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Corrispondenza in amore. Un punto di vista personale: né necessaria né sufficiente.


LDaverio

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Mi stavo interrogando sul significato della locuzione amore vero e sul concetto di corrispondenza. Vi spiego il mio punto di vista.

Immaginate di amare qualcosa che non può corrispondervi, per forza di cose. Una rosa che coltivate in giardino (esempio che mi interessa molto) o l'idealizzazione di qualcuno/qualcosa. Non c'è corrispondenza, ma voi amate. Ecco: questo amore deve essere vero proprio perché non potete ottenere nulla, ma continuate ad amare.

Lo stesso concetto, a mio avviso, può essere trasportato a qualcosa di meno astratto come la relazione fra due ragazzi. Immaginiamo che ci sia un momento di frattura: B lascia A. Evidentemente non c'è corrispondenza. Finita? Non c'è mai stata? Credo dipenda dai casi. Quello che mi interessa è la reazione di A. Mi è capitato di osservare un amico che, una volta lasciato dalla ragazza, disse che la amava prima della rottura, ma se lei non lo amava, non aveva senso starci male dopo; per me è un discorso che non si regge in piedi. E' come se decidesse di amare chi lo corrisponde, il che non mi pare molto maturo. Certo, mi rendo conto che anche gli amori più grandi, quando unilaterali, tendono a sfumare nel tempo. Scoprirsi "disinnamorati" di colpo però... la corrispondenza, insomma, è una lieta cosa, ma non ha senso pretenderla. 

Se A, quindi, sta male per un periodo l'amore era "vero". Se A, invece, si ritrova più che altro disinteressato era un amore "per modo di dire". Mi chiedo a questo punto perché sia difficile definire con certezza ciò che si prova, perché siamo così incapaci di riconoscere l'amore.

Voi avete difficoltà a definire i vostri sentimenti? Tendete (come me) a passare del tempo a fare deduzioni per capire cosa provate? Pensate che una vera corrispondenza sia possibile?

Altro interrogativo: perché tante persone non accettano l'amore omosessuale anche quando le parti si corrispondono vicendevolmente? A loro cosa importa?

 

P.S. Ho notato che scrivere "persone" nell'ultimo interrogativo mi ha dato un certo fastidio... una cosa istantanea ma sincera. Sarà un atteggiamento razzista?

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Sul tuo ps: le persone che non capiscono l'amore omosessuale per te forse non sono persone vere e per questo ti da fastidio identificarle come persone.

 

Riguardo all'amore: ognuno e' libero di definire l'amore come desidera.

 

Per conto mio un amore non corrisposto e' un amore "egoista" in cui chi lo prova pensa solo a se. Il discorso pero' cambia un po' se uno viene lasciato in quanto prima di venir lasciato l'amore era reciproco e colui che e' lasciato magari non riesce a capacitarsi della nuova situazione venutasi a trovare e continua ad illudersi di vivere nel passato quando l'amore era corrisposto.

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Riguardo all'amore: ognuno e' libero di definire l'amore come desidera.

Difatti sto chiedendo come lo definite voi.

 

 

Per conto mio un amore non corrisposto e' un amore "egoista" in cui chi lo prova pensa solo a se. Il discorso pero' cambia un po' se uno viene lasciato in quanto prima di venir lasciato l'amore era reciproco e colui che e' lasciato magari non riesce a capacitarsi della nuova situazione venutasi a trovare e continua ad illudersi di vivere nel passato quando l'amore era corrisposto.

E' egoista nel momento in cui pretendi che ci sia una corrispondenza che non c'è. 

Se accetti che l'altro non ti vuole bene non dovresti smettere di volergliene, non è per pensare a sé, ma per essere coerenti con i propri sentimenti. Innamorarsi può far male...

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Per me l'amore e' tale solo se corrisposto.

 

Un amore non corrisposto e' un'infatuazione dell'idea che ci si ha dell'altro. Magari ti innamori di uno che e' etero. Puo' essere amore questo ?

 

A una trasmissione televisiva svizzera si parlava di persone che si innamorano di oggetti, credo che uno aveva una storia d'amore con una locomotiva. Per me e' una cosa un po' strana.

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Un amore non corrisposto e' un'infatuazione dell'idea che ci si ha dell'altro. Magari ti innamori di uno che e' etero. Puo' essere amore questo ?

Conoscevo un ragazzo eterosessuale. Era sempre molto gentile con me, sempre attento ai miei sentimenti, a come mi sentivo. Sono un tipo timido e non mi circondo di tantissime persone, anzi. Lo trovavo diverso, oltre che carino. Be' eravamo amici e lui mi disse una volta che sentiva che la nostra amicizia era speciale. Finii per innamorarmi di lui... purtroppo. Glielo dissi. Gli dissi che in tutta sincerità avrei capito se doveva essere una semplice amicizia. Non l'ho più visto. 

Che ti devo dire... no, non lo odio, per un periodo ho continuato a volergli bene e poi la cosa - com'è giusto che sia - dentro di me è andata sfumando. Se lo vedessi ora non mi sarebbe indifferente né lo odierei. Certo, c'è il fastidio di essere stato allontanato e frainteso... ma è passato presto.

Non ero corrisposto, ma i miei sentimenti erano sinceri.

Se ti amo perché mi ami... mi conviene.

 

PS Ho letto ora che sei in Svizzera. Che bello! Ci sono stato di passaggio da piccolo, viaggio in bus. Ricordo poco, ma ricordo qualche paesaggio. Vorrei tanto avere l'occasione di visitarla sul serio!

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Della svizzera io consiglio di visitare le montagne che per me sono la parte piu' bella. Pero' a questo punto e' meglio visitare le dolomiti che sono montagne piu' belle di quelle svizzere.

 

Se tu hai detto a quel ragazzo di esserti innamorato di lui forse alla fine per me ha fatto bene a rompere i contatti. Anche se lui ti avesse detto di essere etero potrebbe darsi che l'infatuazione per lui non ti sarebbe mai passata, come capita a tanti ragazzi gay di questo forum.

 

Rompendo i contatti te ne sei fatto una ragione.

