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L'inferno si chiama "Ponte City"


Beppe_89

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Non sapevo dove aprire la discussione perché non c'è un'area "architettura".. penso qua vada bene. 

 

Dunque, oggi su lavoro stavo gironzolando su google maps nell'area di Johannesburg e dopo aver cercato quello che dovevo mi volevo togliere una curiosità; vedere dove effettivamente era il futuristico grattacielo simbolo del sud africa moderno, ossia "Ponte Tower" o meglio noto come "Ponte City". 

 

Questo, per intenderci: 

 

JSL.jpg

 

Top-Spots-To-Catch-The-Best-Sunsets-In-T

 

A vederlo così sembra figo, cilindro perfetto, alto 173 metri per 55 piani. E' l'edificio residenziale più alto dell'Africa. 

 

Poi però approfondisco la ricerca, voglio saperne di più... ed ecco cosa scopro:

 

the Ponte Tower, the 54-storey-high concrete tube that has soared over the skyline of  Johannesburg since 1975. Also known as the Ponte City apartments, it’s hard to believe this brutalist design by Manfred Hermer was once one of the most coveted addresses in the city.

In the midst of the South African Apartheid, Ponte City was emblematic of the country’s dehumanising system of racial segregation. Here, only wealthy white families were allowed to live in the outward-facing apartments, while the tube’s inner apartments  were reserved for their black servants, who lived in permanent gloom.

maxresdefault.jpg

PonteTowerApartments.jpg

ponte_city_Felix_Lipov_shutterstock_3191

After the fall of the Apartheid however, things got even worse at the tower. The surrounding neighbourhood, once an upscale area of Johannesburg, became consumed by crime and drug-dealing gangs began moving into building. Ponte City eventually became a hub for criminal activity. Dangerous and uninhabitable, management and homeowners abandoned the building and left it to decay. Garbage piled up in the courtyard of the building up to five stories high. In the late 90s, it was suggested that the structure be turned into a maximum security prison, but this idea was later discarded. At its lowest point, Ponte Tower was single-handedly raising suicide rates in the city and became known as ‘suicide central’.

 

ARLMSC90.jpg

 

 

Nell'ultima foto si vede il "fondo" del cortile interno...coperto da 5 piani di rifiuti gettati negli anni dall'alto. 

 

Non so voi.. ma se devo immaginare l'inferno penso che lo immaginerei così. 

 

Questa purtroppo non è simulazione cinematografica per rappresentare una civiltà distopica, non è il mondo nuovo di Huxley, non è 1984 di Orwell, non è il condominio di Ballard... è la realtà. 

 

Quello che mi sono chiesto è quali siano le dinamiche che portano gli esseri umani a scendere in una spirale involutiva così assurda e folle. 

 

Mi sono sempre interessato al tema in quanto appassionato di urbanistica e finora l'esempio più terribile era quello di Kowloon, the walled city, a Hong Kong:

koulun2.png

 

Un'area di 2.6 ettari con 33 MILA ABITANTI

 

KowloonWalledCityAlley2.jpg

 

scm_news_1.1.nws_backart1_1_0.jpg

 

 

 

 

Sono stati fatti degli studi su questo esempio di inferno urbano.. il maggiore e più completo di questi è racchiuso in un libro che costa tipo 700 dollari.. quando sarò ricco lo comprerò :D

 

Ora è stato tutto demolito e risanato, per fortuna. 

Edited by Beppe_89
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Una leggenda metropolitana narra che i progettisti si siano ispirati al pozzo di S. Patrizio XD

Mai visto, reincarna un certo dualismo tra interno ed esterno con tutte le peggiori allegorie immaginabili, mi sembra una di quelle opere da studiare come esempio da non seguire.

La vista interna mi ricorda l'effetto prospettico dell'edificio della Regione Lazio, solo che quest'ultimo si apre a parabola verso l'esterno, per cui la percezione è valida solo per metà ... si potrebbe fantasticare che sia "lo stampo negativo" di questo Ponte City.

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Al Piranesi delle carceri però....

 

 

Quanto alla torre di Johannesburg ineffetti sembrerebbe più adatta ad essere un carcere.

