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Brexit, referendum sull'uscita dall'UE nel Regno Unito


Rotwang

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La Repubblica

 

Gli elettori britannici saranno chiamati a votare il 23 giugno per il referendum sulla permanenza o meno del Regno Unito nell'Ue. Lo ha annunciato il primo ministro conservatore, David Cameron, dopo l'accordo di Bruxelles su quello che Downing Street definisce "il nuovo status speciale della Gran Bretagna" all'interno del Club dei 28.

 

"Andrò in Parlamento e proporrò che il popolo britannico decida il nostro futuro in Europa attraverso un referendum giovedì 23 giugno", ha dichiarato parlando davanti alla sua residenza al numero 10 di Downing Street. Il Consiglio dei ministri ha approvato la posizione del governo di raccomandare l'adesione del Regno Unito a un'Europa riformata.

 

"Lasciare l'Europa minaccerebbe la nostra sicurezza economica", ha aggiunto il primo ministro britannico. Il voto sarà "una delle più importanti decisioni che questo Paese affronterà nella sua esistenza". Secondo Cameron, la Gran Bretagna sarà "più sicura, più forte e più prospera in un'Europa riformata" di quanto lo sarebbe uscendo dall'Ue.

 

Ma sono già almeno sei i componenti del governo Tory britannico - 5 ministri e un sottosegretario - che intendono votare a favore della Brexit e in dissenso dal premier. Lo riferisce la Bbc. Il personaggio di maggior spicco è Michael Gove, titolare della Giustizia. Ma pesano anche i nomi di Iain Duncan Smith (Lavoro), di John Whittingdale (Cultura) e di Chris Grayling, capofila storico degli euroscettici nel gabinetto.

 

Il primo ministro britannico ha invece sottolineato che chi è a favore della Brexit rischia di danneggiare sia l'economia, sia la sicurezza del Regno Unito di fronte a criminalità e terrorismo, aggiungendo di aver mantenuto "la promessa fatta tre anni fa", quando annunciò di voler negoziare una revisione dei rapporti con l'Ue e convocare poi un referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell'Unione. E ha infine confermato che i ministri del governo conservatore - in parte contrari all'accordo da lui raggiunto - avranno "libertà di voto".

Edited by Rotwang
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Solite inglesate, vogliono mettere e mantenere il becco dappertutto ma senza beccarsi le rogne che ciò comporta. In pratica, se ho capito bene, è una prova di forza contro la Germania per vedere chi ha più peso nel "fare da galletto segnavento" agli orientamenti di politica comunitaria.

 

Ora Cameron alza il tiro e dice: Ah sì Angelona mia? Ti faccio il ricattuccio e ti dico che me ne vado se non ottengo di poter fare quel cazzo che mi pare in UE. Però cazzo nell'UE ci devo rimanere altrimenti sono nella merda con l'UK solo soletto, quindi accontentiamo i Tories con questo bluff.

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La cosa non mi sorprende. Gli inglesi hanno sempre tenuto questa posizione di leggero distacco dagli affari europei, pur volendo comunque metterci il dito.

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Non so che pensare, da un paese come  l'UK in questo momento di naufragio dell'Unione ci si aspetterebbe più responsabilità e impegno, facciano come vogliono, spero decidano di restare.

 

(mi piace pensare che sarà così, è facile dire minchiate al bar, ma un po' di borse in calo, qualche discorso sul fatto che gli effetti dell'uscita sono imprevedibili,  la Scozia che minaccia di sfancularli e vedremo se non abbassano la crestina questi arroganti)

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NorwegianWood

Che il Brexit si avveri oppure no, resta il fatto che lo spirito solidale dell'Unione Europea è moribondo, per non dire deceduto. Certo, se i britannici dovessero decidere di staccarsi dall'UE, la situazione sarebbe sicuramente peggiore, a livello economico, finanziario e frontaliero. Tuttavia, anche qualora la maggioranza di loro votasse per restare, a Bruxelles ormai ci si basa su egoismi personali (UK, Austria, Francia, Slovenia, per dirne quattro) e tutto è ridotto a trattati, negoziati e compromessi per strappare, stato per stato, qualche concessione, beneficio o privilegio in più a scapito degli altri.

 

Questo, ovviamente, non si può dire in sede di discussione al Consiglio Europeo, altrimenti crollerebbero le fondamenta stesse dell'Unione. Tanto più che alcune nazioni, anche estranee all'UE, vanno corteggiate e tenute buone per vari motivi: UK, Turchia, Russia... Altre, invece, possono anche essere abbandonate a sé stesse, come la Grecia che, è vero, sta gestendo malissimo il problema dell'immigrazione (problema sul quale non c'è ancora un accordo), ma scaricarle addosso ogni responsabilità fa tanto capro espiatorio.