 

Bisognerebbe sapere se questo era il motivo per cui se n'e' andato o quale ragionamento lui ha fatto. Se ha avuto paura, se gli fanno schifo i gay (magari non conosce altri gay oltre a te) o se aveva altri motivi.

 

Il tuo per me poteva essere amore perche' tu credevi che lui potesse essere gay, ma dal momento che lui se n'e' andato l'illusione e' finita e ti sei scontrato con la realta'.

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LocoEmotivo

Questione interessante, ma forse nel tuo post (benché di media lunghezza) metti forse insieme argomenti un po' differenti tra loro.

E cioè.

1) Partiamo dal presupposto che una parola generica come "amore" non può avere connotazioni uniche, univoche e condivise: non è un'azione tangibile o riproducibile né si tratta di un qualcosa definito o codificato e quindi assume il valore che tu e la tua cultura gli date. Questo vuol dire che nel Due-Trecento, all'epoca delle teorie amorose di Andrea Cappellano, amore avrebbe significato struggersi per qualcuno che non può essere il nostro legittimo partner (non necessariamente ricambiati) mentre negli anni '50 voleva dire metter su famiglia preparandosi a dei sacrifici (penso a Gassman e alla servetta de I soliti ignoti): oggi, a livello culturale, ci viene suggerito che l'amore può essere felice, corrisposto, condiviso - e, nel nostro specifico caso di froci inveterati, addirittura riconosciuto.

2) Non si pretende amore da una rosa perché sai, di partenza, che non può dartene. Ma se (per assurdo) si riuscisse a coltivare una rosa in grado di dare affetto, non cadresti forse in dinamiche simil-umane?

3) Riguardo il momento di rottura, non scordarti che le metafore con cui interpretiamo il mondo sono solo metafore (più o meno efficienti). Se il tuo amico riesce ad essere tanto netto nella definizione dei suoi moti affettivi neanche fosse un chirurgo dei sentimenti, buon per lui: altri (come me) avranno al contrario bisogno di moltissimo tempo (e moltissimo dolore, per inciso) prima di riuscire a elaborare la propria situazione e il proprio sentire. Quindi, anche in questo caso, dipende dall'interpretazione personale e culturale.

4) Pretendere la corrispondenza è, forse, una delle grandi conquiste del nostro sentire contemporaneo: ci siamo lasciati alle spalle modelli culturali di abnegazione e sacrificio per arrivare alla scoperta dell'aspetto "lieto" dell'amore. Un'altissima percentuale di matrimoni, oggi, viene celebrata proprio perché i due si amano (fattore che inevitabilmente li spinge a lasciarsi quando il sentimento finisce): è una grande svolta rispetto al passato, quando erano magari molto più numerosi il matrimonio riparatore o quello d'interessi. L'amore idealizzato, sterile e fine a se stesso viene culturalmente lasciato in mano alle "ragazzine" (cioè alle giovani adolescenti e ai loro irraggiungibili oggetti): i modelli dominanti ribattono sulla felicità completa della coppia (o della poli-unione), garantendola raggiungibile e anzi quasi esigibile. Da qui, forse, il disagio di molte persone che non riescono a trovare l'anima gemella in un mondo che parla quasi esclusivamente di anima gemella (che è poi la stessa dissonanza che coglie il volenteroso disoccupato che sente continuamente parlare - e solo parlare - di lavoro).

5) Io ho difficoltà a definire i sentimenti? Sì, ma con gli anni ho avuto la fortuna di conoscere l'amore e quindi, oggi, sono in grado di riconoscerlo. Una vera corrispondenza non sarà mai possibile, né tanto meno auspicabile: siamo persone distinte, e la nostra forza proprio da questo. Un amore-fotocopia non penso sia realmente appetibile, e anche nell'uguaglianza più spinta non possono non esserci sacche di (benedetta) incomprensione.

Mi sembra di aver detto tutto. Sicuramente, troppo.

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La misura dell'amore sarà anche lo "star male" ma pure lo "star bene"

ha il suo peso, possiamo dubitare dell'eccessiva disinvoltura di una persona

che sosteneva di amare e ci pare soffra troppo poco a causa di una rottura

recente e non voluta

 

Se veramente amavi, come puoi star bene così velocemente? Certo è "insensato"

star male ma in parte è anche fisiologico, forse questa persona sta facendo i conti

con la realtà, cerca di addolcire la pillola amara. Oppure rifugge dal dolore, lo nega

se è una reazione immediata, ma ci finirà dentro il giorno dopo.

 

Infine c'è da considerare il fatto che se pur io fossi amareggiato-addolorato-arrabbiato

perchè il mio fidanzato mi ha mollato, potrei non essere disposto a dirlo, faccio per dire

a @LocoEmotivo e potrei ( per educazione etc ) "darmi un contegno" trovando quindi

argomenti che mi facilitino in questo compito e poi magari torno a casa e mi macero nella

disperazione in privato...

 

Non è così semplice inquadrare queste situazioni, ciò che si dice non sempre corrisponde

a ciò che si sente e ciò che si pensa può anche essere un modo per non sentire etc

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Mi stavo interrogando sul significato della locuzione amore vero e sul concetto di corrispondenza. Vi spiego il mio punto di vista.

Immaginate di amare qualcosa che non può corrispondervi, per forza di cose. Una rosa che coltivate in giardino (esempio che mi interessa molto) o l'idealizzazione di qualcuno/qualcosa. Non c'è corrispondenza, ma voi amate. Ecco: questo amore deve essere vero proprio perché non potete ottenere nulla, ma continuate ad amare.

Lo stesso concetto, a mio avviso, può essere trasportato a qualcosa di meno astratto come la relazione fra due ragazzi. Immaginiamo che ci sia un momento di frattura: B lascia A. Evidentemente non c'è corrispondenza. Finita? Non c'è mai stata? Credo dipenda dai casi. Quello che mi interessa è la reazione di A. Mi è capitato di osservare un amico che, una volta lasciato dalla ragazza, disse che la amava prima della rottura, ma se lei non lo amava, non aveva senso starci male dopo; per me è un discorso che non si regge in piedi. E' come se decidesse di amare chi lo corrisponde, il che non mi pare molto maturo. Certo, mi rendo conto che anche gli amori più grandi, quando unilaterali, tendono a sfumare nel tempo. Scoprirsi "disinnamorati" di colpo però... la corrispondenza, insomma, è una lieta cosa, ma non ha senso pretenderla. 