Comunque che il cavedio interno sia usato per raccogliere i rifiuti degli appartamenti soprastanti è dovuto all'inciviltà degli abitanti, non certo ad una necessità strutturale dell'edificio.

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In realtà il vero inferno è Johannesburg e questo modello vomitevole di paese in via di sviluppo che portando dietro diversità economiche genera certi mostri sociali.

 

Mi ricorda un pò un grattacielo di Caracas occupato abusivamente da disperati che vivono al 62 esimo piano senza ascensore

 

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A me più che altro intriga l'aspetto antropologico del fenomeno.

 

Quali dinamiche ci sono dietro questo patologico modo di creare spazi abitativi? Perché gli abitanti di quel quartiere ad Hong Kong ad un certo punto non si sono detti: raga che stiamo a fa'? Non è meglio stare in una baracca di latta circondata da dieci metri di erba piuttosto che al 24° piano di un edificio fatiscente che traballa quando mi giro nel letto, insieme ai topi, respirando l'odore di merda del bagno di quelli di fianco a me a 30 cm da dove abito io?...ecc. 

 

E' come se entrassero in gioco dei fattori non razionali, un qualcosa che spinge tutti verso una collettiva corsa verso l'autodistruzione. Se non fossero intervenute le autorità pubbliche ed avessero sanato l'area... gli abitanti sarebbero continuati a crescere...avrebbero costruito sempre più in alto, fino a che il tutto non sarebbe letteralmente imploso. 

 

Cosa scatena questo apparente abbandono dei primari istinti di sopravvivenza?

 

Se mi dite che c'è un corso da 10/12 crediti alla facoltà di scienze antropologiche che può darmi risposte in questo senso... ditemelo, mi iscrivo DOMANI! 

 

 

:D :D

Edited by Beppe_89
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A me più che altro intriga l'aspetto antropologico del fenomeno.

 

Ammetto che anch'io nutro un inquietante interesse per il fenomeno

Anche se sono dell'idea che alcuni tipi di architetture -proprio per la loro forma- sbloccano dei comportamenti degradanti, vedi il monumento a Wojtyla presso la stazione Termini LOL

Il Cavedio probabilmente istiga l'istinto di riempirlo (fantastico eh, non prendete seriamente quel che scrivo)

Ma anche se si guardano gli edifici lasciati incustoditi e poi occupati si nota come vengano degradati, rotti, e usati come WC in ogni stanza, gli occupanti nonostante ci dormano mica li puliscono tenendoli in ordine ... 

Aggiungo che da piccolo quando vedevo un edificio abbandonato e mal ridotto mi veniva voglia di sfasciarlo, rompere vetri, porte ecc. (diciamo che oggi mi controllo XD ) 

Il professore di ed. fisica delle medie mi sgridò perché in un giorno di allenamento passammo vicino ad uno stabile abbandonato ed io gli tirai un sasso rompendo un vetro, mi disse "perché l'hai fatto?" io non sapevo cosa rispondergli, mi era venuto istintivo, gli ho risposto "perché gli altri vetri erano già rotti" Vorrà dire qualcosa? è una sorta di processo di sublimazione dell'estetica del brutto?

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Ma anche se si guardano gli edifici lasciati incustoditi e poi occupati si nota come vengano degradati, rotti, e usati come WC in ogni stanza, gli occupanti nonostante ci dormano mica li puliscono tenendoli in ordine ...

 

Probabilmente non hanno né tempo né organizzazione né strumenti (acqua corrente, detersivi) per tenerli puliti.

 

 

 

 

Perché gli abitanti di quel quartiere ad Hong Kong ad un certo punto non si sono detti: raga che stiamo a fa'? Non è meglio stare in una baracca di latta circondata da dieci metri di erba piuttosto che al 24° piano di un edificio fatiscente che traballa quando mi giro nel letto, insieme ai topi, respirando l'odore di merda del bagno di quelli di fianco a me a 30 cm da dove abito io?...ecc.

 

Probabilmente perché la baracca di latta circondata da dieci metri di erba non era disponibile ovvero, se anche fosse stata disponibile, non aveva certe caratteristiche ritenute necessarie, che invece quel quartiere aveva:

bisognerebbe entrare nella testa e conoscere le necessità degli  abitanti per capire.

