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Spagna, la sinistra radicale di Podemos è il primo partito


Rotwang

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Entro il dicembre 2015 si terranno nuove elezioni generali in Spagna che potrebbero essere una svolta per la storia politica del paese. Il partito della sinistra radicale di Podemos (in italiano Possiamo) vede aumentare i suoi consensi a grande velocità. Nato il 17 gennaio 2014 dal precedente movimento degli Indignados e guidato dal giovane e carismatico Pablo Iglesias, alle Europee ha ottenuto un successo con l'8% a pochi mesi dalla sua nascita. Secondo un sondaggio del quotidiano El Pais, il 27,5% degli spagnoli voterebbe per Podemos se le elezioni si tenessero oggi. Crolla invece il Partito Popolare di Mariano Rajoy (il governo di centro-destra dell'austerità), che otterrebbe il 24,6% delle preferenze. Anche il Partito Socialista Operaio Spagnolo non è messo meglio col 19% dei voti. La Sinistra Unita, comunista, scompare passando dal 6,9% al 3,7%.

Podemos raccoglie i voti dell'elettorato di sinistra ma non solo. Se le previsioni dovessero avverarsi sarebbe la fine del bipolarismo di alternanza al potere tra Socialisti e Popolari, ma porterebbe ad una nuova instabilità politica a meno che non si cerchino alleanze, che per ora sono escluse. Inoltre se le elezioni greche dovessero assegnare la vittoria a Tsipras, Podemos potrebbe accrescere sensibilmente i propri sostegni approfittando dell'emorragia di voti di quasi tutti i partiti, In Grecia ci sono due candidati: la Merkel e Syriza ha detto il leader "El Coleta" (il codino, com'è soprannominato).

Il partito di Iglesias si propone come formazione contro la "casta", i privilegi della classe politica e la corruzione. Tra le sue proposte ci sono il controllo pubblico delle banche, le nazionalizzazioni, la ristrutturazione del debito, l'inasprimento delle pene per reati fiscali, un referendum obbligatorio su tutti i temi importanti, l'introduzione del reddito di cittadinanza e Tobin tax sulle transazioni finanziarie. Cosa accadrebbe se vincesse?

Edited by Rotwang
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Il partito di Iglesias si propone come formazione contro la "casta", i privilegi della classe politica e la corruzione. Tra le sue proposte ci sono il controllo pubblico delle banche, le nazionalizzazioni, la ristrutturazione del debito, l'inasprimento delle pene per reati fiscali, un referendum obbligatorio su tutti i temi importanti, l'introduzione del reddito di cittadinanza e Tobin tax sulle transazioni finanziarie. Cosa accadrebbe se vincesse?

Che, se realizza davvero 'ste cose, mi trasferisco in Spagna :)

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Ho un po visto chi sono, mi sembrano molto più vicini come movimento ai 5 Stelle loro rispetto a Syriza, anche Podemos è per la democrazia diretta, contro i partiti, la corruzione ed è piuttosto euroscettico, mah vediamo... Qui hanno fatto di tutto per distruggere Grillo, faranno lo stesso in Spagna. 

E' interessante che i vari movimenti anti-politica in Europa o sono entrati in crisi (il M5S da noi), o sono pressochè scomparsi (Palikot in Polonia, i Piraten in Germania e in Scandinavia, il movimento di Diaconescu in Romania) o hanno rivisto gran parte del loro programma spostandosi su linee governative (Syriza in Grecia)...

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Podemos in Europa sta nel gruppo della Sinistra Unitaria Europea assieme a Syriza, non sta con gli euroscettici assieme a M5S e Farage.

Edited by Sbuffo
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Entro il dicembre 2015 si terranno nuove elezioni generali in Spagna che potrebbero essere una svolta per la storia politica del paese. Il partito della sinistra radicale di Podemos (in italiano Possiamo) vede aumentare i suoi consensi a grande velocità. Nato il 17 gennaio 2014 dal precedente movimento degli Indignados e guidato dal giovane e carismatico Pablo Iglesias, alle Europee ha ottenuto un successo con l'8% a pochi mesi dalla sua nascita. Secondo un sondaggio del quotidiano El Pais, il 27,5% degli spagnoli voterebbe per Podemos se le elezioni si tenessero oggi. Crolla invece il Partito Popolare di Mariano Rajoy (il governo di centro-destra dell'austerità), che otterrebbe il 24,6% delle preferenze. Anche il Partito Socialista Operaio Spagnolo non è messo meglio col 19% dei voti. La Sinistra Unita, comunista, scompare passando dal 6,9% al 3,7%.