Se A, quindi, sta male per un periodo l'amore era "vero". Se A, invece, si ritrova più che altro disinteressato era un amore "per modo di dire". Mi chiedo a questo punto perché sia difficile definire con certezza ciò che si prova, perché siamo così incapaci di riconoscere l'amore.

Voi avete difficoltà a definire i vostri sentimenti? Tendete (come me) a passare del tempo a fare deduzioni per capire cosa provate? Pensate che una vera corrispondenza sia possibile?

Altro interrogativo: perché tante persone non accettano l'amore omosessuale anche quando le parti si corrispondono vicendevolmente? A loro cosa importa?

 

P.S. Ho notato che scrivere "persone" nell'ultimo interrogativo mi ha dato un certo fastidio... una cosa istantanea ma sincera. Sarà un atteggiamento razzista?

 

Molto nettamente, poiché non sono un filosofo: amore vero è, parafrasando il finale di Due Partite (Film tratto dalla pièce teatrale di Cristina Comencini): "...due solitudini che si custodisconodelimitano, e salutano a vicenda." 

Quindi, secondo il mio personale sentire, non c'è amore vero se non c'è corrispondenza.

 

Per quanto riguarda il caso che hai messo sul tavolo, di B che lascia A.

Se è la reazione di A che t'interessa, nella più generale prospettiva del discorso, sempre a mio personale sentire ti dico che ogni persona ha reazioni diverse: c'è chi si strappa i capelli e si dispera, come c'è chi (come me, per esempio), si rassegna, perché tanto strapparsi i capelli e disperarsi non serve a niente, l'amore è durato finché è durato, c'è stata corrispondenza finché c'è stata, poi non c'è stata più. La solitudine del mio ex non è più solitudine, perché ha trovato un'altra solitudine più compatibile, oppure perché (bontà sua) ha imparato a stare da solo, oppure ancora perché è confuso, e gli si può augurare solo di fare pace con sé stesso.

 

Rispondendo alla tua domanda: sì, io sono capace di riconoscere i miei sentimenti. Ho provato l'amore per davvero verso un ragazzo una volta sola, quando in 4a superiore m'innamorai di un compagno di classe che poi divenne mio migliore amico. Non ho più riprovato quei sentimenti verso altri ragazzi, ovvero le farfalle nello stomaco e la pelle d'oca quando lui mi sfiorava appena e la totale incapacità di argomentare quando lui diceva una palese stronzata (d'altro canto però è anche vero che dopo dieci anni ad aver visto quasi tutte le dinamiche del mondo gay, ho tirato parecchio il freno a mano dei miei sentimenti, quindi magari uno che mi si avvicina con fare amoroso, io non lo vedrò più come lo vedevo quando avevo 17 anni).

 

Rispondendo alla seconda domanda, stando a quanto ho appena detto sopra, secondo me sì, una vera corrispondenza è possibile. Naturalmente questo non vuol dire che si andrà sempre d'accordo in una coppia dove c'è corrispondenza. Ci saranno momenti di alti come momenti di bassi, quel che conta sarà riuscire a gestirli bene, proprio perché la corrispondenza aiuterà a gestirli (p.e.: il mio ragazzo mi fa una sfuriata e io me la prendo, però poi lui dopo un po' torna e mi chiede scusa, e io sentirò che è veramente dispiaciuto).

Edited by Notty
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Penso che quando si parla di sentimenti e comportamenti, bisognerebbe tenere conto che tutto ciò è pur sempre qualcosa legato alla biochimica del corpo (e quindi anche del cervello e del suo epifenomeno, la mente).

 

Come dice LocoEmotivo, la parola 'amore' è un termine che ha una grande varietà di significati e di utilizzi, a volte a sproposito. Ciò che identifica tale parola cambia secondo il contesto, lo spazio (geografico) e il tempo. Quando oggi parliamo di amore, parliamo in effetti di una pure concettualizzazione (come quelle del passato, per inciso), piuttosto recente, del XIX secolo (amore romantico). Concettualizzazione, questa, che ha portato dei benefici rispetto ai passati concetti di 'amore' (come dice sempre LocoEmotivo), ma anche un'idealizzazione che ha complitato eccessivamente le cose (ad esempio, l'idea dell'anima gemella, o di 'amore vero', ma anche l'ossessione verso la fedeltà di coppia richiesta al proprio partner e così via). La liberalizzazione sessuale ha eliminato alcuni elementi dell'idea romantica di amore ottocentesca e primo-novecentesca (riguardanti sopratutto la figura femminile).

 

Ecco, forse bisognerebbe differenziare l'innamoramento dall'amore. Il primo è processo prettamente biochimico (pur una componente culturale, come ad esempio le modalità di corteggiamento, che cambiano da cultura a cultura), in cui dei neurotrasmettitori (ossitocina e vasopressina) giocano un ruolo molto importante: sono i responsabili delle belle o brutte (dipende dall'esito) sensezioni che si provano e sono propedeutiche a spingere l'individuo alla riproduzione. In questo senso, la corrispondenza non è nient'altro che l'uguale verificarsi di quella 'tempesta biochimica' anche nell'altro individuo di cui ci si è innamorati. Se il meccanismo biochimico non c'è da ambedue le parti, non c'è corrispondenza (e dunque il 'ricambio' dei sentimenti provati da almeno una delle due part coinvoltei). (Per inciso, pare che un individuo si possa innamorare di una sola persona alla volta.)

 

L'amore ha anch'esso un'mportante componente biochimica e neurologica, per cui il cervello si (ri)struttura saldando il rapporto di coppia in un legame più stabile (almeno per una 15ina di anni per garantire la nascita e la crescita della prole). Simili dinamiche in realtà avvengono non solo nel caso dell'amore passionale (di coppia), ma anche per le altre relazioni amorose (che non necessitano di passare dallo stato di innamoramento): l'amicizia e il legame familiare.

