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L'Italia di Renzi


Rotwang

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Mi sembra che gli Stati Uniti non se la passino poi male visto che sono la principale potenza mondiale, mi sembra che il loro sistema abbia funzionato bene

sì vabbè, vallo a dì alla Clinton, trombatissima pure se ha preso *solamente* DUE MILIONI e passa di voti più di Trump.

Peccato che l'ha presi nei posti sbagliati!

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A me invece sembra che gli usa non se la passano affatto bene se si considera tutta la loro popolazione e non solo la fascia piu' ricca.

 

Anche il loro stato in cose come infrastrutture (distribuzione elettrica, ponti, ferrovia, ...) non e' che brilli molto dal punto di vista della manutenzione.

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sì vabbè, vallo a dì alla Clinton, trombatissima pure se ha preso *solamente* DUE MILIONI e passa di voti più di Trump.

Peccato che l'ha presi nei posti sbagliati!

 

Ma infatti è per quello che dicevo, sono due sistemi diversi, io parlavo dell'elezione del parlamento con il maggioritario uninominale, quella invece è un'elezione presidenziale.

 

In parlamento i repubblicani hanno preso più voti dei democratici, è come presidente che ne hanno presi meno (nello specifico in parlamento il partito repubblicano ha preso 63.153.387  e il partito democratico 61.776.218).

Edited by Sbuffo
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in italia il parlamento elegge il primo ministro che in america e' eletto dai grandi elettori. Dunque alla fine l'elezione di un parlamento italiano maggioritario e' paragonabile a una elezione presidenziale americana visti col fine di eleggere il primo ministro.

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No sono due cose diverse.

 

Negli stati uniti hanno due meccanismi di voto separati per l'elezione del presidente e del parlamento, sono due organi separati e i cui destini non si intrecciano, infatti avrebbe benissimo potuto vincere la Clinton ed esserci un parlamento a maggioranza repubblicana.

 

Da noi invece non c'è una legittimazione separata dei due organi con due elezioni popolari, i cittadini eleggono solo il parlamento che poi da la fiducia ad un governo.

 

Sono 2 sistemi molto diversi.

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Quella che chiami stabilita' e governabilita' si riferisce solo al governo che non cade o alle leggi che fa il parlamento ?

 

In effetti in italia il governo viene spesso ucciso dal parlamento mentre in america non avviene. Non sarebbe da abolire sta cosa delle fiducie che servono a far votare le leggi o a mandare a casa i governi in italia ? E' un sistema che iomnon capisco proprio.

 

In italia ci si lamenta per le leggi che vanno alla lunga per via della parita' tra le due camere ma questo avviene anche in america credo e loro credo riescono a votarsi le leggi ugualmente.

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Una decisione discutibile, che militarizza un altro corpo della

polizia civile

 

Un tempo la sinistra lavorava per la demilitarizzazione delle forze

di polizia

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Il precedente governo Renzi ha approvato un decreto che ha sciolto e accorpato il Corpo Forestale dello Stato all'Arma dei Carabinieri, che è entrato in vigore il 1° gennaio 2017: http://www.ilpost.it/2016/09/21/scioglimento-forestale/

 

Ora i 28 mila forestali della Sicilia sono diventati Carabinieri? E dove li spostano visto che per legge non possono restare nel loro territorio?

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Ora i 28 mila forestali della Sicilia sono diventati Carabinieri? 

 

Evidentemente se ci sono in tutto più di 7mila forestali in Italia, il mito dei migliaia di forestali solo in Sicilia si dimostra, appunto, solo un mito.

Edited by Rotwang
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Attenzione a non confondere il corpo forestale dello stato che è un corpo di polizia statale, con gli operai forestali che sono dipendenti regionali che che svolgono mansioni di manutenzione dei boschi.

http://www.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/10848

 

Il governo con la legge finanziaria ha provveduto alla razionalizzazione dei corpi di polizia statali (in italia infatti ne abbiamo tantissimi, dalla guardia di finanza, ai carabinieri, alla polizia, alla guardia forestale, alla polizia penitenziaria, ecc...) in questo senso ha provveduto ad accorpare il corpo forestale con quello dei carabinieri.

Chi avesse voglia di approfondire il problema del numero eccessivo dei corpi di polizia c'è questo servizio di Report interessante:

http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-ac295865-7d49-4a93-9e86-c422387386e7.html

 

Questo cmq è un problema diverso rispetto a quello degli operai forestali regionali che dipendono dalla regione e che in alcune regioni del sud (come la Sicilia) sono in numero esorbitante, perchè spesso le assunzioni di operai forestali sono state utilizzate per fare clientelismo a fini elettorali.

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La Stampa

Nemmeno il Pil della Cina cresce così. Il 7 per cento in un anno è un incremento record e la cifra di 95 miliardi rappresenta il 4,4 del nostro prodotto interno lordo, più di quanto lo Stato investa sull’istruzione (poco più del 4%) e poco meno di quanto gli italiani, tutti, spendano per mangiare. Il cardinale Angelo Bagnasco ha appena tuonato contro il gioco d’azzardo «legale» («una nuova droga, un cancro che lo Stato non solo non contiene, ma favorisce e ci lucra»), che i bilanci di fine anno superano le cifre record che ha appena enunciato. 

Dice Bagnasco: «L’affare azzardo rende più di 88 miliardi di euro all’anno: è stato studiato per far perdere, produce povertà e malattia». Quel dato si riferisce al 2015. Poche ore dopo arrivano i risultati del 2016 appena concluso e i miliardi sono diventati 95: ovvero, il 7% in più. 

Giocano tutti. Le stime dicono che il 54,4 per cento degli italiani, quasi 30 milioni, si concede ogni anno almeno una volta il gusto dell’azzardo legale; se si fa il calcolo solo sulla popolazione adulta, si sfiora il 70 per cento. Quasi un milione di loro appartiene alla schiera dei patologici: da curare. In mezzo c’è un’area grigia di chi trascorre ore nei bar, nelle tabaccherie, tra slot, gratta e vinci e lotto istantaneo. Due milioni e mezzo di giocatori che, pur non compulsivi, investono cifre consistenti di denaro nella speranza del colpo di fortuna che possa cambiare la loro vita. 

