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[Arte?] Cani morenti


SaintJust

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Non ho potuto non omettere il punto interrogativo nel tag perchè, nonostante stia per parlare di un'installazione presentata alla Bienal Costarricense de Artes Visuales del 2007, nutro seri dubbi sul fatto che possa esser definita tale di diritto.

Guillermo Habacuc Vargas ha presentato, per l'occasione, un'installazione che prevedeva un cane malnutrito legato con una corda, il che non ha nulla di scandaloso, se non fosse che (pare nelle sue intenzioni) il cane dovesse continuare a morire di fame (cosa che letteralmente è successa durante la biennale).

Ora la questione più seria che mi pongo è: è arte? e se a tutti gli effetti lo fosse in che momento la morte di un essere vivente è diventata una forma tale di comunicazione da meritare addirittura uno spazio in un museo?

Il che apre, comunque, tutta un'altra serie di questioni: nell'arte moderna e contemporanea si è fatto un uso (non smodato) di esseri viventi morti (dalle mosche a foto di animali morti, a riprese durante la macellazione di bovini e ovini), finora non si era mai spinto nessuno (da che mi risulti, qualcuno mi corregga se sbaglio) fino ad esibire un animale con l'intento di farlo morire di fronte ai visitatori.

 

Che dal punto di vista meramente mediatico si sia ormai abituati, se non vaccinati, alla morte in diretta (o quasi) è un dato di fatto, ma questo sembra avere a che fare più con uno snuff movie che con l'avanguardia artistica.

 

Comunque sia la biennale serviva anche per selezionare una manciata di artisti che parteciperanno alla biennale centroamericana del 2008, Habacuc Vargas è stato scelto, e al momento c'è una petizione online per richiedere agli organizzatori che la sua partecipazione sia annullata, sapendo che qualcuno possa essere interessato a firmare la petizione (che comunque fornisce più informazioni di quante ne abba date io in questo topic) lascio il link.

Qui, invece, le immagini della biennale comprese quelle dell'opera di Guillermo Habacuc Vargas.

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ma scusate, non un palese esempio di maltrattamento (fino alla morte?) di un animale? Nessuno ha fatto niente, a parte la petizione per... l'esclusione :roll: alla mostra?

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canemostravargas200x150aq6.jpg

 

 

(Fonte IGN)

 

"A quanto pare Vargas avrebbe pagato dei bambini affinché catturassero un cane per poi utilizzarlo come 'opera d'arte' che consisteva appunto nel guardare l'agonia e la sofferenza fino alla morte. Ai visitatori sarebbe stato vietato di portare cibo e acqua e chiunque cercava di avvicinarsi per accudire l'animale veniva allontanato in malo modo con insulti. Sopra il cane morente, una scritta fatta di croccantini con la frase: ‘Eres lo que lees’ (‘Sei quello che leggi'). Secondo l’’artista’ lo scopo era quello di testimoniare l'indifferenza dell'essere umano nei confronti di altri esseri viventi. In un'intervista rilasciata a la 'Nación', ha dichiarato: "Lo scopo del lavoro non era causare sofferenza alla povera innocente creatura, bensì illustrare un problema. Nella mia città natale, San Josè, Costa Rica, decine di migliaia di randagi muoiono di fame e malattia e nessuno dedica loro attenzioni. Ora, se pubblicamente mostri una di queste creature morte di fame, come nel caso di Nativity, ciò crea un ritorno che evidenzia una grande ipocrisia in tutti noi. Nativity era una creatura fragile e sarebbe morta comunque su una strada". Fatto sta che il cane, secondo quanto riferisce Leonor Gonzalez, editore del supplemento culturale di ‘La Prensa’ in Nicaragua, sarebbe morto il giorno seguente a quello in cui sono state scattate le foto. "

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Ecco, quello che ha citato funeral esplica in parte quello che mi sto chiedendo, che sia comunicazione non c'è dubbio, che trasmetta qualcosa ancor meno, dubito però, ancora, sul senso prettamente artistico della faccenda in se.

