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Donatore di sangue: rifiutato perchè gay!


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MILANO. IO DONATORE RIFIUTATO PERCHé SONO GAY

La dottoressa: «il Policlinico non è così alla frutta da dover accettare sangue anche dai gay»

venerdì 31 agosto 2007 , di il Corriere della Sera

 

"Ho appena terminato di leggere sul Corriere che il Policlinico ha lanciato lo stesso allarme di tutti gli anni. Questa volta però non credo realmente che ci sia tutto questo bisogno di gente buona che doni il proprio sangue per aiutare altri a sopravvivere.

 

Circa due mesi fa mi sono recato al padiglione Marangoni armato di tutta la buona volontà possibile, noncurante della paura degli aghi e delle domande scomode alle quali mi avrebbero sottoposto, con un unico scopo: rendermi utile alla società nella quale vivo. Ho 28 anni, mi chiamo Massimo, non ho mai fatto uso di droghe, non sono anemico, non ho malattie importanti come tumori o diabete (grazie a dio), non sono sieropositivo, non ho mai avuto nessun tipo di epatite e non ho comportamenti a rischio per le malattie a trasmissione sessuale. Ma sono gay e non mi hanno permesso di donare il sangue. Il signor Sergio Casertelli si dice preoccupato perché quest'anno la raccolta delle sacche è scesa del 15%. Ma la dottoressa che mi ha vietato la donazione mi ha spiegato che il Policlinico non accetta donatori gay «a priori».

 

Le ho fatto presente che a una persona in fin di vita non credo interessi con chi vado a letto ma solo se sono sano, ma mi ha risposto che «il Policlinico non è così alla frutta da dover accettare sangue anche dai gay». Per colpa di questa discriminazione, ci sono persone che magari lo avrebbero accettato il mio sangue, e non sapranno mai che io volevo darglielo.

 

Lettera firmata"

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Cioè la dottoressa oltre ad essere una cretina, è anche un'assassina(come tutti i membri del policlinico), perchè il sangue di quel ragazzo avrebbe potuto salvare comunque una vita. E come sempre queste cose vengono fuori ma nessuno pensa a risolverle, ma d'altronde ci troviamo in Italia  :P

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Episodio sconvolgente, davvero non sembra di essere nel 2007 in un paese "civile".

Sconvolgente anche il commento di un lettore (il secondo, mi sembra), che si mostra d'accordo con la dottoressa affermando che un gay non può donare sangue a causa dei suoi comportamenti sessuali promiscui... :P

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facciamone un discorso più approfondito però... qui non si tratta solo di discriminazione (in tutta sincerità non credo che esista quelche regola per cui un omosessuale non possa donare il sangue se non ha comportamenti a rischio e se è da più di sei mesi col suo compagno o in 'astinenza') si tratta, anche di retaggio culturale.

Insomma, quando si pensa all'aids, automaticamente, si pensa agli omosessuali, perchè è nell'ambiente omosessuale che si è sviluppato più fortemente all'inizio, proprio perchè era un periodo di relazioni promiscue e clandestine molto più d'adesso, e perchè è stata la comunità gay, sopratutto maschile per ovvi motivi, la più colpita e decimata dalla malattia all'inizio. Non credo bisognerebbe farne una colpa tanto alla dottoressa (che comunque è, secondo il mio modesto parere una persona che andrebbe aiutata a capire), quanto alla società ed al reataggio culturale che questa persona può portarsi dietro.

Insomma, alla fine è sempre l'educazione la cosa che maggiormente servirebbe.

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Si, è un problema di educazione, ma anche di scarsissima professionalità da parte della dottoressa: ha escluso un possibile donatore solo perchè gay, a prescindere dai test diagnostici che vengono effettuati prima di accettare un donatore, a cui l'autore dell lettera non è stato affatto sottoposto.

Non si può escludere un donatore, magari anche un 0-/+, donatore universale,  per propri pregiudizi e disinformazione: un medico, sopratutto se coinvolto in tale ambito, dovrebbe essere quanto mai competente in materia e quanto mai conscio dell'altissimo bisogo di donatori oggi.

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ma infatti non ho detto che lei abbia ragione. però attenzione... si possono scartare i donatori anche prima dei test a seconda di come rispondono al questionario... per l'appunto devo essere almeno da sei mesi con la stessa persona e non aver fatto tatuaggi o piercing sempre negli ultimi sei mesi e così via.

