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Intelligenza: quanto incide sulle nostre capacità e sul nostro successo negli obiettivi?


lecosechenondici

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Be', in realtà non è necessario che un ragazzo sia intelligente quanto me per piacermi... Anche perché in quel caso ne avrei conosciuto solo uno così nella vita :asd:

Però per essere intrattenuto ho bisogno di vedere una certa brillantezza nei miei potenziali partner. In questo senso l'intelligenza è un ostacolo, ma direi che si tratta semplicemente di uno dei disagi intrinseci nell'essere parte di una minoranza (nella minoranza nella minoranza nella minoranza... XD). Anche essere gay di per sé, in questo senso, è uno svantaggio, perché riduce il ventaglio delle possibilità di un paio di ordini di grandezza.

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Bisogna anche vedere se a quello piu' scemo va bene il ragazzo piu' intelligente, non solo il contrario.....

 

E poi non e' solo un andar bene ma anche il riuscire a stabilire una relazione paritaria e magari con uno troppo intelligente non funziona.

Edited by marco7
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Bisogna anche vedere se a quello piu' scemo va bene il ragazzo piu' intelligente, non solo il contrario...
Per la mia esperienza, ribadisco, l'intelligenza è come la bellezza o la buona salute: è univocamente e indiscutibilmente una dote, quindi di norma piace. 

Quello che può non piacere è tutto il contorno con cui talvolta viene, come nel mio caso. 

Per il resto, boh, io continuo a sperare di incontrare un ragazzo che voglia mettersi in gioco con me, prima o poi. Fino ad allora non si possono trarre troppe conclusioni; per sapere per certo se c'è qualche difficoltà specifica e di che si tratta non basta avere solo fallimenti, ci vorrebbe anche qualche successo a fare da controprova...

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Se con successo intendete "soldi" il modo migliore è ereditarli.

 

Essere intelligenti aiuta nello studio, ma dovete scegliere qualche facoltà utile.

 

Chissà, magari entro una generazione ci accorgeremo che anche per i gay i soldi si possono fare pure sposandoli.

Concordo circa l'osservazione a proposito della scelta di una facoltà utile; t'accorgi solo dopo che ti sei laureato che in quei 5 anni avresti potuto davvero imparare bene qualcosa per cui poi saresti stato ben pagato, o per lo meno inserito in un circuito economicamente più virtuoso dei dipartimenti di filosofia, ma è troppo tardi.

 

Ma mi è capitato di conoscere persone che avevano letto il mondo e preso lauree in lettere con 110 e lode che erano le persone meno intelligenti che avessi mai incontrato (e mi riferisco alla loro intelligenza interpersonale, emotiva, logico-deduttiva, e quant'altro). Ma questo non è difficile da capire perché l'università (non in tutte le facoltà, ma in molte purtroppo è così) prevede uno studio quantitativo più che qualitativo.

 

Notare la specificazione, lauree in lettere...io sono ancora di quelli che intimamente pensa all'intelligenza in termini un po' obsoleti perché, pur concedendo tutto quel che si dice a proposito dei vari tipi di intelligenza, se iniziamo a premiare tutti ho sempre il vago sospetto che si tratti di un riconoscimento di consolazione. Perché no, non credo che l'importante sia partecipare, e -ora spero perdoniate la mia arroganza- per come sono fatto io l'importante è stravincere, in alternativa voglio poter vincere dicendo a me stesso che è stata tutta una passeggiata.

 

Woodrow Wilson arrivò alla presidenza degli USA (otto anni) e vinse il nobel per la pace tuttavia non sarebbe risultato "intelligente" da un test del QI. 

 

Non ne so abbastanza, perché dici? Ho appena scoperto dell'esistenza di una pagina wiki dedicata ai QI dei presidenti USA.