 

L'Unione Europea è nata per risollevare l'economia e preservare la pace dopo la seconda guerra mondiale, per questo ha abbattuto le frontiere e da CECA si è evoluta prima in CEE e poi in UE, tentando di diventare un organismo politico, sociale e giuridico vero e proprio. Ora sperimenta il processo inverso, involvendosi e tornando alle origini, cioè una mera associazione economica. La bocciatura della Costituzione Europea, il ritorno a "regolamenti" e "direttive" al posto di "leggi", la chiusura delle frontiere, il freno di emergenza sono sintomi di uno spirito che, oggi, guarda solo al portafoglio e al welfare nazionale e non anche al benessere sociale e culturale dell'Europa.

 

Il Regno Unito l'ha spuntata. Bene. Che Cameron se ne vanti pure, sempre che i cittadini britannici gli diano retta. Intanto l'Unione Europa è solo un pezzo di carta, con un giro di godzillioni di euro e un po' meno immigrati da gestire. E anche questo, a Bruxelles, non si può dire, perché le verità scomode guastano le relazioni diplomatiche e fanno saltare contratti milionari.

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e lo spirito solidale dell'Unione Europea è moribondo

Ed è anche colpa di quella cagnetta cinguettante di Renzi che non aveva niente da fare se non passare tutto lo scorso mese a sputacchiare gratuitamente prese in giro delle istituzioni UE per farsi un po' di propaganda fra i grillini antieuro e i salviniani antiimmigrati. Vomito.

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Ed è anche colpa di quella cagnetta cinguettante di Renzi che non aveva niente da fare se non passare tutto lo scorso mese a sputacchiare gratuitamente prese in giro delle istituzioni UE per farsi un po' di propaganda fra i grillini antieuro e i salviniani antiimmigrati. Vomito.

 

Sampei l'Europa è una merda Renzi ha fatto benissimo, cazzo ma questa è sindrome di Stoccolma collettiva ma avete capito le megaingiustizie europee che coglioni come Monti e Letta hanno buttato giù?

 

Dite che Renzi vi sta sul cazzo ma non dite che non ci sono motivi per ritenere che l'Europa sia folle e profondissimamente ingusta!

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Non mi meraviglio dell'Inghilterra. Ci sono stato 5 anni fa per un periodo di studio e ho notato questo anti- europeismo diffuso, sebbene nessuno sia stato capace di darmi spiegazioni concrete a riguardo. Un po' come i miei nonni secondo i quali si stava meglio con l'impero Austro-Ungarico piuttosto che con l'italia.

Spero che il risultato di questo referendum sia positivo e che riesca a infondere maggiore fiducia nell'UE e favorirne lo sviluppo verso un'unione reale e non solo su carta, come gia detto da altri.

 

 

 

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NorwegianWood

Renzi ha innumerevoli difetti ed è un piacione chiacchierone che sull'Europa ha idee mutevoli... però su alcune questioni ha ragione. E quando punta il dito dicendo che l'UE sta diventando un contratto, un trattato economico, ha sicuramente ragione.

 

Detto ciò, comunque sì, sotto Maria Teresa d'Austria si stava meglio. Ma l'Austria, all'epoca, aveva idee più illuminate e progressiste in confronto a quelle che ci si aspetterebbe da quella stessa Austria nel ventunesimo secolo. Oggi quella che vede giusto è Angela Merkel, che deve però fare i conti con un terzo xenofobo di cittadini tedeschi. E ogni nazione ha il suo pretesto per pensare a sé: la Francia ha il terrorismo, il Regno Unito il suo splendido isolamento, la Germania la delinquenza, l'Austria e altri gli immigrati e così via.

 

L'unica politica comune rimasta è che non c'è una politica comune. Poi io capisco che Cameron, per convincere lo zoccolo duro, DEVE dire certe cose. Tuttavia sentire che lo UK non farà mai parte di un'unione più stretta né collaborerà a un esercito comune, e che Cameron ama la Gran Bretagna e non Bruxelles, fa comunque male. Al fegato e all'Europa. E alla solidarietà tra i popoli.

