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I Pacs? Fanno bene alla salute (mentale)


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Consiglio vivamente la lettura del pezzo sottostante, che mette in luce ciò che si sa da tempo: che non si può da un lato accusare gli omosessuali di "disordini affettivi e relazionali" e, dall'altro, impedire loro, se non proprio vietare, un riconoscimento sociale che contribuirebbe alla loro crescita personale e al loro equilibrio psicologico (diritto sancito per altro dall'Art. 3 della Costituzione: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva").******I PACS? FANNO BENE ALLA SALUTE (MENTALE)Sarebbe illogico, oltre che crudele, considerare psicologicamente sana una persona, ma poi non riconoscere la legittimità sociale delle sue relazioni affettive e il suo diritto a formare una famiglia mercoledì 24 gennaio 2007 , di L'UnitàVittorio LingiardiTra le ragioni da elencare a favore della legalizzazione delle unioni tra persone dello stesso sesso la più importante è che il mancato riconoscimento sociale di un legame affettivo danneggia la salute mentale e compromette lo sviluppo psicologico. Tale riconoscimento, con tutti i benefici, i diritti e i doveri che ne seguono, va dunque considerato un atto dovuto in nome della salute. I Pacs non sono dunque solo un caso politico-giuridico (la cui assenza pone il nostro paese ai margini dell'Europa), ma anche un intervento a tutela della salute psicologica dei cittadini omosessuali che, come tutti gli altri, devono poter beneficiare dei vantaggi sociali, psicologici e simbolici derivati dal riconoscimento collettivo delle loro relazioni. Trent'anni fa la comunità scientifica internazionale (soprattutto nella sua componente anglo-americana) «depatologizzava» l'orientamento omosessuale, eliminandolo dagli elenchi dei disturbi mentali. Sembra incredibile che sia successo «solo» trent'anni fa, ma, volendo fare un paragone istruttivo, ricordiamo che, più o meno negli stessi anni, la Svizzera concedeva diritto di voto alle donne, che in Italia avevano votato per la prima volta nel 1946. Una volta maturati i «tempi sociali», nel 2000 l'American Psychiatric Association formula un public statement a favore delle unioni civili. Una scelta coerente: sarebbe alquanto illogico, oltre che crudele, considerare psicologicamente sana una persona, ma poi non riconoscere la legittimità sociale delle sue relazioni affettive e il suo diritto a formare una famiglia. È più o meno quello che succede nel nostro paese, dove, a quanto pare, la scienza e la legge faticano a parlarsi.Così nascono i cittadini di serie B. E un popolare conduttore televisivo, durante un dibattito sui Pacs, può dire: «una cosa è il rispetto della diversità e una cosa sono le leggi». Infatti due uomini o due donne che si amano e vivono insieme magari da vent'anni non possono avere un riconoscimento giuridico della loro unione, la reversibilità della pensione (possibile invece per i parlamentari anche quando non sussiste legame matrimoniale), agevolazioni fiscali sulla successione ecc. Eppure di fronte allo stato hanno gli stessi doveri degli altri cittadini, pagano le tasse e possono accedere a ogni tipo di carriera pubblica e professionale. «Minority stress» è il nome che la psichiatria americana dà al disagio psichico che deriva dalla discriminazione e dalla stigmatizzazione sociale di una minoranza. Nello sviluppo psicologico, il riconoscimento sociale ha grande importanza perchè permette a una rappresentazione di consolidarsi nella mente come legittima e convalidata. Questa stabilizzazione ha a sua volta importanza perché, nel suo costituirsi come «possibile» e «legittima», perde il suo contenuto «minaccioso» e quindi disincentiva le azioni violente e persecutorie nei suoi confronti (bullismo, omofobia sociale). Inoltre riduce gli effetti dell'assimilazione della negatività sociale, cioè l'omofobia interiorizzata: un fenomeno alla base della difficoltà ad accettarsi, fino all'autodisprezzo, e di comportamenti inconsciamente autodistruttivi caratteristici di molte persone omosessuali. Si tratta di argomenti molto semplici, alla base di qualunque percorso di integrazione delle differenze individuali, culturali, sociali. Ma proprio qui sorge il problema del pregiudizio: se in passato le persone omosessuali creavano «scandalo» per via della loro devianza, oggi ciò che indigna (o, più probabilmente, spaventa) è invece la richiesta di normalità. Gay e lesbiche che chiedono di potersi sposare, formare famiglie, avere i diritti e i doveri di tutti. Credo di aver detto una parola tabù: famiglia. La si vorrebbe immodificabile, incorruttibile, unica. Si tratta invece di un contesto affettivo che assume configurazioni diverse a seconda dell'epoca e della cultura. Originariamente "insieme dei famuli", cioè di coloro che hanno un rapporto di dipendenza dal paterfamilias, la famiglia così è descritta dalla nostra costituzione (art. 29): «La repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare». Matrimonio, ecco l'altra parola da maneggiare con cura (la terza sarà adozione). Esistono due tipi di matrimonio: religioso e civile; quest'ultimo può essere a sua volta distinto, spesso con piccole differenze, in unione civile, pacte civil de solidarité (alla francese, Pacs), civil partnership, ecc.È stato toccante leggere che, in Inghilterra, il numero di persone gay e lesbiche che, nei primi 10 mesi dall'entrata in vigore della legge (dicembre 2005), ha richiesto la registrazione di partnership si è rivelato di gran lunga superiore alle previsioni: pari a quello previsto per il 2030! Ancora una volta, si misura la distanza tra società e politica. E non quella tra «un capriccio», come lo ha definito il cardinale Trujillo, e una legge.Infine, una segnalazione accademica per Piero Fassino e per sviluppare un dibattito più empirico e meno emotivo su un tema difficile: sono appena stati pubblicati su Pediatrics (vol.118, n.1, 2006) rivista ufficiale dell'American Academy of Pediatrics, i risultati di una ricerca: «Effetti delle leggi su matrimonio, unioni civili e domestic partnership sulla salute e il benessere dei bambini». Vale la pena di darci una lettura, soprattutto alle conclusioni, dove si legge che «non si evidenzia una relazione tra l'orientamento sessuale dei genitori e le dimensioni emotive, psicosociali e comportamentali indagate nel campione di bambini... Adulti coscienzionsi e capaci di fornire cure, siano essi uomini o donne, etero o omosessuali, possono essere ottimi genitori». A conclusioni analoghe sono giunte tutte le principali associazioni americane nel campo della salute mentale, compresa l'American Psychoanalytic Association («è nell'interesse del bambino sviluppare un attaccamento verso genitori coinvolti, competenti e capaci di cure. La valutazione di queste qualità genitoriali dovrebbe essere determinata senza pregiudizi rispetto all'orientamento sessuale»). Ogni definizione di sé e della propria identità comporta una rinuncia, prima di tutto psicologica. Ma questa rinuncia non può essere basata sulla negazione del diritto all'uguaglianza.