 

Per me è un vero tallone d'achille, la faccenda dell'intelligenza dico. Non ho particolari doti fisiche, ed è sempre stato per me molto importante sentirmi/venir percepito come persona "intelligente" (credo sia uno di quei difetti nevrotici un po' tipici tra gente che come me ha studiato filosofia, intendiamoci). Non sempre ho avuto un buon feedback al riguardo, perciò ho deciso di non indagare oltre.

Non ho nemmeno una gran stima di chi vede le cose così come le vedo io eh :D

Edited by schopy
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davydenkovic90
Notare la specificazione, lauree in lettere...

Chiedo scusa per il riferimento, ma l'ho specificato perché conosco un paio di casi concreti, non per altro.

Parlo di chi ha letto di tutto ma sempre proiettando se stesso su ciò che legge e mai lasciandosi mettere in crisi da un libro, facendo sì che fosse quest'ultimo a dare uno scossone al suo sistema di valori.

E' un po' come la gente che gira il mondo e alloggia sempre nello stesso hotel di lusso, visita sempre gli stessi musei con gli stessi quadri, magari a Parigi va a vedere la Gioconda e al MoMa vede Boccioni, in Cina mangia il riso e in Giappone il tonno e il salmone, torna a casa con un souvenir da attaccare al frigo, dice a tutti di aver girato il mondo però di fatto non ha viaggiato e non ha visto niente. 

Ecco, se pensiamo ai libri come a dei viaggi, certa gente si comporta esattamente allo stesso modo.

Io trovo inaudito che uno che ha letto tutto il leggibile e ha una laurea in lettere con 110 e lode abbia una mentalità chiusa o retrograda, che non sappia relazionarsi, non sappia amare, farsi una scopata, prendere un autobus, essere gentile o autoironico e farsi una risata ogni tanto.

Eppure conosco casi del genere e non li trovo dei grandi esempi di questo concetto astratto di "intelligenza" di cui stiamo parlando.

(E in parte do anche la colpa al sistema scolastico attuale che, secondo me, non forma individui capaci di ragionare, ma questo è un discorso un po' lungo che non c'entra molto...)

 

Sui vari tipi d'intelligenza e sul discorso della consolazione non ti capisco tanto... Nel caso di un politico, facciamo l'esempio di un consigliere comunale,  è chiaro che la sua intelligenza si vedrà nella sua capacità di mediazione, ad esempio, e non dalla capacità di fare calcoli rapidi a mente o riprodurre una melodia a orecchio. Loredana Bertè saprà fare benissimo quest'ultima cosa ma non ce la vedo proprio al consiglio comunale perché prenderebbe una mazza da baseball e spaccherebbe tutto.

E poi credo che l'intelligenza stia anche nel riconoscere i propri limiti, in tutti i sensi, e non certo nello sbandierare quanto è alto il QI (che poi, chi è così cretino da misurarselo, il QI ? ) 

 

Comunque anche qua devo citare un aforisma di Aldo Busi che mi piace molto e condivido:

"Io mi sento più che molto intelligente, io mi sento io".

 

 

btw, il nostro topic starter studia psicologia, per cui probabilmente voleva portare avanti una discussione un po' più scientificamente sostenuta... io stasera ho indetto una reunion con le mie tre amiche psicologhe, di tre diversi atenei, cliniche e non, dalle quali potrò trarre qualche ragguaglio in merito. Andremo a un concerto metal, direi proprio la cornice adatta.

 

Baci stellari per ora.

Edited by davydenkovic90
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A me pare che sti vari concetti di intelligenza da molti presi in considerazionevarino molto in base a quello che va bene a chi sta parlando, al contesto storico ma sopratutto culturale in cui ci si trova e che tendiate a confondere (o meglio categorizzare) molte caratteristiche con la parola intelligenza. Potrei anche capire che chi scopa con passione, resistenza e capacità ha un'intelligenza...boh, fisico-erotica?

