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Brexit: risultati e conseguenze


Rotwang

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Io spero che si inizi a riflettere sul fatto che Meccanismo di stabilità-fiscal compact

e troike varie, cioè l'essersi affidati per superare la crisi del 2008 a strumenti di diritto

internazionale è convenuto a quei paesi che hanno saputo gestirli a proprio vantaggio

( e certo non è stata la  Gran Bretagna il paese più penalizzato ) ma ha già ucciso l'Europa

 

Non sarà facile "picchiare" la Gran Bretagna per limitare il contagio, come si è fatto con la Grecia

e questo probabilmente gli Inglesi lo sanno

 

 

 

Sicuramente tacciare tutto come frutto del ''populismo'' senza ragionare sui propri errori (come è stato fatto), per i leader europeisti è un grave errore

 

Non esistono leader europeisti, esistono leader europei che fanno finta

di essere europeisti

 

Se si potevano avere dei dubbi sulle complicate questioni economiche

la gestione della questione profughi credo si sia incaricata di smentire

l'assunto

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Non esistono leader europeisti, esistono leader europei che fanno finta

di essere europeisti

 

Non esistono leader euroscettici, esistono leader europei che fanno finta di essere euroscettici.

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dio mio pix, no! non vivo mica nell'ex regno di napoli io

Vivi in Italia, te ne sei accorto? Oppure il razzismo ti inibisce il cervello?

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Notavo che tutte le zone ricche della Gran Bretagna, ad eccezione di Londra per ovvi motivi, hanno votato per l'uscita dall'Europa, con il picco di oltre il 65% in Cornovaglia, mentre le zone più arretrate hanno votato per restare, in primis la Scozia che è l'unica zona della GB inserita nei piani di aiuto dell'Unione Europea. L'Irlanda del Nord ha votato per rimanere più che altro per ragioni di confine.

 

Come prevedibile adesso Marine Le Pen parla già della Frexit, mentre Svezia e Danimarca sarebbero pronte anch'esse al referendum.

 

L'idea della Scozia che esce dal Regno Unito è pura follia comunque per due ragioni : la prima che ben due referendum hanno visto la netta prevalenza del no, secondo è che una secessione sarebbe anticostituzionale. Sarebbe come se nel 1946 le regioni del sud dopo il referendum avessero dichiarato la secessione perché da loro aveva vinto la monarchia e nel resto d'Italia la repubblica.

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Notavo che tutte le zone ricche della Gran Bretagna, ad eccezione di Londra per ovvi motivi, hanno votato per l'uscita dall'Europa

 

E' vero l'esatto contrario...Lol

 

La Scozia ha votato per il remain perchè il partito nazionalista scozzese

ha idee diverse dall'UKIP, pur pescando entrambi nell'elettorato una volta

laburista

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E' vero l'esatto contrario...Lol

 

No, ti sbagli, il sud dell'Inghilterra è la zona più ricca del Regno Unito mentre la Scozia è quella più povera, guarda i dati del pil pro capite.

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Sarebbe come se nel 1946 le regioni del sud dopo il referendum avessero dichiarato la secessione perché da loro aveva vinto la monarchia e nel resto d'Italia la repubblica.

 

Tu sai vero che il Sud Italia ha rischiato proprio questo? Di diventare il Regno del Sud coi Savoia e staccato dall'Italia repubblicana.

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Certamente l'essere europeisti nasconde anche un interesse nazionale, nella misura in cui l'adesione all'UE porta benefici al proprio paese di origine, così come ai gruppi d'interesse (nazionali) legati a sé (e che, gioco forza, influenzano le scelte politiche). Ma così è - in modo ribaltato - anche per gli euroscettici/anti-europeisti, che in fondo in fondo sanno di poter trarre beneifici non indifferenti da una qualche forma di integrazione ''comunitaria'' (vedasi dichiarazione di Hamilton che ho riportato).
 
Se si prende però l'osservazione di Hinzelmann come un giudizio sulle effettive decisioni portate avanti dai leader europeisti durante gli ultimi anni, sì, è facile convenire su un punto: non sono stati all'altezza del ''sogno europeo'' proposto dai loro predecessori.
 

Sempre detto che la democrazia non funziona e non potrà mai funzionare.

Mi pare che la democrazia abbia funzionata benissimo, anche se ha funzionato mossa dalla disinformazione (penso che i partiti pro-Brexit ci abbiano mangiato parecchio, molto più che quelli contro-Brexit, che pure hanno proposto gli scenari più infausti come i più probabili) e dal nazionalismo.

