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Elezioni presidenziali in Francia del 2017


Rotwang

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Hinzelmann

Intevento che chiarisce a sufficienza chi parla di problemi sociali

e politici, come quello delle Comore e Mayotte e chi invece interviene

solo per fare propaganda e tifoseria infantile...

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Intervento che chiarisce quali siano le previsioni per le legislative, visto che nessuno le ha riportate e si sono rivelate molto affidabili per le presidenziali. Riportare dati è ovviamente propaganda nel magico mondo di Hinzelmann, che negli ultimi post si sta limitando a monoriga e post inutili che nulla apportano alla discussione, ossessionato com'è da Macron e dall'andargli contro. Un po' come con Renzi d'altronde.

Edited by Uncanny
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Il partito della signora le pen dovrebbe fare tra uno e cinque parlamentari.

 

Sembra che i francesi siano rimasti piuttosto delusi dai suoi dibattiti televisivi per la presidenza.

 

Speriamo che le tolgano l'immunita' parlamentare per poterla condannare per truffa. Un po' di prigione non puo' farle che bene cosi' che le passino le strane idee di diventare presidentessa e non si candidi piu' alle prossime presidenziali.

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Risultati definitivi:

1) En Marche + MoDem: 32,32% (arancione)
2) Les Républicains + UDI: 21,56% (blu scuro)
3) Front National: 13,20% (viola)
4) La France insoumise: 11,02% (rosso scuro)
5) Parti Socialiste + alleati: 9,51% (rosso chiaro)

L’affluenza è stata del 48,71%.

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Proiezione dei seggi (la maggioranza è a 289):

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Composizione definitiva del parlamento dopo il ballottaggio:

 

1) En Marche + MoDem: 350 seggi

2) Les Républicains + UDI: 130 seggi

3) Parti Socialiste + alleati: 47 seggi

5) La France insoumise: 17 seggi

6) Partito comunista: 11 seggi

7) Front National: 8 seggi

 

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Edited by Uncanny
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  • 1 month later...

Corriere della Sera

Se in Europa è considerato un vero e proprio fenomeno politico, quando gioca in casa non decolla, anzi va in picchiata. Crolla, in Francia, la popolarità del presidente Emmanuel Macron: meno 10 punti in un mese, dal 64 al 54%, secondo un sondaggio Ifop pubblicato da Le Journal du Dimanche .

La seconda percentuale peggiore

È la seconda peggiore prestazione nella storia dei presidenti francesi: peggio di lui solo Jacques Chirac nel 1995, sempre secondo il Jdd. In tre mesi, Macron perde l’8%. Quando è stato eletto a maggio la soddisfazione dei francesi era al 62%, per poi crescere al 64% il mese successivo. Ma oggi si ferma poco sopra i 50 punti percentuali. Il barometro condotto da Ifop per il Jdd analizza dal 1958 la popolarità di ogni presidente.

Gli altri presidenti

Nicolas Sarkozy eletto nel maggio del 2007 partiva da una popolarità del 65% e nei primi mesi aveva visto crescere i consensi di un punto percentuale. Certo, Macron non è l’unico presidente francese a vedere diminuire i consensi dei cittadini nei primi mesi di mandato. Nel 1966, Charles de Gaulle è sceso di cinque punti (dal 61% al 56%) in tre mesi. François Mitterrand è sceso dopo la sua prima elezione nel 1981, dal 54% al 47% (-7 punti). Sette anni più tardi, nel 1988, dal 54% al 49% (-5 punti). Il predecessore di Marcron, François Hollande , ha visto il suo indice di gradimento scendere cinque punti in tre mesi, dal 61% al 56%. Il meno popolare dei presidenti della Quinta Repubblica francese rimane Valery Giscard d’Estaing, giunto al potere con un indice di popolarità inferiore al 50%. Dopo un mese, nel giugno del 1974 solo il 44% dei francesi si è detto soddisfatto della sua azione. Crollo di 7 punti, ma in sei mesi, per Georges Pompidou.

Il caso Chirac

Unica consolazione per Macron, sempre secondo i dati di Jdd, è l’andamento (alternato) della parabola del gradimento per Jacques Chirac. Nella sua prima elezione, nel 1995, ha sperimentato, infatti, il più grande declino nella storia francese: dopo tre mesi di mandato dal 59% la sua popolarità è scesa al 39%. Ben 20 punti in meno. Sette anni dopo, però, dopo la vittoria alle elezioni del 2002 contro Jean-Marie Le Pen, Chirac ha invertito la rotta: il suo indice di gradimento passa dal 51% nel mese di maggio al 53% di luglio.

