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Formazione dei docenti minata dal Governo Prodi


Isher

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Il progetto di legge finanziaria 2008 prevede l'abolizione delle vigenti norme di legge che impongono la Laurea magistrale come prerequisito per l'accesso al ruolo di docente delle scuole secondarie. Cioè la Laurea vera, quella che conferisce il titolo di Dottore. Chiunque operi nella Scuola sa che la cosiddetta laurea triennale (che non conferisce alcun titolo accademico) è un corso di studi incompleto, preparatorio, che non prevede neppure una Tesi ma solo una Tesina alla fine del corso (una buona Tesina di maturità classica o scientifica di dieci anni fa era dello stesso livello, se non superiore). E ora Prodi, dopo aver detto testualmente in campagna elettorale di voler rivalutare la funzione e il ruolo degli insegnanti, distrugge quello che la Moratti aveva assicurato, cioè il possesso di una Laurea per diventare professore alle Superiori.

 

Purtroppo questa cosa era nell'aria da tempo, la si temeva. Ora la Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Lettere e Filosofia ha elaborato un documento in cui si fa (timidamente) presente che, qualora venissero approvati i commi 7 e 8 dell'articolo 66 del disegno di legge finanziaria 2008, «i futuri docenti di ruolo delle scuole italiane potrebbero essere privi del titolo universitario di secondo livello (laurea magistrale), ossia del titolo che presuppone una solida formazione disciplinare e garantisce professionalità elevata».

 

Sono stanco di vedere la Sinistra al Governo distruggere la Scuola e l'Università. Lo ha fatto Berlinguer, devastando la struttura universitaria, che, con la scomparsa dei Corsi Monografici e l'introduzione degli squallidi Moduli e del sistema dei crediti, ha determinato un abbassamento generale degli studi di livello impressionante. Ora Prodi e Mussi fanno peggio, perché manderanno analfabeti in cattedra. Questo significa che nel giro di pochi anni l'Italia sarà culturalmente desertificata. L'unica cosa che ci manteneva in piedi, rispetto all'Europa, era il buon livello della nostra Scuola e Università.

 

Ma se una cosa del genere l'avesse fatta Berlusconi, cosa sarebbe successo?

Se la fanno Berlinguer e Prodi, tutti zitti - o a far finta di non aver sentito.

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Mi dispiace vedere questo governo abbattere le poche cose buone che aveva una riforma pessima come quella della Moratti.

 

Non condivido le critiche su Berlinguer, il quale ha veramente migliorato la scuola, e cosa molto importante ha veramente garantito dei diritti agli studenti

 

Purtroppo questo governo non solo continua a ignorare le necessità del sistema scolastico (E le necessità dello stato italiano di investire pesantemente sull'istruzione per smetterla di essere il fanalino di coda dell'Europa), ma non ha nemmeno tentato di combattere il disegno di una scuola di privilegiati che Moratti e Berlusconi sostenevano

 

Comprendo che con una maggioranza così scarsa, dovuta ha una mossa alquanto ridicola del precedente governo, sia difficili governare veramente un paese, ma quel poco che si poteva fare sarebbe dovuto essere migliorare la scuola oltre a far ripartire il paese (Penso sia risaputo che se il PIL fino a poco tempo fa era a 0.00% non era certo grazie a questo governo)

 

Non mi ritengo deluso da questo governo, ma questa è sicuramente una scelta che avrebbero dovuto evitare

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Non mi ritengo deluso da questo governo, ma questa è sicuramente una scelta che avrebbero dovuto evitare

 

Chi si contenta...  :)

Vabbè che forse il Buddismo insegna la pazienza  :D

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Non centra il mio credo con la mia opinione su questo Governo  :)  e che non è che ci si potesse aspettare granchè con una maggioranza cosi misera, soprattuto quando non c'è nemmeno il premio di maggioranza  :D :)

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Già adesso gli insegnanti delle superiori sono troppo spesso capre... Casi di vita vissuta, supplente di lettere: "Pro Archia, Archia era il cognome, Pro il nome" E vi giuro che era serissimo :asd::D

 