Io ora non so, come chiunque altro, se lui rispondesse a tutti i criteri richiesti dal formulario che ti danno rpima di farti gli altri test, perchè lui non ne parla, in questo caso si possono prendere per buone diverse cose... lui non corrispondeva a tutti i requisiti e la dottoressa, invece di spiegargliene i motivi ha tagliato corto con la storia dell'omosessualità perchè comunque per lei quella sarebbe stata una ragione sufficiente. Rispondeva a tutti i requisiti e la dottoressa l'ha reputata comunque una ragione sufficiente.

Nessuna di queste toglie comunque che la dottoressa in questione dovrebbe passare come minimo un brutto quarto d'ora, perchè indipendentemente dal fatto che io ritenga sia comunque un problema di retaggio culturale (in fondo anche l'omofobia lo è) un professionista, sopratutto se medico, non dovrebbe comportarsi così.

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Aggiungo la fonte di Repubblica, maggiormente circostanziata, che riprende anche ad alcune riflessioni già espresse in alcuni dei vostri post

 

 

"E' gay, non può donare il sangue"

respinto da policlinico milanese

La decisione del medico nonostante l'ok della legge

"Rapporti tra maschi a rischio, con le lesbiche nessun problema"

di PAOLO BERIZZI

 

 

Il policlinico di Milano

MILANO - Se volete donare il sangue e siete omosessuali, badate bene: potreste essere scartati. "In Italia non si può". Anzi sì, ma dipende dai punti di vista (del medico). In pratica: non è che la legge lo vieti - un tempo era così, oggi non più - al contrario. E' che può succedere che qualcuno vi dica "no, se lei è gay allora niente prelievo". Proprio questo si è sentito rispondere, al Policlinico di Milano, Paolo Pedote, 39 anni, alla sua prima, mancata, donazione di sangue. E' il 16 agosto.

 

Pedote, che - ironizza - "nonostante l'omosessualità" è sano come un pesce, vede in giro uno slogan pubblicitario: "Se hai sangue nelle vene, dimostralo!". E' lo spot scelto dal Policlinico per incentivare la donazione. "Donare il sangue - si legge - è un gesto di altruismo e di responsabilità civile. Basta avere tra i 18 e i 60 anni, un peso superiore ai 50 kg, un buono stato di salute e avere fatto una colazione leggera...". "Ma soprattutto - aggiunge Paolo con un sorriso amaro - è indispensabile non essere omosessuali".

 

Lui di sangue nelle vene ne ha da vendere. E non può certo immaginare che i suoi gusti sessuali siano, per i medici, una discriminante. Così si presenta al Policlinico. Reparto trasfusioni e immunologia dei trapianti. "Alla reception - racconta - ti chiedono di leggere un modulo sul quale è indicato tutto ciò che presuppone la sospensione temporanea o definitiva dalla donazione: dai vaccini agli antibiotici, dai tatuaggi all'assunzione di droghe leggere; fino alle malattie infettive, sifilide, Aids, epatite".

 

Poi il punto più importante: "I rapporti sessuali, anche protetti, con persone a rischio, prevedono la sospensione permanente". "Giusto - dice Paolo - la discriminante infatti deve essere questa, i rapporti a rischio, di qualsiasi tipo. Non l'omosessualità". Che infatti, nel vademecum, non viene mai menzionata.

 

Il veto per chi ha rapporti omosessuali (maggio '91, decreto dell'allora ministro alla Sanità De Lorenzo) è stato abolito (nel 2000 dal governo Amato) dopo anni di lotte gay. Ma tant'è. "Avendo escluso tutti i motivi elencati - continua - mi sento del tutto idoneo come donatore. La dottoressa Elena Coluccio mi sottopone a una visita medica. Inizia una serie di domande considerate di routine per i neofiti della donazione. Lavoro, stile di vita, biografia sanitaria, via via fino alla mia vita sessuale: mi chiede se ho rapporti con una partner fissa o con partner femminili occasionali non protetti. Rispondo di no, i miei rapporti sono sempre protetti e mai a rischio, ma aggiungo che i miei partner non sono donne ma uomini perché sono gay".

 

Sul volto della dottoressa c'è un misto di panico e imbarazzo: "Allora, il problema è questo - mi dice - So che la legge permette anche agli omosessuali di donare il sangue, ma noi come nostra politica interna del Centro abbiamo deciso di non accettarli". Pedote reagisce indignandosi. "Lei mi porta dal dottor Maurizio Marconi. Il quale, dopo una cordiale stretta di mano, mi spiega il problema: "Io applico le leggi dello Stato"".

