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Tra una ritrovata "indipendenza" e un potenziale nuovo rapporto importante


HyvanRimbaud

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Salve a tutti.

 

Come si può intelleggere dal titolo mi trovo in un periodo piuttosto delicato e sensibile, complice sicuramente anche la svolta imminente (e da tempo auspicata) che sta per avere la mia carriera universitaria (e di conseguenza la mia vita in generale).

Andando direttamente al punto: mi sono lasciato da qualche mese dopo una storia di due anni, più uno di riprese e troncate plurime, una relazione sostanzialmente conclusasi per reciproco sfinimento; dopo un periodo di sporadiche frequentazioni occasionali, ho capito che avrei avuto bisogno di un po' di tempo di "sana solitudine", per meditare su me stesso,su cosa volessi dalla vita... Su chi fossi! Ho realizzato di essermi smarrito lungo il cammino, probabilmente da quando 5 anni fa è venuta a mancare mia madre, con la quale avevo un rapporto abbastanza controverso. La mia precedente relazione probabilmente non è mai decollata veramente a causa di diversi miei blocchi interiori, alcuni sicuramente legati al trauma di quella perdita, altri al non essermi ancora dichiarato con mio padre, cosa che preferirei posticipare al momento della mia effettiva emancipazione economica. Insomma, ci sono diverse cose di me che sento il bisogno di risolvere prima di coinvolgermi sentimentalmente con qualcun altro, ferire ed essere ferito di conseguenza, di nuovo. Oltre a questo c'è sicuramente anche il desiderio di vivermi una "indipendenza" realmente mai vissuta al 100%, perché in un modo o nell'altro sempre legato a qualcuno. La relazione citata poco fa, giusto per precisare, è stata anche la mia prima ed unica; e mi sono fidanzato poco dopo aver cominciato a vivere attivamente la mia omosessualità. Questo per dire che di esperienze ne ho fatte ben poche e che non mi vergogno ad ammettere di avere giusto qualche "sfizio" che vorrei togliermi, per mera curiosità.

Da un mesetto sto uscendo con un ragazzo e devo ammettere che fin da subito ho notato una certa alchimia. Non ha esitato a farmi conoscere la sua vita, i suoi amici, la sua famiglia e devo dire che mi son sempre sentito come "a casa". So che le sue intenzioni sono serie, il ragazzo in questione va per i 30 ed ha le idee ben chiare su cosa vuole dalla vita (metter su famiglia, dove vivere, prospettive lavorative, ecc.).

Io no.

So cosa non voglio, non so bene cosa voglio dalla vita, ma la cosa invece che spaventarmi al contrario mi stimola, mi stuzzica. Non sapere cosa farò, dove mi troverò... Non so, anche quello per me è "casa" ed è qualcosa che mi porto nel cuore, ovunque vada.

 

È capitato anche a voi di trovarvi in una situazione simile? Di trovarvi in un momento di profondo cambiamento nella vostra vita in cui sentite di esser riusciti a ritrovare un piccolo angolino di pace interiore da non svendere a nessuno con tanta facilità? In un periodo della vostra vita in cui sia piovuto dal cielo un non indifferente interesse reciproco nel momento forse più "sbagliato" (come se Esistesse quello giusto!)?

Se sì, come vi siete comportati?

So bene che "maturità" significa saper fare delle scelte accettandone le conseguenze, abbandonare l'idea utopistica che esista il modo per non soffrire e/o far soffrire nessuno. Ma per un paranoico e ossessivo-compulsivo come me spesso l'incapacità di prendere una decisione si tramuta in paralisi e insofferenza. :/

 

 

Chiedo venia in anticipo per la lunghezza ed eventuali errori sintattici, ma sto scrivendo dal telefono! >__<

Un abbraccio

Edited by HyvanRimbaud
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just one question:

a sto ragazzo "nuovo" hai fatto il discorso che stai facendo a noi?

o -magari involontariamente- lo stai facendo illudere che la vostra sarà una storia 4ever and ever?

 

Non x qsa,

ma da come ne parli credo che un minimo di sincerità da parte tua se lo potrebbe meritare, no?

