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Non tutti gli espatriati scappano dal bisogno


Rotwang

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Gli Stati Generali

 

Enrico Palumbo

 

Lascia perplessi questa retorica che si sta costruendo intorno ai due giovani italiani morti nel corso dell’incendio di Londra, dipinti come due disperati costretti all’espatrio. E, come conseguenza di questa osservazione, l’estensione del discorso a tutti i giovani che fanno esperienze all’estero, i 500.000 italiani di Londra e tutti gli altri emigrati, esposti a pericoli che nei villaggi della grande provincia italiana non correrebbero.

 

Forse il quadro è più articolato. Il tema della carenza di opportunità di lavoro per le persone più qualificate è un triste dato di fatto, da cui non si vede al momento una via d’uscita e del quale è responsabile un’intera classe dirigente. Non soltanto la politica, ma anche diversi imprenditori, che preferiscono un diplomato a un laureato per risparmiare, ritenendo che la laurea sia uno sfizio per ragazzi viziati, o che offrono stage non retribuiti per attività che richiedono professionalità e competenze. È vero che molti giovani si trovano costretti a scappare da questa situazione.

 

Ma è anche vero che molti altri scelgono di fare un’esperienza all’estero: per crescere, maturare, conoscere. Alcuni scelgono di andare all’estero per emanciparsi dalla propria famiglia o dal proprio ambiente, altri semplicemente perché sono cittadini europei e considerano l’Europa, non solo l’Italia o il Veneto, la terra in cui possono lavorare e vivere. Vanno a Londra, Berlino e Parigi senza costrizione, senza astio per la madrepatria e senza turbamenti.

 

Non è solo la mancanza di opportunità che spinge le persone ad andarsene dal proprio paese per un po’ di tempo: perfino l’Italia è terra di approdo di molti europei (così come di asiatici e americani) che vengono anche da paesi più ricchi del nostro, ma che vogliono studiare e lavorare qui per qualche tempo (a Milano è comune incontrare ventenni statunitensi o giapponesi qualificati che sono venuti in Italia per cercare lavoro) e che rappresentano un’immigrazione assai diversa da quella causata da guerra e miseria. Il nostro problema è che i giovani qualificati che attraiamo sono meno dei nostri che vanno altrove. Spesso la pessima offerta economica che viene fatta come primo impiego è soltanto il pretesto che si utilizza per giustificare agli altri (e forse a se stessi) la propria decisione di espatriare.

 

Non sappiamo quali scelte avrebbero fatto Gloria e Marco se avessero trovato lavoro nella Marca, ma è probabile che da ventenni di buona cultura e formazione quali erano avrebbero scelto comunque di fare un’esperienza più o meno lunga all’estero (per di più erano descritti come felici della loro vita londinese). Questo è il senso della “generazione Erasmus”, e non è un caso che tutti gli interventi sulla “patria matrigna” siano venuti da persone che hanno finito i loro studi nella preistoria dell’Europa, quando per andare all’estero si chiedeva il visto e per prendere l’aereo si doveva essere facoltosi, quando in pochi parlavano una lingua straniera e a nessuno veniva in mente di studiare fuori dai propri confini, quando in definitiva mogli e buoi erano dei paesi propri. Preistoria.

 

La colpa della tragedia che ha spezzato due giovani e brillanti vite non è del governo, della disoccupazione o del bisogno di scappare, nonostante non manchi un certo disinteresse della classe dirigente per il proprio futuro rappresentato dai giovani. La colpa è di persone in carne e ossa, forse con responsabilità anche politiche, che – si spera – saranno individuate, giudicate e condannate. Persone disoneste e incompetenti, che sono presenti in tutti i paesi, anche in quelli che maggiormente idealizziamo (e li idealizziamo perché non li conosciamo, non viaggiamo). Gente che mette in pericolo le vite altrui, risparmiando sui materiali di una ristrutturazione o installando un sistema di allarme difettoso, è purtroppo presente ovunque. Perfino in Italia.

 

 

Capito, poveri comunisti esterofili?

