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68 anni dopo... tocca a noi!


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Paladino sì. Ma solo dei diritti degli eterosessuali e delle famiglie, così come le intende Rocco Buttiglione e un certo schieramento conservatore, politico e d'opinione. Nel bar di Rossano Paladino, infatti, è severamente vietato l'accesso ai gay. «Accesso», beninteso, non ingresso. E il divieto è scritto a chiare lettere con un cartello bene in vista sul finestrone del baretto che si trova all'entrata della zona 167, in via Caduti di Via Fani. Rossano, il titolare, non si tira indietro quando chiediamo chiarimenti. Anzi è ben felice di spiegare che lui non ha nulla contro i gay e che presto il cartello subirà un «upgrade»: un aggiornamento tipografico alla luce del «grande successo» della sua provocazione. «Certo - esordisce con fredda lucidità - io non ho nulla contro queste persone che possono fare quel che vogliono ma sempre ben lontane da me; io intendo protestare contro la classe politica che ci vuol condurre in direzioni insostenibili per chi crede nella famiglia, così come è stata intesa per secoli. Il nuovo cartello, infatti, è stato già commissionato e sotto la scritta "vietato l'accesso ai gay" ci sarà un sottotitolo con il quale chiederò polemicamente ai politici dove vogliono condurci con le leggi che propongono di equiparare le unioni gay alle famiglie». Le reazioni dei neritini? «Beh, sono state diverse - continua Paladino - con alcuni adulti che hanno protestato per quella che hanno interpretato come una discriminazione. I giovanissimi, invece, mi sostengono: sono stati tanti i ragazzi che si sono complimentati perché sono disorientati in questa società che cambia troppo velocemente. Mi chiedono come sarà possibile, in futuro, che i loro figli possano andare a scuola con un ragazzino che ha due papà o due mamme». La svolta di Zapatero in Spagna, l'enorme enfasi mediatica concessa al matrimonio di Elton John: situazioni che Paladino non ha tollerato e che teme possano prendere piede anche in Italia. «Per fortuna che c'è Buttiglione?» sospira. Intanto, però, qualcuno si è indignato per un episodio che «ci riporta indietro in altri tempi ed altri luoghi quando, in pieno fascismo, si poteva leggere, all'ingresso dei locali pubblici, che era vietato l'ingresso ai cani e agli ebrei». Lo dice la segretaria cittadina di Rifondazione Comunista, Anna Rita Colopi, per la quale «molto tempo è passato e tante cose sono cambiate ma evidentemente esistono ancora profonde sacche di ignoranza dove si annidano, pericolosissimi, i germi dell'intolleranza e del razzismo». Colopi ha già protestato negli uffici comunali del commercio, evidentemente senza esito, visto che il cartello è lì da venti giorni: «Lascio alle autorità - dice - il compito di avviare tutti i procedimenti che il caso richiede e che non può essere minimizzato. Personalmente credo che la tolleranza sia un valore primario». (Biagio Valerio)

 

 

Mi pare una cosa assurda...lo so che certa gente la dovremmo lasciar parlare, ma questo meritava un topic... :D

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Non sono un giurista, ma da qualche parte nella Costituzione non c'è scritto che le discriminazioni sono vietate?

Visto che da quanto ho capito, quello è un locale pubblico, l'accesso dovrebbe essere consentito a tutti, non siamo cani...

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Come è possibile... cioè... anke dei ragazzi sn andati a complimentarsi... questo è ciò ke mi fa + paura... stiamo veramente arretrando... pensiamo ke i tempi vadano troppo velocemente... si è vero probabilmente... ma in avanti o indietro????

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no... queste cose spingono ancora d + un gay a kiudersi in se... pensa quei ragazzi... sicuramente qualke loro amico potrebbe essere gay... e pensi ke sia stato felice a vedere quella loro reazione? Naturalmente... è semre una posizione soggettiva... :D

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Che schifo. Al di là della legalità quel cartello è un inno all'ignoranza più totale.

Il fatto che esistano persone capaci di far cose simili, e ancor peggio persone che se ne giovano, mi fa pensare allo squallore di questo mondo.

Ma un cartello non mi fermerà. Uno stupido pezzo di carta attaccato da un omino qualunque non farà cambiare me stesso...

La prendo un po come una sfida...

Vuoi fermarmi? Provaci....ma occhio a non ricadere nel ridicolo...

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La mia rabbia non è che certi idioti facciano azioni del genere ma che li si lasci fare tranquillamente! Gli si mandino i carabinieri!

 

I carabinieri? No, perchè? Andiamoci noi, in 20, tutti infrociati della peggio specie, e vediamo quel che succede. E chissà che magari, tra un caffè, un grappino e una partita a rubamazzo, non si riesca a fargli cambiare idea.

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io entro.. mica ce l'ho scritto in fronte ke sn gay...

 

aprirò un bar con un cartello "vietato l'accesso agli etero".. ma vi pare normale cio..

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Mi dà un senso di rabbia e di ribellione quel cartello, mi sento combattivo, ma non in senso fisico, non sono un violento, approvo di più l'idea di Marco: ci infrocettiamo tutti...boa di struzzo trucco e portamento gayo, e vi entriamo, nel locale, in massa, voglio vedere se ci ferma tutti o se ci serve un caffe ed un grappino!!! :D

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Si, va bene, siamo tutti bravi a parole, rabbia di qua, voglia di rivincita di là...

 

Ma davvero ci interessa del baretto che mette un cartello provocatorio?

Ci sono sempre stati i locali chiusi a determinati gruppi sociali: quelli per sole donne, quelli per ricconi, quelli per sesso estremo. Mai sentito parlare di circoli?

 

E non mi sembra nemmeno che l'iniziativa di un vecchio barista possa paragonarsi alla discriminazione operata durante il nazismo, con cartelli analoghi appesi alla porta di ogni locale!

 

E' oggettivo che siamo vittime di discriminazioni, ma non possiamo attaccarci ad ogni piccola realtà.

Il problema serio è se l'iniziativa del giovinotto divenisse un'idea di contrasto nei confronti di noi omosessuali e venisse largamente e diffusamente applicata e ancora più grave e il fatto che da parte nostra non dimostriamo di avere altri strumenti che non siano i dispetti.

 

Siamo passivi da fare schifo, qualcuno provoca e noi ci scaldiamo presto, ma al di fuori di questi botta e risposta cosa siamo capaci di costruire? Secondo me non si risponde a queste provocazioni cercando di convertire o demolire chi o cosa le produce, ma pensando a quello che serve a noi per essere una comunità forte nelle idee e negli intenti e calare il tutto nella quotidianità, sia quando c'è qualcuno che sorride che quando c'è qualcuno che ci deride. I modelli sono una questione importantissima e in questo il vecchietto ci da una grande lezione. Lui vuole proporne uno, quello in cui noi siamo devianti per i giovani. Criticabile, va bene, ma concreto. E il modello in cui noi siamo persone vere? Che esistiamo ogni giorno e non solo negli eventi? Che baristi come quelli in questioni sono 40 anni che servono caffè a persone gay senza che questo abbia destabilizato mai nè l'economia del bar nè quella cittadina nè quella dei giovani plaudenti (a suo dire)?

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