Ma è questo il bello, ognuno ritiene di avere delle capacità in qualcosa e farla passare come tipo di intelligenza: gli "obsoleti" eterni citatori e snocciolatori di info, si tengono ben stretti libri e nozioni, i fautori della furbizia (perchè ne son dotati) danno una grande importanza alla capacità di farsi beffe di regole e persone, introversi e timidi parlano di intelligenza sensibile, i generalisti uomini vissuti si rifanno all'intelligenza come capacità di dare risposte basate sulle esperienze della loro vita.

Per riprendere la risposta di Oscuro, queste intelligenze tuttavia non si possono misurare in modo preciso, i centimetri delle dimensioni invece non mentono mai (che poi, facendoti vivere una vita felice e soddisfacente, sarà un'intelligenza anche la lunghezza?)

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Chiedo scusa per il riferimento, ma l'ho specificato perché conosco un paio di casi concreti, non per altro.

(...)

Sui vari tipi d'intelligenza e sul discorso della consolazione non ti capisco tanto... 

 

Mi stavo solo allegramente commiserando un po', non occorre che ti scusi :D

Come ho specificato fa un po' parte delle mie fragilità la paura di non sentirmi sufficientemente intelligente...è una specificazione della paura di non essere adeguato alle situazioni tutto qua.

 

Da quello che scrivi si evincono contatti con letterati un po' sfortunati; come ho scritto più sopra, probabilmente quel che sfuggiva anche a noi quando abbiamo scelto di studiare lettere, o filosofia, o quel che è in ambito umanistico, è che si tratta di studi spesso poco strutturati e (nei fatti) poco utili a trovare un impiego...il che naturalmente genera un po' di frustrazione.

 

Ma è questo il bello, ognuno ritiene di avere delle capacità in qualcosa e farla passare come tipo di intelligenza: gli "obsoleti" eterni citatori e snocciolatori di info, si tengono ben stretti libri e nozioni, i fautori della furbizia (perché ne son dotati) danno una grande importanza alla capacità di farsi beffe di regole e persone, introversi e timidi parlano di intelligenza sensibile, i generalisti uomini vissuti si rifanno all'intelligenza come capacità di dare risposte basate sulle esperienze della loro vita

 

Hahaha sì, ciascuno vuole la sua fetta della torta :D

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davydenkovic90

le mie psicologhe dicono che esiste un'intelligenza cristallizzata (che sono le competenze che rimangono tutta la vita, fin da vecchi) e un'intelligenza fluida (che è quella che usiamo quando abbiamo problemi nuovi di fronte). E che è accettato dalla psicologia che esistono vari tipi di intelligenza, tra cui, ad es, l'intelligenza emotiva o quella sociale, che consistono nel capire le emozioni interne ed esterne...

E poi ci sono intelligenze a seconda delle varie competenze.

In fin dei conti è sensato ed è anche abbastanza coerente con ciò che si vede in giro. Io, ad es., frequento matematici di altissimo livello che hanno scarse capacità interpersonali e sicuramente non hanno alcun tipo di doti nella coordinazione motoria. E mi è difficile pensare che, se questi matemtaici si fossero applicati alla danza o allo sport, sarebbero comunque diventati grandi ballerini o sportivi.

 

Mi è venuta in mente un'altra riflessione che ho fatto io in ambiente universitario e che le mie amiche psicologhe hanno confermato. Anche nello svolgere semplici calcoli o algoritmi, ognuno utilizza un metodo diverso... è come se ogni mente funzionasse in modo assolutamente personale e ciò può sembrare strano (una divisione in colonna è una divisione in colonna...) ma non lo è affatto, è un po' come la calligrafia. 

 Quindi è sensato anche pensare che ci siano sicuramente menti più efficienti di altre, come ci sono calligrafie più efficienti.

