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La cultura della vita senza rimpianti


Rotwang

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Oliver Burkeman, giornalista del Guardian che mi capita di leggere spesso sull'Internazionale, offre sempre spunti filosofici sulla cultura e sulla vita delle persone: questo è uno di quei casi. Cos'è la filosofia, o meglio, cultura della vita senza rimpianti di cui siamo immersi oggi?

 

 

Tra tutti i pensatori della storia, direi che Friedrich Nietzsche è uno dei migliori esempi del perché non dovremmo prendere i filosofi come modelli di vita (un altro è il cinico Diogene di Sinope). Nonostante avesse coniato il termine übermensch (superuomo), Nietzsche era una persona fragile, malaticcia e tormentata, che ebbe un ultimo crollo mentale dopo aver assistito al maltrattamento di un cavallo, e morì a 55 anni lasciando che a raccogliere la sua eredità fossero i nazisti, che sicuramente avrebbe disprezzato.

 

Perciò, qualche tempo fa, sono rimasto perplesso nel trovarlo citato sulla rivista Pacific Standard dallo psicologo Edward Chang, come un esempio per vivere una vita intensa e senza rimpianti, “più utile di qualsiasi manuale di autoaiuto”.

 

Forse avrete già notato che per molte persone, oggi, è importante cercare di vivere una vita priva di rimpianti. Il concetto è sintetizzato dall’espressione in latino carpe diem, che conoscerete bene se siete abbastanza vecchi da ricordare L’attimo fuggente o l’antica Roma, che in entrambi i casi risalgono a molto tempo fa. Se invece siete più giovani, magari conoscete il fastidioso acronimo inglese yolo, che sta per “you only live once” (si vive una volta sola).

 

Secondo questa filosofia, se non vogliamo una vecchiaia piena di rimpianti, dovremmo sempre buttarci a capofitto nella vita e abbandonare un lavoro che ci rende ottusi; chiedere di uscire alla persona che ci piace oppure (al livello più basso della cultura del si vive una volta sola) svuotarci un cartone di latte sulla testa e postare il video su YouTube.

 

Non credo di essere l’unico a trovare tutto questo piuttosto stressante, se non altro perché avere rimpianti mi sembra inevitabile: compiere una scelta implica sempre rinunciare a tutte le altre. E allora che fare? È facile dire che rimpiangiamo le cose che non abbiamo fatto, e non quelle che abbiamo fatto. Ma non ha senso, perché ogni scelta coraggiosa può anche essere vista come un atto di vigliaccheria. Quando rompiamo un matrimonio, scegliamo di non scoprire quello che sarebbe successo se l’avessimo portato avanti.

 

Ed è qui che entra in gioco il nostro baffuto amante dei cavalli. “La mia formula per la grandezza dell’uomo”, scrive in un capitolo di Ecce homo splendidamente intitolato “Perché sono così intelligente”, “è l’amor fati”, l’amore per il proprio destino. Spiega Nietzsche di voler “imparare sempre più a considerare bello quello che è necessario: amare il mio fato!”. Amor fati significa vivere senza rimpianti, ma non come lo intendiamo oggi. Carpe diem significa prendere decisioni coraggiose, per non pentirsene in seguito, mentre amor fati (tra le altre cose) significa imparare ad accettare le scelte, più o meno coraggiose, già fatte.

 

Dopotutto, se un certo aspetto della vita è veramente “necessario”, non accettarlo significa rifiutare la realtà. E che cosa è più necessario del passato che, essendo già successo, non può essere cancellato?

 

Una volta capito questo, il mantra moderno del “non avere rimpianti” comincia a non sembrare più un atto di coraggio ma di vigliaccheria: un disperato tentativo, dettato dal panico, di evitare la tristezza futura. Invece, paradossalmente, l’amor fati è un modo migliore per evitare i rimpianti. Non si tratta più di fare scelte coraggiose “prima che sia troppo tardi”, ma di capire che è già troppo tardi, e lo è sempre stato. Questo è estremamente liberatorio. Abbiamo una sola vita. Perché sprecarla cercando di non avere rimpianti?

