Jump to content

Letteratura gialla


Isher

Recommended Posts

La letteratura gialla è generalmente considerata un genere di svago, se non proprio d'evasione. Ma questo giudizio, che implica una certa sostituibilità o casualità dei romanzi che il giallista consumerebbe, non regge. Innanzitutto i lettori di gialli sono degli «accaniti» lettori, cioè dei lettori «appassionati» (almeno in una fase della loro vita). Inoltre sono in grado di identificare e prediligere autori diversi, e per ragioni precise. Infine «letteratura gialla» è un grande contenitore: il giallo d'azione all'americana è ben diverso dal romanzo psicologico alla Christie, dal poliziesco europeo pieno di umanità di Simenon, dal thriller raffinato della Eberhart, dalla violenza di emozioni di James Hadley Chase, al gusto più ironico di Rex Stout (il creatore di Nero Wolf e Archie Goodwin, coppia maschile) o di A.A. Fair (il creatore della coppia Donald Lam e Bertha Cool). E si potrebbe continuare.Insomma, io credo che il giallista identifichi perfettamente i caratteri propri e i punti di forza dei suoi autori e scelga con notevole cura i suoi gialli, e che dai gialli venga trasportato in dimensioni che in qualche modo catturano e rapiscono: la fantasia, ad esempio, non solo la logica, la razionalità, lo spirito d'osservazione. Per voi è così? E quali autori preferite, quali romanzi vi hanno più colpito? Chi sono per voi gli autori più grandi? E soprattutto: perché? 