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io conosco tre tipologie di espatriati

 

1- i dottorandi, nel conosco vari, d cui uno qui sul forum

 

2- i disperati: gente che non trovava proprio nulla qui e ha tentato l'espatrio. Ne conoscevo uno, è già tornato ed ha trovato qui, fuori viveva troppo male

 

3- i non laureati: posso portare a testimonianza quel che vedo accadere nel paesello dal quale arrivo. C'è davvero molta gente che pur avendo tutte le disponibilità economiche(ben più di me, spesso son figli di imprenditoruncoli) non hanno studiato perchè non avevano voglia. Adesso che hanno 24-25-26 anni e si vedono già immersi nel noioso mondo del lavoro, senza aver goduto del bonus università e che soprattutto si devono confrontare con amici universitari, di colpo partono e vanno chi in GB, chi in Australia.

Così figurano come cervelli in fuga...

 

C'è da dire che una mia amica ingegnera laureata al politecnico a Milano, per un anno non ha trovato lavoro, è stata 6 mesi a fare la ragazza alla pari in Australia, è tornata da 10 giorni e ha già trovato 4 proposte di lavoro, di cui una accettata

 

Quindi non direi che è un problema dei comunistelli eh

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Quindi non direi che è un problema dei comunistelli eh

 

No amo, il problema sono i sindacalisti marxisti provinciali che dicono che è tutta colpa di Gentiloni se i due ragazzi italiani sono morti tra le fiamme, come se fossimo nell'Ottocento e quelli fossero partiti con la valigia di cartone.

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No amo, il problema sono i sindacalisti marxisti provinciali che dicono che è tutta colpa di Gentiloni se i due ragazzi italiani sono morti tra le fiamme, come se fossimo nell'Ottocento e quelli fossero partiti con la valigia di cartone.

 

 

si vabbè tu non sei in grado di dare un'interpretazione critica della realtà perchè ti basi unicamente su quello che vedi su facebook

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si vabbè tu non sei in grado di dare un'interpretazione critica della realtà perchè ti basi unicamente su quello che vedi su facebook

 

Facebook è realtà che mostra le idee delle persone e guarda caso l'articolo dice quello che penso.

Edited by Rotwang
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si non ti spiega però che a un datore di lavoro a cui arrivano 10 cv al giorno magari preferisce quello con l'esperienza all'estero giusto perchè SONO 20 ANNI CHE SCASSANO la minchia a tutti gli italiani con sta storia che bisogna andare all'estero, ma se i tuoi amici dei centri sociali se la prendono con gentiloni e pensi che il problema siano loro, che sono 4 gatti, ok

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Certamente non dubito insieme ad Enrico Palumbo che non tutti i giovani fuggano da situazioni di assoluto bisogno o di estrema indigenza come era ai tempi della valigia di cartone e molti vogliano fare qualche esperienza all'estero come capitò anche a me molto ma molto prima  che esistesse una cosa come il programma Erasmus ma qui il problema generale mi par tecnico. In un paese che persegua pervicacemente ad ogni livello politiche di deflazione salariale  che determinano il crollo del mercato interno per una contropartita di maggior competitività verso l'estero, la fuga di giovani e meno giovani preparati mi pare ad un certo punto diventi difficile da evitare. Che fossero più o meno bisognosi Gloria e Marco avevano comunque trovato a Londra condizioni molto più lusinghiere che da noi se la vulgata mediatica non mente...

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si non ti spiega però che a un datore di lavoro a cui arrivano 10 cv al giorno magari preferisce quello con l'esperienza all'estero giusto perchè SONO 20 ANNI CHE SCASSANO la minchia a tutti gli italiani con sta storia che bisogna andare all'estero, ma se i tuoi amici dei centri sociali se la prendono con gentiloni e pensi che il problema siano loro, che sono 4 gatti, ok

Il problema è chi accusa il governo della morte dei due giovani, e se sei d'accordo ti meriti l'ISIS.

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francamente penso che la ragione di questo topic stia nel senso di inferiorità che Rotwang prova nei confronti degli espatriati, a motivo del fatto che da adolescente ha interiorizzato la propaganda dell'allora ministro del lavoro Maurizio Sacconi

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francamente penso che la ragione di questo topic stia nel senso di inferiorità che Rotwang prova nei confronti degli espatriati, a motivo del fatto che da adolescente ha interiorizzato la propaganda dell'allora ministro del lavoro Maurizio Sacconi

Ma io non ho alcun senso di inferiorità nei confronti di nessuno, ho difeso questi ragazzi e difendo la generazione Erasmus e do addosso alla sinistra queer pro-pedofilia che dà addosso al governo di turno per puttanate, piove? Governo ladro. Perché a 26 anni non ti compri un dizionario di italiano?