 

L'amore caritatevole si esprime per vie differenti (empatia e compassione), mentre l'amore per animali (o piante) non ha a nulla a che vedere con l'innamoramento, ma più con l'amore (simile a quello amicale, per quanto inevitabilmente di intensità e complessità inferiore rispetto a quello che lega due individui della stessa specie). Non ci può innamorare di una rosa non solo e non soltato perché non è un umano, ma anche perché - in quanto tale - non può scatenere (attraverso segnali di varia natura) le reazioni biochimiche e neurologiche sottostanti al processo di innamoramento.

 

 

Voi avete difficoltà a definire i vostri sentimenti? Tendete (come me) a passare del tempo a fare deduzioni per capire cosa provate?

 

La difficoltà a definire i propri sentimenti penso dipenda da due aspetti: il tipo di personalità (se tendente all'introversione o all'estroversione), la capacità di autoanalisi e introspesizione.

 

 

Pensate che una vera corrispondenza sia possibile?

 

L'attributo qui significa tutto e nulla. A livello biochimico e neurologico, se l'altro è innamorato quanto noi, vi è corrispondenza. Altrimenti no. Certo, un individuo potrebbe fingere di essere innamorato per vari motivi, ma prima o poi l'altro se ne accorge, in qualche modo (quantomeno dopo aver passato il periodo di innamoramento iniziale).

 

 

Altro interrogativo: perché tante persone non accettano l'amore omosessuale anche quando le parti si corrispondono vicendevolmente? A loro cosa importa?

 

Beh, è qualcosa di sostanzialmente culturale, a cui si è dato il nome di 'omofobia', come saprai.

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L'attributo qui significa tutto e nulla. A livello biochimico e neurologico, se l'altro è innamorato quanto noi, vi è corrispondenza. Altrimenti no. Certo, un individuo potrebbe fingere di essere innamorato per vari motivi, ma prima o poi l'altro se ne accorge, in qualche modo (quantomeno dopo aver passato il periodo di innamoramento iniziale).

 

 

Com'e' che tutti quei vecchietti che sposano una tipa di trent'anni meno non si accorgono che lei vuole i soldi ?

Edited by marco7
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disse che la amava prima della rottura, ma se lei non lo amava, non aveva senso starci male dopo

 

Suppongo che questa ferrea negazione del proprio sentimento, divenuto apertamente unilaterale, non si riferisca ad una vera inibizione bensì all'intenzionalità di avviare un comportamento depurativo, dettata dalla necessità di distanziarsi dal focus affettivo onde evitare di stare eccessivamente male: è un tentativo, spesso vano, di non soffrire inutilmente visto e considerato l'impossibile ritorno di fiamma, pur ciò non togliendo che l'amore, in sé, possa continuare pur non volendolo.

 

Venendo al nocciolo, l'amore è un sentimento spontaneo, difficile e spesso sovrastimato. Si tende, oggigiorno, a definire "amore" un ampio ventaglio di sensazioni affettive spesso molto meno intense e significative dell'amore in senso stretto, molto più effimere e fugaci, malgrado sia un termine che facilmente si presta ad interpretazioni arbitrarie, del tutto soggettive.

 

Non si può stilare una lista di comportamenti, azioni e pensieri tipici derivanti dall'amore, e non si può neanche redarre una linea guida comportamentale da adottare in merito al contesto che ne deriva.

Essendo spontaneo, spesso l'amore viene indirizzato anche verso chi non lo ricambierà, ed è molto bello - seppur sofferente - che un sentimento così puro rimanga vivo nonostante manchi l'aggancio.

 

E' paragonabile alla connessione tra due poli magnetici, tra i quali si genera un flusso d'energia: esso, infatti, sussisterà a prescindere, si genererà in base alla chimica/fisica, e non sempre il terminale ricevente è consapevole o desideroso che questo flusso venga alimentato.

 

Dato che alle relazioni interpersonali s'aggiunge la ragione, nel mondo reale si tende a sopprimere, o a distogliere il focus dal sentimento non corrisposto, fermo restando che qs fisiologico processo non sempre viene attuato con successo e in casi limite, d'amore autentico e potente, l'agonia può protrarsi a lungo.

 

In sintesi, la corrispondenza alimenta e mantiene saldo il legame, ma il sentimento nasce spontaneo e può tranquillamente mantenersi unilaterale per lunghe finestre temporali: a volte si tende, pur di non perdere il contatto, a trasformare la natura del sentimento amoroso in amicale, o in qualsiasi altra forma, e penso si tratti della soluzione peggiore.

 

Non saprei definire la natura esatta dei sentimenti fin'ora sperimentati verso i ragazzi che ho frequentato/frequento. 

Al momento credo di non conoscere quel genere di morsa interiore lancinante, briosa e magnifica che i più allegano alla definizione d'innamoramento: ho sperimentato affetto, legame, gelosia, ma non saprei collocarne l'insieme in una sfera specifica: quando proverò un sentimento così devastante avrò le idee più chiare... :asd:

Edited by Laen
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Parto dal presupposto che oggi si stra-abusa della parola amore e che esso dovrebbe essere limitato a esseri senzienti,  si dovrebbe avere molto più rispetto per un concetto del genere, già dire “amo questo programma” per me è quasi un reato.

Anche se l'amore può (anzi lo è spessissimo) non essere corrisposto non è sempre sufficiente a dire che comunque è reale. Per mia opinione l’amore che nasce da una personale totale proiezione mentale, non può essere vero proprio perché manca degli elementi concreti e materiali che rendono quest’amore conclamato, o comunque è vero solo in un mondo mentale che rifiuta il mare della realtà. Amare un personaggio pubblico o la ragazza che ogni mattina vedi salire sul tram avrebbe lo stesso valore che amare un essere ideale presente solo nella mia mente.

Diverso è il caso del tuo amico che dice di non soffrire in quanto non corrisposto: balle, o non l’amava da prima o fa il duro ma soffre dentro. Ma in questi casi si tratta di tempi differenti di durata di un amore condiviso, per lei era già finita mentre per lui no e come dovrebbe essere naturale dopo un po il non corrisposto dovrà trovare un nuovo obiettivo. Poi le cose non sempre son così logiche come nella carta.