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Incrociamo le dita e speriamo che il Vertice di Domani organizzato da Macron con i Libici fallisca

Credo che oramai sia chiaro a tutti che la vittoria di Macron è un grosso problema per l'Italia

 

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volendo, alle molteplici mazzate, possiamo aggiungere la defenestrazione di Flavio Cattaneo da AD di TIM e la sua sostituzione con un francese, ad opera degli azionisti di maggioranza relativa di Vivendi (il che significa, conoscendo come lavorano i francesi nelle società che acquisiscono, che TIM diventerà a breve una succursale della casa madre)

è ormai palese che alle elezioni francesi c'erano due candidati antieuropeisti, che interpretavano il loro antieuropeismo in modo diverso: la Le Pen aveva un approccio autarchico, Macron ha in mente una Francia molto aggressiva in Europa e nel mondo, partner privilegiato di Berlino in quanto detentrice dell'unico arsenale nucleare della UE dopo l'uscita del Regno Unito

questa entente cordiale tra Francia e Germania sembra mirata a suddividersi i ruoli di leadership e di influenza geopolitica nel continente: l'Italia è troppo debole e non ha sponde in Europa per poter intavolare una resistenza anche passiva, e sta rapidamente perdendo i suoi pochi asset di politica estera, tra la Libia e i rapporti ormai freddi con l'Egitto

 

 

Edited by conrad65
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--Gentiloni annuncia lo schieramento di navi in acque libiche

--Macron dice che la Francia creerà hotspot sulla terraferma

O con l'Europa o contro....

La differenza fra Macron e la Le Pen e che la Le Pen contro la Germania non ce la faceva

Qui invece i Trattati Europei magicamente si adattano a Macron ed alla Merkel, si può nazionalizzare, si può umiliare Gentiloni e l'Italia, si può strumentalizzare l'agenda immigrazione a proprio uso e consumo

Se poi gli Italiani voteranno Salvini come potremo dargli torto...?

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La Francia aprirà in Libia hotspot per l'esame delle domande di asilo dei migranti: lo ha annunciato il presidente Emmanuel Macron a margine di una visita al centro d'accoglienza per rifugiati di Orléans. "Conto di farlo da questa estate", ha detto. [...] In serata, Palazzo Chigi fa sapere di un "cordiale colloquio" telefonico intercorso tra Gentiloni e Macron, con al centro i temi dell'immigrazione, della Libia e della questione Fincantieri/Stx. Dopo la telefonata, è l'Eliseo a indicare una mezza marcia indietro francese sugli hotspot, obiettivo "oggi non possibile" per ragioni di sicurezza, ma rinviato a "fine agosto quando sarà effettuata sul posto una missione per verificare la fattibilità" del progetto da parte dell'Ofpra.

http://www.repubblica.it/esteri/2017/07/27/news/migranti_macron_hotspot_in_libia_da_questa_estate_-171759057/?ref=RHRS-BH-I0-C6-P1-S1.6-T1

Il suo modo di fare annunci unilaterali e poi ritrattare mi fa ricordare qualche segretario nostrano...

Edited by Layer
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Al di là del fatto che di tutti i paesi a cui Macron poteva tirare padellate in faccia per giocare a Napoleone Bonaparte, ha scelto l'Italia

Mettendo cioè in parentesi l'aspetto non irrilevante che se la prende con noi...

Si svela una verità che dovrebbe far riflettere i "Macro-mani"  ( se esistono...perchè in realtà mi paiono evaporati nel giro di un mese )

Macron è stato Europeista quel tanto che bastava a prendersi i voti dei pensionati francesi, terrorizzandoli con la prospettiva di una svalutazione delle loro pensioni causa minacciato ritorno al Franco francese, da parte della Le Pen

Insomma l'Europeismo non era affatto una cifra politica, ma un mero espediente propagandistico e lo stile di Macron, lungi dall'essere innovativo è semmai imitativo del peggio della politica italiana ( Berlusconi, Renzi : Forza Italia e Avanti! -- En Marche ) mentre sul piano dei contenuti è il solito trito-e-ritrito sciovinismo francese, che di solito finisce per creare o aggravare i problemi piuttosto che risolverli, traducendosi in trombonate

D'altronde la Francia in politica estera ha dato sempre il peggio di sé ed il meglio in politica interna