 

Segue contraddittorio sulle leggi dello Stato. "Mi dice: "Non è il suo orientamento sessuale a escluderla dalla donazione. Il punto è che i rapporti gay tra maschi sono sempre a rischio". Solo quelli. Infatti le lesbiche, mi spiega, vengono accettate. E comunque, conclude, "qui si fa così. Ognuno sceglie secondo coscienza. Mi dispiace". E se ne va". La direzione sanitaria, interpellata, rifiuta di commentare quanto accaduto.

 

Paolo Pedote esce umiliato e amareggiato dall'ospedale. Dice di non essersi mai sentito così offeso. Per di più, in barba alla legge. "Ma non mi arrendo, io il sangue voglio donarlo. E le norme me lo consentono". Piccolo particolare: di mestiere Paolo fa lo scrittore (collabora con la rivista Pride). Il suo ultimo libro si intitola "Omofobia". Ma questo i medici non potevano saperlo.

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è allora non è neanche la dottoressa, ma la politica interna dell'ospedale che andrebbe analizzata...

Che poi la dotoressa in questione possa essere d'accordo o meno con la politica interna stabilita (e se la sua reazione facciale è reale lo è, evidentemente) è un'altra questione. A lei non si può dire niente perchè è tenuta a rispettare le direttive, sempre e comunque.

 

Vorrei poi fare un inciso, ancora... lui parla di partner, diversi, non dello stesso, ora non so, sinceramente, ma quando io sono andta a donare il sangue mi hanno chiesto se avevo avuto rapporti occasionali negli ultimi sei mesi, anche se protetti. Caso in cui non potevo donare il sangue, anche se eterosessuale; perchè il virus dell'HIV ha, appunto, fino a sei mesi di incubazione.

Per cui, di nuovo, se queste sono le esatte parole che lui ha detto avrebbero, comunque, rifiutato il prelievo, indipendentemente dal resto.

 

L'indignazione resta comunque.

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E io? era il 1980 e non  ancora saltata fuori  'sta faccenda dell'aids (ma che stronzi..è già capitato che presunti mariti modello, integerrimi padri di  famiglia, recatisi al "Congresso per il futuro dell'attività tale o talaltra nel 3° Millennio" in Brasile, si siano beccati l'aids da qualcuno che avrebbe potuto esser loro figlio/a e l'abbiano trasmesso alla moglie. O alle loro vere figlie. Anche questo è "etero"), insomma c'è stato il terremoto dell'Irpinia, no? Io vado a fare la mia parte e mi dicono "non ha abbastanza ferro nel sangue". Purtroppo ne ho pochino, sì. Ma non è che sarò sembrato gay?

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ok, che anche gli etero abbiano una vita sessuale a rischio non è indubbio. Certo, si spera e si presume che alle domande per donare il sangue uno risponda con sincerità, che poi, comunque, quella è solo la prima scrematura... tanto poi analizzare lo analizzano il sangue.

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ok, che anche gli etero abbiano una vita sessuale a rischio non è indubbio. Certo, si spera e si presume che alle domande per donare il sangue uno risponda con sincerità, che poi, comunque, quella è solo la prima scrematura... tanto poi analizzare lo analizzano il sangue.

 

Già, ma se uno/a è nel cosiddetto "periodo finestra"...la sinceritò e il senso di responsabilità sono importanti.

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Silver Reflex

Sconvolgente.

Sentire queste cose mi sconvolge, ma mi turbo ulteriormente se a dire (e presumo anche pensare) certe cose è una persona di una certa cultura, come dovrebbe essere un medico.

La discriminazione è iniziata nel momento in cui è stata posta la domanda "Sei gay?".. non vedo l'attinenza che un orientamento sessuale possa avere con la salute e con il proprio sangue. E' grave, gravissimo, che una persona laureata in medicina, e che quindi sa benissimo quali sono le malatie veneree e come si prendono, dica una cosa del genere..

