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Un breve ritorno a un commento sullo "star bene da soli"


FreakyFred

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Salve a tutti. Per chi ancora si ricorda di me, ho intitolato questo topic con un “ritorno”. In realtà, non sono tornato per restare … ma andiamo con ordine.

Nell’ultimo anno la mia vita è andata incontro ad alcuni cambiamenti, in positivo. L’ultima crisi d’ansia degna di nota che ho avuto risale ormai a più di sei mesi fa; mai successo che i periodi fra l’una e l’altra fossero così lunghi. Insomma, sono ottimista: penso di essere uscito dalla depressione.

Dalla prospettiva lucida dei “sani”, posso dire che obbiettivamente la negatività che riversavo prima su queste pagine doveva essere abbastanza pesante, e me ne dispiaccio. Non sono d’altro canto disposto a prendermi le colpe di come vari soggetti su queste pagine mi hanno trattato,  inclusi moderatori peraltro. Ero, e sono ancora seppur in trattamento, una persona con un problema serio di depressione. Si richiede comunque un minimo di sensibilità in questi casi, che spesso è mancata.

Questa è la ragione per cui sono tornato, ma non per restare.

 

Però sono tornato comunque. Una delle ragioni è che ho saputo che c’era chi mi credeva ormai nel regno dei più. C’è stato addirittura chi mi ha scritto solo per sapere se ero vivo o morto… Avete presente quando uno non si fa mai vivo, e gli si dice “non ti fai vivo neanche per sapere se son vivo o morto”? Ecco, non è mancato chi s’è fatto vivo ESCLUSIVAMENTE per sapere se fossi vivo o morto. Divertente. Suppingo comunque di dovere a chi si è preoccupato una rassicurazione: ci sono andato vicino, ma non sono morto.

Inoltre ho deciso di scrivere questo intervento perché, da sopravvissuto alla depressione, sento la responsabilità di fornire la testimonianza di come le cose hanno funzionato per me. Ad altri potrebbe essere utile, e potrebbe essere utile ad altri ancora per capire un minimo come si può gestire una persona con questo genere di disturbo (visto che i gay soffrono di depressione il triplo degli etero, forse su un forum gay avere una vaga idea di come si tratta con una persona depressa può essere utile).

 

Come ne sono uscito, dunque. Per prima cosa sono stati necessari degli interventi pratici, senza i quali nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile. Poi è stato possibile un lavoro psicologico su quei trabocchetti mentali che sono arrivati così vicini ad uccidermi. In ordine d’importanza, ciò che mi ha tirato fuori dalla merda sono le seguenti cose:

 

Terapia farmacologica adeguata. Le terapie tradizionali con me funzionavano a dovere, ma gli effetti collaterali, aumento di peso e calo della libido, non erano tollerabili nella mia situazione. Migliorava il sintomo, ma la causa (le mie difficoltà relazionali) si aggravava. C’è stato chi mi diceva che dovevo usare meglio il mio cervello che per scrivere complesse lamentele narcisistiche … be’, l’ho usato per prescrivermi una cura farmacologica diversa. Sono un farmacologo più preparato del 90% degli psichiatri in giro, quindi ho trovato una terapia che faceva per me e l’ho caldamente suggerita al mio psichiatra. Ora sono sotto antidepressivi da un anno senza nessun effetto collaterale. O meglio, uno c’è: aumento della libido e della potenza sessuale. Posso conviverci :P

 

Oltre a questo, è stato necessario introdurre cambiamento autentico. Sul piano sentimentale sono ancora essenzialmente infelice, ma il problema è che fino ad un anno fa odiavo anche il mio lavoro. Allora ho cambiato lavoro. Sono dovuto ripartire da zero, accettare una paga da fame e fare un passo indietro in termini di carriera. Ma ora amo ciò che faccio. Ho anche cambiato città, cancellato il mio facebook, e tagliato i ponti con quasi tutte le mie conoscenze passate eccetto pochissimi fidati e cari amici. Avevo bisogno di uccidere il vecchio me stesso per far nascere quello nuovo. E ciò mi ha permesso di fare l’ultimo passo: Il lavoro psicologico.

