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L'ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani


Rotwang

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L'ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani è un saggio del filosofo Umberto Galimberti del 2007.

 

Il nichilismo, la negazione di ogni valore, è anche quello che Nietzsche chiama "il più inquietante fra tutti gli ospiti". Siamo nel mondo della tecnica e la tecnica non tende a uno scopo, non produce senso, non svela verità. Fa solo una cosa: funziona. Finiscono sullo sfondo, corrosi dal nichilismo, i concetti di individuo, identità, libertà, senso, ma anche quelli di natura, etica, politica, religione, storia, di cui si è nutrita l'età pretecnologica. Chi più sconta la sostanziale assenza di futuro che modella l'età della tecnica sono i giovani, contagiati da una progressiva e sempre più profonda insicurezza, condannati a una deriva dell'esistere che coincide con il loro assistere allo scorrere della vita in terza persona. I giovani rischiano di vivere parcheggiati nella terra di nessuno dove la famiglia e la scuola non "lavorano" più, dove il tempo è vuoto e non esiste più un "noi" motivazionale. Un libro sui giovani, perché i giovani, anche se non lo sanno, stanno male. E non per le solite crisi esistenziali che costellano la giovinezza, ma perché l'ospite inquietante si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui. Tutti si allarmano, ma solo il mercato si interessa a loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma è la loro stessa vita. Il disagio non è del singolo individuo, l'origine non è psicologica ma culturale. Perciò inefficaci appaiono i rimedi della nostra cultura, sia in versione religiosa perché Dio è davvero morto, sia nella versione illuminista perché non sembra che la ragione sia oggi il regolatore dei rapporti tra gli uomini. Resta solo la 'ragione strumentale' che garantisce il progresso tecnico. Le forme di consistenza finiscono con il sovrapporsi ai "riti della crudeltà" o della violenza (gli stadi, le corse in moto). C'è una via di uscita? Si può mettere alla porta l'ospite inquietante?

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I nostri giovani nichilisti sono probabilmente la migliore generazione della Storia.

 

Rimpiangere che le religioni e le ideologie siano state sostituite da Candy Crush

vuol dire proiettare sulla Storia le proprie passioni romantiche

senza voler fare i conti col sangue reale che le battaglie reali costano.

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E' una riflessione molto bella e molto (post)moderna. L'assenza di una verità assoluta che affligge la nostra era e che ci lascia passivi nei confronti di una realtà sempre più priva di un significato ultimo. Grazie per averlo postato :)

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I nostri giovani nichilisti sono probabilmente la migliore generazione della Storia.

Quotone in pieno.

Philip K. Dick sosteneva che più il mondo si avvicina alla distopia e più i giovani avranno i giusti anticorpi per sognare una realtà diversa: io concordo, e sono sicuro che gli odiosi mocciosi di oggi saranno probabilmente più in gamba della mia (a tutti gli effetti misera) generazione.

Se le ideologie non hanno retto il tempo, vuol dire che non valevano abbastanza.

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io sono vecchio nell'intimo, non posso condividere istintivamente l'ottimismo di Almadel e di Loco, però spero non abbiano del tutto torto.

 

Vorrei dire che, davanti a situazioni del genere,(che già tante volte sono accadute), e cioè davanti la fine di "vecchi"modelli che non vengono rimpiazzati da nulla che si considera valido, quelli che ci capiscono di meno sono i contemporanei. Noi siamo nella posizione peggiore per capirci qualcosa, non abbiamo gli strumenti per farlo.

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davanti la fine di "vecchi"modelli che non vengono rimpiazzati da nulla che si considera valido, quelli che ci capiscono di meno sono i contemporanei.

Questo è inevitabile, perché noi (e ancora di più Galimberti, in questo caso) basiamo ancora i nostri ragionamenti su realtà superate: chi verrà dopo di noi, invece, riconoscerà questo come il suo terreno di gioco e imparerà subito le nuove regole. Oppure le inventerà da zero, se necessario.

In fondo, è lo stesso principio della tecnologia: non c'è niente di male nello smartphone, ma una persona che non ha familiarità generazionale con questo dispositivo, si sentirà spaesata e rimpiangerà i bei tempi andati.