La fotografia di un’Italia ancora in crisi vede un comparto in continua crescita. Quello del 2016 è un nuovo record (persino sorprendente, se si considera la lotta all’azzardo intrapresa ormai da decine di amministrazioni locali) e l’altro dato monstre è rappresentato dal paragone con il non lontano 2008: in questi otto anni, la spesa per i giochi è raddoppiata. Le slot machine e le nipotine videolottery di nuova generazione fanno ancora la parte del leone, anche se l’incremento è modesto e il maggior gettito per lo Stato è stato determinato solo dall’aumento delle imposte. Ma crescono vorticosamente, analizza l’agenzia specializzata Agipro, tutti i giochi di scommesse e quelli online. Risfodera appeal persino il SuperEnalotto, che viaggia al 52% in più sul 2015 grazie alla lunga caccia al 6, finita il 27 ottobre 2016 con la maxi vincita di Vibo Valentia (163 milioni), e il restyling che ha garantito un jackpot ancora più ricco e la possibilità di vincere anche con il 2. S’impennano Poker e casinò online di quasi il 20 per cento rispetto all’anno precedente. 

«Di fronte a questi dati - commenta il parlamentare Lorenzo Basso - davvero non si capisce la ritrosia degli operatori ad accettare le nostre proposte: divieto assoluto di pubblicità e riduzione drastica, se non l’abolizione, degli apparecchi da gioco dai bar, dalle tabaccherie, da tutti i luoghi non dedicati».

Basso, deputato PD, area cattolica, da anni combatte una battaglia per la regolamentazione severa del settore, insieme a una pattuglia di colleghi bipartisan. Un riordino del settore atteso da anni, da mesi in attesa di un accordo nella conferenza Stato-Regioni, mai giunto all’approdo definitivo. Dopo decine di rinvii, è di nuovo in calendario alla fine di gennaio. Contiene anche, quel provvedimento, la riduzione di un terzo delle slot machine presenti sul territorio che era stata annunciata dall’ex premier Renzi. Risultato: per ora non pervenuto, mentre Comuni e Regioni vanno avanti in ordine sparso. Le accuse di non voler arrivare a un accordo sono respinte al mittente dal vicepresidente di Confindustria Sistema Gioco, che rappresenta gli operatori del settore. Attacca il vicepresidente Massimiliano Pucci: «Non siamo noi a non voler chiudere, ogni volta che siamo a un passo, gli enti locali aggiungono un tassello in più. Allora diciamo pure che l’azzardo legale in Italia è del tutto vietato, che noi dobbiamo essere esposti alla pubblica gogna e che tutto deve tornare a com’era prima di queste leggi, quando il comparto era tutto nelle mani della criminalità. Proviamo, sperimentiamo quel che succede».

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Il cardinale non ha mica torto. I giochi d'azzardo producono piu' poveri che ricchi. I soldi incassati dai giochi d'azzardo non vengono magicamente moltiplicati e ridistribuiti ma vengono tassati (se non sono giochi illegali), chi li propone ci guadagna almeno un po' e il resto viene ridistributo tra pochi vincitori.

 

In pratica si illude la gente.

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Salvo colpi di scena e improbabili dietrofront, tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini è arrivato il momento del divorzio. La decisione dell'ex Cavaliere di riabilitare Stefano Parisi e di puntare dritto verso il centro hanno messo una pietra sopra il vecchio Centrodestra. E' evidente che le strade della Lega e di Forza Italia siano destinate a dividersi. Berlusconi si prepara a far nascere un polo moderato con Parisi (che non entrerà in Forza Italia), Alfano, Verdini e gli ex montiani; Salvini invece va avanti dritto con la formazione di un polo identitario, lepenista e profondamente anti-Unione europea. 

Ed è proprio l'Ue uno dei punti chiave della spaccatura: l'azzurro Antonio Tajani si gioca la presidenza dell'Europarlamento con l'appoggio del Ppe di Angela Merkel, mentre il Carroccio ha nella Cancelliera tedesca uno dei principali nemici. Impossibile una coesistenza. E non a caso sui social network la base leghista in questi giorni ha spinto moltissimo per la rottura con Berlusconi. "Basta! A Silvio interessa solo salvare Mediaset e far l'inciucio con il Pd", afferma Monica da Brescia. "Forza Italia è peggio del Pd, democristiani inaffidabili", ribatte Mario da Modena. Sono solo due esempi di moltissimi post su Facebook e Twitter che hanno spinto i vertici della Lega verso il divorzo con l'ex Cav.

A questo punto l'ipotesi più probabile è che si vada alle elezioni con il sistema proporzionale e quindi ognuno correrà da solo, anche se resta la possibilità di una lista unitaria Lega-Fratelli d'Italia. Restano due incognite: che cosa accadrà alle tre Regioni governate dal Centrodestra? E che cosa succederà in Forza Italia? Maroni, Zaia e Toti verranno travolti dalle liti Berlusconi-Salvini? E negli azzurri tutti seguiranno l'ex Cav? Difficile dirlo, anche se proprio il presidente della Regione Liguria potrebbe guidare una scissione che porti alla nascita di un movimento vicino a Carroccio e Fdi. Sul fronte opposto, Berlusconi e Parisi lavorano alla nascita di una federazione tra Forza Italia ed Energie per l'Italia con la quale presentarsi alle prossime elezioni politiche. Il nome più gettonato sarebbe "Per l'Italia".

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La Repubblica

Le Ferrovie dello Stato conquistano il Regno Unito. L'azienda di trasporto italiana, di proprietà del Tesoro, prepara il suo debutto nel mercato ferroviario britannico e lo fa tramite la creazione di Trenitalia UK, controllata da Trenitalia, la società del gruppo FS che si occupa del trasporto passeggeri. La nuova società, con sede a Londra, gestirà i collegamenti tra la capitale inglese e Shoesburyness, sulla costa orientale nella regione del South Essex. Una novità importante, per il colosso guidato dall'ad Renato Mazzoncini, che sui risultati dell'espansione all'estero ha puntato una buona parte degli obiettivi dei prossimi 10 anni.

Trenitalia UK ha raggiunto un accordo con National Express Group PLC che prevede l'acquisizione da parte di Trenitalia, per circa 70 milioni di sterline, della totalità delle azioni della società NXET (National Express Essex Thameside), gestore della tratta inglese del franchise C2C (City to Coast).
NXET ha un fatturato di 200 milioni di euro, con 600 dipendenti e una flotta di 74 treni Bombardier. I collegamenti giornalieri sono 400 con oltre 42 milioni di passeggeri l'anno che utilizzano le 26 stazioni da Londra a 
Shoesburyness.

"Siamo particolarmente soddisfatti - ha detto Barbara Morgante, ad di Trenitalia - di avere l'opportunità di misurarci in UK partendo proprio dal franchise C2C che, grazie alle ottime performance degli ultimi anni, è l'ideale trampolino di lancio verso il mercato ferroviario inglese". La formalizzazione dell'acquisizione avverrà a conclusione dell'iter autorizzativo, già avviato dal Ministero dei Trasporti britannico che nel 2014 aveva assegnato, con gara pubblica, a NXET il contratto di servizio, con scadenza nel 2029.