Link to comment
Share on other sites

Eccomi! Io sono – come ha scritto Isher – uno di quelli che, per una parte della loro vita, hanno fatto scorpacciata di “gialli”.(Tra l’altro, nella mia pre-adolescenza, ho letto tutte le opere di Agatha Christie - molte in lingua originale - eccetto quattro o cinque che ho riservato alla mia vecchiaia.)Adesso che lo “sclero letterario” che avevo proposto, la cui soluzione adombrava appunto un libro della Christie, è stato risolto posso rispondere a questo succoso topic.Io credo prima di tutto che il giallo soddisfi uno degli istinti primari dell’umanità: SCOPRIRE IL PERCHE’ DELLE COSE. Alla base del gusto per il giallo credo ci sia lo stesso stato d’animo che ci porta a sfogliare impetuosamente una enciclopedia per capire l’alternarsi delle maree, a mettere a soqquadro la casa per capire dove è finito quel cucchiaino da caffè, a passare ore al telefono con una persona per capire perché ci ha lasciato… Il giallo non fa leva, come ad esempio un romanzo d’amore, sulla nostra necessità di sapere COME ANDRA’ A FINIRE DOPO, bensì di sapere COM'E' CHE E' ANDATA PRIMA. In questo senso l’umanità ha prodotto da sempre delle storie basate su misteri da comprendere e se, come alcuni sostengono, il primo fumetto della storia è la colonna traiana, probabilmente il primo giallo della storia è, che so, l’epopea di Gilgamesh.Come genere letterario in senso stretto, naturalmente, il giallo ha dei limiti ben precisi. Che io ricordi (spero di non sbagliarmi), l’inventore del giallo classico è considerato Edgar Allan Poe: in quelli, tra i suoi racconti, che hanno per protagonista August Dupin vengono appunto gettate le basi del giallo come lo intendiamo oggi: un enigma da risolvere (ad esempio una serie di morti misteriose) e una personalità straordinaria (l’investigatore) che ne viene a capo.Questa definizione sia storica che stilistica, però, non risolve i problemi, anzi rischia di crearne. Per noi italiani, aggiungo, i problemi sono ancor maggiori, in quanto solo noi al mondo utilizziamo un’unica parola – “giallo”, appunto – per indicare tutte le possibili variazioni sul tema: ciò è dovuto al fatto che i volumi della storica collana della Mondadori dedicata alla letteratura poliziesca avevano la copertina gialla… Ma nemmeno il più sprovveduto degli editori penserebbe più di riunire sotto un’unica etichetta la Christie, la Cornwell, Poe, Sciascia, Conan Doyle, Simenon, Stout, Camilleri, Brown, Sheldon…Comunque sia, prendiamo pure per buona la divisione classica tra giallo “all’inglese” e giallo "all’americana”, riducibile grosso modo alla differenza tra trame basate sul pensiero e trame basate sull’azione. Mi distacco qui dalla scelta di parole fatta da Isher sulla Christie: anche se mi divertono molto i suoi romanzi, non li definirei “psicologici”, perché credo che la psicologia di un personaggio sia qualcosa di molto più profondo dei rudimentali stereotipi proposti dalla Christie. Vero è, certo, che l’elemento psicologico ha, nelle sue trame, molta più importanza che in altri. Ma considero i suoi libri più che altro dei giochetti intellettuali alla stregua di un rebus. In questo senso li trovo preferibili a quelli “all’americana” e invece preferisco ad essi quelli che abbiano un valore aggiunto stilistico, satirico, filosofico o anche solo di ambientazione (il “Pasticciaccio brutto”, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, “Todo modo”, “Il nome della rosa” e il sublime “Gli elisir del diavolo" – di cui parlo diffusamente nel topic sulla letteratura gotica).Tra l’altro, purtroppo, i libri della Christie cominciano a sembrarmi pesantemente datati e inattuali: tra una generazione al massimo non funzioneranno più, perché troppe cose sono cambiate nella legislazione (le indagini e i processi non si fanno più così), nella società (pensate ad esempio alla morale sessuale), nella politica (lo scacchiere internazionale è radicalmente mutato), nella tecnologia (certi intrighi, oggidì, si risolverebbero facilmente con un banalissimo cellulare).La stessa Christie era consapevole di alcuni di questi problemi, se non d’altro almeno dell’attualità e dello stile. Infatti utilizzava “detective” diversi a seconda del tipo di storia che scriveva e deliberatamente distingueva tra le storie più cerebrali (praticamente tutto Poirot per quelle di ambientazione urbana o esotica e tutta Miss Marple per quella campagnola, così importante per una gentildonna inglese), quelle più movimentate all’americana, quelle fantapolitiche (valga per tutte l’assurdo ma delizioso “Passeggero per Francoforte”), quelle con l’elemento soprannaturale (splendida l’antologia “Il segugio della morte”), quelle del tutto a se stanti (non si può dimenticare “C’era una volta”, ambientato nell’antico Egitto con la consulenza del secondo marito di “dame” Agatha, che era archeologo).A questo punto non posso che segnalare i titoli a mio parere migliori: “Dieci piccoli indiani” e il nominato “C’era una volta” tra le storie più atipiche; il suggestivo “Verso l’ora zero”, il malinconico “Il ritratto di Elsa Greer”, l’inquietante “E’ un problema” invece tra quelle classiche (l’ultimo, a detta della stessa autrice, era il suo migliore); “Trappola per topi” tra i lavori teatrali. “Assassinio sull’Orient Express” non lo trovo un libro così geniale come si crede, ma ne è stato tratto un film che, oltre ad essere un gioiellino, migliora l’intreccio e i personaggi della fonte.