 

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non ci sono motivi per ritenere che l'Europa sia folle e profondissimamente ingusta!
Sentiamo cosa ti ha fatto questa cattivona dell'Europa?
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Semplicemente...quest'Europa non esiste. Non esiste perché ciascuno Stato è ancora detentore della sovranità "originaria". Cioè ciascuno Stato potrebbe in astratto decidere se e quando andarsene. Pertanto, nel momento in cui si accorge (o inizia ad accorgere) che ci perde più di quanto ci guadagna inizia a fare lo stronzo. E se l'atteggiamento è questo, in realtà l'Europa non c'è. E così è in effetti un contratto. Quando è nata, gli Stati erano quelli appena usciti dalla seconda guerra mondiale, qualsiasi istituzione accordo che fosse in grado di implementare la collaborazione tra i popoli e creare le basi per una pace duratura era visto come salvifico. Oggi la situazione è cambiata, per cui molti stati preferiscono comunque guardare prima ai fatti propri e, se necessario, far valere tutta la forza fino a minacciare di andarsene. 

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Che il Brexit si avveri oppure no, resta il fatto che lo spirito solidale dell'Unione Europea è moribondo, per non dire deceduto.

Per non dire "mai esistito".

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Basta con questo disfattismo . Ma non vedete che l europa gia c'e' non si puo' piu pensare fuori dall europa . Io non riesco a pensare alla germania stato estero o inghilterra un altro mondo . Sono le destre schifose che soffiano sull ignoranza del popolo mongolo per il potere personale di capetti mongoli esempio italia la lega . In europa ci sono mille come la lega che non contano nulla .

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Ma non vedete che l europa gia c'e'

C'è l'Europa della libera circolazione delle persone, ma anche Schengen ultimamente sta perdendo proseliti.

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Sentiamo cosa ti ha fatto questa cattivona dell'Europa?

 

Semplicemente...quest'Europa non esiste. Non esiste perché ciascuno Stato è ancora detentore della sovranità "originaria". Cioè ciascuno Stato potrebbe in astratto decidere se e quando andarsene. Pertanto, nel momento in cui si accorge (o inizia ad accorgere) che ci perde più di quanto ci guadagna inizia a fare lo stronzo. E se l'atteggiamento è questo, in realtà l'Europa non c'è. E così è in effetti un contratto. Quando è nata, gli Stati erano quelli appena usciti dalla seconda guerra mondiale, qualsiasi istituzione accordo che fosse in grado di implementare la collaborazione tra i popoli e creare le basi per una pace duratura era visto come salvifico. Oggi la situazione è cambiata, per cui molti stati preferiscono comunque guardare prima ai fatti propri e, se necessario, far valere tutta la forza fino a minacciare di andarsene. 

 

La risposta di d.gar è già condivisibile nel "metodo Europa" nel senso che questa Ue è stata spacciata come un qualcosa che convenisse a tutti quando in realtà così non è.

Il punto fondamentale che l'Unione Europea ha un senso politico ma non economico se non un modo per poter avere un mercato unico e manodopera a basso costo. Da un punto di vista politico i vantaggi sono palesi perchè far parte di un "superstato" permette un maggior peso politico e quindi tutele ma questo superstato non nascerà mai perchè le identità nazionali sono troppo forti e radicate, noi italiani non possiamo capirlo perchè siamo tavazzisti ma è lapalissiano per un francese, per un inglese, per un tedesco ecc.

 

Lasciando stare il discorso del metodo entriamo nel merito, pensi che questa Europa sia giusta?

1) In primis perchè accettare l'esistenza di direttori interni? Perchè per l'Inghilterra devono esserci regole diverse? Perchè la Francia può beatamente ignorare i parametri europei e noi no? Non è forse vero che in valore assoluto i debiti pubblici nostro e francese sono quasi allo stesso livello? Allora qual è il motivo?

2) All'inizio della crisi le banche italiane erano solidissime perchè nel nostro paese non c'è la cultura del debito tipica dei paesi anglosassoni e quindi non esistevano in pancia tanti cretidi deteriorati. Dal 2008 in poi abbiamo vissuto una serie di fallimenti bancari in tutta europa e di conseguenza un massiccio intervento ed aumento dei debiti pubblici dei vari paesi europei che si sono prostrati per saslvare le loro banche. Da un punto di vista macroeconomico salvare una banca non fa una piega, è giusto semplicemente non bisogna arrivare a tanto. Uk, Germania, Danimarca, Belgio e Olanda da soli hanno speso quasi 1000 miliardi di euro per salvare i loro istituti bancari mettendone a disposizione quasi il doppio. Ebbene sai cosa è successo da allora? Giustamente il debito pubblico dei paesi Ue è entrato sotto osservazione visto che quelli più solidi economicamente avevano dovuto indebitarsi in modo sostanzioso per salvare il sistema. Questo ha portato effetti negativi anche sui paesi del Sud e quindi anche noi abbiamo iniziato ad avere problemi di spread, il che sarebbe stato ancora fattibile se quegli stessi paesi, per evitare di sobbarcarsi default del sud europa non avessero imposto tramite l'egemonia tedescsa una politica di austerity, che sta alla recessione economica, come i cavoli a merenda.