Comunque io ritengo ottimo il sistema 3+2 con crediti perchè permette agli studenti italiani con un po' di spirito di andare all'estero con relativa facilità e tra qualche anno quando la conversione sarà effettuata in tutti i paesi le possibilità saranno molte di più. Quello che a me preoccupa semmai è il livello di preparazione che la maggior parte delle università italiane non garantisce nemmeno al livello della specialistica, figuriamoci della triennale. In Italia c'è assolutamente in sovvrannumero di università di livello infimo che sopravvivvono proprio grazie al riconoscimento legale non certo per il livello di preparazione che danno ai loro studenti (mi capita spesso di trovare studenti della specialistica praticamente già laureati con voti decisamente alti con preparazioni che dal mio punto di vista non consentirebbero il passaggio della trienale).

 

Riassumendo quello che penso: questa legge non sarebbe certo un passo avanti ma il problema sta a monte e dipende dal fatto che va assunto nel sistema universitario italiano un vero concetto di concorrenza che porta a riconoscere il titolo per quello che vale e non per assurdi valori legali stabiliti a livello nazionale.

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Già adesso gli insegnanti delle superiori sono troppo spesso capre... Casi di vita vissuta, supplente di lettere: "Pro Archia, Archia era il cognome, Pro il nome" E vi giuro che era serissimo :asd::D

 

 

C'è da tremare. E poëta che è: il nick?

 

Comunque io ritengo ottimo il sistema 3+2 con crediti perchè permette agli studenti italiani con un po' di spirito di andare all'estero con relativa facilità e tra qualche anno quando la conversione sarà effettuata in tutti i paesi le possibilità saranno molte di più.

 

 

Questo è un aspetto positivo, ma non è possibile universalizzarlo come unico criterio di giudizio della sconsiderata Riforma. Non è che col vecchio sistema non sarebbe stato possibile andare all'estero e vedere riconosciuti i propri esami e titoli: mai sentito parlare delle «equipollenze»? Con l'autonomia delle Università, poi, la cosa è ancora più facile, perché ogni Ateneo, e al limite ogni corso di laurea, stabilisce il riconoscimento di esami, soggiorni all'estero e quant'altro.

 

Il 3+2 è una riforma sbagliata perché abbassa il livello degli studi e truffa gli studenti. Ha senso, infatti, creare un 3 solo e unicamente per quei corsi di studi che ad esso possono far corrispondere un profilo professionale ben preciso. E infatti esistevano già i Corsi di Diploma universitari (pochi e ottimi), con una regolare Tesi di tutto rispetto alla fine del corso di studio. Estenderlo indiscriminatamente a tutte le Facoltà significa creare titoli fittizi.

 

L'abolizione dei Corsi monografici a favore di squallidi moduli significa abbassare paurosamente il livello di studio soprattutto nelle Facoltà umanistiche, che sfornano il 75% della classe docente in Italia.

 

E infatti il Governo di allora, consapevole che questa riforma avrebbe sortito l'effetto che io dico, ne esentò Medicina, Ingegneria e credo anche Giurisprudenza dall'applicarla. Di medici ce ne sarà pure bisogno, che non facciano morire gli ammalati; e bisognerà costruire case che non crollino: nei Tribunali ci dovranno essere giuristi e avvocati. Di questi non si può fare a meno.

 

Quello che a me preoccupa semmai è il livello di preparazione che la maggior parte delle università italiane non garantisce nemmeno al livello della specialistica, figuriamoci della triennale.

 

 

Il livello dell'insegnamento non è, ovviamente, indipendente dalle strutture in cui e mediante le quali è impartito. L'introduzione dei CFU e dei Moduli conduce ad assurdi quali:

1. non poter impartire un corso completo in un modulo;

2. limita la libertà d'insegnamento, per cui il programma d'esame è vincolato a uno schema quantitativo prefissato, alquanto astratto e arbitrario

3. favorisce un sistema nozionistico fondato su una sorta di rapida assimilazione e spendibilità ma di livello piccino: e questo si sostituisce alla più lenta maturazione che avveniva in un lungo Corso annuale. E, con ciò, è il senso degli studi che si perde - cioè l'unica cosa per cui vale la pena farli e consente di essere in grado di trasmetterlo.

