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Nazismo omofobico islamico


Cosgrove

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Nazismo omofobico islamico

 

 

Marocco: caccia all'omosessuale a Ksar El Kébir

 

Giornata di ordinaria follia

 

L’ennesimo brutto episodio che invita a riflettere seriamente sulla mentalità dei musulmani del Marocco (la più grande comunità islamica in Italia)

 

 

 

 

 

Ksar El Kébir non ha mai avuto tanta pubblicità mediatica quanto in questo 2007.

 

In soli sette mesi questa cittadina di 100.000 abitanti, posta fra Tangeri e Rabat, ha mandato un duplice segnale a chi è impegnato attivamente per i diritti dell’uomo.

 

Il 1° maggio 2007 alcuni attivisti dei diritti umani furono arrestati e giudicati in tempo record sotto l’accusa di aver pubblicamente declamto slogans che offendevano i valori sacri dell’islam.

 

Cinque uomini, tutti aderenti della locale sezione dell’AMDH sono stati condannati a tre anni di carcere. Pena successivamente aumentata, in sede di appello, a 4 anni. Attualmente i cinque sono imprigionati nel penitenziario di Souk El Arbaa (regione del Gharb). (…)

 

Ed ecco che, sette mesi dopo, Ksar El Kébir strappa di nuovo la prima pagina della cronaca.

 

Il contesto è apparentemente lo stesso: manifestanti, slogan, disordini… solo che stavolta è mutato radicalmente il racconto. Difatti lo scopo della manifestazione non era la denuncia della disoccupazione o dei politici corrotti.

 

No, obiettivo unico della manifestazione svoltasi nella cittadina è stata una gigantesca caccia all’uomo.

 

Tutto è cominciato lo scorso 19 novembre quando F. (usiamo la fantasia per non creare altri guai), una celebrità locale, noto per le sue attività di “guerrab” ha organizzato una serata privata in una casa del quartiere di Hay Diwan, locale generalmente riservato ad ospitare festeggiamenti nuziali. In una piccola città come Ksar El Kébir un serata di festa così non passa del tutto inosservata.

 

(…) Per di più una serata nella quale accade qualcosa di particolare: sembra proprio una cerimonia nuziale, con tanto di rito tradizionale, musica e …..un uomo travestito da donna.

 

Il giorno dopo, la rabbia si diffonde progressivamente per la città. Voci di un matrimonio omosessuale si rincorrono e si autoalimentano. Le registrazioni di alcuni video, furtivamente ripresi da un invitato alla serata, finiscono su YouTube.

 

Il 21 novembre prende corpo un petizione indirizzata al Procuratore generale della città. Chiede che sia aperta un’inchiesta ufficiale sull’accaduto. (…)

 

Il venerdì la situazione precipita. Ben indirizzata dalla predica degli imam, la massa popolare si riversa nelle strade intenzionata a rimediare alle lungaggini della giustizia. E’ un movimento collettivo in preda ad una vera e propria isteria che ricalca in tutto e per tutto l’aspetto di una sollevazione popolare. (….)

 

Nel centro della città i reparti di polizia anti-sommossa non risparmiano le manganellate. (…)

 

Ma la rabbia della gente non accenna a placarsi. Se non quando si diffonde la notizia dell’arresto degli omosessuali.

 

In effetti sei persone (ma per alcuni quotidiani locali sarebbero otto, nota mia) fra quelle che hanno partecipato alla festa vengono arrestate. E questo “per il loro più grande sollievo, sicure di essere sfuggite ad un pubblico linciaggio”, precisa una nostra fonte.

 

Inizia allora un altro episodio drammatico e surreale.

 

Gli arrestati non riescono a trovare un solo avvocato disponibile a difenderli in sede giudiziaria. Tutti i legali rifiutano per paura di ritorsioni da parte della folla inferocita. A tutt’oggi nessuna toga ha accettato l’incarico difensivo. Si vocifera di Mohamed Sebbar, presidente del Forum “Verità e Giustizia” (FV) e professionista di grande esperienza. Ma manca la conferma. (….)

 

I fatti di Ksar El Kébir, come era lecito attendersi, sono poi finalmente giunti in Parlamento.

 

Rispondendo al question time, il ministro dell’interno Chakib Benmoussa ha dichiarato che “fuori da ogni pressione mediatica e politica occorre prendere atto che le voci legate alla natura omosessuale della festa si stanno rivelando infondate”. (……)

 

Un attivista dell’AMDH, che ha voluto mantenere l’anonimato per ragioni di sicurezza ci ha dichiarato che “preferiremmo non pronunciarci ora sull’episodio, perché la questione omosessuale è un tema troppo scottante e pieno di tabù. La gente, come dimostrato, è troppo manipolabile sia politicamente che religiosamente ed affrontare questo tema significa avventurarsi su un terreno infido”.

 

Il fatto di Ksar El Kébir è appena cominciato. Il seguito ci indicherà se, come temono fortemente le associazioni per i diritti umani, verrà replicato il grottesco episodio dei giovani satanisti (primavera 2003).

 

________________________

 

Qui finisce la cronaca. Ed esprimo le mie riflessioni.

 

Intanto sulla particolarità dei delitti e delle pene (salve Beccaria).

 

Notare la severità delle pene irrogate ed il “gioco” al rialzo in sede d’appello. Da noi solo aste al ribasso…

 

Ma, al di la della facile polemica con l’incertezza della pena della giustizia italiana, vorrei richiamare qui l’attenzione degli attivisti della sinistra italiana. Che, malati di palestinismo, non hanno ancora compreso bene quanto non sia percorribile la strada dell’alleanza di ferro con l’islam senza pagare un durissimo scotto a livello di diritti umani (e non solo quelli).

 

Si noti bene che quanto pubblicato sul settimanale marocchino (e non su un giornale della destra italiana o vaticana) pone in rilievo assoluto il rifiuto pubblico e sociale da parte dei musulmani di ogni diritto omosessuale.

 

E tanto per la cronaca, parrebbe certa una pena quantificabile fra i quattro ed i dieci mesi di carcere per gli arrestati che parteciparono alla festa malandrina (solitamente da noi dieci mesi li affibbiano a chi stupra una donna, ma con la condizionale)

 

Difficile trovare un punto di incontro con una realtà dove religione e politica sono così fortemente saldate da risultare certissimamente inscindibili.

 

Dando uno sguardo alla letterina mandata ai neoconvertiti all’islam Ferrero ed Amato possono essere rilevati alcuni dati semplicemente allucinanti. E risulta difficile negare che la necessità di rivedere le alleanze ed il modo di trattare con l’islam sia una priorità non più demandabile.

 

Qui non abbiamo a che fare con minoranze intolleranti.

 

Qui abbiamo a che fare con una civiltà non permeabile al progresso sociale. Legata mani e piedi dagli addith e dal Corano. Chiedere alle organizzazioni per i diritti umani che tentano di fare scarcerare i sei (o otto) di cui sopra (prego, clicca pure)

 

Ma è vietato dirlo.

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