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SerialHenry

Se mi dovessi attestare solo sulle mie relazioni sociali direi che ben pochi scappano dal bisogno (ma so che non è così). Amiche e amici che sono “espatriati” non erano disperati, o almeno, non credo che avessero ancora ricevuto così tante porte in faccia da considerarsi tali, erano laureati per la maggior parte under 30 e anche underr 25; sono espatriati per provare, per tentare la fortuna ecc… e pure perché avevano (o pensavano di avere) le palle per poterlo fare; alcuni hanno concluso l’esperienza bene, altri sono tornati.
Molti di quelli che conosco avevano parenti già con fissa dimora nel paese di arrivo, condizione che li ha aiutati non poco; altre sono partite come ragazze alla pari e sono ancora là.
 
Se i miei amici che stanno a Melbourne fossero morti sulla spiaggia cosa avrebbero urlato le news?

“Maledetta Italia che non offre ai giovani i giusti contesti balneari spettacolari e li costringe ad espatriare e finire in bocca a pesci cartilaginei predatori!”

Edited by SerialHenry
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io conosco tre tipologie di espatriati

 

In quale categoria mi fai rientrare?

 

Comunque, oggi in ufficio ne parlavamo perché l'acm (aluminium composite) di cui era fatto il rivestimento dell'edificio che è andato in fiamme lo usiamo anche noi per i progetti di cladding esterno..   :swoon:

Edited by Beppe_89
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AndrejMolov89

Che la retorica dei gentisti sia una troiata, è una cosa pacifica. Accusare Gentiloni per la morte di due italiani all'estero implica non avere il cervello collegato alla spina dorsale come minimo. 
Ma se vogliamo parlare degli espatriati da un lato è sbagliata la retorica della disperazione: semplicemente uno può andarsene perché vuole andarsene, perché vuole imparare l'inglese, vedere nuove culture e magari abbandonare alcune paludi provinciali da cui proviene. Ma, questo non implica che non esistano quelli che vanno via per disperazione, o meglio per essere valorizzati pur volendo rimanere. Io mi pongo in mezzo: da un lato VOLEVO rimanere qua, dall'altro non potevo. Seppur mi trovi leggermente male in Germania sono felice di questa esperienza, e devo dire che pur essendoci un mix di sentimenti contrastanti, io so che ho fatto la scelta giusta per la mia crescita personale. Ora, a me pare che la visione dell'expat che si ha in Italia passa dal traditore della patria alla disperazione, nessuno vuole ammettere che in un mondo iperconnesso come l'attuale, uno può scegliere di vivere dove trova le opportunità migliori. 
Poi non capisco cosa c'entrino i comunistacci, è un uscita altrettato gentista...

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No amo, il problema sono i sindacalisti marxisti provinciali che dicono che è tutta colpa di Gentiloni se i due ragazzi italiani sono morti tra le fiamme, come se fossimo nell'Ottocento e quelli fossero partiti con la valigia di cartone.

 

Bah io queste campane non le ho proprio sentite...

è acclarato che le responsabilità di quanto accaduto sono ben individuabili, al netto delle vittime, dei loro paesi d'origine e di chi li governa.

 

Forse il quadro è più articolato. Il tema della carenza di opportunità di lavoro per le persone più qualificate è un triste dato di fatto, da cui non si vede al momento una via d’uscita e del quale è responsabile un’intera classe dirigente. Non soltanto la politica, ma anche diversi imprenditori, che preferiscono un diplomato a un laureato per risparmiare, ritenendo che la laurea sia uno sfizio per ragazzi viziati, o che offrono stage non retribuiti per attività che richiedono professionalità e competenze.

 

Ecco, qui si fa un po' di retorica, si tralascia sempre il problema del costo del lavoro...ma è vero che, d'altro canto, un'imprenditoria poco istruita sa anche "utilizzare poco" un bravo laureato di oggi. Ci hanno fatto studiare troppo, ed eccoci qua.

 

Ti lascio con un pezzo che, ne sono certo, ti farà inorridire :D

http://www.infoaut.org/segnalazioni/london-is-burning-un-rogo-di-classe

Edited by schopy
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In quale categoria mi fai rientrare?

