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[Storia] Una comunità gay creata dai fascisti su un'isola


paperino

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Traduco l'articolo di Alan Johnston pubblicato su BBC News Magazine. Per alcune interviste non sono riuscito a reperire i testi originali in italiano, quindi mi accontento di ritradurli.

 

Settantacinque anni fa nell'Italia fascista un gruppo di uomini gay, etichettati come "degenerati", furono espulsi dalle loro case e internati su un'isola. Furono tenuti sotto un regime carcerario, ma alcuni trovarono la vita nella prima comunità apertamente gay del paese un'esperienza liberatoria.

 

Ogni estate i turisti sono attratti dalla bellezza di una piccolo arcipelago di isole rocciose nell'Adriatico.

 

Ma proprio di recente un gruppo di visitatori è venuto nell'arcipelago delle Tremiti non tanto per godersi la pace e la tranquillità di questo luogo remoto quanto per ricordare.

 

Si trattava di attivisti per i diritti di gay, lesbiche e transessuali.

 

Erano venuti per tenere una piccola cerimonia durante la quale avrebbero evidenziato un episodio vergognoso che si svolse nelle isole più di settant'anni fa.

 

Alla fine degli anni '30 l'arcipelago svolse un ruolo negli sforzi per sopprimere l'omosessualità da parte dei fascisti di Benito Mussolini.

 

I gay minavano l'immagine che il dittatore voleva mostrare della virilità italiana.

 

"Il fascismo è un regime virile. Così gli italiani sono forti, maschili ed è impossibile che l'omosessualità possa esistere in un regime fascista", spiega Lorenzo Benadusi, professore di storia presso l'Università di Bergamo.

 

Quindi la strategia era nascondere il problema il più possibile.

 

Non furono approvate leggi discriminatorie, ma venne creato un clima in cui le aperte manifestazioni di omosessualità potevano essere fortemente represse.

 

E un particolare prefetto di polizia nella città siciliana di Catania approfittò al massimo del sentimento ufficiale.

 

"Oggi si nota che anche molte spontanee e naturali repugnanze sono superate e si deve constatare che vari caffè, sale da ballo, ritrovi (balneari e di montagna, secondo le epoche) accolgono molti di tali ammalati, e che giovani di tutte le classi sociali ricercano pubblicamente la loro compagnia e preferiscono i loro amori snervandosi ed abbrutendosi", scrisse.

 

Si dichiarò determinato a fermare questo "dilagare di degenerazione" nella sua città "o, per lo meno, arginare tale grave aberrazione sessuale che offende la morale e che è esiziale alla sanità ed al miglioramento della razza".

 

Proseguiva: "Ritengo, pertanto, indispensabile nell'interesse del buon costume e della sanità della razza, intervenire - con provvedimenti più energici - perché il male venga aggredito e cauterizzato nei suoi focolai. ".

 

Quindi nel 1938 circa 45 uomini, ritenuti omosessuali, furono arrestati e spediti al confino.

 

Alla fine si ritrovarono a circa 600km di distanza sull'isola di San Domino, nelle Tremiti.

 

L'intero episodio è stato in gran parte dimenticato.

 

Si ritiene che nessuno tra chi dovette sopportare questa punizione sia ancora vivo oggi e ci sono pochi resoconti dettagliati di cosa accadeva lì.

 

Ma nel loro libro, "La città e l'isola", i ricercatori Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosi parlano di decine di uomini, di cui la maggior parte, ma non tutti, da Catania, che dovevano sopportare condizioni dure a San Domino.

 

Arrivavano ammanettati e venivano poi alloggiati in grandi dormitori spartani senza elettricità o acqua corrente.

 

"Eravamo curiosi perché li chiamavano '[le ragazze?]', racconta Carmela Santoro, un'isolana che quando gli esuli gay iniziarono ad arrivare era ancora una bambina.

 

"Andavamo a guardarli scendere dalla barca... completamente vestiti in estate con pantaloni bianchi, con cappelli".

 

"E li guardavamo a bocca aperta, 'Guarda quello, come si muove!', ma non avevamo nessun contatto con loro".

 

Un altro abitante dell'isola, Attilio Carducci, ricorda che ogni sera alle 8 suonava una campana, quando gli uomini non potevano più stare all'aperto.

 

"Li rinchiudevano nei dormitori ed erano sotto la supervisione della polizia", racconta.

 

"Mio padre ne parlava sempre bene. Non ha mai avuto niente di male da dire su di loro, ed era il rappresentante fascista locale".

 

I prigionieri sapevano che la rivelazione della loro omosessualità avrebbe provocato vergogna e tormento alle loro famiglie che vivevano in città e villaggi profondamente conservatori.

 

Parte di questo sentimento è catturato nella lettera del figlio di un contadino siciliano, che stava studiando per diventare prete quando fu "raccolto".

 

Supplicando le autorità giudiziarie di lasciarlo tornare a casa, scrisse: "Immaginate, Vostro Onore, il dolore del mio amato padre. Che disonore per lui!"

 

"Il confino per cinque anni".

 

"Solo pensarci mi fa impazzire".

 

Il prigioniero, identificato solo come Orazio L., implorò che gli fosse permesso di lasciare l'isola e di "servire la Patria" nell'esercito.

 

"Diventare un soldato e poi tornare al seminario per vivere in reclusione, è l'unico modo in cui posso riparare lo scandalo e il disonore alla mia famiglia", scrisse.

 

Ma alcuni dei pochi racconti di ex esiliati rende chiaro che c'erano anche aspetti positivi nella vita a San Domino.

 

Pare che il regime carcerario di tutti i giorni fosse relativamente poco severo.