Link to comment
Share on other sites

Anch'io parlerò della Christie, la mia preferita. E, dopo il bel post di Yrian, cercherò di difenderla, almeno in parte, da alcune sue critiche. Io non credo che i suoi siano giochetti intellettuali alla stregua di un rebus. Certo, la ricostruzione, ex post, di «come sono andate le cose», presenta inevitabilmente qualcosa di questo schema, talvolta persino nella grande Agatha. In linea generale, tanto meno grande è un giallista tanto più numerosi e complicati sono gli elementi che intervengono nella costruzione del rebus, che in alcuni autori si presenta come aggiunto, con qualcosa di posticcio, con molti grumi inseriti per far quadrare le cose. La grandezza di un giallista consiste non nel costruire alla fine un macchinario atto a spiegare come andarono le cose, ma nel far intervenire, alla fine, e senza soluzione di continuità rispetto al romanzo, un'idea nuova, sottesa a tutto il racconto, eppure nascosta, irrompendo la quale tutto il racconto riceve una nuova luce: e in questa nuova luce c'è la risoluzione della vicenda. Nella risoluzione continua il racconto, che solo diventa più completo, perché accoglie la verità, dei fatti e delle motivazioni. Insomma, anche il giallo, se è bello e ben scritto, implica una «catarsi» finale.Credo anche che i racconti della Christie possiedono una loro filosofia, magari elementare, ma giustamente elementare, perché deve arricchire il genere senza stravolgerlo (niente di peggio che gli ibridi). La sua tesi è che il male esiste. L'equazione male = privatio boni viene allegramente confutata dall'osservazione lucida della vita, che implica molto più simpatia per la vita di quanto sia in grado di offrirne chi la vita sente il bisogno di abbellirla. Non ci sono spalle imbottite nelle giacche di dame Agatha. Dunque, il male esiste, e costituisce la motivazione di molte azioni, più di quanto non si sappia e non si dica (si potrebbe quasi dire che costituisce il sale della vita): solo, si rivela scavando. Comincia a scavare, sotto lo strato più superficiale delle parole, degli eventi, delle storie, e troverai il male - il delitto! Questa è l'archeologia poetica della Christie (che l'archeologia la conosceva e l'amava). Su questa idea è costruito addirittura un romanzo: due giovani vanno a vivere in una vecchia casa, con tutta una sua storia di persone e fatti dimenticati, e, dal desiderio di ricostruire la storia di quella casa, le vite di quelle persone ormai morte, i due scopriranno il male che giaceva al fondo, da tutti dimenticato: così si appaga la conoscenza, ma anche la giustizia, anche se in questo caso la giustizia ha qualcosa di sublime e di generoso, perché non richiederà manette e arresti, tutti essendo morti, ma si risolve tutta nella scoperta della verità. Altro elemento della 'filosofia' di Agatha è che la natura umana è immutabile. Volete mettere il potere di rassicurazione di questa proposizione? Tanto che, come ogni suo lettore sa bene, Miss Marple ama procedere per associazioni: X si comporta come il garzone del fornaio, che aveva un fratello che lo dominava, e faceva così e così: dunque è probabile che il dr. Bett, che si comporta proprio come quel ragazzo, abbia commesso un'azione simile, eccetera. E' un tratto ironico, che serve a rafforzare la scelta della piccola comunità, la cittadina inglese di campagna, come «teatro» della commedia umana. Tra l'altro, come Yrian saprà bene, molti suoi romanzi hanno una struttura fortemente teatrale, magari anche con il corredo di qualche «unità» - di luogo, d'azione e naturalmente di tempo. Poirot rappresenta l'occhio più spiccatamente razionale della ricerca di «come andarono le cose», Miss Marple allea alla razionalità e all'intuito la conoscenza del sapore, del gusto della vita: per questo, quando è grande, è più grande di Poirot. La disattualità, oggi, delle storie, non maschera il fatto che quella gente degli anni '30 si divertiva, godeva, trasgrediva, era implacabilmente motivata nella ricerca di quello da cui era attratta, che si tratti di amore o denaro, vendetta o felicità.I miei romanzi preferiti sono quelli di ambientazione mediorentiale, missioni archeologiche (Non c'è più scampo, ad esempio) innanzitutto. E forse il più grande è C'era una volta, che consiglio a tutti di leggere. Qui Agatha, a mio parere, si autoraffigura nella vecchia Esa, il 'cervello' di quella famiglia di antichi Egiziani, quella che, proprio perché vecchia, ha tutto il tempo di osservare, pensare, sommare, concludere. Ma anche lei sarà uccisa, con un veleno mescolato all'unguento con cui riceve il massaggio di cui hanno bisogno ogni giorno le sue vecchie ossa, ed è una bella prova di sportività da parte della Christie avere accettato di morire: anche se morendo...capisce chi è l'assassino! Così tutto il peso positivo della storia ricade sulla nipote più amata di Esa, la ragazza giovane, figlia del vecchio Imhotep, che costituisce l'altro asse del romanzo: da ragazza ancora inconsapevole, confusa, stordita dall'improvvisa morte dello sposo, rientrata nella casa paterna, si innamora pian pianino del giovane cantore, ma, proprio interrogandosi su quell'impressionante serie di delitti, che distruggono ogni certezza «apparente» (altro «scavo» in profondità) compie anche un cammino spirituale che, alla fine, la conduce a intravedere grandi orizzonti. 

