matrimonio rato ma non consumato sia un matrimonio nullo. Infatti non può essere sottoposto a nessuna dichiarazione di nullità. Può essere solo, se necessario «per il bene della propria anima», sciolto dal Papa in forza della sua potestà di Vicario di Cristo creando così, nell’opinione dei giuristi che al «potere delle chiavi» non attribuiscono nessun senso, una situazione giuridica del tutto simile a quella provocata dalla sentenza di un giudice civile che dichiari sciolti i vincoli di un matrimonio con il divorzio. Lo «jus connubii», il diritto di contrarre matrimonio per tutti, e quindi anche per i diversamente abili, è riconosciuto dalla Chiesa nel canone 1058 del diritto canonico vigente. Ed è confermato dall’adesione della Santa Sede alla «Carta dei diritti della famiglia» del 1983.

 

Come ha notato Franco Garelli su questo giornale, quando i nostri vescovi arrivano sui media per qualcosa che hanno detto oppure fatto, danno spesso l’impressione che, anche quando pongono il problema dell’identità cattolica, dalla loro cassetta degli attrezzi facciano fatica a trovare gli strumenti specifici del cattolicesimo, cioè l’annuncio, la testimonianza della fede, la promozione di una visione integrale dell’uomo. Salvo errori, per definizione un vescovo è un battezzato che quando parla di temi importanti come la generazione, la nascita, la vita, l’educazione, la famiglia, l’amore, l’eros, la morte lo fa soprattutto per obbedire, lui per primo, a quello che Cristo ha consegnato all’umanità nel Vangelo. Magari, facendo prevalere il rispetto delle leggi liturgiche anche di fronte al desiderio di una persona importante, ed evitando di usare il diritto della Chiesa come un mazzuolo da scagliare contro un cristiano costretto a vivere la propria inabilità.

 

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Dalla Stampa di ieri. Negli ultimi due paragrafi si parla proprio del caso in questione. Io di diritto religioso non ne capisco niente, certo che pensare che una religione, che dicono fatta di pietà e umanità, si riduca a una sterile serie di leggi e articoli rende ben evidente quale sia la portata della sua morale.

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Continuo ad avere la visione poco chiara. Quindi le leggi ci sono ma a volte vengono poco rispettate o ribaltate, in un caso (battesimo con madrina famosa musulmana, contro il diritto canonico, ma accettato dalla discrezione del celebrante) o nell' altro (rifiuto matrimonio paraplegico, contro diritto canonico, ma rifiutato dal celebrante) ?

 

Coerenza rulez! Come il caso Welby e il funerale del noto avvocato milanese insomma.

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Perche`, pensavate che il cattolicesimo fosse altro che una questione di diritto? Se pensiamo che da sedici secoli e` il culto istituzionale, la religione del potere, e` difficile riuscire a immaginare che possa essere altro che leggi e precetti. Credere che ci sia una fantomatica mentre che manovra il cosmo e` senza dubbio discutibile, ma per lo meno non e` cosi dannoso. Seguire una Legge di dubbia origine e utilita` anche negando la comprensione per chi ci sta intorno e` disumano e vergognoso.

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Rei_Kashino

Io francamente su questa cosa ho una mia idea ben precisa.

 

Ogni religione ha le sue regole, e chi vuole aderirvi deve rispettarle.

 

Il paraplegico non può sposarsi se impossibilitato a procreare, così come tutti le altre persone che non posso fare figli.

Se a lui sta bene essere cattolico ed essere parte di Santa Romana Chiesa ne accetti le regole, esclusioni e "discriminazioni" comprese. A meno che non voglia cambiare le regole dal di dentro; ma qui si entra in un discorso più complesso (se Dio fa le regole, come può un semplice essere umano cambiare ciò che Dio ha stabilito?).

 

Ciò non toglie che mi indignerei e non poco se il paraplegico venisse discriminato, insultato, o si predicasse l'odio per i paraplegici (un po' come la storia dei gay: non ci possiamo sposare per Josephine, ma da qui a vederci come il male primo del mondo...)

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Il paraplegico non può sposarsi se impossibilitato a procreare, così come tutti le altre persone che non posso fare figli.

 

Ma il punto e' che, come detto sopra, non viene impedito il matrimonio a tutti quelli che non possono procreare :hail:

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Caro Liverpolita,

 

osservi:

"Mi permetto di fare una precisazione: Welby non ha avuto il funerale religioso perchè ha PUBBLICAMENTE dichiarato di volere l'eutanasia, il che per il cristianesimo (non solo cattolico) equivale a dire "la vita è mia e ne faccio ciò che voglio", in evidente contrasto con la fede in un Dio autore della vita.".