Edited by LocoEmotivo
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Di ideologie che valgono poco e che durano nel tempo ce ne sono, la durata non è correlata alla validità purtroppo (a me vengono in mente le immutabili tradizioni contadine e tutto quanto correlato al cattolicesimo - a tutti gli effetti definibile anche come un'ideologia che ha provocato una serie di distorsioni). Non ho letto L'ospite inquietante, però mi capita di leggere tutte le settimana la posta del "cuore" di Galimberti su D di Repubblica e di fatto non paventa un'assenza di ideologia di riferimento, ma la presenza del denaro come generatore di ogni valore e come iper-ideologia che ingloba tutto. Con tutti i suoi problemi...ora, non è che potemo pensà di vivere nelle caverne col baratto e a fare la danza della pioggia, ma la corsa affannosa al profitto immediato e il troppo accentuato consumismo qualche controindicazione la portano...cioè, il denaro come generatore di ogni valore per Galimberti inquina tutti gli altri valori fino ad annacquarli completamente. Non ci troviamo di fronte alla nostra peggiore versione nella storia sicuramente, ma concordo sul fatto che questo può essere molto problematico per diversi aspetti.

 

Mi sarò capito solo io? Speramo de no.

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ma la presenza del denaro come generatore di ogni valore e come iper-ideologia che ingloba tutto.

 

Volevo solo dire che è una cazzata.

Non intendo la critica alla brama di denaro,

ma proprio l'idea da anzianotto ipo-critico

che questa sia una cosa recente

e che "una volta sì che c'erano i veri valori"

 

Potrei citare la "maledetta brama dell'oro" di Virgilio

o il "A Roma tutto si compra" di Sallustio

o la più recente citazione di Voltaire:

"Entrate nella borsa di Londra... lì l'ebreo, il maomettano e il cristiano si trattano reciprocamente

come se fossero della stessa religione, e chiamano infedeli solo quelli che fanno bancarotta."

 

Questo mi disgusto dei pensatori:

non riuscire a muovere una critica senza che sia una paternale ai giovani.

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Questo mi disgusto dei pensatori:

non riuscire a muovere una critica senza che sia una paternale ai giovani.

 

Ma io credo che il discorso di Galimberti non vada interpretato come "una paternale ai giovani": è una critica più che altro alla società che si consegna loro e che li costringe al nichilismo.

Anche sul fatto della "paternale": il compito di un pensatore/intellettuale - fra i vari - dovrebbe essere quello di fungere da controcanto rispetto al "pensiero dominante". Non sto parlando di te nello specifico eh, ma non credo sia giusta la tendenza (molto diffusa) a bollare come "paternali" dei pensieri che dovrebbero solo suscitare dubbi legittimi. Invece si tende automaticamente ad additare i Galimberti & co come parrucconi paternalisti che "impongono" i punti di vista e ci vogliono fare la morale: non si è quasi più abituati a considerarlo solo come un punto di vista opposto e tutto è visto come paternale. Con tutto che l'altra sera mi è capitato di beccarlo su La Malaeducaxxxion all'una di notte che parlava della passione amorosa e non s'è capito un ciufolo di quello che ha detto (quindi non è che lo difendo a prescindere :D)

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@Fred, secondo me certe affermazioni sulla "società di oggi" devono venire contestualizzate.

 

Quando critichi il presente dicendo "mancano i valori" ti esponi a una domanda ovvia:

quando mai ci sono stati valori positivi per i giovani?

 

Il Novecento è stato un secolo mostruoso per noi Italiani.

Comincia con le negre stuprate dai nostri soldati in Eritrea

e finisce con la "macelleria messicana" nella scuola Diaz;

passando per il Fascismo, le Guerre e gli Anni di Piombo.

 

Io spero sinceramente che i ventenni di oggi

si godano i loro videogiochi e le loro serie televisive;

lontani dalle trincee, dai forni e dalle carceri.

Quello che per Galimberti è un problema per me è un augurio.