Link to comment
Share on other sites

ombra della notte

mi spiace essere quella che dirà qualcosa contro i gialli :look:...ma ho i miei buoni motivi...premetto che anche io ne ho letti molti,di agatha christie e altri scrittori minori,condivido il fatto che si leggano perchè l'uomo si chiede sempre il perchè delle cose,ma personalmente per i gialli preferisco film e telefilm...io sono fermamente convinta che i libri debbano darti qualcosa a livello di saggezza e conoscenza...insomma io dai libri voglio insegnamenti...e voglio poterlo rileggere.... :sisi:un giallo non mi lascia nulla nonostante quello che tu yrian pensi dei gialli che riguardo la grande christie è indubbiamente tutto vero...ma bisogna andare veramente molto a fondo :asd:non sono così filosofica con i gialli... :rotfl:una cosa che odio è non poterli rileggere :cry: beh ora ho finalmente detto ciò che penso dei gialli....ora potete anche linciarmi spero solo nella vostra pietà.... :asd:

Link to comment
Share on other sites

Verissimo, Isher, che la "rivelazione" finale nei gialli della Christie non è mai posticcia, essendo anzi una struttura che - se pur dissimulata - informa tutta la trama. Molti altri autori ricorrono a soluzioni "di comodo", con la scusa che conta più la suspence dell'intreccio. La Christie e chi ha seguito la sua grande lezione (ad esempio gli sceneggiatori de "La signora in giallo") ci hanno abituato troppo bene, tanto che noi ormai diamo per scontata una soluzione coerente, a un tempo sorprendente e soddisfacente. Ma si prenda - tanto per fare un esempio che so essere ardito - un film di Dario Argento e si vedrà con quanta goffagine può essere concepita una storia. In questo senso dissentivo da Geryon, quando, privatamente, mi ha detto che secondo lui l'assassino de "Il ritratto di Elsa Greer" la Christie lo ha scelto a caso solo al momento di scrivere il finale: a me invece quella storia sembra addirittura una delle più coerenti e meglio strutturate fin dalla prima riga, per cui dubito che ci sia questa componente aleatoria; la Christie certo non scriveva a casaccio.Condivido l'analisi della "filosofia" christiana, ma ancora dubito della validità della sua psicologia. Per esempio la teoria - spesso ripetuta - che per un essere umano sia più facile dire la verità che mentire e che quindi bisogna far parlare il più possibile i sospettati in modo che l'assassino prima o poi si tradisca... Mah, ho i miei dubbi... Anche se proprio ieri Alexarcus mi ha informato che un suo docente di Criminologia ha proposto durante il corso un racconto della Christie... Se i grandi luminari arrivano a tanto, devo arrendermi ed ammettere che, evidentemente, la psicologia della Christie non è elementare come mi sembra.E adesso passiamo al linciaggio di Ombra della notte: CHI HA DETTO CHE NON PUOI RILEGGERE UN GIALLO?!?!?! Per l'appunto, se un giallo è stato scritto bene, il massimo del piacere sta nel rileggerlo e nel gustarti ogni dettaglio con una prospettiva nuova, acquisita dopo aver appreso dalla prima lettura cosa accade in realtà dietro le quinte. (E' ciò che accadde per lo scandaloso "L'assassinio di Roger Ackroyd"... ma taccio per non spoilerare). Ribalterò dunque il tuo discorso: non c'è letteratura che sia più beatamente "riciclabile" di quella gialla!!