 

Insisto che nessun lavoro psicologico sarebbe stato possibile senza creare prima condizioni materiali, ovvero lucidità mentale e un ambiente sano e accogliente. Ma una volta che tali precondizioni ci siano, è possibile riconoscere e disinnescare una serie di trabocchetti mentali. Elencherò qui i più pericolosi.

 

Il primo è il meccanismo di amplificazione del dolore che entra in azione. Se mi chiedeste se ora sono felice, risponderei che no, non sono felice, come non lo ero prima. Ma se mi chiedete se la mia vita è sopportabile e tutto sommato vale la pena di viverla, oggi rispondo di sì. Cosa è cambiato?

È cambiato che prima c’era il dolore della solitudine e del rifiuto. Che c’è ancora. Ma prima c’era anche un’altra cosa: il dolore del dolore.
Sebbene le mie esperienze passate qui mi abbiano insegnato che è meglio non esporre esperienze personali se non si vuol rischiare che qualche Mr. Sensibilità ti derida per esse, ne citerò una: quest’estate avevo deciso di tuffarmi da uno scoglio. Lo scoglio era piuttosto basso, il tuffo facile, difficile farsi male a meno di fare qualche autentica assurdità da impedito fisico durante la manovra. Ma le altezze mi fanno sempre paura, e la paura fa fare sciocchezze. Una volta sullo scoglio iniziai a domandarmi “e se la paura mi facesse sbagliare e farmi male?” … Nasce così la paura della paura, che si somma alla paura ed è molto più forte. La consapevolezza di questa seconda paura, però, a sua volta spaventa, così la paura si triplica e diventa paura della paura della paura. La cosa può moltiplicarsi all’infinito fino paralizzare dal terrore.
Lo stesso accade col dolore: si soffre, ma ancora di più si soffre nella contemplazione del proprio dolore: soffro nell’osservare me stesso che soffro, ma questo fa soffrire molto di più, e a quel punto la contemplazione di quest’altro ulteriore dolore amplifica ulteriormente la sofferenza, ad libitum.
L’organismo umano è in grado di tollerare il dolore di primo livello, visto che è una costante dell’esistenza. Ma non può tollerare il dolore all’ennesima potenza derivato dalla contemplazione infinita del proprio stesso dolore.
Come tutte le regressioni ad infinitum, anche questa va fermata al primissimo passo: bisogna sorbirsi il dolore di primo livello, il dolore del rifiuto e della solitudine, senza cedere alla tentazione di estraniarsi ad esso e guardarlo da fuori. Se per estraniarmi al mio dolore mi pongo fuori da esso e mi osservo soffrire, mi assalirà una sofferenza più grande perché mi starò osservando soffrire e mi farò pena.

Il miglior antidoto al dolore, o almeno al super-dolore di ennesima potenza, e assaporare per bene il primo boccone amaro del dolore di “base”. Ammettere che si soffre e accettarlo come un elemento della nostra umanità, e quindi mettere anche in atto tutte quelle manovre evasive del dolore che ci permettono di sopravvivervi.

 

Ma come mai può essere tanto difficile sorbirsi il dolore da sentire la necessità di estraniarsi da esso?

E qui si inserisce una delle mie filippiche contro i luoghi comuni sull’amore: “per amare devi star bene da solo”.

Se per “stare bene da solo” si intende “essere felici”, è una sciocchezza. I ragni stanno bene da soli, e infatti sono cannibali. Ma le scimmie antropomorfe vivono in unità familiari, la famiglia è un bisogno essenziale dell’uomo. Come si soddisfi questo bisogno è questione aperta a discussione, ma va soddisfatto, e nella società di oggi esso è generalmente soddisfatto appieno solo nella dimensione della coppia. Dunque essere felici da soli di solito è impossibile o molto molto difficile.