(il che devo ammettere mi crea un paio di problemi a livello personale, visto che normalmente riesco a riconoscere come arte anche quell'arte che non comprendo)

 

Kuyashi: non ne ho la più pallida idea, non sono riuscita a trovare informazioni in merito, per cui sono portata a pensare che nessuno abbia fatto nulla. Tra l'altro dipende molto anche dalla legislazione del posto, non è necessariamente detto che ovunque vigano le stesse leggi riguardo gli animali.

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Indipendentemente dal fatto che un cane che muore di fame davanti a te possa arraparti...

posso chiedere che c'entra il tuo post con ciò di cui stiamo cercando di parlare?

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l'avrei accettato come campagna di sensibilizzazione per far capire al mondo cosa certe persone fanno ai cani..

come quelle dei bambini durante la guerra..per sensibilizzare la gente a smettere di fare la guerra vedendo come soffrono i bambini e non solo..

 

in questo caso "l'artista" ha di proposito lasciato morire un essere vivente in nome dell'arte..è una cosa vergognosa e spero che si prendano dei provvedimenti..

 

è come se io prendessi mia sorella e la rinchiudessi in cantina senza cibo ne acqua per giorni e ogni tanto le faccio delle foto artistiche...e poi ci faccio una mostra..

è arte anche quella? far morire lei per l'arte..

 

bisogna essere malati per fare una cosa del genere..

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Temo gli piacerebbe (essere torturato).

La mia rinomata mancanza di perspicacia non toglie validità alla mia domanda, comunque XD

 

Aki: oddio anche come campagna di sensibilizzazione non mi sentirei di acettarla, nel senso che allora per sensibilizzare la gente sulla questione pena di morte si dovrebbero rimettere i patiboli in piazza e così via...

Secondo me non regge proprio e basta, o meglio, regge i funzione del fatto che voleva dimostrare che la gente se ne frega degli altri esseri viventi in generale, ma per farlo non c'era bisogno di mettere un cane a morire in un museo, bastano delle foto a mio avviso (volendo restare terra terra), ancor meno regge la scusante: tanto moriva comunque.

Ragionando per assurdo visto che chiunque deve morire prima o poi ci si potrebbe mettere un essere umano al posto del cane.

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no per campagna intendevo non che facesse lo stesso lavoro che ha fatto...nel senso che ne so foto di un canile dove davvero i cani stanno male..trovati gia così per colpa di qualche criminale bastardo..

non certo che per campagna dovesse prendere un cane e lo maltrattasse lui..

 

Ragionando per assurdo visto che chiunque deve morire prima o poi ci si potrebbe mettere un essere umano al posto del cane.

io propongo mia sorella :roll:

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Beh, SaintJust, mettiamola in questi termini: hai chiesto se si può considerare arte. Io definisco "arte" qualsiasi opera volta a suscitare sentimenti forti nel prossimo. Quell'installazione risponde perfettamente alla mia idea di arte, dunque. Mi repelle e mi disgusta, certo, ma a rigor di logica almeno per quanto mi riguarda rimane arte. E c'è tanta altra arte che aborro.

Se può aiutare a capire meglio, faccio un esempio che trovo oltremodo calzante: i giochi gladiatori. Si può negare fossero una forma d'arte? Si svolgevano addirittura in enormi anfiteatri! E ancora: i "processi" alla gogna. Il "giudice" non era forse un regista, il boia e i condannati (questi ultimi loro malgrado, come del resto il cane, ma poco importa) attori, e il popolino (ma non solo) che assisteva spettatori?

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ma scusate, non un palese esempio di maltrattamento (fino alla morte?) di un animale? Nessuno ha fatto niente, a parte la petizione per... l'esclusione :roll: alla mostra?

 

Petizione firmata.

 

Nella pubblicazione di un'associazione animalista,molti chiedevano perchè i visitatori della mostra non hanno fatto niente.

 

Sembra che chiunque cercasse di alimentare o liberare il cane venisse insultato in malo modo e accompagnato all'uscita dall'artista stesso.

 

Non si spiega come a nessuno sia venuto in mente di dare un paio di pedate all'artista e tornare dentro a liberare la povera bestiola. 