Edited by Rotwang
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Rottino, tu riesci a trarre spunti interessanti da gente che non vale un fico secco.

 

Secondo questa filosofia, se non vogliamo una vecchiaia piena di rimpianti, dovremmo sempre buttarci a capofitto nella vita e abbandonare un lavoro che ci rende ottusi

Il carpe diem è da sempre un invito non ad abbuffarsi ma, al contrario, a godere quelle pietanze che meritano di essere mangiate. Di conseguenza, cogliere il momento non è necessario fare sempre tutto e subito ma godere l'occasione, lasciare che le cose maturino e poi sfioriscano: cogliere il momento è non pensare né al passato né al futuro ma cercare di essere tutt'uno con la cosa più sfuggente del mondo, l'hic et nunc.

E' un distinguo essenziale, che chiunque imbratti qualche parola su una testata dovrebbe avere sempre presente.

Altrimenti, correrebbe il rischio di scrivere uno stupido articolo che sembra il solito rimbrotto dei vecchi "Si stava meglio quando si stava peggio".

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cogliere il momento è non pensare né al passato né al futuro ma cercare di essere tutt'uno con la cosa più sfuggente del mondo, l'hic et nunc.

E questo è molto più convincente della tesi dell'articolo.

 

Dopotutto, se un certo aspetto della vita è veramente “necessario”, non accettarlo significa rifiutare la realtà. E che cosa è più necessario del passato che, essendo già successo, non può essere cancellato?

Cosa vuol dire che il passato è necessario? Necessario per cosa? Giusto il discorso sull'accettare ciò che si è fatto e non si può cambiare, ma poi ce se ne stacca e si torna nel presente: il passato non è necessario né ha senso restarci attaccati. Peccato, l'intuizione di Burkeman sembrava promettente.

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Cosa vuol dire che il passato è necessario? Necessario per cosa? Giusto il discorso sull'accettare ciò che si è fatto e non si può cambiare, ma poi ce se ne stacca e si torna nel presente: il passato non è necessario né ha senso restarci attaccati.

 

Siamo il nostro passato, in questa frase è racchiuso il senso della sua necessità, staccarsene come dici tu sembra significhi scordarlo, non si può scordare perché non saremmo, né va dimenticato del tutto, è folle e controproducente, va solo ricordato, rimane tale ed è bene vivere il presente, ma quello che dici mi sembra assurdo, l'articolo non dice di rimanere attaccati al proprio passato.

Edited by Rotwang
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staccarsene come dici tu sembra significhi scordarlo

No, non significa scordare nulla, né sopprimere le emozioni che i ricordi suscitano; staccarsene significa non lasciare che influenzino il nostro stato mentale attuale.

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Il carpe diem è da sempre un invito non ad abbuffarsi ma, al contrario, a godere quelle pietanze che meritano di essere mangiate.

 

Eh, cosa che invece non accade, visto che tendenzialmente vedo bulimici che, con la scusa di essere affamati di vita, accumulano decisioni e cambi repentini di idea, che porta a comportarsi come scimmie cocainomani senza meta.

 

Il concetto di amor fati è sicuramente più interessante e credo che sia il miglior compromesso per sopravvivere ai rimpianti.

Non cancellarli, ma superarli, visto che siamo tendenzialmente animali pensanti e credo che anche coloro che si buttano a capofitto nella vita, poi non riescano a sfuggire alla "resa dei conti" che in alcune occasioni o avvenimenti, siam costretti a fare.

 

Quindi sì, accettare le decisioni prese con coraggio consapevoli che erano le migliori da prendere in un tal momento, se fatte con cognizione di causa può aiutare.

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Mi sono accorto che Bukerman era un coglione

quando lessi un suo articolo su Internazionale

in cui diceva di bere otto bicchieri d'acqua al giorno

come aveva letto da qualche parte

e di come avesse continuato a farlo anche dopo aver scoperto

che si trattava di una bufala: continuava per una sorta di autodisciplina.

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davydenkovic90

 

 

Cosa vuol dire che il passato è necessario? Necessario per cosa? Giusto il discorso sull'accettare ciò che si è fatto e non si può cambiare, ma poi ce se ne stacca e si torna nel presente: il passato non è necessario né ha senso restarci attaccati. Peccato, l'intuizione di Burkeman sembrava promettente.
 