Podemos raccoglie i voti dell'elettorato di sinistra ma non solo. Se le previsioni dovessero avverarsi sarebbe la fine del bipolarismo di alternanza al potere tra Socialisti e Popolari, ma porterebbe ad una nuova instabilità politica a meno che non si cerchino alleanze, che per ora sono escluse. Inoltre se le elezioni greche dovessero assegnare la vittoria a Tsipras, Podemos potrebbe accrescere sensibilmente i propri sostegni approfittando dell'emorragia di voti di quasi tutti i partiti, In Grecia ci sono due candidati: la Merkel e Syriza ha detto il leader "El Coleta" (il codino, com'è soprannominato).

Il partito di Iglesias si propone come formazione contro la "casta", i privilegi della classe politica e la corruzione. Tra le sue proposte ci sono il controllo pubblico delle banche, le nazionalizzazioni, la ristrutturazione del debito, l'inasprimento delle pene per reati fiscali, un referendum obbligatorio su tutti i temi importanti, l'introduzione del reddito di cittadinanza e Tobin tax sulle transazioni finanziarie. Cosa accadrebbe se vincesse?

succederebbe che uscirebbe dall'europa piuttosto rapidamente

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Sarebbe interessante la cosa, c'è stato allarmismo per mesi sulla Grecia e se alla fine ad uscire dall'Euro fosse la Spagna?

 

Sulla collocazione europea vuol dire poco o nulla, allora dovremmo considerare di sinistra i liberali tedeschi perché erano nello stesso gruppo di Italia dei Valori e Radicali...

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Credo di aver sentito che il 31 el coletaS (in genere i nomignoli si dicono con S finale) ha organizzato una marcia....a me ricorda la marcia su Roma... .:S

 

Comunque la previsione la conosciamo tutti, e voi italiani residenti in Italia dovreste conoscerla meglio di me visto che già avete visto che è successo con i 5 stelle. Con molta probabilità la maggioranza del Parlamento sarà divisa tra Podemos, PP e PSOE, non concluderanno nulla di rivoluzionario e la gente delusa ritornerà a votare con forza PP (Santo cielo...cambio nazione!!!). Nel peggiore dei casi invece la Spagna diventa come Venezuela o Cuba. A me sinceramente sto Pablo Iglesias sembra un dittatore comunista che recita il ruolo del 'moderno' e dell'altruista. E non sono certo un fan del PP... A me ricorda terribilmente un mio ex amico sarà per quello che mi sembra un mero pallone gonfiato che ha avuto la fortuna di trovarsi nella giusta situazione disastrosa affinché possa attecchire il suo marketing da Web 2.0. Quando parla e comunica lo fa fin troppo bene, sempre con un certo tono e un po' da 'robot'... si vede troppo che recita una parte, infatti alcune volte l'hanno preso in giro nei talk show: "Pablo, perché parli sempre con questo tono serio?:D".

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  • 1 month later...

a me ricorda la marcia su Roma... .:S

 

Nel peggiore dei casi invece la Spagna diventa come Venezuela o Cuba.

 

A me sinceramente sto Pablo Iglesias sembra un dittatore comunista che recita il ruolo del 'moderno' e dell'altruista

 

Queste sono dichiarazioni da berlusconiano medio :) sai qual è la differenza tra regimi militari, dittature comuniste e sinistre secolariste progressiste? Secondo me no, come molti italiani medi che considerano i centristi di sinistra italiani dei nuovi stalinisti (si vede che non hanno mai studiato storia, letto politica o semplicemente non si sono mai informati in vita loro).