Si può invece sopravvivere da soli senza suicidarsi e senza deprimersi e senza tenere il muso 24/7 pensando a quanto si sta male. Ma questo è comunque altro che esser felici. È perfettamente normale essere infelici da soli, e a dirla tutta è tragicamente normale anche essere infelici in coppia, da quel che vedo intorno a me. È normale essere infelici in generale, diciamo, e il luogo comune che si debba “star bene da soli” è pericolosissimo.

E se io non sto bene da solo, come è normale? Mi tocca sentirmi malato, difettoso o che altro, ovviamente. Mi trovo costretto a iniziare a domandarmi il perché del mio dolore, le sue radici profonde, trovare difetti nella mia crescita o nella mia visione del mondo, mentre invece è tutto lì: sono in una società in cui la famiglia si realizza quasi solo nella coppia, e essendo senza coppia sono senza famiglia. Causa comunissima e assolutamente fisiologica di sofferenza. Non è un caso che chi ciarla superficialmente di “star bene da soli” generalmente è fidanzato e non ha idea di come sia essere soli per decenni interi e della sofferenza enorme che ciò può causare.

So perfettamente che il concetto dietro quella frase è quello, corretto e sano, che si deve stare DECENTEMENTE anche da soli, e che di solito se non stai decentemente da solo nessuno ti si avvicina, quindi non uscirai nemmeno dalla solitudine. Insomma non si deve contemplare il proprio dolore. Nulla da eccepire, adesso. Ma l’idea di stare PERFETTAMENTE da soli è un’assurdità superomistica che in effetti colpevolizza chi sta male per il fatto, in sé normalissimo, di stare male, aggiungendo male a male. E peraltro non regge neanche dal punto di vista logico: “ti fidanzerai quando starai bene da solo”. Ma chi mai, se stesse davvero così bene da solo, si prenderebbe sul groppone una rogna pazzesca come una relazione?

Quindi si dice alle persone “dovete stare bene da soli, ma dovete provarci coi ragazzi per avere una relazione”. WTF?! Non ha senso. E siccome se voglio sperare di star meglio, mi si dice, non devo stare male, allora per finire di star male non mi resta che analizzare il mio dolore per capire come risolverlo, dando però in questo modo inizio al ciclo di contemplazione e amplificazione del dolore di cui parlavo.

Per chi legge queste righe, quindi: NO, non dovete stare bene da soli, nessuno vi chiede questo. Né tanto meno è vera la stronzata che l’amore vi capita fra capo e collo mentre non ci pensate e “state bene da soli”: il ragazzo dovete cercarvelo, e lo cercherete proprio perché non state bene da soli. È vero piuttosto che la ricerca del ragazzo non può essere un pensiero unico ed ossessivo; è una cosa su cui lavorare nei ritagli di tempo, diciamo. Ed è anche vero che bisogna accogliere la possibilità che nel complesso la vita sentimentale possa anche andar male, come tante altre cose. C’è un sacco di gente cui va male, forse la maggior parte, se non muoiono tutti evidentemente si può sopravvivere anche ad una vita sentimentale travagliata.

 

E a proposito della ricerca del ragazzo, non sorprendentemente è cambiato anche il mio livello di successo con i ragazzi. Pare che essere in grado di citare a braccio Kierkegaard senza essere depressi come Kierkegaard tiri abbastanza nelle serate. Non sono ancora fidanzato, ma sono abbastanza corteggiato, per cui credo di poter dare qualche consiglio se non altro a chi si sente sfigato e indesiderabile.

Ecco una cosa essenziale che ho capito a riguardo: non c’è nulla che possiamo fare per piacere alle persone. Ci sono molte cose che possiamo fare per allontanarle, quello sì; ma il repertorio di mosse che abbiamo a disposizione per far sì che esse si avvicinino a noi si limita, in effetti, a una sola: provarci con loro.

A quel punto, se gli piacciamo abbastanza e sono persone sane di mente, faranno una mossa anche loro e il resto scorrerà abbastanza tranquillamente. In caso contrario, niente, ci è andata a buca. Forse perché non gli piacciamo, o forse perché sono pazzi o scemi. In ogni caso non può funzionare e non c’è nulla più che possiamo fare.