 

Del resto la medesima questione si potrebbe porre per gli abitanti delle favelas sudamericane:

perché non se ne vanno in campagna dove c'è verde, non c'è inquinamento, i tempi non sono frenetici, c'è pace, tranquilità eccetera?

Forse perché:

prima di tutto la vita in campagna non è cosi idilliaca come la dipinge la nostra tradizione bucolica, cui aderiamo acriticamente essendo nati in città o comunque in campagne ormai modernamente attrezzate;

poi non è detto che in campagna possano andare o perché le terre libere non sono disponibili o perché sono troppo lontane o perché i "favelani" non saprebbero che farci, dato che contadini non ci s'improvvisa.

 

Insomma mi sembra difficile pensare che siano tutti tanto imbecilli da affollarsi tutti in un pozza di sterco, pur avendo a disposizione lì vicino una piscina d'acqua pulita:

è vero che l'imbecillità umana talora è sorprendente, ma a tal segno.....

Edited by Mario1944
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Probabilmente non hanno né tempo né organizzazione né strumenti (acqua corrente, detersivi) per tenerli puliti.

 

 

 

 

 

Probabilmente perché la baracca di latta circondata da dieci metri di erba non era disponibile ovvero, se anche fosse stata disponibile, non aveva certe caratteristiche ritenute necessarie, che invece quel quartiere aveva:

bisognerebbe entrare nella testa e conoscere le necessità degli abitanti per capire.

 

Del resto la medesima questione si potrebbe porre per gli abitanti delle favelas sudamericane:

perché non se ne vanno in campagna dove c'è verde, non c'è inquinamento, i tempi non sono frenetici, c'è pace, tranquilità eccetera?

Forse perché:

prima di tutto la vita in campagna non è cosi idilliaca come la dipinge la nostra tradizione bucolica, cui aderiamo acriticamente essendo nati in città o comunque in campagne ormai modernamente attrezzate;

poi non è detto che in campagna possano andare o perché le terre libere non sono disponibili o perché sono troppo lontane o perché i "favelani" non saprebbero che farci, dato che contadini non ci s'improvvisa.

 

Insomma mi sembra difficile pensare che siano tutti tanto imbecilli da affollarsi tutti in un pozza di sterco, pur avendo a disposizione lì vicino una piscina d'acqua pulita:

è vero che l'imbecillità umana talora è sorprendente, ma a tal segno.....

Quello che volevo intendere io è leggermente più "sottile".

La mia non era una riflessione sul perchè affollarsi negli slums urbani quando si può stare larghi in campagna.. so benissimo quali sono le dinamiche socio-economiche che spingono all'inurbamento di massa.

 

Quello su cui riflettevo, nel caso specifico.. era il perchè abbiano continuato a riempire quell'isolato di pochi ettari quadrati fino al collasso...invece semplicemente di trovare un'altra area negli immediati dintorni e, sempre in cittá, più libera.

 

Evdentemente entrano in gioco altri elementi non escusivamente pratici o di convenienza.. ma irrazionali.. è questo che mi interessa.

 

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Edited by Beppe_89
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perchè abbiano continuato a riempire quell'isolato di pochi ettari quadrati fino al collasso
Però Hong Kong ha un'ulteriore caratteristica specifica rispetto agli altri slums: il territorio sotto la sua amministrazione è microscopico, e la gente vi si affolla(va) proprio alla ricerca delle delizie giuridico-economiche di quella che per 99 anni è stata l'unica città occidentalizzata e capitalista del mondo cinese, prima di esservi inglobata (mantenendo comunque uno status speciale che ancora la rende abnormemente attrattiva per molti).

Non proprio l'unica essendoci anche Macao, ma immagino che le loro dinamiche siano/fossero simili, con la differenza che Hong Kong aveva in passato pure l'accesso "spirituale e materiale" al succoso mondo del Commonwealth.