Link to comment
Share on other sites

Anch'io sono attratto dai libri che danno un insegnamento, che mi modificano, e per questo mi sono rivolto, in fasi diverse della mia vita, a generi diversi, dai quali di volta in volta ritenevo di ricevere un aiuto, libri dei quali ero convinto di avere in qualche modo bisogno. Abbandonato a me stesso, oggi, tenderei a leggere prevalentemente saggistica e classici. Tuttavia sono sospettoso di questo mio stesso atteggiamento, perché nasconde qualcosa di "preoccupato", qualcosa che nega l'elemento ludico del leggere, che invece è un elemento prezioso. Sul rileggere gialli sono d'accordo con Yrian: a me poi capita qualcosa di ancora meglio, cioè che tendo a dimenticare - non il romanzo, i suoi personaggi, la storia - ma il clou: chi è il colpevole. Quindi per me spesso rileggere è proprio ricordare. Quanto alla psicologia della Christie, Yrian, forse c'è una molla letteraria. O fai parlare i personaggi, e allora scrivi un romanzo di tipo appunto psicologico, basato sul ragionamento, su storie che sono reali, su personaggi che si esprimono e si raccontano, oppure accantoni tutto questo e hai il thriller, dove prevale il cenno, il gioco di atmosfere, elementi più irrazionali. Quindi forse la Christie doveva credere che, più si parla, più ci si tradisce. A me capita costantemente...

Link to comment
Share on other sites

Invece io personalmente credo - essendo un uomo di teatro - che non esista una verità monolitica, quando si tratta di psicologia... per questo credo che più una persona più parla più assume, inconsciamente o meno, delle maschere.E' chiaro che, se sei ad esempio un assassino che cerca di spacciare vero un alibi costruito, più parli più rischi di tradirti... ma questa è una lucida menzogna riguardante dati di fatto. La complessità interiore di una persona, invece, non la ritengo schematizzabile così facilmente come in un test a crocette "vero o falso".Forse il bandolo della matassa sta in una sorta di "codificazione" dei personaggi e delle situazioni della Christie (ma naturalmente varrebbe per ogni idioletto autoriale anche al di fuori del giallo), per cui l'autrice presenta una psicologia non veritiera (ma nessuno scrittore potrebbe mai, nemmeno Joyce) ma verosimile e "verosimilizzata" a colpi di una continua dialettica archetipo/stereotipo.... Un po' come accade per vizi e virtù codificati da Goldoni o per i "moti dell'animo" codificati dal Barocco. In questo senso sì, come già dicevi, che Miss Marple diventa la chiave interpretativa di tutto il mondo christiano.

Link to comment
Share on other sites

In questo senso dissentivo da Geryon, quando, privatamente, mi ha detto che secondo lui l'assassino de "Il ritratto di Elsa Greer" la Christie lo ha scelto a caso solo al momento di scrivere il finale: a me invece quella storia sembra addirittura una delle più coerenti e meglio strutturate fin dalla prima riga, per cui dubito che ci sia questa componente aleatoria; la Christie certo non scriveva a casaccio.
Spendo due righe a mia difesa, Yrian. :)Quando ti ho detto che, per me, il giallo avrebbe potuto avere due soluzioni plausibili, non intendevo sostenere che la Christie, nel momento di chiudere il romanzo, si sia trovata a lanciare la moneta per scegliere il porcellino omicida. Come avrebbe potuto scegliere a caso, d'altra parte? Il libro, come tu stesso mi hai fatto notare, è farcito di elementi e dettagli rivelatori (anche nella prima parte del romanzo e dunque in tempi non sospetti) e dubito possano essere stati aggiunti solo in un secondo tempo.Mi riferivo, piuttosto, al fatto che nelle ultime pagine del romanzo la Christie gioca con il lettore, gli fa credere che, tutto sommato, il più insospettabile tra i porcellini sarebbe potuto essere un colpevole accettabile; che anche ai puri è concesso essere cattivi e che gli antipatici non coincidono per forza di cose con i colpevoli; che tutto avrebbe potuto avere un senso e una coerenza anche così, anche con una "storia senza morale"... Tutto, ovviamente, eccetto i famosi particolari, cui, come ne "L'assassinio di Roger Ackroyd", il lettore riesce a dare il giusto peso soltanto a posteriori.Mi appello alla clemenza della corte, ora, e invoco la temporanea infermità mentale. :bah:
Link to comment
Share on other sites