Non c’è nessun trucco possibile, nessuna magia, nessuna seduzione che tenga: se ci si piace ci si piace, se non ci si piace o non ci si piace abbastanza, ciao (tutti i rifiuti significano “non mi piaci abbastanza”, TUTTI). Non c’è nulla da fare eccetto provarci; c’è solo da “essere”, nulla da “fare”. Ed è divertente vedere come spesso le persone facciano tutte le manovre seduttive possibili tranne l’unica che davvero serva a qualcosa: uscire allo scoperto e andare dritti al punto. Nessuna meraviglia che si finisca nella friendzone, poi.

Quindi, se non ci abbiamo provato con qualcuno che ci piaceva, possiamo sentirci liberi di avere dei rimpianti, per quanto poco utile sia avere rimpianti. Ma se ci abbiamo provato e non ha funzionato, mettiamoci l’anima in pace: non si poteva fare di più.

Ho capito dunque che le persone fanno le proprie scelte per sé stesse e non si può controllarle. Un’altra cosa che ho capito, l’ultima per ora, è questa: che non bisogna mai scordarsi del proprio valore.

Un ragazzo può piacermi da morire, e questo lo mette in una posizione di “superiorità” nel senso che può agevolmente ferirmi con il proprio rifiuto. Il fatto che possa rifiutarmi, però, non significa che valga più di me in senso umano e possa mancarmi di rispetto. Nessuno merita mai che io gli dia tutto me stesso se egli non fa altrettanto con me, perché io ho un valore intrinseco, e se io non mi rendo conto del mio valore neanche gli altri lo faranno.

Questo messaggio, ovvero la necessità di attribuire a sé stessi un valore se ci si aspetta che anche altri lo facciano, di solito viene trasmesso nella forma del consiglio di “farsi desiderare”, che gli fa assumere le tinte di una strategia di battaglia: fai finta che non ti piaccia o che si debba guadagnare i tuoi favori. Ma come ho detto poc’anzi, nessuna strategia esiste che possa “farci piacere” ad una persona cui non piacciamo. Dunque la questione importante non è un artefatto “farsi desiderare” con trucchi di corteggiamento e finte ritirate o schermaglie ridicole, ma un ben più neutro e naturale non dimenticarsi del proprio valore: se valgo qualcosa, non accadrà che appena X mi chiama molli tutto quello che sto facendo, sia esso lavoro o amici o hobby, per accorrere, a meno che anche X non lo faccia per me. Tutto ciò è estremamente spontaneo e non può essere riprodotto artificialmente attraverso una qualche sceneggiata o un gioco artificiale di schermaglie. Non bisogna far finta che si debba guadagnare i nostri favori; bisogna piuttosto seriamente fare in modo che il prossimo si guadagni la nostra dedizione. Mai regalare la propria dedizione a nessuno che non abbia lavorato per averla.  

Essenzialmente direi che l’unico vero consiglio per trovare il ragazzo (o quanto meno un appuntamento) sia, oltre all’ovvio FREQUENTARE dei ragazzi e provarci, economizzare le forze. Il grosso del lavoro è nell’identificare coloro che potrebbero ricambiarci o che già ci ricambiano e impegnarsi a conoscere loro. Conoscere qualcuno può, specialmente per un introverso, essere un incredibile spesa in termini energetici; va da sé che se si spendono tutte le energie andando dietro ad un ragazzo che non ricambia di striscio si rimane svuotati e incapaci di mettere energie in una conoscenza che invece sarebbe proficua. Dunque direi che l’essenziale è riuscire a cogliere tutti quei piccoli ma in equivoci segnali di apprezzamento che ci vengono rivolti: i complimenti per i nuovi vestiti o per il look, i sorrisi, gli sguardi. E le persone cui non piacciamo o che non danno un feedback adeguato, piantarle subito.