 

Senza volerlo i fascisti avevano creato un angolo d'Italia dove ci si aspettava uno fosse apertamente gay.

 

Per la prima volta nella loro vita, questi uomini si trovavano in un luogo dove potevano essere loro stessi, senza lo stigma che li circondava normalmente nella pia Italia cattolica degli anni '30.

 

Che cosa questo significava per gli esiliati è stato spiegato in una rara intervista (pubblicata molti anni fa nella rivista gay "Babilonia") con un veterano di San Domino, chiamato solo Giuseppe B., il quale ha spiegato come, da un certo punto di vista, quegli uomini se la passavano meglio sull'isola.

 

"Ai tempi miei se eri femmenella non potevi manco uscire fuori di casa: non ti potevi far notare, sennò la questura ti arrestava", ha raccontato della sua città natale vicino a Napoli.

 

"Invece al confino c'era, che so, l'onomastico di uno di noi e si festeggiava, arrivava uno nuovo e si festeggiava... serviva anche a passare le giornate. Facevamo pure teatro, e lì naturalmente potevamo vestirci da donna senza che nessuno dicesse niente..."

 

E ha raccontato, naturalmente, di storie d'amore e anche di lotte per passione.

 

Alcuni prigionieri piansero, ha rivelato Giuseppe, quando lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale nel 1939 pose fine al regime di confino su San Domino e gli uomini furono posti sotto una sorta di arresti domiciliari nei luoghi da cui provenivano.

 

Un certo numero di uomini gay furono internati con altri prigionieri politici in altre piccole isole, come Ustica e Lampedusa, ma San Domino fu l'unica in cui tutti gli esuli erano gay.

 

È profondamente ironico che, nell'Italia di quel tempo, riuscirono a trovare un certo grado di libertà solo su un'isola-prigione.

 

Il gruppo di attivisti per i diritti di gay e lesbiche riunitosi sull'arcipelago l'altro giorno ha posato una targa commemorativa in memoria degli esiliati.

 

Sarà un promemoria permanente della persecuzione degli omosessuali perpetrata da Mussolini.

 

"È necessario, perché nessuno parla di ciò che è accaduto in quegli anni", spiega uno degli attivisti, Ivan Scalfarotto, un membro del parlamento.

 

E la sofferenza non è terminata per la comunità gay in Italia, dice. Non sono più incatenati e spediti su delle isole, ma ancora oggi non sono considerati cittadini di "serie A".

 

In Italia non esiste ancora un vero stigma sociale legato all'omofobia, spiega Scalfarotto, e lo stato non estende nessun tipo di diritto legale alle coppie gay o lesbiche. [NdT: l'articolo è stato scritto nel 2013]

 

La loro lotta per l'uguaglianza prosegue.

 

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Oltre al libro citato nell'articolo, esiste anche un romanzo a fumetti sull'argomento: In Italia son tutti maschi, scritto da Luca De Santis e illustrato da Sara Colaone, Kappa Edizioni, 2008.

Edited by paperino
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C'erano gerarchi e funzionari che vivevano la propria omo-bisessualità col consenso tacito del regime in apposite case chiuse sperdute fuori dalle grandi città.

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Fonti certe storiche delle tue affermazioni rot ?

 

In germania a quel tempo gli omosessuali erano passati al forno con gli ebrei, dunque malgrado l'ingiustizia che hanno subito nell'isola alla fine sarebbe potuto andar loro peggio.....

 

Ci sono ancora tracce di quel periodo sull'isola di san domino ?

 

Due libri in fondo al link:

 

http://www.gionata.org/l-isola-dei-femminielli-vite-al-confino-fascista/

 

Nella foto:

 

http://fungrrryzine.tumblr.com/post/125245519791/san-domino-lisola-del-confino-omosessuale

Edited by marco7
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L'articolo è davvero molto interessante e ben documentato.

 

E' stranissimo che il mio classico tabloid di riferimento, cioè Die Rotwangs Zeitung, non ne parli.

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C'erano gerarchi e funzionari che vivevano la propria omo-bisessualità col consenso tacito del regime in apposite case chiuse sperdute fuori dalle grandi città.

Tipico atteggiamento da estremista: condannare ufficialmente ma permettere sottobanco a chi comanda di fare ciò che vuole.

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In germania a quel tempo gli omosessuali erano passati al forno con gli ebrei, dunque malgrado l'ingiustizia che hanno subito nell'isola alla fine sarebbe potuto andar loro peggio.....

 

Peccato che agli inizi Ernst Rohm, capo delle SA, amico intimo di Hitler fosse gay dichiarato, quando venne fatto fuori Himmler giustificò la cosa, ma venne fatto fuori per la sua influenza su Hitler, sul regime e sulle forze armate.

 

La Carta del Carnaro, stesa dal governo provvisorio dannunziano nella città occupata di Fiume a cui parteciparono molti futuri fascisti, prevedeva il suffragio universale maschile e femminile, il nudismo, la depenalizzazione dell'omosessualità e la libertà d'opinione.

 

Comunque perché nessuno cita mai Aldo Mieli? Il vero fondatore italiano della sezione nostrana di liberazione sessuale gay negli anni '20 e che dovette fuggire prima in Francia e poi in Argentina con l'avvento del nazifascismo?

 

I bordelli omo-bisessuali esistevano e continuavano ad esistere anche se chi viveva apertamente la propria sessualità (raro) veniva punito col confino. L'Italia rimase meta prediletta di molti benestanti inglesi e americani che cercavano il maschietto mediterraneo virile visto e letto nell'ideale grecoromano.

 

http://www.giovannidallorto.com/saggistoria/fascismo/peppinella.html

Edited by Rotwang
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