 

Penso che la Chiesa Romana, perché ben conosce ed usa, avendole trasfuse per quindici secoli nel suo diritto, le sottili distinzioni dei giurisperiti Romani, possa pur discernere la volontà di peccare dal peccato veramente commesso.

 

Ora, perché non mi pare che perciò al Velby sia stato negato il funerale secondo il rito cristiano, perché apertamente dichiarò voler essere ucciso, ma piuttosto perché si reputò avesse comandata l'uccisione di sé stesso;  non è argomento per cui dubitare che la causa del rito negato sia stata assai diversa, che quella che dichiari.

 

Che muta ?, domanderà alcuno.

 

Assai muta; anzi, tutto:

perché la questione non è se il Velby abbia peccato volendo uccidersi, ma se egli abbia peccato rifiutando un'ostinazione di cure che stimava ripugnanti alla sua vita naturale d'uomo. 

 

Chiarisco che, pur non essendo io Crisitiano, anzi, dubitando che gli dei siano, non di meno esamino la questione concedendo i principii posti dai Cristiani e singolarmente dalla Chiesa Romana.

 

Ma è proprio in virtù di quei principii che mi pare assurdo che i flamini di Cristo abbiano negati i proprii ufficii funerarii al Velby, il quale, non che abbia peccato contro un dio autore della vita, reputo di contro si debba ben riconoscere abbia decorosamente a quel dio rimessa una vita, che ormai non poteva essere vissuta secondo natura.

 

E veramente ho assai di dubbii che il magistero Cattolico non avrebbe ben potuto, pur non divertendosi dall’interpretazione consueta della legge sacra, discernere due casi, i quali, benché siano prossimi e simili, non di meno non sono perfettamente pari ed eguali.

 

Altro è l’atto di colui, il quale, eleggendo spontaneamente e deliberatamente la morte, ponga fine alla sua vita naturale, quando essa, per tormenti dell’animo o del corpo, non possa più essere, a suo giudizio, umanamente sofferta.

 

Altro, di contro, è l’atto di colui, il quale, preferendo spontaneamente e deliberatamente percorrere la via naturale della vita umana, rigetti o comandi che sia rigettato l’artificio di macchine e di farmachi, che, contro natura, procrastinando ritardino quell’evento, che inesorabilmente è decreto per tutti i viventi.

 

Difficile affermare, come parrebbe necessario dedurre dall’opinione manifestata dai sacerdoti Cristiani circa il caso singolare, che il Velby abbia voluta interrompere la sua vita, donata dal dio, al quale solo spetta revocarla all’uomo, e che, dunque, egli abbia peccato, contro il nume supremo, e d’arroganza, elevandosi padrone di sé stesso, e di contumacia, violandone i decreti.

 

Anzi, a mio giudizio, è vero il contrario:

rifiutando l’artificio dei medici, i quali, pur diligentemente secondo l’ufficio, ma contro il corso naturale delle cose, stringevano coi denti uno spirito che voleva dissolversi;  il Velby rivendicò i diritti della natura e, dunque, per chi crede, del dio creatore e donatore della vita all’uomo.

 

O forse alcuno vorrà, temerariamente osando, asseverare che vivere collegati e legati ad una macchina, come piante pensanti, senz’altra facoltà di moto, che sia quella del respiro e del nutrimento, sia la vita naturale deliberata dal dio dei Cristiani per l’uomo ?.

 

E’ ben vero che l’uomo può usare dei beneficii dell’arte medica, ma la dottrina Cattolica stessa li vitupera, li rifiuta e li condanna, quando violino l’ordine naturale disposto dal nume.

 

Dunque, o si dimostra che vivere collegati e legati ad una macchina sia, per l’uomo, una vita naturale oppure si dovrà concedere che rifiutare quest’innaturale ed artificiale ombra di vita umana non sia elezione di morte volontaria, ma appetizione di vita naturale, cui la morte segue, quale esito ineluttabile stabilito dal dio stesso.

 

Stupisco che la Chiesa non abomini, piuttosto, il delirio d’immortalità terrena, che malamente si cela sotto il velo delle cure perseveranti, ostinate ed infinite:

non è questa l'ingiuria vera alla legge del dio ?.

 

Anakreon.

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