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Il venerdì una Chiesa viene adibita a Moschea


Roby

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LA DECISIONE DEL PARROCO DI Paderno Veneto. zAIA (LEGA): IL VESCOVO CHIARISCA

Una chiesa al venerdì diventa moschea

«Non c'è dialogo se si chiudono le porte. Preferisco i musulmani che pregano ai cristiani che bestemmiano»

 

Musulmani in preghiera (Ansa)

PONZANO VENETO (Treviso) - C'è una chiesa, a Paderno di Ponzano Veneto, che di venerdì diventa moschea, per favorire l'integrazione religiosa. Il parroco di Santa Maria Assunta, don Aldo Danieli, ha deciso di riservare alcuni locali della parrocchia alla preghiera e all'incontro degli immigrati musulmani. A Ponzano, che si trova in provincia di Treviso, risiedono 11.400 abitanti mentre i nuclei familiari di immigrati stranieri sono 232, circa 650 persone, provenienti soprattutto dal Nord Africa e dall'Est Europa.

 

IL DIALOGO AVVIENE SE NON SI CHIUDONO LE PORTE - «È inutile parlare tanto di dialogo se poi gli sbattiamo la porta in faccia. Papa Wojtyla li ha chiamati cari fratelli musulmani, come si fa allora a chiudergli la porta? Per me sono tutti figli di Dio». Agli immigrati di fede musulmana che vivono a Paderno di Ponzano Veneto e dintorni Don Aldo, 69 anni, le porte le ha spalancate mettendo a loro disposizione per la preghiera del venerdì l'oratorio della parrocchia, con annessa cucina e palazzetto, che ha contribuito a costruire anche con le sue mani. Il venerdì sono circa 200 i musulmani che arrivano da varie parti e si riuniscono a pregare nel locale che un giorno alla settimana diventa una moschea, ma per la fine del Ramadan e la festa del montone il numero sale a 1000-1200. «Loro me l'hanno chiesto e io ho detto di sì - spiega il parroco - Gli oratori del resto rischiano di fare le ragnatele».

 

CRITICHE E RESISTENZE - Una decisione quella presa da don Aldo due anni fa che all'inizio ha fatto storcere il naso a più di un parrocchiano. E non solo visto che, come racconta lui stesso, anche il vescovo e la Curia hanno fatto arrivare all'orecchio di don Aldo le loro perplessità: «Io, ingenuamente, non avevo chiesto il permesso nè al vescovo, nè a nessun altro perché per me è come fare la carità - ha spiegato don Aldo -. Del resto sono più vecchio del vescovo e sono stato anche suo professore. Comunque se me lo avessero proibito non sarei stato disposto ad obbedire». Don Aldo è molto convinto della propria scelta e con i suoi parrocchiani più recalcitranti è stato chiaro fino alla provocazione: «Preferisco i musulmani che pregano ai cristiani che bestemmiano. Se pensate di farmi diventare razzista vi sbagliate». L'anno scorso a don Aldo erano arrivate alcune e-mail che lo sollecitavano a stare «con le sue pecorelle» invece di aprire le porte ai musulmani: «Qualcuno mi diceva di stare attento - racconta - perché dove vanno a pregare prima «ci sgozzano i montoni» e «poi diventano padroni loro». Insomma le contestazioni non sono mancate, ma io ho riunito il Consiglio pastorale e ho spiegato che non bisogna avere paura. Il Papa ci invita a spalancare le porte a Cristo e Cristo sono anche i musulmani. Adesso va meglio. È un processo lento e faticoso, ma sta cominciando».

 

IL VESCOVO INDAGHI -  «Mi appello al vescovo Mazzocato perchè chiarisca la posizione di questo parroco che non sono convinto sia in linea con il comune sentire della Chiesa; non mi risulta, infatti, ci siano state in Veneto altre iniziative di questo genere». E' stato questo il commento del Vicepresidente della Giunta Regionale del Veneto, Luca Zaia, alla decisione del parroco di Ponzano Veneto. «A parte il fatto che non esiste in questo nessun principio di reciprocità - ha detto Zaia - visto che nei loro Paesi non ci prestano certo le moschee per svolgere le nostre funzioni, comunque, la mia non vuole essere una presa di posizione frutto di pregiudizi, semplicemente non mi si faccia credere che l'integrazione passa attraverso queste iniziative 'buoniste'. Io dico che integrazione significa ben altro e il processo, semmai, deve essere inverso, deve partire dagli immigrati. Sono loro a dover dimostrare che desiderano veramente integrarsi e per far ciò devono innanzitutto cominciare a rispettare le nostre leggi, i nostri usi e costumi, le nostre tradizioni, la nostra identità e la nostra cultura. Gli immigrati devono sapere che, a casa nostra, prima di rivendicare diritti bisogna aver adempiuto ai propri doveri».