Edited by davydenkovic90
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L'intelligenza è, sì, una componente fondamentale per il successo o almeno il conseguimento dei proprio obbiettivi, ma certo non è l'unica cosa! Anzi come ha detto qualcuno prima di me, occorre tantissima forza di volontà e anche una dose di intraprendenza e fantasia! Ci sono numerissime persone a questo mondo che arrivano in alto, basando il tutto su abilità secondarie quali una buona retorica o una buona furbizia. Eppure alcuni di loro non mi sembrano proprio campioni da alto QI. Quindi il test del Qi, sì molto interessante, ma non lo reputo poi tanto significativo! Poi sentirsi superiore per un punteggio alto in quel questionario mi sembra esagerato e, anzi, da persona infantile! 

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ognuno ritiene di avere delle capacità in qualcosa e farla passare come tipo di intelligenza: gli "obsoleti" eterni citatori e snocciolatori di info, si tengono ben stretti libri e nozioni, i fautori della furbizia (perchè ne son dotati) danno una grande importanza alla capacità di farsi beffe di regole e persone, introversi e timidi parlano di intelligenza sensibile, i generalisti uomini vissuti si rifanno all'intelligenza come capacità di dare risposte basate sulle esperienze della loro vita.

 

E' vero, quasi tutti sentono il bisogno di incensare in senso assoluto e generale ciò che in senso specifico e relativo sanno fare o conoscono bene.

 

E' un modo forse per sentirsi speciali? Per crogiolarsi nell'idea che nonostante non si sappia fare un bel niente nei settori A, B, C, D, E, F, G, H, I, L, M, N, O, P, Q, R, S, T, U V, perlomeno si può dire che si è delle cime nel settore Z, scongiurando il terrore di non saper fare nient'altro che Z?

 

E' una visione molto dolorosa dell'esistenza umana perché per esempio dal punto di vista relazionale comporta una forte spaccatura della persona obbligandola a vedersi in "pezzi" tematici e non come un tutt'uno.

 

Ma per esempio  è una visione molto performante, certamente incentivata dalla società, per la quale, nel funzionamento attuale, sono perfettamente inutili le persone "a tutto tondo" e servono solamente soldatini iperspecializzati.

 

 

E' più intelligente un fisico teorico da Nobel incapace di allacciarsi le scarpe o un campione olimpionico di tuffi con la terza media?

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E' più intelligente un fisico teorico da Nobel incapace di allacciarsi le scarpe o un campione olimpionico di tuffi con la terza media?

Gli avvocati di certo sono piu' scemi di entrambi avendo studiato una disciplina da azzeccagarbugli.

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davydenkovic90
E' un modo forse per sentirsi speciali? Per crogiolarsi nell'idea che nonostante non si sappia fare un bel niente nei settori A, B, C, D, E, F, G, H, I, L, M, N, O, P, Q, R, S, T, U V, perlomeno si può dire che si è delle cime nel settore Z, scongiurando il terrore di non saper fare nient'altro che Z?  

Io credo più che si voglia sentir speciale chi eccelle in un settore A  e che pensa di essere superiore intellettualmente a chi eccelle nel settore B, C, D, ... , Z.

E poi io credo che sia necessario essere il più possibile "a tutto tondo", sia per sé che per gli altri, almeno di raggiungere uno standard di sufficienza in vari settori importanti o almeno provarci.

Anche se uno è un fisico nucleare da nobel iperspecializzato sicuramente trarrà beneficio dall'avere altre doti, dalle capacità di relazione con gli altri alla propria coscienza civile come cittadino a prendere e andare a fare una corsa nel parco che fa bene anche al cervello.

Un esempio che posso fare è Margherita Hack che, oltre all'impegno scientifico, si è sempre spesa per promuovere lo sport (praticava atletica, se non sbaglio)  ha sempre avuto grandi capacità divulgative estranee a molti - ahimè - dello stesso settore o settori contigui (vedi matematici, fisici, chimici e quant'altro).  E poi si è occupata anche di altri temi, come la laicità dello stato, ecc. So che aveva provato anche, a Trieste, a partecipare attivamente alla politica ma poi aveva rinunciato perché richiedeva troppo tempo. 