Le Ferrovie dello Stato sono anche in corsa come gestore in joint venture con un'impresa privata inglese per la tratta Londra-Edimburgo ora in mano a Virgin Rails. Trenitalia era stata l'unica impresa non inglese ad aver ottenuto il passport, l'abilitazione alla gara nel Regno Unito.

L'espansione nei mercati esteri
, in attesa del 2020 quando partirà la liberalizzazione dello spazio ferroviario europeo, è d'altronde uno dei cinque pilastri del piano industriale 2016-2026 presentato lo scorso settembre e che prevede la crescita dei ricavi delle operazioni all'estero dal 13% attuale al 23% nel 2026 fino a raggiungere i 4,2 miliardi di euro. Un modo, per Fs, per non restare ancorati al solo mercato italiano, dove Ferrovie sta tentando l'assalto al tpl e ai bus, anche in vista della quotazione in borsa della divisione Frecce prevista per la fine del 2017-2018.

All'estero FS è già presente in Francia dove ha acquisito, a settembre, il 100% di Thello ma anche in Germania dove dal 2011 controlla Netinera. Nel 2016 invece Ferrovie ha acquisito Trainose, privatizzata dal governo greco, diventando gestore della linea ferroviaria Atene-Salonicco. Nel programma di sviluppo fuori dai confini nazionali ci sono anche le rotte europee più appetibili: dalla Parigi-Bruxelles alla Parigi-Bordeaux e poi l'Amburgo-Colonia e la Milano-Zurigo-Francoforte, un collegamento che partirà a fine 2017 e attraverserà tre paesi.

Oltre che come gestore la partita estero vede le Ferrovie dello Stato impegnate anche a costruirsi un ruolo come general contractor, cioè a realizzare ferrovie soprattutto nei paesi con forti gap infrastrutturali. Le mire di FS sono così arrivate in Medio Oriente (Iran, Arabia Saudita, Oman), India e Sud Est Asiatico, America (dal Brasile agli Usa al Canada) e Africa (Costa d'Avorio, Congo e Sud Africa). A fine dicembre, invece, Italferr, la società del gruppo che si occupa di ingegneria, ha inaugurato l'Eurasia Tunnel in Turchia con otto mesi di anticipo. Sempre a dicembre è stato sottoscritto un contratto da 12 milioni di euro con l'Iran per la realizzazione della prima linea ad alta velocità del paese.

Edited by Rotwang
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La Repubblica

A dieci dalla morte di Piergiorgio Welby, arriva in aula alla Camera il 30 gennaio il provvedimento sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) o Testamento biologico. E arriva con un testo base che è frutto della sintesi delle 16 diverse proposte di legge presentate in commissione Affari sociali della Camera. 

Testo base che introduce le Dat - revocabili e modificabili in ogni momento - nel nostro ordinamento. E prevede consenso informato e facoltà per il paziente di interrompere in ogni momento le cure a cui è sottoposto, compresa la nutrizione e l'idratazione artificiale, anche se ciò non può comportare l'abbandono terapeutico: dunque, è sempre assicurata l'erogazione delle cure palliative. Il medico inoltre dovrà rispettare la volontà del paziente e in conseguenza di ciò viene esonerato da ogni responsabilità civile o penale. 

L'annuncio dell'approdo in aula ha immediatamente acceso la polemica, con la Lega che si dice pronta alle barricate parlando di un testo "improponibile che non vedrà mai la luce". E se dalla Lega si annuncia una "pioggia di emendamenti" (sono già oltre 2500), sono 1.118 quelli che arriveranno dal gruppo di Area popolare come annuncia il capogruppo alla Camera, Maurizio Lupi.

Il testo, afferma, "non ci trova d'accordo su molti punti per noi fondamentali. A partire dal fatto che la prima conseguenza di un testo così concepito è l'introduzione nel nostro sistema dell'eutanasia passiva, o del suicidio assistito a carico dello Stato. All'art. 3 si fa infatti riferimento alla possibilità di indicare la volontà di interrompere le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali, forme di sostegno vitale".

Proprio questo è invece un punto fondamentale che sancisce il diritto all'autodeterminazione del cittadino secondo l'Associazione Luca Coscioni, il cui tesoriere Marco Cappato sottolinea come con il voto fissato per fine gennaio, "ci sono i tempi tecnici perché la legge, che parte da un buon testo, possa essere approvato entro questa legislatura".

Dopo oltre 3 anni dal deposito della proposta di legge di iniziativa popolare dell'Associazione Coscioni, sottolinea Cappato, "il Parlamento compie dunque un altro passo importante, il riconoscimento ufficiale del diritto di scegliere come e quando terminare la propria vita e interrompere la propria sofferenza. Un diritto degli italiani, richiesto dal 77% secondo una recente indagine SWG".

Un iter, quello dei provvedimenti in tema di Fine vita, lungo e sofferto: nella scorsa legislatura, ricorda Cappato, "giunse in aula alla Camera il testo Calabrò; passò quindi al Senato per rimanere poi bloccato alla Camera. Un testo che prevedeva però l'impossibilità di interrompere nutrizione ed idratazione artificiale, e dunque in realtà contrario all'autodeterminazione del malato". Il cosiddetto testo Lenzi, che approda ora alla Camera, è stato approvato come testo unificato dalla Commissione Affari Sociali lo scorso dicembre.

Composto da 5 articoli, all'articolo 3 stabilisce appunto che "ogni persona maggiorenne e capace di intendere e volere, in previsione di una propria futura incapacità di autodeterminarsi può, attraverso Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), esprimere (...) il consenso o il rifiuto rispetto a scelte terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, ivi comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali".

Per Pia Locatelli, capogruppo PSI alla Camera, si tratta di un testo "molto equilibrato. L'obiettivo - commenta - è quello di arrivare a una buona legge prima della fine della legislatura e di mettere fine al vuoto legislativo che ad oggi viene spesso colmato dalle sentenze della magistratura". Si unisce invece ai contrari Eugenia Roccella (Idea): "Il testo unificato - afferma - non riprende nulla dell'esperienza della scorsa legislatura e non offre alcuna garanzia né sul piano della tutela della vita né su quello della libertà personale".

Attualmente, l'eutanasia è legale in Olanda, Belgio (dove nel 2015 per la prima volta l'eutanasia è stata concessa anche a una 17enne malata terminale), Lussemburgo e Svizzera.