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Ma io credo che il discorso di Galimberti non vada interpretato come "una paternale ai giovani": è una critica più che altro alla società che si consegna loro e che li costringe al nichilismo.

Venivano definiti nichilisti gli scapigliati. I futuristi. Quando c'era un'ideologia di mezzo, i giovani diventavano dei preoccupanti sovversivi.

Oggi guardiamo a quegli anni con la lacrimuccia ma - e qui sta l'errore del paternalismo - ci dimentichiamo che i tanto decantati sessantottini (tanto per dire) all'epoca erano visti anche dai pensatori come degli straccioni, dei poveracci, dei mezzi tossici.

 

Ma poi, soprattutto: cos'hanno fatto di buono, quegli enfants prodiges del "si stava meglio quando si stava peggio"? Forse erano troppo giovani per Tangentopoli, ma poi sono entrati in Forza Italia e si sono mangiati milioni della Margherita e hanno fatto piazza pulita coi fondi della Lega: hanno continuato a tifare per i condoni, a dichiararsi nullatenti al fisco girando in Porsche, sono diventati clienti cercando a loro volta nuovi clienti.

Ed è sempre stato così, da che mondo è mondo.

 

Allora, perché un pensatore di razza quale Galimberti - che io stimo, anche se non apprezzo la prosa pesantissima dei suoi lavori - non evita di inciampare in questo "non ci sono più le mezze stagioni" e dice qualcosa di veramente intelligente come è capace di fare?

I giovani troveranno la loro strada. Con o senza ideologie.

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Qui, come sempre, qualcuno sragiona facendo considerazioni superficiali di convenienza su argomenti che non ha compreso. Cosa intende per nichilismo Galimberti? Non certamente che non ci siano più i vecchi e sani valori di una volta, che erano Dio, Patria e Famiglia, dato che è anzitutto un filosofo progressista e che quindi quei "valori" non erano sani (o l'illuminismo, dato che è vero che ci sia solo una ragione strumentale e non filosofica nel mondo d'oggi), e secondo, non dice che nichilismo sia bersi una birra con amici o giocare ai videogiochi nel benessere e nel consumismo blando, tipico di qualunque occidentale medio e sacrosanto a mio parere e forse anche a parere di Galimberti (essendo un progressista intelligente e anticattolico). Cosa dice quindi Galimberti? Dice che il nichilismo è l'assenza di valori, di sentimenti, di passioni, di significato. Nichilismo tipico di società tecnocratiche dove i divertimenti non più solo innocenti e blandi ma diventano esasperanti, non sono neanche più tali, diventano violenza negli stadi, corse di auto clandestine, dipendenza da droghe, cinismo e mancanza di senso di umanità, sfruttamento, becerismo. Il nichilismo è il Niente elevato a stile di vita, l'assenza di tenerezza, comprensione, empatia, calma, intuizione e quindi sempre comunità, tutti elementi positivi dolorosamente scarsi nella società d'oggi, che al ragazzino che gioca ai videogiochi (che non c'entra un cazzo col nichilismo) deve conoscere e sapere per il suo futuro. Perché quando una società, ricolma di nichilismo, dovrà affrontare il gruppo o la persona di turno con un'idea ben precisa, magari liberticida e che farà breccia nei cuori di tanti, questa non sarà in grado di ribellarsi senza ideali validi da contrapporre (al Male puoi contrapporre il Niente? No perché è niente) e sarà sopraffatta. Perciò, non si tratta di credere in Dio altrimenti si è nichilisti, o di indagare sui filosofi altrimenti si è nichilisti, si tratta di educare la società ad essere umana e intelligentemente cosciente affinché la sua stessa umanità non vada offuscata da cinismo, violenza, disincanto per l'esistenza e diventare meri automi. Se non avete capito che il nichilismo sia cinismo, violenza, ignoranza, cioè validi strumenti per ideologie maligne per conquistarsi nuove fette di massa (religioni oppressive, fascismo ecc.), siete nichilisti e dei drogati.