Poi, va be', ci sono anche i geni, da Maria Callas a Van Gogh a non so chi, però attenzione a non recitare la parte del genio consapevolmente o inconsapevolmente senza esserlo, poi, in effetti. E qui si ritorna al discorso del "sono un fuoriclasse nel dato settore che io reputo superiore agli altri, e lo dico per consolarmi di essere un disastro totale in tutti gli altri".

Edited by davydenkovic90
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Gli avvocati di certo sono piu' scemi di entrambi avendo studiato una disciplina da azzeccagarbugli

E' verissimo 

 

 

E' più intelligente un avvocato che si spacca la schiena alienandosi e lasciando sempre sola la sua famiglia per scrivere bene gli atti, o un avvocato che scrive atti schifosi ma esce presto per fare l'aperitivo e andare al mare mandando in rovina il cliente?

 

Io credo più che si voglia sentir speciale chi eccelle in un settore A  e che pensa di essere superiore intellettualmente a chi eccelle nel settore B, C, D, ... , Z.

E poi io credo che sia necessario essere il più possibile "a tutto tondo", sia per sé che per gli altri, almeno di raggiungere uno standard di sufficienza in vari settori importanti o almeno provarci.

Anche se uno è un fisico nucleare da nobel iperspecializzato sicuramente trarrà beneficio dall'avere altre doti, dalle capacità di relazione con gli altri alla propria coscienza civile a prendere e andare a fare una corsa nel parco che fa bene anche al cervello.

Poi, va be', ci sono anche i geni, da Maria Callas a Van Gogh e altri, però attenzione a non recitare la parte del genio consapevolmente o inconsapevolmente senza esserlo, poi, in effetti. E qui si ritorna al discorso del "sono un fuoriclasse nel dato settore che io reputo superiore agli altri, mi consolo di essere un disastro totale in tutti gli altri".

 

Non volevo fare una gerarchia fra i settori, cioè nel mio esempio valgono tutti pari merito.

 

però attenzione a non recitare la parte del genio consapevolmente o inconsapevolmente senza esserlo, poi, in effetti. E qui si ritorna al discorso del "sono un fuoriclasse nel dato settore che io reputo superiore agli altri, mi consolo di essere un disastro totale in tutti gli altri".

 

Chi recita la parte prima o poi sbatte contro la realtà quindi si fa un danno enorme di lungo periodo senza accorgersene. Chi invece si consola, beh, non so, forse dovrebbe evitare di utilizzare il giudizio differenziale per sentirsi meglio: il fatto che lo utilizzi non dimostra certo un granché di confidenza col "dato settore" in cui presume di eccellere, anzi forse tradisce ripensamenti e rimpianti che si vuol reprimere ad ogni costo.

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E' più intelligente un fisico teorico da Nobel incapace di allacciarsi le scarpe o un campione olimpionico di tuffi con la terza media?

 

Ma vedete che si confondono i campi proprio per paura di non dare a ciascuno la fetta di torta...

Io ipotizzo che, riproponessimo un test di QI al fisico e al tuffatore, salvo rari casi, il fisico raggiungerà un punteggio più alto...è davvero cosi tragico se, anziché attaccarci alle belle teorie post-moderne sul multi (nella contemporaneità funziona tutto così, tante intelligenze, tante vie di realizzazione, tanti lavori che non esistevano prima, tutto si moltiplica), riconoscessimo al fisico la sua intelligenza e all'olimpionico le sue speciali qualità atletiche senza voler raffrontare cose che, appunto, non vanno raffrontate?

 

Poi, va be', ci sono anche i geni, da Maria Callas a Van Gogh a non so chi, però attenzione a non recitare la parte del genio consapevolmente o inconsapevolmente senza esserlo, poi, in effetti. E qui si ritorna al discorso del "sono un fuoriclasse nel dato settore che io reputo superiore agli altri, e lo dico per consolarmi di essere un disastro totale in tutti gli altri".