 

Da Corriere.it

 

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Fa piacere sentire ogni tanto che qualcuno capisce cos'è il vero rispetto. Sono veramente sorpreso e impressionato in senso positivo. Io concordo pienamente con il parrocco, l'ipocrisia di chi parla di dialogo e chiude le porte è disgustosa. Non commento nemmeno il solito politico.

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FreeSpiritRis

Beh se si considera che per Cristiani Ebrei e Mussulmani è lo stesso Dio...

 

...in fondo non è mica male se poi serve pure ad avvicinare questi nostri mondi in continuo conflitto...

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Ce ne fossero di sacerdoti cattolici così interessati al dialogo interreligioso...

 

Sono loro a dover dimostrare che desiderano veramente integrarsi e per far ciò devono innanzitutto cominciare a rispettare le nostre leggi, i nostri usi e costumi, le nostre tradizioni, la nostra identità e la nostra cultura. Gli immigrati devono sapere che, a casa nostra, prima di rivendicare diritti bisogna aver adempiuto ai propri doveri».

 

che molti immigrati non mostrino rispetto per le leggi e le tradizioni italiane è un dato di fatto, ma non capisco come aprire la parrocchia all'Islam possa essere irrispettoso della cultura italiana. Pregare negli stessi luoghi e svolgere delle attività insieme non porta forse ad un maggiore dialogo e a una maggiore conoscenza reciproca? Non permette forse ad un musulmano di conoscere e magari apprezzare alcuni aspetti della cultura italiana, di cui il Cattolicesimo e le festività ad esso legate sono state per secoli un'espressione? Possibile che si debba gridare all'invasione islamica? Vi prego di non farmi il discorso per cui nei paesi islamici spesso il Cristianesimo è apertamente osteggiato. Qui siamo in Italia, e visto che la presenza musulmana è da molti anni un dato di fatto, forse si dovrebbe vedere di buon occhio questa iniziativa, perché getta un ponte tra due mondi che devono comunicare, se si vogliono evitare tensioni sociali nel nostro Paese. Far stare un gruppo di musulmani a contatto con degli italiani non crea forse possibilità di comunicazione?

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Non si può commentare questa notizia ponendosi solo sul piano religioso, o meglio, su quello specifico aspetto del piano religioso che è il discorso etico-spirituale: preghiera comune, fratellanza in Dio.

 

C'è anche un piano politico che è l'asse cattolicesimo/Islam, asse che, a livello di alleanza Vaticano/Islam, si è

spesso mostrato, e continuerà a mostrarsi, a livello internazionale.

 

Uno degli aspetti comuni agli stati in cui l'Islam domina o la chiesa cattolica straborda continuamente dal suo ruolo di chiesa a quello di interlocutrice politica privilegiata (tanto per usare un eufemismo) dello Stato è la questione dell'omosessualità - biasimata, condannata, addirittura criminalizzata. Come gay, e come laico, ho interesse che i due monoteismi in questione restino separati, e non ho certo difficoltà a dirlo. Ho ancora di più diritto ad essere preoccupato, e non ho certo difficoltà a dirlo. Certo, non mi riferisco, dicendo tutto ciò, all'episodio in questione, sarebbe probabilmente esagerare: ma il presupposto del mio discorso è quello.

 

Quanto agli altri temi generali sollevati o implicati dal topic, dialogo e integrazione, ecco, in breve, quel che ne penso io.

 

L'integrazione, per me, deve avvenire nell'ambito delle Istituzioni dello Stato: Scuola, università, associazioni, lavoro, professioni, vivere civile. Sarebbe uno scacco se anche questo compito fosse demandato alla chiesa, nel caso specifico alla chiesa cattolica - almeno uno scacco dal punto di vista laico. 