 

Si vocifera che la Scozia e l'Irlanda del nord vogliano indire un referendum per staccarsi dalla Gran Bretagna. È possibile?

 

E' una delle ipotesi che non necessariamente si verificheranno.

Edited by Layer
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E' una delle ipotesi che non necessariamente si verificheranno.

 

ehehe, mio caro, si vocifera o non si vocifera, un referendum la scozia già lo ha fatto, basta che lo ripeta.

Penso sia comprensibile che prima vogliano vedere cosa succede e che accordi co saranno con l'UE, ma la possibilità è più che concreta 

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Guardiamo il lato positivo. Se le cose si mettono di merda per l'uk, finalmente avremo una prova tangibile e concreta di cosa significhi uscire dalla ue. E potremo riempire di sberle salvini e co.

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The Guardian propone una analisi del voto per esempi

 

Analysis: three rivers

 

1)Thames estuary: the east London exception

 

Although remain was strong almost everywhere in the capital, leave had a majority in the east London working class neighbourhoods of Havering, Barking and Dagenham, plus Bexley and a number of neighbouring areas in the Thames estuary. These were traditional Labour strongholds that swung to UKIP in the general election.

 

2) Merseyside: suburban revolt

 

Voters in the Labour heartland of Liverpool city centre followed the official party line and backed remain. But the further you get from the city centre, the stronger leave becomes: 51.56% in Knowsley, 58.02% in St Helens and 63.9% in Wigan. Here, less affluent Labour voters were less loyal.

 

3)Tyneside: Ukip groundswell

 

Newcastle-Gateshead is a tale of twin cities. North of the Tyne, where the Tories are the second-placed party, Newcastle opted for remain. Over the water, in poorer Gateshead, Ukip are the challengers, and leave carried the day.

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Guardiamo il lato positivo. Se le cose si mettono di merda per l'uk, finalmente avremo una prova tangibile e concreta di cosa significhi uscire dalla ue. E potremo riempire di sberle salvini e co.

I populisti invocherebbero persino i rettiliani pur di non ammettere di aver sbagliato, in caso di crisi economica.

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Alcune riflessioni dell'economista Mario Seminerio, dal suo blog (Phastidio.it):

 

Ora che il popolo britannico si è pronunciato a favore del divorzio dall’Unione europea (link), tentiamo qualche considerazione in ordine sparso e senza pretesa di esaustività, per cercare di immaginare cosa ci attende, scusandoci sin d’ora per le banalità che leggerete di seguito.

 

Sulle motivazioni profonde dell’uscita: i dati mostrano che a voler l’uscita sono state soprattutto le regioni rurali e gli elettori meno giovani o più propriamente quelli anziani. Servirà leggere ed interpretare questo dato. L’uscita è frutto della reazione a condizioni economiche fortemente deteriorate da anni di crisi? Guardando la performance economica complessiva (e media) del Regno Unito negli ultimi anni, si direbbe di no. Si tratta quindi di una reazione alla crescente diseguaglianza globale, guidata dalla casta non meno globale dei banchieri (per semplificare e sloganizzare)? Può essere. I dati indicano che le zone a maggior sostegno per il Leave sono quelle di vecchia tradizione industriale, della working class bianca, che evidentemente subisce ed ha subito gli effetti negativi della globalizzazione, soprattutto dal versante dell’immigrazione (link). Una lezione per il Labour di Jeremy Corbyn.

 

Su tempi e modi del divorzio dalla Ue: con l’annuncio di dimissioni del premier David Cameron, prima servirà capire che governo guiderà il Regno Unito. Sull’incertezza estrema di tempi e modi del divorzio, si è scritto sino alla nausea. L’attivazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, da parte del successore di Cameron, potrebbe non essere immediato ma molte delle conseguenze, anche in termini di eventuali rappresaglie Ue, dipenderanno da iniziative unilaterali del nuovo governo britannico, volte a liberarsi di parti della legislazione comunitaria senza aver avviato il processo negoziale formale di separazione. Delle opzioni per regolare il commercio internazionale, i rapporti economici con la Ue ed il resto del mondo, si è detto (link): esiste l’elevato rischio che Londra sia costretta a pagare un pesante dazio. Chi favoleggia di un mondo asimmetrico in cui, post Brexit, l’immigrazione viene frenata e l’export britannico fiorisce, rischia di avere un risveglio molto ruvido. Se poi Londra finisse costretta a piegare il capo e seguire la strada norvegese (o anche quella svizzera), cioè di fatto obbedire e pagare, la storia (con o senza la minuscola) riuscirà anche a farsi una bella risata.