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In realtà esiste una spiegazione specifica:

 

Nel 1898 Con la Convenzione per l'estensione del territorio di Hong Kong, la Cina estendeva il dominio britannico non solo all'isola di Hong Kong ma anche alla penisola di Kowloon. Lì in mezzo c'era anche la città murata che, con una clausola, veniva esclusa dai territori inglesi. La città, così, si trovava in una situazione particolare: era un territorio governato dai cinesi nel bel mezzo di un territorio britannico. Una specie di Berlino Ovest cinquant'anni in anticipo.

 

La cosa, però, non è durata molto. I cinesi volevano che oltre agli ufficiali del governo, nella città murata potesse rimanere anche una piccola divisione dell'esercito, ma gli inglesi si opposero e minacciarono di assediare la città fino al ritiro delle truppe, che avvenne ma non interamente. Nel dicembre del 1899, per legalizzare la situazione della città murata, gli inglesi fecero una revisione unilaterale e mai approvata dal governo cinese della convenzione del 1898, inserendo anche la città murata dentro i propri possedimenti. Il governo cinese, naturalmente, protestò per l'allontanamento dei militari e per la revisione del patto, e ci sono testimonianze della volontà di recuperare il controllo della città murata, che però non si trasformò mai in azioni concrete.

 

Di fatto, nel giro di un anno la città murata di Kowloon era diventata una terra di nessuno. Gli inglesi, nonostante la città fosse un loro territorio, non se ne occupavano realmente per evitare imbarazzi diplomatici. E i cinesi, probabilmente per evitare un confronto diretto con i britannici, non facevano nulla per sostenere la loro vecchia fortezza.

 

Questa è la spiegazione diplomatica del fatto che entro i confini ristretti di quella che in origine

era una fortezza militare nasce una "città di nessuno"

 

Una città di nessuno che, fra guerre e rivoluzioni culturali, è diventato il posto più libero dell'intera Cina

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Quello su cui riflettevo, nel caso specifico.. era il perchè abbiano continuato a riempire quell'isolato di pochi ettari quadrati fino al collasso...invece semplicemente di trovare un'altra area negli immediati dintorni e, sempre in cittá, più libera.

 

In genere questo accade perché le terre adiacenti disponibili non ci sono o sono in condizioni peggiori di quelle in cui uno si trova:

non per nulla ad Hong Kong, come del resto a Manhattan od a Montecarlo, anch'essi spazi angusti rispetto alla moltiplicazione degli abitanti,lo sviluppo è soprattutto in altezza.


 

 

Evdentemente entrano in gioco altri elementi non escusivamente pratici o di convenienza.. ma irrazionali.. è questo che mi interessa.

 

Non penso che le persone in generale (le eccezioni sono sempre possibili) siano irrazionali a tal punto da scegliere il peggio o quello che reputano peggio, avendo a disposizione il meglio o quello che reputano meglio.....

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Che la città murata sia cresciuta in altezza come il resto della città

è indiscutibile, ma la spiegazione del motivo per cui è una città "murata"

( anche se il muro non si vede perchè i Giapponesi lo demolirono durante

la guerra per riparare un areoporto come si evince dal disegno allegato nella

parte bassa ) è quella che ho dato io

 

Praticamente è diventata una sorta di super enclave, poi è chiaro che se

digito Macao slums ciò che mi viene fuori è questo

 

Macau-City-Landscape1-1024x819.jpg

 

 

Che non mi pare esattamente un paradiso in terra, ma ha uno sviluppo più "naturale" e meno compatto

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Guarda Beppe, il punto è: se io lascio io mio buco fetido all'interno del fatiscente stabile,  tentando fortuna fuori, un'orda di nuovi possibili inquilini, messi peggio di me,  lo invaderanno, e io perderò il mio buco, che è l'unica cosa che ho. Non avendo io i mezzi necessari per trovare, con stabilità, una sistemazione anche poco migliore

E' questo il punto. Il buco, per quanto putrido, è una certezza. 

 

Se ti interessa la cosa, leggi delle condizioni abitative in Unione Sovietica durante lo sfollamento del '41. 

Famiglie di 5 persone costrette in una stanza di 15 metri quadri. Apparentemente invivibile, ma le famiglie si aggrappavano ai quel poco spazio con tutte le forze, vivendo nel terrore delle delazioni e dell'amministratore dello stabile che poteva cacciarli.