 

Il dialogo. E' un valore altissimo, ma il dialogo, per essere rigoroso, richiede la contestuale evidenziazione e dichiarazione dei principi nei quali si crede. E allora io, come laico e omosessuale - scusate l'insistenza: so che può risultare fastidiosa anche per un pubblico glbt - voglio sapere, e che dicano apertamente questi fedeli, su che cosa si integrano, su quali punti di credo religioso si integrano. Vedi sopra.

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La notizia è una bolla di sapone.

Il titolo altamente fuorviante.

Leggendo l'articolo viene chiarito che non è stata messa a disposizione la Chiesa ma "l'oratorio con annessa cucina e palazzetto".

E sull'apertura del parroco avanzerei alcuni dubbi: "per me è come fare la carità" sostiene davanti ai suoi detrattori.

Bell'esempio di apertura mentale!

 

Più preoccupante e francamente incomprensibile l'intervento dell'autorità politica impersonata al vicempresidente della Giunta Regionale Luca Zaia: Si sarà limitato alla lettura del corsivo!

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è carino che le chiese si aprano in segno di rispetto alle altre religioni, peccato che così si rafforzi l'adorazione di archetipi di divinità esterne all'uomo

 

Quoto il post di Isher

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X Isher: io e te abbiamo approcciato la questione sotto due punti di vista complemente diversi. Io penso che partire da un caso piccolo come questo par farne un discorso di massimi sistemi sia fuorviante. Qui si parla di una realtà locale dove l'azione di un parrocco può aiutare molte persone (il che non può che farmi piacere). Allo stesso tempo io mi sono molto sorpreso dall'apertura mentale della persona in questione. Non è facile trovare un parroco settantenne che accetti così serenamente il resto del mondo.

In linea di principio sono d'accordo con te, ma non credo che poi la cosa si possa trasformare in una accusa concreta nei confronti di questa situazione.

Sul fatto che poi l'integrazione debba essere demandata non alla chiesa (che comunque è assolutamente incapace di farla ai suoi massimi livelli) non c'è dubbio. Nutro però gli stessi dubbi sulla competenza del nostro stato.

 

X funeralblues: io non penso che il termine carità sia volutamente usato nel senso di elemosina. Penso ci si riferisca semplicemente a un aiuto concreto, almeno così l'ho intesa io.

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Il punto di vista di Roby e quello di isher non sono affatto in contraddizione.

 

Anche io sono contento che si ponga un argine alla xenofobia proprio in una regione (il veneto) e proprio in un ambiente (quello cattolico) dove questa è particolarmente forte.

 

Dall'altra parte se rifletto sui punti di contatto tra il Cattolicesimo e l'Islam...

ma non posso fare a meno di chiedermi quali potranno essere i vantaggi per per lo Stato italiano, cioè per me che sono laico (e gay).

 

Credo che l'Islam si aspetti di poter usufruire (giustamente) dei finanziamenti (ingiusti) alle scuole private.

Credo si aspetti di poter (giustamente) gestire le "ore di religione" nello stesso modo in cui le gestisce (ingiustamente) la Chiesa Cattolica.

 

Insomma, il problema è che uno Stato laico deve mettere tutte le religioni sullo stesso piano; ma se la Chiesa Cattolica ha dei privelegi o li estendiamo anche all'Islam o li togliamo anche al Vaticano.

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Io penso che partire da un caso piccolo come questo par farne un discorso di massimi sistemi sia fuorviante. Qui si parla di una realtà locale dove l'azione di un parrocco può aiutare molte persone (il che non può che farmi piacere).

 

In linea di principio sono d'accordo con te, ma non credo che poi la cosa si possa trasformare in una accusa concreta nei confronti di questa situazione.

 

Sul fatto che poi l'integrazione debba essere demandata non alla chiesa (che comunque è assolutamente incapace di farla ai suoi massimi livelli) non c'è dubbio. Nutro però gli stessi dubbi sulla competenza del nostro stato.

 

 

Roby, sono d'accordo con te sul fatto che abbiamo commentato la notizia ponendoci da due punti di vista diversi, e con Almadel sul fatto che i nostri due punti di vista non sono inconciliabili, semmai integrabili. Del resto tu ti dici d'accordo con me su più di un aspetto e io credo che, dal punto di vista di un credente, il tuo discorso sia ottimo. Io non ho voluto fare un «discorso di massimi sistemi» e credevo di aver messo sufficientemente le mani avanti sul fatto che non intendevo neppure riferirmi specificamente a questo episodio

 

Certo, non mi riferisco, dicendo tutto ciò, all'episodio in questione, sarebbe probabilmente esagerare

 

 

ma fare, a partire da esso, un discorso più generale - come, bada bene, generali sono le idee che, dall'episodio, traggono lo stesso parroco, l'uomo politico intervenuto, e un po' noi tutti, visto che parliamo di xenofobia, integrazione, dialogo e apertura, eccetera.