 

Necessario, ovviamente in senso filosofico, "che è così e non pò; essere altrimenti", il passato come "premessa necessaria" al nostro presente. In linguaggio matematico, il nostro passato implica il nostro presente.

A me il passato sembra tutt'altro che necessario perché; il passato vive nei ricordi e i ricordi non stanno mai fermi, lo diceva anche Alice nel paese delle Meraviglie, se non sbaglio, e io sottoscrivo. Il passato è anche mutevole, esattamente come il futuro.

A parte spiegare il concetto di "amor fati" - interessante ma, a mio parere, non da contrapporre o da scegliere esclusivamente al "carpe diem" che pure riveste un'importanza vitale, tanto è vero che è un mantra che è sempre esistito e sempre esisterà, in tantissime forme - non mi pare che l'articolo spieghi bene in cosa consista questa "cultura della vita senza rimpianti" in cui saremmo immersi oggi e in cosa questo risulti dannoso. Inoltre, sia "carpe diem" che "amor fati" possono nascondere in sé vigliaccheria, quindi non capisco neanche io il valore dell'idea esposta nell'articolo.

Un atteggiamento che vedo io e che mi sembra preoccupante, oggi, è quello del "volere tutto e avere tutto". E' vero che oggi quasi tutti hanno uno spettro vastissimo di scelta, ma non bisogna mai dimenticare che le scelte hanno anche altre condizioni.
Per fare un piccolo esempio, io non riesco a capire quelle donne che si sposano e fanno figli però allo stesso tempo vogliono andare in discoteca come se fossero delle sedicenni, tutti i giorni in palestra per avere gli addominali per la prova costume, e poi dal chirurgo di corsa a rifare il seno e a fare le iniezioni per le rughe. Perché senti il bisogno di fare questo, mi domando, se hai un figlio a casa che ti aspetta?

Edited by davydenkovic90
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Necessario è ovviamente in senso filosofico, "che è così e non può essere altrimenti", passato come "premessa necessaria" al nostro presente. In linguaggio matematico, il nostro passato implica il nostro presente.

Non sono familiare con questa definizione di "necessario", ho in mente quella legata alla logica che trovo difficile applicare in questo caso. Comunque ha senso, legata alla citazione di Nietzsche, e probabilmente hai ragione, mentre non sono convinto che l'autore sottintendesse un aspetto di "premessa necessaria" al presente di un individuo, ma potrei sbagliarmi. Devo ammettere che l'articolo mi ha lasciato piuttosto indifferente e non mi ha stimolato a rifletterci più di tanto. 

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davydenkovic90

 

 

Non sono familiare con questa definizione di "necessario", ho in mente quella legata alla logica che trovo difficile applicare in questo caso. Comunque ha senso, legata alla citazione di Nietzsche, e probabilmente hai ragione, mentre non sono convinto che l'autore sottintendesse un aspetto di "premessa necessaria" al presente di un individuo, ma potrei sbagliarmi.

 

Strano, "necessario" in filosofia e matematica è sempre usato in questa accezione.(pensa a Galileo: sensate esperienze e necessarie dimostrazioni)

L'articolo penso voglia dire che il passato è una realtà "necessaria" (deteriminata, immutevole) per eccellenza della nostra vita, perché non è possibile tornare indietro e cambiarla. Ovviamente noi siamo il risultato del nostro passato.

Questo intendo per "premessa necessaria". Perché non sei convinto?

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Perché non sei convinto?

Era già chiaro cosa intendevi; non ero convinto perché avevo un ricordo errato sul citato Nietzsche, ma un veloce controllo mi ha smentito.

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davydenkovic90
Era già chiaro cosa intendevi; non ero convinto perché avevo un ricordo errato sul citato Nietzsche, ma un veloce controllo mi ha smentito.

Ok.

Comunque l'articolo ha lasciato piuttosto indifferente anche me.