 

Credo sia tutto, per ora. Ribadisco che ovviamente come c’è del chimico nel mio disturbo, c’è del chimico anche nel modo in cui ne sono uscito, quindi forse tutte queste epifanie sono semplicemente un prodotto chimico. Sta di fatto però che sono delle realizzazione autentiche e come tali possono forse servire a qualcuno.

 

Comunque, lo scopo di questo post è esaurito. Ringrazio chi in passato è stato gentile con me, non ringrazio chi non lo è stato, vi saluto e vi salasso e ccu nù piritu vi lassu.

Buonanotte!

Edited by FreakyFred
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Mi è piaciuta molto la parte iniziale del tuo post. Ti sei dato da fare come non mai per combattere la tua battaglia, ti sei sporcato le mani in prima persona con tante "tematiche oscene" che la società tende a ripudiare o svilire e che le persone hanno timore e imbarazzo a maneggiare, e stai iniziando a godere dei primi risultati, è un risultato grandioso.

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Mi fa piacere che sei ritornato sul forum a raccontarci delle cose. io ero tra quelli che credevano che tu fossi andato nell'oltretomba perché lo avevi anche preannunciato e poi sei sparito. sinceramente non ricordo se io ti scrissi per chiedertelo.

 

il tuo intervento attuale in effetti può aiutare altri forumisti dunque lo trovo molto appropriato.

 

una critica a te e a un altro utente che nel passato annunciò pure la sua morte ma che poi come te in seguito a un miglioramento globale della sua vita si rifece vivo a raccontarcelo: sia tu che lui prima di sparire e annunciare la futura morte dichiaraste l'abbandono di qualsiasi farmaco contro la depressione per motivi vostri e poi al vostro ritorno candidamente entrambi avete detto candidamente che ora state meglio e sono usciti dalla depressione e che l'avete fatto anche con l'aiuto di farmaci. l'annunciare pubblicamente il rifiuto dei farmaci è un vostro diritto ma forse non è molto istruttivo per chi si trova in una situazione analoga a quella in cui vi trovavate voi specialmente se annunciate il rifiuto dei farmaci ma continuate a prenderli. 

 

un problema del forum quando si parla di depressione è che ci sono interventi legittimi (in quanto ognuno può dire quel che vuole) ma inopportuni di utenti che banalizzano la cosa per loro ignoranza loro sul tema. questi interventi sono deleteri sia per chi si trova malato e chiede supporto nel forum e viene invece ridicolizzato sia per per gli altri utenti a cui vengono raccontate cose non vere su una grave malattia.

 

hai fatto un bel percorso cambiando città, lavoro amicizie e tutto nella tua vita da quando scrivevi precedentemente sul forum.

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sia tu che lui prima di sparire e annunciare la futura morte dichiaraste l'abbandono di qualsiasi farmaco contro la depressione per motivi vostri e poi al vostro ritorno candidamente entrambi avete detto candidamente che ora state meglio e sono usciti dalla depressione e che l'avete fatto anche con l'aiuto di farmaci
 

 

Be', i "motivi vostri" non erano un capriccio temporaneo. La terapia farmacologica fatta sino ad allora effettivamente non mi aveva portato da nessuna parte; mi sedava lì per lì ma non mi metteva nelle condizioni di fare un lavoro serio sul fronte relazionale.

Sappiamo come funziona fra gay, si finisce a letto al più tardi dopo due appuntamenti e se non va bene è finita lì. I farmaci che mi avevano sempre prescritto sabotavano completamente la mia vita di relazione.  Il mio rifiuto a quel trattamento era sensato e lucido e  ci son rimasto fedele; piuttosto ammetto che il mio pessimismo su ogni possibile trattamento era meno lucido. 

Quando sono andato dallo psichiatra, infatti, per prima cosa ho chiarito che QUEI farmaci lì non li avrei mai presi. Dopodiché ho fatto la mia proposta, e per fortuna ho trovato una brava persona che non voleva a tutti i costi tenere il punto de "il medico sono io" e me l'ha prescritta. 

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davydenkovic90

Sono felice anche io che tu sia tornato e che tu stia abbastanza bene.