 

Pur consapevole che il mio post rappresenta un punto di vista ben preciso - laico, omosessuale, un po' anticlericale, lo ammetto - ho voluto farlo proprio per dar voce a questo punto di vista.

 

Mi associo a Funeral nell'esprimere un certo sgomento di fronte alla frase parrochiale «Per me è come fare la carità» - ma forse qui bisogna essere più buoni e capire il linguaggio del prete, che certo non voleva intendere niente di offensivo.

 

Anche se (e qui di nuovo rompo le balle) quello di carità è un concetto in sé equivoco, come ben intuivano quei (pochi) cattolici della vecchia generazione (in genere persone anziane e con una certa esperienza della vita) che dicevano che la carità va fatta sempre in silenzio. Invece l'arzillo parroco «scende in campo»  :)

 

Anch'io nutro seri e fondatissimi dubbi sul nostro Stato, non però su ciò che spetta allo Stato.

 

Ma non voglio con ciò neppure dire che la chiesa non debba occuparsi di integrazione; non è il diritto a farlo che contesto - giudico solo come laico e gay certe implicazioni più generali di questo sincretismo religioso che intravvedo e dal quale ho più di un motivo per prendere qualche distanza.

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.Del resto tu ti dici d'accordo con me su più di un aspetto e io credo che, dal punto di vista di un credente, il tuo discorso sia ottimo.

 

Io sono ateissimo e profondamente anticlericale :) Proprio perchè vedo la chiesa sotto una luce tanto negativa mi sorprendo sempre molto nel leggere qualcosa che io valuto positivo in merito.

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Mi associo a Funeral nell'esprimere un certo sgomento di fronte alla frase parrochiale «Per me è come fare la carità» - ma forse qui bisogna essere più buoni e capire il linguaggio del prete, che certo non voleva intendere niente di offensivo.

 

Anche se (e qui di nuovo rompo le balle) quello di carità è un concetto in sé equivoco, come ben intuivano quei (pochi) cattolici della vecchia generazione (in genere persone anziane e con una certa esperienza della vita) che dicevano che la carità va fatta sempre in silenzio. Invece l'arzillo parroco «scende in campo»  :)

 

La Parola Carità non ha niente di offensivo, ammeno che uno non ritenga offensivo che il credente di una particolare religione si ritenga in possesso di un bene (Per fortuna infinito) che un ateo ho un altra religione non hanno.

Anche io penso di fare la carità a tutte le persone con cui interagisco, inclusi gli utenti di questo forum, citando i passi dei grandi buddha e gli insegnamenti del Dharma, ma questo non significa che recluto gli altri inferiori, semplicemente non hanno trovato un tesoro che io invece ho.

Il Concetto di carità è uno dei pochi concetti universalmente positivi sopravvissuti a qualsiasi acrobazia epistemologica-teologica

 

Anch'io nutro seri e fondatissimi dubbi sul nostro Stato, non però su ciò che spetta allo Stato.

 

Dovrebbero essere i cittadini anche a ricordare allo stato i suoi doveri e le sue responsabilità, ma buona parte dei cittadini non è capace di assumersi i propri di doveri e responsabilità

 

Ma non voglio con ciò neppure dire che la chiesa non debba occuparsi di integrazione; non è il diritto a farlo che contesto - giudico solo come laico e gay certe implicazioni più generali di questo sincretismo religioso che intravvedo e dal quale ho più di un motivo per prendere qualche distanza.

 

E Giustamente aggiungo io, soprattutto quando lo stato è troppo corrotto e la volontà popolare troppo debole per evitare che un singolo fenomeno si espanda nel intero sistema sociale a livelli disastrosi

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E sull'apertura del parroco avanzerei alcuni dubbi: "per me è come fare la carità" sostiene davanti ai suoi detrattori.

