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Almeno 70 le vittime civili dei raid USA in Somalia


takuya

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Dall'UnitàRaid aerei sulla Somalia: almeno 70 vittime civili«Finora avevamo notizia di circa 22-26 civili uccisi nella zona compresa tra Dhobley e Afmadow, ma con gli ultimi attacchi di ieri (ndr.mercoledì), secondo alcune indicazioni preliminari, il bilancio salirebbe a circa 70 vittime». Questa la dichiarazione rilasciata all’agenzia missionaria Misna di Abdulatif Afdub, collaboratore locale del Programma alimentare mondiale (Pam), raggiunto per telefono a Liboi, in Kenya, a pochi chilometri dal confine con la Somalia.Sale dunque il bilancio delle vittime civili dell’intervento aereo degli Usa nel Paese. Intervento iniziato lunedì scorso e proseguito nei giorni successivi (anche se gli usa hanno ammesso un solo raid aereo, quello di lunedì). Il bombardamento Usa è avvenuto con il consenso del governo provvisorio somalo del presidente Yusuf e ufficialmente ha avuto lo scopo di colpire presunti miliziani islamici affiliati di Al Qaeda e responsabili degli attentati alle Usa in Kenya e Tanzania nel ’98. In realtà quello statunitense appare come un intervento nella crisi somala che ha visto al contrapposizione tra le Corti islamiche e il governo provvisorio del presidente Yusuf. Da quando a luglio del 2006 le Corti islamiche hanno preso il controllo di Mogadiscio e di oltre due terzi del territorio nazionale, Washington ha iniziato una battaglia contro il movimento islamico accusandolo di sostiene al Qaeda.Nei raid aerei dei giorni scorsi i villaggi colpiti sarebbero quelli di Hayo e Bankajirow, che si trovano rispettivamente a circa 27 chilometri e 80 chilometri da Afmadow, piccola cittadina della regione del Basso Giuba, nel sud della Somalia. La zona colpita dagli attacchi – non solo Usa, ma probabilmente anche da parte dei ‘Mig’ dell’Etiopia – comprende comunque differenti parti del sud della Somalia: non solo l’area compresa tra Dhobley e Afmadow, ma anche l’estremità meridionale del paese, nei pressi di Ras Kamboni, cittadina di pescatori sull’Oceano Indiano a una decina di chilometri dal confine con il Kenya.«Resta tuttora molto difficile avere informazioni dirette e precise, perché i telefoni sono in gran parte fuori uso e anche le comunicazioni via radio sono quasi impossibili – dice ancora alla Misna il rappresentante del Pam - Si tratta comunque di zone dove i nomadi portano le loro mandrie a pascolare. Sappiamo che la gente è fuggita formando colonne di muli e carretti, con i civili che scappano portandosi dietro i loro pochi beni».Mercoledì da Addis Abeba il premier etiopico Meles Zenawi – secondo cui gli Usa avrebbero colpito solo una volta con gli aerei – ha affermato che nessun civile è stato ucciso.Gli anziani a capo dei clan della zona hanno invece dichiarato che le vittime civili sono almeno 100. «Abbiamo inviato una squadra a valutare l'entità delle perdite, e ci è stato confermato che sono state uccise oltre cento persone - ha denunciato lo sceicco Abdullahi Ali Malabon, uno degli anziani del distretto di Afmadow - Molti altri civili sono rimasti feriti, ma non disponiamo del loro numero esatto». Di un centinaio di vittime come minimo hanno parlato anche diversi altri testimoni dei bombardamenti, i quali hanno tuttavia precisato che i cadaveri recuperati ammontano per il momento a non più di 29; macabro dettaglio, alcuni dei resti umani erano carbonizzati al punto da impedirne qualsiasi identificazione. Un anziano di Dhebley, Moalim Adam Osman, ha aggiunto che «ci sono ancora dispersi, e penso che i loro corpi si trovino da qualche parte all'interno della foresta».Sul fronte diplomatico, dopo le preoccupazioni per i raid, espresse da Onu, Ue, e varie cancellerie occidentali (con l'eccezione di Londra, solidale con Washington), il premier italiano Romano Prodi ha ribadito la «forte preoccupazione» del nostro governo: «Non ci voleva l'intervento americano -ha detto- siamo per una politica multilaterale, e questa è un'azione unilaterale». Pubblicato il: 11.01.07Modificato il: 11.01.07 alle ore 18.37http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=62657

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