 

Noi grazie a politici compiacenti o inetti, l'abbiamo applicata ed ecco che ci siamo trovati in profonda recessione, cosa che non serve una laurea in economia per capirlo basta leggersi il capitolo 2 di qualsiasi manuale di economia politica delle scuole superiori. Ora un paese come l'Italia molto indebitato ed in recessione è normale che rischia il default ma la colpa di chi è?

 

3) La cosa più divertente arriva adesso, noi pur avendo applicato le politiche di austerity che, o positive o negative, o giuste o sbagliate sempre determinano un calo della domanda economica nel breve periodo pochi cazzi, abbiamo un economia in recessione e quei crediti bancari che un tempo erano solidi adesso diventano difficilmente esigibili. E chi arriva? L'Unione Europea e i "falchi del nord" che dopo aver beatamente salvato le loro banche ci puntano il dito e ci dicono le vostre banche stanno male, dovete rinforzare il capitale e renderle come le nostre! Alcune ci riescono ed altre no, quando noi proponiamo di salvare le nostre con cifre molto più basse di quello che hanno speso loro, sapete come se ne escono? Dicono "ABOMINIO, QUESTO E' AIUTO STATALE" sti cazzi le vostre banche falliscono e i vostri risparmiatori perdono i soldi!

 

4) La situazione dei migranti è molto semplice l'UE dice "Italiani brutti stronzi invece di salvare quei poveri disperati che poi vengono da noi perchè non li lasciate annegare a mare?"

Ecco che noi, poichè non lasciamo morire i migranti nel mediterraneo, siamo accusati di buonismo ed incapacità di gestione, il che è per carità anche vero, ma il confine italiano non sarebbe anche il confine europeo? In fin dei conti cosa ha chiesto di strano Renzi, solo solidarietà che a noi ci viene negata, salvo poi regalare 3 miliardi di euro alla Turchia per proteggere il confine siriano!

 

Questo giusto per rimanere nell'attualità ma poi si può continuare all'infinito.

 

Questa Europa fa schifo e non l'ho raccontata sotto il punto di vista degli spagnoli che sono stati veramente trattati di merda peggio anora e quindi adesso Renzi è un coglione che li sfancula ad ogni occasione?

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Il punto fondamentale che l'Unione Europea ha un senso politico ma non economico

Ma se l'unica ragione che ha creato e tenuto insieme le varie CEE per mezzo secolo è stata la creazione del mercato unico!

 

questo superstato non nascerà mai perchè le identità nazionali sono troppo forti e radicate

Tsé grazie a cavolo questa è una giustificazione beceramente apodittica, ha lo stesso valore di un omofobo che dice che i diritti gay non ci saranno mai perché c'è tanta omofobia.

 

perchè accettare l'esistenza di direttori interni?

L'esistenza di "direttori interni" ossia di istituzioni sovranazionali PROTEGGE AUTOMATICAMENTE le popolazioni dai rispettivi governi, infatti se ora stanno, seppur convulsamente, dibattendo di diritti omosessuali a Palazzo Madama ciò è perché le pressioni arrivano non solo dalla società civile ma anche dalle Istituzioni Europee. E questo è solo l'esempio più recente ed attuale.

 

Non è forse vero che in valore assoluto i debiti pubblici nostro e francese sono quasi allo stesso livello?

Weilà italiano abbassa la cresta, la struttura economica-industriale-sociale francese è efficiente il doppio di quella italiana e corrotta la metà: ti ricordo che alla fine del ventennio berlusconiano eravamo sospetti di tracollo ai livelli della Grecia.

 

All'inizio della crisi le banche italiane erano solidissime perchè nel nostro paese non c'è la cultura del debito tipica dei paesi anglosassoni e quindi non esistevano in pancia tanti cretidi deteriorati. Dal 2008 in poi abbiamo vissuto una serie di fallimenti bancari in tutta europa

La crisi dei mutui bancari ci ha travolto perché siamo troppo integrati col mercato finanziario statunitense, l'Europa in sé non c'entra, c'entra che tutti gli Stati Europei sono schiavetti finanziari delle assurdità megalomaniche della finanza di Wall Street. E ora pensaci: che fine fa un'Italietta che viene travolta dallo tsunami della crisi dei mutui bancari americani quando è integrata nel sistema UE e che fine invece fa quando è sola soletta?