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Rispondo in generale.

 

Con il vecchio quadriennale una reale internazzionalizzazione è impossibile. Ho amici tedeschi che ci sono ancora invischiati e non ne sono certo felici. DI fatto molte possibilità sono bloccate. Quello che poi tu citi è il meccanismo di conversione che è cosa a parte (e che per la cronaca che io sappia funziona in pochissime università perchè schiacciato da impedimenti burocratici spaventosi).

 

Questi benedetti corsi monografici non vedo perchè sarebbero impediti. Io faccio corsi di un anno intero, senza il minimo problema. E faccio anche corsi che hanno la pretesa di trattare aspetti di una materia in ogni suo aspetto. Probabilmente sono più complicati da organizzare per le uni, ma tirino su le manichine.

 

Il problema delle lauree triennali che tu citi poi è vero. Così non hanno senso, ma sono state le uni che hanno fallito nello scrivere i programmi (comunque non tutte), pensando semplicemente di spezzettare e fare in 5 anni quello che prima si faceva in quattro (da me il quinto anno serve per farti specializzare in qualche aspetto o farti fare esperienza sul campo). Allo stesso tempo la triennale non ha ancora trovato una sua reale dimensione sul mercato ma questo era prevedibile nel breve periodo. Il giorno che sono entrato in uni ricordo il rettore che ci disse che il loro obbiettivo era riuscire a collocare sul mercato le lauree triennali entro la fine del nostro corso per portarci ad avere veramente il dubbio tra continuare a studiare e andare a lavorare. C'è da dire allo stesso modo che in molti casi l'idea di fare di 3 anni è una follia e continuare è d'obbligo perchè in tre anni non si formano "figure" complete.

 

Anche l'ultima parte che citi degli vincoli dei crediti non è reale nella mia esperienza universitaria. Il credito, per me, è fondamentalmente un sistema per pesare i voti nella media ponderata e poco più. Molti corsi da sei crediti hannoa vuto più lezioni di quelle previste per sei crediti appunto. Sul fatto che poi favorisca una conoscenza spicciola io sono dell'idea che derivi più da una sbagliata impostazione degli esami che altro. Per stare sul concreto lo scorso anno ho avuto un esame molto molto tosto di economia internazionale. Prepararlo per bene significava leggere veramente una grande quantità di letteratura. Alla fine l'esame erano un paio di esercizzietti. Questo ha favorito gli studenti poco preparati o che hanno imparato quelle due cosine (uno che ha preso 28 non sapeva nemmeno di dover studiare una dispensa di circa 1000pagine di stralci di altri libri). Ma questo non è un problema dei crediti, questo è un problema di un sistema di valutazione sbagliato. L'esame comunque mi ha fornito una conoscenza completa e approfondita della materia.

 

Io resto della mia idea. Il valore lo da l'uni, crediti o meno, 3+2 o meno. E per vederlo basta vedere i ranking internazionali da cui emerge chiaramente che in italia ci sono tre eccellenze e la prima delle altre è la sapienza che è circa 200esima al mondo, che è veramente un disastro che non dipende di sicuro da crediti o cose così.

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Ti posso rispondere io Roby, per quel che può riguardare il vecchio sistema.

 

Ai miei tempi c'erano due tipi di corsi. Quelli in cui il prof. faceva la parafrasi del manuale

( frequentati solo se la materia faceva parte del tuo piano di studio individuale

perchè era opportuno sugli esami specifici avere un voto alto visto che davi la tesi nello

stesso ambito di materia) che potevi tranquillamente non frequentare.

 

E quelli in cui il prof. dava un particolare approccio alla materia, in cui potevi

non frequentare a condizione che tu studiassi poi sulle sbobinature del corso, perchè il

manuale non sarebbe bastato a passare l'esame.

 

I secondi professori si dividevano secondo una valutazione data dagli studenti in due subcategorie:

i geni e i pazzi.

 

I pazzi in genere si distinguevano per il fatto che finivano per farti studiare una materia tutta loro...