Perchè era assai incerto che gli avrebbero assegnato un alloggio migliore.

Perchè gli sfollati erano una marea umana, molti messi talmente male che sarebbero stati anche in uno sgabuzzino in 12

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In realtà la promiscuità del vivere in certi luoghi è alla base del.modo di vivere umano e soprattutto più sono poche le possibilità più aumenta la promiscuità abitativa. Lasciando stare le mostruosità architettoniche del brutalismo, l utopia le courboisierana che a mio avviso ha generato mostruosità soprattutto quando l architettura vuole sostituirsi a Dio è all uomo. Il punto è che l uomo cerca l uomo per aumentare le sue opportunità e questo spinge a lasciare la campagna per vivere in fogne simili. Più che altro non c è tanto da meravigliarsi in questo ma come una certa architettura abbia ritenuto il fenomeno positivo tale da addirittura incentivarlo

 

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Grazie per le risposte :)

 

Ho capito che @mario1944 mi stima poco dal punto di vista intellettuale XD 

 

A parte questo, io continuo a vedere in tutto ciò un qualcosa di patologico, un qualcosa di simile alle dinamiche che portano alcune persone a circondarsi di immondizia nei propri appartamenti, o ad accumulare qualsivoglia oggetto compulsivamente.

 

Compulsività, irrazionalità... questo vedo in quegli esempi di urbanità. 

 

 

 

nasce una "città di nessuno"

 

Questo rende la cosa interessante, come si sviluppa un insediamento urbano quando non ci sono regole a disciplinarne la crescita?

Edited by Beppe_89
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Ho capito che @mario1944 mi stima poco dal punto di vista intellettuale

 

Ma no, perché?

Dico solo che non consideri la possibilità che chi stia immerso in una pozza di sterco non ci stia spontaneamente, ma perché gli sia difficile o creda gli sia difficile, se non impossibile uscirne, se non andando verso il peggio, e ciò a prescindere dal fatto che egli abbia ragione ad avere tale opinione.

La tua meraviglia su Hong Kong ad esempio è forse dovuta ad ignoranza della condizione politica e territoriale della città.

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  come si sviluppa un insediamento urbano quando non ci sono regole a disciplinarne la crescita?

 

Disordinatamente e spesso pericolosamente, come sapevano già nell'antichità:

ad esempio Roma bruciò spesso rovinosamente perché costituita di case per lo più di legno, addossate le une alle altre in vicoli angusti, così che in caso d'un incendio pur piccolo era favorita la diffusione del fuoco, tanto più come nel caso famoso del 64 d.C. se spirava un forte vento.

Nerone perciò prescrisse una ricostruzione che ampliasse gli spazi tra gli edifici e la loro distanza nei vicoli.

 

Peraltro non erano ignote le regole d'un'urbanistica razionale (vedi Ippodamo di Mileto), che però inevitabilmente erano applicate a città di nuova fondazione o ricostruite.

 

Aggiungerei che le regole, oltre ad esserci, devono anche essere applicate, altrimenti succede ciò ch'è ben noto in Italia, con palazzi o addirittura quartieri costruiti abusivamente nel letto dei fiumi temporaneamente ridotti o sulle pendici di vulcani attivi od in zone pericolosamente sismiche come se fossero sicure eccetera.

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invece semplicemente di trovare un'altra area negli immediati dintorni e, sempre in cittá, più libera.

Come ti hanno già spiegato quell'area della città è rimasta per anni in una sorta di limbo e al di fuori del controllo delle autorità. La povertà, l'essere immigrati clandestini, non avere un altro posto dove andare vi ha spinto molte persone.

 

Ma guarda questo interessante documentario tedesco (sottotitoli in inglese):

http://www.youtube.com/watch?v=Lby9P3ms11w&feature=bf_prev&list=PL02C43907873AB3CC

Sì vedono molti abitanti che conducevano vite relativamente "normali", nonostante le orribili condizioni del luogo.

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A me più che altro intriga l'aspetto antropologico del fenomeno.

 

Quali dinamiche ci sono dietro questo patologico modo di creare spazi abitativi?