 

 ci siamo trovati in profonda recessione, cosa che non serve una laurea in economia per capirlo basta leggersi il capitolo 2 di qualsiasi manuale di economia politica delle scuole superiori.

Ci siamo trovati in profonda recessione perché di nostro funzioniamo male, visto che siamo fin dagli anni cinquanta un mercatino di sfogo e risucchio per gli americani. L'euro ci ha tenuto a galla. L'unica cosa che invece ha veramente creato problemi è l'impossibilità di svalutare la moneta per dare fiato ai consumi: ma questo è stato un problema derivato dalla TROPPO POCA INTEGRAZIONE dei sistemi bancari-monetari, perché essa avrebbe dovuto andare MOLTO più avanti.
 

 

La situazione dei migranti è molto semplice

 

Certo che la situazione dei migranti è semplice, la gente attraversa l'Italia per andare in Germania, non gliene fotte a nessuno di rubarti il lavoro.

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Ma forse l'Ue funzionerebbe anche meglio senza il Regno Unito.

 

Il Regno Unito non credo si sia mai veramente sentito un paese europeo, loro hanno sempre fatto parte del Commonwealth e sono storicamente su posizioni filoatlantiche al fianco degli Stati Uniti.

Dall'europa vogliono solo i vantaggi ma nessun dovere e nessun vincolo.

 

Un paese del genere è un peso e un freno per quanto riguarda i processi di integrazione e di concessione di sovranità nazionale all'Ue.

 

Quindi forse da un certo punto di vista è persino meglio stare senza Regno Unito.

 

Certo sarebbe una grave perdita anche solo da un punto di vista simbolico perdere uno dei più grandi paesi dell'Ue.

 

Cmq mi sembra di aver letto che i sondaggi danno in vantaggio la posizione favorevole alla permanenza dentro l'Ue.

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Un paese del genere è un peso e un freno per quanto riguarda i processi di integrazione e di concessione di sovranità nazionale all'Ue

D'accordissimo. Il Regno Unito fu uno dei principali sostenitori dell'Europa a 27. Da lì nacque il disastro, perché l'integrazione si annacquò drammaticamente con il massiccio affluire di paesi fortemente disomogenei e con la lenta trasformazione dell'Unione in una specie di miserabile surrogato di cortina di ferro statunitense per corrodere quanto più possibile la zona dei paesi dell'Est e accerchiare Putin.

 

Il quale poi infatti ha reagito alla grande.

 

Il Regno Unito è sempre stato un fardello pesantissimo da portare. Il problema è che però è lì, in mezzo ai coglioni, e non si può far finta di nulla purtroppo.

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  • 1 month later...

Lettera43

 

Lia Celi

 

Come strategia mediatica per addolcire l'amara pillola della Brexit, è ben pensata. Si direbbe la versione aggiornata di quella teorizzata da Jerome K. Jerome in Tre uomini a zonzo: secondo lo scrittore, per blandire i nemici europei dell'Inghilterra Londra inviava appositamente sul continente finti turisti ambosessi che rappresentavano i cliché più scontati e grotteschi sugli inglesi.

Francesi, tedeschi, russi si sarebbero così persuasi che non valeva la pena fare la guerra a un popolo tanto ridicolo.

Jerome riteneva che questo trucco, se adottato da tutti i Paesi, avrebbe garantito la pace e la comprensione fra i popoli.

(Non si sa se il trucco avrebbe funzionato davvero, fatto sta che non fu adottato su larga scala e pochi anni dopo scoppiò la Prima guerra mondiale).

 

LA VITA IRREALE DEI REALI

Un secolo dopo, la strategia del Foreign Office consiste nel diffondere oltre la Manica notizie sulla vita irreale dei Reali d'Inghilterra, in particolare della principessa Kate (che essendo di origine plebea può essere ridicolizzata più impunemente del suo blasonato coniuge), mentre il resto d'Europa è alle prese con tutte le emergenze possibili, dal terrorismo ai migranti, più quelle relative a ogni singolo Paese: scandali, fattacci di cronaca, dati sconfortanti sulla povertà. Risultato, i giornali online sono occupati a sinistra da sfighe, lutti, crisi, incidenti sul lavoro e allarmi assortiti; a destra, proveniente una dimensione spazio-temporale di rarefatta e inaccessibile fatuità, il box-tormentone quotidiano sulle bizzarre peripezie dei duchi di Cambridge durante il loro viaggio nel subcontinente indiano «tra safari, giochi e visite ufficiali».