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Ecco la replica del Policlinico, da corriere.it:

 

 

Nessuna discriminazione sessuale, ma una scelta fatta «al fine esclusivo di garantire ai pazienti il sangue più sicuro». E «i dati epidemiologici tuttora mostrano che il rapporto omosessuale maschile è un comportamento a rischio», contrariamente al rapporto omosessuale femminile. Così Maurizio Marconi, direttore del Centro trasfusionale e di immunologia del Policlinico di Milano risponde alla lettera pubblicata sul Corriere in cui un aspirante donatore di sangue riferisce di essere stato rifiutato dall'ospedale di via Sforza in quanto gay. «L'orientamento sessuale non è a priori un motivo di esclusione dalla donazione di sangue - precisa Marconi -, tant'è che secondo gli standard internazionali le donne omosessuali possono donare il sangue. I dati epidemiologici mostrano invece che il rapporto omosessuale maschile è un comportamento a rischio, e pertanto la nostra struttura, rispettando le indicazioni della Commissione Europea e della legge italiana, che impongono l'esclusione dalla donazione dei soggetti con comportamenti sessuali a rischio, non ammette la donazione di soggetti maschi che abbiano rapporti omosessuali, indipendentemente dal numero di partner».

I NUMERI - Secondo Marconi «finché non si dimostrerà che il rischio del rapporto omosessuale maschile è uguale a quello del rapporto eterosessuale, l'omosessuale maschio sessualmente attivo continuerà a non essere ammesso alla donazione, al fine esclusivo di garantire ai pazienti il sangue più sicuro». Al Policlinico, comunque, precisa Marconi, i gay che vengono respinti come donatori sono meno di tanti altri, che vengono esclusi per motivi diversi: «Su un totale di circa 20 mila donazioni raccolte tra l'inizio dell'anno e oggi sono circa 11 i donatori respinti perché hanno avuto più di tre partner nell'ultimo anno; 17 gli esclusi per aver avuto rapporti con una prostituta; e 57 per aver avuto un rapporto occasionale», senza contare i circa 500 potenziali donatori «esclusi per aver frequentato, negli ultimi tre mesi, Paesi del mondo in cui c'è alto rischio di contrarre la malaria». I donatori esclusi perché gay, invece, «sono solo cinque compreso il ragazzo che ha scritto la lettera, ovvero meno della metà degli esclusi per aver frequentato una prostituta».

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Guest Lover_Of_Darkness

questa è pura discriminazione...e se non avesse dichiarato di essere omosessuale gliel'avrebbero accettato vero?

e gia con questa domanda si può dire tutto...

che schifo....CHE SCHIFO!

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Intervista ipotetica:

"Scusi dottore. Quanti donatori hanno ammesso di aver avuto un rapporto con una prostituta?"

"17!"

"E quanti hanno ammesso di essere gay?"

"5!"

"..."

"Un'ultima domanda. Quando lei sostiene che l'omosessuale maschio sessualmente attivo continuerà a non essere ammesso alla donazione, intende forse lasciare una porta aperta all'omosessuale maschio sessualmente passivo?"

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Guest equalmarriage
il rapporto omosessuale maschile è un comportamento a rischio, e pertanto...

 

Suppongo si riferisca a un rapporto anale tra uomini.

Se mi faccio sodomizzare dal mio fidanzato col preservativo ho un rapporto a rischio? Questa mi giunge nuova.

Inoltre, perchè mai scrivere "il rapporto omosessuale maschile"? Forse l'unico modo di avere un rapporto sessuale con un altro uomo è quello di organizzare una bella sodomizzata? Ma dai! E la sodomizzazione nelle coppie etero dove la mettiamo? Non esiste?

 

Evidentemente per il Policlinico no, vista anche la frase:

 

finché non si dimostrerà che il rischio del rapporto omosessuale maschile è uguale a quello del rapporto eterosessuale

 

Per "rapporto eterosessuale" ovviamente il Policlinico intende quello pene-vagina. A meno di smentite... che mi giungerebbero anche queste alquanto sorprendenti in quanto non ho mai avuto notizia del fatto che una donna che subisce rapporto anale con preservativo sia di per sè più "al sicuro" di un uomo che subisce rapporto anale con preservativo.

 

Infine... la frase bomba finale:

l'omosessuale maschio sessualmente attivo continuerà a non essere ammesso alla donazione

 

Quindi il NO si estende anche ai gay che di sodomizzazioni non ne subiscono (stiano attenti tutti i non passivi !!!!), nè -magari- ne fanno... cioè anche ai gay (magari all'inizio delle loro esperienze sex o anche no) che semplicemente provano gusto a praticare e farsi praticare la fellatio (!!!). O una bella "succhiata" col proprio fidanzato non è un rapporto sessuale secondo lor signori?