 

Ora è evidente che un approccio alla materia può essere sviluppato a due condizioni:

1) si dà per scontato che lo studente studi la parte nozionistica per conto suo sul manuale

2) si cerca di sviluppare un approccio critico alla lettura del manuale costruendo un insegnamento

che non lo ricalchi pedissequamente ma lo attraversi.

 

Il chè in parole povere significa in positivo che l'insegnante ti dà qualcosa di più, in negativo che poi

lo pretende: in ogni caso si dà per scontato che la parte nozionistica sia studiata e appresa in autonomia

dallo studente. E lo puoi fare se hai un corso di durata almeno semestrale ( Novembre-Maggio )

 

Per quel che riguarda il resto ovviamente ai miei tempi il problema era semplicemente che su 6 corsi annuali

4 erano fondamentali 1 obbligatorio 1 facoltativo. Avevi max. due cartucce per rinviare il militare e sul resto

te la giocavi a seconda delle tue capacità. Nessuno ti espelleva dall'Università, tuttavia molti abbandonavano

dopo aver ripetuto tre, quattro volte lo stesso esame, senza riuscire a passare ( Maggio--Luglio--Novembre )

 

Non so come funzioni ora...

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Posso parlare per come funzionava storia dell'arte alla triennale, per il mio curricuum ovviamente.

dovevamo dare 14 esami l'anno obbligatori (in realtà, spesso, erano 2 o 3 moduli della stessa materia accorpati per le discipline di base quali storia dell'arte moderna, architettura moderna, legislazione) più due esami a scelta dello studente.

In linea di massima sentendo amici che erano scampati alla triennale la mole di studio per gli esami era la stessa, poichè la maggior parte dei professori non aveva capito (o voluto capire) il discorso secondo cui se un esame mi vale 2 crediti dovrei studiare e prepararlo in meno tempo di uno da 4 o 8, per i moduli da 4+4 o 4+4+4 i libri, gli argomenti e le ore di preparazione, mi dicono, erano sempre le stesse. I moduli da 2 erano un caso a parte che non ho mai capito, c'era chi faceva studiare sette o otto testi e chi si limitava a un centinaio di pagine.

Insomma, in sostanza dipendeva dal professore. Nel momento in cui io ho iniziato l'università il 90% dei professori che ho trovato pensavano di insegnare ancora al vecchio ordinamento, a voi poi calcolarvi quanto da fare in un anno per 10 o 11 esami.

Alla terza invece avevano capito tutto subito, se non frequentavi niente libri in più, un centinaio di pagine a esame e vai con Dio.

Peccato che personalmente non ricordi nulla di quello che ho fatto alla terza (ed è stato tre anni dopo rispetto alla sapienza), mentre ricordo perfettamente quello che ho studiato alla sapienza.

Quindi personalmente, se davvero come mi hanno detto persone che fecero il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento, le cose nei due anni che io ho frequentato erano praticamente uguali a livello di programma e di mole di studio, mi sarei trovata meglio al vecchio ordinamento, se avessi avuto la possibilità di sceglierlo, ovviamente.

 

(ah, ingegneria ha i moduli, come tutte le altre facoltà, la differenza è che ha meno esami perchè la media dei moduli stessi non è da 4 crediti ma da 8 a quanto mi risulta (il che significa che in teoria le cose dovrebbero essere pressochè invariate), giurisprudenza e medicina sono state 'salvate' dalla riforma a quanto mi risulta).

 

 

sul vero argomento del topic, invece, non posso che trovarmi in totale disaccordo sulla scelta. Sono stata molto fortunata con i professori, sempre, ma non si può pensare di affidare la crescita di un ragazzo ad una persona che non sia più che preparata.

Di mio lo trovo aberrante.

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Cerco di tornare al tema di discussione intavolato da Isher.

 

In linea teorica sono favorevole all'inserimento di insegnati che siano in possesso anche solo della laurea triennale, nella scuola secondaria italiana.

 

Le motivazioni alla base di questa riflessione sono le seguenti:

1) L'età avanzata degli insegnanti italiani rispetto al resto dell'Europa è preoccupante.