Bell'esempio di apertura mentale!

data l'età del parroco e la sua cultura (se ha insegnato al vescovo...), credo che la parola carità sia intesa nel suo significato più profondo; per la religione cristiana carità significa amore disinteressato nei confronti degli altri. Si ritiene che essa realizzi la più alta perfezione dello spirito umano, in quanto al contempo rispecchia e glorifica la natura di Dio, tanto che Paolo di Tarso nella sua lettera ai Corinti (capitolo 13, versetto 13) la pone addirittura al di sopra della fede stessa:

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.

E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.

E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova.

La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia,

non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto,

non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità.

Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine.

(...) Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!

 

per il merito della notizia, non mi stupiscono le reazioni a livello politico (perché ormai è chiaro a tutti che in Italia chi è un bravo politico è colui che le spara più grosse di tutti e fa un vanto della sua ignoranza in ogni contesto) quanto l'iniziativa del parroco... probabilmente perché è anziano e sa già che a breve lascerà il mondo e tutti i rompic*glioni che lo popolano, dato che vista la recente svolta integralista della Chiesa cattolica il suo è un gesto un po' sconsiderato...

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Chi mi legge sa che io uso sempre il termine "carità" in senso critico o negativo.

C'è è vero nel gesto di carità il "disinteresse" ma è biunivoco: io faccio un gesto gratuito ( non ho un mio tornaconto )

ma spesso e volentieri poichè lo faccio per dimostrar-mi caritatevole, finisco per disinteressarmi di chi ho di fronte, che ai

miei occhi è solo un destinatario del mio gesto di carità.

 

Tuttavia ovviamente il punto in discussione non è il nostro atteggiamento di scetticismo verso la carità religiosa.

Concetto peraltro sfuggente, che dipende probabilmente da molti fattori: faccio la carità a un povero o a un

peccatore? ( é diverso...) pubblica o segreta? ( è diverso...)

 

Se la carità religiosa la confrontiamo con la xenofobia ed il razzismo, ovviamente è benemerita per un suo valore

esemplare e perchè nella specie offrirà un luogo di scambio e dialogo a due comunità religiose ( meglio la comunicazione

in ogni caso della separatezza delle comunità dei fedeli ) ma allora in quanto pubblica è positiva per un valore politico di

cui la si è rivestita.

 

Il punto è che però l'integrazione per realizzarsi deve anche avere un contenuto culturale.

Un contenuto culturale che deve essere necessariamente laico.

 

Se il laicismo si limita alla garanzia di neutralità dello stato ( tutte le religioni sono uguali )

e vedremo approvata finalmente una legge sulla libertà religiosa ( che in Italia manca dal 1948

continuandosi ad applicare il regio decreto sui "culti ammessi dallo stato" )

Avremo raggiunto nel 2007 ciò che doveva essere acquisito alla democrazia fin dal 1948

( questo per precisare il nostro ritardo enorme...)

 

Rimarrà però ancora tutta da costruire la politica di integrazione culturale nei confronti delle

varie comuità religiose, che implica non solo la neutralità dello stato, ma un suo intervento

positivo. I diritti di libertà non sono oramai gestibili nei termini di una garanzia di astensione

dall'ingerenza dello stato...

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Non mi sembra che non ci sia libertà religiosa in italia.

 

Non so altri culti, ma il Buddhismo è perfettamente integrato nella società

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Dovrebbero essere i cittadini anche a ricordare allo stato i suoi doveri e le sue responsabilità, ma buona parte dei cittadini non è capace di assumersi i propri di doveri e responsabilità

 

Nel dire questo assumi però che lo stato in qualche modo segua e comprenda il volere dei cittadini. Io personalmente non ci credo (e non considero la cosa necessariamente negativa)

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Mi dispiace contraddirti Kropotkin...

 

In Italia esistono "culti ammessi dallo stato"

una religione concordataria ( Cattolica ) e altre confessioni

che hanno stipulato "intese" con lo Stato.

 

Bada bene che la dizione "culto ammesso" per chi non voglia o

possa stipulare una intesa garantisce della libertà religiosa SOLO

gli aspetti strettamente riconducibili al culto.

 

Attualmente giace in Parlamento una proposta di legge che

viene ripresentata ogni legislatura da Valdo Spini ( Valdese socialista )

e puntualmente viene bloccata dai cattolici.

 

Di tutto ciò la pubblica opinione non è neanche informata...

