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Parigi, il Qatar si compra "la libertà" della Sorbona


Rotwang

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Parigi. «Esteriormente non c’era nulla di nuovo in facoltà, a parte una stella e un crescente di luna di metallo dorato che erano stati aggiunti all’antica scritta Université Sorbonne Nouvelle-Paris 3, ma all’interno degli edifici amministrativi le trasformazioni erano più visibili. Nell’anticamera si veniva accolti da una fotografia di pellegrini che effettuavano la loro circumdeambulazione attorno alla Ka’ba e gli uffici erano decorati con poster che rappresentavano versetti del Corano in calligrafia; le segretarie erano cambiate, non se ne riconosceva nemmeno una ed erano tutte velate».

Così il protagonista del romanzo di Michel Houellebecq “Sottomissione” descrive la radicale trasformazione della “sua” Sorbona dopo esservi stato scacciato e poi successivamente riammesso (dietro previa conversione all’Islam). I puristi classici dell’antica Sorbona, fondata da Robert de Sorbon nel lontano 1254, divenuta dalla rivoluzione in poi presidio culturale del laicismo di Francia, non possono che agitare il delirante e potente romanzo dell’autore de Le Particelle Elementari per descrivere la propria angoscia per il futuro dell’università più prestigiosa di Francia.


È infatti in nome dei valori della solidarietà e dell’umanesimo che l’Università di Parigi I Panthéon-Sorbonne ha firmato il mese scorso un protocollo per mezzo del quale s’impegnerà ad accogliere un centinaio di rifugiati siriani. Fin qui tutto normale, un gesto di generosità e mecenatismo da parte di una grande e storica università. Solo che a pagare gli studi a Parigi di questi studenti saranno i “petro-euro” del Qatar. Il Procuratore generale del Qatar s’è infatti impegnato a versare ben 1,8 milioni di euro in tre anni nelle casse della Sorbona per garantire vitto e alloggio ai rifugiati. Come a dire, se l’emirato non riesce (o meglio non vuole) aprire le porte ai rifugiati siriani la dinastia di Al-Thani lo farà a distanza, senza sporcarsi troppo le mani, in una delle più prestigiose università del mondo.

La notizia, che ha fatto storcere il naso a molti in Francia, si è arricchita però di un particolare, un precedente inquietante. Philippe Boutry, presidente dell’università che ha appena intascano il cospicuo assegno qatariota, solo a marzo scorso s’è preso la briga di dispiegare la polizia per censurare la mostra di sei studenti in arti plastiche che avevano avuto la bizzarra idea d’esporre opere che raffiguravano un tappeto per la preghiera, imbrattato da pezzi di carne e corredato da una donna in niqab. C’è stato un intervento muscoloso della polizia per “riportare l’ordine”. Ma che ordine? Da secoli gli studenti alla Sorbona sono protetti e nemmeno la polizia, salvo rari casi, vi potrebbe virtualmente entrare. Al di là di qualsiasi ragionevole dubbio estetico sul valore delle opere esposte, quest’ultime però sono state staccate dai muri della facoltà manu militari. Uno studente ribelle ha denunciato l’accaduto ed il Tribunale di Parigi ha dato ragione agli studenti statuendo in maniera perentoria la grave e illegale violazione della libertà di espressione da parte del preside dell’università Parigi I Panthéon-Sorbonne.


Che ci sia un nesso tra i due eventi? Che forse il presidente della facoltà, fiutando già il denaro qatariota, abbia deciso di applicare una censura preventiva per non urtare i propri futuri e facoltosi mecenati con opere che sfidano l’integrità della sharia? Il sindacato dell’università (UNI) non ha preso bene la firma di questo protocollo, di cui molti faticano a intravedere la portata e l’impatto culturale. Per ora il sindacato si limita ad accusare il piglio ambiguo del rettore della facoltà, così solerte ad accogliere studenti siriani dietro congruo compenso e non per meriti accademici mentre a circa 7.000 studenti viene rifiutato l’accesso all’università per mancanza di posti. Ma, si sa, davanti ai petro-euro le porte, anche quelle pesanti della Sorbona, misteriosamente si aprono.