 

Da studente di filosofia m'hanno sempre diffidato di adoperare gli -ismi...anche se in questo caso me ne approprio riferendomi all'autore dell'articolo da te postato, a proposito di "brutalismo"...

Come si sa, vengono abbinati al "brutalismo" tutte quelle architetture che nella seconda metà del XX secolo sono state progettate e costruite facendo un utilizzo massiccio del cemento armato, quasi a portare ad estreme conseguenze quanto profetizzato dai modernisti.

Pensiamo ad esempio all'Unité d'Habitation di Marsiglia progettata da Le Corbusier, o agli edifici dove vive Christiane F nei Ragazzi dello Zoo di Berlino (Gropiusstadt, progettata appunto dal padre del Bauhaus e del modernismo Walter Gropius)...l'idea che ispirava questi geniacci dell'architettura era in fondo socialista; la funzione anteposta alla forma, che fa sì che si costruiscano brutti edifici residenziali attrezzati però perché ciascun nucleo familiare possa viverci conducendo un'esistenza appunto molto ordinata, fruendo di servizi centralizzati e comuni. Potrei citare anche le vele di Scampia, tanto per fare esempi a noi più vicini.

 

Maggiori sono le dimensioni di questi mostri cementizi, peggiore s'è rivelata la vita dei loro abitanti; non credo vi sia una correlazione necessaria tra i due fenomeni, ma certo è che il modernismo fallisce proprio nel suo intento più sincero, ovvero quello di offrire alla classe media abitazioni standardizzate, economiche ed adeguate alla vita urbana.

 

L'estraneità di questi progetti, lo svuotamento di qualsivoglia effettività estetica (perché come già scriveva Loos nei primissimi anni del novecento, in architettura "ornamento è delitto"), la loro scarna essenzialità li ha resi praticamente da subito poco appetibili per i loro occupanti.

 

Perché gli abitanti di quel quartiere ad Hong Kong ad un certo punto non si sono detti: raga che stiamo a fa'? Non è meglio stare in una baracca di latta circondata da dieci metri di erba piuttosto che al 24° piano di un edificio fatiscente che traballa quando mi giro nel letto, insieme ai topi, respirando l'odore di merda del bagno di quelli di fianco a me a 30 cm da dove abito io?...ecc.

 

Perché mica c'è spazio per le baracche di tutti :D

Non si tratta di corsa verso l'autodistruzione, manca piuttosto una cultura, manca un'ideologia di fondo...pure ce ne fosse di spazio, non so se le baraccopoli (fenomeno più tipico del centro-sud America) siano molto più sane delle gabbie di Hong Kong. 

 

Questo rende la cosa interessante, come si sviluppa un insediamento urbano quando non ci sono regole a disciplinarne la crescita?

 

Colle baracche; le peggiori architetture brutaliste sono nate proprio allo scopo di disciplinare la crescita urbana...

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E' una baraccopoli in verticale, piuttosto che una baraccopoli

in orizzontale, certamente è più facile costruire la seconda della

prima, in cui si rischiano crolli si devono allestire scarichi etc

 

Quindi se si sceglie di costruire una baraccopoli in verticale ci deve

essere una spiegazione e la spiegazione storicamente c'è

 

Altro discorso è l'architetto che scientemente progetta per una sua

idea un edificio brutalista ( che poi è tornato di tendenza...una bella

parete in cemento armato dietro il letto, o un camino brutalista, fu la

cifra del ricco di fine anni '90 inizio millennio Lol )

 

 

 

Maggiori sono le dimensioni di questi mostri cementizi, peggiore s'è rivelata la vita dei loro abitanti;

 

Vi erano però anche esigenze di economicità, ad esempio il brutalismo

fu adottato in tutti i paesi comunisti perchè rispetto al neoclassicismo

staliniano consentiva risparmi progettuali enormi

 

Certo in una economia capitalista in pieno ciclo espansivo, questa giustificazione

non c'era anche se molti paesi condividevano con l'est il bisogno di ricostruire

città distrutte durante la guerra e far fronte all'inurbamento massiccio di popolazione

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Sulla questione dei grandi blocchi edilizi si dovrebbe fare un discorso molto accurato e soprattutto ripulire la discussione da certi condizionamenti ideologici che sono tanto sbagliati quanto ovvi....