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In un altro topic un utente deplorava il fascino per la tortura... mah. A me l'idea arrapa moltissimo.

vorrei vedere se ci legassero te e "l'artista" a quella corda a morire di fame se ti arraperesti lo stesso!

tutto ciò è disgustoso.

Come possessore di un cane amo i cani; alcuni uomini mi fanno schifo; quell'uomo deve andare in galera. 

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L'artista ha perfettamente colto nel segno.

 

Noi ci stiamo scandalizzando perchè l'artista ha deciso che questo cane dovesse morire.

E' l'intenzionalità dell'artista a essere mostruosa.

Ed è proprio l'intenzionalità a creare l'arte (contemporanea) e non più la tecnica.

Se ho l'intenzione di fare Arte, la faccio; anche semplicemente mettendo un titolo a una scatola di cartone.

 

Se l'artista fosse qui vi domanderebbe: "perchè la mia opera vi sembra peggiore della realtà?

Migliaia di cani muoiono per malnutrizione nell'indifferenza generale, eppure voi vi scandalizzate di questo unico cane?"

 

Sembra quasi che per noi che lo guardiamo, l'Artista avesse il dovere di nutrire quel randagio.

Questo però, lo sappiamo, non è vero.

 

Sappiamo anche quanti visitatori hanno sofferto per non poter nutrire quel cane.

Noi stessi soffriamo per questo.

Eppure, parafrasando un noto proverbio: lontano dalla mostra, lontano dal cuore

 

Se anche un solo visitatore, sconvolto dalla morte di Nativity, avesse adottato un randagio; ecco che il nostro Vargas avrebbe fatto per la causa animalista più di quanto farà la petizione per escluderlo dalla Biennale latinoamericana.

 

Lui non ha ucciso un cane; vi ha solo mostrato come muore.

E facendolo, forse, ne ha salvati molti altri.

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ok, posso anche seguirti, ma allora, propongo, perchè non leghiamo Vargas al palo con la corda e lo lasciamo morire di stenti?? quanti bambini del terzo mondo salveremmo dalla fame?? pensiamoci

 

 

P.S. serio : non condivido il tuo punto di vista. Il sig. Vargas non ci ha "solo mostrato come muore un cane" ; lo ha legato riducendolo all'incapacità di procurarsi da mangiare e da bere, cosa che fino a poco prima aveva sempre fatto; con l'aggravante di avergli inflitto indicibili sofferenze; quindi lo ha seviziato e poi ucciso quel cane. E tutto questo nel nome di quella che lui chiamerebbe arte e tale non è, altrimenti troviamo il modo anche per giustificare anche altre nefandezze, dai gulagh allo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento etc. etc.

E questo sarebbe un artista? solo una mente mostruosa potrebbe concepire un simile parto; è proprio vero che il sonno della ragione genera mostri.

In italia non l'avrebbe passata liscia

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ok, posso anche seguirti, ma allora, propongo, perchè non leghiamo Vargas al palo con la corda e lo lasciamo morire di stenti?? quanti bambini del terzo mondo salveremmo dalla fame?? pensiamoci

 

E' pur vero che gli artisti contemporanei non nuotano nell'oro; ma io personalmente non ne adotterei uno, commosso dal povero Vargas denutrito....

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Direi che SaintJust, colga nel segno quando dice che il problema etico si porrebbe per qualunque forma di comunicazione.

Se la questione è quella del "fine che giustifica i mezzi" premesso che la stessa SJ ( ma pure Almadel ) ci confermano che

la comunicazione è efficace, la discussione è: il cane può essere uno strumento di questo fine?

Se al suo posto ci fosse un uomo la risposta sarebbe sicuramente "no" perchè un uomo, la cui vita è in ogni caso unica e

irripetibile, non potrebbe mai essere strumentalizzata ( quantomeno contro la sua volontà ) ancor fosse per il più nobile dei

fini.

 

Però c'è un cane...