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Sono d'accordo praticamente d'accordo su tutto l'articolo, tranne che su una cosa: è controproducente.Non è il caso di dire (semplifico): "Dateci i PACS se no noi siamo infelici", perché (come tutti avrete sperimentato) l'idea che un omosessuale sia una persona non normale, non naturale, non sana e dunque non felice è una delle principali remore di certa mentalità omofoba, principalmente di stampo cattolico. La risposta sarebbe: "E chi l'ha detto che dovete essere felici? Solo l'eterosessualità comporta e deve comportare la felicità".(E' un po' il discorso che si fa riguardo la causa dell'omosessualità: a me vanno bene gli studi scientifici e tutte le teorie genetiche, endocrine, psicologiche eccetera, ma... a livello legislativo dovrebbero essere irrilevanti, per non prestare il fianco ad accuse di non nromalità.)PEr cocnludere, a questo punto, preferisco slogan del tipo (semplifico sempre): "Voglio i PACS perché sono un cittadino come gli altri e pago le tasse come gli altri."

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Condivido ciò che dici, ma credo che la questione riguardi in primis i gay che non si accettano, che vedono nel riconoscimento sociale una "legittimazione" dei loro affetti e dei loro sentimenti. In questo senso, il Pacs (o equivalente) avrebbe una forte connotazione simbolica, al di là del fatto che uno possa valersene o meno.Il pezzo vuole sottolineare, a mio parere, la crudeltà implicita di chi, richiamandosi – incoerentemente – a valori morali non meglio definiti e modificabili (secondo il proprio tornaconto), fa violenza psicologica alle persone in barba a ciò che sostiene la scienza, ossia che l'omosessualità è "una semplice variante del comportamento umano", e alla Costituzione (Art. 3).