Ora nello specifico noi italiani rischiamo di sommare la nostra avversione al "brutalismo" fondata sulla nostra personalissima diffidenza di fronte a tutto ciò che non abbia capitelli archi e colonne alla più internazionalmente diffusa avversione antisocialista, che poi è la vera ragione per la quale da qualche anno a questa parte fa figo rivalutare le città di fondazione fascista e cassare le corbusier ( approposito, Janneret era svizzero, qualcuno avvisi Marco7 ).

 

Ora è chiaro che le mega strutture di cemento a vista che stiamo denigrando hanno una loro origine ideologica nelle utopie ottocentesche di comunità ideali che si rigenerano col lavoro vivendo tutti assieme in falansteri o altre tipologie edilizie-urbane ordinatissime oltre il limite della nevrosi, cioè hanno una motivazione ideologica che potrebbe confliggere con le esigenze concrete di chi poi li dentro dovrebbe viverci (di nuovo critica liberista al socialismo), tuttavia bisogna anche analizzare come queste opere sono state realizzate nel concreto per capire le ragioni del loro fallimento...che a stretto rigore secondo me neanche si può chiamare fallimento...

 

E' chiaro che se si costruisce un bel corvialone o le vele di scampia per stiparci dentro il proletariato urbano e risolvere il problema degli alloggi con grandi edifici poco costosi da realizzare, di fatto si sta costruendo una cittadina, non un condominio. Ora una comunità simile ha bisogno di servizi più che di luoghi di socializzazione artefatti e predisposti dai progettisti solo per figurare meglio il progetto. I luoghi di socializzazione la gente se li crea, non deve essere l'architetto a imporli solo per mascherare il fatto che l'amministrazione comunale non ha davvero intenzione di investire su quella comunità costruendo scuole, uffici postali, comunicazioni veloci con il centro e le zone industriali, zone commerciali...

 

Inoltre, secondo problema, fai vivere centinaia di persone tutte insieme e fingi di ignorare che questo crea un problema di ordine pubblico, che invece avresti ben presente se quelle stesse persone vivessero in piccole palazzine o villette contigue, esigenza di fronte alla quale nel secondo caso reagiresti piazzando una bella caserma nelle immediate vicinanze.

 

Cioè, di fatto stai prendendo le fasce di popolazione più deboli, le sbatti in periferia e te ne freghi. Poi fingi che sia un problema di cattiva architettura e dici agli architetti che devono fare penitenza e rinnegare le simpatie politiche per le partes adversae. E' molto comodo.

 

 

Certamente poi bisogna evitare di confondere le cause laddove si presentino congiunte e occorra districarle: quella che ho descritto fino ad ora è una situazione di ordinaria negligenza dello stato sociale quale si può trovare nei migliori paesi europei.

Beninteso fuori dal nostro mondo ci sono i fantastici paradisi dei paesi in via di sviluppo, quelli che ci indicano come esempi virtuosi di crescita economica e che usano nascondere costantemente la polvere sotto il tappeto, dove con polvere si intende il 70% almeno della loro popolazione e con tappeto si intendono i fucili dei reparti speciali della polizia. Alla peggio se poi si scopre che la crescita era frutto di finanziamenti a pioggia fatti a debito ci si può sempre consolare con una bella serie tv. In questi casi c'è poco da stupirsi, non si tratta di inferno urbano, si tratta di inferno sociale, di paesi che mantengono masse di popolazione senza alcuna qualifica e nessun mezzo solo perchè provare a "redimerle" costerebbe troppo e in fin dei conti fa comodo avere degli aspiranti lavoratori da pagare pochissimo.

 

E' ovviamente profondamente ingenuo e pure classista domandarsi perchè questa gente non se ne va in campagna...in campagna a fare che? Per andare in campagna dovrebbero avere capitali da investire anche solo per affittare terreni, strumentazione, pagare sementi, fertilizzanti, carburante, diserbanti...e naturalmente servirebbero notevoli conoscenze, non si manda avanti un'azienda agricola con la forza delle braccia.