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La Stampa

Il centrodestra in via di estinzione come un mammut. Forse potrà sopravvivere a livello locale: Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia dovrebbero presentarsi in coalizione alle elezioni amministrative di primavera dove si voterà in quattro Comuni capoluogo e ventidue capoluogo di Provincia. Alle politiche si preannuncia un disastro. Se non ci saranno le primarie per decidere chi guiderà la locomotiva o se non sarà Matteo Salvini a fare il capo macchinista, i «sovranisti» che guardano alla Le Pen andranno per conto loro. E a loro si accoderanno gli ex Msi-An-Destra sociale Alemanno e Storace. 


Lo scontro Salvini-Berlusconi
La situazione interna al centrodestra è andata ben oltre le sole questioni politiche. E finché le divergenze riguardavano la legge elettorale e perfino la leadership del centrodestra, Silvio Berlusconi ha fatto quasi finta di niente. «Fatelo parlare, non polemizzate con Salvini, da solo non va da nessuna parte», è l’indicazione che dà ai suoi colonnelli. Il Cavaliere invece serra nervosamente la mascella e socchiude gli occhi come un alligatore quando il rumoroso capo della Lega tocca i fili dell’altra tensione, quelli della scalata a Mediaset da parte di Vivendi. Ed è proprio quello che ha fatto Salvini. «Non sarebbe uno scandalo se i francesi dovessero comprare Mediaset che non è un’azienda strategica per il Paese». Tra l’altro, sostiene Matteo, i quattrini di Bollorè potrebbero far comodo a Berlusconi che così risolverebbe i suoi problemi con i figli. Apriti cielo! Problemi tra il patriarca e i cinque figli? 

La strana alleanza tra i due Matteo
«Come si permette, come osa mettere il becco nelle nostre cose di famiglia», hanno gridato all’unisono Marina e Piersilvio, mettendo il padre ancora di più di cattivo umore. Sembra che il Cavaliere abbia perso le staffe e usato nei confronti di Matteo alcuni epiteti irriferibili. Ma intanto Salvini continua a lavorare alla sua Opa del centrodestra e spinge in tutti i modi per elezioni anticipate, facendo da sponda a Matteo Renzi. I due Matteo si sono sentiti al telefono un paio di volte durante le festività natalizie e sembra che i loro cellulari siano squillati pure di recente. Entrambi puntano a un Mattarellum reso più proporzionale e ad accelerare verso le urne. «Io e Renzi abbiamo un interesse comune, anche generazionale: se non si vota entro giugno saremo rosolati», è il ragionamento di Salvini che attribuisce a Berlusconi, Mattarella e la sinistra Dc guidata da Franceschini l’obiettivo di mantenere lo status quo. 

Le bordate della Lega a Forza Italia
Al Cavaliere che attende la sentenza di Strasburgo (tra luglio e settembre) per essere riabilitato e ricandidarsi, Salvini non risparmia più nulla. Non perde occasione per bombardare Arcore da tutti i lati. Dice che il Cavaliere «inciucia», che parla bene di Gentiloni e Mattarella, vota il salva-banche («20 miliardi regalati»). «Oggi siamo lontanissimi, non è il Berlusconi che ricordavo». Tajani, in pole position per la presidenza dell’Europarlamento. è «un servo di Bruxelles». «Se Berlusconi non condivide il nostro programma per uscire dall’euro e controllare i confini, un’alleanza è impossibile». 

Silvio alla ricerca di un leader
Il centrodestra è in coma e solo un miracolo potrà farlo tornare a vivere come una volta. Solo che Berlusconi vorrebbe il sistema proporzionale per tenersi le mani libere e fare la grande coalizione dopo il voto politico. Cambio generazionale? Candidatura alla premiership del centrodestra? Il Cavaliere non ha mai cambiato idea su Salvini e Meloni e ripete quello che aveva detto in occasione della rottura nelle comunali di Roma: «Quei due non sarebbero in grado di amministrare un condominio». Tagliente il giudizio di Salvini su Berlusconi: «Ormai inciucia per avere protezioni molto in alto, non solo al Quirinale, ma anche da Mario Draghi. È lui ormai il nuovo punto di riferimento in Europa per tenere in piedi il governo oggi e per evitare che in futuro a Palazzo Chigi vadano i 5 Stelle o un centrodestra rinnovato dalle fondamenta, con un programma che non fa sconti all’Europa».

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Corriere della Sera

Presidente Berlusconi, per tre anni il suo partito ha contestato la legittimità del governo Renzi, chiedendo che si restituisse ai cittadini il diritto di votare. E ora che il risultato referendario - al quale avete contribuito - ha imposto a Renzi di dimettersi, lei appare molto prudente sul voto anticipato, mentre il segretario del PD sembra spingere per tornare alle urne.
«Le cose non stanno così. Noi vogliamo il voto nel tempo più breve possibile. Il governo Renzi è caduto perché ha voluto usare il referendum per ottenere quella legittimazione elettorale che non aveva mai avuto dalle urne. È ora quindi che gli italiani possano scegliere da chi essere governati. Tuttavia è necessaria una legge elettorale che consenta, come ha detto il presidente Mattarella, di andare al voto con un sistema ordinato e razionale. Questo richiede dei tempi tecnici. Aspettiamo che la Corte Costituzionale si esprima sulla legge elettorale: indicherà criteri dei quali dovremo tenere conto».

Si ricorda quando, ai tempi del governo Dini, la sinistra le riservò il trattamento che oggi subisce Renzi? Era il 1995: lei voleva andare subito al voto e invece dovette aspettare un anno. Ora è lei che si predispone a sostenere provvedimenti del governo Gentiloni, sulle banche e persino sulla povertà...
«Il paragone con il governo Dini mi sembra del tutto improprio: quel governo nacque da un ribaltone, un colpo di Stato che fece cadere la maggioranza votata dagli italiani e ne fece nascere in Parlamento una di segno opposto. In questa legislatura invece il PD non ha ottenuto alcuna maggioranza alle elezioni, e d’altro canto il governo Gentiloni, tranne la figura del presidente del Consiglio, è la fotocopia del precedente. Quindi non abbiamo motivi per sostenerlo, né per volerne prolungare la vita. Al contrario, ripeto, appena tecnicamente possibile si dovrà andare al voto. Nel frattempo, il Paese dev’essere governato. Quello di Gentiloni è chiaramente un governo di transizione verso il voto, ma i problemi — come la povertà crescente — sono gravi e non si vive di legge elettorale. Perciò siamo disponibili, dall’opposizione, a votare ogni provvedimento che a nostro parere sia positivo e utile per gli italiani».