Edited by Rotwang
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nichilismo è il Niente elevato a stile di vita, l'assenza di tenerezza, comprensione, empatia, calma, intuizione e quindi sempre comunità, tutti elementi positivi dolorosamente scarsi nella società d'oggi

Credo che la provocazione di Almadel fosse più una cosa del tipo: "ma quando s'è mai verificato, nella storia umana, un momento così magico in cui questi bellissimi elementi positivi di cui si lamenta la scarsità, abbondavano?"

 

@@Almadel correggimi se sbaglio.

Edited by Sampei
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Appunto @Sampei

 

Ma di cosa cavolo ha nostalgia Galimberti?

La vostra è la generazione più tenera, più comprensiva e più calma

che l'Occidente abbia mai conosciuto.

 

Posso capire Rotwang: è la prima volta che ha vent'anni

ed è legittimo che si fidi dell'analisi di Galimberti

(Ma poi "gli stadi, le corse in moto?" A che generazione parla?)

 

Posso capire anche Galimberti che - sulla via della senescenza -

voglia prendere a modelli i suoi vent'anni o come gli piace ricordare siano stati.

 

Ma su di me questi richiami al mos maiorum non hanno alcuna presa;

figuriamoci poi con i richiami alla "etè della tecnica"

con cui Heidegger faceva la paternale al nonno di Galimberti :)

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Appunto @Sampei

 

Ma di cosa cavolo ha nostalgia Galimberti?

La vostra è la generazione più tenera, più comprensiva e più calma

che l'Occidente abbia mai conosciuto.

 

Posso capire Rotwang: è la prima volta che ha vent'anni

ed è legittimo che si fidi dell'analisi di Galimberti

(Ma poi "gli stadi, le corse in moto?" A che generazione parla?)

 

Posso capire anche Galimberti che - sulla via della senescenza -

voglia prendere a modelli i suoi vent'anni o come gli piace ricordare siano stati.

 

Ma su di me questi richiami al mos maiorum non hanno alcuna presa;

figuriamoci poi con i richiami alla "etè della tecnica"

con cui Heidegger faceva la paternale al nonno di Galimberti :)

 

E 2: Galimberti non ha nostalgia di nulla.

 

Tu invece quante volte pensi di aver avuto vent'anni?

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Ragazzi, incuriosito dal nichilismo sono andato a leggermi un po' di cose a riguardo.

Mi sono imbattuto in dei termini come istituzioni non-provate e istituzioni non-razionalizzate

(nel Nichilismo Politico https://it.wikipedia.org/wiki/Nichilismo).

Sperando di non essere andato troppo OT vi chiedo se qualcuno di voi sa cosa sono.

Edited by Xenon
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io lo lessi se non erro in quinto superiore.. e devo dire che non mi ci sono proprio rispecchiata in quello che dice... piuttosto ci ho visto un grande "pezzo" della società in cui si vive.. ma fortunatamente a me non riguarda.

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Non ho letto nulla di Galimberti, quindi mi esprimo sulla base di questo estratto. 

Io non so a quali giovani si riferisca Galimberti. So solo che se penso al "noi motivazionale" o ai "riti della crudeltà o della violenza" non può non venirmi in mente la massa di giovani che sotto il fascio si sono esaltati per la guerra e hanno caratterizzato il loro essere comunità con l'idea di appartenenza a una razza superiore.

In generale non sono in sintonia con chi parla delle categorie, e presta il fianco a generalizzazioni o vede linee di tendenza che fatico a scorgere nel mondo dei giovani (forse perché lo vedo dal di dentro, può darsi). 
Più che insicurezza, come dice Galimberti, nei miei coetanei io vedrei mancanza di certezze, e forse non è un male, perché premessa per il pensiero critico e ostacolo al fanatismo. 

Non nego che l'idea del '68 (forse perché non l'ho vissuta) mi affascini e mi faccia immaginare una generazione di giovani unita e con ideali più forti dei nostri, ma forse non è così o forse questo non credere più a niente è figlio del fallimento del '68 (mi fermo qui perché parlerei non per esperienza, ma sulla base di qualche lettura e qualche canzone di Gaber, come Quando è moda è moda).

A chi vuole, consiglierei I barbari di Baricco: è un libro sui giovani e, letto dal punto di vista di un giovane, in alcuni tratti l'ho trovato interessante.