Quindi il problema diventa il nostro rapporto con gli animali, che l'uomo strumentalizza in mille modi diversi

Nel caso degli animali si parla di limiti che l'uomo si impone ad un uso dato per scontato. Limiti che in genere

rispondono al criterio utilitaristico ( la sofferenza gratuita o evitabile è quella inutile ) e quindi presuppongono

la loro strumentalità.

 

Se l'arte è intenzionale ed è comunicazione, probabilmente deve soggiacere a limiti analoghi a quelli di ogni altra forma

di comunicazione...

 

Io direi che se il cane era in agonia, come cita funeral e quindi la sua morte inevitabile, ha ragione Almadel:

l'artista ce l'ha soltanto mostrata.

 

Se poi la comunicazione funziona, la sua sofferenza non è neanche stata inutile.

 

Altra questione sarebbe come distinguere l'arte intenzionale da altre forme di comunicazione

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Sono pienamente d'accordo con quanto sottolineato da Almadel

 

Aggiungo la considerazione che la morte del cane è un fatto accidentale e non intenzionale.

Se l'essenza dell'opera d'arte (contemporanea) è "l'intenzionalità", la morte del cane non fa parte dell'opera d'arte.

 

Domandiamoci: cosa sarebbe accaduto se il cane non fosse morto?

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ma il cane non sarebbe dovuto sopravvivere, proprio perchè nell'intento dell'autore doveva morire.

(tra l'altro dubito che un qualunque essere vivente possa sopravvivere più di tre giorni senza acqua, passi il cibo, forse)

La comunicazione è a tutti gli effetti efficace, cioè, dato ciò che si proponeva l'autore lo scopo l'ha colto in pieno, e come dice Almadel l'arte (e non solo quella contemporanea) è di fatto una forma di comunicazione che mira, più di quanto altre forme facciano, a far leva sulle emozioni e i sentimenti, che poi possa esser fatto attraverso l'uso di tecniche eccelse o solo attraverso un barattolo pieno di cacca è un'altro conto) Il cane lo fa, però, né più né meno di un bel documentario sui cani che muoiono per strada.

Tra l'altro si potrebbe anche aggiungere che prerogativa dell'arte, da sempre, è l'innovare, stupire e in buona misura sconvolgere.

 

Quello che io mi proponevo, sulla base dello spunto del cane, ma potevo anche parlare che so, di duchamp o dell'azionismo viennese o di manzoni, era di cercare di definire una definizione d'arte contemporanea in cui potesse rientrare anche la morte programmata (o semplicemente casuale), volendo (arrivando all'eccesso) anche di un essere umano. In fondo perchè non si potrebbe trasformare in arte, e quindi in comunicazione l'esecuzione di un condannato a morte (in linea di massima pure quello deve morire comunque)?

 

Però in quest'opera ci sarebbe comunque un problema strutturale a mio avviso... o il cane doveva morire, quindi il fine doveva comunque esser quello e di conseguenza l'opera stessa ha raggiunto pienamente il messaggio che intendeva comunicare, oppure il cane non doveva morire, quindi la comunicazione stessa è venuta in un certo senso a modificarsi a causa di eventi che evidentemente l'artista non aveva previsto (ad esempio... bastava un cane un poco meno malnutrito di partenza)... vista la citazione che ha postato funeral (se non sbaglio) io ritengo che il fine ultimo del tutto fosse che comunque doveva morire il cane.

 

Mi chiedo anche, ma una volta morto... hanno rimosso l'installazione o l'hanno lasciato li fino a fine mostra?

 

E ancora, in caso si appurasse che un cadavere non fa l'arte (del tutto opinabile tra l'altro, basterebbe poter chiedere a gericault per esempio) allora non bisognerebbe anche rimuovere dai musei tutte quelle opere come il monocromo di mosche?

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Se il cane non fosse morto, ne avremmo parlato?

Non possiamo paragonare un inutile documentario sui cani malnutriti con l'opera di Vargas!

 

A mio avviso l'Arte Contemporanea COINCIDE con l'Intenzione Artistica.

 

Se io intendo fare dell'Arte, la faccio.

Volendo posso appiccicare un chewing-gum su una vongola, DECIDERE che sia Arte ed esporlo alla Biennale.