Pur tenendo in conto che spetta al capo dello Stato sciogliere le Camere, in quale periodo ritiene sarà possibile arrivare alle urne con un nuovo modello di voto: nella primavera di quest’anno o all’inizio del prossimo?
«Auspico tempi brevi, ma l’esperienza insegna che in questa materia difficilmente i tempi sono brevissimi, purtroppo».

Molti ritengono che lei stia mirando alla scadenza naturale della legislatura, confidando in una sentenza favorevole della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo grazie alla quale cercare in extremis di ricandidarsi.
«Credo che i termini del problema vadano rovesciati. La Corte di Strasburgo dovrebbe tenere conto del fatto che non è in gioco solo il destino di un cittadino europeo – sarebbe comunque una cosa importantissima – ma la democrazia di un grande Paese europeo. Mi auguro che i giudici di Strasburgo abbiano la sensibilità di tenerne conto nella tempistica della valutazione di una vicenda giudiziaria che attende già da troppo tempo».

Quanto ritiene probabile la sua candidatura alle prossime elezioni? 
«Sono ottimista di natura, e nonostante tutto credo nella giustizia. Quindi la ritengo piuttosto probabile e assolutamente auspicabile nell’interesse della democrazia e dell’Italia».

Teme che Renzi aspetti la sentenza della Consulta per tentare il blitz in Parlamento e andare alle urne con il Consultellum? Oppure è tranquillo perché conta sul ruolo di garante del presidente della Repubblica?
«Bisognerà verificare anzitutto che la sentenza della Corte possa essere auto-applicativa. Verosimilmente sarà comunque necessario un intervento legislativo. Non credo che Renzi – dopo il referendum - abbia interesse a fare altre mosse avventate. Ma in ogni caso il Capo dello Stato è un garante al di sopra di ogni sospetto».

Lei conobbe Mattarella ai tempi della Bicamerale D’Alema e lo frequentò nei vertici dell’epoca. Che opinione aveva allora di lui? Ed è cambiata nel tempo?
«Mattarella viene da una storia e da una cultura politica molto diverse dalla mia, ma gli ho sempre riconosciuto preparazione e autorevolezza, dignità e garbo istituzionale. E poi non posso dimenticare come il suo impegno politico nasca da un grande valore morale e civile, come risposta a un gravissimo atto di criminalità che lo ha colpito negli affetti più cari. La sua famiglia ha pagato un alto prezzo di sangue alla causa della democrazia, della legalità, della libertà. Da capo dello Stato si sta dimostrando, e non ne ho mai dubitato, all’altezza del ruolo».

Il sistema elettorale proporzionale che lei propone archivia di fatto il centrodestra. Siamo alla vigilia del divorzio da Salvini?
«In molte realtà territoriali lavoriamo benissimo con la Lega e gli altri partiti del centrodestra. Non soltanto nelle Regioni e nei Comuni c’è una classe dirigente concreta e preparata con la quale è agevole collaborare, ma ci sono convergenze di programma e di visione. Alle prossime elezioni amministrative mi auguro che il centro-destra sia in grado di presentarsi unito in tutte le città più importanti, e noi siamo pronti a sostenere i bravi sindaci di Forza Italia, della Lega o di Fratelli d’Italia, come abbiamo sempre fatto. A livello nazionale spero possa accadere lo stesso, ma questo non può significare lo stravolgimento del nostro ruolo politico. La Lega fa benissimo ad esprimere ragioni e contenuti importanti e rispettabili, ma noi siamo liberali, cattolici, riformatori, e sulla base di questi valori vogliamo tornare al governo del Paese. Non nego che con la Lega di Bossi questo fosse più facile, perché allora nella Lega prevalevano liberismo e federalismo. Io credo nell’unità del centro-destra, naturalmente, ma l’unità è un valore se si basa su un progetto comune, non su un semplice tecnicismo elettorale».

Ne consegue che chi, in Forza Italia o tra gli (ex) alleati, parla di partito unico del centrodestra è fuori dal tempo, dal momento storico e magari anche dal suo partito? 
«Non so se davvero ci sia qualcuno che pensa questo. A me non risulta. Se ci fosse sarebbe fuori dal momento storico, ma non sarebbe affatto fuori da Forza Italia. Siamo un grande partito liberale nel quale le idee di tutti sono ben accette. L’importante è riuscire a fare sintesi e ad andare avanti senza contraddizioni sulla linea che ci siamo convintamente dati».

Lei è stato il primo a ipotizzare il governo di larghe intese nella prossima legislatura: lo considera solo uno stato di necessità imposto dal sistema tripolare, o piuttosto lo vede come un’opportunità per trovare soluzioni ai problemi provocati dalla lunga crisi?
«Intanto è necessario chiarire che — quando chiedo il sistema proporzionale — non lo chiedo affatto per fare le larghe intese. Io voglio vincere le prossime elezioni con il centro-destra, che mi auguro unito su un progetto liberale e riformatore. Dico però che l’Italia è troppo fragile per permettersi governi espressione di una minoranza di elettori, e nei quali il resto del Paese non si riconosce. Oggi in Italia esistono tre grandi aree: noi, il Pd e i grillini, molto simili per consistenza numerica. Nessuno di questi tre poli allo stato sembra in grado di governare da solo. Se gli italiani non daranno più del 50% a un solo polo, sarà inevitabile accordarsi. Ma non è certo il nostro obbiettivo. Noi vogliano vincere da soli con il 51% e consideriamo un accordo con altre forze una soluzione residuale».

Dopo la «lezione» che diceva di volergli impartire al referendum, pensa possa riaprirsi ora una qualche forma di dialogo se non di collaborazione con il leader del PD?
«Spero che Renzi abbia capito la lezione. Il leader del PD ha goduto nei primi tempi di una fiducia e di una credibilità davvero alta. Molti avevano creduto che fosse un sincero riformatore e che volesse veramente porre mano a un reale e profondo rinnovamento dell’Italia. Ha sprecato questo patrimonio con un comportamento inadeguato. Voglio credere cha abbia pagato anche il prezzo dell’inesperienza. Con il Pd, ma anche con le altre forze politiche, sarà ora necessario collaborare per la legge elettorale e per riprendere il cammino di riforme costituzionali veramente utili e condivise. Speriamo che il Pd dimostri finalmente quell’atteggiamento costruttivo e leale che finora è mancato. Ma è chiaro che la convergenza è limitata alle regole. Noi rimaniamo diversi e alternativi».

Tra patto della Crostata e patto del Nazareno, sulle riforme costituzionali ha avuto modo di frequentare in venti anni sia D’Alema che Renzi: alla fine si è convinto chi tra i due fosse per lei più affidabile nelle trattative?
«Ricordo solo la differenza fra la squisita crostata preparata con le sue mani dalla signora Maddalena Letta, perfetta padrona di casa, e le assai più essenziali colazioni di lavoro consumate con Renzi».