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Condivido ciò che dici, ma credo che la questione riguardi in primis i gay che non si accettano, che vedono nel riconoscimento sociale una "legittimazione" dei loro affetti e dei loro sentimenti.
Ma secondo me ni... Nel senso, devi considerare che qui in italia abbiamo molto forte il ruolo della Chiesa... Sai già che comunque in certi ambienti non sarai accettato... E quindi in parte sei già abituato all'idea di non essere "legittimato"...Anche io porrei molto di più la questione sui diritti delle coppie gay, che dovrebbero essere gli stessi delle coppie etero, e molto meno sulla questione della felicità interiore... Tanto anche se lo stato ti accetta, non ti accetta la più grande associazione (se mi permettere il termine) italiana... Quindi in parte sei sempre non accettato :(Oh, non sto minimamente giustificando i cattolici che dicono che le coppie gay sono contronatura, eh! E' solo una costatazione mia, ma sono favorevolissima sia ai pacs che ai matrimoni... Non vorrei essere fraintesa, dato che già ieri mi hanno frainteso sulla zoofilia, temo :bah: :bah:
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Ma secondo me ni... Nel senso, devi considerare che qui in italia abbiamo molto forte il ruolo della Chiesa... Sai già che comunque in certi ambienti non sarai accettato... E quindi in parte sei già abituato all'idea di non essere "legittimato"...
Seguendo questo ragionamento, non credi che i neri d'America sarebbero ancora schiavi se non avessero lottato per il loro riconoscimento sociale (riconoscimento sociale = diritti civili) e che le donne sarebbero ancora a casa a fare la calza e nidiate di figli se non avessero rivendicato il proprio ruolo nella società con le lotte degli anni '60 e '70? E' un processo lungo, ma da qualche parte si dovrà pure cominciare, no? Ci saranno sempre discriminazioni nel nostro Paese, e non solo nei riguardi degli omosessuali: ci sono tuttora nei riguardi delle donne, dei meridionali, dei diasabili, dei giovani, degli stranieri, dei neri. Ma se ci si limita a stringersi nelle spalle e a sospirare "Tanto saremo sempre discriminati" non si contribuirà mai a migliorare le cose, né per gli omosessuali né per gli altri!
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Ah ma concordo totalmente!Dico soltanto che il fatto che i pacs facciano bene alla salute mentale... Insomma, non vorrei si riducesse tutta la grossa questione delle unioni gay a una mera questione di salute fisica... Ecco tutto :bah:

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Guest equalmarriage

-Questo articolo contiene un grossolano, quanto pericoloso (per noi gay) errore: confonde le unioni diverse dal matrimonio con il matrimonio. Non è un errore da poco. A meno di voler far finta che il matrimonio non sia una unione unica nel suo genere, ineguagliabile, in quanto radicatissima, amatissima, globale, millenaria -anche se con varianti-, universalmente e istantaneamente compresa e rispettata da tutti in ogni dove in quanto indicante fusione, amore, famiglia. Poter essere, ed essere, registrati, uniti in marimonio per modo di dire, quindi sposati per modo di dire, sposi tra virgolette, coniugi per così dire, non è affatto la stessa cosa del poter essere, e dell'essere, uniti in matrimonio, sposati, coniugi, sposi, mariti, o in caso di lesbiche mogli. Se si conta poi che varie unioni, ad es. quella inglese, sono dei ghetti... la cosa diventa evidente anche ai più ciechi.Human Rights Watch, settembre 2003:<<[T]he segregation of same-sex unions into a special legal status is a form of “separate but equal” acknowledgement. Separate is never equal: the experience of racial segregation in the United States testifies eloquently to how preserving discreteness only perpetuates discrimination. Even if the rights promised by civil unions on paper correspond exactly to those entailed in civil marriage, the insistence on a distinct nomenclature means that the stigma of second-class status will still cling to those relationships. Governments committed to equality cannot legitimately reserve certain areas of civil life as exempt zones where inequality is permitted. Human rights principles demand that states end discrimination based on sexual orientation in civil marriage, and open the status of marriage to all.>>

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Come avemmo modo di discutere altrove, Equal, sono favorevole all'apertura/riforma del matrimonio civile anche a favore delle coppie omosessuali. Sono tuttavia favorevole anche alla istituzione dei "patti di solidarietà civile", o "partnership domestiche", o come vogliamo chiamarle, che contemplino altre forme di convivenze affettive o solidali non necessariamente fondate sul vincolo sentimentale e sessuale. Per il contesto in cui ci troviamo, per noi omosessuali questo istituto sarebbe già un punto di partenza sulla lunga e difficile strada che potrebbe portarci un giorno spero non lontano all'apertura del matrimonio civile anche alle coppie omosessuali.

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Questa del "minority stress" mi sembra una baggianata. La psichiatria vuol trasformare un problema politico, che riguarda l'intera società e il rapporto che ha con la diversità, in un problema personale da gestire privatamente immagino già con cosa: le psicoterapie, i farmaci ecc, ecc... :sisi:

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Quello che voglio dire, è che i pacs vanno approvati non perché l'assenza crea un disagio psicologico, ma perché è giusto (da un punto di vista politico) estendere dei diritti a chi non ce li ha etero o omo che sia.

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