 

Un tempo l'Arte non si esauriva nell'Intenzione, anzi.

L'Arte coincideva con la Tecnica; tanto è vero che gli Artisti per lo più si consideravano Artigiani (Platone stesso non riesce a distinguerli).

 

Paradossalmente, il mio "Coito di Vongola e Caucciù" ha più possibilità di essere considerato Arte, rispetto ai miei deliziosi segnalibri pazientemente miniati...

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anche l'arte antica coincideva con l'intenzione artistica. Semplicemente le tecniche differivano e, oltre all'idea comunicativa (che spesso, comunque, era commissionata da terzi) si teneva molto da conto la tecnica (che non è neanche così vero, Leonardo è forse uno degli artisti con la tecnica più scarsa esistito nella storia dell'arte, ma certo non è stato un problema per lui, né all'epoca né ai giorni nostri).

 

In  tutta sincerità ti dirò, personalmente trovo più pesante mezz'ora di immagini di cani che muoino o morti che l'idea di un cane che muore in uno spazio tutto sommato asettico come un museo, il museo non è la mia realtà quotidiana, il cane morto sotto casa si, ma si tratta della stessa intenzione comunicativa veicolata in modi diversi (e quindi anche a fruitori diversi). L'intenzione comunicativa è paragonabile in quanto tale.

 

Sulla vongola con Cewing-Gum c'è un problema di fondo... che vuoi comunicare?

(un inciso, l'intenzione di non comunicare è comunicazione, quindi anche nulla va benissimo come risposta)

Ritengo che i tuoi segnalibri siano bellissimi, ma le miniature dei libri, all'epoca in cui si facevano ancora, non erano considerati da nessuno arte, lo sono ora, poichè non avevano intenzione comunicativa in quanto tale, ma considerate alla stregua di mere decorazioni (in sostanza il miniaturista era considerato un ottimo artigiano, ma non un artista dai contemporanei), quindi sostanzialmente la definizione di arte è strettamente collegata alla cultura del periodo storico cui fa riferimento, ai giorni nostri mediamente intenzione comunicativa e mezzo veicolante fanno l'arte, indipendentemente dalle doti tecniche/manuali dell'artista, ma è altresì vero che esistono artisti come la Saville che hanno anche grandissime doti tecniche.

il "questo potevo farlo anch'io", purtroppo, non esiste nell'arte, perchè per quanto una cosa sembri ovvia, o semplice (o insignificante) appare ovvia solo nel momento in cui qualcuno ce la presenta già bella che pronta coi suoi significati (significati che possono essere anche attribuiti dal primo presunto critico d'arte che passa e decide di sua sponte senza avere la più pallida idea delle intenzioni dell'artista, sia ben chiaro), ma che comunque sono imprenscindibili da qualsiasi opera, sia essa di Michelangelo o di botticelli piuttosto che di Hirst o Kutcher o fontana (poi, ovviamente, c'è la totale casualità che è sempre in agguato nell'arte come in tutte le cose umane).

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anche l'arte antica coincideva con l'intenzione artistica. Semplicemente le tecniche differivano e, oltre all'idea comunicativa (che spesso, comunque, era commissionata da terzi) si teneva molto da conto la tecnica (che non è neanche così vero, Leonardo è forse uno degli artisti con la tecnica più scarsa esistito nella storia dell'arte, ma certo non è stato un problema per lui, né all'epoca né ai giorni nostri).

 

Nell'antichità un'opera d'arte era tale per il senso e non per il significato.

Il senso di un'opera è ciò che rappresenta.

Il significato è intrinseco all'"intenzione" dell'autore che rende attivo il ruolo dell'osservatore.

(prendi l'urinatoio capovolto di Duchamp)

In effetti l'osservatore nell'arte contemporanea ha pari dignità dell'artista.

Potremmo dire che un'opera d'arte non "funziona" oggi giorno se non è ritenuta tale sia da chi la produce, sia da chi la osserva.

 

Su Leonardo, SaintJust, mi piacerebbe approfondire non condividendo il tuo giudizio. 