 

 

-

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Ho sentito spesso di parlare di casi del genere... ero venuta addirittura a sapere che sul modulo che ti fanno compilare prima di donare il sangue c'è la domanda sull'orientamento sessuale. E' squallido è vero ma secondo me purtroppo non c'è da dare scontato niente, viste le percentuali alte di casi di malattie sessuali tra omosessuali penso sia giustissimo sottoporre una persona a controlli molto mirati prima di permettergli di donare il sangue. Certo, invece di impedire di donarlo potrebbero prima accertarsi sul fatto che il sangue è veramente sano, ma questo dovrebbero farlo con tutti non certo con gli omosessuali soltanto.

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non c'è bisogno di arrivare a milano per sentire notizie del genere

anche qui a roma sapevo di una certa reticenza da parte di alcune strutture

 

strutture in cui evidentemente io non sono mai capitato visto che comunque non mi hanno mai cacciato a pedate

ma è chiaro che la leggenda urbana del gay che deve aspettare ben 10 anni prima di donare il sangue non sia più tanto tale

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«L'orientamento sessuale non è a priori un motivo di esclusione dalla donazione di sangue - precisa Marconi -, tant'è che secondo gli standard internazionali le donne omosessuali possono donare il sangue.»

 

ma che cavolo dice!! quella solo verso gli uomini gay non è comunque una discriminazione basata sull'orientamento sessuale?? questo vuol dire proprio rigirarsi le parole come gli pare... :D

 

è vero, la dottoressa ha seguito solo la politica (vergognosa) del Policlinico, ma se ha effettivamente pronunciato le parole "non siamo così alla frutta da dover accettare sangue anche dai gay" io le avrei risposto volentieri "e io non sono così alla frutta da dovermi relazionare con un'idiota del genere...figuriamoci farmi curare da un medico come lei!!"...e queste sono le persone che hanno studiato...eh figuriamoci gli altri...mah...

 

il problema è che non vogliono rischiare di avere problemi di nessun tipo, e se ne sbattono se le loro eccessive precauzioni offendono le persone e soprattutto se impediscono possibili donazioni di sangue...

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Quoterei tutto il post di Equalmarriage perché fa vedere come l'uso delle parole, una volta che diventano etichette sotto alle quali non si va a scavare per vedere come stanno le cose precisamente, porti a generalizzazioni infondate, e, nel caso specifico, a discriminazioni.

 

Tornando al fatto specifico, la dottoressa, dunque, c'entra fino a un certo punto, perché quello che lei ha applicato è il protocollo del Policlinico. Ma è la frase «non siamo così alla frutta da accettare sangue di gay» che la condanna come omofoba e volgare. Nel contesto della situazione descritta era una frase non-necessaria, che non aveva rilievo addirittura, ma lei l'ha detta perché è una volgare omofoba. In un Paese civile per quella frase avrebbe dovuto ricevere almeno una multa o una reprimenda.

 

In un'Italia dove i diritti civili degli/delle omosessuali stanno a zero, bisognerebbe far lavorare la stampa sulla denuncia di casi del genere. Ma quello che è successo ha un piccolo risvolto positivo perché il Corriere, tutt'altro che simpatetico verso l'omosessualità, ha dovuto occuparsene. Anche se temo che il lettore medio dentro di sé concluda: fanno bene a essere così selettivi...In fondo è una garanzia.

 

Quello che è inquietante è che il fatto che gli omosessuali maschi siano più a rischio dei maschi etero, eternizzi i gay come categoria a rischio. La quantità diventa qualità. Ma non ho competenze per appurare se è un ragionamento medico sostenibile.

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"Abbiamo da poco appreso dello sconcertante episodio avvenuto in Provincia di Roma - dichiara Fabrzio Marrazzo, presidente Arcigay Roma - ad una coppia di ragazzi gay è stata proibita la donazione del Sangue, anche nel 2005 avevamo denunciato un episodio simile a Roccagorga, dove in una struttura convenzionata per la raccolta del sangue erano ancora presenti i vecchi moduli che escludevano gli omosessuali come donatori, norma che è stata abrogata nel 2001 dal decreto del ministro Veronesi, in quanto la donazione viene proibita alle persone che hanno rapporti sessuali a rischio, e non più a categorie di persone, come ad esempio le persone omosessuali. Anche, se abbiamo rilevato in questi anni diversi episodi di non rispetto della nuova normativa."