La condivisione non da la vita all'amore ma al tempo stesso nè è la motivazione di esistenza nel lungo termine, altrimenti esaurisce da se le energie e si autoestingue.

Personalmente si ho notevoli problemi a capire e dare un contorno ai miei sentimenti perché ho un pessimo rapporto con le emozioni, da lì può nascere solo caos (come quello che mi ha portato alle ultime disastrose evoluzioni).

Edited by Efestione7
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Questione interessante, ma forse nel tuo post (benché di media lunghezza) metti forse insieme argomenti un po' differenti tra loro.

Sul punto 1 mi trovi perfettamente in accordo; sul secondo ti rispondo: sì, se fosse una persona è come dici, ma non la forzerei ad amarmi. A questo proposito sono validissime le argomentazioni di Layer. Anche io penso che una corrispondenza reale non sia possibile (oggetto di IV e V punto). Approfondisco il mio punto di vista nella risposta a Layer.

 

 

Parto dal presupposto che oggi si stra-abusa della parola amore e che esso dovrebbe essere limitato a esseri senzienti,  si dovrebbe avere molto più rispetto per un concetto del genere, già dire “amo questo programma” per me è quasi un reato.

Anche se l'amore può (anzi lo è spessissimo) non essere corrisposto non è sempre sufficiente a dire che comunque è reale. Per mia opinione l’amore che nasce da una personale totale proiezione mentale, non può essere vero proprio perché manca degli elementi concreti e materiali che rendono quest’amore conclamato, o comunque è vero solo in un mondo mentale che rifiuta il mare della realtà. Amare un personaggio pubblico o la ragazza che ogni mattina vedi salire sul tram avrebbe lo stesso valore che amare un essere ideale presente solo nella mia mente.

Diverso è il caso del tuo amico che dice di non soffrire in quanto non corrisposto: balle, o non l’amava da prima o fa il duro ma soffre dentro. Ma in questi casi si tratta di tempi differenti di durata di un amore condiviso, per lei era già finita mentre per lui no e come dovrebbe essere naturale dopo un po il non corrisposto dovrà trovare un nuovo obiettivo. Poi le cose non sempre son così logiche come nella carta.

La condivisione non da la vita all'amore ma al tempo stesso nè è la motivazione di esistenza nel lungo termine, altrimenti esaurisce da se le energie e si autoestingue.

Personalmente si ho notevoli problemi a capire e dare un contorno ai miei sentimenti perché ho un pessimo rapporto con le emozioni, da lì può nascere solo caos (come quello che mi ha portato alle ultime disastrose evoluzioni).

Vero: oggi si abusa della parola amore

Passo in grassetto: questo dovrebbe rendere i tuoi sentimenti meno veri?

Per il mio amico: fu gentile anche nel rompere i rapporti; sì credo che fu una cosa positiva per il momento della vita in cui accadde. Oggi saprei accettarlo meglio.

 

 

Molto nettamente, poiché non sono un filosofo: amore vero è, parafrasando il finale di Due Partite (Film tratto dalla pièce teatrale di Cristina Comencini): "...due solitudini che si custodisconodelimitano, e salutano a vicenda." 

Quindi, secondo il mio personale sentire, non c'è amore vero se non c'è corrispondenza.

Notty ti volevo ringraziare. E' sempre bello leggere punti di vista così diversi dal mio. Ho notato che tendo a pensare l'amore (verso qualcuno) come una cosa del singolo individuo, una sua personale struttura cerebrale. E' per questo che trovo difficile una corrispondenza.

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Penso che quando si parla di sentimenti e comportamenti, bisognerebbe tenere conto che tutto ciò è pur sempre qualcosa legato alla biochimica del corpo (e quindi anche del cervello e del suo epifenomeno, la mente).

 

Come dice LocoEmotivo, la parola 'amore' è un termine che ha una grande varietà di significati e di utilizzi, a volte a sproposito. Ciò che identifica tale parola cambia secondo il contesto, lo spazio (geografico) e il tempo. Quando oggi parliamo di amore, parliamo in effetti di una pure concettualizzazione (come quelle del passato, per inciso), piuttosto recente, del XIX secolo (amore romantico). Concettualizzazione, questa, che ha portato dei benefici rispetto ai passati concetti di 'amore' (come dice sempre LocoEmotivo), ma anche un'idealizzazione che ha complitato eccessivamente le cose (ad esempio, l'idea dell'anima gemella, o di 'amore vero', ma anche l'ossessione verso la fedeltà di coppia richiesta al proprio partner e così via). La liberalizzazione sessuale ha eliminato alcuni elementi dell'idea romantica di amore ottocentesca e primo-novecentesca (riguardanti sopratutto la figura femminile).

 

Ecco, forse bisognerebbe differenziare l'innamoramento dall'amore. Il primo è processo prettamente biochimico (pur una componente culturale, come ad esempio le modalità di corteggiamento, che cambiano da cultura a cultura), in cui dei neurotrasmettitori (ossitocina e vasopressina) giocano un ruolo molto importante: sono i responsabili delle belle o brutte (dipende dall'esito) sensezioni che si provano e sono propedeutiche a spingere l'individuo alla riproduzione. In questo senso, la corrispondenza non è nient'altro che l'uguale verificarsi di quella 'tempesta biochimica' anche nell'altro individuo di cui ci si è innamorati. Se il meccanismo biochimico non c'è da ambedue le parti, non c'è corrispondenza (e dunque il 'ricambio' dei sentimenti provati da almeno una delle due part coinvoltei). (Per inciso, pare che un individuo si possa innamorare di una sola persona alla volta.)

 

L'amore ha anch'esso un'mportante componente biochimica e neurologica, per cui il cervello si (ri)struttura saldando il rapporto di coppia in un legame più stabile (almeno per una 15ina di anni per garantire la nascita e la crescita della prole). Simili dinamiche in realtà avvengono non solo nel caso dell'amore passionale (di coppia), ma anche per le altre relazioni amorose (che non necessitano di passare dallo stato di innamoramento): l'amicizia e il legame familiare.