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Grazie Clara per il link.

Funeral: ben lieta di argomentare, ma in un altro topic e domani possibilmente ^^

Credo comunque di essermi spiegata male, con intenzione artistica volevo riferirmi, invece, all'intenzione comunicativa, che è comunque imprenscindibile dall'arte in quanto tale, e visto che stavo rispondendo ad Almadel ho erroneamente ripetuto le sue parole volendo esprimere un concetto però diverso.

 

Edit: Adnkronos riporta: "Vargas, in un comunicato diffuso via web afferma che ‘Sei quello che leggi’ non verrà più chiamata "opera d'arte", in segno di rispetto verso quanti si sono sentiti offesi. Ha ammesso l'errore ed ha affermato che avrebbe dovuto salvare il cane invece di lasciarlo morire. E chiede a tutti di accettare le sue scuse"

 

Se fosse vero, alla fine dei conti, questa come opera d'arte non funziona.

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L’essere (cane) attua delle "scelte" assolutamente sue; una capacità questa che non è una (nostra) concessione ma che è da sempre sua e, come tale, richiede (da parte nostra) una certa sottomissione e rispetto, che equivale al riconoscimento di una dignità. Ciò è venuto meno nell'opera di Vargas, in quanto all'essere (cane) è stato sottratto il diritto a godere della propria libertà, e quindi il diritto alla dignità.

 

Se non si tiene conto della tendenza originaria che si trova alla base della loro spontaneità propria, il senso/fine che hanno le cose viene dato da ciò che possiamo fare con esse e non più da ciò che è stato fatto anteriormente in esse, nell’atto della creazione. La ragione ora è - mentre non dovrebbe essere! - solo ragione tecnica o strumentale, a scapito della sua valenza morale.

 

Nonostante ci sia stato l'intento, questa non è arte, bensì sopruso/offesa; contrariamente, l'intento avrebbe dovuto proporsi in altro modo, uno fra gli infiniti tanti.

 

" L'arte è una attività-olistica* costituita da una attività-teorica fondata sull'intuizione che determina una attività-pratica in cui il valore dell'opera realizzata risulta individuato dal suo significato etico, estetico e spirituale " (citazione)

 

*http://it.wikipedia.org/wiki/Olismo

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Credo che il tuo ragionamento abbia lo stesso limite insito in coloro che si professano vegetariani per motivi squisitamente etici...

 

L'idea che l'arte debba necessariamente avere una funzione etica non mi convince, almeno nella misura in cui diamo all'etica un valore assoluto.

Anzi, lo stesso Vargas ha retrocesso la sua creazione al ruolo di non-arte, nel momento stesso in cui ne ha accettato la connotazione etica... spingendosi oltre le sue possibilità (visto che un'opera d'arte, una volta creata, non è che possa così semplicemente essere destituita dall'artista).

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Nel momento in cui ho visto l'opera, ho pensato che l'artista stesso non credesse nel suo messaggio: Vargas ha fatto del moralismo; ha giudicato gli altri ancor prima di se stesso.

Qualora si voglia sensibilizzare sulla condizione di cani malnutriti, non si può strumentalizzarne uno, come fosse un oggetto, privandolo del suo valore. Per quale altra ragione, altrimenti, la gente dovrebbe preoccuparsene se non in nome di quella dignità tanto bistrattata?

Quell'opera comunica - sopratutto - che gli animali sono degli oggetti e se ne può fare quello che si vuole. Coloro che si sono scandalizzati (di più) sono gli stessi che lo erano già in precedenza, e la petizione lo dimostra.

 

Vargas ha usato una tecnica di comunicazione pubblicitaria, ma a fini commerciali (a suo favore) piuttosto che sociali (a favore dei cani). Essenzialmente è come se una ditta, realizzato su commissione un messaggio promozionale, attraverso di esso avesse promosso se stessa piuttosto che il prodotto del committente: non è dei cani malnutriti, infatti, che si discute, bensì di Vargas e della sua "arte" - termine che gli concedo solo perché anche la pubblicità, al giorno d'oggi, sfrutta gli stessi codici comunicativi, pur non condividendone i più nobili scopi.

