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Fuera Italianos - Come se la passano gli Italiani a Tenerife


Rotwang

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Flavia Guidi

 

Tutti, a un certo punto della vita, abbiamo avuto nel nostro gruppo di amici un ragazzo che millantava la passione per la tavola e le onde, voleva "ristabilire il rapporto con la natura" e ripudiava categoricamente l'idea di lavorare. Ecco: potete star certi che quel ragazzo, qualche anno dopo, ha vissuto o meditato di vivere per un certo periodo di tempo alle Canarie. Se non l'avete conosciuto, invece, forse quel ragazzo siete voi.

 

Del resto l'amore degli italiani per quelle isole della Spagna, e in particolare per Tenerife e la Gran Canaria, non è cosa nuova né praticata da una ristretta élite: nell'immaginario collettivo le Canarie sono percepite—soprattutto in quanto regione a statuto speciale e per il clima—come una terra promessa in cui cambiare vita una volta per tutte. Quello che è più difficile da sapere è se quest'amore sia corrisposto.

 

La domanda è apparsa particolarmente legittima, quando una utente ha pubblicato sul gruppo Facebook "Italiani a Tenerife" una foto nella quale se ne stava — con un'espressione alla "di che vi stupite"— davanti a un muro con su scritto "Fuera Italianos mugres" (dove "mugres" starebbe per "feccia", o "inutili"). A rimarcare la sua espressione, il commento che la accompagnava: "come dargli torto."

 

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Come è stato notato nei commenti sotto la foto—e come è stato riferito poi da più utenti nello stesso gruppo—la scritta non avrebbe nulla a che fare con la xenofobia, ma sarebbe apparsa dopo la sconfitta della Spagna contro l'Italia agli ultimi Europei di calcio. Eppure, questa circostanza non è stata così rilevante nel dibattito che quello scatto ha immediatamente suscitato.

 

Dai molti commenti Facebook di italiani a Tenerife insofferenti nei confronti dei connazionali — che si fanno sempre riconoscere, "occupano case illegalmente," e sono "incivili, maleducati e ignoranti"— la discussione si è infatti spostata su un articolo uscito sul blog Diario di Tenerife e ripreso da un altro sito, col titolo "Fuori gli italiani: a Tenerife aumenta l'esasperazione nei confronti di troppi scappati di casa." Nel pezzo in questione si parte dalla scritta sul muro per fare un ritratto non proprio edificante degli italiani residenti a Tenerife— il tutto giocando sulle asserite assonanze con il trattamento e i pregiudizi che subiscono i migranti in Italia.

 


Nonostante "la comunità italiana non [sia] vittima di episodi razzisti o intolleranza", l'articolo sostiene in particolare che negli ultimi tempi si è assistito a un drastico calo nella reputazione degli italiani, che "partono con l'idea di vivere di spaccio" e "arrivano, delinquono e se ne vanno," accennando poi alla proposta di alcuni italiani residenti a Tenerife di "isolare le mele marce," ossia di segnalare gli episodi di truffa commessi da italiani per far sì che il prezzo non venga pagato da tutta la comunità.

 

Ovviamente, questa reputazione non sarebbe una bella notizia per tutti gli aspiranti fancazzisti alle Canarie. Ma, visto che la vicenda della scritta è rimbalzata anche al di fuori dei canali locali, ho voluto provare a capirci di più: quanto c'è di vero nella storia degli italiani criminali alle Canarie e dell'insofferenza montante?

 

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Festa italiana a Tenerife

 

Anzitutto —per ricostruire un po' il contesto— secondo i dati del 2014 riportati dal periodico Vivi Tenerife sulla base del corrispettivo spagnolo dell'ISTAT, gli italiani registrati che vivono alle Canarie sarebbero circa 20mila, di cui quasi la metà nel Sud di Tenerife, dove rappresenterebbero il 4 percento della popolazione. Altre fonti più recenti, che non si limitano al numero di italiani registrati all'AIRE, parlano addirittura di 60mila persone.

 

La migrazione verso le Canarie è certamente radicata nel tempo, ma negli ultimi anni il flusso si è intensificato, e ha permesso alla stampa italiana di creare un vero e proprio filone di storie e testimonianze che indagano sulle possibilità di farcela nonostante le difficoltà. Se infatti la regione —e Tenerife in particolare— viene comunemente associata alla figura del giovane che sfrutta le tasse ridotte dell'isola per aprire lì una sua attività o a quella dello "scappato di casa" all'avventura, i numeri confermano che la situazione economica è molto meno rosea di quanto si tende a pensare.

 


Inoltre, di recente la zona è diventata soprattutto meta di pensionati, che vi si trasferiscono per scappare da tasse e da un costo della vita che la pensione difficilmente riesce a coprire.