Chiedo venia io per averti citato a tradimento, ma soffro anche io di temporanea infemrità mentale - e mi capita diconfondere le discussioni che avvengono nel Forum con quelle che avvengono privatamente. :PAvrò forse iperbolizzato le tue parole, però anche con le tue puntualizzazioni non sono proprio proprio del tutto d'accordo. Nel caso di quel romanzo, ti assicuro che i colpevoli non sono intercambiabili nemmeno per un istante: i personaggi hanno un loro statuto particolare sia quanto ad implicazioni morali sia quanto ad economia strutturale della sceneggiatura. (Io stesso, spessissimo, da ragazzo identificavo l'assassino non in base agli indizi ma in base alle probabilità: l'assassino non è mai uno qualsiasi tra i sospettati, è sempre uno che in qualche modo si distingue, salvo pochissime eccezioni.) Nel caso del romanzo in oggetto, ti assicuro che qualunque altra verità sarebbe stata impossibile in quanto sgradevole, anzi il senso di soddisfazione che offre quel particolare romanzo deriva proprio dalla malinconica pacificazione postuma della famiglia così straziata.Non che Dame Agatha rifuggisse dalle soluzioni "scomode": leggi, se non l'hai già fatto, "E' un problema" e troverai la chiave del mistero a dir poco agghiacciante. E tuttavia, anche così, c'è una forma di espiazione. Certo, una espiazione che sfugge alla giustizia costituita, ma proprio perché la mostruosità che punisce sfugge alla morale costituita. Insomma, un colpo al cerchio ed uno alla botte: anche il male più assurdo (e, come tale, potenzialmente destabilizzante per la società vittoriana) finisce per essere inquadrato e reso innocuo.(P.S. Si rassicuri chi non abbia letto "Il ritratto di Elsa Greer" e sia rimasto perplesso nel leggere che parliamo di "porcellini assassini": garantisco che questo topic parla di gialli, non di cinema horror di serie Z. :bah:)

Link to comment
Share on other sites

Mi piace molto il genere giallo...in particolar modo Agatha Christie che considero la migliore del settore, almeno per quanto riguarda gli autori ormai entrati nella storia della letteratura.A parer mio il suo romanzo più bello è "10 piccoli indiani" che ho letto per la prima volta due anni fa.Inzialmente, quando una mia amica me lo consigliò io pensai ad una vicenda orientale, indiana, boh...e quindi accantonai l'idea di leggerlo!!! Poi partii per le vacanze in Puglia ma dimenticai a casa "il codice da vinci" (libro cult di quell'anno) ed entrai in un'edicola in cerca di qualche libro da leggere, lo vidi e lo comprai. Beh vi dico che è stato il libro che più mi ha coinvolto in assoluto: stupendo!!!

Link to comment
Share on other sites

la Christie gioca con il lettore, gli fa credere che, tutto sommato, il più insospettabile tra i porcellini sarebbe potuto essere un colpevole accettabile; che anche ai puri è concesso essere cattivi e che gli antipatici non coincidono per forza di cose con i colpevoli; che tutto avrebbe potuto avere un senso e una coerenza anche così, anche con una "storia senza morale"...
Ecco, visto che stiamo parlando bonariamente di "filosofia", della Christie ovviamente, questo è un altro elemento di quella "filosofia" che si potrebbe ricostruire dai suoi romanzi, e che non è tanto banale come si potrebbe credere. Si sono scritti molti luoghi comuni sulla Christie "conservatrice", sui suoi romanzi radicati in una società in cui i nonni erano dei perfetti vittoriani, ma la vena anticonformista, lievemente scettica (uno scetticismo sbarazzino), il forte senso della complessità della vita, che in qualche modo precede le vite, e le ospita tutte, mi seducono, come anche il fatto che, senza mai cadere nel pettegolezzo a posteriori e quindi a buon mercato, di quei nonni vittoriani spesso mostra tutta la sregolatezza, la follia, la strana voglia di vivere, e altro ancora... 
Link to comment
Share on other sites