 

Sui mercati, quanto accade in queste ore è frutto dello shock per l’esito, che a sua volta è amplificato dal compiacimento con cui nei giorni scorsi si è scontata una vittoria del Remain, spingendo gli attivi rischiosi. Rimarchevole il fatto che gli attivi italiani sembrano avere un “beta” alto ma asimmetrico: cioè si schiantano ad ogni fase di avversione globale al rischio ma recuperano meno di quanto atteso nelle fasi di ripresa. Qualcosa su cui riflettere. Le banche centrali potranno certamente intervenire per ammortizzare lo shock, ma su incertezza ed effetto paralizzante del negoziato potranno fare poco e nulla. Ma c’è anche un altro rischio, che tutto sovrasta: la fuga verso il porto apparentemente sicuro del dollaro Usa rischia di creare una nuova stretta alle condizioni monetarie, americane e globali. Considerando lo stock di debito in dollari contratto da entità non statunitensi in giro per il mondo, i rischi di una recessione globale tornano ad innalzarsi. Se poi un eventuale apprezzamento del dollaro innescasse per reazione il deprezzamento dello yuan, eccetera eccetera. Confidiamo nel coordinamento monetario globale, non potendo avere quello fiscale. Ma ricordiamo che parliamo di un’arma depotenziata.

 

Comunque vada, questa vicenda servirà (forse) a far comprendere ai “popoli” due cose: che l’interconnessione globale non è un concetto astratto ma si abbatte sulle nostre esistenze quotidiane, a volte in modo distruttivo; e che, comunque vadano le cose, non saranno “i banchieri” a pagare, ma noi comuni mortali. La democrazia ci serve, anche quando viene evocata per regolamenti di conti tra fazioni politiche locali che finiscono con l’aprire il vaso globale di Pandora, le scorciatoie servono assai meno (link). Ben venga quindi un minimo (o probabilmente molto oltre) di ruvida pedagogia del reale.

 

http://phastidio.net/2016/06/24/brexit-e-ora/

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Come però ha detto Demò, se salta l'UE noi saremo nella merda, l'Italia controllata dalla chiesa ci rifarà cadere nell'oblio, non oso immaginare se iniziano a minare i diritti che la comunità LGBT ha lottato per ottenere.

Si, per me questo exploit dell'Inghilterra mina parecchio la comunità arcobaleno dei paesi più indietro come il nostro

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Come però ha detto Demò, se salta l'UE noi saremo nella merda, l'Italia controllata dalla chiesa ci rifarà cadere nell'oblio, non oso immaginare se iniziano a minare i diritti che la comunità LGBT ha lottato per ottenere.

Si, per me questo exploit dell'Inghilterra mina parecchio la comunità arcobaleno dei paesi più indietro come il nostro

Prima di arrivare a quello ci sarà una grave crisi economica.

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The Post Internazionale

 

Dopo il voto che ha decretato la vittoria del Leave nel referendum sulla Brexit (riassunto), la Spagna vede la possibilità di una storica svolta politica a Gibilterra più vicina che mai e rivendica la sovranità condivisa tra Madrid e Londra.

 

Gibilterra è un territorio d’Oltremare del Regno Unito e il suo destino europeo era strettamente legato all’esito del voto.

 

Spagna e Regno Unito si contendono questa striscia di terra strategica all’ingresso del Mar Mediterraneo, e confinante con la comunità autonoma spagnola dell’Andalusia, sin dal Settecento, quando Madrid la cedette a Londra con il trattato di Utrecht (1713).

 

Nonostante ciò, la Spagna non ha mai esplicitamente riconosciuto la sovranità britannica su Gibilterra, ritenendo il trattato un anacronismo dell’era coloniale.

 

La spinta di Madrid a ridiscutere i termini della politica gibilterrina è dovuta soprattutto ai risultati locali: qua, i proeuropeisti hanno vinto con il 96 per cento delle preferenze. Gli abitanti di Gibilterra adesso hanno paura che, con l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, i confini con la Spagna vengano chiusi.

 

Il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel García Margallo ha quindi sfruttato la situazione e la mattina del 24 giugno, il giorno dopo il voto, ha dichiarato: “la co-sovranità su Gibilterra è più vicina che mai. La bandiera spagnola è vicina a sventolare sulla rocca, ma ciò non vuol dire che stia festeggiando per questa situazione”.

 

Già il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy aveva affermato che la Spagna continuava a considerare Gibilterra parte del suo territorio.