 


Ma l'ondata migratoria non è passata inosservata neanche sulla stampa spagnola. Oltre ad occuparsi direttamente dei nostri connazionali in riferimento a questioni quali mafia e camorra—nel primo caso per la cattura di due latitanti a Tenerife, e nel secondo per un giro di denaro sporco—i giornali delle Canarie hanno raccontato la crescita numerica degli italiani (che in alcuni comuni costituiscono il 13 percento della popolazione), e in generale quella degli stranieri (più 380 per cento negli ultimi dieci anni).

 

Potrebbe essere proprio questo dato, dunque, più che un razzismo "mirato" nei confronti degli italiani, ad aver causato un presunto cambiamento di percezione della presenza italiana. Questo aspetto viene confermato da Bianca, giornalista italiana di LeggoTenerife e residente a Tenerife da sei anni. "Il modo in cui vengono percepiti gli italiani negli ultimi anni è decisamente cambiato," spiega. "Il discorso in realtà non si limita agli italiani, può essere esteso a chiunque arrivi qui con l'idea di viverci definitivamente."

 

Soprattutto, continua Bianca, è cambiato il tipo di italiano che va alle Canarie: "Gli italiani qua generalmente svolgono diversi lavori: sono baristi, camerieri, lavapiatti, aiuto cuoco, qualcuno ultimamente muratore ed elettricista, anche se in pochi hanno il patentino in regola per lavorare. Ma in questi ultimi due anni sono arrivate molte famiglie o coppie disperate, che partono con pochissimi soldi in tasca e con pochissima esperienza lavorativa e soprattutto senza parlare la lingua."

 

Molti di questi, racconta la giornalista, "arrivano qui in cerca di fortuna, dormono in spiaggia, altri vanno a vivere nelle cuevas [le grotte] e sarebbero disposti a fare qualunque cosa come lavoro. Purtroppo però non hanno le competenze neanche per fare i camerieri. Per questo, di solito finiscono per andarsene con le pive nel sacco dopo 6/12 mesi. Ad alcuni abbiamo addirittura fatto la colletta per comprare il biglietto di ritorno."

 

Sebbene la qualità della vita—in particolare a Tenerife—sia tutto sommato buona, secondo Bianca l'immagine del paradiso terrestre non è perfettamente corrispondente alla realtà: gli stipendi si aggirano sui 700, 800 euro al mese, e la disoccupazione, che sfiora il 27 percento, è più alta rispetto alla media spagnola. Comunque, chiosa Bianca, a parte le poche persone che delinquono, quella italiana rimane una comunità benvoluta, che non ha problemi con la popolazione locale.

 

Un altro parere che ho raccolto—quello di Sara, torinese che vive a Tenerife da cinque anni—è molto meno positivo. Secondo lei, ci sarebbe una grande differenza di percezione tra chi vive al sud di Tenerife, la zona più turistica e mondana dell'isola, dove si concentrano la maggior parte degli italiani, e chi vive al nord.

 

"A Nord, dove sto, gli italiani sono visti tutto sommato bene. Si tratta di persone che perlopiù lavorano o sono in cerca di lavoro, che hanno una propria attività— che molto spesso chiude dopo mesi, ma questo è un altro discorso."

 

La situazione nel sud dell'isola è molto diversa, mi spiega. "Lì ci sono soprattutto pensionati che con la pensione italiana fanno i padroni, e l'italiano in genere si comporta come da stereotipo: viene a Tenerife in vacanza e con le idee poco chiare, con la voglia semplicemente di fare surf o di viversi la vita notturna, frequenta solo altri italiani, e questo ovviamente si riflette sulla reputazione di tutti gli italiani."

 

Per quanto riguarda la vita nell'isola, conferma Sara, la situazione è tutt'altro che idilliaca. "Tenerife è un paradiso a livello di natura, ci sono spiagge bellissime e il clima è perfetto," mi dice. "Ma a livello economico la verità è tutt'altra. Io in questi cinque anni ho faticato moltissimo per mantenermi, e ancora non posso dire di aver ottenuto una mia stabilità economica. Devi lavorare molto, gli stipendi sono bassi e la manodopera a disposizione numerosa. Se vieni in vacanza è una cosa, ma costruirsi una vita onestamente qua è tutt'altro che facile," conclude.

 

Per tornare alle domande iniziali, quindi, il ritratto degli italiani alle Canarie è sicuramente più composito di quanto possa emergere da una scritta. Se da una parte sembra non emergere nessuna specifica avversione nei confronti degli italiani, dall'altra le isole accusano la crisi, e non dovrebbe suonar estraneo, per la forte ondata migratoria degli ultimi anni. Praticamente, se volete andare a Tenerife a cazzeggiare esoticamente, via libera: non vi sputeranno in faccia in quanto italiani. Se l'idea è quella di cambiar vita, però, c'è da sgobbare— proprio come per gli immigrati.

 

 

Conoscete qualcuno dei tanti italiani ossessionati dalle Canarie? Cosa ne pensate? Da che parte state? Io con la popolazione locale.



Edited by Rotwang
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