Non ho letto tutto il messaggio perché è troppo lungo. Pensi mai che la sintesi, anche dei propri pensieri, aiuti molto a inquadrare il problema fondamentale senza offuscarlo con altre divagazioni? Sembra che tutto questo argomentare confonda prima di tutto te stesso e ti faccia perdere un po' il filo del problema, che in definitiva, non c'è, o meglio, c'è, ma come c'è per tutti. Hai (o avevi) due o tre cose da aggiustare e da superare, ma sono i problemi che hanno più o meno tutti, non hai il fiocchino rosso che ti distingue da tutto il resto della massa di individui che popolano questa terra. E' facile reagire ai successi e alle fortune, l'impegno va messo nell'affrontare i fallimenti, i traumi, i "no" e ripartire da zero. E sono contento che tu sia ripartito da zero a scrivere e che, a quanto ho capito, qualcosa si sia risolto per il meglio. Mi ricordo che una volta ti risposi anche male, ma era semplicemente per scuotere un po' la situazione, che stava diventando un po' tragica nel vecchio post, e non ne vedevo il senso o l'utilità.

 

Non sono d'accordo su questa frase:

il ragazzo dovete cercarvelo, e lo cercherete proprio perché non state bene da soli

Uno dovrebbe prima stare bene con se stesso e, per stare ancora meglio, cercarsi un ragazzo. Cercare qualcuno perché si sta male da soli significa creare un rapporto di dipendenza, che oltre che orribile è anche pericoloso per la nostra stabilità emotiva. 

In più se uno sta male con se stesso, difficilmente potrà attrarre qualcuno, perché quel suo malessere lo porterà a relazionarsi in modo sbagliato. Non ci si può innamorare di qualcuno o far innamorare qualcuno di sé se non si ha un buon livello di autostima di base. A meno che uno non sia molto gnocco.

Saluti.

Edited by davydenkovic90
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I rapporti d'amore sono rapporti di dipendenza. Anche la neurobiologia del rapporto d'amore è del tutto analoga a quella della tossicodipendenza. Infatti personalmente credo che siano anche in media un filino malsani e che l'intera questione della monogamia dovrebbe essere riformata/ridiscussa. 

Ovviamente la dipendenza può andare oltre il dovuto. Nel senso, la dipendenza può instaurarsi non tanto sul solo versante affettivo, ma anche su altri versanti, al punto che il venir meno della persona significa un crollo totale dell'esistenza. Ho visto alcune persone ridotte così. Molto triste. 

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Il semplice fatto che abbia letto tutto il pantagruelico papiro significa che ho trovato quello che hai scritto davvero interessante (e condivisibile, aggiungerei). Mi congratulo con te e ti auguro di riprenderti al meglio.

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Grazie a tutti :)

 

Approfitto per rispondere all'altra questione: 

 

 

Pensi mai che la sintesi, anche dei propri pensieri, aiuti molto a inquadrare il problema fondamentale senza offuscarlo con altre divagazioni?

 

 

Come hai detto tu, non c'è nessun "problema fondamentale", quindi niente da mettere a fuoco. Sì, ogni tanto ho un po' di magone perché mi piacerebbe avere un ragazzo, e rosiko un po' nel vedere coppiette felici. Non credo sia una cosa che merita particolari esoteriche spiegazioni, è quello che provano tutti quando la loro vita sentimentale va male. E' più che altro il rimuginarci su che lo ingigantisce fino a renderlo insopportabile. Infatti qui sopra non ho descritto un problema rimuginandoci sopra; semmai ho abbozzato una soluzione :)

E anche una domanda molto semplice può richiedere una risposta piuttosto complessa...

Edited by FreakyFred
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Tante persone passano per questo forum con momenti umorali più o meno sotto zero ma tu mi hai sempre colpito in negativo.

Leggendo il tuo intervento posso dire che non sembra quello di un depresso segno che il tuo percorso verso la guarigione sta andando bene e ti faccio i miei complimenti.