Edited by davydenkovic90
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I rimpianti sono una cosa brutta da avere. Mi ricordo di aver fatto nulla in gioventu' con un figo della madonna che mi corteggiava e mi piaceva perche' ero bloccato e mi spiace un mucchio ora.

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Su una cosa in particolare sono d'accordo: solo gli stolti non avranno rimpianti, essi fanno parte di una mente che ha coscienza del passato, presente e futuro. E creare degli scompartimenti a tenuta stagna tra questi è pura utopia.

L'americanata del "fai quello che pensi per non avere rimpianti" ha già portato a ben note forme di stupidità e squallore, mi auguro ci si ripigli (ma non ci credo)

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Questa cosa della cultura dei rimpianti l'ho notata anche io da qualche tempo. Il campanello d'allarme più forte di tutti però è stata una cosa accadutami qualche mese fa, appena arrivato a Londra. Non entro negli scabrosi dettagli, vi basti sapere che mi ha fatto capire che per molti omosessuali questo tipo di ossessione per il "no regrets" si incarna in uno specifico modo di pensare, riassumibile in tre massime:

 

fare tutto

farsi tutti 

provare tutto

 

e per carità, io penso che le decisioni di altri sulle droghe che prendono e come, chi e dove scopano non mi riguardino e non siano giudicabili. Il grosso, mastodontico problema è che incontro sempre più ragazzi tanto invischiati nelle tre massime da farle diventare una norma. 

Per dirvela terra-terra, sono stato letteralmente sfottuto (no, non parlo di uno sfottò tra amici, ma del vero e proprio bullismo da parte di un ragazzo che conoscevo da 5 minuti peraltro più grande di me) perché non vado a sex parties e non prendo alcun tipo di droga. 

Siccome niente è mai grave quanto potrebbe essere, secondo il fidanzato del "bullo" io non farei queste cose solo perché sono giovane. Quasi che ci sia una serie di fasi di sviluppo dell'omosessualità, una specie di cammino obbligato e retto e vero che tutti dovremmo seguire per essere veramente gay. Come se fare certe cose rendesse più o meno gay. 

 

Quando un comportamento che si spaccia per anticonformista diventa un'altra norma, fatta per spezzare il mondo in "veri gay - fighi" / "falsi gay - sfigati", forse qualche problema c'è. 

Ma questo è un altro paio di maniche. 

 

 

Tornando alla cultura dei non-rimpianti, no, non è possibile vivere senza. Vivere cercando di non averne è un paradosso. L'aveva capito bene Palahniuk in Invisible Monsters, in una citazione che io mi ripeto spesso come un mantra: 

 

"Non importa con quanto scrupolo seguirai le indicazioni: avrai sempre l’impressione di aver perso qualcosa, la sensazione sprofondata sotto la tua pelle di non aver vissuto tutto. C’è quel sentimento di caduta nel cuore, per essere andato troppo in fretta nei momenti in cui avresti dovuto fare attenzione. Be’, abituati a quella sensazione. È così che un giorno sentirai tutta la tua vita. È solo questione di abitudine. Niente di tutto ciò ha importanza. Ci stiamo solo scaldando."

 

Nonché in Fight Club: 

 

Possa non essere mai completo. 
Possa non essere mai soddisfatto. 
Possa non essere mai perfetto. 

 

Non importa quanto ci proviate, non importa quanti ve ne scoperete, quante serate vi farete, non importa nemmeno quante pasticche colorate manderete giù, nulla di tutto questo ha importanza. 

Quella sensazione vi striscerà sempre sotto la pelle, come striscia sotto la mia. 

Non vivrete mai tutto, arrendetevi. 

Amor fati. 

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una delle discussioni più insensate e ridicole di sempre

 

Punto sul vivo :) ma poi perché rispondi a topic che trovi insensati e ridicoli? Decidi tu cosa abbia senso nella vita? Oppure etichetti con aggettivi simili tutto ciò che trovi contro la tua discutibile, logora e minuta moralità da quattro soldi? O quello che non capisci?

 

Il sesso degli angeli, in confronto, è alta filosofia.

 

Altra coda di paglia.