Edited by freedog
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"Da come parlo"... ho forse dato modo di credere il contrario? Certo che glie ne ho parlato! E in più di una occasione tra l'altro. La cosa che ho trovato in un certo senso frustrante e scoraggiante è che in due delle tre occasioni non è stato recepito il messaggio perché ho usato "troppe parole" (che con troppe parole dopo un po' "si perde"). Al mio sollevare queste questioni sì delicate, ma comunque importanti dal mio punto di vista, ho sempre avuto risposte vaghe, discorsi impersonali e luoghi comuni seguiti da un "dai, dammi un bacio" o "vieni qui e abbracciami". Tutte volontà che forse un tempo avrei assecondato senza pensarci due volte, senza farmi troppe domande. Il mio ex mi ha un po' cambiato sotto questo profilo, sono diventato forse fin troppo riflessivo.

 

Mi chiedo se mi stia idealizzando, se veda solo quel che vuole vedere. Se sono davvero io incomprensibile quando parlo o se sia lui a non cogliere quel che non vuole sentire perché troppo coinvolto. Mi rendo conto di essermi un po' raffreddato nei suoi confronti, ma solo in seguito a queste incomprensioni, che chiamerei più "incapacità comunicative". Mi piacerebbe tornare a quella complicità di prima, ma è come se qualcosa dentro di me presagisse il fallimento, la disfatta. Non so come spiegare... Talvolta quando percepisco che l'altra persona antepone la volontà di star bene alla "verità", alla volontà di andare a fondo delle cose anche a costo di riesumare tonnellate di merda, mi ritiro emotivamente, non so perché.

Edited by HyvanRimbaud
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Ritengo che un mese di frequentazione sia una finestra temporale esageratamente esigua per poter annoverare la persona in questione nei progetti futuri a lungo termine.

 

Hai elencato una serie di prospettive, di prerogative e priorità che penso vada la pena assecondare.

Hai necessità di viverti, di stare con te stesso e sperimentarti. E' un desiderio più che sacrosanto, ed è doveroso che tu faccia di tutto per assecondarlo.

 

In un rapporto vieni prima tu, soggetto primario, che il partner, malgrado la frase trasudi egoismo. 

Prima di dedicarsi al rapporto di coppia, sarebbe saggio assecondare le proprie necessità, perché come disse Ayn Rand: "Per poter dire Io ti amo, è necessario prima saper dire IO".

 

Fossi in te non troncherei la storia, ma cercherei di essere il più naturale possibile, qualunque conseguenza comporti questa linea d'azione.

Comportati come il tuo istinto ti suggerisce, anche se questo dovesse portarti ad uno scontro col ragazzo che stai frequentando.

Edited by Laen
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So che le sue intenzioni sono serie, il ragazzo in questione va per i 30 ed ha le idee ben chiare su cosa vuole dalla vita (metter su famiglia, dove vivere, prospettive lavorative, ecc.).

 

Certo che mi sono ritrovato nella tua situazione, in più e più occasioni, purtroppo.

 

Innanzitutto tu non sai un bel niente di questo tizio, perché è nella fase critica dei froci, che nei paesi cattolici va dai 30 ai 35 anni d'età, quindi può dire o lasciar pensare mille cose ma a conti fatti potrebbe rivoltartisi contro in un attimo.

 

Secondo: vedi di non fare troppo il baldanzoso, perché potresti essere tu quello che prima dice che tanto vuole la libertà ma poi si lega ammerda ad uno a cui non vuole nemmeno legarsi.

 

Terzo: fai molto bene a iniziare a focalizzare i tuoi veri desideri: è proprio il sacrificio degli stessi che rende le persone nevrotiche in età adulta, quindi è molto positivo che tu li riconosca e stia pianificando di viverli e soddisfarli.

 

Quarto: se tali desideri, come mi pare di capire, sono incompatibili con la vita di coppia, non esitare a liberarti della vita di coppia, escine ora che sei ancora fresco e consapevole, frequenta persone diverse e non rinunciare a nulla per nessuno.