Se qualcuno pensava che Macron potesse ispirare Renzi, credo che sia già deluso...perchè Macron è un pallone gonfiato ( ottimisticamente l'ho definito fumoso...è ben peggiore )

 

 

 

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senza dubbio Macron rappresenta un'involuzione della politica francese, involuzione che sembra ispirarsi a un modello autoctono italiano (io ci vedo un mix tra il Berlusconi della prima vittoria del '94, post Mani Pulite, e Renzi: ancora una volta l'Italia si rivela incubatore mondiale di fascismi e schifezze politiche varie)

come nella vicenda berlusconiana, l'involuzione è frutto di un intervento diretto della magistratura, che in Italia aveva avuto ben altra risonanza, mentre in Francia si è "limitato" allo sgambetto fatto alla candidatura Fillon e, in parte, alla stessa Le Pen

visti questi primi esiti, forse è il caso che il movimento"En Marche" cambi nome in "A rebours"

 

Edited by conrad65
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La Stampa

Non solo Libia e Fincantieri/Stx. Con l’arrivo di Emmanuel Macron all’Eliseo, anche il dossier Torino-Lione è motivo di timori e potenziali attriti tra Italia e Francia. Anche se lo stop dei cantieri già avviati non è in discussione, la pausa di riflessione sulle grandi opere annunciata dalla ministra dei Trasporti, Elisabeth Borne, rischia di paralizzare per un quasi un anno l’avvio di nuovi cantieri e l’attribuzione di appalti sulla tratta francese. Bisognerà attendere la nuova legge programmatica sulle infrastrutture entro la fine del primo semestre 2018.  

I ruoli si sono invertiti: finora era l’Italia a essere considerata l’anello debole, per via dei conti traballanti e dei movimenti che da vent’anni contestano l’alta velocità. Ora è la nuova Francia macronista a voler riflettere sul da farsi. Ricalcolare le spese anche per evitare di avviare opere che non è in grado di finanziare. E adesso è l’Italia (e con lei l’Europa) a chiedere spiegazioni, garanzie e rassicurazioni. 

«Non possiamo promettere aeroporti e linee ad alta velocità alla Francia intera - recita un tweet pubblicato a metà luglio dal presidente - La legge assocerà ad ogni progetto il suo finanziamento». Un po’ quel che mesi fa ha chiesto la Corte dei Conti francese, inchiodando l’Agenzia di finanziamento delle infrastrutture di trasporto (Afitf), accusata di avviare opere largamente insostenibili dal punto di vista economico. 

La Francia ha un piano di infrastrutture che vale tra 70 e 80 miliardi nei prossimi anni. Tre progetti sono di rilevanza internazionale: il Canal Seine-Nord, 4,5 miliardi per collegare il porto di Le Havre e il Benelux; il nuovo aeroporto di Parigi; e la Torino-Lione. A Roma la ministra delle Infrastrutture Elisabeth Borne ha rassicurato il collega italiano Graziano Delrio: per la Torino-Lione i lavori proseguono e sono confermati gli «impegni internazionali». I lavori del tunnel di base non si fermano, anche perché l’Unione europea finanzia il 40% degli 8,3 miliardi necessari (all’Italia tocca pagare il 35%, alla Francia il 25%). Entro gennaio la Francia si impegna a rivedere la tratta di sua competenza. E lo farà prendendo spunto dall’Italia che ha già avviato e concluso la ricognizione delle proprie infrastrutture. Il processo ha coinvolto anche la tratta italiana della Tav: il governo e la struttura tecnica guidata dal commissario Paolo Foietta hanno rivisto il progetto, deciso di sfruttare parte della linea già esistente, abbassando il costo da 4,3 a 1,9 miliardi. Lo stesso farà adesso la Francia, la cui tratta di Torino-Lione vale sulla carta 7,5 miliardi ma - eliminando alcuni tunnel previsti e sfruttando la tratta storica che devia verso Chambéry - potrebbe passare a 3,5-4 miliardi. 