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Pablo Iglesias è secondo me molto furbo, ha fatto nascere il movimento degli Indignados quando al governo c'era il Psoe con Zapatero, non si sono presentati alle scorse elezioni per organizzare il partito/movimento, e stanno prosciugando l'elettorato storico dei socialisti, molto simile a quanto ha fatto Grillo con il Pd... la fortuna della Spagna è quella però di non avere, a differenza nostra che abbiamo i leghisti, forti movimenti neofascisti, ad eccezione dei neofranchisti di Vox che valgono però l'1-2%.

 

Sarei curioso di sapere che posizioni ha Podemos verso le regioni con forti spinte autonomiste (Province Basche, Catalonia, Galizia)...

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Sarei curioso di sapere che posizioni ha Podemos verso le regioni con forti spinte autonomiste (Province Basche, Catalonia, Galizia)...

 

640px-Podemos_%282014_european_elections

 

Questi credo siano i risultati delle Europee dell'anno scorso.

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Sembra che comunque, al pari del M5S facciano la guerra più alla sinistra per mangiargli i voti piuttosto che alla destra, francamente non capisco che cosa possono portare i movimenti di protesta se non accettano accordi con le forse "più simili", o sperano tutti di ripetere la vittoria (irripetibile, se si votasse fra pochi mesi imploderebbe) di Tsipras?

 

Sarà una teoria complottista : ma non è che dietro a M5S, Podemos et simila ci siano in realtà i poteri forti di destra (a finanziare si intende)? 

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  • 3 weeks later...

Intervista di Samuele Mazzolini (Il Fatto Quotidiano) al segretario politico di Podemos, Íñigo Errejón.

 

 

Esiste un legame che unisce gran parte della direzione di Podemos con le esperienze politiche populiste latinoamericane. Quanta America Latina c'è in voi?

 

Non è l'unico ingrediente, ma senza America Latina Podemos non sarebbe esistito così come lo conosciamo. In Europa, negli ultimi anni, non ci sono state esperienze che permettessero ai militanti con le nostre posizioni di formarsi politicamente in grande, perché occupavano fondamentalmente gli spazi della marginalità, lontani dalle discussioni che hanno a che fare col potere, lo Stato, la trasformazione e l'egemonia. Le esperienze politiche latinoamericane sono state per alcuni di noi dei corsi di apprendimento politico accelerato, che ci hanno permesso di testare alcune delle categorie alle quali appartenevamo. Molti di noi in Podemos provenivano da una tradizione movimentista e autonoma. Personalmente ritengo insoddisfacenti queste categorie: non mi aiutano a pensare la questione dell'identificazione politica né ciò che sta accadendo allo Stato. Quel che avviene in America Latina non ha una trasposizione diretta in Spagna. Tuttavia, c'è una logica che rivendica l'autonomia del politico: si tratta di una logica politica universale, che si esprime poi in ogni società attraverso materiali, attori e condizioni molto diverse. A partire dall'America Latina abbiamo cominciato a discutere alcuni grandi concetti senza che ciò fosse un esercizio di masturbazione retorica, bensì un esercizio applicato a processi di cambiamento reali. Da qui abbiamo estratto varie grandi lezioni. Tra queste spicca la costruzione nazional-popolare: si tratta di una forma di aggregazione di un "noi" intorno ad un'identificazione nazionale eretta contro le élites.

 

Quindi sposate il pensiero del teorico postmarxista argentino Ernesto Laclau?

 

Queste riflessioni sono state influenzate, soprattutto nel mio caso, dalla "School of discourse analysis" di Essex, fondata da Ernesto Laclau, presso cui ho lavorato sin da quando ero un ricercatore. A grandi linee, è la scuola teorica a cui appartengo e che a mio avviso mette a disposizione il miglior arsenale di idee per pensare i fenomeni dell'egemonia. Se non ci fossimo dotati dei concetti di una teoria postmarxista che radicalizza Gramsci, non saremmo stati in grado di leggere la situazione. Penso che l'approccio dell'egemonia ci abbia permesso di intravedere un'identificazione politica diversa lì dove invece sembrava ci fosse solo un'impasse.