 

Un vero depresso non nutre desideri strazianti adesso sei nella fase di profonda insoddisfazione che, quando arriva in un periodo up come il tuo, è preludio di grandi cose.....almeno così per me è stato.

 

Auguri

 

Inviato dal mio SM-G903F utilizzando Tapatalk

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Ti faccio i miei complimenti. Molto lungo il tuo post ma è stato interessantissimo e personalmente condivido in pieno tutto il tuo pensiero. Lo "star bene da soli" e l'essere "felici da soli" sono 2 cose completamente diverse. Io ad esempio penso di star bene da solo, nel senso che lavoro molto e son bravo in quello che faccio, pochi amici ma buoni, sono soddisfatto del mio aspetto fisico e della mia testa. Ma non posso dire di essere felice da solo, perchè la VERA felicità l'ho provata sulla mia pelle, e l'avevo quando stavo con una persona che amavo. In bocca al lupo per tutto ragazzo ;)

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Volevo dare il coniglio opposto riguardo il "trovarsi un fidanzato".

Non economizzate e non uscite solo con chi potrebbe ricambiarvi.

Pensate a divertirvi, a bere, a ridere e soprattutto a scopare;

a parità di difficoltà a trovare chi vi corrisponda,

almeno il tempo di attesa vi sembrerà meno lungo.

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Ciao Freaky

non sono un gran frequentatore del forum ma secondo la mia personale opinione, questo è uno dei topic più interessanti letti finora qua. Hai centrato tanti di quegli argomenti che se dovessi provare a rispondere farei un trattato simile al tuo. Quante verità ci vedo secondo la mia visione. Dal cancellare se stessi alla insensibilità di molti individui presenti, dalla sciocchezza del "star bene soli" al dolore del dolore, passando per i consigli sulla ricerca di una relazione. Davvero, l'ho letto ieri ma ci ho pensato tutta la sera e rispondo solo ora, ma non mi dilungo a sviscerare le belle cose che hai scritto, non credo che tu volessi aprire il topic per questo. Persone che hanno questa capacità di riprendersi dopo essere quasi passati al capolinea psicologico, sono per me fonte di esempio per TUTTI, o almeno per quelli che riescono a prendere coscienza di cosa significa. Hai tutto il mio profondo rispetto per aver scritto ciò e pensato a chi può essere utile, queste sono cose di cui ha davvero bisogno un forum che aiuta.

Mi spiace tu voglia dire addio a questo posto ma capisco bene la non piacevolezza a star qua, per svariati motivi.

Da parte mia ti auguro di poter raggiungere i tuoi obiettivi, di star bene qualunque cosa possa significare per te e ti ringrazio per questo post sincero, idealmente ti mando un abbraccio e ti dico "bravo"; ma questo lo sai già. Buona fortuna e buona vita.

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Volevo dare il coniglio opposto riguardo il "trovarsi un fidanzato". Non economizzate e non uscite solo con chi potrebbe ricambiarvi.

Ma Almadel, questo dipende da come viene vissuto l'incontro, e il come viverlo non è una scelta a tavolino... mentre il farlo o meno lo è :-)

Uscire con un ragazzo che ti piace ma non ti ricambia è tempo perso, perché che tu lo voglia o no hai in mente di farci una cosa ben precisa, e se non ce la farai rimarrai deluso.  

Ci voglio avere un rapporto mai lui -vuole restare solo amico-vuole solo scopare-vuole solo che lo aiuti con gli esami- significa avere divergenza di intenti e perdere tempo. 

Piuttosto è una buona idea non uscire solo ed esclusivamente con chi ci interessa seriamente; si può anche uscire solo per scopare. Ma bisogna essere d'accordo: si deve tutti e due volere scopare e basta. Se uno dei due non vuole va tutto in merda. 

 

Inoltre parli da estroverso, persona con energie sociali praticamente inesauribili. Per un introverso economizzare è necessità assoluta.

Fermo restando che non consiglierei mai di uscire "solo da amici" o "solo per scopare" con uno che ti interessa seriamente, è da suicidi. 

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