Neanche più i braccianti potrebbero fare  visto che la macchinizzazione dell'agricoltura ha quasi eliminato questa categoria.

 

Alla fine questa gente non è arrivata a "degradarsi" per caso, è il frutto di un secolo di politiche di discriminazione razziale e sociale che ha distrutto i sistemi sociali tradizionali senza curarsi di costruirne di nuovi.

 

 

 

Se però vogliamo creder che il problemi stia nell'inurbamento delle masse di popolazione dei paesi poveri..bè' in questo noi italiani abbiamo avuto un ventennio di esperienza e potremmo bellamente proporre a questi paesi di adottare sic et simpliciter la nostra legge urbanistica del 1942, che all'articolo 1 comma 2 reca: " Il Ministero dei lavori pubblici vigila sull'attività urbanistica anche allo scopo di assicurare, nel rinnovamento ed ampliamento edilizio delle città, il rispetto dei caratteri tradizionali, di favorire il disurbanamento e di frenare la tendenza all'urbanesimo".

Sommino a questo l'ulteriore divieto fascista di trasferirsi in centri con più di 25.000,00 abitanti in assenza di cause di giustificazione e bonifichino qualche palude...

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Complimenti @Demò sei eccitante quando parli così. Voglio solo aggiungere che il brutalismo mi fa cagare anche nelle sue applicazioni "nobili" come in tante mostruosità architettoniche presenti a Londra

 

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Complimenti @Demò sei eccitante quando parli così

 

Ma sai che lo pensavo anch'io, se poi aggiungiamo che è biondo.... fuuuuu

 

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tuttavia bisogna anche analizzare come queste opere sono state realizzate nel concreto per capire le ragioni del loro fallimento (...)

E' chiaro che se si costruisce un bel corvialone o le vele di scampia per stiparci dentro il proletariato urbano e risolvere il problema degli alloggi con grandi edifici poco costosi da realizzare, di fatto si sta costruendo una cittadina (..) i luoghi di socializzazione la gente se li crea, non deve essere l'architetto a imporli 

 

Appunto, s'è creduto di risolvere con delle mega-architetture un problema prettamente urbanistico.

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Beh però ho scovato questo articolo del 1958 de Il Mondo

 

L'INA casa al Tiburtino: il paese dei Barocchi

 

[...]

 

Ad un più maturo esame, finiamo però con l’avvertire - e questo è il lato più sgradevole della cosa - che questo piccolo comprensorio, invece di contrapporsi alla disorganica avventure delle borgate, si proietta in un tempo ideale in opposizione polemica piuttosto nei confronti della città, che pure è a sole poche centinaia di metri. Vuoti i negozi, nullo il traffico; la gente, donne e bambini e vecchi per lo più, si muovono in una sorta di ozio indifferente, curiosa dell’estraneo che piomba in mezzo a queste casette d’improvviso, direi per sbaglio, ed immediatamente vi si sente a disagio, come capita a chi mette piede nell’intimità altrui non invitato, e cerca un pretesto di andarsene precipitosamente e togliere il disturbo. E ci si rende conto, con una certa sorpresa, che questo è il risultato di una volontà precisa, volontà di ricreare una struttura “comunitaria” a misura d’uomo, nell’ambito della quale si rinnovi una vagheggiata perfezione di rapporti: l’uomo e il suo ambiente che si riconoscono nella simpatia e si comprendono, senza più reciprocamente eludersi. Una sottile vena polemica contro la storia liberale della città, respinta e negata in blocco come esperienza totalmente negativa, è qui scoperta ed evidente. Giocano in questa ambiziosa polemica, riconoscibili, suggestioni dell’esperienza di un Wright, dell’urbanistica anglosassone di remote origini utopistiche, dell’architettura scandinava, il tutto amalgamato sopra schemi di chiara impronta sociologica.

 

Qui l'articolo intero :

 

http://www.radioradicale.it/exagora/lina-casa-al-tiburtino-il-paese-dei-barocchi

 

Siamo negli anni '50 e si nuota nello stile "neorealista", quindi il Corviale è di là da venire

pure già si prospetta una critica nei confronti dell'estraneità del nuovo quartiere rispetto alla

città etc

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