Entrambi a un certo punto pensarono e affermarono: «Berlusconi game over».
«E invece è stata un’illusione che non gli ha portato fortuna. Tutti coloro i quali l’hanno coltivata sono andati incontro a sconfitte clamorose. Non sono mai stato vendicativo, quindi non sono capace di gioire per le sconfitte degli altri: sarebbe meschino. Il fatto è però che combattendo Berlusconi hanno pensato di poter combattere quei milioni di italiani ai quali ho dato rappresentanza. È questa Italia, che la sinistra non conosce e non capisce, che li ha sconfitti».

Lei sta ora fronteggiando problemi sul versante aziendale: considera possibile uno spezzettamento di Mediaset, come forma di compromesso con Vivendi, oppure non c’è possibilità di accordo con Bolloré? 
«Mediaset, la prima televisione commerciale in Europa, è un’azienda italiana che ha dato un impulso importante alla crescita dell’economia negli ultimi decenni del secolo scorso. È un’azienda che è nata da un progetto imprenditoriale rilevante, nel quale la mia famiglia ha investito e intende continuare a investire risorse, idee e lavoro. Personalmente non me ne occupo più da molti anni, ma come fondatore e azionista sono ovviamente e totalmente a fianco dei miei figli e del management nella difesa di un’identità aziendale che non può essere messa in discussione né tanto meno frantumata. Il gruppo che ho fondato non ha mai voluto un conflitto con il signor Bolloré, ma nei rapporti finanziari, imprenditoriali e commerciali esistono un’etica, un sistema di regole e di leggi su cui si basa il libero mercato. Se le si viola apertamente, allora ne risente non solo Mediaset ma l’intera comunità degli affari. Quello che chiede Fininvest è soltanto il rispetto dei patti e delle leggi. Non vuole guerre con chicchessia, non vuole contrasti che nella vita delle aziende non fanno bene a nessuno».

Presidente, e se alla fine di questa ventennale sfida tra centro-destra e centro-sinistra, alle prossime elezioni vincesse Grillo?
«Sarebbe ovviamente una iattura per il Paese. Ma non accadrà. Gli italiani quando sono stati chiamati ad esprimersi con il voto hanno sempre dimostrato grande buonsenso. In questi anni la classe politica – non solo quella di sinistra - ha fatto molto per spianare la strada a Grillo, ma gli italiani sono più maturi dei politici che li rappresentano. Peraltro i grillini, con i loro comportamenti e dove hanno tentato di governare, come a Roma, hanno fatto e stanno facendo di tutto per aprire gli occhi agli elettori».

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l'intervista di Renzi, per quanto efficace nei toni, è incredibilmente superficiale, politicamente insignificante: il richiamo a Veltroni poi non promette niente di buono

Ezio Mauro fa finta di fare il giornalista cattivo, ma lo fa solo nei toni, e pone domande innocue nei contenuti

quello di cui dovrà rispondere politicamente Renzi è ben altro: il ritardo nell'intervento sul Monte Paschi, e anche le manovre di bilancio spericolate e sulle quali la UE ci sta già chiedendo il conto

 

http://www.huffingtonpost.it/2017/01/16/lettera-commissione-ue_n_14196712.html?1484561339&utm_hp_ref=italy

 

c'è anche da rilevare che l'opposizione interna a Renzi è il nulla di fronte al nulla, almeno a giudicare dall'intervista di oggi a Bersani

 

http://www.repubblica.it/politica/2017/01/16/news/_la_lezione_non_e_servita_su_lavoro_fisco_e_welfare_bisogna_svoltare_a_sinistra_-156116638/?ref=search

 

in un passaggio involontariamente umoristico Bersani dice: "Prenda il fisco. Si dice: meno tasse. Ma a chi? Per fare cosa?"

Bersà... meno tasse per sopravvivere.. ti va bene come risposta? o anche per tornare a vivere...

è insultante dirti che non hai capito niente della situazione attuale della società italiana, e che hai perso i contatto con il mondo reale?

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in un passaggio involontariamente umoristico Bersani dice: "Prenda il fisco. Si dice: meno tasse. Ma a chi? Per fare cosa?"

Bersà... meno tasse per sopravvivere.. ti va bene come risposta? o anche per tornare a vivere...

è insultante dirti che non hai capito niente della situazione attuale della società italiana, e che hai perso i contatto con il mondo reale?

 

La Danimarca ha le tasse molto più alte che l'Italia, eppure come paese sopravvive bene, come si spiega questo?

 

http://www.repubblica.it/economia/2016/01/15/news/tasse_fisco-131317146/

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Danimarca

 

la Danimarca a fine 2015 era al quarto posto nei paesi dove si vive meglio a livello mondiale, l'Italia al 27-esimo...

 

http://www.ilpost.it/2015/12/17/i-paesi-del-mondo-dove-si-vive-meglio/

 

evidentemente pagano tasse ma ricevono in cambio dei servizi...

Edited by conrad65
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Beh poi bisognerebbe distinguere la pressione fiscale ufficiale

dal carico fiscale reale che finisce per gravare sul contribuente

onesto ( o che al più fa una piccola evasione di sopravvivenza )

 

Ovviamente in Danimarca il differenziale si conterà in millesimi

qui in Italia dove il sommerso assomma al 12-13% del PIL scontiamo

il fatto che una parte rilevantissima dell'economia non produce alcun

gettito

 

Il carico fiscale reale cresce di 6-7 punti percentuali ed arriva tranquillamente

a quello della Danimarca

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La Repubblica

"Puoi mettere anche Batman, ma la segreteria del Pd funziona se funziona il Pd". Viene accolta così alla riunione della sinistra dem la notizia che Matteo Renzi ha deciso, o quasi deciso ("E' l'uomo delle sorprese") di affidare ad Andrea Rossi, l'emiliano "braccio destro" del governatore Stefano Bonaccini , l'organizzazione del partito in affanno. Stima per il "compagno Andrea", spiega Davide Zoggia, ma è la rotta del Pd da correggere, ripetono i bersaniani.

Per la minoranza è il momento della verità. E Roberto Speranza, il leader e candidato a sfidare Renzi per la futura segreteria, lancia la parola d'ordine: "Teniamoci pronti". Significa tenersi pronti alle primarie per la premiership, se la situazione politica precipita e si va a elezioni anticipate. La navigazione del governo di Paolo Gentiloni è piena di insidie e la sinistra dem che pure la vorrebbe lunga e virtuosa - "Con correttivi sulle politiche sociali e che faccia davvero qualcosa di sinistra", ripete Speranza - sa che la spinta al voto di giugno sarà forte. Viene in primo luogo dallo stesso Renzi, tanto che Bersani ha scherzato sull'hashtag #Paolostaisereno, riferendosi a quell'#Enricostaisereno twittato da Renzi poco prima di andare a Palazzo Chigi facendo cadere Enrico Letta.