Per il Qatar è una grande vittoria: di marketing (per una monarchia petrolifera 600.000 euro all’anno per tre anni sono bruscolini) ma costituisce anche un insperato lifting della propria immagine nel mondo musulmano, perché così l’emirato adempie alla sua zakat (percentuale delle ricette petrolifere destinate ai poveri) e lo fa all’interno di un’università laica per definizione.

Solo gli intellettuali più acuti, i sorbonardi più lucidi, affilando il ragionamento, riescono a capire cosa si cela dietro questo fatto: ovvero una sorta d’insegnamento, certo di matrice religiosa (dalle cattedre della Sorbona!), come se cioè l’università si mettesse ad ascoltare e veicolare consapevolmente i sermoni emiratini, quel paese che, oltre aver comprato mezzo Francia e mezza Europa, ha finanziato anche il jihadismo radicale ed i barbudos che hanno messo a ferro e fuoco la Siria pur di far cadere l’odiato Assad. Insomma un colpo da maestri al quale il Qatar ha già abituato il pubblico francese.

La Sorbona è infatti solo l’ultima di una lunga lista di “acquisti” che il Qatar ha effettuato in Francia. Nel 2014 la società Katara Hospitality, diretta da Nawaf Bin Jassinm Bin Jabor Al-Thani, ha acquistato il prestigioso Carlton di Cannes. Due anni prima s’era accaparrato il famoso Martinez, reso celebre dal Festival di Cannes. Il casinò di Cannes è già detenuto per il 20% dalla società Qatari Diar. Il Paris-Saint Germain viene acquistato nel 2011 dal Qatar Sports Investments ed il Qatar entra pure nel potente gruppo petrolifero Total, fiore all’occhiello del capitalismo francese.

Altri palazzi storici come il Royal Monceau, l’Hôtel Lambert sull’Ile-de-la-Cité oppure l’Hôtel Hyatt Regency Paris Etoile finiscono nel ventre vorace del Qatar che entra di prepotenza anche nel gruppo LVMH e nel gruppo Lagardère. La Qatar Holding possiede inoltre il 5,20% del gruppo Vinci, il 4,51% di Veolia e persino l’immobile dove ha sede il quotidiano Le Figaro, 27.000 mq sul Boulevard Haussmann di Parigi, è in mani qatariote cosi come il celebre negozio Le Printemps, dalle splendide cupole dorate. Dopo dunque Total e LVMH, dopo l’Hotel Carlton di Cannes ed il Paris-Saint-Germain, dopo il canale sportivo BeinSport ed interi palazzi sugli Champs Elysées ecco ora anche la gloriosa Sorbona, non più rifugio della ragione e tempio della cultura ma istituzione ridotta a mero hôtel di lusso dove veicolare oscurantismo e dove una teocrazia bigotta investe furbescamente nel proprio avvenire europeo.

Edited by Rotwang
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Vabé sai che novità, l'emiro ha talmente tanti soldi che non sa che farsene, dovrà pure reinvestirli in mezzo a noi poveracci europei.

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La novità non sta certo nel fatto che "pecunia non oleat", ma è meno

preoccupante degli ingenti investimenti del Qatar nelle Banlieues parigine

che certamente non possono avere una finalità di mero profitto economico

 

D'altronde Qatar e Arabia Saudita sono paesi "amici" nonostante il fondato

sospetto che finanzino l'ISIS, che in teoria noi avverseremmo

 

Non credo possa cambiare molto finchè la politica USA è filo-wahabita

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Il Qatar (ma anche Arabia Saudita e co.) che investe in un università o un quotidiano europeo fa ridere....però hanno molti soldi da investire e lo stanno facendo, il Qatar possiede anche Valentino.

Purtroppo queste nazioni (e i loro ribelli """moderati""" in siria) sono alleati di USA e Francia.

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