 

L'amore caritatevole si esprime per vie differenti (empatia e compassione), mentre l'amore per animali (o piante) non ha a nulla a che vedere con l'innamoramento, ma più con l'amore (simile a quello amicale, per quanto inevitabilmente di intensità e complessità inferiore rispetto a quello che lega due individui della stessa specie). Non ci può innamorare di una rosa non solo e non soltato perché non è un umano, ma anche perché - in quanto tale - non può scatenere (attraverso segnali di varia natura) le reazioni biochimiche e neurologiche sottostanti al processo di innamoramento.

Layer, grazie dell'interessante risposta. Scusa se in parte rimarco quanto hai già detto, trovandomi in accordo.  
Sono proprio le tue argomentazioni che mi hanno spinto ad aprire questa discussione. Da studente, so bene che i nostri comportamenti, sentimenti, emozioni sottendono alla struttura ed alla funzionalità di un insieme di substrati anatomici. Difatti, non abbiamo la possibilità di conoscere il mondo per quello che realmente è: da esso ricaviamo solo percezioni sensoriali (visive, uditive...) che ci permettono di creare un'idea di quello che può esserci fuori. Queste idee sono proiezioni che verranno classificate sulla base delle nostre strutture neurologiche conservate dall'evoluzione. E' proprio questo il punto! Su questa base l'amore è qualcosa che nasce in me, ha a che fare con l'esterno solo per ciò che io posso capire di esso (fondamentale, certo). Un amore realmente (anatomicamente) corrisposto sarebbe un caso fortuito e lietissimo. Non impossibile, ma a dir poco improbabile.
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E' come se decidesse di amare chi lo corrisponde, il che non mi pare molto maturo. 

 

Lo diceva anche una canzone: "non credo a quelli che si lasciano, e che non piangono...vuol dire che non si amavano..."

Ma penso sia più immaturo focalizzarsi troppo su di una relazione che non ha futuro :D

 

Voi avete difficoltà a definire i vostri sentimenti? Tendete (come me) a passare del tempo a fare deduzioni per capire cosa provate? Pensate che una vera corrispondenza sia possibile?

 

No; quando sono stato innamorato davvero lo sapevo subito...è successo tre-quattro volte forse. Poi c'è stata qualche infatuazione passeggera.

Adesso è strano, perché da qualche anno sono un po' apatico, perciò zero sentimenti...

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Passo in grassetto: questo dovrebbe rendere i tuoi sentimenti meno veri? Per il mio amico: fu gentile anche nel rompere i rapporti; sì credo che fu una cosa positiva per il momento della vita in cui accadde. Oggi saprei accettarlo meglio.

 

Non vedo il grassetto quindi non saprei a quale passo ti riferisci; e mi riferivo al tuo amico che è stato lasciato dalla ragazza non a quello che rivelato il tuo sentimento, si è liquidato ma mi fa piacere vedere che hai imparato una lezione positiva anche da quella rottura.

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Non vedo il grassetto quindi non saprei a quale passo ti riferisci;

"...presente solo nella mia mente".

Scusa, devo aver sbagliato a cliccare  :blush:

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Dato che alle relazioni interpersonali s'aggiunge la ragione, nel mondo reale si tende a sopprimere, o a distogliere il focus dal sentimento non corrisposto, fermo restando che qs fisiologico processo non sempre viene attuato con successo e in casi limite, d'amore autentico e potente, l'agonia può protrarsi a lungo.

 

In sintesi, la corrispondenza alimenta e mantiene saldo il legame, ma il sentimento nasce spontaneo e può tranquillamente mantenersi unilaterale per lunghe finestre temporali: a volte si tende, pur di non perdere il contatto, a trasformare la natura del sentimento amoroso in amicale, o in qualsiasi altra forma, e penso si tratti della soluzione peggiore.

L'agonia può potrarsi a lungo perché l'innamoramento è scatenato dal (e scatena il) rilascio di sostanze assimilabili, almeno in parte, alle droghe. Dipende naturalmente anche dalla maturità psicologica di una persona (che non può impedire l'innesco del processo, ma certamente un certo controllo, più o meno efficace), dall'esperienza o dalla situazione ambientale contingente. Anche la componente culturale influsci sulle modalità in cui può innescarsi il processo di innamoramento.

 

Riaffermo la necessità di distingure fra innamoramento e amore, perché altrimenti non se ne viene a capo facilmente. L'amore è quell'insieme di emozioni e sensazioni che scaturisce - nel cervello, da processi chimici e, nella mente, da pensieri - e sottostà alle relazioni sociali più strette, intrattenute dall'individuo nel corso della sua vita: nell'innamoramento (il meccanismo finalizzato a spingere l'individuo verso un altro per riprodursi), certo, ma anche in tutte le principali relazioni umane. Ovvero, l'amicizia, il legame genitoriale e il legame familiare. Tutti questi, nel mio personale lessico, sono considerate relazioni amorose, nella misura in cui scatenano il rilascio di neurotrasmettitori uguali a quelle scatenate dall'innamoramento (pur in quantità e momenti differenti, fra i vari legami).

 

In effetti, a ben guardare, non esiste un 'sentimento di amicizia'. 'Amicizia' è la relazione, il sentimento è sempre uno, l'amore. Anche la relazione amicale, come quella passionale (amorosa, nel tuo lessico), (ri)struttura il cervello. Per cui, un individuo soffrirà nel vedere soffrire il proprio amico, come se fosse lui stesso a provare quel dolore. Oppure aumenterà la sua attività quando lo vedrà fra mille altri, quasi un sorriso 'neurale', si è detto. O ancora, in compagnia dell'amico, rilascerà sostanze biochimiche che lo renderanno euforico e felice, come se avesse bevuto o si fosse drogato...

(Questi sono i risultati di alcune ricerche.)