In un momento drammatico per il continente, all’insegna dell’instabilità politica, anche i nazionalismi meno attesi iniziano da subito a prendere forma.

Edited by Rotwang
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questo referendum avrà vaste conseguenze, e in questo momento è difficile tentare di dipingere un quadro complessivo, quindi tanto vale abbandonarsi ad alcune suggestioni: anzitutto sul coraggio dei cittadini del Regno Unito, che non si sono fatti spaventare da una campagna pro-remain che è stata a tratti imbarazzante, con diffusi proclami di terrorismo economico da parte dell'establishment di tutti i paesi, compreso Cameron che a un certo momento ha parlato di minaccia al sistema pensionistico inglese (forse sapendo che i sondaggi davano la brexit in maggioranza tra gli ultra sessantenni)

è stata una prova di democrazia, e questa sarà la cosa che più mancherà all'Europa senza UK: l'esempio di una democrazia antica, reale, radicata

dal punto di vista economico non vedo grandi impatti, nonostante gli scivoloni borsistici odierni: il Regno Unito da decenni ha abbandonato velleità industriali manifatturiere ed è oggi una piazza finanziaria di livello internazionale, che tuttavia vive già fuori dal contesto europeo come porto franco dei grandi capitali arabi e russi; credo che questo primato finanziario non sarà intaccato

dal punto di vista geopolitico, l'UK era il garante principale dell'integrazione transatlantica tra Europa e USA: dopo la Brexit, posto che nessun altro paese europeo può avere questa funzione, i legami politico - militari con gli USA tenderanno progressivamente a sfaldarsi, e in prospettiva vedo minacciata la stessa Alleanza Atlantica, che già prima della Brexit non aveva più il senso che aveva un tempo

del resto, venuta meno l'eresia UK, l'Europa tendenzialmente tenterà una strada di integrazione più stretta in chiave accentuatamente germanocentrica, e la creazione di un esercito europeo sarà uno dei primi possibili esiti (fermo restando che in questo momento è più facile mettere insieme qualche brigata paneuropea che pensare a una reale integrazione finanziaria, dei debiti pubblici e devoluzione di ampie fette di tassazione nazionale)

non escludo che la Germania, che non ha mai visto di buon occhio i molti "privilegi" che sono stati riconosciuti al Regno Unito, abbia sotto sotto tifato per l'allontanamento di questo partner scomodo... l'ineffabile Juncker un paio di giorni fa ha detto che non ci sarebbero stati ripensamenti o trattative nel caso di vittoria di brexit, "chi è fuori è fuori" (lo ha detto da ortodosso custode del più puro integralismo germanocentrico europeo, del resto uno che si chiama Juncker... nomen est omen)

vedo come inevitabile una divergenza progressiva di strategie tra Europa continentale ed area anglofona UK/USA e un tendenziale avvicinamento alla Russia, e di questo si vedono i germi sia in Germania che in Italia

a livello europeo si dovrebbe rafforzare l'asse franco-tedesco, con una sostanziale subordinazione francese allo strapotere tedesco e un ulteriore scivolamento dell'Italia in serie C, considerando che è venuta meno la "sponda inglese", che pure in certi momenti l'Italia ha utilizzato per tentare di uscire fuori dalla sua condizione di minorità e insignificanza politica

a livello storico sarebbe interessante analizzare la brexit alla luce dei tentativi ripetuti di unificare l'Europa (tentativi prima a trazione francese con Napoleone, successivamente a trazione tedesca, poi ripresi nel dopoguerra passando dall'approccio militare a quello economico-politico)

tutti questi tentativi sono falliti e alla fine la contrapposizione tra UK ed Europa continentale è sempre apparsa irriducibile

si potrebbero dire tante altre cose: a livello personale sono rammaricato perché la mia seconda lingua è l'inglese, sono nato e cresciuto con il mito della Gran Bretagna, ho frequentato quel paese fin da ragazzo, mi sono fatto la mia Estate da adolescente a studiare lingue in UK, ho sempre ascoltato e amato la musica inglese... e insomma a me dispiace...  però... comprendo

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Non vedo l'ora di farmi servire il caffé dai giovani immigrati inglesi.