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Bada bene che la dizione "culto ammesso" per chi non voglia o

possa stipulare una intesa garantisce della libertà religiosa SOLO

gli aspetti strettamente riconducibili al culto.

 

Ne sono consapevole, ma non vedo quale altra libertà abbia bisogno il credente se non quella di esercitare il proprio culto.

 

A Bologna addirittura ci sono i "Bambini di Satana" (Gruppo che mischia neopaganesimo e satanismo), e la cosa mi fa pensare che non deve esserci una grande limitazione per qualsiasi fede (Sono riconosciuti, non sono clandestini)

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Perchè tu ragioni probabilmente da anarchico religioso, ritieni quindi che culto e fede, individuali,

coincidano con l'ambito di quella libertà. Le confessioni religiose non sono anarchiche e lo stesso

buddhismo ha creato l'Unione Buddhista Italiana che è un Ente Religioso riconosciuto dallo stato.

e stipulato una intesa con la Repubblica:

http://www.buddhismo.it/ente/testo_intesa.htm

 

Per carità è un testo molto agile, che rispetto al trattamento della Chiesa cattolica costituisce per

i buddisti, più un merito che un demerito...

http://www.buddhismo.it/ente/tappe_intesa.htm

 

I bambini di Satana li lascerei stare, perchè sono stati al centro di una lunga serie di azioni giudiziarie

da parte della Procura di Bologna, che ne ha sostenuto la illegalità a vario titolo. Ma tutte le sette

sataniche ed il satanismo in genere sono fatti oggetto di frequenti indagini giudiziarie di tipo penale

e quindi semmai di persecuzione legale.

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"Quando fai la carità non sappia la sinistra ciò che fai con la tua destra."

Matteo

 

Credo che si debba distinguere tra l'essere caritatevoli ed il fare la carità.

Il semplice gesto di fare la carità non è in sè caratterizzato da connotazione negativa ma esiste un aspetto che io non vorrei trascurare: fare la carità significa dare senza la pretesa di ricevere.

Mentre nell'integrazione, almeno per come la vedo io, il passaggio non può essere così palesemente univoco.

Non può nascere se non da un'idea di scambio attraverso il quale le parti crescono grazie ad un apporto reciproco.

 

Sia ben chiaro, al Parroco di Paderno non si poteva chiedere nulla di più di quello che ha fatto...

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Perchè tu ragioni probabilmente da anarchico religioso, ritieni quindi che culto e fede, individuali,

coincidano con l'ambito di quella libertà. Le confessioni religiose non sono anarchiche e lo stesso

buddhismo ha creato l'Unione Buddhista Italiana che è un Ente Religioso riconosciuto dallo stato.

e stipulato una intesa con la Repubblica:

http://www.buddhismo.it/ente/testo_intesa.htm

 

Capisco cosa intendi, e che sono talmente abituato alla supremazia della religione cristiano cattolica in Italia che nemmeno pensavo si potessero avere certi diritti

 

Il Bhuddismo ha una strottura gerarchica che varia molto in base a quale scuola di pensiero ci di riferisce, probabilmente quello è uno statuto più in difesa della scuola Gelug (Per intenderci, quella del Dalai Lama).

Personalmente sono un fedele della scuola Karma Kagyu (Un altra scuola del Buddhismo Vajrayana), una scuola con una struttura gerarchica quasi assente, e non sono abituato a pensare che non tutte le confessioni Buddhiste anno un carattere così "anarchico" come la mia

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Perchè tu ragioni probabilmente da anarchico religioso, ritieni quindi che culto e fede, individuali,

coincidano con l'ambito di quella libertà.

 

E' un approccio molto diffuso tra i laici. E ha una certo valore, visto che in fondo la realtà più vicina a noi non è quella dei cieli o degli dei o dei budda, ma quella di noi stessi. Ovvio quindi che si creda in qualcosa che più si adatti a questa dimensione, che poi sarebbe il nostro ego. Il problema è che questo va bene finchè, in un certo senso, pensiamo ai fatti nostri. Nel momento in cui vorremmo davvero sapere cosa c'è la fuori (o cercare la verità, per dirla in modo più elegante) cambia tutto.

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questa ad esempio è una bella iniziativa, cerca di favorire l'integrazione e la comunicazione tra varie civiltà.

naturalmente il vaticano è contrario...off course :asd:

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