Il progetto non sembra dunque essere in discussione. Lo stesso Macron, in campagna elettorale, è stato categorico: «C’è un trattato internazionale, ci sono finanziamenti europei disponibili, ci sono gli operai che hanno incominciato a scavare. A questo punto non abbiamo più scelta: bisogna andare fino in fondo».  Quel che verrà valutato, oltre al tracciato, sono le modalità di finanziamento. «Per ora vengono valutate su base annua - spiega Stéphane Guggino, delegato generale di Transalpine -. Entrare in una legge di finanziamento pluriannuale (come vuole fare Parigi entro il primo semestre 2018) permetterebbe di mettere in sicurezza il progetto sul lungo periodo». Anche a costo di perdere altro tempo, che tuttavia si pensa di compensare. Gli accordi internazionali fissano la fine dei lavori al 2030: un progetto low cost, che sfrutti in parte infrastrutture già esistenti, potrebbe accorciare i tempi di realizzazione. «Non è più un progetto, è un cantiere», spiega Guggino. «Un miliardo e mezzo è già stato speso, 20 chilometri di gallerie scavati e 400 persone lavorano sul lato francese del tunnel».  

Edited by Rotwang
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  • 4 months later...

Il Post

Il primo turno delle “elezioni territoriali” in Corsica di domenica 3 dicembre è stato vinto dalla lista di coalizione autonomista e indipendentista “Pe’ a Corsica” di Gilles Simeoni e Jean-Guy Talamoni. Il secondo turno sarà il prossimo 10 dicembre. Le elezioni si sono svolte a soli due anni dalle precedenti, sempre vinte da “Pè a Corsica”, che si era formata però come coalizione solo al ballottaggio. Quelle di domenica sono state elezioni anticipate, perché dal primo gennaio del 2018 ci sarà una riorganizzazione territoriale della Corsica: la nuova “Assemblea della Collettività” – che sarà formata da 63 rappresentanti – sostituirà i due dipartimenti in cui è stata finora divisa l’isola e la collettività territoriale eletta nel 2015.

I risultati definitivi sul voto di domenica devono ancora arrivare, ma la coalizione “Pe’ a Corsica” è sicuramente arrivata prima con più del 45 per cento dei voti. In seconda posizione, ma molto indietro, c’è la lista di Jean-Martin Mondoloni (destra regionalista) con il 15 per cento circa; al terzo posto è arrivata la lista dei Repubblicani “Voir plus grand pour elle” di Valérie Bozzi (12,77 per cento), mentre il candidato del partito del presidente francese Emmanuel Macron, La République en marche, che si chiama Jean-Charles Orsucci, è arrivato quarto con l’11,26 per cento dei voti. Diverse altre liste non hanno invece superato la soglia di sbarramento del 7 per cento e non andranno dunque al secondo turno: tra queste la sinistra nazionalista di “U rinnovu”, la lista della sinistra francese espressione corsa della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, la lista del Partito comunista e anche il Front National, che si è fermato a poco più del 3 per cento. Il tasso di partecipazione di domenica 3 dicembre è stato del 52,17 per cento, in diminuzione rispetto a quello delle regionali del dicembre 2015 (59,88 per cento).

La vittoria dei nazionalisti e degli indipendentisti non è stata una sorpresa, anche se non ci si aspettavano percentuali così alte. A Porto-Vecchio, considerata una roccaforte del centrodestra di Les Républicains, “Pe’ a Corsica” ha ottenuto al primo turno la maggioranza assoluta ed è arrivata prima anche ad Ajaccio, il cui sindaco era era stato eletto sempre con i Repubblicani. “Pè a Corsica” ha di fatto raddoppiato il risultato del 2015 e ha raccolto circa 20 mila voti in più in tutta l’isola.

La coalizione di Gilles Simeoni e di Jean-Guy Talamoni si è costituita sulla base delle idee comuni a entrambi i partiti: non chiede l’indipendenza della Corsica ma innanzitutto maggiore autonomia, cosa che ha rassicurato molto l’elettorato nonostante gli avversari, durante la campagna elettorale, abbiano molto insistito su questo argomento facendo spesso riferimento alla situazione della Catalogna. «Credo che oggi», ha detto Jean-Guy Talamoni dopo la diffusione dei risultati, «la Corsica abbia inviato un segnale molto forte a Parigi e abbia detto in modo ampiamente maggioritario: vogliamo la pace, vogliamo la democrazia, vogliamo costruire un’isola emancipata. A Parigi spetta il compito di fare la propria parte del cammino perché insieme troviamo una soluzione politica»·

Chi vincerà il secondo turno otterrà un premio di maggioranza del 18 per cento. I seggi restanti saranno poi divisi in modo proporzionale. L’Assemblea che uscirà dalle ultime elezioni voterà infine i membri del Consiglio esecutivo, l’organo che in Italia corrisponde alla giunta regionale.

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  • 5 months later...

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