Le percentuali pubblicate sconcertano ed evidenziano una presenza nel corpo docente di under 40 veramente irrisoria (nell'università "irrisorio" diventa "ridicolo"). Un provvedimento come questo potrebbe aiutare a svecchiare la nosta scuola.

2) Spesso viene portata avanti l'equivalenza secondo la quale chi è stato un ottimo studente sarà poi un eccellente insegnante.

Non è sempre così. Il nostro sistema didattico ha premiato oltremodo la competenza del docente a scapito della sua capacità di trasferire il sapere.

3) Non si tratta poi di una proposta così rivoluzionaria: la mia insegnante di italiano delle scuole medie aveva frequentato l'istituto magistrale (4 anni) e si era successivamente laureata alla facoltà di magistero (4 anni). La differenza, in fondo, è data  dalla qualità dello studio e non dalla quantità.   

4) La laurea triennale nelle discipline scientifiche (matematica, ingegneria, fisica... ) fornisce un livello di preparazione assolutamente più che adeguato rispetto all'insegnamento nella scuola dell'obbligo.

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In linea di massima sono concorde con Isher: ci sono alcune facoltà ad indirizzo tecnico che possono essere considerate come lauree brevi post-diploma finalizzate all'inserimento nel mondo del lavoro in settori ben specifici.

 

E qui, la frammentazione delle facoltà mi può star bene, così come che ci siano docenti freschi e giovani... perchè non vedo proprio come possa un ultra-50enne insegnare le moderne materie informatiche ad un gruppo si studenti della nuova generazione, che già hanno i bit che gli scorrono nel sangue al posto dei cromosomi.

Qui servono menti giovani, ancora appassionate della materia, e che ne seguano l'evolversi e gli aggiornamenti per trasmetterli ai propri allievi.

 

Un cosiddetto "culo moscio" proveniente dal vecchio ordinamento, viceversa, è sinonimo di rigore, di conoscenza profonda di materie di stampo umanistico e tecnico-scientifico che si basano sulla ricerca storica e sull'analisi.

Menti probabilmente meno "frizzanti" e al passo con i tempi, ma metodiche e che stimolano ad acuire lo spirito critico ed analitico, e che possono trasmettere un bagaglio culturale di sicuro prestigio, che nessun altro potrebbe dare.

Non c'è "capoccione" neolaureato che possa concedersi il lusso di rimpiazzare una di queste "biblioteche" in carne ed ossa.

 

Ma ci sono tante altre mastodontiche puttanate nel sistema scolastico pre-universitario, che sono state introdotte dopo il mio diploma, come i punteggi in centesimi anzichè in sessantesimi (wow, una rivoluzione... era proprio necessario?) e l'eliminazione degli esami di riparazione a favore del sistema dei crediti.

 

Di combinare qualcosa di sensato, proprio non se ne parla... e pian piano diventiamo sempre più il fanalino di coda dell'Europa.

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Di combinare qualcosa di sensato, proprio non se ne parla... e pian piano diventiamo sempre più il fanalino di coda dell'Europa.

 

Ottimista  :D

Ormai lo siamo già.  In tutto :ok:

 

Basta vedere chi è il premier.

 

Francamente mi chiedo se non era meglio (rectus meno peggio) Berlusconi. Faceva i suoi interessi è vero. Però non è mica che questi fanno gli interessi degli italiani.

 

Certo che semo messi male se dobbiamo votare il "meno peggio"  :ok:

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Bha...io penso che l'iter per arrivare all'insegnamento vada sveltito e snellito. E trovo questa cosa una cosa giusta (magari anche una riforma della SiSS non ci starebbe male...)

Non sono affatto convinto che la qualità non posso affiancarsi alla sveltezza. Ci dovrebbero essere magari prove di accesso all'università più severe, questo sì per fare una bella "scrematura" :ok:.

E poi fosse per me ridurrei anche di un anno le scuole superiori. 5 mi sembrano francamente eccessivi...in molti paesi la gente si diploma prima e si laurea prima...perché noi dobbiamo crogiolarci nella lentezza?

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