Edited by Rotwang
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Punto sul vivo :) ma poi perché rispondi a topic che trovi insensati e ridicoli? Decidi tu cosa abbia senso nella vita? Oppure etichetti con aggettivi simili tutto ciò che trovi contro la tua discutibile, logora e minuta moralità da quattro soldi? O quello che non capisci?

 .

Sei un pasticcione ingenuo che crede di fare l'originale linkando cose da gruppi giovanili cattolici.

 

Dovresti smetterla di rimpiangere di non essere come i tizi che invidi: sei come sei, puó anche andare bene, non occorre costruirti un assetto ideologico raffazzonato per demonizzare quel che non ti senti di fare

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Carpe diem significa prendere decisioni coraggiose, per non pentirsene in seguito, mentre amor fati (tra le altre cose) significa imparare ad accettare le scelte, più o meno coraggiose, già fatte.

 

Checché ne dica Almadel a proposito di Burkeman e degli otto bicchieri d'acqua secondo me l'articolo non è tutto da buttar via.

 

Mi pare però che a Burkeman sfuggano di mano proprio le altre cose che significa amor fati.

In altre occorrenze nietzscheane v'è l'invito a ciascuno di "essere ciò che si può" ma anche di "diventare ciò che si è"; 

a mio avviso non si tratta tanto di amare il proprio passato, o d'adagiarsi nelle scelte fatte (che sarebbero necessarie proprio perché già avvenute), ma di cogliere l'attimo responsabilmente. Perciò carpe diem e amor fati non stanno in contrapposizione, al contrario, amare il proprio destino significa amare quelle scelte che, coraggiosamente, facciamo proprio perché dettate dalla nostra più intima natura.

 

Fortunatamente Nietzsche non ha ispirato solo i nazisti (i quali, d'altro canto, si ritenevano altrettanto ispirati dalla Repubblica di Platone), ma anche Deleuze, Foucault e tutto quel gran circo di pensatori post-moderni che, nel bene e nel male (sì, parlando di Nietzsche si dovrebbe scrivere "al di là del bene e del male", ma è tanto per capirci) hanno segnato la cultura filosofica di sinistra degli ultimi trent'anni.

 

A me il passato sembra tutt'altro che necessario perché; il passato vive nei ricordi e i ricordi non stanno mai fermi, lo diceva anche Alice nel paese delle Meraviglie, se non sbaglio, e io sottoscrivo. Il passato è anche mutevole, esattamente come il futuro.

 

Di certo credo si possa dire che il passato è meno contingente del presente; a proposito dei ricordi non saprei che dire, perché ad eccezione di Bergson e poche altre teste fini, in filosofia nessuno ha mai nemmeno tentato un'analisi del funzionamento della memoria dopo Platone.

Mi limito a rimarcare che è il ricordo del passato ad essere mutevole (proprio perché ogni esperienza psichica fa storia a sé, e non disponiamo di un contenitore da cui ripescare a piacimento sempre le stesse carte rivivendo così il passato sempre allo stesso modo).

 

Non entro negli scabrosi dettagli, vi basti sapere che mi ha fatto capire che per molti omosessuali questo tipo di ossessione per il "no regrets" si incarna in uno specifico modo di pensare, riassumibile in tre massime:

 

fare tutto

farsi tutti 

provare tutto

 

Quando un comportamento che si spaccia per anticonformista diventa un'altra norma, fatta per spezzare il mondo in "veri gay - fighi" / "falsi gay - sfigati", forse qualche problema c'è. 

 

In realtà questi eccessi sono tipicamente adolescenziali; per un gay è più facile protrarre l'adolescenza anche in età avanzata, col vantaggio di poter disporre di tempo/mezzi/denaro inaccessibili ad un adolescente.

L'ostracismo nei confronti di chi sarebbe più o meno cool è ugualmente un retaggio dell'infanzia; io al posto tuo però non ne farei un dramma, le mode vanno e vengono...esempio, io sono molto contento di aver fatto delle cose ritenute "trasgressive" in fatto di sesso, perché in quel momento mi hanno fatto sentire super cool...ma una volta superata la prova non è che senta questo gran bisogno di ricimentarmici.