 

Queste concezioni sono molto lontane dalla volontà del 15M di non diventare un partito politico, di non portare cioè quella resistenza su un piano egemonico. Tuttavia, si parla di voi come del partito erede dell'esperienza degli "Indignados". Come si spiega questa apparente contraddizione?

 

Podemos non sarebbe esistito senza il 15M, ma non è il partito o l'autorappresentanza di quelle acampadas. Il movimento degli Indignados è la condizione di possibilità di Podemos e non mi riferisco alla gente che è uscita a protestare, alle assemblee, all'organizzazione in sé. Piuttosto, il clima culturale e la modificazione del senso comune ispirati dal 15M sono stati fondamentali per immaginare un intervento contro-egemonico. È stata quindi la nuova agenda politica a permettere che le élites in Spagna cominciassero a giocare sulla difensiva, sebbene ancora al governo. I settori movimentisti dicevano che la prospettiva elettorale equivaleva a costruire la casa partendo dal tetto. A volte, tuttavia, i movimenti politici ed elettorali generano identificazione politica. Per questo fin dall'inizio abbiamo detto che non si trattava di unire la sinistra ma di costruire l'unità popolare. Gran parte del malcontento della cittadinanza spagnola si esprime al di fuori delle organizzazioni, delle parole e dei miti della sinistra. Per articolare quel malcontento c'era da fare il contrario di quello che suggerivano i settori attivisti. Era un'ipotesi molto rischiosa: avrebbe potuto causare la nostra morte politica se le cose fossero andate storte. Ma alla fine sembra che ci siano state le condizioni e abbiamo avuto anche un po' di fortuna, che è sempre fondamentale.

 

Avete trasformato quell'immenso desiderio di cambiamento in strategia politica...

 

Pochi mesi dopo il 15M, il Centro di Ricerche Sociologiche indagò il grado di simpatia verso gli Indignados: l'approvazione superava il 72%. Poco tempo dopo tuttavia, il Partito Popolare ottenne alle elezioni comunali più potere di quanto non ne avesse mai ottenuto dal '78. È vero che buona parte dell'elettorato di centro-sinistra o di quello interpellato dalle piazze non era andato a votare. Ma è anche vero che tra molti di coloro che votarono PP c'era una simpatia trasversale per molte istanze del 15M. Si stava delineando la possibilità di un allineamento alternativo alle identificazioni politiche in Spagna, con un collasso della frontiera sinistra/destra e l'apparizione di una frontiera diversa: alto e basso. Quella frontiera riordina le posizioni dello scacchiere politico, mettendo simbolicamente insieme i due maggiori partiti. C'è qualche differenza tra di loro? Ce ne sono, ma sono di più quelle che intercorrono tra il sistema politico e la cittadinanza.

 

La vittoria di Alexis Tsipras segna una discontinuità con le politiche di austerità della Troika e dà speranza a coloro che pensano ad un'Europa diversa. Podemos trae beneficio dalla vittoria di Tsipras? E come?

 

Podemos si rallegra molto della vittoria di Tsipras. Si è voluto imporre alla Spagna una terapia greca, che è una terapia fallimentare secondo la quale tagliando di più i nostri paesi sarebbero stati in migliori condizioni per crescere e pagare i propri debiti. Tuttavia, il risultato è stato che i nostri paesi sono più poveri, più diseguali e i debiti non smettono di aumentare. Il percorso che si è cercato di imporre, nonostante la situazione in Grecia e Spagna non sia più la stessa, conduce allo stesso punto: rendere il debito sempre più insostenibile, anche perché l'obiettivo non è quello di ripagarlo, bensì quello di soddisfare gli interessi dei creditori. Ci dicevano che tutto ciò era un'esagerazione, che la Spagna non era la Grecia. Dal momento in cui Syriza ha vinto invece, la Spagna viene considerata potenzialmente alla stregua della Grecia dai media spagnoli. Le elezioni in Grecia sono state vissute quasi come il primo passo delle nostre elezioni generali. C'è stato persino un giornale che ha titolato "La Grecia si Podemizza". C'era un tentativo di descrivere ciò che stava accadendo in chiave spagnola. Siamo consapevoli che il governo popolare greco è in grado di avere successo, Tsipras inizierà a ricevere ammiccamenti. Già ne ha ricevuti alcuni: in Spagna per esempio da parte del Partito Socialista, il quale fa finta di non sapere che sia il Pasok e dice che Syriza in fin dei conti non è che una coalizione di sinistra orientata a politiche responsabili, a differenza dei populisti di Podemos. Tuttavia, se le forze oligarchiche e finanziarie europee saranno in grado di sconfiggere il governo popolare greco, ciò certamente verrà rappresentato come il fallimento di Podemos. Gli stessi compagni di Syriza ci dicevano di essere contenti della nostra esistenza, ma ci hanno anche confidato che gli complica un po' le cose: i poteri con cui negoziano sarebbero più accomodanti se non si intravedesse la possibilità di un governo pronto a invertire le politiche di austerità anche in Spagna. Penso che i greci abbiano aperto un cammino che sarà fondamentale per il recupero dell'idea di Europa e noi stiamo cercando di continuarlo in Spagna.