 

Certo, nel linguaggio comune, si utilizza 'affetto' per indicare l'aspetto sentimentale nell'amicizia, poiché 'amore' identifica quello provato nell'innamoramento e nel legame stabile di coppia (che sia monogama o meno, ha poco importanza :P). Faccio notare che la stessa parola è d'altra parte usata per identificare anche il legame tra genitori e prole! E da qui continuo con:

 

 

Parto dal presupposto che oggi si stra-abusa della parola amore e che esso dovrebbe essere limitato a esseri senzienti,  si dovrebbe avere molto più rispetto per un concetto del genere, già dire “amo questo programma” per me è quasi un reato.

Anche se l'amore può (anzi lo è spessissimo) non essere corrisposto non è sempre sufficiente a dire che comunque è reale. Per mia opinione l’amore che nasce da una personale totale proiezione mentale, non può essere vero proprio perché manca degli elementi concreti e materiali che rendono quest’amore conclamato, o comunque è vero solo in un mondo mentale che rifiuta il mare della realtà. Amare un personaggio pubblico o la ragazza che ogni mattina vedi salire sul tram avrebbe lo stesso valore che amare un essere ideale presente solo nella mia mente.

Lo consiglio a te, ma è per tutti:

 

Igor Sibaldi, Eros e Amore, Frassinelli.

 

E' un saggista (non uno scienziato o filosofo), con una forte connotazione 'spirituale' (ma non religiosa). Questo per dire che il suo libro non ha un valore scientifico, ma d'altra parte pone il problema dell'ambiguità della parola 'amore' (nella cultura occidentale) piuttosto bene, o meglio, in modo interessante.

 

 

Sono proprio le tue argomentazioni che mi hanno spinto ad aprire questa discussione. Da studente, so bene che i nostri comportamenti, sentimenti, emozioni sottendono alla struttura ed alla funzionalità di un insieme di substrati anatomici. Difatti, non abbiamo la possibilità di conoscere il mondo per quello che realmente è: da esso ricaviamo solo percezioni sensoriali (visive, uditive...) che ci permettono di creare un'idea di quello che può esserci fuori. Queste idee sono proiezioni che verranno classificate sulla base delle nostre strutture neurologiche conservate dall'evoluzione. E' proprio questo il punto! Su questa base l'amore è qualcosa che nasce in me, ha a che fare con l'esterno solo per ciò che io posso capire di esso (fondamentale, certo). Un amore realmente (anatomicamente) corrisposto sarebbe un caso fortuito e lietissimo. Non impossibile, ma a dir poco improbabile.

 

Non vorrei apparire un riduzionista abietto. Ritengo si debba tener conto di tutto, dell'aspetto biologico e di quello storico-antropologico, di quello psicologico e di quello sociologico. Viviamo in e siamo una realtà complessa, in relazione continua con tantissime variabili: il nostro corpo è fatto di materia, nient'altro che particelli ed energia in relazione; il nostro organismo non è altro che una coordinazione di tante parti più piccole (cellule, molecole); dentro di noi e sulla nostra pelle vivono batteri (e ragni - v. acari della pelle), in simbosi con noi, e a volte indispensabili per il nostro benessere; siamo le nostre informazioni scritte sul nostro DNA, ma siamo anche quello che abbiamo imparato dall'esperienza, con la crescita, il relazionarsi con l'ambiente e gli altri esseri (con cui abbiamo anche scambiato informazioni genetiche, con virus, batteri, altre specie umane nel corso dell'evoluzione); il nostro spazio vitale, il nostro contesto pullula di organismi viventi e agenti atmosferici, in continua relazione tra noi, e noi con loro. Siamo unici eppure parti integranti del resto.

 

Isolare qualcosa da questo resto, anche se utile momentanemante (a fini di studio), non può bastare per com-prendere. E penso valga anche per la realtà dei nostri sentimenti ed emozioni, alla base delle nostre relazioni.

 

Continuo a sentire come fuorviante l'utilizzo di attributi o avverbi come 'reale', 'vero', 'realmente'. Il problema non si pone: nel mondo naturale non c'è un'idea di perfezione o realtà 'vera' (rispetto a cosa?). Non è molto utile capire se l'altro ci ami quanto noi amiamo lui/lei. A che pro? Se vi è corrispondenza, l'innamoramento ha successo. L'amore c'è.

 

Non penso esista un 'amore passionale' eterno, è frutto dell'idealizzazione che dicevo, tutta di matrice culturale (ed ecco come biologia è in relazione con suo prodotto, ossia la cultura, la società). Può affievolirsi, scomparire, da entrambe le parti o da una soltanto. E' normale che sia così, intervengono fattori biologici, ma anche sociali e culturali (a differenza di molti altri animali o uccelli, che hanno pure una forma primordiale di società e trasmissione culturale, la specie umana ha un ventaglio di possibilità non uniche, cioè 'speciali', in sé rispetto ad altre specie, ma ampio nelle sue possibilità di varietà e approfondimento).

 

In questo senso, l'amore 'vero' è qualcosa di molto comune e raro allo stesso tempo, nella misura in cui non tiutti saranno genitori, non tutti instaurerranno un legame di coppia, non tutti avranno amici.

 

Vi è da far notare, infine, come tutte le relazioni più strette siano 'poche': la famiglia primogenia è relativamente contenuta (e in ogni caso, non si instaurerà un rapporto uguale fra ciascun genitore e ciascun figlio, è normale che un genitore abbia maggiore affinità con uno rispetto ad un altro, benché non lo si dica pubblicamente; è lo stesso vale fra nonni/zii e nipoti/cugini); la cerchia degli amici cd. 'intimi' si conta sempre sulle dita (e fisiologicamente e socialmente impossibile relazionarsi intimimamente non uno stuolo di persone, impedisce l'approfondimento del rapporto, qualcosa che distoglie sempre tempo ed energia, risorse limitate!); l'innamoramento si aziona per una persona alla volta (per cui il legame si struttura sostanzialmente per coppia, nella specie umana). Tutto il resto ricade nella 'conoscenza' o nel normale rapporto di formalità familiare, tutte cose importanti nella misura in cui queste relazioni non amorose, ma sicuramente 'sociali', servono a sviluppare le capacità di socializzazione (spendibili poi anche per instaurare nuovi rapporti passionali e amicali) e, ovviamente, sono utilitaristicamente necessarie per la sopravvivenza dell'individuo in società e nell'ambiente.