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I nostri giovani nichilisti sono probabilmente la migliore generazione della Storia.

 

Rimpiangere che le religioni e le ideologie siano state sostituite da Candy Crush

vuol dire proiettare sulla Storia le proprie passioni romantiche

senza voler fare i conti col sangue reale che le battaglie reali costano.

 

Giustamente, non si sottolinea mai abbastanza il valore della mitezza...

 

La roboante prosopopea di Galimberti mi mette sempre un po' a disagio, eppure io il libro l'ho sfogliato, mi sa che l'ho anche letto e presto dismesso come "filosofia da ombrellone". Il guaio di molti studiosi di filosofia che si pretendono nuovi maestri di pensiero è che hanno a disposizione tutto un vasto repertorio cui attingere per costruire una riflessione su di un fenomeno che forse è più "costruito" della stessa analisi che lo dovrebbe indagare; detta facile, sai se ci mettiamo a tavolino noi forumisti a pescare da Heidegger e Nietzsche come lo scriviamo bene un libretto sul nichilismo...

 

Più nello specifico, entrando nel merito dell'analisi di Galimberti, mi sa che c'è qualcosa che fa acqua.

Cos'è che farebbe da scudo all'inevitabile dilagare di questo neo-nichilismo? Perché scrivere un libro nichilista contro il nichilismo mica funziona...se l'auspicato ritorno ad una ragione filosofica debba configurarsi come cieca fedeltà all'analisi di Galimberti, be siamo di fronte ad un narcisista di proporzioni -davvero- meta-storiche :D

 

Nichilismo tipico di società tecnocratiche dove i divertimenti non più solo innocenti e blandi ma diventano esasperanti, non sono neanche più tali, diventano violenza negli stadi, corse di auto clandestine, dipendenza da droghe, cinismo e mancanza di senso di umanità, sfruttamento, becerismo. Il nichilismo è il Niente elevato a stile di vita, l'assenza di tenerezza, comprensione, empatia, calma, intuizione e quindi sempre comunità, tutti elementi positivi dolorosamente scarsi nella società d'oggi, che al ragazzino che gioca ai videogiochi (che non c'entra un cazzo col nichilismo) deve conoscere e sapere per il suo futuro. Perché quando una società, ricolma di nichilismo, dovrà affrontare il gruppo o la persona di turno con un'idea ben precisa, magari liberticida e che farà breccia nei cuori di tanti, questa non sarà in grado di ribellarsi senza ideali validi da contrapporre (al Male puoi contrapporre il Niente? No perché è niente) e sarà sopraffatta. Perciò, non si tratta di credere in Dio altrimenti si è nichilisti, o di indagare sui filosofi altrimenti si è nichilisti, si tratta di educare la società ad essere umana e intelligentemente cosciente affinché la sua stessa umanità non vada offuscata da cinismo, violenza, disincanto per l'esistenza e diventare meri automi.

 

Ecco, pure qui non colgo. La corsa d'auto clandestina non era il passatempo di James Dean in Gioventù Bruciata?

Né ho mai sperimentato mancanza di empatia o tenerezza coi coetanei...

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Ecco, pure qui non colgo. La corsa d'auto clandestina non era il passatempo di James Dean in Gioventù Bruciata?

Né ho mai sperimentato mancanza di empatia o tenerezza coi coetanei...

 

Come fai a non cogliere dunque? Quel film non è già l'emblema di giovani senza valori che si divertono fino a rischiare il suicidio o di danneggiarsi? Cos'è quello se non nichilismo? Mi sa che non capite perché non volete capire.

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Quel film non è già l'emblema di giovani senza valori che si divertono fino a rischiare il suicidio o di danneggiarsi? Cos'è quello se non nichilismo?