 

I geni che tu citi, eccellendo in arti così scarsamente atte a ricevere una qualche forma di "misurazione delle capacità", non mi paiono gli esempi più adatti se si discute di intelligenza...

 

Io credo più che si voglia sentir speciale chi eccelle in un settore A  e che pensa di essere superiore intellettualmente a chi eccelle nel settore B, C, D, ... , Z.

 

Su questo ti do ragione, ci sono persone che si cullano nell'idea di sentirsi specialmente dotate in un qualche ambito.

Generalmente però chi raggiunge qualche "vetta" (in qualsiasi ambito) non si limita a crogiolarsi nella propria eccellenza ma si fa un bel mazzo.

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senza voler raffrontare cose che, appunto, non vanno raffrontate?
 

 

Ma certo che vanno raffrontate, devono proprio esser raffrontate, è proprio quello che serve per abbozzare una risposta alla domanda del titolo "quanto incide l'intelligenza sul successo negli obiettivi"


Per rispondere non solo serve comparare cose che non vanno comparate.

 

Ma dopo averlo fatto, si può rispondere: quali sono questi obiettivi?

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Be', però è vero che non si può iniziare a chiamare qualsiasi forma di talento "intelligenza" senza fare le dovute distinzioni. Se no cambiamo il titolo del topic e diciamo "talento: quanto incide eccetera". Che è un altro discorso.

E anche posta in quei termini la risposta non è banale, a dire il vero...

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Ma certo che vanno raffrontate, devono proprio esser raffrontate, è proprio quello che serve per abbozzare una risposta alla domanda del titolo "quanto incide l'intelligenza sul successo negli obiettivi"

 

Noterai l'utilizzo da parte del topic starter del lemma intelligenza al singolare; credo che fin dall'inizio avremmo saltato il topic a piè pari se il titolo fosse stato "quanto incidono i vari tipi di intelligenza nel perseguire diversi obiettivi con successo?"

Perché altrimenti le risposte tue e di davy diventano circolari, perché chiunque ha successo nel proprio ambito evidentemente è dotato del particolare tipo di intelligenza che gli ha permesso di raggiungere un risultato eccellente, chi non è riuscito a diplomarsi compensa coll'ottima intelligenza emotiva che gli permette di avere una soddisfacente vita di relazione, chi è bravo a ping pong è necessariamente intelligente date le ottime capacità di coordinazione eccetera.

 

Mo paio nazista -e non lo sono- ma temo che si faccia solo confusione.

Davy, non ce l'ho colla psicologia comportamentale, né coi cognitivisti (che poi mi pare siano gli stessi)...tant'è che nonostante la mia sfiducia nella loro disciplina continuo ad affidarmi da anni ad uno di loro.

Ahinoi.

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Ho conosciuto un paio di persone veramente sopra la media, sebbene fossero consapevoli delle loro doti non mi hanno fatto pesare il fatto che non fossi bravo quanto loro. Non sono uno psicologo ma ho l'impressione che chi si vanta della propria intelligenza lo faccia per mascherare un'insicurezza di fondo, come se fosse una specie di narcisismo interiore.

Per come la vedo io, è impossibile dire che un individuo è migliore di un altro in senso lato. Tu sei decisamente più bravo di me a scrivere o a esprimerti, io magari me la cavo meglio tra numeri, spazi vettoriali e altre robe logico-matematiche astratte.

È un problema simile a quello dell'orientamento nello spazio: come fai a dire che la Terra è più a destra di Mercurio? Se cambi il sistema di riferimento potrebbe non essere più così.

 

No non sono pazzo, ho solo 2 esami tra 3 giorni e vedo vettori e matrici ovunque

Edited by Pigronico
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davydenkovic90
chiunque ha successo nel proprio ambito evidentemente è dotato del particolare tipo di intelligenza che gli ha permesso di raggiungere un risultato eccellente

Ma non è detto, io sono bravo a suonare il piano ma riconosco di non avere né orecchio, né particolare intelligenza musicale,  ad es.