 

IL LORO FEUDO È IL «BOXINO»

Ora, è noto che il vero ducato di William e Kate non è Cambridge, e men che mai l'Inghilterra, al cui trono approderanno, se va bene, nel 2126, se la longevità dei Windsor è ereditaria. Il loro feudo sta nella colonna di destra dei siti di informazione italiani, il principato di Frittomisto, o «boxino morboso», ovvero la macedonia di stronzate acchiappaclic su vip, animali, tatuaggi, vegliardi, neonati, Balotelli e angeli di Victoria's Secrets, lardellata di contenuti pubblicitari.

Dopo/prima/al posto di una full immersion nelle sfighe nazionali e continentali, il lettore sbriglia lo stanco e affamato mouse o polpastrello su un ricco pascolo fiorito di bonazze in mutande, star di Hollywood pre e post Botox e animali che ne combinano di tutti i colori, per lo più in Cina.

 

CON O SENZA FIGLIOLETTI

Installati, come si conviene, in un principesco box dedicato, riccamente contornato e sormontato da uno strillo «la coppia reale», ci sono loro, William e Kate, più spesso Kate da sola, con zero, uno o due figlioletti, sempre abbigliata più o meno come le signore inglesi interpretate dai Monty Python (anche se su di lei quegli abiti fanno sicuramente più figura), tinta prevalente il bluette (come lo chiamava la mia nonna che avrebbe trovato quei vestiti antiquati), e proposta immancabilmente come inimitabile modello di stile.

 

Se nella frequenza abituale, una o due volte al mese, la notizia sui duchi fa cagare, stavolta la raffica, con la «coppia reale» in missione nell'India misteriosa e nel suggestivo Bhutan, ha procurato attacchi di idrofobia anche ai più affezionati frequentatori del Frittomisto. Kate alla cena di galla a Bollywood, Kate con la gonna che svolazza, Kate e William che incontrano un rinoceronte durante l'escursione in jeep al parco di Kaziranga, probabilmente creato per l'occasione perché i giornali potessero citare un nome che contenesse la «k» e finisse per «anga», suoni che per gli occidentali sono la quintessenza della toponomastica esotica, dall'Africa all'Indocina.

 

DIDASCALIE ADORANTI

Tutti abbiamo una coppia di amici che invade i social con foto e video della luna di miele, delle vacanze, dei propri cani e/o bambini, ma almeno non ce li infligge anche sui giornali online corredati di didascalie adoranti, a pochi centimetri da notizie tremende.

Certo, anche la realtà è così: in ogni istante c'è chi se la spassa e chi sta male, qui c'è una strage e là una festa da ballo, e a volte il «qui» e il «lì» sono nello stesso Paese, addirittura nella stessa città.

Ma quel che secca è la richiesta implicita di consenso stucchevole e velatamente invidioso per il ménage di due fortunati fannulloni, ultimi rampolli di una monarchia la cui utilità per il Regno Unito equivale, grosso modo, a quella dei Frittomisto per i quotidiani del web italiani: arreda, diverte, è pittoresca e fa vendere.

(Per un'analisi ben più pregevole del mito dei Windsor rimando agli scritti del mai abbastanza rimpianto Christopher Hitchens.)

 

LA BREXIT MENO TRAGICA

Però alla vigilia di una sempre più probabile uscita della Gran Bretagna dall'UE, questa insofferenza può fare gioco. Anziché strapparci i capelli per l'addio inglese alla scalcagnata Unione, finiremo per accettare di buon grado la prospettiva di separare l'Europa dal Paese che attualmente esporta William&Kate e poco altro.

E che prima o poi avrà come sovrano un tizio che ha attaccato Galileo Galilei in quanto responsabile di una «crisi dell'anima europea» e promotore di un «pensiero meccanicista» da cui sono nati materialismo e consumismo.

Sì, Carlo dixit nel 2010. Quello che sognava di essere il tampax di Camilla. Forse l'avevate rimosso. Vero che adesso la Brexit sembra meno tragica?

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  • 1 month later...

Fra meno di un mese si terrà il referendum con cui gli inglesi voteranno l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea.