  • 7 months later...

Ho conosciuto un professore (francese) di Letteratura inglese, il quale mi ha detto di avere recentemente riletto Agatha Christie in inglese e di averla trovata di livello letterario molto superiore a quanto ricordasse. In particolare, la

prosa della Christie è piena di «citazioni implicite», tratte dai poeti e da Shakespeare, di cui cita in forma allusiva una parte di verso, o un semplice vocabolo, che il lettore colto sa riconoscere, ovviamente inseriti senz'altro nel flusso dello scrivere. Ancora, quando fa parlare Poirot, ha l'accortezza di far scivolare di tanto in tanto nelle sue frasi dei «calchi» dal francese, cioè delle frasi o pezzi di frase che sono la traduzione letterale inglese di espressioni francesi.

Siccome adoro la Christie, che io peraltro ho sempre letto in italiano, lo volevo segnalare.

Link to comment
Share on other sites

Come ho già detto sono stato un grande fan della Christie (autobiografia compresa), per questo premetto che è comunque con grande ammirazione che... dissento.

 

La prosa della Christie (l'ho letta anche in lingua originaria, si intende) l'ho sempre trovata straordinariamente scialba.

 

E' vero che contiene alcune piccole raffinatezze (come appunto non ridurre la parlata francesizzante di Poirot a un semplice intercalare - pratica da lei stessa messa in ridicolo per tramite del suo alter ego Aridane Oliver, scrittrice di gialli dalla fama dovuta a un detective svedese o finlandese o vasselappesca...), ma mi sembrano sinceramente irrilevanti.

 

Anche perché credo che i suoi - non pochi - meriti siano altri. D'altra parte: per i suoi luoghi, i suoi tempi, il suo target eccetera non avrebbe forse nemmeno potuto scrivere altrimenti... Una Christie-Gadda o una Christie-Pennac ve la immaginate? Be', io no - e nemmeno una Christie-Vasquez-Montalban o una Christie-Camilleri o una Christie-Sheldon...

 

Quanto a Shakespeare, in effetti è onnipresente nell'opera della Christie, come anche Tennyson e tutta la letteratura inglese, giù giù fino alle filastrocche infantili (come dimenticare i dieci piccoli indiani e i tre topolini ciechi?)... ma si tratta appunto di citazionismo delle "buone cose di pessimo gusto" che facevano parte immancabilmente del bagalio personale di una rispettabile dama inglese... Se c'è dell'altro, sinceramente, deve essermi sfuggito.

Link to comment
Share on other sites

Non ho avuto il piacere di approfondire molto la lettura di questo genere, apparte qualche libro della mitica Christie (10 piccoli indiani, assassinio sull'oriente express, poirot sul nilo, macabro quiz), a causa del mio disperato e incontrollabile bisogni di cambiare continuamente genere di lettuta...ma tento di riprovare a recuperare.

Link to comment
Share on other sites

Join the conversation

You can post now and register later. If you have an account, sign in now to post with your account.

Guest
Unfortunately, your content contains terms that we do not allow. Please edit your content to remove the highlighted words below.
Reply to this topic...

×   Pasted as rich text.   Paste as plain text instead

  Only 75 emoji are allowed.

×   Your link has been automatically embedded.   Display as a link instead

×   Your previous content has been restored.   Clear editor

×   You cannot paste images directly. Upload or insert images from URL.

×
×
  • Create New...