"Dobbiamo tenerci pronti a tutti gli scenari, sapendo che a noi preme un cambio di rotta radicale nell'agenda di governo", dice Speranza. Ma la discussione si fa accesa su Jobs Act ed effetti collaterali. "Sapete che i lavoratori hanno problemi ad andare a donare il sangue perché se per qualche ragione - ad esempio la sera prima hanno preso l'aspirina - la donazione non viene accolta, si ritrovano senza giustificazione? I permessi per donare il sangue sono praticamente scomparsi". Raccontano alcuni nella riunione. "Il Jobs act va modificato" è l'altra parola d'ordine della sinistra dem, che decide le altre tappe di Speranza in viaggio per l'Italia nelle aree di crisi, da Monfalcone all'Umbria.

Ma la questione che attraversa la riunione della sinistra dem è quella del "giovane Prodi", ovvero del candidato alla premiership alternativo a Renzi. L'ha lanciata Pier Luigi Bersani. Miguel Gotor, senatore bersaniano, spiega: "Più esatto è parlare di un nuovo Prodi, nel senso che non si tratta di leader giovani o meno. Lo schema che abbiamo deciso è però quello di un ticket composto dal candidato alla segreteria Roberto Speranza e dal candidato a Palazzo Chigi. Si è visto che fare il premier e il segretario insieme non funziona. Il Pd è stato del tutto trascurato".

Come ha chiarito Bersani nei giorni scorsi, "il giovane Prodi è una metafora, non un indovinello. Vuol dire puntare su un premier che unisca un campo vasto". Per Nico Stumpo la divisione tra le due figure di segretario e di premier è indispensabile. E' da tempo la nostra proposta, va modificato lo Statuto del Pd. Pensiamo a un ticket con Speranza e una figura di candidato premier che unisca un vasto campo di sinistra".

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Il Fatto Quotidiano

Tutti vogliono il voto. Ma al momento manca il parere fondamentale: quello del capo dello Stato, Sergio Mattarella. Si apre una fase nuova ora che la Consulta si è pronunciata, “aggiustando” l’Italicum in senso costituzionale: via il ballottaggio, sopravvive invece il premio di maggioranza per la forza politica che raggiunge il 40% cento. Una sentenza che ha prodotto una legge elettorale di “immediata applicazione”, hanno sottolineato i giudici costituzionali. Due parole magiche che i partiti hanno tradotto essenzialmente con: al voto subito. Ed è un’alleanza inedita quella che si è formata per chiedere elezioni anticipate: negli attimi successivi alla pronuncia chiamano le urne il Movimento Cinque Stelle, la Lega Nord, Fratelli d’Italia e soprattutto il Pd che così insiste sulla linea renziana. Lo stesso Matteo Renzi, secondo quanto racconta l’Ansa, è molto “soddisfatto” per la pronuncia della Corte che, ha spiegato ai suoi, conferma l’impianto dell’Italicum togliendo solo il ballottaggio. “Basta melina, il Pd è per il Mattarellum, i partiti dicano subito se vogliono il confronto. Altrimenti la strada è il voto” è la linea che l’ex premier ha indicato.

Il Pd: “Legge omogenea”. In attesa del capo dello Stato 
A confermarlo è il capogruppo democratico alla Camera Ettore Rosato, che ripropone a tutti i partiti l’ipotesi del Mattarellum e in alternativa andare al voto con l’Italicum “spogliato” del ballottaggio per Montecitorio e l’ex Porcellum, già demolito a suo tempo dalla Consulta, per il Senato. Secondo Rosato le due leggi sono “armonizzate” perché sono “proporzionali omogenee”. E il vicesegretario Lorenzo Guerini ribadisce che la legge “è tendenzialmente omogenea e immediatamente applicabile“. Rosato e Guerini usano lo stesso aggettivo – “omogenea” – utilizzato dal presidente della Repubblica Mattarella sia nella fase di consultazioni per la formazione del governo di Paolo Gentiloni sia nel discorso di Capodanno. Il capo dello Stato aveva spiegato infatti che per andare a votare servivano due leggi omogenee in modo da non avere maggioranze diverse alla Camera e al Senato.

In realtà, però, le cose non sono per niente definite come le vedono Rosato e Guerini. Intanto perché a frenare non ci sono solo Forza Italia e Ncd, ma anche la sinistra del Pd con Pierluigi Bersani, Roberto Speranza e Gianni Cuperlo che chiedono un po’ più di un tagliando alla legge appena uscita dalla Consulta. Ma soprattutto non si sa ancora come la pensa il capo dello Stato sulla legge venuta fuori dalla Consulta: è omogenea al Consultellum in vigore al Senato? È possibile utilizzarle entrambe per andare al voto, nonostante a Palazzo Madama il premio di maggioranza scatti su base regionale, mentre a Montecitorio sia a livello nazionale? In una frase: per il capo dello Stato si può subito andare alle urne in questa situazione?

M5s: “Applicare la legge al Senato e al voto”. Grillo: “Obiettivo 40 per cento”
Di sicuro sul voto immediato sono d’accordo M5s, Lega e Fdi. La proposta dei Cinquestelle ha una sfumatura, che è la linea tenuta nell’ultimo mese: applicare quello che definiscono Legalicum (cioè il sistema appena uscito dalla Consulta) anche al Senato. “Ci vuole una legge di poche righe e i voti dei parlamentari” scrive Beppe Grillo sul blog che già lancia la sfida dell’obiettivo del 40 per cento “per poter governare”. “Ci presenteremo agli elettori – sottolinea – come sempre senza fare alleanze con nessuno. L’alternativa sono gli stessi partiti che hanno distrutto l’Italia”.

Salvini: “Votare il 23 aprile”
Il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, invece, si mette già avanti col lavoro e propone il 23 aprile come possibile data per le elezioni lanciando l’hashtag #votosubito: “Non ci sono più scuse: parola agli italiani!”. D’accordo anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Ora che abbiamo anche una legge elettorale non ci sono più scuse: sabato 28 gennaio tutti in piazza a Roma per chiedere elezioni subito”. 