 

Comunque, oggi in ufficio ne parlavamo perché l'acm (aluminium composite) di cui era fatto il rivestimento dell'edificio che è andato in fiamme lo usiamo anche noi per i progetti di cladding esterno..   :swoon:

Maledetti architetti assassini

 

Bo' avendo laurea una delle prime due, dipende quale ti calza di più..se il lavoro qualificato o la mancanza di prospettive

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Tutti gli espatriati che conosco non sono affatto dei disperati: le famiglie pagano loro l'università, l'affitto, tutte le cose di prima necessità e anche gli spostamenti. Che siano "disperati" perché lavorano troppo, è una scelta loro. Del resto chi rimane qui non è che si rigira i pollici.

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Comunque, oggi in ufficio ne parlavamo perché l'acm (aluminium composite) di cui era fatto il rivestimento dell'edificio che è andato in fiamme lo usiamo anche noi per i progetti di cladding esterno..   :swoon:

 

Io ho letto che in particolare il modo in cui era montato il rivestimento ha funzionato da camino per la vampata (...ce n'erano due di strati, con un'intercapedine nel mezzo che ha ben ossigenato la fiamma...)...ecco, io rimango basito quando scopro che degli architetti riescono a combinare 'ste boiate. Perché...???

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Io ho letto che in particolare il modo in cui era montato il rivestimento ha funzionato da camino per la vampata

 

Non ho letto dettagliatamente quindi non so dirti.

 

Il mio capo ha solo iniziato la conversazione per dire che il materiale è lo stesso che usiamo a volte anche noi.. però tempo fa lo hanno cambiato per renderlo a norma (è sempre aluminium composite ed è fatto lo stesso da plastica tra da due strati di alluminio).. (ti metto il link di quello che usiamo noi  --> http://www.alucobond.com/region.html?&no_cache=1)

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Accusare il governo della morte dei due ragazzi a Londra è al limite del ridicolo. Accusare il governo inglese che non prevede norme antincendio ferree è sicuramente più sensato. Per quanto riguarda la generazione erasmus mi trovo d'accordo con Rotwang. Non è detto che gli espatriati siano per forza in fuga per bisogno. Noi Millennials viviamo da quando siamo nati e cresciuti in una società globale e pertanto non è caso raro che molti vivano o vogliano trasferirsi all'estero. Ed è proprio per questa realtà cosmopolita che i giovani rientranti in Italia trovano con maggior facilità lavoro.  Parlando della mia esperienza personale, ho fatto vari ho passato varie estati della mia adolescenza in UK per migliorare il mio inglese, consapevole che quando, di qui a breve mi laureerò mi trasferirò all'estero (possibilmente USA o Canada). Ciò non vuol dire che io però stia scappando dalla mia nazione o che porti rancore verso il governo; semplicemente sono figlio del mio tempo e concepisco un concetto di stato molto differente , e se vogliamo meno stringente, rispetto a quello delle precedenti generazioni.

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Nessuno scappa per bisogno chi ha seri problemi economici resta in Italia arraggiandosi alla meglio. Emigrare richiede soldi soprattutto in città improponibili e care come Londra.

 

Si scappa per mancanza di opportunità che è diverso ma questo non rende l emigrazione meno legittima

 

Inviato dal mio SM-G903F utilizzando Tapatalk

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Accusare il governo italiano della morte dei due ragazzi a Londra è al limite del ridicolo. Accusare il governo inglese per non prevedere norme antincendio ferree è sicuramente più sensato. Per quanto riguarda la generazione erasmus mi trovo d'accordo con Rotwang. Non è detto che gli espatriati siano in fuga per bisogno. Noi Millennials siamo nati e cresciuti in una società globale e pertanto non è caso raro che molti vivano o vogliano trasferirsi all'estero. Ed è proprio per questa realtà cosmopolita che i giovani rientranti in Italia trovano con maggior facilità impiego.  Parlando della mia esperienza personale, ho passato varie estati della mia adolescenza in UK per migliorare il mio inglese, consapevole che quando mi laureerò (spero a breve) mi trasferirò all'estero (possibilmente USA o Canada). Ciò non vuol dire che io stia scappando dalla mia nazione o che porti rancore verso il governo; semplicemente sono figlio del mio tempo e vivo la territorialità diversamente , e se vogliamo in modo meno stringente, rispetto alle precedenti generazioni.

Non riuscendo a modficare il testo l'ho citato e modificato. A causa dell'ora tarda avevo scritto in un italiano bruttino lol

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