 

Nel frattempo sentivo, su "Mediterraneo", che i ricchi abitanti di Gibilterra, sebbene fermamente anti-spagnoli, sono disperati alla prospettiva della cessazione delle regole del Mercato Unico sul loro suolo.

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Nel frattempo sentivo, su "Mediterraneo", che i ricchi abitanti di Gibilterra, sebbene fermamente anti-spagnoli, sono disperati alla prospettiva della cessazione delle regole del Mercato Unico sul loro suolo.

 

Anche la più grande enclave britannica in Spagna è della stessa opinione: http://www.theguardian.com/politics/2016/may/27/brexit-threat-to-spains-secret-little-britain

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Il Fatto Quotidiano
 
A tre settimane dal referendum sulla Brexit, gli euroscettici tornano in testa. Secondo un sondaggio realizzato da Icm per il Guardian tramite telefono e online, i cittadini britannici favorevoli all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea sono il 52%, mentre i pro Ue si fermano al 48%. Tuttavia la media dei sondaggi continua a dare in vantaggio gli anti-Brexit, al 46%, rispetto agli euroscettici al 43%, sebbene con un margine ridotto oggi da 5 a 3 punti.
 
Determinante nella riconquista di consensi della campagna Vote Leave è la polemica sull’immigrazione che da giorni domina il dibattito in vista del voto sul futuro della Gran Bretagna nell’Ue. Promettendo un sistema ”più giusto e umano”, due dei principali leader del fronte euroscettivo, l’ex sindaco di Londra Boris Johnson e il ministro della Giustizia Michael Gove, lanciano un nuovo attacco con l’idea di introdurre un meccanismo a punti per tutti gli immigrati, come in Australia, con cui controllare e limitare fortemente gli ingressi nel Paese, restringendoli, fra l’altro, a chi può già contare su una offerta di lavoro.
 

Secondo i due esponenti euroscettici è necessario, con l’uscita del Paese dall’Ue, abbandonare il principio di libera circolazione che ha colpito i salari dei britannici e pesato troppo sui servizi pubblici nazionali. Johnson intanto intima agli stranieri di imparare l’inglese se vogliono trasferirsi nel Regno. Mentre la campagna pro Ue cerca di rispondere all’offensiva di Vote Leave. Il sindacato Tuc pubblica uno studio dal quale emerge che in caso di divorzio da Bruxelles i salari subirebbero una riduzione in media di 38 sterline a settimana entro il 2030.

 

Anche l’Ocse mette in guardia i britannici sulle conseguenze della scelta. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, una eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione Europea provocherebbe “un forte choc negativo all’economia britannica” con un calo del Pil che nel 2018 potrebbe attestarsi fra l’1,25 e l’1,5%, scrive l’Ocse nel suo Economic Outlook.

 

“Nell’attesa del referendum – sottolinea l’organizzazione – i mercati finanziari hanno iniziato sempre più a mettere un prezzo sul possibile rischio Brexit, con un deprezzamento della sterlina e un aumento dei premi sul rischio di una serie di tipologie di asset”. Un voto favorevole all’uscita, aggiunge l’Ocse, “porterebbe nelle nostre previsioni un’aumentata incertezza, riduzione della fiducia e avrebbe come risultato una serie di shock sui mercati finanziari in Gran Bretagna e nelle altre economie europee”.

 

L’Italia, in particolare, è tra i Paesi europei “relativamente meno esposti in modo diretto alla Gran Bretagna”, e dovrebbe subire un impatto inferiore ad altri, con legami più rilevanti, come Irlanda, Olanda e Lussemburgo. L’impatto sul Pil italiano di un’eventuale Brexit sarebbe quindi limitato a una contrazione dell’1% circa, provocata per lo 0,4% dallo shock sulla Gran Bretagna e per lo 0,6% da quello sull’Europa. Sul fronte finanziario, l’Italia dovrebbe subire uno shock “tra un quinto e un quarto” di quello subito dalla Gran Bretagna, “con primi sul rischio per investimenti e azioni incrementati di 40 punti base al loro picco e lo spread dei tassi d’interesse di 20 punti base”.

 

Anche le agenzie di rating tracciano scenari difficili. Un voto a favore della Brexit a lungo termine “potrebbe paralizzare gli investimenti nelle società inglesi e in quelle europee esposte alla Gran Bretagna”. L’allarme arriva da Standard&Poor’s a poche settimane dal voto che nell’immediato minaccia, in caso di vittoria del ‘sì’, di creare volatilità sui mercati “incluso un forte deprezzamento della sterlina”.