 

P.S. Mi illustreresti il limite insito in coloro che si professano vegetariani per motivi etici? Non mi sovviene.

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Io non metto in discussione la facoltà di esprimere giudizi anche molto negativi su questa specifica opera di Vargas (ed in questo senso sono disponibile a valutare positivamente il tuo ultimo intervento).

Quello che contesto è che, in seguito al giudizio negativo, si possa tranquillamente sostenere che "Sei quello che leggi" possa essere classificato tra la non-arte. Ovvero che l'accezione di "eticamente riprovevole" possa permetterci di distinguere tra arte e non-arte. Ovvero che in seguito al giudizio negativo qualcuno possa arrivare a richiedere l'esclusione di Vargas da una manifestazione internazionale di primaria importanza, promuovendo una censura non tanto sull'opera quanto sull'artista.

 

Sulla questione dei vegetariani... sarà meglio aprire una discussione specifica. :asd:

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"Arte per l'arte" oppure "Arte in funzione sociale"?

 

Vecchia disputa:

 

A partire dal Rinascimento si ebbero delle polemiche accese tra due tendenze, una a favore del contenuto dell’opera d’arte, l’altra a favore degli elementi formali (la tecnica).

Il romanzo Mademoiselle de Maupin (Téophile Gautier, 1835) fu considerato la prima opera del movimento "dell’arte por l’arte", e rappresentò la protesta e la negazione dell’artista di produrre merce in un mondo dove tutto era - ed è! - merce. E allo stesso modo reagì anche Baudelaire, contro l’utilitarismo, ribellandosi alla moda di considerar l’arte come qualsiasi prodotto commerciale, sebbene - lui stesso lo ammette - fosse cosciente che in realtà lo era, dato che dipendeva dalle leggi dell’offerta e della domanda, e che comunque dava all’artista la possibilità di sussistere come tale (relativamente come ai giorni nostri).

All'opposto, molti anni dopo, "l’arte in funzione sociale" fu difesa da Proudhon e da Saint-Simon i quali seguivano direttamente le idee di Schiller e valutavano l’opera d’arte per il suo contenuto e la tematica, disprezzandone la forma. Proudhon scrisse che l’arte non doveva essere una vana diversione, ma che doveva servire per perfezionare la società, scoprendo e denunciando le piaghe sociali, la miseria, l’ipocrisia e le innumerevoli forme d’immoralità. Altri difensori dell’arte in funzione sociale furono Tolstoi e Karl Marx.

Successivamente (XX secolo), invece, le critiche più importanti si possono desumere dal pensiero di Benedetto Croce, il quale affermò che se l’arte dipende dalla morale o dalla religione, dal piacere, dalla filosofia, sarà morale o religione, piacere, filosofia, ma non arte! Viceversa, se è indipendente si dovrà vedere in che consiste e che valore ha; in ogni modo, un'indipendenza e libertà totali/pure non possono esistere, perché, in tal caso, non sarebbero nulla!

 

"L’arte per l’arte" è una pura astrazione assurda: implica che l’uomo è divorziato dall’artista, dimentico degli importanti valori sociali. Mentre "l’arte in funzione sociale" è ugualmente un errore, visto che impone all’artista di dimenticarsi di essere tale e che la sua funzione è quella di creare un’opera con valore estetico. Dunque, il vero artista deve continuare a camminare in una specie di equilibrio, accettando il compromesso. Esattamente l'opposto di Vargas, il quale si è fatto letteralmente una croce unendo le due linee di pensiero: ha tentato di fare dell'arte per il sociale attraverso un'arte per l'arte, ossia ha fatto del moralismo - come già accennato.

 

Ad ogni modo, io sono per "l'arte in funzione sociale", poiché "l'arte per l'arte" è una fuga dalla realtà, un tentativo, un po' superficiale, di sopravvivere alle contraddizioni sociali; ha un senso nell'immediato, nel provvisorio, per questo, prima o poi, bisogna rimpugnare i temi forti della vita sociale, altrimenti l'arte è destinata all'effimero.

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