 

Attualmente Podemos è dato tra la prima e la seconda posizione dagli ultimi sondaggi. Per come è strutturato il sistema elettorale spagnolo tuttavia, anche vincendo in termini assoluti, probabilmente sareste appena la seconda o la terza forza in Parlamento. Cosa pensate di fare di fronte a questa possibilità?

 

I risultati dei sondaggi vanno sfumati, a mio avviso rimane ancora molto voto occulto per il PP. L'altro giorno un politico del PP diceva dai microfoni: "Le elezioni si decideranno a seconda che gli spagnoli provino più schifo per il PP o abbiano più paura di Podemos". L'insieme dei poteri in Spagna sta lavorando senza troppi scrupoli democratici per generare una situazione di polarizzazione e di paura affinché Podemos giunga alle elezioni in condizioni durissime. Penso che dovremmo essere molto cauti con i sondaggi in questo senso. Non stiamo fronteggiando un governo o una serie di partiti: abbiamo a che fare con un intero regime che, pur in decomposizione, può ancora utilizzare istituzioni pubbliche, mezzi privati e mezzi semi-legali contro il nemico politico. Questa sarà la battaglia, la battaglia non sarà combattuta sulla base della bontà degli argomenti. Inoltre, il tipo di composizione geografica e sociologica del voto di Podemos, con maggior peso nei settori urbani, può creare la situazione a cui alludi: pur vincendo in termini di voti, potrebbe darsi il caso che non si vinca un sufficiente numero di scranni parlamentari e che la differenza sia persino molto pronunciata. Che cosa accadrebbe allora? Il nostro obiettivo è quello di vincere le elezioni e costruire un governo al servizio dei cittadini spagnoli. Ma a livello strategico è cruciale essere capaci di provocare un cortocircuito nella dialettica del sistema partitico nato nel '78, rendendo impensabile un ritorno al passato. In questo senso è fondamentale capire se il PSOE e il PP possano avere in serbo un governo di "responsabilità nazionale". Se ciò accadesse sarebbe una cattiva notizia per gli spagnoli, ma crediamo che confermerebbe l'esistenza di due alternative: il governo dell'austerità e dei tagli o la possibilità di un cambiamento politico che rappresentiamo noi di Podemos.

 

Gestite un discorso complesso rispetto al tema delle nazionalità in Spagna. Pablo Iglesias a Valladolid difende strenuamente l'idea di Spagna, mentre a Barcellona sostiene il referendum sull'autodeterminazione. Come pensate di conciliare in termini pratici questi elementi?