Sono bravo perché ho studiato tanto.

Idem nel giocare a tennis, lì sono forse un pochino più bravo, ma non ho particolari doti di coordinazione. Semplicemente gioco da quando avevo 7 anni, da bambino ero negato come pochi, ma a forza di insistere, non sarò Serena Williams, ma qualcosa ho imparato e sono effettivamente bravo e ho ottenuto anche ottimi risultati. (Idem nelle relazioni interpersonali :D )

Sulla matematica forse è diverso perché sento di avere sempre avuto più confidenza con la materia... ho sempre saputo giocare molto bene a scacchi fin da piccolo, senza seguire corsi o leggere manuali... giocavo e basta. 

 

Ma tralasciando questi discorsi, secondo me è interessante parlare anche del discorso dell' intelligenza cristallizzata e fluida che facevano le mie amiche psicologhe...

L'intelligenza fluida è quella che usiamo per risolvere un problema nuovo, attingendo all'intelligenza cristallizzata, alle competenze acquisite.

Forse è per questo che spesso l'intelligenza è associata alle abilità matematiche, ad esempio,  perché la matematica presenta problemi nuovi da risolvere sulla base di definizioni e teoremi dimostrati... ma la stessa situazione capita a, boh, un pilota di formula uno, un contadino, a chiunque, solo che magari non sembra.

Si tratta sempre di utilizzare cose già conosciute o già vissute per risolvere problemi nuovi, superare il nuovo problema che ti si pone di fronte.

Quando questo processo funziona in qualcuno, ovvero quando funziona bene lo scambio fra competenze acquisite e pragmatismo, azione per risolvere il dato problema che abbiamo di fronte,  ha senso dire che questo qualcuno è intelligente.

 

 

P.S. ma perché mi sono invischiato in questa discussione ?  :cry3:

Edited by davydenkovic90
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Si tratta sempre di utilizzare cose già conosciute o già vissute per risolvere problemi nuovi, superare il nuovo problema che ti si pone di fronte. Quando questo processo funziona in qualcuno

 

Quindi in soldoni la ritengono la capacità di usare l'esperienza?

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davydenkovic90
Quindi in soldoni la ritengono la capacità di usare l'esperienza?

Be', sì, anche... cioè non credo che si possa ridurre a questo ma è così...

l'intelligenza è associata alla matematica perché in matematica è palese che uno deve risolvere un problema sulla base di definizioni e teoremi noti. No?

Vale lo stesso in altre discipline ma, forse, è meno evidente e non sono associate al concetto di intelligenza, vedi ad es. lo sport... ma io credo che le doti intellettive di un grande sportivo siano fatte della stessa pasta di quelle di un grande matematico.

Il test del QI mi sembra una grandissima stupidaggine e, ripeto, mi domando perché uno senta il bisogno di misurarselo e che utilità pratica abbia.

Edited by davydenkovic90
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l'intelligenza è associata alla matematica perché in matematica è palese che uno deve risolvere un problema sulla base di definizioni e teoremi noti. No? Vale lo stesso in altre discipline
Ok quindi si configurerebbe un'intelligenza intesa come "capacità di applicare l'appreso". E' estremamente interessante.
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Questa autrice si e' cimentata molto sull'intelligenza. Qua un suo articolo.

 

https://www.ethz.ch/content/dam/ethz/special-interest/gess/ifv/professur-lehr-und-lernforschung/publikationen-stern/ab-2005/Buchkapitel/intelligence_priorknowledge.pdf

 

Purtroppo la maggioranza delle sue pubblicazioni sono in tedesco.

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La mia ambizione è stata sempre ostacolata dalla mia sfrenata intelligenza.

 

Oh questa è una frase disgustosa affascinante e ribaltabile. 

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