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"Da come parlo"... ho forse dato modo di credere il contrario? Certo che glie ne ho parlato! E in più di una occasione tra l'altro. La cosa che ho trovato in un certo senso frustrante e scoraggiante è che in due delle tre occasioni non è stato recepito il messaggio perché ho usato "troppe parole" (che con troppe parole dopo un po' "si perde"). Al mio sollevare queste questioni sì delicate, ma comunque importanti dal mio punto di vista, ho sempre avuto risposte vaghe, discorsi impersonali e luoghi comuni seguiti da un "dai, dammi un bacio" o "vieni qui e abbracciami". Tutte volontà che forse un tempo avrei assecondato senza pensarci due volte, senza farmi troppe domande. Il mio ex mi ha un po' cambiato sotto questo profilo, sono diventato forse fin troppo riflessivo.

 

Mi chiedo se mi stia idealizzando, se veda solo quel che vuole vedere. Se sono davvero io incomprensibile quando parlo o se sia lui a non cogliere quel che non vuole sentire perché troppo coinvolto. Mi rendo conto di essermi un po' raffreddato nei suoi confronti, ma solo in seguito a queste incomprensioni, che chiamerei più "incapacità comunicative". Mi piacerebbe tornare a quella complicità di prima, ma è come se qualcosa dentro di me presagisse il fallimento, la disfatta. Non so come spiegare... Talvolta quando percepisco che l'altra persona antepone la volontà di star bene alla "verità", alla volontà di andare a fondo delle cose anche a costo di riesumare tonnellate di merda, mi ritiro emotivamente, non so perché.

aspetta: vi vedete/frequentate da un mesetto e già siete alla 941056847^ puntata di Beautiful??

oggettivamente, 4 settimane sono un po' pochine x parlare già di "raffreddamento dei rapporti", "incapacità comunicative" eccetera.

 

o sono storie che ti racconti per paura di attaccarti troppo a lui??

chè se fosse così, invece di tanti giri di parole, dovresti semplicemente dirgli:

"scusa, ma adesso sono ancora troppo scottato dalla storia che ho appena finito e non ce la faccio emotivamente a mettermi con te!"

 

semplice

facile

diretto

sincero

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ho sempre avuto risposte vaghe, discorsi impersonali e luoghi comuni seguiti da un "dai, dammi un bacio" o "vieni qui e abbracciami

 

Io ho perso un fratello quando ero molto giovane e la prima cosa che ho

imparato è che se volevo evitare luoghi comuni e atteggiamenti compassionevoli

era meglio non parlarne

 

20 o 30 anni, rispetto a temi ponderosi come la morte prematura di una madre o

eventi tragici conta poco, il 90% delle persone  interpretano tutto ciò che dici solo

come un "bisogno di essere consolato" a maggior ragione se - per implicazioni sentimentali -

avvertono il "dovere morale" di farlo. Il risultato, praticamente garantito al 100%, è che qualunque

cosa tu dica non verrà capita, compresa, a maggior ragione se gli dici che la tua unica relazione

non è decollata a causa di questo trauma ed ora senti di aver trovato una "pace interiore" da

difendere etc ( cioè se gli hai detto le cose che leggo qui )

 

In secondo luogo se vuoi che una frequentazione non diventi impegnativa, non puoi limitarti a

dire alla persona che frequenti che non lo vuoi, ma devi cercare di comportarti coerentemente a

questo assunto, invece ti sei fatto trascinare a casa sua e ti sei "sentito a casa"

 

Essere "libero" - dici tu - significa anche : godere della libertà di non sapere cosa si vuole

Beh è vero, ma in una relazione a due, se non vuole uno, conta solo ciò che vuole l'altro

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In secondo luogo se vuoi che una frequentazione non diventi impegnativa, non puoi limitarti a dire alla persona che frequenti che non lo vuoi, ma devi cercare di comportarti coerentemente a questo assunto, invece ti sei fatto trascinare a casa sua e ti sei "sentito a casa" Essere "libero" - dici tu - significa anche : godere della libertà di non sapere cosa si vuole Beh è vero, ma in una relazione a due, se non vuole uno, conta solo ciò che vuole l'altro

 

Niente di più sacro fu mai profferito da quest'uomo su tale argomento :hail: :hail: :hail:

 

Detto in parole povere: non fare il pirla, se vuoi essere libero e non combinare cazzate devi staccarti da questo tizio e devi farlo con estrema urgenza.

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