 

Siamo una forza politica spagnola. Però ci rendiamo conto che la Spagna è un paese in cui convivono popoli con diverse identità e progetti nazionali. In un paese con tali caratteristiche culturali e politiche, gli unici collanti per tenere insieme le parti devono essere la seduzione e il consenso, e ciò significa tendere la mano a tutti. Certo, è difficile costruire un racconto nazional-popolare quando in realtà devi creare un racconto pluri-nazional-popolare. Non nell'accezione boliviana, per cui un'identità può fungere da ombrello per diverse identificazioni nazionali indigene: qui stiamo parlando di un caso in cui queste identificazioni possono entrare in competizione. Abbiamo comunque optato per un progetto plurinazionale spagnolo. È una contraddizione in termini? Noi crediamo di no: pensiamo di poter creare accordo su un progetto di sovranità, di recupero dei diritti sociali, di rafforzamento dei servizi pubblici, facendo del libero accordo il trait d'union tra i diversi popoli. Così ovunque diciamo fondamentalmente la stessa cosa, con tonalità diverse. Non vogliamo che i catalani se ne vadano, ma questo lo dovranno decidere loro. Non è una sorta di buonismo etico, è una questione politica: fino ad ora la politica del PP è stata il miglior stimolo alla volontà indipendentista. Questo per una mancanza di responsabilità nei confronti dello Stato: a loro non importa incendiare la Catalogna se al contempo sono in grado di ottenere maggioranze elettorali a Madrid o a Valencia, mettendo gli spagnoli l'uno contro l'altro. Una signora di Barcellona mi diceva qualche settimana fa: "Ah, tu sei quello di Podemos. Mi piace Podemos, ma arrivate un po' tardi per me". Come dire: "Se foste arrivati prima magari ora non sarei indipendentista". Questo non significa che esserlo non sia legittimo, ma uno dei capisaldi del discorso indipendentista era che la Spagna fosse irreformabile, e penso umilmente che Podemos sia la dimostrazione che non è necessariamente così.

 

C'è un enorme divario tra il profilo sociologico delle vostre basi e dei vostri potenziali elettori. Come avete conquistato quella parte dell'elettorato tradizionalmente estraneo alle rivendicazioni della sinistra?

 

Siamo nati dicendo che la frontiera che separa le due metafore sinistra e destra non era la più importante. Questo ha causato un terremoto, accendendo molte passioni. Per una buona parte della sinistra è stato una sorta di sotterfugio elettorale per conquistare voti: è una parte della sinistra che non ha capito che in politica uno si sposa con i significati, non con i significanti, e che le metafore assumono il valore di ciò che riescono ad articolare. Non vi è nulla di essenziale nella bandiera rossa che rappresenti la dignità dell'essere umano. I giornalisti sono sempre alla ricerca dei nostri video, articoli, foto di 5 anni fa per dire: "Vedete? Sì che siete di sinistra". Naturalmente noi veniamo da lì, ma il tipo di identificazione che si sta producendo è più della somma delle singole traiettorie. Si tratta di una nuova identificazione che crea un nuovo tipo di senso comune. La "marcia del cambiamento" dello scorso 31 gennaio era piena di persone che avevano votato per il PSOE e il PP. L'ultima indagine sulla composizione del potenziale voto di Podemos rivela che il 24,7% proviene da elettori del PP. C'è una parte della sinistra che pensa che questo non vada bene. Abbiamo una visione completamente opposta della politica. Si fanno le cose per bene proprio se si riesce a ri-articolare settori che fino a ieri stavano con il blocco di potere, costruendo insieme a loro una nuova identità politica con potenzialità contro-egemonica. Che cosa significa? Significa che la tipologia della nostra militanza è un po' più tradizionale: persone che hanno attraversato gli anni '70 e la successiva disillusione, ma che ora tornano a fare politica insieme ai giovani attivisti. Tuttavia, coloro che attraiamo elettoralmente sono persone che combinano simpatia e un po' di paura. L'altro giorno una signora a Santander mi ha fermato dopo un comizio e mi ha detto "Íñigo, posso farmi una foto con te? Mia figlia vi voterà e a me state molto simpatici, ancora non so se lo farò anch'io, perché mi è rimasta una buona pensione e non vorrei metterla a rischio". Le rispondo: "Signora, ma rischiare cosa?" E lei: "No nulla, solo non vorrei che me la levassero". In questo senso il nostro modello organizzativo deve rispondere alla tensione tra i due settori, i quali potrebbero muoversi in direzioni opposte, e assumere toni e aspirazioni diverse. Per molto tempo la sinistra ha messo davanti i "come", le procedure: andavano piano, orizzontalmente, in rete, per consenso. Dobbiamo coniugare una cosa con l'altra e finora Podemos ha cercato di farlo preoccupandosi più del "cosa" che del "come".

