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Ogniuno ha il suo destino


gattosc71

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Ilromantico

La percezione del 'destino' dipende dalle singole vite ed esperienze di ognuno di noi. C'è chi vive una vita 'piatta' dove non succede nulla di che o dove ha la strada spianata(non so pensate a un ricco o a un etero col lavorone e con famiglia creata.senza sforzi). C'è però chi come me e tanti altri non può far a meno di notare episodi da 'sliding doors' in cui tutto è decisivo ed ogni parte sembra servire al progetto principale.

Da ragazzino desideravo sempre avere un determinato tipo di relazioni, lavoro, amici e vivere in una città diversa. Non dico che sia tutto merito del destino e della fortuna, ma senza dubbio il mio sforzo è stato decisamente mediocre eppure ho avuto quasi tutto ciò a cui ambivo. E ripensando al passato, non posso far a meno di pensare che tutti i fatti negativi o apparentemente inutili sono serviti come preziose lezioni di vita o come fasi in cui stare per ritrovarsi nel posto giusto e al momento giusto.

Insomma è un discorso alquanto complesso...

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Non direi proprio che sia ininfluente, benché possiamo fingere che sia:

come giustificare premi e punizioni dei nostri comportamenti, se essi dipendono da decisioni ineluttabili altrui?

 

Peraltro, se ho "la possibilità di agire o di non agire entro determinati limiti", nessun "Qualcuno" può aver "già deciso che io mi comporterò proprio a quel modo":

se qualcuno l'avesse già deciso, addio libero arbitrio, fosse pure libero solo "entro determinati limiti".

 

Probabilmente un'idea di Dio un po' antropomorfica ci rende difficile dipanare la matassa. A me non pare del tutto incompatibile l'idea che Tutto sia già stato scritto colla percezione che ciascuno ha della propria spontaneità e della propria libertà d'azione.

 

Da ragazzino desideravo sempre avere un determinato tipo di relazioni, lavoro, amici e vivere in una città diversa. Non dico che sia tutto merito del destino e della fortuna, ma senza dubbio il mio sforzo è stato decisamente mediocre eppure ho avuto quasi tutto ciò a cui ambivo.

 

Buon per te ;)

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Probabilmente un'idea di Dio un po' antropomorfica ci rende difficile dipanare la matassa. 

 

Chiamare dio o fato o destino, pensarlo o no antropomorfo non cambia la sostanza della cosa:

procede tutto secondo leggi ineluttabili che pertanto ci trascinano anche se non vogliamo (nolentem trahunt), ma se vogliamo non ci lasciano liberi, benché a noi forse sembri (volentem ducunt) oppure procede tutto per caso e quindi la nostra azione deliberata può incidere in una certa misura sul procedere delle cose nostre ed altrui?

 

 

 

A me non pare del tutto incompatibile l'idea che Tutto sia già stato scritto colla percezione che ciascuno ha della propria spontaneità e della propria libertà d'azione.

 

Con la nostra percezione è indubbio che non sia incompatibile, ma con la nostra realtà non vedo come possa essere compatibile:

se tutto è già scritto, come possiamo fare altrimenti di quel che è scritto e quindi essere liberi e quindi rispondere eticamente, giuridicamente, fisicamente, razionalmente delle nostre azioni?

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Con la nostra percezione è indubbio che non sia incompatibile, ma con la nostra realtà non vedo come possa essere compatibile:

se tutto è già scritto, come possiamo fare altrimenti di quel che è scritto e quindi essere liberi e quindi rispondere eticamente, giuridicamente, fisicamente, razionalmente delle nostre azioni?

 

Non a caso il dibattito neuroetico è piuttosto suscettibile al tema; in un contesto naturalizzato, secolarizzato e (ahimé) filosoficamente non troppo avveduto, ci si chiede se possiamo ritenerci pienamente responsabili anche di quelle azioni che compiremmo perché necessitati, o comunque forzati da quel che succede nella nostra corteccia cingolata anteriore...io penso che, se pure si accetta una prospettiva ontologica deterministica (non mi impegno in questo senso) la risposta rimanga sì.

 

Apprezzo la tua citazione da Seneca (l'ho portato alla maturità, mentre la mia prima tesi l'ho scritta proprio su questi temi nella filosofia di Leibniz); io penso che per il momento possiamo regolarci così come abbiamo fatto fino ad oggi, anche per quel che riguarda le responsabilità di ciascuno...la giustizia è un fatto terreno, cerchiamo di amministrarlo al meglio sulla base di quel che sappiamo.

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.la giustizia è un fatto terreno, cerchiamo di amministrarlo al meglio sulla base di quel che sappiamo.

 

Vorrai dire:

sulla base di quel che crediamo (e forse anche speriamo....) di sapere  ;-)

 

Ineffetti sarebbe tragico, altro che rivoluzione copernicana!, se le basi delle nostre tanto magnificate etica e giustizia si rivelassero di cartapesta putrescente.

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abbiamo un destino comune eh... tanto per filosofeggiare... comprendere il senso della vita ora e restare anime immortali in un giardino del male o del paradiso poi. 

Il resto so solo complessi inutili. 

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del cazzo? continua pure messere

 

Per chi ci crede non è una risposta del cazzo, messere, anzi, è forse la sola risposta logica.

Ma, appunto, bisogna avere la forza di crederci.....

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