 

Rispondo a parte poiché non strettamente attinete con il resto dei quote:

 

Com'e' che tutti quei vecchietti che sposano una tipa di trent'anni meno non si accorgono che lei vuole i soldi ?

 

L'innamoramento è una droga, come già detto. Non è detto e non è immediato che tale accortezza ci sia.

 

Oppure, pur sapendolo, ne approfittano anche loro... :)

Edited by Layer
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@Layer

 

L'accezione d'amore intesa dal topic starter suppongo fosse indirizzata esclusivamente alla sfera romantica, motivo per cui penso che l'analisi di tutte le altre accezioni crei confusione e sovrapposizione di concetti.

Concordo circa la differenza tra innamoramento ed amore: l'innamoramento è la pulsione che spinge al risultato, la genesi dell'amore romantico, normalmente accompagnato dalla pulsione sessuale.

 

E' l'amore autentico, però, che genera legame duraturo, a lungo termine, mentre l'innamoramento può scemare ben prima che l'amore nasca, o che sussista.

Tal legame a lungo termine può determinare una seria agonia in caso sia unilaterale, a prescindere dalla durata e dalle caratteristiche del processo scatenante.

 

Nel linguaggio italiano comune si utilizzano terminologie molto più specifiche come "affetto", "legame affettivo", "legame romantico", "legame amicale" proprio per evitare la confusione che il termine ombrello amore genererebbe qualora utilizzato per identificare qualsiasi sentimento derivante dalle relazioni più strette intrattenute da un individuo nel corso della propria esistenza.

 

Per evitare fraintendimenti, e lo dico al fine di dilungarsi in digressioni che andrebbero OT, consiglierei di limitarsi alla sfera passionale/romantica.

Si potranno aprire altri thread in caso si volesse disquisire delle varie differenze semantiche, chimico-fisiche ed emotive retrostanti a ciò che riguarda l'amore.

Edited by Laen
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Direi che concordiamo si vari punti. :)

 

Il senso del mio intervento è un invito a non dividere l'analisi della sfera romantica (concettuale-filosofica) dal 'resto'. Sarebbe un'analisi parziale.

Detto questo, non mi dilungo ulteriormente nell'OT.

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"...presente solo nella mia mente".

Scusa, devo aver sbagliato a cliccare  :blush:

 

Allora la risposta è no, questo non rende, più che i sentimenti, le reazioni ad esso meno vere. Come in un passo di una canzone a cui son legato "I just don't care if it's real / That won't change how it feels" proprio parlando di sentimenti, a volte si comprende bene che la natura di un nostro amore non è basata su radici concrete, nel senso di qualcosa che socialmente e per esperienza diretta pure, venga accolto come valido motivo ma ci ritroviamo a provare le stesse sensazioni ad esso connesse. Non so perchè, non sono bravo a trovare le giuste motivazioni a certi miei processi mentali ma la mia mente le classifica immediatamente come false, con una bella crocetta rossa di sopra; un po come i risultati medici a seconda se arrivino per un reale effetto di un principio attivo rispetto a quelli ottenuti per placebo: nonostante l'effetto sia assimilabile, so che uno è meno originale e giustificato.

 

 

 

Lo consiglio a te, ma è per tutti: Igor Sibaldi, Eros e Amore, Frassinelli.

 

Mi pare una lettura molto interessante, lo cercherò al più presto. Ma per curiosità posso chiederti come mai hai associato le mie parole al rendere utile fare questa lettura? E per favore, non rispondermi "leggi il libro e lo sprai" :)

Edited by Efestione7
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Mi pare una lettura molto interessante, lo cercherò al più presto. Ma per curiosità posso chiederti come mai hai associato le mie parole al rendere utile fare questa lettura? E per favore, non rispondermi "leggi il libro e lo sprai" :)

Per quello che ho già detto: Sibaldi mette in luce l'ambiguità del termine 'amore' e di come si sia evoluto tale concetto nella cultura occidentale. Perché proprio questo termine, che indica spesso relazioni e sentimenti così cruciali per il nostro benessere, è utilizzato per indicare tante cose relativamente diverse? Mi è sembrato fosse il senso di alcune tue frasi, da qui il consiglio di lettura.

 

In realtà, comunque, gran parte del saggio riguarda maggiormente l'eros, un qualcosa che la modernità ritiene a che fare con l'aspetto fisico-sessuale, ma che Sibaldi ricollega - con lunghe digressioni che vanno dalla filosofia socratica al Vangelo - a una sorta di desiderio di conoscenza, del mondo esteriore e interiore, utile a comprendere il proprio ''Io'' (questa è la parte più ''spirituale'' e new age, per così dire).

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Per quello che ho già detto: Sibaldi mette in luce l'ambiguità del termine 'amore' e di come si sia evoluto tale concetto nella cultura occidentale. Perché proprio questo termine, che indica spesso relazioni e sentimenti così cruciali per il nostro benessere, è utilizzato per indicare tante cose relativamente diverse? Mi è sembrato fosse il senso di alcune tue frasi, da qui il consiglio di lettura.

 

In realtà, comunque, gran parte del saggio riguarda maggiormente l'eros, un qualcosa che la modernità ritiene a che fare con l'aspetto fisico-sessuale, ma che Sibaldi ricollega - con lunghe digressioni che vanno dalla filosofia socratica al Vangelo - a una sorta di desiderio di conoscenza, del mondo esteriore e interiore, utile a comprendere il proprio ''Io'' (questa è la parte più ''spirituale'' e new age, per così dire).

 

Allora non ci hai visto poi così male. Sulla parte spiritualista dovrei provare ad essere più elastico, perchè in genere ho un pessimo rapporto con le visioni new age che trovo troppo campate in aria, ma è un mio limite.

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Allora non ci hai visto poi così male. Sulla parte spiritualista dovrei provare ad essere più elastico, perchè in genere ho un pessimo rapporto con le visioni new age che trovo troppo campate in aria, ma è un mio limite.

 

Condivido la circospezione, e infatti l'ho messo subito in chiaro. Ma può muovere qualche riflessione. Questo sì.

E poi è scritto relativamente bene (per quanto po' ripetitivo).

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