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Queste sono dichiarazioni da berlusconiano medio :) sai qual è la differenza tra regimi militari, dittature comuniste e sinistre secolariste progressiste? Secondo me no, come molti italiani medi che considerano i centristi di sinistra italiani dei nuovi stalinisti (si vede che non hanno mai studiato storia, letto politica o semplicemente non si sono mai informati in vita loro).

 

I centristi di sinistra italiani nuovi stalinisti mi mancava (Mattarella sarebbe Stalin e Renzi Lenin?)

Stai tranquillo, che al berlusconiano medio la marcia su Roma non fa orrore, ha un'idea vaga del fascismo e sa solo che i "comunisti" ne fanno troppo un dramma.

 

Podemos è una fusione 5stelle e Syriza, il che lo rende una forza "anti" più che di sinistra. Syriza si allea con i Fratelli di Grecia (li chiamo così per far capire il genere), Podemos dubito si alleerà con PSOE e tantomeno PP. I comunisti spagnoli fanno storie pure per allearsi coi socialisti, figuriamoci Podemos.

 

Le alleanze in Spagna sono fondamentali, come in Grecia e come - ma vedremo come sarà il sistema elettorale - in Italia ad ora. Ricordo che il sistema è proporzionale, con sbarramento al 5%. Essendo PSOE al 20 scarso, podemos sul 28 e PP a 25 avranno ciascuno circa 1/3-1/4(di seggi in Parlamento)...

 

Comunque, se questo può servire alla sinistra europea per risvegliarsi dal suo torpore pluridecennale, ben venga.

Edited by Chris
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Podemos è una fusione 5stelle e Syriza, il che lo rende una forza "anti" più che di sinistra. Syriza si allea con i Fratelli di Grecia (li chiamo così per far capire il genere), Podemos dubito si alleerà con PSOE e tantomeno PP. I comunisti spagnoli fanno storie pure per allearsi coi socialisti, figuriamoci Podemos.

 

Cioè sicuro un governo PP-PSOE a questo punto?

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  • 2 months later...

Alle elezioni municipali spagnole Podemos ha sferrato un duro colpo al Partito Popolare, che vede crollare i propri consensi. La dichiarazione di Pablo Iglesias: "È una notte magica per la Spagna e credo che sia il primo giorno dell'inizio di un cambiamento. Dopo le elezioni europee avevo detto che il cambiamento era possibile in Spagna e ora è una realtà. Questa ventata d'aria nuova ci porterà alla vittoria alle elezioni di novembre contro il Partito Popolare". Dal 2011 il PP di Rajoy ha perso il 40% dei voti, rimanendo tuttavia il primo partito del paese col 27%, il secondo partito è il PSOE col 25%. La capitale Madrid dopo vent'anni di governo popolare, ha vinto ancora una candidata del PP Esperanza Aguirre, che non ha la maggioranza nel consiglio comunale, ma solo un voto in più della rivale Manuela Carmena, di Ahora Madrid, coalizione di Podemos, quest'ultima potrebbe governare la città se si alleasse coi Socialisti. La candidata di Podemos a Barcellona, Ada Colau, è diventata la prima sindaca della capitale catalana, qui il grande sconfitto è il PSOE. I Popolari hanno vinto a Valencia perdendo metà dei loro seggi, anche a Siviglia i Popolari hanno perso la maggioranza assoluta, l'unica città in cui sono i più votati è Malaga senza più una maggioranza assoluta. Si vota anche in 13 delle 17 Comunità autonome (tranne in Andalusia dove si è votato recentemente, Catalogna, Paesi Baschi e Galizia). Esclusa la Castiglia e León, dove i Popolari dovrebbero avere i numeri per governare da soli, in tutte le altre regioni, questi e i Socialisti dovranno allearsi con Podemos o Ciudadanos (partito moderato liberale di rinnovamento).

Edited by Rotwang
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