 

Per fare un piccolo esempio, io non riesco a capire quelle donne che si sposano e fanno figli però allo stesso tempo vogliono andare in discoteca come se fossero delle sedicenni, tutti i giorni in palestra per avere gli addominali per la prova costume, e poi dal chirurgo di corsa a rifare il seno e a fare le iniezioni per le rughe. 

 

Oh, e qui vien fuori tutta la misoginia di davy :D

Edited by schopy
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Non vivrete mai tutto, arrendetevi. Amor fati.

 

Aspettavo giusto-giusto l'intervento dell'utente Amor fati Lol

 

 

 

Come se fare certe cose rendesse più o meno gay.

 

Questa osservazione però la trovo inessenziale, nel senso che la prima cosa che

un gay giovane dovrebbe imparare è che qualunque cosa egli faccia o non faccia

ci sarà sempre qualcuno - del partito opposto - che teorizzerà che è perchè è "troppo"

o "troppo poco" gay

 

Direi che questo sia un vero e proprio "mantra della socializzazione" gay

 

Il fatto che su questo forum il mantra agisca nella direzione " non bisogna essere troppo

gay" non giustifica certo il mantra speculare ed opposto che sappiamo benissimo reggere

il circuito dei party e dei locali etc

 

Soprattutto un mantra è un mantra...può denunciare una diversa situazione di base, ma non

può mai offrire una risposta all'eterno quesito: cosa Io voglio, ora

 

Non credo proprio però che l'idea di Nietzsche fosse di teorizzare un dispositivo che giustificasse

la rinuncia alle esperienze; anzi poichè parliamo di qualcosa che dovrebbe concorrere alla idea del

superuomo, diciamo così, la sua funzione dovrebbe essere esattamente contraria: sostituire alla morale

della rinuncia una idea di vita "circolare" che consente alla Volontà di essere sempre creatrice di nuova vita.

 

Ovviamente si può sostenere che nel 2017 le idee di Nietzsche debbano essere riviste ed interpretate

alla luce di una società consumistica, di un conformismo diverso da quello borghese del XIX secolo in cui

lui ha vissuto e che denunciava

 

Però Nietzsche ha scritto dello spirito dionisiaco, dell'impulso alla vita cioè usarlo come in questo

articoletto come una sorta di Seneca (?) o moralista stoico (??) mi pare troppo disinvolto

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Dovresti smetterla di rimpiangere di non essere come i tizi che invidi: sei come sei, puó anche andare bene, non occorre costruirti un assetto ideologico raffazzonato per demonizzare quel che non ti senti di fare

 

Ma di chi stai parlando? Proietti sugli altri quello che sei te? Invero io invidio molta poca gente, mi piaccio abbastanza, difficilmente vorrei essere qualcun altro. Giudicare qualcuno solo dal forum è un po' superficiale e da buffoni (ma tu qui sei sempre il principe dei buffoni). Non si può dire che non rispecchi il destinatario a cui è indirizzato un articolo pregiato di questo tipo comunque, quanto si vede che soffri, provi invidia e cerchi faticosamente di vivere stressandoti e pensando di vivere giorno per giorno (senza riuscirci), mentre da parte mia cerco di non diventare dipendente dalle ansie edonistiche della società odierna, vivo e mi diverto e ammetto di faticare a liberarmi dalla cultura della vita senza rimpianti, perché è nociva e inutile, ma faccio se possibile quel che voglio e mi sento di fare, semplicemente, tipo essere dei veri duri mondani e sessualmente promiscui potrei esserlo ma mi annoierebbe, mi annoia, poi demonizzo quello che voglio e quanto voglio, è terribilmente divertente. Com'è terribilmente divertente distruggere le certezze dei queer nichilisti e senza alcun valore umano come te, che sindacano bisbeticamente quando ne vedono comparire uno, se ne sentono minacciati, nel loro deserto mentale.

