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Cassazione riconosce atto di nascita spagnolo che riporta due madri


Uncanny

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In una coppia omosessuale formata da due donne che si sono regolarmente sposate all'estero e che hanno avuto un figlio con la procreazione medicalmente assistita è legittimo attribuire a entrambe la qualità di madre e va quindi trascritto in Italia l'atto di nascita straniero. Lo ha deciso la prima sezione civile della Corte di Cassazione. La sentenza, depositata oggi, ha respinto i ricorsi della Procura generale e del ministero dell'Interno contro la decisione della Corte di Appello di Torino che il 4 dicembre del 2014 aveva ordinato all'ufficiale di stato civile del Comune di Torino di trascrivere l'atto di nascita del figlio avuto in Spagna da due donne, una spagnola e l'altra italiana, sposate in quel Paese.

 

"La regola secondo cui è madre colei che ha partorito, a norma del terzo comma dell'articolo 269 del codice civile - si legge nella sentenza - non costituisce un principio fondamentale di rango costituzionale, sicché è riconoscibile in Italia l'atto di nascita straniero dal quale risulti che un bambino, nato da un progetto genitoriale di coppia, è figlio di due madri (una che l'ha partorito e l'altra che ha donato l'ovulo), non essendo opponibile un principio di ordine pubblico desumibile dalla suddetta regola". I supremi giudici riconoscono che la legge italiana non consente un atto di nascita del genere, ma rilevano che qui è in gioco solo "l'ingresso in Italia di un particolare e specifico atto giuridico riguardante il rapporto di filiazione tra determinati soggetti".

 

La vicenda è quella di due donne, una italiana e una spagnola, che si erano sposate il 20 giugno del 2009 in Spagna, dove avevano avuto un figlio con la fecondazione eterologa, ricorrendo agli spermatozoi di un donatore terzo. Il bambino era nato il 21 febbraio del 2011 a Barcellona al termine di una gravidanza portata a termine dalla "madre A" con gli ovuli donati dalla sua partner, la "madre B". Le due donne avevano poi deciso di separarsi e il figlio era stato affidato congiuntamente a entrambe. Per la trascrizione in Italia dell'atto di nascita spagnolo in cui a entrambe le donne viene riconosciuta la qualità di madre, occorre - rileva la Cassazione - soltanto verificare se il documento sia in contrasto con l'ordine pubblico. Il che, secondo i 'giudici delle leggi', non è. Perché, spiega la sentenza, la valutazione va fatta non in relazione a una o piu' norme dell'ordinamento italiano, ma occorre invece stabilire se l'atto straniero "contrasti con le esigenze di tutela dei diritti fondamentali dell'uomo, desumibili dalla Carta costituzionale, dai Trattati fondativi e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nonché dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo".

 

Si tratta, perciò, "della tutela dell'interesse superiore del minore, anche sotto il profilo della sua identità personale e sociale e in generale del diritto delle persone di autodeterminarsi e di formare una famiglia". Sono, questi, "valori già presenti della Carta costituzionale (articoli 2, 3, 31 e 32 della Costituzione) e la cui tutela - scrive la Cassazione - è rafforzata dalle fonti sovranazionali che concorrono alla formazione dei principi di ordine pubblico internazionale". Quindi, l'atto di nascita spagnolo deve essere trascritto in Italia in quanto i principi costituzionali "impongono al giudice di valutare come 'preminente' l'interesse 'superiore' del minore 'in tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi". In sostanza, scrive la Cassazione, "il riconoscimento e la trascrizione nei registri dello Stato civile in Italia di un atto straniero, validamente formato in Spagna, nel quale risulti la nascita di un figlio da due donne - in particolare da una donna italiana (indicata come madre B ) che ha donato l'ovulo ad una donna spagnola (indicata come madre A) che l'ha partorito, nell'ambito di un progetto genitoriale realizzato dalla coppia, coniugata in quel Paese - non contrastano con l'ordine pubblico per il solo fatto che il legislatore nazionale non preveda o vieti il verificarsi di una simile fattispecie sul territorio italiano, dovendosi avere riguardo al principio, di rilevanza costituzionale, dell'interesse superiore del minore, che si sostanzia nel suo diritto alla continuità dello 'status filiationis', validamente acquisito all'estero (nella specie, in un altro Paese dell'Ue)".

 

http://www.agi.it/cronaca/2016/09/30/news/cassazione_riconosce_bimbo_nato_da_due_donne-1125281/

Edited by Uncanny
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Interessante, non solo per la decisione presa, che contribuisce a aggiornare nei fatti il nostro ordinamento alle diverse e mutate esigenze e istanze sociali (ancor di più ora, stante l'approvazione delle unioni civili) ma soprattutto per il ragionamento che c'è dietro. Logico e razionale.

Bravi i nostri ermellini ;-) 

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  • 8 months later...

Il figlio di due donne lesbiche nato con l’eterologa può avere i cognomi di entrambe le madri.

 

La sentenza della Cassazione ha permesso alla coppia omosessuale di iscrivere il figlio – partorito all'estero grazie alla fecondazione eterologa – all'anagrafe italiana con entrambi i cognomi.

 

 

Per la Cassazione il figlio di una coppia di donne gay, nato all’estero con la fecondazione eterologa, può avere il cognome di entrambe le madri.

 

Con una storica sentenza venerdì 16 giugno la Corte ha riconosciuto alle donne, sposatesi nel Regno Unito, il diritto di iscrivere il piccolo all’anagrafe del comune di Venezia con entrambi i cognomi.

 

Le donne si erano viste opporre il rifiuto all’iscrizione prima dall’ufficiale di Stato e poi anche in tribunale. La sentenza di terzo grado ha ribaltato l’esito del primo e del secondo grado di giudizio.

 

Secondo la Corte di Cassazione per il bambino è preminente il diritto alla famiglia, in questo caso formata da due donne, una delle quali aveva avuto il bambino grazie alla fecondazione eterologa. L’ufficio dello stato civile britannico lo aveva iscritto come figlio di entrambe le mamme, che avevano poi chiesto il riconoscimento all’anagrafe del comune di Venezia, vedendosi negare la possibilità.

 

Per l’Associazione Luca Coscioni si tratta dell’ennesimo colpo alla legge 40 sulla fecondazione assistita, la cui riforma è attualmente ferma in commissione al Senato.

 

La nuova legge potrebbe anche eliminare il divieto di donazione alla ricerca di embrioni che non saranno mai utilizzati per una gravidanza e garantire l’accesso alla procreazione medicalmente assistita a tutte le persone che per avere un figlio hanno bisogno dell’aiuto della medicina della riproduzione.

 

“Una sentenza, quella della Corte di Cassazione resa nota oggi, che per ironia della sorte casca a 12 anni esatti dal referendum sulla legge 40”, dichiarano Filomena Gallo e Leonardo Monaco, segretari rispettivamente dell’Associazione Luca Coscioni e dell’Associazione Radicale Certi Diritti per la difesa dei diritti della comunità Lgbt.

 

I due rappresentanti parlano di “una nuova doccia di realtà per un Parlamento che farebbe bene a superare di fretta gli ultimi divieti della legge 40, come il divieto di eterologa per le donne single e lesbiche, prima che ci pensi la Corte Costituzionale a finire di demolire una delle più brutte leggi della storia repubblicana”.

 

http://www.tpi.it/categorie/mondo/europa/italia/figlio-donne-omososessuali-cognomi-madri/

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