 

Tutti poi sappiamo quanto fanno sangue finché son sbarbatelli

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Ci sono 600.000 Italiani in UK e peraltro - da gay - ne conosco

alcuni che non sono fra i 700.000 che lavorano nei mercati finanziari, ma

tirano la carretta

 

Attualmente la comunità inglese più numerosa sul continente

è costituita dai proprietari di case al mare in Spagna, praticamente

inattaccabili

 

Quindi è chiaro che su questo versante specifico siamo decisamente deboli

 

Sotto il profilo commerciale non ne so abbastanza, so solo che la Gran Bretagna

prevalentemente importa dall'UE ed esporta extra UE, ma la Brexit farà cadere la

copertura europea e l'Inghilterra dovrà rinegoziare accordi bilaterali coi paesi terzi

con prospettive di difficile valutazione ( bisognerà vedere se da sola otterrà condizioni

migliori avendo meno peso, ma potendo anche essere più agile )

 

Da chi importa? Ovviamente da Olanda e Germania in primo luogo e non c'è da scommettere

sul fatto che nessuno dei due paesi sia motivato più di tanto a salvaguardare gli interessi di lavoratori

italiani, spagnoli e polacchi

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Continuate a farne un discorso economico ma gli inglesi hanno votato disgustati da questa Europa perché alla fine economicamente se la passano bene! È proprio questo il vero schiaffo politico immenso che ha ricevuto l Unione Europea, un grande stato benestante è disposto anche a pagare un elevato prezzo economico pur di non far parte di questa unione di ragionieri.

 

Ma recuperiamo il concetto culturale di Europa e lavoriamo su quello perché bisogna.crederci in questa unione perché i grandi stati sono nati prima che sull interesse economico anche cavalcando sentimenti culturali di appartenenza.

 

Comunque staremo a vedere resta il fatto che la scelta inglese è coraggiosa e finalmente ci potrà far vedere cosa vuol.dire uscire da sta benedetta unione.

Tutti speriamo che vada male perché se non dovesse essere così prepariamoci ad un grande terremoto

 

Inviato dal mio SM-G903F utilizzando Tapatalk

Non vedo l'ora di farmi servire il caffé dai giovani immigrati inglesi.

 

Tutti poi sappiamo quanto fanno sangue finché son sbarbatelli

Per carità ti facevo con un gusto migliore!
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un grande stato benestante è disposto anche a pagare un elevato prezzo economico pur di non far parte di questa unione di ragionieri.

 

Non è che invece forse una grande quantità di anziani poveri e poco istruiti

è voluta uscire dall'Europa per cacciare a calci quei seicentomila Italiani che ci abitano?

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L'integrazione economica è stata (o doveva essere) il cavallo di troia per l'integrazione politica. Probabilmente le cose sarebbero state diversamente se 1. non ci fosse stata, a pochi anni dall'introduzione della moneta unica, la crisi economica più grave dal 1929, 2. se il processo di integrazione politica non si fosse bloccato a seguito della bocciatura della Costituzione europea nel 2005 (nei referendum in Francia e in Olanda).

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Non è che invece forse una grande quantità di anziani poveri e poco istruiti

è voluta uscire dall'Europa per cacciare a calci quei seicentomila Italiani che ci abitano?

Questa è un'interpretazione riduttiva Perché mi piacerebbe analizzare i dati epurando la connurbazione urbana di Londra dove risiede quasi 1/4 della popolazione inglese. Londra è un mondo a se, una città elitaria che vive e prospera su un sistema elitario ma la vera Inghilterra e il suo vero background culturale è quella considetta rurale. Io penso che le folli politiche europee per uscire dalla crisi abbiano aperto una forte crepa. Ma la domanda è sicuro che arriverà questa catastrofe? Anche con la moneta unica si disse che loro avrebbero pagato grandi conseguenze eppure stanno da dio. Ci hanno raccontato mille palle questi euromillantatori come che con le politiche di austerità si sarebbe usciti dalla crisi, cazzate che ci possiamo bere noi creduloni tafazzisti ma non il paese che ha dato i natali a Keynes.

 

Insomma io ho molto rispetto di questa scelta e soprattutto mi convinco che questa Europa faccia schifo percje tutti a contestare Cameron per aver fatto il referendum. Ma avete davvero così paura che l Unione europea venga valutata dai suoi cittadini?

L'integrazione economica è stata (o doveva essere) il cavallo di troia per l'integrazione politica. Probabilmente le cose sarebbero state diversamente se 1. non ci fosse stata, a pochi anni dall'introduzione della moneta unica, la crisi economica più grave dal 1929, 2. se il processo di integrazione politica non si fosse bloccato a seguito della bocciatura della Costituzione europea nel 2005 (nei referendum in Francia e in Olanda).

L Unione politica andava fatta prima e se ti accorgi che i cittadini di un grande paese sono contro allora.comincia a farti una domanda

 

La verità è che l Unione europea non si è mai badata del consenso popolare ed ecco i risultati

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