 

Vivete senza dimostrare nulla a nessuno se possibile, senza la cultura della vita senza rimpianti, senza neanche l'InQueerizione del forum, che giudica e stabilisce perentoriamente cosa sia figo e cosa no, in base ai dubbi racconti di qualche forumista che si erge a maestro saggio della mondanità e della vita sessuale invidiabile. Siate liberi. LIBERI

Edited by Rotwang
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AndrejMolov89

Mi pare un articolo banale appunto per il contenuto. E' banale, è ovvio, scontato. Infatti non avere rimpianti è proprio accettare il proprio vissuto e non farsi tormentare dal passato, non fare rivoluzioni copernicane della propria esistenza. 
Quindi per quanto mi riguarda è un opinione che poteva essere risparmiata, che non è insensata, ma che poteva darmi un oracolo cinese. Anche se a mio avviso è superficiale: cogliere le opportunità di fuggire da una vita che ti rende insoddisfatto è sacrosanto. Quindi mi pare che riproponga non un accettazione del fato come la intendeva Nietzsche, ma quanto ad una pia rassegnazione al vissuto. Non puoi e non devi fuggire da ciò che sei stato  è il messaggio principale: quando l'amor fati è l'accettazione proattiva del passato, che dovrebbe farti capire ed esprimere la tua volontà. 

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ma tu qui sei sempre il principe dei buffoni

 

grazie! è il più bel complimento che mi si possa fare!

 

 

 

un articolo pregiato

 

iventare dipendente dalle ansie edonistiche della società odierna

 

tipo essere dei veri duri mondani e sessualmente promiscui potrei esserlo ma mi annoierebbe
 

 

 A parte che come al solito scrivi malissimo, a parte che l'articolo fa un uso indegno di nietzsche, a parte che tu fai un uso indegno dell'articolo

a parte tutto, mi sembra un'ode al conservatorismo

se io fossi un giornalista inglese ricorderei ai miei compatrioti che non c'è dicotomia tra il fatalismo e ansia da prestazione, su scala diffusa sono due effetti collaterali di diversi sistemi economici 

Soprattutto però, preferisco rivolgermi ad uno psicologo professionista se voglio dare un'occhiata alla mia vita, non mi affido ad un parolaio del Guardian che vive di libri di training autogeno

 

Questa è la base, quello che penserei se leggessi distrattamente l'articolo scorrendo l'internazionale(cosa che non faccio più da tempo)

Se lo trovo sul forum pubblicato da te comprendo che è un tentativo di autoassoluzione. Dovresti frequentare l'Acr, vedo bene una serata basata sulla lettura e commento di una cosa del genere

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è un tentativo di autoassoluzione

 

Ma no no, come sempre scrivi scemenze indicibili, da cosa devo autoassolvermi? Divento solo cosciente della cultura di cui siamo immersi fino all'orlo, non ho bisogno di dimostrarti nulla, so che ci tieni a considerare tutti sfigati per tua pregiudiziale frustrata, ma questo non ti renderà effettivamente migliore, né attraente, né con la vita figa, né bono, né saggio e né tanto meno mondano. Oltre che buffone, sei anche il principe degli sfigati. Semmai proprio tu cerchi di autoassolverti facendo il bisbetico sotto topic che colpiscono le tue miserabili certezze vacue e/o non li capisci neppure.

Edited by Rotwang
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Divento solo cosciente della cultura di cui siamo immersi fino all'orlo

 

forse speri di scrivere per l'Avvenire

 

 

 

questo non ti renderà effettivamente migliore, né attraente, né con la vita figa, né bono, né saggio e né tanto meno mondano. Oltre che buffone, sei anche il principe degli sfigati

 

è proprio antitetico che tu te la prenda con la cultura "odierna" e poi cerchi di insultarmi dicendomi che non sono all'altezza degli standard che staresti denunciando

E' la dimostrazione che tu dell'articolo non ha preso niente, se non il suono vagamente moralista delle parole, ma solo fin tanto che fa comodo a te

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è proprio antitetico che tu te la prenda con la cultura "odierna" e poi cerchi di insultarmi dicendomi che non sono all'altezza degli standard che staresti denunciando

 

Vuoi far sembrare di essere all'altezza di tali standard e spari a zero sugli altri che contestano e ritengono spesso inutili tali standard, perché li agogni e vuoi esserne parte integrante. Di antitetico qui c'è solo la tua (s)ragione.

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