 

"Continua Marrazzo - Infatti, proprio nel 2005 dopo le nostre denunce l'allora Ministro Storace diede mandato agli ispettori del ministero di verificare la sostituzione dei moduli. Purtroppo, non basta cambiare i moduli, ma bisogna effettuare dei piani di formazione per tutto il personale sanitario, proposta che abbiamo avanzato sin dal 2004 alla Regione Lazio, mettendo a disposizione i nostri formatori, non solo in merito alla questione della donazione del sangue, ma anche in merito al riconoscimento del partner della persona omosessuale da parte del personale medico sanitario, ed alle altre forme di discriminazione che le persone lesbiche e gay subiscono. In quanto, in questi anni abbiamo ricevuto molte segnalazioni al nostro numero verde 800 713 713 Gay Help Line, dove molti gay, lesbiche e trans, hanno denunciato episodi di discriminazione negli ambienti ospedalieri, recente il caso di una ragazza transessuale, verso la quale una infermiera di origine islamica si è rifiutata di assisterla, per affrontare tali casi, stiamo collaborando con il Tribunale del Malato ed NPS - Network Persone Sieropositive, ma vi è la necessità di un forte supporto istituzionale"

ARCIGAY ROMA

http://www.gaynews.it/view.php?ID=75205

 

 

Mi sembra di capire che il medico avrebbe dei margini di discrezionalità SOLO per stabilire se il candidato alla donazione ha dei comportamenti a rischio. Il risultato è però che usa questo potere discrezionale in modo discriminatorio, categorizzando il giudizio: gay=comportamento a rischio.

 

Alla domanda: sei gay? Ci si dovrebbe semplicemente rifiutare di rispondere, perchè non hanno il diritto di farla.

"Io sono qui per donare il sangue e rispondere a domande relative ai miei comportamenti sessuali, non al mio orientamento. Mi faccia le domande che deve fare"

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Alla domanda: sei gay? Ci si dovrebbe semplicemente rifiutare di rispondere, perchè non hanno il diritto di farla.

Esattamente... questo è il vero nocciolo della questione.

 

Io ho da poco terminato nella mia provincia l'iter per diventare donatore, sia di sangue che di midollo osseo, e vi posso assicurare che nella modulistica NON POSSONO ASSOLUTAMENTE COMPARIRE DOMANDE CHE CONSENTANO DI CARPIRE L'IDENTITA' SESSUALE DELL'INDIVIDUO.

 

Le uniche domande lecite sono quelle relative agli eventuali comportamenti sessuali a rischio... ma senza specificare se omo o etero.

 

Qualora nella Vs. provincia, l'AVIS territoriale non avesse ancora provveduto a sostituire la modulistica e ad eradicare questi fenomeni discriminatori, in netto contrasto con le direttive comunitarie, potete avvalervi della facoltà di sporgere regolare querela e di portare copia del modulo incriminato sia alle Forze dell'Ordine, sia al vostro legale.

 

Entrando poi nello specifico, il dott. Maurizio Marconi del Policlinico di Milano potrebbe essere sospeso o addirittura RADIATO dall'ordine dei medici, in quanto le informazioni riportate sono mendaci e prive di fondamento scientifico.

Egli sostiene, infatti, che il rapporto omosessuale maschile sia più a rischio di qualsiasi altro, sino a dimostrazione contraria.

In realtà la dimostrazione contraria già esiste, e sottolinea ed evidenzia che il rapporto omosessuale maschile gode degli stessi fattori di rischio di ogni altro rapporto sessuale: il dott. Marconi, pertanto, dichiara intenzionalmente il falso nel pieno delle proprie facoltà.

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Ho molti amici gay che danno sangue e pure io  lo sono stato.

Per me se noi gay organizziamo uno sciopero delle donazioni di sangue,verranno a chiederci di ricominciare :asd:

Qualcosa mi dice che noi gay siamo una fetta non trascurabile dei donatori  :ok:

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Io devo dire che a Civitavecchia dove dono il sangue le domande sul questionario sono tutti attinenti al comportamento sessuale e non all'orientamento. In 3 anni non ho mai avuto bisogno di dichiararmi omosessuale con nessuno degli impiegati del centro trasfusionale. I fatti di milano a me sembrano allucinanti  :kiss:

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