Fi e Ncd frenano a secco: “Leggi disomogenee”
C’è però chi non è convinto che si debba fare così in fretta e si tratta dei partiti che meno hanno interesse a ripresentarsi agli elettori. Uno è il Nuovo Centrodestra che galleggia sempre sulla linea di sopravvivenza della soglia di sbarramento. L’altra è Forza Italia che vuole aspettare un po’ per riarmarsi dopo il periodo difficile degli ultimi due anni e un po’ per aspettare la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sull’incandidabilità di Silvio Berlusconi. Sia per Ncd che per Forza Italia, quindi le due leggi elettorali sono disomogenee. “La totale difformità tra il sistema elettorale della Camera dei deputati e quello del Senato – scrivono in una nota i parlamentari azzurri – necessita un deciso intervento parlamentare per armonizzare i due sistemi di voto”. Gli alfaniani sottolineano invece che “alla Camera non è prevista la coalizione ma c’è il premio di maggioranza, al Senato, all’inverso, è prevista la coalizione e non il premio di maggioranza”. Per questo secondo i parlamentari Ncd “bisogna operare in tale senso in tempi rapidi”.

Speranza: “Il Parlamento deve lavorare”. Bersani: “Camere si esprimano”
Ma Fi e Ncd non sono soli. A rilevare la necessità di un lavoro in Parlamento è anche Roberto Speranza, leader di Sinistra Riformista (una delle correnti di minoranza del Pd) e candidato alla segreteria al prossimo congresso. Speranza si dimise da capogruppo proprio in polemica sull’Italicum: adesso usa parole che non fanno intendere troppa velocità nel ritorno alle urne. “Ora – dice Speranza – il Parlamento deve lavorare, nei tempi necessari, per un sistema elettorale che rispetti i due principi di un equilibrio corretto tra rappresentanza e governabilità” e non avere “mai più un Parlamento di nominati”. Tra i vari aspetti su cui bisogna lavorare, secondo Speranza, ci sono i capilista bloccati, non bocciati dalla Consulta, fatto che “lascia molto aperta la questione“. Un’idea ribadita dall’ex segretario Pierluigi Bersani secondo il quale “a prescindere dalla sentenza, il Parlamento si deve esprimere. Abbiamo avuto una legge votata con la fiducia, ora c’è la Consulta: e il Parlamento che fa? Una valutazione dovrà farla o no? Altrimenti andiamo tutti a casa”. Ma a questo giro Speranza e Bersani trovano con sé anche Gianni Cuperlo, che prima del referendum aveva deciso di collaborare con i renziani sulla legge elettorale. “L’impianto che esce dalla sentenza – dice Cuperlo – non sottrae alle forze politiche il dovere di varare una legge equilibrata, saggia, condivisa. Si apra quindi da subito il confronto nelle commissioni competenti”.

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x Sbuffo

 

Renzi se n'è andato e non ritorna più

Il treno delle 7:30 senza lui

È un cuore di metallo senza l'anima

Nel freddo del mattino grigio di città

 

A Roma il banco è vuoto, Renzi è dentro me

È dolce il suo respiro fra i pensieri miei

Distanze enormi sembrano dividerci

Ma il cuore batte forte dentro me

 

Chissà se tu mi penserai

Se con i tuoi non parli mai

Se ti nascondi come me

Sfuggi gli sguardi e te ne stai

 

Rinchiuso in camera e non vuoi mangiare

Stringi forte al te il cuscino

Piangi non lo sai

Quanto altro male ti farà la solitudine

 

Renzi nel mio diario ho una fotografia

Hai gli occhi di uno scout poco timido

La stringo forte al cuore e sento che ci sei

Fra i compiti d'inglese e i tuoi shish

 

Tuo padre e Banca Etruria che monotonia

E il Referendum che ti ha portato via

Di certo il tuo parere non l'han chiesto sai

Han detto che non si vuol cambiare mai

 

Chissà se tu mi penserai

Se con gli amici parlerai

Per non soffrire più per me

Ma non è facile lo sai

 

A scuola non ne posso più

E i pomeriggi senza te

Studiare è inutile tutte le idee

Si affollano su te

 

Non è possibile dividere

La vita di noi due

Ti prego aspettami amore mio

Ma illuderti non so

 

(etc)

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Sky Tg24

 

Road map con un unico obiettivo: andare al voto. Quando, ma soprattutto come, sono i grandi nodi da sciogliere. I renziani puntano a un'accelerazione per il voto a fine aprile, anche se scommettono più realisticamente su giugno. E l'avversario Massimo D'Alema si prepara già a una corsa in solitaria: "Il giorno in cui senza cambiare la legge elettorale Renzi chiedesse a Gentiloni di dimettersi per andare al voto - afferma - la reazione sarebbe preparare un'altra lista. E se nella sinistra si formerà un nuovo partito supererà il 10% dei voti: ho fatto fare delle ricerche".

 

Mattarellum o disegno di legge “blindato” – Renzi farà il punto al Nazareno con i dirigenti Dem sull'iter da seguire per un confronto con gli altri partiti sulla legge elettorale. Si parte dal Mattarellum, con la disponibilità a discutere di altre soluzioni, ma prevale lo scetticismo sulla possibilità di intervenire in Parlamento: si rischia la palude, dicono fonti Dem. Dunque, se con FI (dei Cinque stelle ci si fida poco) si giungesse a un'intesa, si potrebbe valutare di portare il testo in Parlamento e blindarlo con una "fiducia tecnica".

 

Leggi scritte della Consulta - Ma l'ipotesi più quotata è che si voti con le leggi così come scritte dalla Consulta (le differenze tra Camera e Senato). E il momento delle scelte è già fissato alla direzione del 13 febbraio (o qualche giorno dopo, se le motivazioni della Consulta tardassero ad arrivare).

 

Salvini: si voti entro primavera – Le opposizioni, intanto, ribadiscono la posizione più volte annunciata: si vada al voto il prima possibile.  "Io posso spingere dall'opposizione perché si voti entro la primavera, e penso si voti entro la primavera” ha affermato il leader della Lega Matteo Salvini.

 

Ipotesi di "listone" del centrodestra -  A scuotere il centrodestra, però, è l'ipotesi di un listone unico. L'ala Salvini-Meloni e quella del Cavaliere restano ancora distanti su questa proposta. Tuttavia l'eco della manifestazione nella Capitale e soprattutto i continui rumors di un voto probabile già a primavera stanno mettendo in moto le diplomazie tra le forze politiche che in passato formavano la Casa delle Libertà.

Alcuni sondaggi fanno capire che se il Pd e il M5s possono contare rispettivamente su un terzo dei voti ciascuno, il centrodestra si contende la stessa quota di voti, ma si presenta diviso tra Fi e Lega più o meno sulla stessa cifra, attorno al 12-13%, a cui aggiungere il 5% di Fratelli d'Italia.

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