 

Ma sì, è nichilismo proto-beatnik, mi pare poco calzante nel 2007 :D

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La cosa più rischiosa che fanno i giovani senza valori di oggi

è giocare con la playstation senza salvare la partita :)

 

Forse nell'immediato della partita sì, però se non si preoccupano anche di altro rischiano di essere inchiappettati a destra e a sinistra. :D

 

Cavolate a parte, secondo me si parte da un modo distorto di vedere i "valori". Avere dei valori non significa solamente "aderire a dei modelli di comportamento tradizionali, imposti, vecchi e oppressivi", ma semplicemente avere una visione del mondo che guida il nostro agire, non è roba passatista come è stata interpretata qui. Tutti bene o male tendono ad avere dei valori e i valori possono essere "schemi" di qualunque tipo. La tesi di Galimberti è che non averli e non darseli significa non avere una visione, portare la nostra vita a mancare di senso e di obiettivi e questo può essere pericoloso, un po' perché se non si dà una direzione alla nostra vita ci si perde, un po' perché se non si hanno valori prima o poi ci saranno altri che li imporranno a loro vantaggio e a loro interesse, sfruttando il vuoto di valori stesso.

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Il valori di un buon 95% delle persone che conosco sono "un buon lavoro e una famiglia felice"

e credo siano più o meno i valori che ci sono sempre stati.

 

Magari una volta prima di arrivare a questi "sani valori borghesi"

facevi il militare e ti riempivano la testa di Patria,

andavi all'università o in fabbrica e ti riempivi la testa di Rivoluzione

o magari pensavi solo a riempirti la testa di droga e a scopare.

 

Oggi i "sani valori borghesi" li hanno anche i quattordicenni.

Il servizio militare non è più obbligatorio,

le università e le fabbriche sono molto meno ideologiche

e le discoteche stanno chiudendo una dopo l'altra

(nella mia città i pub del centro chiudono a mezzanotte,

quando avevo vent'anni ci facevamo la quattro del mattino).

 

I giovani di oggi sono sia meno ideologici sia meno nichilisti;

forse se questa generazione ha un "problema" esso è il realismo.

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Forse io non riesco neppure a capir cosa sia il nichelismo, la negazione di ogni valore. A me sembra una cazzata.

 

I valori sono soggettivi. Per uno i suoi valori sono la religione e la famiglia, per un altro lo sport, per un altro la solidarieta', per un altro il razzismo, per un altro un'altra cosa. Ognuno ha i suoi.

 

Ma se li nego tutti scompare l'ideale soggettivo di ogni individuo, quello per cui ci si ispira come cosa a cui tendere o cosa da avere e la vita soggettiva di ogni individuo diventa vuota e magari si cade nella depressione.

 

A me sembra che sti filosofi forse hanno la loro filosofia come valore soggettivo ma a me dice nulla.

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  • 2 weeks later...

La giustificazione dei due killer per l'assassinio di Luca Varani "Volevamo uccidere qualcuno solo per vedere che effetto fa" è il chiaro risultato del nichilismo sociale sempre più imperante, che snatura l'umanità, la rende assassina e senza alcun valore etico.

Edited by Rotwang
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Sei stato tu a commissionare il delitto perché volevi avvalorare la tua tesi.

 

Sei un Machavelli dei giorni nostri.

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il chiaro risultato del nichilismo sociale sempre più imperante, che snatura l'umanità, la rende assassina e senza alcun valore etico.

 

L'Umanità non ha certo bisogno del nichilismo per essere assassina,

ci riesce benissimo anche con ottimi ideali.

 

E' meglio uccidere per un valore etico?

Meglio essere un brigatista o un fondamentalista

e uccidere la gente per qualcosa

rispetto ad ucciderla per niente?

 

E davvero "una volta" l'Umanità era migliore?

Io trovo che l'Umanità sia sopportabile dal Settecento in poi

e accettabile dal Sessantotto del Novecento.

Dalla fine della "guerra fredda" trovo la Storia addirittura piacevole.

 

Sarà il nichilismo imperante che snatura l'umanità?

 

Per me è Progresso.

 

Queste schifezze umane che tu chiami "nichilisti"

non sono pazzi sadici in quanto nichilisti.

"Pazzi sadici" si nasce.

In altre epoche storiche questi "pazzi sadici" dovutamente condizionati

sono stati inquisitori e kapò, sbirri e mafiosi, terroristi e conquistatori.

 

Almeno adesso dopo una vittima o due li prendiamo.

:)

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