Edited by Rotwang
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  • 2 weeks later...

Il Sole 24 Ore

 

Il Governo tedesco si mobilita contro l’ipotesi di Brexit, ma manda anche alcuni avvertimenti agli elettori britannici, nel caso scelgano l’uscita dall’Unione europea nel referendum del 23 giugno, ma anche sulle ripercussioni per l’integrazione europea.

Se il cancelliere Angela Merkel si è limitata a sostenere diplomaticamente che «rimanere nella Ue sarebbe la soluzione migliore» e che la cooperazione con Londra su molti temi internazionali continuerebbe, il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble, come sempre più sanguigno, avvisa che se la Gran Bretagna dovesse scegliere di uscire dall’Unione europea, altri Paesi potrebbero decidere di seguirne l'esempio. «Cosa faranno per esempio gli olandesi?», che abitualmente sono vicini alle posizioni di Londra, si chiede il ministro in un’intervista al settimanale Der Spiegel.

 

Il ministro di maggior peso del Governo Merkel sostiene che gli altri Paesi della Ue si stanno preparando a ogni scenario possibile per contenere i danni di un'eventuale Brexit. In un'intervista alla tv francese, France24, Beoit Coeuré, il membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea responsabile per i mercati, ha dichiarato che la Bce è pronta a intervenire con la liquidità necessaria nel caso il risultato del referendum britannico crei turbolenze sui mercati finanziari.

 

Per Schäuble, tuttavia, la Ue è in grado di funzionare anche senza Regno Unito e a subire i danni maggiori dell'uscita di Londra sarebbe proprio l'economia britannica. «Sarebbe un miracolo se questo non accadesse», ha osservato. Il responsabile delle Finanze tedesco è convinto però che la risposta degli altri Paesi dell'Unione non possa essere semplicemente una maggiore integrazione, come molti chiedono, ma che l'esito del voto dovrebbe essere «un avvertimento e una sveglia» che non si può continuare a fare le cose in Europa come si è fatto finora.

 

Il decano della politica tedesca, che è stato in prima linea per la Germania in tutte le discussioni europee degli ultimi anni, anche se in alcuni casi, come la crisi greca, ha visto la sua posizione ribaltata dal cancelliere Merkel, spera che «alla fine gli inglesi decidano in modo saggio», ma che non devono aspettarsi, dopo l'uscita, di continuare ad avere accesso al mercato unico europeo, come se niente fosse, sulla falsariga di quanto avviene per Paesi come la Norvegia e la Svizzera. «Il Regno Unito dovrebbe attenersi in questo caso alle regole di un club dal quale è voluto uscire. Dentro è dentro e fuori è fuori», ha dichiarato senza mezzi termini. Non è la prima volta che Schäuble, il quale ha sempre dichiarato la sua preferenza per la permanenza della Gran Bretagna nella Ue, avverte l'elettorato di Oltremanica delle conseguenze di una scelta per la Brexit.

 

La preoccupazione tedesca per la possibile uscita di Londra dalla Ue è stata sottolineata anche dal ministro degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier, che ha sostenuto che farebbe precipitare l'Europa in una «profonda crisi». Non è realistico, ha detto, in linea con la posizione di Schäuble, pensare che l'integrazione possa procedere senza scosse. «Una delle ragioni - ha affermato il ministro degli Esteri a una platea di oltre 300 imprenditori alla guida di aziende familiari - è che molte argomentazioni che sentiamo nel dibattito su Brexit si sentono anche in altri Paesi della Ue». Secondo Steinmeier, non è affatto detto che in questo caso si verifichi l'affermazione di Jean Monnet, che l'Europa ha sempre progredito nelle crisi. Steinmeier ha ricordato anche che nel negoziato del febbraio scorso il premier inglese David Cameron ha spuntato diverse concessioni, fra l'altro sul tema dell'immigrazione, uno dei più dibattuti della campagna referendaria.

Edited by Rotwang
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ma che non devono aspettarsi, dopo l'uscita, di continuare ad avere accesso al mercato unico europeo, come se niente fosse, sulla falsariga di quanto avviene per Paesi come la Norvegia e la Svizzera
mmm questa frase mi fa godere tantissimo
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Mi auguro si levino dalle palle e se la.loro uscita determinerà la.fine dell unione europea allora avremo preso due piccioni con una fava

 

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Che io sappia non c'è una lingua ufficiale dell'UE

e tutte le lingue europee hanno pari dignità

(per la gioia della casta degli interpreti & traduttori).

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